CORROSIVE

Il video di “Taste The Pain”, dall’album “Lucifer Gave The Faith”.

Il video di “Taste The Pain”, dall’album “Lucifer Gave The Faith”.

The Marburg based death metallers Corrosive have released a video for the track “Taste The Pain”, taken from their latest album “Lucifer Gave The Faith”, which is available since December 8th. In the opening credits of the video, which contains controversial scenes, the band publishes the following statement: “This video is not intended to incite people to harass others sexuality, nor do we glorify any kind of violence and abuse. The song is written through the eyes of an agressor. It is intended to raise awareness of the problem of molestation.”

Corrosive @ Facebook: https://www.facebook.com/corrosiveband/
Order @ MDD Shop: https://goo.gl/p6sTxj

Xenosis – Devour and Birth

Devour And Birth è un album molto interessante, progressivo e piacevole nell’ascolto anche per chi non stravede per la tecnica fine a se stessa e questo a mio parere è il complimento più bello che si possa fare alla band.

Band dall’alto tasso tecnico, ma che mantiene al suo interno un buon bilanciamento tra l’anima progressiva e quella più tradizionalmente death metal: tornano gli statunitensi Xenosis, gruppo che, in regime di autoproduzione dà vita al terzo lavoro sulla lunga distanza, questo riuscito esempio di technical death metal album dal titolo Devour And Birth.

L’opera si presenta in tutta la sua estrema natura e ricamata da sfumature e digressioni progressive di ottima fattura, mantenendo una buona forma canzone che permette all’ascoltatore di seguire le evoluzioni strumentali senza perdere il filo di un discorso musicale lungi dall’essere noioso o troppo cervellotico.
L’opener Night Hag ci presenta un gruppo perfettamente in grado di viaggiare a ritmi considerevoli nel variegato e pericoloso mondo del death metal ultra tecnico, anche per merito di una sagacia nella scrittura che lascia spazio a parti melodiche o più dirette, mentre le mere sezioni dedicate alla tecnica sono dosate e sistemate al posto giusto nel momento giusto.
Un growl brutale accentua la vena estrema e mette in risalto la parte old school del sound dei nostri che, con audaci e devastanti brani come Concave, Ominous Opus e la title track, convincono anche l’ascoltatore più intransigente ed amante di nomi altisonanti del metal estremo come Death, Atheist e Obituary.
Devour And Birth è un album molto interessante, progressivo e piacevole nell’ascolto anche per chi non stravede per la tecnica fine a se stessa e questo a mio parere è il complimento più bello che si possa fare alla band.

Tracklist
1. Night Hag
2. Army of Darkness
3. Delirium (Death of a God)
4. Concave
5. Oxidation
6. Ominous Opus
7. Devour and Birth
8. The Projector

Line-up
Sal Bova – Vocals
Kenny Bullard – Guitar
Mark Lyon – Guitar
Dave Legenhausen – Bass
Gary Marotta – Drums

XENOSIS – Facebook

Jarun – Sporysz

Sporysz è un album che cresce con gli ascolti e che conduce alla lenta ma essenziale scoperta di una band dotata anche di grandi capacità esecutive, fondamentali nell’economia di un lavoro che dai cambi di tempo ed atmosfera trae buona parte della propria ragion d’essere.

I polacchi Jarun arrivano al lor terzo full length con Sporysz, cantato in lingua madre come i precedenti Wziemiozstąpienie e Pod niebem utkanym z popiołu.

Per quanto mi concerne, questo è il primo incontro con il gruppo nato come progetto solista del chitarrista Zagros, e le referenze parlano di un progressive black dalle forti venture folk che in effetti si rivengono in quest’occasione, ma in maniera non cosi accentuata.
Non è detto che ciò sia un male, visto che proprio tali sfumature mantengono le sonorità su un piano carico di maggiore tensione, ed anche quando la chitarra acustica pare prendere campo, ciò avviene sempre all’insegna di partiture denotate da una grande oscurità (per esempio all’inizio di Wichry).
Indubbiamente, invece, l’appellativo progressive calza a pennello al sound degli Jarun , visto che il loro black metal è cangiante ma, nel contempo, rifugge ogni tentazione cervellotica; infatti va dato loro merito di mantenere sempre sotto stretto controllo le varie pulsioni creative incanalando il tutto in uno stile che a tratti può ricordare quello dei Negura Bunget nelle parti meno orientate al folk.
Sporysz è un album che cresce con gli ascolti e che conduce alla lenta ma essenziale scoperta di una band dotata anche di grandi capacità esecutive, fondamentali nell’economia di un lavoro che dai cambi di tempo ed atmosfera trae buona parte della propria ragion d’essere.
Se sono magnifiche la title track e la già citata Wichry, non è da meno il resto della tracklist, frutto di un lavoro di composizione di primissimo ordine, invero sorprendente sotto certi punti di vista: per gli Jarun potrebbe essere arrivato il momento di abbattere la barriera che ancora li divide dal novero delle band più importanti, sperando solo che l’uso della lingua polacca non finisca per costituire a suo modo un limite.

Tracklist:
1. Sporysz
2. Powidoki
3. Jesien Wiecznosci
4. Wichry
5. Sny jak ziemia, sny jak rzeka
6. Malowany ogien

Line-up:
Mateusz Kujawa – vocals
Marcin “Pazuzu” Pazera – drums
Dawid Wierzbicki – bass
Krzysztof “Gambit” Stanisz – guitars
Jakub “Zagreus” Olchawa – guitars

JARUN – Facebook

Aeonian Sorrow – Into The Eternity A Moment We Are

Gli Aeonian Sorrow si rivelano il veicolo ideale per portare definitivamente alla luce il dirompente potenziale di un’artista a 360 gradi come Gogo Melone.

Uno dei rischi che si corrono nell’approcciarsi superficialmente ad un’opera di questo tipo è quello di derubricarla ad un normale album di gothic death doom con voce femminile, sulla falsariga di Draconian e band similari.

Commettere un errore del genere significherebbe non solo non rendere giustizia ad un disco meraviglioso come Into The Eternity A Moment We Are ma anche privarsi, per pigrizia o ignavia, di uno dei rari esempi di arte musicale in grado di toccare le giuste corde emozionali lungo l’intero scorrere dei brani.
Gli Aeonian Sorrow sono la creatura musicale di Gogo Melone, musicista greca che gli ascoltatori più addentro al genere avranno già avuto modo di conoscere in virtù della sua partecipazione a Destin, l’ultimo ep dei Clouds di Daniel Neagoe, offrendo nello specifico il suo magnifico contributo vocale nel brano In This Empty Room.
Gogo si è occupata in prima persona sia dell’aspetto compositivo, sia di quello lirico ed infine anche dell’aspetto grafico, essendo anche in quest’ultimo campo una delle più rinomate esponenti in circolazione: insomma, qui parliamo di un’artista a 360 gradi il cui talento viene finalmente svelato in tutto il suo dirompente potenziale grazie a Into The Eternity A Moment We Are.
Contribuiscono in maniera fondamentale alla riuscita del lavoro, accompagnando la musicista ellenica e collaborando fattivamente anche nell’arrangiamento dei brani, alcuni esponenti di comprovata esperienza della scena, partendo dal vocalist colombiano Alejandro Lotero (negli Exgenesis di Jari Lindholm) per arrivare al trio finnico composto da Saku Moilanen (batteria, Red Moon Architect), Taneli Jämsä (chitarre, Ghost Voyage) e Pyry Hanski (basso, ex Before The Dawn e live con Red Moon Architect): in particolare Lotero, con il suo profondo growl è l’ideale contraltare delle evoluzioni della cantante che, attenzione, non è la classica sirena dalla bella voce che parte con una tonalità e con quella finisce; Gogo Melone è “semplicemente” una vocalist formidabile, in grado di passare da timbriche cristalline e suadenti a lampi che riportano inevitabilmente a due giganti legati alla sua stessa terra come Diamanda Galas, naturale riferimento in quanto voce femminile, ed il mai abbastanza rimpianto Demetrio Stratos, che ben conosciamo per aver sviluppato la propria carriera in Italia, prima con i seminali Area e poi come vero e proprio sperimentatore e studioso dell’uso della voce umana.
Chi pensa che certi paragoni possano essere eccessivi deve solo ascoltare l’opener Forever Misery, finora l’unico brano reperibile in rete, che già di per sé sarebbe una canzone stupenda ma che, nella sua seconda metà, viene letteralmente segnata dai vocalizzi di Gogo poggiati su un tappeto sonoro drammatico; come prova del nove poi, chi verrà in possesso dell’intero album (che uscirà ad aprile), potrà pure passare alla conclusiva Ave End, uno dei pezzi più belli che abbia mai avuto la fortuna di ascoltare, con Alejandro a dominare la prima parte prima di lasciare spazio al canto drammatico e trasfigurato della vocalist, destinato infine a ricongiungersi al growl per un risultato d’assieme che conduce inevitabilmente alle lacrime.
Tutto ciò a livello esemplificativo, perché ovviamente resta tutto da godersi un corpo centrale dell’album che non è affatto da meno, oscillando da atmosfere più aspre (Thanatos Kyrie) ad altre più intimiste (Memory Of Love) per finire con tracce strutturate in maniera più canonica (Shadows Mourn, Under The Light, Insendia) ma dotate sempre di un’intensità superiore alla media grazie ad una scrittura di rara sensibilità.
E’ un delicato interludio pianistico (The Wind Of Silence) a condurre al capolavoro assoluto Ave End, che chiude l’album portando il coinvolgimento emotivo ad un livello tale da lasciare un tangibile senso di vuoto quando la musica cessa, invero in maniera quasi repentina: si tratta di pochi secondi, sufficienti però a realizzare che sì, la vita è un attimo rispetto all’eternità, come suggerisce il titolo del disco, ma spetta a noi darle un senso sviluppando al massimo un potenziale empatico che ci consenta di immedesimarci nella gioia e nel dolore altrui, marcando in maniera netta ed inequivocabile la differenza tra una minoranza fatta di persone senzienti e tutte le altre.
Dovendo per forza di cose fornire un riferimento musicale a chi legge, appare evidente, come già detto in fase introduttiva, che i Draconian dei primi album costituiscono un termine di paragone piuttosto attendibile, anche se gli Aoenian Sorrow possiedono un approccio più funereo, atmosferico e con una minore predominanza della chitarra, specialmente in veste solista, ma a fare la differenza con gran parte delle uscite del genere negli ultimi anni è una capacità innata di raggiungere il climax dei brani partendo sovente da passaggi più pacati ed intimisti.
Con un’opera di tale spessore gli Aoenian Sorrow vanno a collocarsi sullo stesso piano delle band citate nel corso dell’articolo, il che significa il raggiungimento dell’eccellenza assoluta, ottenuta anche e soprattutto tramite l’epifania di un talento artistico prezioso come quello di Gogo Melone.

Tracklist:
1.Forever Misery
2.Shadows Mourn
3.Under The Light
4.Memory Of Love
5.Thanatos Kyrie
6.Insendia
7.The Wind Of Silence
8.Ave End

Line-up:
Gogo Melone – Vocals, Keyboards, Songwriting, Lyrics
Saku Moilanen – Drums
Alejandro Lotero – Vocals
Taneli Jämsä – Guitars
Pyry Hanski – Bass

AEONIAN SORROW – Facebook

AAVV – Marc Bolan, David Bowie: a tribute to the madmen

Il giusto e splendido tributo a due grandi immortali della musica novecentesca, senza se e senza ma, omaggiati da una pletora di artisti di spessore.

Nel 1977, appena trentenne, moriva in un incidente d’auto Marc Bolan. Nell’inverno del 2016, quasi 40 anni dopo, se n’è andato David Bowie.

Ai due immensi artisti (nel senso vero della parola), che nel 1971 – con Electric Warrior il primo, con Hunky Dory il secondo – inventarono il glam rock, oggi rende omaggio la Black Widow di Genova. E lo fa con un cofanetto tributo davvero entusiasmante: tre CD, un poster, un magnifico libretto illustrativo in formato 45 giri ed una spilla. Ad omaggiare Bolan e Bowie, la label ligure ha chiamato gruppi e solisti (non solo della propria scuderia) di area prog, hard rock, folk, doom e dark. E’ davvero straordinario ascoltare, alle prese con Bolan e Bowie, Paul Roland, Bari Watts, Adrian Shaw, i Danse Society, i Kingdom Come di Victor Peraino, Franck Carducci, i Death SS, i Presence e La Fabbrica dell’Assoluto (nel primo cd), Joe Hasselvander (ex di Pentagram e Raven), i Blooding Mask, il Segno del Comando, gli Aradia di Sophya Baccini, Silvia Cesana e la sua band, gli Oak, i Witchwood e gli Elohim (nel secondo cd), i Northwinds, i General Stratocuster & the Marshals, Freddy Delirio, i Mugshots, gli Electric Swan, Rama Amoeba, i Blue Dawn e i Landskap (nel terzo ed ultimo cd). In tutto sono 59 canzoni: ogni classico di Bowie e dei T. Rex è presente e non mancano inoltre le sorprese. Commentare ogni singolo rifacimento è certo impresa impossibile e non intendo rovinare il piacere all’ascoltatore. Una cosa, però, va detta: ogni artista o band rispetta fedelmente l’originale, rileggendolo comunque in chiave personale e creativa, senza snaturarlo e portando, semmai, il bagaglio musicale del proprio stile o genere d’appartenenza: scusate se è poco! Un’opera magna e doverosa, che tributa il genio e il suo ruolo nella storia.

Tracklist
CD 1
1. PAUL ROLAND Meadows Of The Sea
2. PAUL ROLAND The Prettiest Star
3. BARI WATTS By the light of a magical moon
4. BARI WATTS Lady Stardust
5. ADRIAN SHAW Jeepster
6. ADRIAN SHAW It’s ain’t easy
7. THE DANSE SOCIETY Ride A White Swan
8. THE DANSE SOCIETY Scary Monster
9. V. PERAINO KINGDOM COME Monolith
10. V. PERAINO KINGDOM COME Panic In Detroit
11. La FABBRICA DELL’ASSOLUTO Metropolis
12. La FABBRICA DELL’ASSOLUTO Big Brother
13. DEATH SS 20th Century Boy
14. DEATH SS Cat People (Cutting Out Fire)
15. PRESENCE Children Of The Revolution
16. PRESENCE We are the dead
17. FRANCK CARDUCCI The Slider
18. FRANCK CARDUCCI Life On Mars

CD 2
19. THE HOUNDS OF HASSELVANDER Chariot Choogle
20. THE HOUNDS OF HASSELVANDER Cracked Actor
21. BLOODING MASK Beltane Walk
22. BLOODING MASK The Hear’st Filthy Lesson
23. IL SEGNO DEL COMANDO Mambo Sun
24. IL SEGNO DEL COMANDO Ashes To Ashes
25. SOPHYA BACCINI’S ARADIA Cosmic Dancer
26. SOPHYA BACCINI’S ARADIA Velvet Goldmine
27. SILVIA CESANA Girl
28. SILVIA CESANA Heroes
29. O.A.K. Cat Black
30. O.A.K. The man who sold the world
31. WITCHWOOD Child Star
32. WITCHWOOD Rock’n’roll Suicide
33. ELOHIM Ride A White Swan
34. ELOHIM Let’s dance

CD 3
35. NORTHWINDS Childe
36. NORTHWINDS Space Oddity
37. FREDDY DELIRIO Buick Mackane
38. FREDDY DELIRIO Rebel Rebel
39. GENERAL STRATOCUSTER & The MARSHALS Metal Guru
40. GENERAL STRATOCUSTER & The MARSHALS Moonage Daydream
41. THE MUGSHOTS Pain And Love
42. THE MUGSHOTS China Girl
43. ELECTRIC SWAN Midnight
44. RAMA AMOEBA Telegram Sam
45. RAMA AMOEBA Dandy in the Underworld
46. LANDSKAP Ballroom Of Mars
47. LANDSKAP Look Back In Anger
48. BLUE DAWN Rip Off
49. BLUE DAWN Warszawa

BLACK WIDOW – Facebook

ATHLANTIS

Il lyric video di “Nightmare” (feat Trevor), dall’album “Metalmorphosis” (Diamonds Prod).

Il lyric video di “Nightmare” (feat Trevor), dall’album “Metalmorphosis” (Diamonds Prod).

Nuovo singolo per gli ATHLANTIS, band capitanata da Steve Vawamas al basso (Mastercastle, Ruxt, Odyssea…), Tommy Talamanca alle chitarre e tastiere (Sadist), Alessio Calandriello alla voce (La Coscienza di Zeno, Lucid Dream), e Alessandro Bissa alla batteria (A Perfect Day, ex-Labyrinth, ex-Vision Divine). Il brano, tratto dall’ultimo “Metalmorphosis” uscito per Diamonds Prod, si intitola “Nightmare” e vede Trevor, voce dei Sadist in qualità di special guest.

Killcode – The Answer

Nu metal, hard rock e southern metal formano una miscela esplosiva chiamata The Answer che i Killcode ci fanno esplodere nelle orecchie in questi primi mesi del nuovo anno.

Tornano con un nuovo album dopo quasi sei anni dal precedente i Killcode, band proveniente dalla scena hard rock della grande mela.

La band ha iniziato a farsi sentire ormai dieci anni fa e ora è pronta, con l’aiuto di Roy Z (Life Of Agony) alla produzione, a travolgere gli amanti dell’hard rock moderno con The Answer, nuovo e potentissimo album velato da sfumature southern metal e ritmiche che rimandano al nu metal di fine secolo scorso, con un’attitudine rock’n’roll che deflagra come un candelotto di nitroglicerina trattato con poca cura.
The Answer è un album vario, valorizzato da un lotto di brani che risultano potenziali hit e che soprattutto non mancano di piacevoli e ruffiane melodie, moderno ma ancora legato alla tradizione che esce prepotentemente nella super ballad Own It Now, con Chris Wyse (Ace Frehley band, OWL, The Cult) al basso in veste di ospite.
L’album parte forte con la title track, brano che alterna atmosfere stoppate classiche del nu metal con Tom Morrissey che accenna un rappato nel chorus, mentre Shoe Me risulta una classica hard rock song, Shot un irresistibile pezzo di granito metallico moderno e Bleed un rock’n’roll solcato da un’anima dalle sfumature che ricordano l’esordio omonimo dei Beautiful Creatures.
The Answer scorre via alternando i suoi input o inglobandoli in crescendo potenti e melodici come la rocciosa Slave, mentre una nostalgica armonica intona melodie sudiste nella conclusiva Put It Off.
Nu metal, hard rock e southern metal formano una miscela esplosiva chiamata The Answer che i Killcode ci fanno esplodere nelle orecchie in questi primi mesi del nuovo anno.

Tracklist
01. The Answer
03. Shot
02. Show Me
04. Bleed
05. Own It Now
06. Kickin’ Screamin’
07. Pick Your Side
08. The Haunting
09. Slave
10. Put It Off

Line-up
Tom Morrissey – Vocals
Chas – Guitar, Vocals
D.C. Gonzales – Guitars
Erric Bonesmith – Bass, Vocals
Rob Noxious – Drums

KILLCODE – Facebook