Sacro Ordine Dei Cavalieri di Parsifal – Heavy Metal Thunderpicking

Heavy Metal Thunderpicking è un album pensato e suonato per gli amanti dell’heavy metal tradizionale, magari con qualche capello bianco sulla rada chioma ed il chiodo da anni ormai piegato nel baule in soffitta.

Arriva al debutto sulla lunga distanza tramite la Sliptrick la storica band goriziana Sacro Ordine Dei cavalieri di Parsifal, monicker che risveglia antiche leggende e l’istinto metallico degli appassionati meno giovani.

Attivo dall’alba del nuovo millennio per volere del cantante Paolo Fumis e del chitarrista Carlo Venuti, il gruppo dopo il primo demo licenziato nel 2005 ed un live uscito dieci anni dopo, a seguito di un lungo stop e vari cambi di line up, dà alle stampe questo buon lavoro di heavy metal old school, ispirato alla scena del decennio ottantiano ed in particolare alla New Wave Of British Heavy Metal: un heavy metal tradizionale, epico ed evocativo che riprende la tradizione britannica, senza dimenticare la lezione impartita dai Manowar, specialmente nei brani dove le atmosfere si fanno più epiche come in Tears Of Light.
Si torna indietro nel tempo con Heavy Metal Thunderpicking, le spade lucidate dagli scudieri brillano sul campo di battaglia prima di essere sporcate dal sangue di gloriosi cavalieri, e l’heavy metal trionfa, duro e puro come se tutti questi anni non fossero mai passato, in una bolla temporale dove primi Iron Maiden, Saxon, Manowar, Balck Sabbath e Dio, fossero ancora gli unici custodi del Sacro Graal della musica metal.
La produzione, che segue l’atmosfera retrò dell’opera, accentua l’attitudine old school dei vari brani che hanno in Ace Of Clubs, Fate’s Embrance e Stripes On The Sand sono le tracce più marcatamente sabbathiane dell’album, in un clima di scontri eroici ed evocative atmosfere epiche.
Heavy Metal Thunderpicking è un album pensato e suonato per gli amanti dell’heavy metal tradizionale, magari con qualche capello bianco sulla rada chioma ed il chiodo da anni ormai piegato nel baule in soffitta.

Tracklist
01. Intro
02. Ace Of Clubs
03. Fate’s Embrance
04. Earthshaker
05. Tears Of Light
06. Four Kings
07. Endless Worm
08. Stripes On The Sand
09. The Blood Of Your Roots

Line-up
Paolo Fumis – Vocals
Carlo Venuti – Guitar
Davide Olivieri – Guitar
Luca Komavli – Drums
Claudio Livera – Bass

SACRO ORDINE DEI CAVALIERI DI PARSIFAL – Facebook

Dimmu Borgir – Eonian

Se prendiamo Eonian come disco in sé si può tranquillamente affermare che sia un buon esempio di symphonic black death con forti intarsi di musica classica.

Decimo disco per gli amatissimi o odiatissimi norvegesi Dimmu Borgir, ed è un’opera che ha avuto una lunghissima gestazione, essendo uscito sette anni dopo Abrahadabra.

Tanto tempo è passato in mezzo a molti problemi, molti cambi di formazione, l’abbandono di Mustis e Ics Vortex, con tutte le polemiche e problematiche legati a questi avvenimenti. Come sempre però arriva la musica e tutto si sistema. Eonian è un album che non sposta di molto il discorso musicale portato avanti fin dal 1993 da questi norvegesi, ma amplifica la parte sinfonica e melodica non perdendo però in potenza. I Dimmu Borgir sono cambiati rispetto agli esordi, ora sono un po’ meno veloci e hanno acquisito maggiore solennità e anche una maggiore inquietudine di fondo, poiché il suono è diventato più da incubo. Se prendiamo Eonian come disco in sé si può tranquillamente affermare che sia un buon esempio di symphonic black death con forti intarsi di musica classica. Ovviamente essendo dei Dimmu Borgir dividerà sempre il pubblico fra chi li ama e chi li odia per gli eccessi sonori e la poca finezza .
Questo ultimo disco non dirà la parola definitiva sui Dimmu Borgir, ma li continuerà a far apprezzare ai loro fans e ne conquisterà di nuovi perché possiede un innovazione del loro suono, quasi un cercare di legare la loro visione musicale al metal moderno, senza però venirne snaturati. Ad esempio, un elemento molto importante di Eonian sono i cori, che aggiungono davvero una grande intensità, soprattutto quando si intersecano con le tastiere ed il resto del gruppo. Un disco dalla gestazione sofferta ma che ripaga l’attesa, e che soddisferà molti palati diversi. I mondi descritti da questo disco sono in qualche altra dimensione rispetto alla nostra, e gli antichi guardiani ci guardano. Per chi cerca qualcosa di diverso dai Dimmu Borgir questo non è il posto adatto. Mentre chi li ama o vuol sentire un symphonic black death di spessore, qui c’è tutto.

Tracklist
1. The Unveiling
2. Interdimensional Summit
3. ÆTheric
4. Council of Wolves and Snakes
5. The Empyrean Phoenix
6. Lightbringer
7. I Am Sovereign
8. Archaic Correspondence
9. Alpha Aeon Omega
10. Rite of Passage

Line-up
Shagrath – vocals
Silenoz – guitars
Galder – guitars

Current live line-up:
Daray – drums
Gerlioz (Brat) – keys

DIMMU BORGIR – Facebook

Ulfhednar – Mortaliter

La proposta degli Ulfhednar è per lo più aspra e diretta, ma non è affatto monotematica in quanto presenta più di un passaggio a suo modo ricercato, volto a spezzare la furia che sovente traspare dall’incedere di un sound che finisce per attingere anche dal death, dall’hardcore e dal doom.

Ulfhednar è il monicker scelto da questi ragazzi romani per esprimere la loro interessante idea di black metal.

In realtà il gruppo aveva mosso i primi passi con il nome Delirium Tremens, ma opportunamente è sopraggiunta la scelta di optare per un qualcosa di più peculiare (visto la sovrabbondanza di band con la stessa denominazione) ed attinente con tematiche che si discostano dalle consuetudini del genere.
Il black degli Ulfhednar ha comunque connotazioni di chiara derivazione scandinava, ma al di là dell’aspetto prettamente musicale ciò non avviene tramite l’enunciazione di temi antireligiosi o satanisti, non di rado proposti maniera dozzinale, bensì attraverso l’espressione di un senso di caducità dell’esistenza che individua nella vita il vero e proprio nemico che, metaforicamente, viene combattuto dall’Ulfhednar, figura della mitologia norrena.
La proposta della band capitolina è per lo più aspra e diretta, ma non è affatto monotematica in quanto presenta più di un passaggio a suo modo ricercato, volto a spezzare la furia che sovente traspare dall’incedere di un sound che finisce per attingere anche dal death e dall’hardcore, quando le accelerazioni divengono parossistiche, ed al doom nei passaggi ovviamente più rallentati e riflessivi.
Degli Ulfhednar colpiscono favorevolmente la voglia di espandere il raggio d’azione senza smarrire la potenza dell’impatto, provando a variare anche a livello lirico con il ricorso a tre lingue differenti come l’italiano, il latino e l’inglese.
Una produzione ruspante, ma sufficientemente nitida, consente di ascoltare senza difficoltà Mortaliter e di godersi le peculiarità di una prova che trae forza dalla propria essenzialità ed urgenza espressiva: Fredda Pietra è il brano che maggiormente colpisce per un’intensità che si sposa al meglio con la ruvidezza del tessuto musicale, ma nel complesso tutto l’album si mantiene su un buon livello medio.
Chiaramente gli Ulfhednar hanno ancora diversi margini di miglioramento, perché ci sono tutte le potenzialità per ripulire un po’ il suono senza necessariamente snaturarlo, oltre che inserire con maggiore fluidità, all’interno delle sfuriate a tutta velocità, quei passaggi più ragionati che conferiscono al tutto un tocco di varietà e di peculiarità.
Mortaliter si rivela quindi una prova ben più che incoraggiante per i bravi Ulfhednar.

Tracklist:
1. Mortaliter
2. Aes Inferni
3. In Tenebra Noctis
4. Void
5. Fredda Pietra
6. In Nomine Cuius
7. Rulers of Darkness
8. Alea
9. Addicted to Tragedy

Line-up:
Eclipsis – Vocals
Hevn – Guitars, Lyrics, Songwriting
Dmitryus – Bass
Cerberus – Drums

Guests:
Heliogabalus – lyrics on “Mortaliter”
Dario La Montagna – keyboards

ULFHEDNAR – Facebook

THE BORING DEATH

Il video di Punk Love.

Il video di Punk Love.

https://www.youtube.com/watch?v=gPMvYmetKcY

The Boring Death – band torinese fondata nel 2011 e composta da Alessio (voce e chitarra), Andrea (batteria) e Laura (basso e cori) – sono felici di annunciare l’uscita del nuovo video “Punk Love”

I protagonisti del video, interamente girato con la tecnica dello stop motion, sono tre personaggi d’eccezione e, cioè, tre scheletri in miniatura con tanto di microfoni, amplificatori e strumenti (inclusa una batteria ricavata da parti di altri scheletri, cani scheletrici e tanto altro).

Il video è accompagnato dal pezzo “Punk Love” veloce, graffiante e cattivo, proprio come la storia letale a cui si riferisce ed è legato all’uscita dell’omonimo EP dove la band sperimenta diverse versioni (punk love, dance love, folk love, classic love).

The Boring Death – an italian band formed in 2011 and featuring Alessio (lead voice and guitar), Andrea (drums) and Laura (bass and vocals) – are glad to announce the new video “Punk Love”

This video is totally shot in stop motion technique and performed by three particular characters…three small skeletons equipped with microphones, amplifiers and instruments (included spectacular drums made of skeletons parts, skeleton dogs and so much more).

The song “Punk Love” is fast, biting and naughty as the evil story that inspired the lyrics and it matches with the band’s new EP of the same name, presenting different versions of the song (punk love, dance love, folk love, classic love).

Sodomized Cadaver – Verses Of Vorarephilia

I due ep uniti formano un gran bell’esempio di estremismo sonoro certamente ancorato alla tradizione, ma senza rinunciare ad una certa personalità.

Si entra nel fabbricato abbandonato dove il puzzo di morte e urina è forte quanto la sensazione di terrore profondo e glaciale ci paralizza gli arti inferiori al cospetto dello scempio di corpi di cui si sono resi protagonisti i Sodomized Cadaver, brutal death metal band proveniente dal Regno Unito.

Verses Of Vorarephilia non è un nuovo album, ma una compilation che racchiude i due mini cd fin qui registrati (Vorarephilia del 2014 e Verses Of Putridity licenziato due anni dopo) dal gruppo e che nella nuova veste formano un brutale esempio di death metal suonato molto bene e dalle ottime idee.
I Sodomizer Cadaver passano dal death metal old school al brutal, inglobando nella loro musica sprazzi tastieristici, outro di cori gregoriani e tanta tecnica mai fine a se stessa.
Ovvio che il genere è quello e blast beat, furia cieca, growl che farebbero scappare un killer seriale, sono il pane con cui la band accompagna il pasto cannibale, mentre i tempi medi offrono un accenno di respiro alla travolgente furia con cui i Sodomizer Cadaver si accaniscono sulle loro vittime.
Questa è una band interessante, che ha diviso i palchi con molti nomi altisonanti della scena brutal/grind/death metal come Brutal Truth, Cattle Decapitation, Exhumed,Cryptopsy e Malevolent Creation, e che oggi si prepara a tornare con il primo vero full length.
Se vi siete incuriositi cercatevi questa raccolta, potrebbere diventare il miglior modo per aspettare buone nuove dalla band.

Tracklist
1. Sodomized Intro
2. Cannibal Butcher
3. Torture
4. Tribunal Savagery
5. Visceral Shredder
6. Weapons of Mass Decomposition
7. Sodomized Outro
8. Skull Fracture Massacre
9. Half Dead Burial
10. Martyrdom
11. Vile Intercourse
12. Vampire of Düsseldorf
13. Rapid Guttural Disfigurement
14. Raped by Ebola

Line-up
Gavin Davies – Drums
Charlie Rogers – Bass
Ollie Jones – Vocals
Ryan Howes – Guitar

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