STEELAWAKE

Il video di ‘Hot Mess’, dall’album Steelawake (Sliptrick Records).

Il video di ‘Hot Mess’, dall’album Steelawake (Sliptrick Records).

Release Official Video For ‘Hot Mess’
Steelawake – Hot Mess [Official Video]
Taken from the album: Steelawake | 2018
Video produced by: LucernaFilms

Italian alternative rock band Steelawake have released a new official video taken from their recently released self-titled debut album. The track Hot Mess is a great example of the melody and hooks mixed with passion and aggression that Steelawake bring to the table.

Steelawake contains 13 tracks of alternative rock, melodic and powerful at the same time. The tracks have a strong and raw male voice combined with clear and sweet female background vocals. Steelawake is who they are right now and the starting point for what’s to come! Read more about Steelawake …here

Steelawake are:
Matteo Piacenti – Vocals/Guitar
Daline Diwald – Vocals/Guitar
Stefano Guandalini – Bass/Backing vocals
Piero Impalli – Drums

Svarthart – Awaiting The Return

Il problema degli Svarthart è che il loro death doom è davvero troppo scarno per poter attrarre chi desidera ascoltare dolenti melodie, ma non è neppure abbastanza crudo ed incisivo per lasciare un segno.

Awaiting The Return è il secondo full length dei belgi nome, Svarthart nella quale ritroviamo Tom Mesens musicista che abbiamo conosciuto con l’altro suo progetto solista Riven.

Lo scorso anno abbiamo parlato, purtroppo in termini non troppo lusinghieri, dell’esordio su lunga distanza degli Svarthart intitolato Emptiness Filling the Void e va detto subito che i progressi rispetto a quell’opera sono stati davvero pochi.
Rispetto a quanto offerto in maniera apprezzabile da Mesens con i Riven, la differenza non è riscontrabile solo nel fatto che in questo caso non stiamo parlando di una one man band ma anche in un approccio che riconduce più al death doom che non al funeral.
Ma se in un un album come Hail to the King, pur nel suo minimalismo, gli aspetti positivi superavano senz’altro quelli negativi, nel caso di Awaiting The Return purtroppo le cose si ribaltano, nel senso che le fasi meno convincenti del lavoro non vengono compensate da un songwriting che si rivela privo di passaggi di particolare interesse. Un growl eccessivamente piatto finisce per affliggere ulteriormente un sound di suo già soffocato da una produzione insufficiente, esattamente come accadeva in Emptiness Filling the Void, con la differenza che almeno, nel presente album, in alcuni frangenti balenano radi lampi melodici capaci di attrarre l’attenzione per un tempo comunque troppo ridotto.
Il problema degli Svarthart è che il loro death doom è davvero troppo scarno per poter attrarre chi desidera ascoltare dolenti melodie, ma non è neppure abbastanza crudo ed incisivo per lasciare un segno come fatto di recente, tanto per non andare troppo lontani, dai connazionali Iteru.
Dovendo trarre qualche conclusione da questo lavoro, mi verrebbe da consigliare a Mesens di dedicarsi anima e corpo al suo progetto Riven, dal quale sembra che vi siano oggettivamente dei margini per trarre quelle soddisfazioni e quei riscontri che difficilmente potranno provenire dal suo operato con il marchio Svarthart.

Tracklist:
1. While Sadness Is Following
2. Waiting
3. Blinded by Lies
4. Harbringer
5. Ignition
6. The Murder, Part One
7. The Murder, Part Two
8. Aan de afgrond
9. Dawning

Line-up:
Zeromus – Guitars (lead)
Svartr – Guitars, Vocals
Sven – Bass

SVARTHART – Facebook

Slap Guru – Diagrams Of Pagan Life

Un album intenso, con il blues e la psichedelia a dettare atmosfere e tempi, per questi quattro musicisti scaraventati quasi indietro di mezzo secolo da una macchina del tempo ma in grado di regalare ottima musica rock.

Gli Slap Guru sono un gruppo hard blues psichedelico madrileno: il loro primo lavoro intitolato Cosmic Hill uscì un paio di anni fa per la Andromeda Relix ed ora tornano sul mercato con il full length Diagrams Of Pagan Life, per la Sixteentimes Music.

Il sound proposto richiama le band hard rock degli anni settanta, e tutto in questo album è fortemente legato ai primi anni del decennio più importante della storia del rock, andando se vogliamo ancora più a ritroso e sconfinando nella decade precedente.
Led Zeppelin, Cream e Bad Company, strafatti di psichedelia e sostanze illegali, si materializzano in questo viaggio del quartetto spagnolo, composto da dodici brani che formano un’unica jam di retro rock in grado di portarci su altri mondi, spaziando tra blues e rock psichedelico e a tratti progressivo.
Diagrams Of Pagan Life è rivolto agli amanti dei suoni vintage, l’aria che si respira è in tutto e per tutto quella degli anni a cavallo tra gli anni sessanta e settanta, e l’impatto di quest’opera, dalla copertina alla musica prodotta, è assolutamente e volutamente retrò, quindi assolutamente fuori portata se non siete più che fans della musica suonata in quel periodo, ma che in tal caso sa regalare momenti di grande rock, con brani come My Eerie Universe, Contemporary Blankness e Streams On A Plain.
Un album intenso, con il blues e la psichedelia a dettare atmosfere e tempi, per questi quattro musicisti scaraventati quasi indietro di mezzo secolo da una macchina del tempo ma in grado di regalare ottima musica rock.

Tracklist
01.Çk-üsa
02.Diagrams Of Pagan Life
03.My Eerie Universe
04.Into The Gloom
05.To Forget Is To Forgive
06.Contemporary Blankness
07.Earth Cycles
08.The Same Old Way – Diagrams Of The Solar System
09.A Daily Loser – Dropping Electrons In A Hydrogen Atom
10.A Wornout Tool – Diagrams On A Blaze
11.Streams On A Plain
12.An-ühataN-üda

Line-up
Valerio ‘Willy’ Goattin – Voices, electric & acoustic guitars
Alberto Martin Valmorisco – Electric & classic guitars, sitar, baglama, cosmic frequency collector
Javier Burgos Labeaga – Bass
Jose Medina Portero – Drums, percussion

SLAP GURU – Facebook

Vision Quest – Vision Quest

Un buon esempio di rock melodico, impreziosito da parti progressive che seguono la storia, regalando una serie di brani dalle melodie rock di stampo aor ma nei quali non manca l’energia.

Il melodic rock trova l’ennesimo progetto tutto italiano a valorizzare tutti gli aspetti che ne decretarono il successo mondiale negli anni ottanta, i Vision Quest, band nata da diversi anni e composta da Guido Ponzi alla voce, Marco Bartoli alle prese con tastiere e basso ed Emiliano Belletti alla chitarra.

Il loro monicker riprende il titolo di un film uscito nel 1985 ed intitolato appunto Vision Quest e che nella colonna sonora vedeva all’opera, oltre a Madonna, nomi del calibro di Journey, Foreigner, John Waite, Sammy Hagar e Dio.
Aiutati da un buon numero di ospiti, i Vision Quest danno vita ad una rock opera divisa in due parti, The Kingdom e The Journey, che raccontano le vicende di Orion e dell’ancella Avathar.
Licenziato dalla Rockshots, l’album risulta appunto un buon esempio di rock melodico, impreziosito da parti progressive che seguono la storia, regalando una serie di brani dalle melodie rock di stampo aor ma nei quali non mancano energia hard rock ed appunto splendide parti in cui il progressive d’autore valorizza la musica che racconta le vicende dei due protagonisti.
Un’ora di musica che celebra il periodo ottantiano e la parte più melodica delrock con una raccolta di brani che vede nella prima parte le splendide The Sacred Crown e The Immortal svettare sulle altre tracce, mentre nella seconda, dedicata alle vicende che vedono protagonista Avathar, si parte alla grande con l’arena rock di Evil Laughter e continuando l’ascolto ci si imbatte nelle splendide trame melodico progressive di Lost In Time.
Questo ottimo debutto omonimo si rivela quindi un lavoro imperdibile per gli amanti del rock melodico e dei gruppi ai quali inevitabilmente la band si ispira.

Tracklist
PART 1: THE KINGDOM
1.The Quest Begins
2. Medieval Hero
3. The Sacred Crown
4. Valley Of The Lost
5. The Eve Of The Battle
6. Avathar
7. Immortal

PART 2: THE JOURNEY
8.Evil Laughter
9. Eternal Love
10. Master Of Hopes
11. All These Years
12. Lost In Time
Bonus Track: “Dragon Of Tomorrow”, “The Run”

Line-up
Guido Ponzi – lead and backing vocals
Marco Bartoli – keyboards, bass guitars, instruments sequencing
Emiliano Belletti – electric guitars

Guests musicians :
David Putney – speech in The quest begins
Silvia Saccani – vocals and backing vocals in Eternal Love
Mirko Pratissoli – sax solo in Avatar and Lost in Time
Ilaria Cavalca – piano in Avatar and The Eve of the Battle
Stefano Riccò – acoustic guitar in The Eve of the Battle
Luke “Hollywood” Barbieri – metal guitars in Eternal Love, Lost in Time, All these Years
Johnatan Gasparini – guitar lead in Master of Hopes
Alfredo Pergreffi – clean guitar in Eternal Love
Helder Stefanini – drums

VISION QUEST – Facebook

Esben And The Witch – Nowhere

Praticamente l’album è un sogno lungo diverse decine di minuti, nel corso del quale il tempo e lo spazio sono sospesi e si va via con gli Esben And The Witch.

Come in un sogno, la musica degli Esben And The Witch si snoda nel nostro cervello, generando quel piacere del toccare ciò che non è reale, poiché la realtà qui non è di casa.

La musica del gruppo, che si divide fra Berlino e l’Inghilterra, è da annoverare nella psichedelia pesante, ma in realtà c’è molto di più. Il tappeto sonicamente distorto di Daniel e Thomas è fertile per la bellissima voce di Rachel, la strega che officia il rito che ci porta in un’altra bellissima dimensione. La musica è quasi uno shoegaze più pesante e dilatato dove sembra quasi che ogni strumento vada per conto suo, mentre si amalgama alla perfezione con gli altri. L’etereo cantato e ciò che succede sotto creano una trama che avvince l’ascoltatore per prepararlo alle tante esplosioni sonore che ci sono in tutto il disco. Praticamente l’album è un sogno lungo diverse decine di minuti, nel corso del quale il tempo e lo spazio sono sospesi e si va via con gli Esben And The Witch. Poche band riescono a catturare in maniera tale l’ascoltatore e qui stupisce anche la grande profondità dei suoni, che riescono a penetrare molto a fondo nella psiche dell’ascoltatore, lasciando un segno indelebile. La carriera del gruppo anglo tedesco è stata un continuum ben preciso, una decisa scalata verso vette molto alte: Nowhere è per ora il loro picco, ma possono dare ancora molto. Seppur non appartengano a nessun genere ben preciso, o forse proprio per questo motivo, gli Esben And The Witch sono uno di quelle sparute band che riescono a creare un genere a sé stante, rinnovando profondamente alcuni codici musicali. Un disco che fa sognare ma che non è sicuramente un prodromo della gioia, bensì una presa di coscienza della nostra fallibilità e della nostra brevità, ma ci sono musiche che fortunatamente ci conducono lontano.

Tracklist
1. A Desire For Light
2. Dull Gret
3. Golden Purifier
4. The Unspoiled
5. Seclusion
6. Darkness

Line-up
Daniel
Thomas
Rachel

ESBEN AND THE WITCH – Facebook