Ruach Raah – Under The Insignia Of Baphomet

Chitarre veloci e distorte, basso a bestia, cantato che gratta le gole infernali e batteria dritta come la caccia infernale, ed è quasi tutto ciò che si chiede ad un gran disco di black metal.

A partire dal titolo passando per la musica, questo disco dei portoghesi Ruach Raah è un piccolo gioiello di metallo nero e di lodi al nero signore.

Under The Insignia Of Baphomet è il secondo disco nella carriera dei lusitani, uno dei nomi migliori della scena più originale d’Europa insieme a quella francese. La cifra stilistica è quella del black metal d’assalto, rauco, veloce e cattivo. A differenza di altri gruppi portoghesi la produzione è buona, e la fedeltà è abbastanza buona, anche perché la potenza del gruppo ne avrebbe altrimenti risentito. Il disco è una chicca per chi ama il black metal che si avvicina al war metal, il tutto fatto con parecchia ortodossia e amore per il male. Il black che possiamo ascoltare qui è fatto molto bene e con grande passione, non si inventa nulla e non si ha nemmeno intenzione di essere creativi, perché non ve n’è bisogno, e si va molto al concreto. Cattiveria e velocità fanno ascoltare in qualche passaggio un accenno allo speed metal, non puro ma quello che piace e che mette in radio Fenriz dei Darkthrone. La scena portoghese alla quale appartengono i Ruach Raah ha varie declinazioni, ma quello che impressiona è la sua grande qualità, praticamente ogni disco di black metal che da dieci anni esce dalla Lusitania è assolutamente da sentire, e questo Under The Insignia Of Baphomet ne è un ottimo esempio. Chitarre veloci e distorte, basso a bestia, cantato che gratta le gole infernali e batteria dritta come la caccia infernale, ed è quasi tutto ciò che si chiede ad un gran disco di black metal.

Tracklist
1.Under the Insignia of Baphomet
2.Hang Humanity Upside Down
3.Commander of Rats
4.Hammering Down Their faces
5.A Ira do Lucifer
6.Scythe Militia
7.Funeral Fumes
8.Bodysnatchers
9.Lord of the Crypt

ME VS. I

Il video di “Empty”, dall’album “Never Drunk Enough”.

Il video di “Empty”, dall’album “Never Drunk Enough”.

“Empty” è il nome del nuovo singolo dei Me vs. I tratto dal debut album della band “Never Drunk Enough”!

L’album è uscito lo scorso 6 aprile, completamente autoprodotto dalla band, un mix letale di hardcore, stoner e marciume totale.

“Sentirsi isolato in un mondo così pieno, resta comunque una contrapposizione”

Ricordiamo i dettagli del nuovo album.

“Never Drunk Enough” è stato registrato e mixato da Daniele Ferretto, mentre l’artwork è a cura di Pietro Braga.

Tracklist:
01. MadNess
02. Me Vs. I
03. Places
04. Keep Off The Grass
05. Empty
06. De-Vices
07. Up & Down

Line-Up:
Matteo Brunoro: Voce
Alberto Baldo: Chitarra
Francesco Baldo: Batteria

“Never Drunk Enough” è disponibile su tutti gli store digitali -> http://hyperurl.co/MeVsINeverDrunk

Facebook: https://www.facebook.com/mevsiband
Instagram: https://www.instagram.com/mevsiband

Last Resistance – A World Painted Grey

Un EP all’insegna del decadentismo, che crea sensazioni angoscianti senza mancare di potenza.

Secondo lavoro per i Last Resistance, il gruppo di Brindisi fondato nel 2013 che si presenta al pubblico come una band Metalcore e che porta alla luce questo A World Painted Grey, un EP composto da 4 tracce che di certo non delude le aspettative dell’ascoltatore. La potenza non manca, la sostanza nemmeno.

A differenza di Last Resistance (l’EP pubblicato alla fine del 2014), la band si lascia trasportare verso un metalcore probabilmente più adatto ai temi trattati nei testi. Nonostante siano molto chiari i riferimenti a gruppi come Drowning Pool e Killswitch Engage, il sound porta con sé anche moltissimi elementi del ben più cupo melodic death metal: in svariati momenti si possono sentire melodie decadenti, che richiamano le sonorità tipiche di gruppi come Solution 45 e In Mourning e non mancano i momenti oscuri, che creano ansia e senso di distruzione nell’ascoltatore.
Un EP carico di anguste emozioni decadentiste che richiamano inesorabilmente i poeti maledetti della Belle Époque francese, quando la società portava alla ricerca dell’individualismo, dell’egoismo e dell’alibi per non affrontare una realtà grigia e senza stimoli.
D’altronde la tematica dell’album è proprio la distruzione della società, causata dagli stupidi comportamenti umani che l’hanno portata alla deriva e con cui ci si deve trovare a fare i conti. Tutto l’EP è curato nei minimi dettagli, persino la copertina rappresenta la situazione che viene poi espressa nei testi: il fronte rappresenta una città grigia ed anonima mentre il retro ne rappresenta la sua vera faccia, in rovina ed ormai irrecuperabile.
I Last Resistance insomma convincono e lasciano poco spazio a commenti negativi. Ci auguriamo che possano tornare presto sulla scena con un album completo che ci racconti il nefasto futuro che la società odierna ci riserva.

Tracklist
1. Karma Violence
2. Misfortune
3. Point of No Return
4. Enslaved

Line-up
Vito Mingolla – Voce
Lorenzo Valentino – Chitarra
Luca Greco – Chitarra
Andrea Caiulo – Basso
Mino Mingolla – Batteria

LAST RESISTANCE – Facebook

Dystersol – The Fifth Age Of Man

The Fifth Age Of Man è il secondo album degli austriaci Dystersol, primo per la Wormholedeath, un esempio riuscito e coinvolgente di melodic death metal sinfonico ed epico.

The Fifth Age Of Man è il secondo lavoro degli austriaci Dystersol, il primo sotto le grinfie della Wormholedeath, label  che di sonorità estreme se ne intende non poco.

L’album è il successore del debutto autoprodotto uscito quattro anni fa, intitolato Welcome the Dark Sun.
Il sound prodotto dal quintetto viene descritto come modern metal, ed in parte qualche sfumatura moderna affiora tra le trame orchestrali ricamate dal combo, ma dall’ascolto affiorano ispirazioni melodic/thrash su un tappetto di arrangiamenti epico/sinfonici.
Il cantato cattivissimo e le ritmiche sostenute ne fanno un macigno estremo, valorizzato da cascate di melodie e mid tempo alternati ad accelerazioni tipiche del genere.
La musica segue il concept basato sulla mitologia greca, ne consegue un’atmosfera epica che pervade tutto l’album fin dalla title track, posta come opener e che mostra fin da subito il potenziale dei Dystersol.
I brani si susseguono, violenti ed oscuri, le sinfonie su cui si poggia il sound del gruppo creano oscure atmosfere, le chitarre affrontano l’età del ferro come armi per uccidere in un’atmosfera apocalittica, e si inseguono tra riff e solos di estrazione death/thrash, mentre lo scream feroce richiama il death metal melodico di scuola scandinava (Children Of Bodom).
Bal Sagoth, Nightfall e la citata band finlandese sono sicuramente gruppi che hanno ispirato la band austriaca, che ci mette del suo in quanto a songwriting, così da tenere l’ascoltatore incollato alle cuffie, rapito da una track list che non conosce pause.
The Fifth Age Of Man è un ottimo lavoro, magari non originalissimo ma che nella sua interezza cattura e coinvolge,  e direi che non è affatto poco.

Tracklist
01.Fifth Age of Man
02.Life amongst the Ruins
03.Down to Nothing
04.End of the Fall
05.Winterking
06.Tragedy of the gifted Ones
07.Night of the Hunter
08.Children of the Wasteland
09.Beyond Blood
10.Olimpia
11.Comforting the Soulless
12.PsychoPath
13.Danse Macabre
14.End Game

Line-up
Lue – Vocals/Synths
Matthias – Bass, Vocals
Gernot – Drums, Backgound-Vocals
Lukas – Guitar
Gerhard – Guitar

DYSTERSOL – Facebook

Iron Harvest – Iron Harvest

Metal estremo, dissonanze ed intricate progressioni, di questo si compone l’omonimo album degli Iron Harvest, da maneggiare con cura prima di finire soffocati dalla tela che vi si stringerà intorno al collo.

Difficile parlarvi di album dissonanti questo degli Iron Harvest, quintetto proveniente da Utrecht, che arriva al debutto sulla lunga distanza dopo un demo vecchio di ormai quattro anni.

Questo album omonimo ci presenta una band dal sound progressivo, inglobato in un metal estremo di natura old school, nervoso ed intricato come la ragnatela di un ragno impazzito.
Un lavoro ritmico allucinante in un crescendo di contro tempo e cambi repentini, fanno da tappeto a chitarre che sanguinano riff estremi tra il death e lo sludge, mentre il growl si inerpica su per questa montagna di note.
Mezzora trattati male da un sound che non lascia nulla alla melodia, a tratti avvicinandosi pericolosamente al grind, in un delirio di difficile assimilazione.
I musicisti sanno suonare e si sente a più riprese, ma è tangibile da parte del quintetto la voglia di andare oltre, in un’esperienza d’ascolto senza compromessi, tra death, grind, progressive e sludge.
Tra le intricate trame della sua ragnatela, veniamo imprigionati dal letale aracnide e da brani come The Holy Mountain e Make A Change… Fuck Yourself.
Metal estremo, dissonanze ed intricate progressioni, di questo si compone l’omonimo album degli Iron Harvest, da maneggiare con cura prima di finire soffocati dalla tela che vi si stringerà intorno al collo.

Tracklist
1.Enter the Void
2.May the Earth Open Up and Consume My Body
3.The Holy Mountain
4.The Perfect Storm
5.Make a Change… Fuck Yourself
6.The Beast I Worship
7.Rave Like It’s the Third World
8.Rape the World
9.A Hound-and-Horny Look of Evil

Line-up
Rev. Screamin’ K – Vocals
Michiel van der Werff – Guitar
Ruben Schmidt – Guitar
Matthias Ruijgrok – Bass
David Schermann – Drums

IRON HARVEST – Facebook

Verikalpa – Taistelutahto

I Verikalpa sfornano un lavoro convincente nel quale si sopperisce ampiamente alla derivatività con il giusto grado di intensità, non facendo rimpiangere le opere dei più illustri connazionali.

Dopo il boom ottenuto qualche anno fa con l’esplosione di band come Finntroll e Korpiklaani, il folk metal finlandese è parzialmente rientrato nei ranghi e questo è in parte un bene, anche perché un genere di questo tipo, non lasciando molto spazio a variazioni sul tema, portava ad una moltiplicazione degli epigoni abbassando inevitabilmente la qualità media dell’offerta.

Bene hanno fatto, in tal senso, i Verikalpa ad attendere il momento più opportuno per dare alla luce il primo full length, proprio mentre le band guida sono silenti a livello di nuovo materiale da qualche tempo.
Taistelutahto è, per forza di cose, un lavoro che non aggiunge nulla ad un filone musicale del quale è già stato detto tutto o quasi e al quale si richiede, sostanzialmente, divertimento e ritmi indiavolati ad accompagnare solenni bevute e balli sfrenati.
I Verikalpa, dall’alto della buona esperienza comunque già maturata sui palchi nel corso di un decennio di attività, sfornano un lavoro convincente nel quale si sopperisce ampiamente alla derivatività con il giusto grado di intensità, non facendo rimpiangere le opere dei più illustri connazionali.
Un brano come la conclusiva Rautatammi dimostra, poi, che se i nostri volessero osare anche qualcosa di più avrebbero i numeri per andare oltre un’efficace riproposizione del già sentito, cosa che, come detto, quando si suona l’alcoolico folk metal di matrice finnica non deve essere necessariamente considerata un peccato.

Tracklist:
01. Viimiseen asti
02. Tyrmä
03. Neidonryöstäjä
04. Kuoppajaiset
05. Pahan Laulu
06. Verijuhula
07. Taistelutahto
08. Viinapiru
09. Kuoleman Suo
10. Rautatammi

Line-up:
Jani Ikonen – Vocals
Sami Knuutinen – Bass
Jussi Sauvola – Keys
Jussi Heikkilä – Guitars
Janne Niva – Guitars
Aleksi Heiskanen – Drums

VERIKALPA – Facebook