HOGS – Milano 3 giugno

Gli HOGS saranno in trasferta a MILANO domenica 3 GIUGNO, per presentare il loro album “Fingerprints”, uscito l’11 maggio per Red Cat Records/7Hard, all’interno dell’ evento “Gym Live Jam – La Palestra Della Musica”

https://www.facebook.com/events/1800625503340329/

Palestra Visconti, via Bellezza 16/A Milano
Dalle ore 17.00 alle ore 19.00

Presentazione nuovo album degli HOGS, “Fingerprints” con conferenza stampa e concerto a seguire.
Lo storico gruppo fiorentino percorrerà più di 200 km per venirci a trovare a Gym Live Jam e improvvisare con noi.
Non vediamo l’ora di sentire il loro nuovo disco live!

Homepage: www.hogsband.com/

Facebook: www.facebook.com/hogsband

Youtube: www.youtube.com/channel/UCXla5VyvN7zkAjuuoudFYjg

www.redcatpromotion.com

Various Artists – New Nu Metal, Vol. 1

Se ancora nel vostro mp3 circolano quei due o tre nomi che guidarono l’invasione nu metal sul finire del secolo scorso, questa raccolta di band sconosciute ma meritevoli d’attenzione è assolutamente consigliata.

Uno dei generi più discussi, amati e odiati degli ultimi vent’anni ha ormai lasciato le classifiche e le prime pagine delle riviste di settore, scaraventato ai margini del mercato dalle spallate inferte dai suoni core e dall’alternative metal .

Ovviamente si parla del nu metal che, dopo il successo mondiale a cavallo del nuovo millennio e dopo aver arricchito un buon numero band ed addetti ai lavori, di questi tempi si deve accontentare d’essere ricordato da quegli appassionati che continuano a prediligere le sonorità crossover, tanto care a Korn, P.O.D, Deftones, Disturbed e Limp Bizkit (tanto per nominarne alcune).
Noah “Shark” Robertson, oltre ad essere il batterista di Motograter e The Browning, è pure fondatore della Zombie Shark Records (label specializzata nel genere), ed ha contribuito in maniera importante al libro Nu Metal: Resurgence, scritto da Matt Karpe.
New Nu Metal Vol.1 è una compilation, curata da Robertson e dalla sua label, che offre una piccola panoramica sulle realtà nu metal che si muovono nell’underground odierno, radunando band da ogni parte del mondo, alcune della quali trattate qualche tempo fa come i floridiani NoSelf ed i texani Addiction.
Undici brani per undici gruppi di classico nu metal di fine secolo scorso, quindi sonorità metal e rap che si incontrano tra reminiscenze industrial, qualcuna più estrema, altre molto più melodiche ed un tempo cool.
Ne esce una panoramica ovviamente limitata per ora a queste realtà, che comunque fornisce un assaggio della salute di cui gode il genere, anche fuori dal music biz con almeno un altro paio di band di notevole caratura,  oltre alle due citate, come i Keychain dal Canada, che aprono l’album con l’irresistibile funky new metal di Prime Time, e gli Amerakin Overdose, provenienti dall’Oregon e che con Cyber Superstar danno vita ad un mix di Marilyn Manson, P.O.D e Limp Bizkit.
In mezzo tanti  buoni gruppi che mantengono in vita lo spirito crossover degli anni che furono, magari fuori tempo massimo, ma di qualità maggiore di molti gruppi che all’epoca cavalcarono l’onda e si persero alla prima caduta dal surf, nel mare del crudele mercato discografico.
Se ancora nel vostro mp3 circolano quei due o tre nomi che guidarono l’invasione nu metal sul finire del secolo scorso, questa raccolta di band sconosciute ma meritevoli d’attenzione è assolutamente consigliata.

Tracklist
Keychain – “Prime Time” (Canada)
Frontstreet – “Bad Habit” (Netherlands)
Come to Dolly – “Prevent the Cure” (New Zealand)
NoSelf – “Outatime” (Florida)
Dirty Machine – “Discord” (California)
Amerakin Overdose – “Cyber Superstar” (Oregon)
Lethal Injektion – “Blinding Light” (Arizona)
HotBox -“Rap Guillotine” (Israel)
Natas Lived – “Good Dope” (Utah)
Add1ction – “Crashing Down” (Texas)
10/31 – “The Wrath” (Michigan)

ZOMBIE SHARK RECORDS – Facebook

AVELION

Il video del singolo “Echoes And Fragments”.

Il video del singolo “Echoes And Fragments”.

Gli AVELION pubblicano un nuovo video, si tratta del singolo “Echoes And Fragments” Remix by The Algorithm.

Il singolo sarà disponibile anche su Spotify e iTunes

Chronosfear – Chronosfear

Un power metal spontaneo, con un tocco moderno di prog che riesce a non sconfinare nel virtuosismo.

I Chronosfear si presentano al mondo con un album omonimo, un biglietto da visita per chi ancora non avesse capito con chi si ha a che fare.

Sì, perché ci sono dei pezzi da 90 dello scenario metal del nord Italia. La band, composta da 5 elementi, è nata nel 2003 con un altro nome e con l’intenzione di proporre cover rivisitate. Solo tra il 2015 e il 2016 completa la formazione con gli attuali elementi e sforna questo condensato di power metal con l’aggiunta di una sana nota di prog firmato Underground Symphony Records (che ha lavorato con gente del calibro di Labyrinth e Fabio Lione)
La formazione con una sola chitarra è del tutto uguale a quella dei Sonata Arctica, eccezion fatta per la virtuosa keytar di Klingenberg che però, di fatto, è uno dei pregi di questo album. Il virtuosismo dei singoli è infatti sempre controllato, malgrado il genere sia presti molto e ci abbia sempre abituato agli assoli di 5 minuti con tanto di botta e risposta continui tra chitarre e tastiere,-ma  i Chronosfear riescono a non eccedere mai, anche quando potrebbero.
Il disco ci fa saltare da momenti molto carichi dell’energia tipica del power a momenti lenti ed emozionanti con una disinvoltura tale che l’ascoltatore non se ne stanca mai. Tutto questo ovviamente, si ripercuote anche sui testi. I temi ci fanno viaggiare da battaglie per l’equilibrio dell’universo a tematiche più gotiche legate alla vita ed il suo significato, fino a quello attualissimo della guerra contemporanea. Insomma, ce n’è per tutti i gusti.
Se siete amanti del power metal non potrete che apprezzare questo lavoro d’esordio dei Chronosfear, che li posiziona certamente in cima alla lista dei dischi in uscita tra i gruppi emergenti. L’auspicio è che possa essere il primo di una lunga serie. L’inizio è dei migliori, ma presto vorremo conoscerne il seguito.

Tracklist
01. Clockworks
02. The gates of Chronos
03. Symphonies of the dreams untold
04. The last dying ember
05. Of dust and flowers
06. Faces
07. Innocent and lost
08. The ascent
09. Time of your life
10. Revelations
11. Homeland

Line-up
Filippo Tezza – Vocals
Eddie Thespot – Guitars
Davide Baldelli – Keyboards
Xavier Rota – Bass
Michele Olmi – Drums

CHRONOSFEAR – Facebook

Aeren – Breakthru

Un debutto che si rivela una partenza ideale gli Aeren, bravi nell’abbinare grinta ed eleganza in un alternative rock piacevole ed accattivante.

La scena alternative tricolore continua a sfornare ottime realtà che, ognuna a modo proprio, arricchiscono il mondo della musica rock con lavori di buon livello, magari non troppo originali ma sicuramente ben confezionati e dal taglio internazionale.

Da nord a sud le band che presentano debutti interessanti non mancano ed ogni mese presentare ai lettori una manciata di nuovi lavori made in Italy è diventata una piacevole abitudine.
Gli Aeren, per esempio, sono un quartetto pugliese fondato da Simone D’Andria (chitarra) e Simone Solidoro (basso, tastiere, pianoforte) nel 2014, raggiunti da Silvia Galetta (voce) e Cosimo De Marco (batteria) a completare la formazione.
Il loro ep omonimo è targato 2015 e ha fornito la possibilità di iniziare l’avventura nel mondo del rock tra concerti e video promozionali, in attesa di dare alle stampe Breakthru, primo lavoro sulla lunga distanza rilasciato da Sliptrick Records, affidando il mastering a Giovanni Versari, vincitore del Grammy Award per Drones, l’ultimo album dei Muse.
Breakthru soddisfa le aspettative degli amanti del rock alternativo moderno: il quartetto si affida alla voce dall’ottimo appeal della suadente e graffiante Silvia Galetta ed alla chitarra di Simone D’Andria, il quale non rinuncia alla potenza quando il sound si avvicina all’alternative metal, accompagnati da una sezione ritmica ben presente e tastiere che concedono buoni spunti elettronici.
Il bersaglio viene centrato con i due singoli, Breath Of Air e Wrong Reactions, ma è tutto l’album che convince e strappa un giudizio più che buono, grazie ad un songwriting studiato alla perfezione ed una raccolta di canzoni che miscela piacevolmente Muse e Lacuna Coil con suoni che alternano ispirazioni new wave e post grunge.

Tracklist
1.Time Flux
2.Wrong Reactions
3.Preachers
4.Shooting Stars
5.[Prelude]
6.Breath of Air
7.Our Flaws
8.Lightheartedness
9.Don’t Fall Apart
10.In the Wall
11.No Way for Crying
12.Bad Weakness
13.Breath of Air (full version) (bonus track) –

Line-up
Silvia Galetta – Vocals
Simone D’Andria – Guitars
Simone Solidoro – Bass, Keyboards
Cosimo De Marco – Drums

AEREN – Facebook

Chrch – Light Will Consume Us All

Tre brani immersi in un suono doom e sludge personale e condotto su un interplay chitarristico di alto livello sempre ispirato e carico di tensione.

Liquide e visionarie note ci introducono al secondo full length dei californiani Chrch, quintetto che, dopo un ottimo Unanswered Hymns del 2015, approda alla Neurot Recordings proponendoci tre brani immersi in un suono doom e sludge personale e condotto su un interplay chitarristico di alto livello sempre ispirato e carico di tensione.

Gli abbondanti venti minuti di Infinite Return si spandono placidi, reiterati nei primi cinque minuti con le due chitarre che costruiscono senza fretta l’atmosfera per poi esplodere in furia devastatrice, accompagnate dall’inquietante growl di Eva Rose che strazia le viscere; il lungo intermezzo di quiete che interrompe la furia coinvolge con la sua spiritualità e la sua aura nostalgica, mentre le chitarre tessono trame delicate e le sussurrate vocals di Eva massaggiano dolcemente i nostri padiglioni auricolari suggerendo lunghi viaggi verso una luce trascendente che si suggella in un finale profondo, dove la chitarra solista si erge a protagonista assoluta con un assolo armonioso e disperato. Un brano di altissimo livello che potrebbe marchiare a fuoco la carriera della band che non lesina idee e personalità anche nei due restanti brani: i quindici minuti di Portals hanno un approccio più diretto nel loro lento andamento doom, lacerati sempre dalle litaniche vocals di Eva che si dimostra interprete versatile e capace di variare tonalità ed espressività. Ritmi marziali e ipnotici sono la struttura portante e aromi black ammorbano l’atmosfera spalancando “portali” dove le chitarre esplorano abissi acidi e visionari, mentre vocals inquietanti cercano di riportare un po’ di “light”. La capacità dei musicisti di creare suoni e atmosfera è veramente rimarchevole: nonostante siano attivi solo dal 2015 i Chrch appaiono già molto maturi e consapevoli della loro ispirazione. La tensione rimane sempre alta e i brani, per quanto lunghi, sono profondi e vari nel loro progressivo sviluppo, pur all’interno di un genere come il doom e lo sludge dai canoni ben definiti. Il terzo brano Aether, con il suo andamento solenne ed epico, suggella un gran bel disco offerto da parte di artisti ispirati.

Tracklist
1. Infinite Return
2. Portals
3. Aether

Line-up
Ben Cathcart – Bass
Chris Lemos – Guitars, Vocals (backing)
Eva Rose – Vocals (lead)
Adam Jennings – Drums
Karl – Cordtz Guitars

CHRCH – Facebook

The Damned – Evil Spirits

Evil Spirits è comunque una buona prova per un gruppo che difficilmente sbaglia disco, anche se i vecchi Damned erano tutt’altra cosa.

Nuovo capitolo di una delle carriere più lunghe e tenaci della storia del punk rock.

Secondo molti i The Damned furono i primi a pubblicare un singolo ed un disco punk rock nonché i primi ad andare in tour negli States. Come si può facilmente intuire la questione è più complicata, ma questa non è la sede adatta per dirimerla. I The Damned sono stati invece sicuramente il primo gruppo punk rock ad introdurre forti elementi gothic nella loro opera. Evil Spirits è la loro prima apparizione su disco dal 2008, quando pubblicarono So, Who’ S Paranoid, e ha visto la luce grazie alla raccolta fondi dei fans: si tratta di un lavoro pop gothic, molto inglese nella sua essenza, ovvero con melodie e atmosfere quasi alla Smiths e con il cantato di Vanian che è, come sempre, una delle cose migliori dei Damned. Il confronto con i dischi passati è impossibile da fare, perché i Damned prima erano un’altra cosa, e comunque anche questo disco è qualitativamente buono. Un po’ come per l’ultimo disco dei The Adicts, i suoni fin troppo curati e i volumi contenuti non riescono a rendere quella magia degli anni passati, anche se l’intelaiatura è presente. Il disco è scorrevole, l’organo di Monty Oxymoron fa un grandissimo lavoro, anzi è forse l’attore protagonista, però si sente che i The Damned portano a casa il risultato perché sono un gruppo che ha molto talento e mestiere, che contrappongono alla mancanza di idee. E allora si buttano sulla melodia, che certamente non è mai mancata, e grazie a questa si salvano. Ci sono canzoni migliori delle altre, e forse se la durata media delle stesse fosse minore il discorso sarebbe più compatto. Evil Spirits è comunque una buona prova, per un gruppo che difficilmente sbaglia disco, anche se, come detto,  i vecchi Damned erano tutt’altra cosa.

Tracklist
01. Standing On The Edge Of Tomorrow
02. Devil In Disguise
03. We’re So Nice
04. Look Left
05. Evil Spirits
06. Shadow Evocation
07. Sonar Deceit
08. Procrastination
09. Daily Liar
10. I Don’t Care

Line-up
David Vanian – Vocals
Captain Sensible – Guitar
Monty Oxy Moron – Keyboard
Pinch – Drums
Paul Gray – Bass

THE DAMNED – Facerbook