Planet Of Zeus – Live In Athens

Live In Athens è un ottimo supporto per fare la conoscenza dei Planet Of Zeus o comunque per per saggiarne le potenzialità on stage.

Dopo dieci anni dall’uscita del debutto Eleven The Hard Way, i greci Planet Of Zeus immortalano una loro perfomance su dischetto ottico.

Trattasi del concerto tenutosi al Gagarin205 di Atene lo scorso 12 maggio, raccolto in un doppio cd a riassumere la fin qui una onorata carriera di un gruppo molto popolare nel proprio paese.
Per chi non conoscesse la band ed il suo sound, questo è un ottimo modo per riempire la lacuna data l’ottima resa live dei brani pescati dai vari lavori che hanno visto i Planet Of Zeus alle prese con un metal moderno dai rimandi stoner.
Ruvida il giusto senza perdere quall’appeal melodico che fa la differenza, la band ellenica dà vita ad un buon concerto, molto seguito dal pubblico di casa, sciorinando una forma invidiabile e diciotto brani per cento minuti di musica rock dal buon piglio, battente bandiera a stelle e strisce e quindi rivolta ai fans dei nomi più noti provenienti dal deserto americano.
I Planet Of Zeus non inventano nulla, suonano metal/rock, pesante e melodico e lo fanno alla grande, coinvolgendo gli astanti con le pesanti scariche stoner di brani come Macho Libre, A Girl Named Greed, Devil Calls My Name, Leftlovers e i due brani che concludono lo show, la massiccia The Beast Within e il rock’n’roll di Vigilante.
La band gira come una macchina perfettamente oliata, il pubblico si diverte e il live man mano che passano i minuti prende sempre più le sembianze dell’evento, almeno per chi sta sopra e sotto il palco.
Live In Athens è un ottimo supporto per fare la conoscenza dei Planet Of Zeus o comunque per per saggiarne le potenzialità on stage.

Tracklist
CD1 :
1.Unicorn without a horn
2.Macho Libre
3.Doteru
4.The Great Dandolos
5.A Girl Named Greed
6.Loyal To The Pack
7.Devil Calls My Name
8.Something’s Wrong
9.Them Nights
10.Your Love Makes Me Wanna Hurt Myself
11.Little Deceiver
CD2 :
12.Stab Me
13.No Tomorrow
14.Leftovers
15.Woke Up Dead (William H. Bonney)
16.Vanity Suit
17.The Beast Within
18.Vigilante

Line-up
Serafeim “Syke” Giannakopoulos – Drums, backing vocals
Babis “Bizen” Papanikolaou – Vocals, guitar
Stelios “Yog” Provis – Guitar, backing vocals
Giannis “JV” Vrazos – Bass

PLANET OF ZEUS – Facebook

SOBERNOT

Il video di “Nowhere to run”, dall’album “Silent Conspiracy”.

Il video di “Nowhere to run”, dall’album “Silent Conspiracy”.

The chilean groove metal band Sobernot – formed by César Vigouroux on vocals, Pablo La’Ronde on guitar and backing vocals, Joaquín Quezada on bass and Felipe Sobarzo on drums – releases a new music video of his single “Nowhere to run”, from their debut album “Silent Conspiracy” (2018), produced by Pablo La’Ronde.

The production of this work was in charge of Abysmo Films, which has worked with bands like Arch Enemy, Lacrimosa, Therion, Helloween, among others.

The video talks about the different forms of violent submission that human being can be capable of inflicting on another without any remorse, showing that “the world is turning into madness” as the lyrics says.

Vigouroux adds: “the first version of the video included very violent clips for the general public, we had to censor several of these images and replace them with other less explicit images of violence. The original uncensored video has not yet found where to house it, but it is probably in Some place without restrictions like Dailymotion, Vimeo or some gore site The fans even recommended us to do it in porn sites where you can upload practically anything, but I don’t know if ending up watching porn after our music video it’s a very good transition. Or maybe yes? hahaha”.

Sobernot releases this video in the context of his “Nowhere to run tour 2018/2019”.

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Green River – Rehab Doll

I Green River non erano solo dei precursori ma furono un gruppo che fece qualcosa di nuovo partendo da elementi già presenti nella scena musicale del tempo e di quella precedente.

Ristampa di lusso per l’unico disco su lunga distanza dei Green River.

Uscito originariamente nel 1988, Rehab Doll può essere considerato la summa e contemporaneamente il punto più alto della loro carriera: sintomo di un’epoca che stava cambiando musicalmente, a parte le note vicende future dei suoi membri, l’album è un piccolo capolavoro per quanto riguarda la musica e la sintesi fra post punk ed un hardcore altro. Registrato da Jack Endino, vero e proprio fautore di un certo suono, Rehab Doll è un compendio di un certo alternativo americano che in quegli anni da un lato annoverava gruppi come i Black Flag e dall’altro lato i Green River, che stavano facendo qualcosa di veramente differente. Rispetto a Dry As A Bone qui la musica è maggiormente strutturata, le canzoni mutano molto nel loro divenire, e la carica distorsiva è preponderante. Rehab Doll è un disco irripetibile di un gruppo che, oltre che anticipare alcune istanze musicali come il grunge, ha saputo proporre una sintesi molto riuscita fra post punk e il rock. La musica dei Green River non nasce con loro ma è originale la proposta musicale che fanno, di grande importanza ancora adesso. Ascoltando Rehab Doll si può facilmente comprendere come questo disco sia ancora avanti di anni ai giorni nostri e, cosa più importante, sia bellissimo dalla prima all’ultima canzone. Questa ristampa di lusso della Sub Pop comprende gli otto brani originali, più alcune versioni dei brani presi dalle cassette di prova di Jack Endino, e due inediti, un documento prezioso e occasione per poter riascoltare un capolavoro quanto mai attuale. I Green River non erano solo dei precursori ma furono un gruppo che fece qualcosa di nuovo partendo da elementi già presenti nella scena musicale del tempo e di quella precedente. Qualcosa a Seattle si stava muovendo e non sarebbe finito tanto presto.

Tracklist
01. Forever Means
02. Rehab Doll
03. Swallow My Pride
04. Together We’ll Never
05. Smilin’ and Dyin’
06. Porkfist
07. Take a Dive
08. One More Stitch
09. 10000 Things
10. Hangin’ Tree
11. Rehab Doll
12. Swallow My Pride
13. Together We’ll Never
14. Smilin’ and Dyin’
15. Porkfist
16. Take a Dive
17. Somebody
18. Queen Bitch

SUB POP – Facebook

Overkill – The Wings Of War

Sono invecchiati bene gli Overkill, senza tradire fans vecchi e nuovi, rimanendo fedeli ad un certo modo di fare metal, ma migliorando e curando ogni particolare di album in album, così che ancora oggi possono competere con quelle nuove leve che. al cospetto di un lavoro come The Wings Of War, arrancano alle spalle della band statunitense.

Eccovi servita la diciannovesima bomba sonora targata Overkill.

Gli storici thrashers del New Jersey tornano a distanza di poco più di un anno dal massiccio The Grinding Wheel con un nuovo lavoro che conferma una freschezza compositiva ed una verve invidiabile per un gruppo arrivato a quasi quarant’anni di attività.
The Wings Of War, licenziato in questi primi mesi del nuovo anno, si candida come uno dei migliori lavori in ambito thrash metal per quello che, si spera, sia un 2019 ricco di soddisfazioni per un genere dato per morto centinaia di volte ma sempre resuscitato dalle sue calde ceneri, grazie anche ai vecchi ed indomabili leoni come il gruppo di Bobby “Blitz” Ellsworth e D.D. Verni, autore di un assalto sonoro senza soluzione di continuità che alterna e amalgama sapientemente thrash metal, heavy, hardcore, tradizione e modernità in un delirio metallico che a tratti entusiasma.
Sono invecchiati bene gli Overkill, senza tradire fans vecchi e nuovi, rimanendo fedeli ad un certo modo di fare metal, ma migliorando e curando ogni particolare di album in album, così che ancora oggi possono competere con quelle nuove leve che. al cospetto di un lavoro come The Wings Of War, arrancano alle spalle della band statunitense.
Last Man Standing apre le danze e si viene catapultati nel mezzo della mischia, con Blitz che comanda le operazioni dall’alto di una forma invidiabile ed un’attitudine commovente, supportato da una band compatta e riottosa che fin da subito fa capire che qui si fa dannatamente sul serio.
L’album vive di ruggiti metallici come Head Of A Pin, il crescendo metallico di Distortion e Welcome To The Garden State, brano thrash/punk irresistibile, allinterno di una tracklist che convince ed esalta dalla prima all’ultima nota.
The Grinding Wheel, il bellissimo Live in Overhausen uscito pochi mesi fa ed ora questo nuovo lavoro: per gli Overkill continua la festa, unitevi anche voi, non ve ne pentirete.

Tracklist
1. Last Man Standing
2. Believe In The Fight
3. Head Of A Pin
4. Bat Shit Crazy
5. Distortion
6. A Mother’s Prayer
7. Welcome To The Garden State
8. Where Few Dare To Walk
9. Out On The Road-Kill
10. Hole In My Soul

Line-up
Bobby “Blitz” Ellsworth – Vocals
D.D. Verni – Bass, Backing Vocals
Dave Linsk – Lead and Rhythm Guitars
Derek Tailer – Rhythm Guitars, Backing Vocals
Jason Bittner – Drums

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Overkind – AcheroN

Un grande disco di metal moderno ed originale, orgogliosamente privo di schemi prefissati, con ex membri dei Fatal Destiny.

Quando il nome scelto dice tutto.

Obiettivo di questa nuova band scaligera è quello di portare avanti una concezione artistico-musicale del tutto libera da vincoli o limiti, nel costante rifiuto di ogni tipo – al di là dei generi, appunto: Overkind – di staticità, quanto a linguaggio sonoro. Niente etichette, soltanto musica: questa la parola d’ordine del quartetto veronese. Le dodici parti di Acheron, album liberamente ispirato alla Divina Commedia dantesca, è un concept che dimostra l’immortale attualità anche nel nostro presente dei contenuti racchiusi nel capolavoro dell’Alighieri. E, se pensiamo che siamo in presenza d’un disco di debutto, il livello è già molto alto. I precedenti, in ambito dantesco, non mancavano (dai Metamorfosi di Inferno sino a The Divine Comedy dei Black Jester), e tuttavia gli Overkind realizzano un qualcosa di estremamente personale. Anche sotto il profilo compositivo: abbiamo infatti qui una entusiasmante commistione di ascendenze hard-sinfoniche alla Queen, dark-doom alla Ghost, prog metal in stile Dream Theater e thrash nella vena dei Metallica più sofisticati, non senza opportuni innesti di suoni moderni (per capirci: a metà strada fra Timoria, Alter Bridge, Muse e Foo Fighters). Davvero un grande esordio, già assai maturo e coinvolgente.

Tracklist
1- Acheron
2- Love Lies
3- Cerberus
4- Interlude
5- Anger Fades
6- Flames
7- Hollow Man’s Secret
8- My Violent Side
9- All Is Gray
10- End of a Souless Thief
11- Traitor’s Letter
12- The Fiend

Line up
Andrea Zamboni – Vocals / Piano
Filippo Zamboni – Bass
Tino Fracca – Drums
Riccardo Castelletti – Guitars

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