Anguish Force – Chapter 7

Gli Anguish Force pescano a piene mani dalla tradizione metallica erigendo muri sonori potentissimi e dando vita ad un lavoro imperdibile per gli amanti del genere.

Settimo capitolo per gli Anguish Force, storica metal band proveniente bolzanina che ci investe con tutta la sua potenza heavy/power/thrash metal vecchia scuola, ma supportata da una produzione al passo con i tempi.

La band torna dunque con Chapter 7, a quattro anni dal precedente full length (Sea Eternally Infested), ennesimo sigillo di una onorata carriera nell’underground metallico segnata da una serie di ottimi lavori che, per tradizione, uniscono in un unico sound quella manciata di generi che formano il mondo dell’heavy metal classico.
Come scritto in precedenza, anche le sonorità di questo ultimo lavoro degli Anguish Force segue le caratteristiche consolidate da oltre quindici anni, e fin dall’intro strumentale Chapter 7, l’album è un vulcano che erutta metallo incandescente, puro hard’n’heavy potenziato da bordate power/thrash metal.
Karma’s Revenge esplode in tutta la sua potenza metallica, i riff sono comandamenti scritti sulla tavole della legge del genere, velocità ed impatto vanno di pari passo per darvi il benvenuto in casa Anguish Force, laddove spiccano il grande lavoro delle chitarre, una sezione ritmica tellurica ed una voce rocciosa: la formula è semplice, ma per farla funzionare ci vogliono impatto ed attitudine.
Don’t Lose the War è un brano trascinante, probabilmente irresistibile se suonato su un palco, ma non sono da meno pezzi da novanta come Planned Earthquake, The Punishment e la top song The Book Of The Devil.
Gli Anguish Force pescano a piene mani dalla tradizione metallica erigendo muri sonori potentissimi e dando vita ad un lavoro imperdibile per gli amanti del genere.

Tracklist
1. Chapter 7
2. Karma’s Revenge
3. Don’t Lose the War
4. The Other 11 September
5. Planned Earthquake
6. Under the Streets
7. Waiting For the Call
8. The Punishment
9. The Book Of the Devil
10.So It Was
11.Thunder in The Thundra (THOR cover)

Line-up
KINNALL – vocals
LGD – guitar
LUCK AZ – guitar
TUMBLER – bass
PEMMEL – drums

ANGUISH FORCE – Facebook

Runemagick – Evoked From Abysmal Sleep

Evoked From Abysmal Sleep è il classico album che riempie un vuoto senza rivelarsi necessariamente epocale: essenziale, ruvido, autentico, questo sì, ed è tutto quanto serve a chi ama crogiolarsi con queste oscure sonorità.

Evoked From Abysmal Sleep segna il ritorno al un lavoro su lunga distanza degli storici Runemagick, dopo Dawn Of The End risalente al 2007.

La band svedese, fondata all’inizio degli anni ‘90 da un allora giovanissimo Nicklas Rudolfsson, ha poi pubblicato ben undici full length tra il 1998 ed il 2007, spostandosi dal tradizionale death degli esordi ad un più mortifero death doom.
Negli utimi dieci anni Rudolfsson, assieme al fido drummer Daniel Moilanen, si è dedicato principalmente agli Heavydeath, facendo pensare ai più che questo avrebbe potuto significare di fatto la fine della storia dei Runemagick ma, come abbiamo visto, fortunatamente non è stato così.
Richiamata la coppia ritmica all’opera nei dischi del nuovo millennio (assieme a Moilanen troviamo al basso la moglie di Rudolfsson, Emma), il musicista di Goteborg ripropone il proprio death doom d’annata, ritmato, rotolante e competente al 100%, in grado di mettere d’accordo anche ascoltatori provenienti dalle due opposte sponde, tale è l’equilibrio tra le componenti.
La mancanza di spunti innovativi è ampiamente compensata da sonorità rombanti, dall’accordatura ultra-ribassata sulla quale si staglia il ringhio di un Rudolfsson in piena forma: Tomb to Womb spicca quale brano manifesto di un lavoro che riporta piacevolmente alla luce (fioca) il “dark death metal” dei Runemagick.
Evoked From Abysmal Sleep è il classico album che riempie un vuoto senza rivelarsi necessariamente epocale: essenziale, ruvido, autentico, questo sì, ed è tutto quanto serve a chi ama crogiolarsi con queste oscure sonorità.

Tracklist:
1. After the End They Rise Again
2. Evoked from Abysmal Sleep
3. Runes of the Undead
4. A Rising Fume of Returning Death
5. Wisdom Keepers Resurrected
6. An Anthem of Olden Magic
7. Tomb to Womb
8. A Shining Spirit from Beyond

Line-Up:
Nicklas Rudolfsson – Guitars/Vocals
Emma Rudolfsson – Bass
Daniel Moilanen – Drums/Percussion

RUNEMAGICK – Facebook

SHINING

Il video di Animal, dall’album omonimo in uscita ad ottobre (Spinefarm Records).

Il video di Animal, dall’album omonimo in uscita ad ottobre (Spinefarm Records).

A distanza di tre anni tornano i norvegesi SHINING! Il nuovo album “Animal” sarà pubblicato su Spinefarm Records il 19 ottobre 2018. Disponibile da oggi il lyric video della titletrack e l’artwork dell’album:

“Animals” è già disponibile per il preorder a questo link.
L’album è stato prodotto dagli stessi Shining con la collaborazione di Sean Beavan (Marilyn Manson, Nine Inch Nails, A Perfect Circle, etc.), e Kane Churko (Five Finger Death Punch, Halestorm, Papa Roach), il figlio del leggendario Kevin Churko, che ha supervisionato il mix finale.

Gli Shining saranno in tour nei prossimi mesi, previste tre date in Italia:
19/10 – HULEN – BERGEN – NORWAY
20/10 – HØVLERIET – HAUGESUND – NORWAY
25/10 – TOU SCENE – STAVANGER – NORWAY
26/10 – ØSTSIA – KRISTIANSAND – NORWAY
27/10 – PARKTEATRET – OSLO – NORWAY
4/11 – SATAN’S HOLLOW – MANCHESTER – UK
5/11 – THE UNDERWORLD – LONDON – UK
7/11 – BOTANIQUE – BRUSSELS – BELGIUM
8/11 – LE FERRAILLEUR – NANTES – FRANCE
9/11 – BACKSTAGE BY THE MILL – PARIS – FRANCE
11/11 – REX – TOULOUSE – FRANCE
12/11 – CARACOL – MADRID – SPAIN
13/11 – BÓVEDA – BARCELONA – SPAIN
16/11 – LEGEND CLUB – MILAN – ITALY
17/11 – TRAFFIC CLUB – ROME – ITALY
18/11 – CYCLE CLUB – CALANZANO (FI) – ITALY
19/11 – VIPER ROOM – VIENNA – AUSTRIA
20/11 – REFLEKTOR – TIMISOARA – ROMANIA
21/11 – FABRICA – BUCHAREST – ROMANIA
22/11 – /FORM SPACE – CLUJ-NAPOCA – ROMANIA
25/11 – LOGO – HAMBURG – GERMANY
26/11 – CASSIOPEIA – BERLIN – GERMANY
27/11 – DAS BETT – FRANKFURT – GERMANY
28/11 – BACKSTAGE – MUNICH – GERMANY
29/11 – DÜRER KERT 041 – BUDAPEST – HUNGARY
1/12 – WINTER METAL DAYS – BOHINJSKA BISTRICA – SLOVENIA

Shining who recently announced their intention to BLOW THE DOORS OFF with new album Animal, have shared a lyric video for the title track alongside a huge run of European dates.
Multi-instrumentalist, vocalist & songwriter, frontman Jørgen Munkeby comments, “while writing these songs we always thought about how we could make sure they would sound awesome in a live setting. Now we finally get to play them there! In club somewhere in Europe, with a sweaty and excited audience screaming along! Can’t wait to see you all there!”
With new album Animal set for release on 19th October through Spinefarm, Munkeby is making his most audacious move yet with the former jazz-metal collective.
“I was tired of doing the same thing,” he explains. “I was done with ‘Blackjazz’ and wanted to create something new and exciting. I needed a change. I’m finally at the point where I have nothing to lose and everything to win. We had 360 degrees to play with so we could’ve gone in any direction. This new record is more Muse than Meshuggah, more Ghost than Gojira, and more Biffy Clyro than Burzum!”

From its retina-frying artwork to its relentless stream of memorable refrains, Animal is simply the ultimate 21st century party metal carnival. Entirely saxophone-free yet utterly unmistakable as a Shining release, it’s the Norwegians’ most startling record yet.
For title track Animal, Jørgen comments:
“When we wrote Animal, we knew that we would want to announce the album with that song! It’s just such a fun and rocking number, and I also can’t wait to open our live shows with it! Wolf howl, and GO!”

SHINING online:
www.facebook.com/shiningnorway/
www.instagram.com/shiningnorway/

Zombiefication – Below The Grief

Il duo messicano, come da tradizione, ha dato vita ad un lavoro di matrice death metal, apocalittico e distruttivo in ogni sua nota, che si colloca tra le opere consigliate particolarmente ai fans del metal estremo.

Un’apocalisse zombie si abbatte sulla Terra con la forza del giudizio universale, i morti camminano e si cibano dei vivi mentre intorno il mondo brucia, accompagnato dalla colonna sonora del duo messicano Zombiefication, band attiva da quasi dieci anni e con tre full length già editi ai quali si aggiunge questo devastante lavoro intitolato Below The Grief.

Mr.Jacko (basso e chitarra) e Mr.Hitchcock (voce) tornano, a quattro anni esatti dal precedente Procession Through Infestation, con questo massacro death metal scarno ed essenziale, tra devastanti accelerazioni e potenti parti cadenzati, un canto che più che un growl tipico del genere risulta un urlo belluino che attraversa sette brani a formare un’opera senza compromessi.
Riff apocalittici formano un sound estremo che non lascia speranza, l’atmosfera che si respira all’ascolto è quella di un disperato ed ormai inutile grido di aiuto, mentre il death metal del duo si potenzia di veloci parti thrash e le parti rallentate disegnano nella mente le lunghe marce in cerca di cibo delle centinaia di migliaia di zombie che vagano per città distrutte.
Il sound risulta un death metal old school di matrice statunitense, una letale mazzata inferta senza pietà, con l’atmosfera di orrore apocalittico che dà vita ad insano metallo estremo con cui il duo crea brani devastanti come l’opener Blood Falls, Death To Its Son e Hunger Undying.
Il duo messicano, come da tradizione, ha dato vita ad un lavoro di matrice death metal, apocalittico e distruttivo in ogni sua nota, che si colloca tra le opere consigliate particolarmente ai fans del metal estremo.

Tracklist
1.Blood Falls
2.Deliverance From The Astral Sea
3.Echoes Of Light
4.From death To Its Son
5.Heavy Is The Crown
6.Hunger Undying
7.Sky Burial

Line-up
Mr.Jacko – Bass Guitars
Mr.Hitchcock – Vocals

ZOMBIEFICATION – Facebook

POKERFACE

Il video di “Creepy Guests”, dall’album Game On (M&O Music).

Il video di “Creepy Guests”, dall’album Game On (M&O Music).

Lineup:
LadyOwl – vox
Xen Ritter – guitars
Mike Fogel – guitars
DedMoroz – bass
Roman Pankow – drums
Alina Derkach – guest star

Video production, post-production and effects: Dmitry Morsus (AMORSUS STUDIO)
Location: Sunlightstudio, Moscow
Recording, mastering and mixing: Konstantin Vihrev
Backline: MetalStuff

https://www.facebook.com/pfacegroup/

Nhor – Wildflowers

Nhor compie una sorta di miracolo musicale, proponendo un’ora e venti di musica ambient di stupefacente qualità, tenendosi ampiamente alla larga dal rischio di tediare l’ascoltatore che, anzi, troverà in maniera naturale il modo compenetrarsi con tali sonorità.

Quello di Nhor è un nome che avevamo già incontrato ai tempi di IYE, quando ci fu l’occasione di parlare di un bellissimo lavoro come Within the Darkness Between the Starlight.

All’epoca il musicista britannico riusciva a fondere mirabilmente la musica ambient con pulsioni black metal, andando a creare un ibrido in assoluto non innovativo ma sicuramente carico di rara intensità emotiva.
Con il tempo la parte estrema si è praticamente azzerata, lasciando spazio in maniera tutto sommato naturale alla sola componente ambient, consistente in un delicato e mai stucchevole lavoro pianistico.
Questo Wildflowers non è in realtà un album di inediti ma rappresenta la compattazione in un solo formato dei quattro ep dedicati alle stagioni usciti lo scorso anno tra aprile e dicembre.
Il lavoro viene così offerto dalla Prophecy Productions in versione doppio vinile e fornisce l’occasione di ascoltare in sequenza le quattro parti che, in tal modo, vanno a formare un’opera a sé stante come probabilmente era già inizialmente l’intenzione dell’autore.
Nhor compie una sorta di miracolo musicale, proponendo un’ora e venti di musica ambient di stupefacente qualità, tenendosi ampiamente alla larga dal rischio di tediare l’ascoltatore che, anzi, troverà in maniera naturale il modo compenetrarsi con tali sonorità.
Quello offerto dal compositore inglese è, in fondo, il circolare flusso musicale che accompagna le stagioni della nostra esistenza, ripartendo ogni volta daccapo come se ognuna di esse fosse la prima, o magari l’ultima ad essere vissuta ed assaporata.
Wildflowers è un’opera nella quale l’approccio pianistico essenziale (il modus operandi non è dissimile ovviamente da quello del maestro Eno) è l’antitesi della svolazzante ridondanza dei neoclassici; a Nhor non servono particolari artifici per emozionarci e trasportarci dolcemente in un’altra dimensione spazio temporale: l’ascolto di un brano di rara limpidezza come I Have No Stars Left to Wish Upon è sufficientemente esemplificativo di quanta bellezza sarà possibile rinvenire in questo magnifico doppio album.

Tracklist:
Disc 1
1. Windowpanes
2. Knelt at the Altar that Lays Atop the Stars
3. And So Passes the Glory of Our World
4. There was a Time When I Knew the Way
5. Wildflowers
6. Vernal
7. Let the Rains Knock at My Door
8. In Moonlight

Disc 2
1. Light, Sing to Me
2. Where Morning Breaks Over the Pines
3. I Have No Stars Left to Wish Upon
4. Even in Dreams
5. You Will Never Shine as Bright as the Moon
6. I Remember
7. Sunlit Rest

Disc 3
1. All That Is Sacred to Me
2. Where They Once Were
3. The Trees Knew Not of Me Then
4. Moonfall
5. We Set Their Bodies Free in the Cold River
6. What We Hid in the Night
7. Fire Promises Guidance
8. In Search of Those We Lost
9. Fate

Disc 4
1. Bereft
2. Murmurations Above Me
3. Owls Through Snowfall
4. Wreaths of Hoarfrost
5. The Moon Belongs to All and None
6. They Leave No Trace
7. I Found You There, Beside the Night
8. Mercy

Line-up:
Nhor – Everything

NHOR – Facebook

Deaf Havana – Rituals

Il ritorno dello scorso anno aveva fatto ben sperare i fans del gruppo e la conferma del ritrovato stato di salute dei Deaf Havana arriva oggi con questo buon lavoro, consigliato agli amanti dei suoni rock dal taglio melodico e dall’anima indie.

Poco meno di un anno è passato da All These Countless Nights, album che risultava per James Veck-Gilodi e di suoi Deaf Havana una sorta di nuovo inizio dopo uno tsunami di problemi che ha attanagliato la band per molti anni.

Ora il cantante e chitarrista inglese ha preso in mano il presente e futuro del gruppo e ha scritto questo nuovo album, aiutato ovviamente dai musicisti che compongono i Deaf Havana e che hanno saputo assecondare la vena del loro leader espressa in Rituals, una raccolta di brani rock/indie/pop, melodici e maturi, d’autore per quanto il genere strizzi comunque l’occhio al circuito mainstream.
Un album intimo, mai sopra le righe e dalle atmosfere rock delicate, un raffinato quadro musicale che non lascia mai campo all’elettricità, al limite si dilata in tracce ed aperture melodiche che dal pop prendono l’appeal, dall’indie e dall’alternative spunti meno lineari del solito e dal rock quel modo di esprimersi delicatamente introverso e ribelle.
Rituals è un album nato e scritto per il suo autore, ovviamente protagonista con la sua voce e la sua chitarra , ma valorizzato da tutti i musicisti coinvolti nel progetto Deaf Havana: una raccolta di brani che in pochi minuti nascono, crescono e maturano tra raffinate impennate rock e delicate semi ballad che sono il fulcro del sound creato da James Veck-Gilodi e soci.
Più ragionato, anche se scritto in pochi mesi, e meno urgente del suo predecessore, Rituals vive però di canzoni emozionali, con quella vena malinconica che sottolineava anche i migliori episodi del suo predecessore, come Ritual, Holy, Fear e la bellissima Worship.
Il ritorno dello scorso anno aveva fatto ben sperare i fans del gruppo e la conferma del ritrovato stato di salute dei Deaf Havana arriva oggi con questo buon lavoro, consigliato agli amanti dei suoni rock dal taglio melodico e dall’anima indie.

Tracklist
1.Wake
2.Sinner
3.Ritual
4.Hell
5.Holy
6.Saviour
7.Fear
8.Pure
9.Evil
10.Heaven
11.Worship
12.Saint

Line-up
James Veck-Gilodi – Vocals, Guitars
Matthew Veck-Gilodi – Guitars
Lee Wilson – Bass
Tom Ogden – Drums, Percussions
Max Britton – Piano, Keyboards

DEAF HAVANA – Facebook

Annisokay – Arms

Gli Annisokay propongono un metalcore molto moderno e melodico, con una doppia voce, ovvero il cantato più metal e quello più pulito che funzionano molto bene assieme.

Se volete avere uno sguardo esaustivo sul metal moderno, o se volete ascoltare il meglio del metalcore insieme ad una robusta dose di elettronica o di post hardcore, Arms è il disco che fa per voi e che vi eviterà tante delusioni.

I tedeschi Annisokay sono una delle band migliori in circolazione in campo modern metal e metalcore, e hanno molto di più degli stilemi di questi due generi. Il loro nome nasce dal testo di una canzone di Michael Jackson, uno dei loro idoli che hanno anche omaggiato in passato con una cover, e più precisamente da Smooth Criminal dove si parla di una ragazza che si chiama Annie e che viene attaccata nel suo appartamento, e non se ne sa più nulla, quindi Annie is Okay ? Da qui nel 2007 da Halle an der Saale, ha inizio la storia di uno dei gruppi europei che stanno avendo maggior successo, grazie ad una molto intensa attività live, basti vedere il prossimo tour che li porterà via per molto tempo e che attraverserà in maniera massiva soprattutto gli Stati Uniti e la natia Germania, passando anche per il Giappone. I tedeschi propongono un metalcore molto moderno e melodico, con una doppia voce, ovvero il cantato più metal e quello più pulito che funzionano molto bene assieme. Uno dei tratti distintivi del gruppo sono le tastiere che sono presenti in maniera adeguata, andando ad arricchire il suono che è molto florido. Tutto il suono e quindi il disco funzionano molto bene, e oltre ad una ricerca della melodia vi è anche un ottimo bilanciamento con le parti più pesanti, ma soprattutto ci sono idee chiare. Gli Annisokay hanno la loro impronta immediatamente riconoscibile e non vanno dietro a quello che può piacere, anche se sono ottimi per il mercato statunitense. Il lavoro si fa ascoltare molto bene, ha tante ottime idee e riesce ad essere coinvolgente e caldo, con un fortissimo immaginario anni ottanta. Un ottimo disco di metal moderno, e un altro notevole gruppo nel solidissimo palinsesto della Arising Empire, sussidiaria della Nuclear Blast per il campo modern metal.

Tracklist
1.Coma Blue
2.Unaware
3.Good Stories
4.Fully Automatic
5.Sea of Trees
6.Innocence Was Here
7.Humanophobia
8.End of the World
9.Escalators
10.Private Paradise (feat. Chris Fronzak)
11.One Second
12.Locked Out, Locked In

Line-up
Dave Grunewald – Shouts
Christoph Wieczorek – Clean Vocals/Guitar
Norbert Kayo – Bass
Philipp Kretzschmar – Guitar
Nico Vaeen – Drums

ANNISOKAY – Facebook

Le Ceneri – Demo

Ispirazioni ed influenze che toccano lidi tradizionali ed importanti ed un impatto volto a distruggere nella più malvagia oscurità, depongono a favore di un esordio che fa ben sperare per il futuro.

Proposta assolutamente underground consigliata da MetalEyes agli appassionati di death metal: Le Ceneri sono un gruppo proveniente da Belluno e questo demo di quattro pezzi è il loro primo devastante atto di forza.

Un death metal che, per forza ed impatto, si può senza dubbio definire brutal: il sound del gruppo infatti è un uragano estremo massiccio e compatto, con l’uso sia dell’idioma inglese che italiano (Smirne Brucia, notevole brano tra violente raffiche di vento atomico e pachidermiche sfumature vicine al doom).
La band è nata da pochi mesi ed è formata da Alvise Cappello (voce e basso), Guglielmo Cappello (chitarra) e Carlo Guadalupi (Chitarra): il loro lavoro, oltre alla già citata Smirne Brucia, si compone di altre tre tracce, l’opener Apostasia, primo urlo bestiale, la brutale Novit Dominus Qui Sunt Eius e la tellurica Scared To Death.
Ispirazioni ed influenze che toccano lidi tradizionali ed importanti (Morbid Angel/Hate Eternal in primis) ed un impatto volto a distruggere nella più malvagia oscurità, depongono a favore di un esordio che fa ben sperare per il futuro.

Tracklist
1.Apostasia
2.Novit Dominus Qui Sunt Eius
3.Scared To Death
4.Smirne Brucia

Line-up
Alvise Cappello – Vocals, Bass
Guglielmo Cappello – Guitars
Carlo Guadalupi – Guitars

LE CENERI – Facebook

Lizzies – On Thin Ice

Le ragazze spagnole non si lasciano attrarre da soluzioni moderne e guardano invece ad un passato glorioso per il rock al femminile, fatto e scritto da gentaglia come le Runaways o le Girlschool.

Hard & heavy sanguigno e verace, non così moderno come quelli di molte band attuali, ma con un piedino ben saldo nel metal/rock di matrice ottantiana.

Le Lizzies da Madrid licenziano il secondo lavoro sulla lunga distanza, successore di Good Luck uscito un paio di anni fa sempre per The Sign Records, con il loro hard rock che non disdegna impennate heavy e ritmiche rock’n’roll e che ha nella sua anima vintage l’arma in più per risultare personale, in una scena nella quale i gruppi del genere finiscono inesorabilmente nella trappola dell’alternative.
Nulla di tutto ciò capita alle ragazze spagnole, che non si lasciano attrarre da soluzioni moderne e guardano invece ad un passato glorioso per il rock al femminile, fatto e scritto da gentaglia come le Runaways o le Girlschool.
Diretto come un pugno in pieno volto, il sound di On Thin Ice risulta quindi più verace e senza fronzoli rispetto al passato: le Lizzies puntano ad un approccio che rivela un’urgenza espressiva più accentuata rispetto al passato ed il sound ci guadagna non poco, trovando la perfetta dimensione per il sound delle quattro rockers .
La band ruggisce per quaranta minuti, i brani si susseguono tra sferragliante rock e poche ma potenti sfumature metal, le chitarre urlano tra solos e ritmiche adrenaliniche in un lotto che, partendo dall’opener Like An Animal, non concede tregua.
Le icone del rock al femminile si uniscono a Thin Lizzy, ed in parte Motorhead, nel imprimere il loro marchio su un ipervitaminico lavoro, nel quale il singolo Final Sentence è solo uno dei candelotti di dinamite lanciati dalle Lizzies sulle vostre teste: attenti al botto e ai danni collaterali.

Tracklist
1.Like An Animal
2.No Law City
3.I’m Paranoid
4.Playing With Death
5.Real Fighter
6.Talk Shit And Get Hit
7.Final Sentence
8.Rosa María
9.World Eyes On Me
10.Love Is Hard
11.The Crown

Line-up
Elena – Vocals
Patricia – Guitars
Marina – Bass

LIZZIES – Facebook

Faction Senestre – Civilisation

Un rumorismo dronico e industriale fa da tappeto sonoro a testi declamati in lingua madre, invero molto interessanti per la loro feroce quanto esplicita critica della modernità: questo chiaramente rende il tutto affascinante quanto dannatamente ostico.

Faction Senestre è un progetto di nuovo conio formato da membri di band di un certo spicco della scena francese come Still Volk, Rosa Crux, Malhkebre e Sektarism.

Quello che ne scaturisce è un brano sperimentale della durata di oltre 20 minuti, suddiviso in quattro parti, che mette sicuramente a dura prova l’apertura mentale dell’ascoltatore medio.
Un rumorismo dronico e industriale fa da tappeto sonoro a testi declamati in lingua madre, invero molto interessanti per la loro feroce quanto esplicita critica della modernità: questo chiaramente rende il tutto affascinante quanto dannatamente ostico.
Resta il fatto che questi musicisti transalpini sanno il fatto loro e, pur scendendo su un terreno molto scivoloso, riescono a mettere in scena una riproduzione credibile di sonorità avanguardiste per quanto, ovviamente, Civilisation si vada a collocare decisamente al di fuori di quelli che sono i normali ascolti.
Difficile quindi affibbiare all’operato dei Faction Senestre le semplicistiche etichette di bello o brutto: tutto dipende dal tipo di approccio, dalla sensibilità e dal desiderio di farsi scuotere che ciascuno possiede; detto ciò, personalmente trovo Civilisation un’opera di un certo spessore, musicalmente e concettualmente, il che desta quindi una certa curiosità nei confronti di eventuali prossimi sviluppi di questo progetto.
Ta civilisation est en péril, je le prédis et tu t’enfuis

Tracklist:
1. Ta Civilisation

Hanzel Und Gretyl – Satanik Germanik

Satanik Germanik è un album non imprescindibile ma senz’altro gradevole, costellato di buone intuizioni ritmiche e melodiche: basta ed avanza per ascoltarlo con un certo interesse.

In auge fin dagli anni novanta, gli Hanzel Und Gretyl, nonostante esibiscano un monicker, i titoli degli album e, in genere, un immaginario che riporta alla Germania, sono in realtà un duo newyorchese composto da Kaizer Von Loopy e Vas Kallas.

Anche le sonorità prescelte, sotto forma di un industrial elettronico (specialmente nella prima fase della carriera), ha reso la coppia decisamente contigua a sonorità tipicamente teutoniche, portandola a supportare nei tour americani i colossi germanici Rammstein, oltre a Marylin Manson e i Prong.
Con un tale pedigree era difficile attendersi dagli Hanzel Und Gretyl un album deludente, specialmente se si hanno nelle corde certe sonorità marziali, a tratti volutamente becere ed eccessive nonché intrise di un particolare senso dell’humour.
Satanik Germanik, ottavo full length della discografia, prosegue dunque sulla falsariga del precedente Black Forest Metal, che aveva già visto un indurimento in direzione metallica del sound e va detto che questa ibridazione si rivela davvero efficace.
Ogni brano è connotato da un groove spesso irresistibile e, anche quando i ritmi si rallentano parzialmente, ne scaturiscono cose notevoli, come I Am Bad Luck, condotta dalla lasciva interpretazione di Vas Kallas.
A fare da contraltare arriva puntualmente la successiva Trinken mit der Kaizer (Die Bierz from Hell), dai riff squadrati di scuola rammsteiniana, episodio trascinante quanto antitetico ad ogni idea di raffinatezza musicale.
In generale, però, la bravura nel trattare la materia in modo tale da renderla credibile, esibita da questi collaudati musicisti, rende la raccolta una buona occasione di rifarsi le orecchie per coloro ai quali mancano dannatamente Lindemann e soci, senza dimenticare spunti provenienti dai migliori Manson, Rob Zombie o Ministry, il tutto condito in salsa germanica meglio di quanto saprebbero fare le stesse band autoctcone.
Se il rischio di scadere nel kitsch fine a sé stesso è molto alto, gli Hanzel Und Gretyl lo scongiurano brillantemente grazie ad un’attenzione alla forma canzone che rende ogni episodio degno d’attenzione, con menzione particolare per i più riusciti e coinvolgenti Black Six Order, Weisseswald e Hellfire und Grimmstone, oltre alle tracce di apertura e di chiusura, Golden Dammerung e Kinamreg Kinatas, che sono di fatto lo stesso brano basato su canti simil-gregoriani poggiat,i nel primo caso, su una base elettronica e, nel secondo, scossi invece da un più pesante riffing.
Satanik Germanik è un album non imprescindibile ma senz’altro gradevole, costellato di buone intuizioni ritmiche e melodiche: basta ed avanza per ascoltarlo con un certo interesse.

Tracklist:
1. Golden Dammerung
2. We Rise as Demons
3. Black Six Order
4. Weisseswald
5. I Am Bad Luck
6. Trinken mit der Kaizer (Die Bierz from Hell)
7. Hellfire und Grimmstone
8. Sonnenkreuz
9. Unter alles
10. 13 Moons
11. Kinamreg Kinatas

Line-up:
Kaizer Von Loopy – Guitars, Programming, Vocals
Vas Kallas – Vocals, Bass

HANZEL UND GRETYL – Facebook

KADAVAR

Il video di ‘You Found The Best In Me’, dall’album dal vivo “Live in Copenhagen” in uscita a novembre (Nuclear Blast).

Il video di ‘You Found The Best In Me’, dall’album “Rough Times” (Nuclear Blast).

I rocker berlinesi KADAVAR hanno annunciato la pubblicazione del nuovo album dal vivo “Live in Copenhagen”, contenente il concerto tenutosi nella capitale danese, al Pumpehuset, a novembre 2017, in occasione del tour di supporto dell’ultimo disco in studio “Rough Times”.

“Live in Copenhagen” sarà disponibile come bonus CD della tour edition di “Rough Times” e in vinile. L’uscita è fissata per il 12 ottobre 2018 su Nuclear Blast.

I pre-ordini sono attivi: http://www.nuclearblast.com/kadavar-roughtimeste

Tracklist:
“Rough Times” tour edition bonus CD
1. Skeleton Blues
2. Doomsday Machine
3. Pale Blue Eyes
4. Into The Wormhole
5. The Old Man
6. Die Baby Die
7. Black Sun
8. Living In Your Head
9. Into The Night
10. Forgotten Past
11. Tibulation Nation
12. Purple Sage

“Live in Copenhagen” Vinile
1. Skeleton Blues
2. Doomsday Machine
3. Pale Blue Eyes
4. Into The Wormhole
5. The Old Man
6. Die Baby Die
7. Black Sun
8. Living In Your Head
9. Into The Night
10. Forgotten Past
11. Tibulation Nation
12. Purple Sage
13. All Our Thoughts
14. Come Back Life

www.kadavar.com
www.facebook.com/kadavarofficial
www.nuclearblast.de/kadavar

Psychotomy – Aphotik

Aphotik dimostra come non bisogna andare troppo distante dai confini nazionali per ascoltare death metal classico di ottimo livello: gli Psychotomy offrono un album potente, purulento e devastante degno delle band migliori del genere.

Una mazzata niente male questo nuovo lavoro degli Psychotomy, band veneta attiva da otto anni e con due lavori alle spalle, l’ep Transcend the Absolution del 2012 ed il primo full length licenziato nel 2015 ed intitolato Antinomia.

Il trio proveniente dal nord est italico veneto ci travolge con il suo dissonante metal estremo: Aphotik risulta infatti un muro sonoro invalicabile a base di death metal old school, con le sue influenze bel delineate, ma con una forza espressiva che convince già dalle prime battute.
Dalla prima note dell’opener Towards the Pillars of Chaos/Kenosis ci si imbatte in un unico e devastante ammasso di carne putrescente, l’album non concede pause, i rallentamenti si alternano con sfuriate estreme, riff per nulla scontati formano altissimi ed impenetrabili muri di note estreme valorizzati da un songwriting di ottimo livello.
Una quarantina di minuti è la durata perfetta per seguire senza distrarsi la musica offerta da autentici e penetranti esempi di death metal di scuola Incantation/Immolation come Evidence Of Tyranny, Blood Red Kvlt, o la monumentale Ascent Through Malevolent.
Aphotik dimostra come non bisogna andare troppo distante dai confini nazionali per ascoltare death metal classico di ottimo livello: gli Psychotomy offrono un album potente, purulento e devastante degno delle band migliori del genere.

Tracklist
1.Towards the Pillars of Chaos/Kenosis
2.Evidence of Tyranny
3.Witness of Void
4.Blasphemous Inception
5.Blood Red Kvlt
6.Ascent Through Malevolence
7.Conjuring the Abyss
8.Beyond the Eternal Omega
9.Lethe

Line-up
L.D.R – Guitars & Vocals
I.B. – Guitars
M.V. – Drums

PSYCHOTOMY – Facebook

Vanhävd – Låt köttet dö

I Vanhavd mettono in mostra un sound decisamente personale, all’interno del quale trovano spazio in misura equilibrata melodia e robustezza del riffing, rallentamenti asfissianti e intriganti accelerazioni ritmiche, per un risultato oggettivamente esaltante per chi ama il genere.

Låt köttet dö (lascia morire la carne) è l’ep d’esordio per questo impressionante gruppo svedese denominato Vanhävd (scomparso).

La traduzione del monicker e del titolo dell’album, ovviamente, ci portano su territori in cui il dolore che si fa musica è di casa, ed infatti i nostri ci offrono circa venticinque minuti di magistrale death doom.
Influenzato concettualmente dal pensiero del filosofo antinatalista norvegese Peter Wessel Zapffe, il gruppo mette in mostra un sound decisamente personale, all’interno del quale trovano spazio in misura equiblirata melodia e robustezza del riffing, rallentamenti asfissianti e intriganti accelerazioni ritmiche, per un risultato oggettivamente esaltante per chi ama il genere.
La title track dice molto sulle potenzialità della band scandinava, con il suo incipit drammatico e l’inquietante melodia chitarristica screziata dal canto feroce di Adam Skog, e non è da meno Om den vulgära farsens nonsense, inaugurata da un sempre poco rassicurante suono di carillon che prelude ad una splendida e struggente armonia creata dal tremolo chitarristico, mentre la conclusiva Drömmaren offre una fase centrale all’insegna di un disperato black doom.
Oltre alla qualità sorprendente della musica offerta, propedeutico ad un possibile futuro capolavoro su lunga distanza, è un grande merito quelli dei Vanhävd l’aver di fatto divulgato il pensiero di Zappfe, sbrigativamente liquidato come un manifesto di pessimismo quando, invece, sarebbe molto più onesto definirlo crudo realismo: mai come di questi tempi le sue parole acquistano ancor più peso specifico.
Niente esiste senza di lui (l’uomo) , tutte linee convergono verso di lui, il mondo non è altro che uno spettrale eco della sua voce. Salta in piedi urlando a squarciagola, vorrebbe vomitare se stesso sulla terra insieme al suo impuro pasto; sente incombere la pazzia e vorrebbe darsi la morte prima di perderne la capacità.
Ma mentre soppesa l’imminente morte, ne afferra anche la natura e le cosmiche implicazioni. La sua immaginazione creativa costruisce nuove spaventose prospettive dietro la cortina della morte e vede che anche lì non c’è salvezza.
Adesso può discernere i contorni dei propri termini biologico – cosmici: egli è il prigioniero senza speranza dell’universo, destinato a prospettive ignote
Da quel momento è in uno stato di panico senza fine.”

Tracklist:
1. Låt köttet dö
2. Om den vulgära farsens nonsens
3. Drömmaren

Line-Up:
Emil Hlmgren – Bass
Michael Lofgren – Drums
Emil Ahlström – Guitars (lead)
Kristian Larsson – Guitars (rhythm)
Jonas Karlsson – Synthesizers
Alexander Kassberg – Synthesizers
Adam Skog – Vocals

VANHAVD – Facebook

Barros – More Humanity Please

Paul Barros, pur lasciando intravedere la sua ottima tecnica chitarristica, lascia la scena alle canzoni, ottimi esempi di hard rock melodico raffinato, a tratti graffiante ma pur sempre debordante di melodie.

Due passi nell’hard rock melodico di classe con questo splendido lavoro ad opera di Paul Barros, chitarrista dei portoghesi Tarantula, qui con il progetto solista che porta il suo nome ed una band che vede Pico Moreira alla batteria, Vera Sá al basso e soprattutto il singer Ray Van D, protagonista di una performance che ricorda i migliori interpreti del genere.

I Barros debuttano quindi con un album molto bello: il chitarrista pur lasciando intravedere la sua ottima tecnica strumentale, lascia la scena alle canzoni, ottimi esempi di hard rock melodico raffinato, a tratti graffiante ma pur sempre debordante di melodie.
Preceduto dal singolo My Everything, mixato e masterizzato da Harry Hess (Harem Scarem), More Humanity Please vive del talento dei suoi protagonisti, dal cantato di razza di Ray Van D alla chitarra di Barros, raffinata anche quando l’atmosfera si riempie di elettricità: dieci brani di classe, per una quarantina di minuti immersi nel caldo abbraccio del rock duro di matrice melodica, venato di aor e che richiama in molte tracce i Van Halen era Sammy Hagar.
Il singolo My Everything è la canzone perfetta per aprire l’album, grintosa con classe, pregna di melodie così come la seguente Disconnected, con l’album che decolla subito e prima della ballad Tearing As Apart, ci regala ancora due splendide hard rock songs; Kingdom For A Day e Take Me Us I Am.
More Humanity Please, brano che dà il titolo all’album è una ballad che profuma di west coast, mentre la conclusiva How Does It Feel è un grintoso hard rock che ci dà appuntamento al prossimo giro sulla giostra melodica condotta da Paul Barros e dalla sua band: il consiglio agli amanti del genere è quello di non perdersi questo meritorio lavoro.

Tracklist
1.My Everything
2.Disconnected
3.My Kingdom For A Day
4.Take Me Us I Am
5.Tearing Us Apart
6.When It Rains It Pur
7.Live Before We Die
8.A Love That Shines
9.More Humanity Please
10.How Does It Feel

Line-up
Paulo Barros – Guitar
Vera Sa – Bass
Pico Moreira – Drums
Ray Van D – Vocals

BARROS – Facebook

Tornado – Commitments To Excellence

Thrash, street metal, punk rock e hard core, non manca nulla nel sound di questi quattro ragazzacci finlandesi, una bassa pressione rock’n’roll che vi travolgerà con la forza di cento twister uniti per portare caos e distruzione per quaranta minuti di musica che colpisce direttamente ai bassifondi.

Cercate riparo il più presto possibile perché il tornado thrash/street metal finlandese sta per abbattersi su di voi, come successo un paio di anni fa quando il cantante Superstar Joey Severance e compagni licenziarono il devastante Black President.

Questa volta tocca alla Rockshots la responsabilità d’aver liberato questo fortunale metallico intitolato Commitment To Excellence, l’ennesimo massacro sonoro targato Tornado.
Thrash, street metal, punk rock e hard core, non manca nulla nel sound di questi quattro ragazzacci finlandesi, una bassa pressione rock’n’roll che vi travolgerà con la forza di cento twister uniti per portare caos e distruzione per quaranta minuti di musica che colpisce direttamente ai bassifondi, con la potenza del metal e l’irriverenza sfrontata del punk’n’roll.
Pronti e via, White Horse Of The Apocalypse ci investe con tutta la sua potenza thrash metal, così come Global Pandemic, mentre The Flight Of Yuri Gagarin, tra parti veloci ed altre cadenzate, risulta una delle tracce migliori dell’album.
I musicisti ci sanno fare eccome, quindi non troviamo solo attitudine ed impatto, ma anche una discreta tecnica al servizio dello tsunami che letale si abbatte su di noi in veste thrash metal con la travolgente in Endless Forms Of Torment e con la pesantissima Supremacy, altre due mazzate niente male per quello che a mio avviso è l’album più estremo del combo nord europeo.
At The Chapel Of Rest conclude il lavoro, confermando l’impatto che il gruppo riversa su una raccolta di brani devastanti, in un crescendo di potenza che si alimenta come una tempesta prima di sfogare tutta la sua forza sull’ascoltatore.
Valorizzato da una manciata di ospiti come Karl Sanders, Niko Kalliojärvi, Ross Dolan, Adam Phillips e Glen Drover, Commitment To Excellence è la conferma del valore dei Tornado, i quali si abbatteranno su di voi con tutta la loro potenza.

Tracklist
1. A Minute Of Nothing
2. White Horse Of The Apocalypse (Solo: Karl Sanders/Nile. Additional Vocals: Niko Kalliojärvi/ex-Amoral)
3. Global Pandemic
4. Spirit And Opportunity (Additional Vocals: Ross Dolan/Immolation)
5. The Flight Of Yuri Gagarin
6. Endless Forms Of Torment (Additional Solo: Adam Phillips/Pro-Pain)
7. Through Difficulties To Victory
8. Supremacy
9. Chaos Among The Ruins
10. United Forces (S.O.D. Cover)
11. At The Chapel Of Rest (Additional Solo: Glen Drover/ex. Megadeth)

Line-up
Superstar Joey Severance – Vocals
Tommy Shred – Lead Guitar
Henry Steel – Bass
Jimmy the Grey – Drums

TORNADO – Facebook

SILVER P

Il video di Memories, dall’album omonimo in uscita a settembre (Red Cat).

Il video di Memories, dall’album omonimo in uscita a settembre (Red Cat).

SILVER P, il nuovo progetto di PUGNALE (alias Roberto Colombini), lancia il nuovo singolo “Memories”, che sarà disponibile in tutti gli store digitali e in streaming da venerdì 7 settembre, tramite The Orchard!

Annunciata inoltre la data di presentazione del nuovo album omonimo:
GIOVEDì 25 OTTOBRE
McCulloughs Irish Pub (Lucca)
www.facebook.com/McCulloughs-Irish-1626235747647765

Memories è una Power ballad con sonorità cupe ed influenze grunge, che sfociano nel metal puro nella parte centrale. Un brano dove i ricordi tornano a galla per tormentare la mente del protagonista; mente offuscata da un passato mai dimenticato.

CONTATTI ARTISTA:
www.facebook.com/SilverPugnale

LABEL:
www.redcatpromotion.com

Taina – Seelenfresser

Il gruppo di Brema è con questo disco al debutto, e si può dire che sia positivo, anche perché era da tempo che non si ascoltava un lavoro di industrial metal fatto con questa passione e con l’amore per la dance anni novanta come i Prodigy.

I Taina sono uno dei migliori gruppi di industrial metal tedeschi nati dopo la venuta sulla terra dei Rammstein, che hanno aperto la strada a tante band, ma ben pochi della qualità della band nata nel 2010.

Il loro suono è una commistione fra metal ed elettronica, il tutto molto veloce e con chitarre pesanti, ma con un gusto fortemente retrò, in stile Orgy per intenderci. Una cosa molto particolare sono le loro chiare e persistenti radici punk hardcore, soprattutto in ambito di costruzione e velocità della canzone. Il gruppo di Brema è con questo disco al debutto, e si può dire che sia positivo, anche perché era da tempo che non si ascoltava un lavoro di industrial metal fatto con questa passione e con l’amore per la dance anni novanta come i Prodigy. Il cantato in tedesco calza a pennello per questa musica, e poi dopo i Rammstein ciò non colpisce più, anzi l’industrial metal in tedesco è un vero e proprio genere, e se la qualità media non è per nulla eccelsa i Taina fanno eccezione. Seelenfresser è un disco che potreste giudicare come ovvio, invece non lo è affatto, ha anzi molti spunti originali pur se non si inventa nulla, ma soprattutto è divertente e non ha timore di essere ciò che vuole essere. Nel genere industrial metal è sicuramente una delle migliori uscite degli ultimi tempi e poterebbe essere una porta dalla quale potrebbero entrare nuovi estimatori che ancora non conoscono questa cyber musica. I Taina, anche grazie alla forte vena dance punk, sono diversi dal resto dei gruppi e hanno anche un vero amore per il metal. Uno dei due remix del disco, quello della canzone che dà il titolo al disco, è della figura che ha saputo coniugare maggiormente la dance al metal, ovvero Zardonic, il dj venezuelano che apprezzerete moltissimo perché fa un remix che vale il disco. Un album divertente che, senza pretese, arriva dove la band si è prefissata.

Tracklist
1.Schrei nicht
2.Pseudogott
3.Teil von mir
4.Folge mir
5.Perfekte Dunkelheit
6.Seelenfresser
7.Allein
8.Alles endet hier
9.Seelenfresser (Zardonic Remix)
10.Devil-M – Savior Self (TAINA Remix)

Line-up
WoLand – Vocals & Synths
SerZh – Guitars
Hannes – Drums
Marcel – Bass

TAINA – Facebook

Ravens Creed – Get Killed or Try Dying

Get Killed or Try Dying segue dunque la strada intrapresa dai Ravens Creed, quella di suonare death metal minimale e old school, che non manca di farsi accompagnare da un’urgenza thrash di scuola slayerana per un altro esempio di metal estremo da consigliare ai fans del genere.

Death metal d’impatto e senza compromessi, assolutamente old school nella forma e nelle intenzioni è quanto offerto dai Ravens Creed.

Il gruppo britannico, nato per volere di due vecchie conoscenze della scena come Steve Watson (Iron Monkey / Cerebral Fix) e Jay Graham (Skyclad / Return to the Sabbat / Undergroove), torna sul mercato con il quarto full length della propria carriera, nata tra i vicoli e i locali londinesi nel 2006, a distanza di tre anni dal precedente Ravens Krieg, di cui ci eravamo occupati al momento dell’uscita.
Il sound del gruppo non si discosta da quello che avevamo potuto ascoltare tre anni fa, trattandosi di un death metal feroce, battagliero e minimale, con tredici brani sparati come cannonate in appena mezzora scarsa di guerra totale.
Get Killed or Try Dying segue dunque la strada intrapresa dai Ravens Creed, quella di suonare death metal minimale e old school, che non manca di farsi accompagnare da un’urgenza thrash di scuola slayerana per un altro esempio di metal estremo da consigliare ai fans del genere.
Dead Bird On Winchester Street arriva come una tempesta dopo l’intro ed inizia così il massacro a colpi di death/thrash metal, dove una dopo l’altra le tracce si susseguono veloci come tempeste di fuoco in mezzo alla battaglia.
Jay Graham è il solito martello ritmico, una macchina da guerra senza soluzione di continuità, il growl di Al Osta segue l’evoluzione dei brani che non disdegnano potentissimi rallentamenti o ritmi cadenzati e marziali come nella tellurica title track.
Il resto dell’album segue questa strada che porta allo scontro finale, confermando l’assoluta attitudine old school ed underground del combo londinese, il quali non lascia spazio a facili compromessi risultando una garanzia per i fans più duri e puri di queste sonorità.

Tracklist
1.Intro – Unrelenting Supremacy
2.Dead Bird on Winchester Street
3.Death on a Rival
4.Get Killed or Try Dying
5.Hymn & Hearse
6.Off with their Legs
7.Treacherous Rector
8.Rats Beneath Our Feet
9.Remember the Hammer
10.Sound of Sirens
11.When a Deaf Man Goes Blind
12.The Trauma of Being Hunted
13.Outro

Line-up
Rod Boston – Bass
Jay Graham – Drums
Steve Watson – Guitars
Al Osta – Vocals

RAVENS CREED – Facebook