Di’aul – Nobody’s Heaven

Una possente marcescenza è il marchio di questi ragazzi che, nella maggior parte delle loro canzoni, fanno un suono non molto veloce ma che corrode in maniera molto piacevole le nostre orecchie, dandoci una sensazione di blues metal, una via maledetta da seguire, ma che è anche l’unica possibile per dannarsi.

I Di’aul da Milano sono un gruppo dal groove unico, tra Crowbar, blues e vari riferimenti agli anni novanta e duemila.

Attivi dal 2010, questi ragazzi hanno un’identità musicale molto ben definita ed in grado di farli spiccare ben al di sopra della media della maggior parte degli altri gruppi. I Di’aul hanno un suono abrasivo che prende le mosse dal suono tipico della città di New Orleans in Lousiana, dove gruppi come i Crowbar, Pantera ed Eyehategod sono andati a sporcare i loro panni nelle paludi, per tornare molto diversi da prima. Una possente marcescenza è il marchio di questi ragazzi che, nella maggior parte delle loro canzoni, fanno un suono non molto veloce ma che corrode in maniera molto piacevole le nostre orecchie, dandoci una sensazione di blues metal, una via maledetta da seguire, ma che è anche l’unica possibile per dannarsi. I Di’aul con la loro musica avanzano come un veleno tossico nel nostro sangue, fino ad arrivare a sentirli come una droga. Nobody’s Heaven è un disco che crea addizione, lo si sente e si vorrebbe sentirlo ancora. Le soluzioni sonore cambiano di canzone in canzone e sono tutte notevoli, il canovaccio rimane più o meno fisso ma non ci si annoia mai, e questa è un’altra delle peculiarità importanti di questo gruppo. Un’altra cosa notevole è la voce di MoMo che graffia alla perfezione su tutti i pezzi, coadiuvato da un gruppo perfettamente oliato e con grande confidenza. Visti dal vivo al recente Argonauta Fest a Vercelli confermano l’ottima impressione data dal disco, e anzi vanno oltre. Album come questo sono da ascoltare, perché solo sentendoli ognuno può capirli e farsi catturare da un suono davvero speciale.

Tracklist
1. Nobody’s Heaven
2. Black Death
3. Garden of Exile
4. Low Est
5. Mother Witch

Line-up
Voice – MoMo
Guitar – LeLe
Bass – Jeremy Toma
Drums – Diego Bertoni

DI’AUL – Facebook

ESHUNA

Il music video di Victory, nuovo singolo degli Eshuna.

La progressive death metal band romana Eshuna rilascia il nuvo singolo Victory.

“Il brano tratta sia a livello testuale che musicale la tematica del conflitto intrinseco nella natura umana. La vittoria, in questione, rappresenta il punto di equilibrio raggiunto tra le due forze primordiali presenti nell’uomo: l’apollineo e il dionisiaco, la mente e il corpo, la terra e il mare.
Musicalmente è possibile percepire questa conflittualità dall’assiduo accostamento di cori e melodie, quasi angeliche, che contrastano con voci ed atmosfere tetre.
Il brano si evolve in un crescendo di ritmiche incalzanti che hanno il loro culmine in una serie di parti solistiche strumentali.”

https://www.facebook.com/EshunaOfficialBand/

Behemoth – Messe Noire

Mastodontico live che fotografa i Behemoth nel 2018, Messe Noire è un lavoro da non perdere per i fans del gruppo di Nergal e per gli amanti del metal estremo.

Più che un semplice live, Messe Noire è la celebrazione del pensiero di Nergal, uomo libero da dogmi, diventato un simbolo dell’indipendenza da imposizioni di qualunque genere: un delirio estremo che se, nel formato in cd viene limitato da una scaletta stringata ed indulgente verso l’ultimo The Satanist, nella versione DVD/Blu-Ray si trasforma in un prodotto imperdibile per i fans della band e del death/black metal.

Per chi ha amato l’ultimo lavoro, questa versione è comunque perfetta per entrare nel mondo live del gruppo, l’atmosfera che si respira all’ascolto risulta ipnotica e d’impatto, con il pubblico soggiogato dal carisma di Nergal e compagni, “sacerdoti” di una liturgia satanica che affascina e stordisce, nel suo essere blasfema e terrorizzante con il suo lucido e chirurgico andamento.
I brani seguono pedissequamente la scaletta di The Satanist, dall’opener Blow Your Trumpets Gabriel, passando per la title track, Ora Pro Nobis Lucifer, valorizzata da un lavoro ritmico straordinario, e per la terrificante e quanto mai ricca di atmosfere sacrileghe The Satanist.
O Father O Satan O Sun!, nel suo epico e ed oscuro incedere, conclude questo viaggio all’inferno in compagnia di Nergal e compagni, una delle più grandi band che il genere possa vantare al momento, famosa e rispettata quel tanto che basta per giungere con la sua nera arte ed il suo oltraggioso pensiero a tutti gli amanti del metal estremo di scuola death/black.
Come scritto, la versione DVD/Blu-Ray risulta più completa e consigliata ai fans del gruppo, mentre quella in cd/vinile, pur registrando la presenza delle sole tracce che compongono The Satanist, risulta comunque un manifesto live affascinante e perfetto nel fotografare i Behemoth nel 2018.

Tracklist
‘Live Satanist‘ (Warsaw 2016):
01 – “Blow Your Trumpets Gabriel”
02 – “Furor Divinus”
03 – “Messe Noire”
04 – “Ora Pro Nobis Lucifer”
05 – “Amen”
06 – “The Satanist”
07 – “Ben Sahar”
08 – “In The Absence Ov Light”
09 – “O Father O Satan O Sun!”
10 – “Ov Fire And The Void”
11 – “Conquer All”
12 – “Pure Evil And Hate”
13 – “At The Left Hand Ov God”
14 – “Slaves Shall Serve”
15 – “Chant For Ezkaton 2000”

‘Live Assault‘ (‘Brutal Assault‘ 2016):
01 – “Blow Your Trumpets Gabriel”
02 – “Furor Divinus”
03 – “Messe Noire”
04 – “Ora Pro Nobis Lucifer”
05 – “Amen”
06 – “The Satanist”
07 – “Ben Sahar”
08 – “In The Absence Ov Light”
09 – “O Father O Satan O Sun!”
10 – “Ov Fire And The Void”
11 – “Conquer All”
12 – “Chant For Ezkaton 2000”

‘The Satanist: Cinematic Archive (music videos):
“Blow Your Trumpets Gabriel”
“Messe Noire”
“Ora Pro Nobis Lucifer”
“The Satanist”
“Ben Sahar”
“O Father O Satan O Sun!”

CD Track list:
01 – “Blow Your Trumpets Gabriel”
02 – “Furor Divinus”
03 – “Messe Noire”
04 – “Ora Pro Nobis Luficer”
05 – “Amen”
06 – “The Satanist”
07 – “Ben Sahar”
08 – “In The Absence Ov Light”
09 – “O Father O Satan O Sun!”

Line-up
Nergal – Vocals & Guitars
Seth – Guitars
Orion – Bass
Inferno – Drums

BEHEMOTH – Facebook

Emerald Sun – Under The Curse Of Silence

Rage, Firewind e Gamma Ray: se siete fans di questi gruppi troverete in Under The Curse Of Silence un vostro fedele alleato, colmo com’è di cavalcate arrembanti e mid tempo forgiati sul monte dove dimorano gli dei. Un album con alti e bassi consigliato solo ai fans accaniti del genere che potranno ritrovarci tutti gli stratagemmi usati ed abusati dalle band storiche dei suoni power.

Il power metal classico, ormai lasciato ad agonizzare nelle sabbie mobili dell’underground, continua a faticare per riemergere sul mercato come una ventina d’anni fa , anche se i gruppi validi non mancano, specialmente nel sud Europa che sembra ormai diventata la culla del genere scalzando Germania e Scandinavia.

La mappa del power metal si è spostata sulle rive del Mediterraneo, con l’Italia in primissimo piano e la Spagna e la Grecia a seguire.
Gli Emerald Sun provengono proprio dalla terra del Monte Olimpo e sono attivi invero già dalla fine del secolo scorso, con tre full length pubblicati prima di questo ultimo capitolo intitolato Under The Curse Of Silence.
Il sestetto proveniente da Salonicco torna dunque all’assalto con il suo power metal che si nutre di tutti i cliché del genere nato in territorio tedesco, ma che non disdegna a tratti qualche finezza alla Firewind, sovrani del power metal ellenico.
Il problema di questo lavoro è la durata, quasi un’ora di suoni ed atmosfere che si ripetono senza oltrepassare la soglia della sufficienza, problema che diventa serio dopo una quarantina di minuti persi tra mid tempo, solos melodici, accelerazioni e doppia cassa che va di pari passo con chorus epici.
Un taglio alla track list avrebbe giovato ad un album che parte bene con Kill Or Be Killed, All As One e Carry On, ha nell’epica e battagliera Weakness And Shame il punto più alto e poi però comincia a perdere colpi fino ad arrivare alle ultime battute zoppicando non poco.
Rage, Firewind e Gamma Ray: se siete fans di questi gruppi troverete in Under The Curse Of Silence un vostro fedele alleato, colmo com’è di cavalcate arrembanti e mid tempo forgiati sul monte dove dimorano gli dei. Un album con alti e bassi consigliato solo ai fans accaniti del genere che potranno ritrovarci tutti gli stratagemmi usati ed abusati dalle band storiche dei suoni power.

Tracklist
01.Kill Or Be Killed
02.All As One
03.Carry On
04.Blast
05.Weakness And Shame
06.Journey Of Life
07.Rebel Soul
08.Land Of Light
09.Slaves To Addiction
10.Fame
11.World On Fire
12.La Fuerza Del Ser (bonus Track)

Line-up
Fotis “Sheriff” Toumanides – Bass
George Baltas – Drums
Paul Georgiadis – Guitars
Johnnie Athanasiadi – Guitars
Sefis Gioldasis – Keyboards
Stelios “Theo” Tsakirides – Vocals

EMERALD SUN – Facebook

Freitot – Freitot

Freitot è un godimento per orecchie magari un po’ usurate, ma non abbastanza da diventare refrattarie a certi suoni, e se death metal dev’essere questo è proprio del tipo che non ci si stanca mai di ascoltare.

Freitot è un trio francese, al suo esordio con un album autointitolato, nel quale troviamo musicisti già abbastanza conosciuti della scena transalpina.

Se Fabien Desgardins ed Etienne Sarthou sono noti soprattutto agli adepti del death metal, Arno Strobl è sicuramente un vocalist che non ha bisogno di troppe presentazioni a chi è attento anche a sonorità più sperimentali, come quelle dei Carnival in Coal o degli We All Die Laughing (dove ha fatto coppia con il geniale Déhà).
L’album in questione, invece, di innovativo non ha proprio un bel niente, ma non è detto che ciò sia un male, anzi: se si decide si suonare un death metal tradizionale, scevro da pulsioni moderniste, ammorbidimenti melodici o ghirigori progressivi, ecco, questo è il modo giusto.
Il growl di Strobl non teme confronti, mentre i suoi due compari erigono montagne di riff senza dimenticare ottimi passaggi solisti: il sound tratteggia umori degni di luoghi poco accoglienti, come testimonia la copertina, e oscilla tra pulsioni più brutali e momenti più accattivanti e ricchi di groove, la ricetta magica che consente di godere appieno e a lungo di un lavoro di tal fatta.
Un brano fantastico come Father lo possono scrivere solo musicisti capaci di padroneggiare la materia con estrema disinvoltura, ma è solo il picco di un lavoro che ha il grande pregio di non annoiare, soprattutto se queste sonorità fanno parte dei propri ascolti fin dal secolo scorso, quando una band come per esempio i Gorefest (con i quali trovo diversi punti di contatto) era in grado di mettere a ferro e fuoco l’audience, non solo annichilendola sotto violente bordate ma aggredendola, semmai, con le proprie evolute trame musicali.
Freitot è un godimento per orecchie magari un po’ usurate, ma non abbastanza da diventare refrattarie a certi suoni, e se death metal dev’essere questo è proprio del tipo che non ci si stanca mai di ascoltare.

Tracklist:
1. The Human Drawer
2. Mission
3. …And Your Enemy Closer
4. Father
5. Love Is All Around
6. Lost In Meaning
7. The Last Room on the Left
8. Yoko

Line-up:
Fabien “Fack” Desgardins – Guitars (lead)
Arnaud Strobl – Vocals
Etienne Sarthou – Guitars (rhythm), Bass, Drums