Blood Feast – Chopped, Diced and Sliced

La band continua a proporre quello che i suoi fans vogliono, ovvero thrash metal diretto potenziato da iniezioni di speed metal e rivitalizzato da uno spirito hardcore tipico dell’epoca, ovviamente rigorosamente underground.

Per gli amanti del metal underground degli anni ottanta, tutto jeans stretti, chiodo e toppe in bella mostra, tornano i Blood Feast, gruppo nato nel New Jersey nella seconda metà del decennio storico per la nostra musica preferita e tornato dopo anni di silenzio, in questo periodo che vede molti protagonisti dell’epoca, magari meno fortunati, ripresentarsi con nuovi lavori.

I Blood Feast il loro ritorno lo avevano firmato già lo scorso anno con il full length The Future State of Wicked, nuovo album dopo ventotto anni da Chopping Block Blues e trenta dal primo e più famoso Kill for Pleasure.
Ovviamente la band continua a proporre quello che i suoi fans vogliono, ovvero thrash metal diretto potenziato da iniezioni di speed metal e rivitalizzato da uno spirito hardcore tipico dell’epoca, ovviamente rigorosamente underground.
Per gli amanti del genere i sei brani che compongono Chopped, Diced and Sliced risultano una vera goduria, roba da spararsi a volume altissimo spaccandosi la fronte contro la parete di casa o quella di un locale in cui il quintetto di storici thrashers dà via al massacro.
Le varie Concubine, Hunted Stalked and Slain e Darkside sono un efferato esempio di metal primordiale, un sound che sicuramente non deluderà i fans del thrash metal più grezzo ed underground ai quali è essenzialmente rivolta questa proposta.

Tracklist
1.Concubine
2.Hunted Stalked and Slain
3.Darkside
4.Chopping Block Blues
5.Chemically Imbalanced
6.By the Slice [live in Osaka]

Line-up
Adam Tranquilli – Guitars
Tom Lorenzo – Bass
Chris Natalini – Vocals
CJ Scioscia – Guitars
Adam Kieffer – Drums

BLOOD FEAST – Facebook

Djevelkult / Kyy / Nihil Kaos – Kult Of Kaos Serpent

La qualità media è molto alta, dato che i tre gruppi coinvolti sono fra i migliori alfieri del nero metallo apparsi negli ultimi anni, e questa scelta di riunirli assieme della Saturnal Records è davvero azzeccata.

Immondo demone a tre teste, risultato dell’unione di tre grandi gruppi di black metal, i norvegesi Djevelkult, i finlandesi Kvy e i turchi Nihil Kaos.

La qualità media è molto alta, dato che i tre gruppi coinvolti sono fra i migliori alfieri del nero metallo apparsi negli ultimi anni, e questa scelta di riunirli assieme della Saturnal Records è davvero azzeccata. Si comincia con i norvegesi Djevelkult ed il loro assalto in stile classico, con molte influenze dalla seconda ondata black metal scandinava, con la potenza in primo piano: il tutto è ben bilanciato, con un ottimo lavoro delle chitarre e degli altri strumenti. Il loro suono è chiaramente scandinavo, molto potente, con voce a metà fra pulito e growl e gli stacchi sono imperiosi. A seguire ecco i finlandesi Kyy con il loro raw black metal, veloce, impetuoso e molto potente, cantato in growl, marcio ed aggressivo. Queste peculiarità sono completate da un gran senso della melodia che permette di arricchire ulteriormente il loro suono. Rispetto ai norvegesi Djevelkult sono maggiormente veloci e debitori della prima ondata black metal, ed il loro suono è un altro notevole esempio di black metal. Chiudono lo split i turchi Nihil Kaos, il gruppo meno conosciuto ma forse più interessante del lotto. Il loro black metal è un qualcosa di empio che satura lo spazio tempo, essendo suonato in maniera vigorosa e con grande conoscenza dei canoni del genere: la loro velocità è quasi ipnotica, ed il cantato riesce a far andare lontano l’ascoltatore. La cattiveria sonora di questi turchi è molto trascinante e coinvolgente, e le tematiche trattate sono quelle più vicine all’occulto fra questi tre gruppi. Serpent Kult Kaos è uno split molto ben riuscito, con un’ottima produzione ed una qualità molto alta, presentando tre gruppi molto validi, ognuno volto ad esplorare un lato diverso del black metal, anche se la visione totale è abbastanza ortodossa e vicina alla concezione classica del genere. La tradizione della condivisione di un disco continua nella scena black metal, e questo ne è uno degli esempi più fulgidi. Non scamperete all’orda che adora il Serpente.

Tracklist
1.Djevelkult – Skapt Av Helvetesild
2.Djevelkult – Life Devoid
3.Djevelkult – Den Svarte Død
4.Kyy – Ingress: Womb of Lilith
5.Kyy – Congress: Unearthly Realms
6.Kyy – Progress: Leaping Beyond God
7.Nihil Kaos – Artifex Erroris
8.Nihil Kaos – Claws of the Tempter

Mortanius – Till Death Do Us Part

I Mortanius danno vita ad un buon esempio di power/progressive metal.

Accompagnato da una copertina che ricorda più un vecchio album heavy/thrash trovato in qualche baule chiuso dagli anni ottanta piuttosto che il genere che si andrà effettivamente ad ascoltare, arriva il primo full length del duo statunitense Mortanius, composto dal chitarrista e cantante Lucas Fiocco (ex-Outlander) e dal bassista Jesse Shaw (ex-Beyond Black Skies).

I due musicisti della Pennsylvania, aiutati dai sessions Ollie Bernstein e AJ Larsen, danno vita ad un buon esempio di power/progressive metal che si sviluppa in appena quattro lunghi brani, più la cover di Last Christmas degli Wham.
Dream Theater, Rush, qualche accenno ai Symphony X e via verso un paradiso di scale neoclassiche, lunghe cavalcate dalle ritmiche power, ed atmosfere metalliche raffinate, con in primo piano un gran lavoro strumentale e la voce di Fiocco che si fa preferire nei toni leggermente più maschi.
Diciamo che avrei preferito un singer alla Russell Allen, ma sono dettagli, perché Till Death Do Us Part non mancherà di sorprendere gli amanti dei gruppi citati e del genere suonato, grazie ad una buona padronanza strumentale ed un songwriting che non stanca, anche nei diciassette minuti della title track, cuore pulsante di sangue progressivo dell’intero lavoro, un gioiellino che vale da solo l’acquisto di quest’opera.
Avvicinatevi a Till Death Do Us Part ma solo se siete fans del metal neoclassico e progressivo, un genere non facile da proporre in modo convincente come fanno i Mortanius.

Tracklist
1.Facing the Truth
2.Disengage
3.Jaded
4.Till Death Do Us Part
5.Last Christmas (Wham! cover)

Line-up
Lucas Flocco – Vocals
Jesse Shaw – Bass

Ollie Bernstein – Lead Guitars
AJ Larsen – Rhythm Guitars

MORTANIUS – Facebook

STORMWOLF

Il video di “Lightcrusher”, dall’album “Howling Wrath” (Red Cat).

Il video di “Lightcrusher”, dall’album “Howling Wrath” (Red Cat).

Gli STORMWOLF, reduci dagli ottimi feedback da parte di pubblico e critica per il loro debut album “Howling Wrath”, lanciano il nuovo videoclip “Lightcrusher”, presentato in anteprima sulle pagine di METAL.IT

“Ad un’intro “hard blues” fa seguito un riff heavy “Saxon style” che evolve in un bridge diafano e sexy per esplodere infine sull’incendiario ritornello. Tutto mescolato con folgoranti assoli di chitarra, batterie potenti e cadenzate e caratterizzato dalla rovente&profonda voce della cantante.”

CONTATTI BAND:
www.facebook.com/pg/Stormwolf.it

Liya – Listen Ep

Questa prova , per quanto breve, mette in luce un potenziale notevole da parte di Liya.

La nostra periodica incursione nei territori dell’electro dark non ci porta questa volta nelle lande del centro-nord Europa, bensì nella più calda e mediterranea Israele.

Infatti questo ep intitolato Listen è opera della musicista di Tel Aviv Liya Trebitch, la quale si è già fatta un certo nome nell’ambiente, nonostante sia ancora relativamente molto giovane, grazie ad un attività live piuttosto intensa anche in Europa.
L’ep consta di quattro brani intrisi di un synth dark pop di ottima fattura , dai tratti ballabili, con i primi due Holding On e No Meaning più diretti e provvisti di un chorus decisamente orecchiabile, mentre Always About You è una canzone stupenda con il suo incedere più rilassato ed un afflato melodicamente oscuro in grado di fare vittime già al primo ascolto; chiude la notevole title track, altra traccia dall’enorme potenziale commerciale.
Questa prova , per quanto breve, mette in luce un potenziale notevole da parte di Liya: la sua timbrica quasi adolescenziale è ammaliante e ovviamente a livello di riferimenti non si possono che citare le realtà appartenenti ad una cerchia musicale affine con voce femminile, quindi The Birtday Massacre, come opportunamente citato nelle note biografiche, ai quali si possono aggiungere anche gli imprescindibili Kirlian Camera.

Tracklist:
1.Holding On
2.No Meaning
3.Always About You
4.Listen

Line-up:
Liya Trebitch

LIYA – Facebook

Cloak Of Shadows – Where Do I Hide (Pregabalin Hex)

Thy Haunted Kingdom e Where Do I Hide sono due canzoni che vanno ascoltate come se fossero tracce rimaste fuori dalla scaletta di un qualsiasi album uscito in terra albionica all’inizio degli anni ottanta: tale riesumazione resta qualcosa di assolutamente piacevole, ma nulla più.

Where Do I Hide è la prima uscita targata Cloak Of Shadows, duo inglese che offre un doom dai tratti quanto mai vintage e che di certo non verrà ricordato per la propria spinta innovativa.

I due brani che si aggirano sui 6/7 minuti di durata saccheggiano abbondantemente tutti i nomi più noti del genere nella sua veste più tradizionale, quindi è abbastanza superfluo andare a scomodarli, basti solo sapere che il vocalist Craig come nome d’arte ha scelto Osbourne, e qui direi che il cerchio si chiude abbondantemente.
Il buon Dave Gilbert offre un contributo strumentale diretto ed essenziale su cui il cantante, che rispetto al suo modello ha una voce se possibile anche più nasale oltre che effettata, fa comunque degnamente il suo maledetto e sporco lavoro.
Thy Haunted Kingdom e Where Do I Hide sono due canzoni che vanno ascoltate come se fossero tracce rimaste fuori dalla scaletta di un qualsiasi album uscito in terra albionica all’inizio degli anni ottanta: tale riesumazione resta qualcosa di assolutamente piacevole, ma nulla più, ed è improbabile che un’eventuale prossima uscita dal minutaggio più corposo possa essere foriera di particolari scostamenti rispetto a questo ep.

Tracklist:
1. Thy Haunted Kingdom
2. Where Do I Hide (Pregabalin Hex)

Line-up:
Dave Gilbert – All instruments
Craig Osbourne – Vocals