Mammoth Weed Wizard Bastard/Slomatics- Totems

Un’uscita che riunisce due tra le migliori realtà sludge doom provenienti dal Regno Unito.

Ad avvalorare la teoria secondo la quale gli split album sono sovente molto di più rispetto ad una semplice operazione discografica volta a mettere assieme due o più band, talvolta estranee l’una dall’altra per stile o status, al fine di ottimizzare tempi e spazi, eccoci a contemplare questa uscita che accoppia due tra le migliori realtà sludge doom provenienti dal Regno Uunito.

Certo, neppure Mammoth Weed Wizard Bastard e Slomatics possono definirsi band del tutto simili, visto il diverso approccio alla materia, ma sicuramente qui non vengono meno contiguità stilistica e comunione d’intenti.
I gallesi Mammoth Weed Wizard Bastard sono di formazione più recente e il loro doom psichedelico è fortemente caratterizzato dalla voce di Jessica Ball, la quale dona un tocco a tratti liturgico al sound della band. I due lunghi brani sono decisamente esaustivi rispetto alle caratteristiche di un’interpretazione davvero peculiare, con The Master and His Emissary che possiede un intrigante incipit elettronico volto ad introdurre, dopo alcuni minuti, le sonorità relativamente più canoniche del doom.
Si cambia facciata e con gli Slomatics in teoria il tutto si normalizza, anche se uno sludge doom come quello offerto dal trio nord irlandese non può essere certo considerato ordinario; qui però, fin da Ancient Architects, si capisce che il sound si appoggia meno sulle suggestioni vocali per volgersi in maniera più decisa all’impatto provocato da riff di enorme presa e potenza, mentre la voce del drummer Marty nella seconda traccia assume sembianze più consone ad una psichedelia che emerge insidiosa dalla spessa fanghiglia sonora.
In entrambi i casi, le interpretazioni delle band evidenziano come tali sonorità, quando vengono maneggiate da band britanniche, assumono toni ben diversi rispetto a ciò che avviene oltreoceano, alla luce di soluzioni relativamente più ricercate e un po’ meno truci.
Totems è, in definitiva, uno split album di una qualità non comune, tale da spingermi a consigliare agli appassionati del genere di non farselo sfuggire per alcun motivo.

Tracklist:
A
1. (Mammoth Weed Wizard Bastard) The Master and His Emissary
2: (Mammoth Weed Wizard Bastard) Eagduru

B
1: (Slomatics) Ancient Architects
2: (Slomatics) Silver Ships Into The Future
3: (Slomatics) Master’s Descent

Line-up:
Mammoth Weed Wizard Bastard
Jessica Ball – Bass, Vocals
James ‘Carrat’ Carrington – Drums
Wez Leon – Guitars, Effects
Paul Michael ‘Dave’ Davies – Guitars, Effects

Slomatics
Chris – Guitars
David – Guitars
Marty – Drums, Vocals

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Angelus Apatrida – Cabaret De La Guillotine

Uno dei migliori dischi thrash metal usciti nell’anno solare si intitola Cabaret De La Guillotine, ultimo lavoro di questa macchina da guerra chiamata Angelus Apatrida, band che ha passato i dieci anni d’attività già da un po’ e che, in un crescendo di opere sempre più convincenti, arriva a pubblicare questo piccolo capolavoro di thrash metal che di questi tempi viene frettolosamente chiamato old school, ma che non è altro che heavy metal sparato da un cannone.

Uno dei migliori dischi thrash metal usciti nell’anno solare si intitola Cabaret De La Guillotine, ultimo lavoro di questa macchina da guerra chiamata Angelus Apatrida, band che ha passato i dieci anni d’attività già da un po’ e che, in un crescendo di opere sempre più convincenti, arriva a pubblicare questo piccolo capolavoro di thrash metal che di questi tempi viene frettolosamente chiamato old school, ma che non è altro che heavy metal sparato da un cannone: veloce melodico e tremendamente esaltante.

Siamo giunti al sesto album nell’arco di una dozzina d’anni, una discografia consistente di questi tempi, segno che il gruppo di musica in testa ne ha eccome, assolutamente metallica nel senso più puro del termine, il che tradotto vuol dire cavalcate in crescendo, accelerazioni fulminanti, chorus e refrain melodici, massima potenza e talento smisurato nel non perdere mai la bussola, mantenendo l’approccio e l’impatto senza perdere nulla in appeal.
Il quartetto iberico punta su un vocalist che riassume nella sua prestazione il concetto di cantante di genere come Guillermo Izquierdo, ruvido, melodico ed interpretativo, anche ottimo chitarrista, pezzo di un muro tirato su a mattoni metallici insieme a José J. Izquierdo al basso, Víctor Valera alle pelli e David G. Álvarez altro demonio alla chitarra.
Cabaret De La Guillotine non inventa nulla, è più semplicemente un gran bel disco di thrash metal dove ci si rincorre tra le strade battute da Testament, Death Angel e Overkill, ci si perde in vie dove si incontrano Iron Maiden e Megadeth, in un’apocalisse di spettacolari sali e scendi sull’ottovolante del genere.
Non mancano accenni più moderni, solo per chiarire che siamo nel nuovo millennio e che di teste la ghigliottina ne ha tagliate tante, ma sono attimi, perché il sound corre veloce verso la gloria in tutta la sua natura classica, sostenuta da brani spettacolari come Betrayed, The Hum, One Of Us, The Die Is Cast (che nel chorus ricorda i migliori Rage) e la conclusiva Martyrs Of Chicago.
In poche parole Cabaret De La Guillotine è un album eccezionale, picco qualitativo degli Angelus Apatrida e pretendente al trono di disco dell’anno per quanto riguarda il thrash metal classico.

Tracklist
01. Sharpen The Guillotine
02. Betrayed
03. Ministry Of God
04. The Hum
05. Downfall Of The Nation
06. One Of Us
07. The Die Is Cast
08. Witching Hour
09. Farewell
10. Martyrs Of Chicago

Line-up
Guillermo Izquierdo –Vocals & Lead/Rhythm Guitars
David G. Álvarez – Lead & Rhythm Guitars
José J. Izquierdo – Bass Guitar
Víctor Valera – Drums

ANGELUS APATRIDA – Facebook

Burn The Priest – Legion: XX

Legion: XX non è assolutamente un’operazione dettata dalla sete di soldi, ma è un tentativo riuscitissimo di dare una nuova accezione ad un suono che non è mai morto e che scorre sempre sotterraneo.

Album devastante di cover da parte dei Burn The Priest, ovvero i Lamb Of God con il loro primo nome scelto quando si formarono nel lontano inverno del 1994, quattro anni dopo che si erano conosciuti, escluso il cantante Randy Blithe, alla Virginia Commonwealth University.

In seguito assumeranno il monicker di Lamb Of God, facendo la storia del metal. Qui i nostri vanno alle radici del loro suono, mostrandoci le passioni musicali e la bravura nell’interpretarle, spaziando dal groove metal all’hardcore, arricchendo e rendendo migliore, ed in alcuni casi non era affatto facile, le canzoni che hanno scelto. Ad esempio un pezzo che rende benissimo l’intento del disco è Kerosene dei Big Black, che anche grazie al video di Zev Deans è un po’ il manifesto dell’intera operazione. Il video si ispira al film punk Suburbia ed è la perfetta descrizione di cosa voglia dire vivere nei sobborghi e nella provincia, solo che a sentire certa musica poi ti escono i Burn The Priest e, quindi i Lamb Of God, che non è affatto un brutto risultato. Il disco che ci propongono i Burn The Priest è molto bello e farà la gioia di quei non pochi a cui manca quel suono tra hardcore, noise e metal che tante gioie aveva regalato negli anni novanta e duemila, ma non disperate, qui ne avrete a piene mani. Ovviamente il talento e la caratura superiore dei Burn The Priest fanno la differenza e le cover acquistano vita propria, basti pensare al primo pezzo, Inherit The Earth degli Accused, qui in una versione killer, o a One Voice degli Agnostic Front ancora più veloce cattiva ed incazzata. Album come questo appaiono ogni tanto nel mare standard della musica attuale, e sono calci e pugni. Legion: XX non è assolutamente un’operazione dettata dalla sete di soldi, ma è un tentativo riuscitissimo di dare una nuova accezione ad un suono che non è mai morto e che scorre sempre sotterraneo. E questo disco conferma che gruppo immenso siano i Lamb Of God, incredibili ad ogni latitudine. Se comprate il vinile, la bonus track è In The Meantime degli Helmet, e non dico altro. I Lamb Of God saranno in tour con gli Slayer nel loro giro di addio, con altri gruppi, tanto per completare il massacro.

Tracklist
01. Inherit The Earth (originally performed by THE ACCUSED)
02. Honey Bucket (originally performed by MELVINS)
03. Kerosene (originally performed by BIG BLACK)
04. Kill Yourself (originally performed by S.O.D.)
05. I Against I (originally performed by BAD BRAINS)
06. Axis Rot (originally performed by SLIANG LAOS)
07. Jesus Built My Hotrod (originally performed by MINISTRY)
08. One Voice (originally performed by AGNOSTIC FRONT)
09. Dine Alone (originally performed by QUICKSAND)
10. We Gotta Know (originally performed by CRO-MAGS)
Bonus Track (LP only!):
11. In The Meantime (originally performed by HELMET)

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LE INTERVISTE DI OVERTHEWALL: ELEGY OF MADNESS

L’intervista di Mirella con gli Elegy Of Madness, ottima band italiana dedita al symphonic metal, qui rappresentata dalla vocalist Anja.

Grazie alla reciproca collaborazione con la conduttrice radiofonica Mirella Catena, abbiamo la gradita opportunità di pubblicare la versione scritta delle interviste effettuate nel corso del suo programma Overthewall, in onda ogni mercoledì alle 21.30 ed ogni domenica alle 22.00 su www.energywebradio.it.
Questa volta è il turno degli Elegy Of Madness, ottima band italiana dedita al symphonic metal, qui rappresentata dalla vocalist Anja.

MC Siamo qui con Anja, la voce straordinaria degli Elegy Of Madness! Tu entri a far parte della band in giovanissima età. Com’è stato il tuo approccio iniziale con la band e com’è continuato questo tuo percorso formativo all’interno di essa?

Faccio parte degli Elegy of Madness ormai da 12 anni. Ho iniziato questo percorso da minorenne senza esperienza ma con tanta voglia di fare e adesso riconosco che soprattutto grazie a loro ho iniziato a studiare seriamente e a fare di questo mondo la mia vita.

MC Come si svolge il vostro processo compositivo? Ci sono delle tematiche ricorrenti nei vostri brani o vi affidate all’ispirazione del momento?

La composizione si svolge in questo modo: partendo da una melodia vocale, da un riff di chitarra o da una parte orchestrale si comincia a costruire il brano che viene poi ‘completato’ dagli altri musicisti della band. Per quanto riguarda i testi, molto spesso sono il frutto di un’ispirazione del momento ma in New Era abbiamo voluto fare anche dei riferimenti filosofici (come la caverna di Platone), legati alla necessità di ragionare e di ribellarsi nei confronti di una società che tende sempre più a renderci ignoranti, depressi e spersonalizzati.

MC New Era è il vostro terzo album pubblicato nel 2017 e che avete supportato con un importante Tour che vi ha portato anche all’estero. Pensi che abbia pienamente confermato le vostre aspettative?

Il tour all’estero è stato ed è una delle nostre esperienze più belle. Stiamo in un certo senso raccogliendo i frutti del nostro lavoro perché finalmente abbiamo di fronte un pubblico attento, partecipe e fedele.

MC In cosa pensi che gli Elegy of Madness si differenzino dalle altre band Symphonic Metal e perchè?

Gli Elegy of Madness hanno un proprio carattere musicale che è il frutto di diverse esperienze d’ascolto e di vita. Componiamo mettendo in gioco noi stessi ed è per questo che non riusciremmo ad essere la copia di un’altra band.

MC Venerdì 25 Maggio vi esibirete sul palco del Metal Queens Burning Night, il festival dedicato alle voci femminili del metal organizzato da Raffaella ed Haron dei Wolfsinger e arrivato già alla quinta edizione e, posso confermarlo in prima persona, organizzato nei minimi particolari. Secondo te, eventi di questa portata sono ancora troppo pochi in Italia?

Penso che l’ascoltatore italiano vada educato all’ascolto di musica inedita, e non parlo necessariamente di rock o metal. Festival e concerti dovrebbero essere all’ordine del giorno ma bisogna dire che qualcosa sta cambiando grazie all’impegno di persone come Raffaella o Haron che lavorano con dedizione per realizzare eventi del genere.

MC Quali sono i progetti futuri della band . State lavorando a qualcosa di nuovo?

Stiamo promuovendo New Era in Italia e in Europa e continueremo a farlo per i prossimi mesi. Intanto all’ispirazione non si comanda quindi continuiamo a comporre!

MC Quali sono i contatti sul web per i nostri ascoltatori?

I contatti sono: www.elegyofmadness.com e https://www.facebook.com/elegyofmadness/

Inferi – Revenant

Revenant è un lavoro che farà la gioia dei fans del death/black melodico, e mostra un gruppo dalla tecnica invidiabile ma che non perde mai le briglie del songwriting e, anche per questo, meritevole di un plauso.

Un oscuro ed impietoso vento estremo si abbatte su di noi: la tempesta nasconde, tra le sue nubi minacciose, demoni che porteranno morte e distruzione non con la forza del brutal death metal, ma con la tecnica invidiabile al servizio di un tornado musicale come il nuovo lavoro degli statunitensi Inferi, band originaria di Nashville/Tennessee, cittadina famosa per ben altri suoni.

Gli Inferi letteralmente si aprono e spunta Revenant un lavoro di metal estremo, tecnicissimo, progressivo, oscuro e melodico, un death/black dotato di una forza sovrumana per impatto ed atmosfere.
Siamo arrivati al quarto album per la band statunitense, in una discografia iniziata nel 2007 con l’uscita di Divinity In War e proseguita con The End of an Era, un paio di anni dop,o e The Path of Apotheosis licenziato nel 2014, ma la furia tempestosa sommata ad una buona intuitività per le melodie non è scomparsa e Revenant risulta così un lavoro riuscito e a tratti travolgente.
Quasi un’ora sotto la tempesta di note estreme che gli Inferi ci fanno cadere addosso, dall’alto tasso tecnico ma con una forma canzone che non lascia spazio all’ego dei musicisti ma sfrutta le loro capacità, per regalare un buon compromesso tra intricati passaggi tecnico/progressivi e bombardamenti a tappeto di death/black metal melodico.
Revenant è composto da nove brani medio lunghi e vari il giusto per tenere sempre viva la voglia di continuare l’ascolto fino alla fine, lasciando che le atmosfere cangianti siano dettate dal cambio di tonalità del canto che rimane estremo, passando dal growl allo scream e duettando sopra ad un tappeto di metal estremo veloce e cattivo, nel quale  le chitarre donano ghirigori melodici in tracce come Condemned Assailant, Through the Depths (con James Malone degli Arsis in veste di ospite), la magnifica Thy Menacing Gaze, attraversata da suggestive parti di tastiere, e la conclusiva Behold the Bearer of Light, che vede come ospite Trevor Strnad dei The Black Dahlia Murder.
Revenant è un lavoro che farà la gioia dei fans del death/black melodico, e mostra un gruppo dalla tecnica invidiabile ma che non perde mai le briglie del songwriting e, anche per questo, meritevole di un plauso.

Tracklist
1.Within the Dead Horizon
2.Condemned Assailant
3.A Beckoning Thrall
4.Through the Depths
5.Enraged and Drowning Sullen
6.Thy Menacing Gaze
7.Malevolent Sanction
8.Smolder in the Ash
9.Behold the Bearer of Light

Line-up
Malcolm Pugh – Guitars
Mike Low – Guitars
Joel Schwallier – Bass
Spencer Moore – Drums
Sam Schneider – Vocals

INFERI – Facebook

ECNEPHIAS

Il music video della canzone inedita Malavita – La Setta del Vulcano Nero.

Il music video della canzone inedita Malavita – La Setta del Vulcano Nero.

This is the new song about neapolitan criminality

MALAVITA – LA SETTA DEL VULCANO NERO – a new single – unreleased rare song