SIX FEET DEEPER

Il video di I Can’t Quit You, dall’album Passion Play in uscita a maggio.

Il video di I Can’t Quit You, dall’album Passion Play in uscita a maggio.

The band consists of Sara Lindberg on Vocals, Patrik Andersson on Guitar, Emil Mickols on drums & Percussion and Erik Arkö on Bass. The influences range from such bands as Led Zeppelin, Audioslave and The Hellacopters to Freak Kitchen, King Crimson and The Winery Dogs.

Six Feet Deeper will release the first full length album (entitled “Passion Play”) on the 16th of May.

Facebook: facebook.com/sixfeetdeeper
Instagram: @sixfeetdeeperband

YERÛŠELEM – The Sublime

Gli YERÛŠELEM, in questa fase specifica della carriera di Vindsval, paiono esser una sorta di evoluzione in senso industrial delle sonorità offerte con l’ultimo album marchiato Blut Aus Nord, al quale per certi versi sembra addirittura sovrapporsi in più di un frangente.

Non è dato sapere se l’esperienza dei Blut Aus Nord abbia esaurito la propria obliqua e magnifica parabola portando il black metal delle origini al suo massimo livello di destrutturazione, di certo sappiamo che la nuova creatura di Vindsval e W.D. Feld, che di quella band sono le assi portanti, è destinata a regalare altre grandi soddisfazioni.

YERÛŠELEM, questo è il monicker, riprende ed attualizza ulteriormente l’industrial di matrice soprattutto albionica rendendola un’esperienza sonora non comune e, anche per questo, non per tutti.
Partendo da una base che accomuna i migliori terroristi sonici emersi in terra inglese nei primi anni ’90 (Godflesh, Scorn) il duo francese propone una rilettura terrificante della materia industrial, contaminandola mirabilmente con sfumature orientaleggianti (Babel) senza far venir meno l’ossessiva circolarità di un sound martellante ed ipnotico.
Del resto è difficile trovare un contesto musicale più adatto a descrivere il concetto di sublime, che l’appiattimento linguistico porta a ritenere un semplice accrescitivo di bello, mentre in realtà, secondo lo studioso del settecento Edmund Burke, è sublime “tutto ciò che può destare idee di dolore e di pericolo, ossia tutto ciò che è in un certo senso terribile o che riguarda oggetti terribili, o che agisce in modo analogo al terrore”.
Il senso di nullità ed impotenza che proviamo di fronte ai fenomeni naturali, specialmente quando da questi non si viene direttamente coinvolti, viene mirabilmente evocato, prima con un certo impatto melodico come nella title track, per poi raggiungere il suo picco più minaccioso nell’accoppiata centrale Joyless /Triiiunity, lasciare nuovamente spazio a squarci armonici sminuzzati da una ritmica incalzante e defluire infine nella pace ambient di Textures Of Silence.
Gli YERÛŠELEM, in questa fase specifica della carriera di Vindsval, paiono esser una sorta di evoluzione in senso industrial delle sonorità offerte con l’ultimo album marchiato Blut Aus Nord, Deus Salutis Meæ, al quale per certi versi sembra addirittura sovrapporsi in più di un frangente. Anche per questo c’è una certa curiosità nel vedere dove ci potrà portare la preannunciata quarta parte di Memoria Vetusta (sempre che veda la luce, visto che se ne parla già da qualche anno).
Quel che conta è che questa configurazione convince non poco, anche se per una volta musicisti noti per i propri impulsi innovativi si “accontentano” di muoversi con grande maestria all’interno di territori impervi ma già ampiamente battuti da altri in passato.

Tracklist:
01. The Sublime
02. Autoimmunity
03. Eternal
04. Sound Over Matter
05. Joyless
06. Triiiunity
07. Babel
08. Reverso
09. Textures Of Silence

Line-up:
Vindsval: Guitars, Bass, Voices, Synths
W.D. Feld: Industrial Pulses, Synths

Even Vast – Warped Existence

Warped Existence risulta un’opera imperdibile per gli amanti dei suoni doom/sludge ma non solo: la natura estremamente eterogenea di brani come I Know, Somebody o Upon Deaf Ears, costituisce una risorsa per entrare nelle corde degli ascoltatori più attenti e liberi dalle catene che imprigionano la musica nelle buie celle dei generi.

Gli Even Vast tornano dopo dodici anni dall’ultimo lavoro con una line up rinnovata ed un sound che, abbandonate le spoglie dark/gothic, si riveste di doom/sludge di matrice britannica (Cathedral, Orange Goblin): una montagna che si sgretola a colpi di riff pesantissimi, convincente in ogni passaggio, che non lascia vuoti e ci investe con tutta la sua potenza.

Luca Martello, chitarrista e fondatore del gruppo, costruisce una diga sonora su cui vanno ad infrangersi onde sludge/rock che ricordano fragori alternative, in un incontro/ scontro tra la tradizione anglosassone e quella statunitense e con la presenza qua e là di un sax che ne sottolinea l’alta personalità della proposta.
Entrare in sintonia con un lavoro del genere non è impresa facile perché la band, senza soluzione di continuità, ci investe e ci aggredisce con un bombardamento sonoro potentissimo, per poi ricamarci sopra tendenze che vanno dallo stoner al doom, dall’alternative all’hard rock, in un sorta di sabba al cui centro danzano Danzig, Life Of Agony e Kyuss, mentre Lee Dorrian è il sacerdote folle che lo officia.
Warped Existence risulta un’opera imperdibile per gli amanti dei suoni doom/sludge ma non solo: la natura estremamente eterogenea di brani come I Know, Somebody o Upon Deaf Ears, costituisce una risorsa per entrare nelle corde degli ascoltatori più attenti e liberi dalle catene che imprigionano la musica nelle buie celle dei generi.

Tracklist
1.Warped Existence
2.I Know
3.Imaginary Friend
4.I Wish
5 Somebody
6.How Long
7.Same Old Story
8.Inside Your Head
9.Upon Deaf Ears
10.Be There

Line-up
Luca Martello – guitars
Chris Taylor – lead vocals
Nicholas Mark Roe – drums
Steve Kilpatrick – bass
Alessandro D’Arcangeli – sax/chorus

EVEN VAST – Facebook

Sadness – Rain

Come sanno fare solo i più bei dischi di black metal altro, Rain trasfigura completamente la nostra realtà, dato che ci si perde in questo muro sonoro, in questa cascata di suoni ed immagini, dove si viene portati in cielo e da lì nello spazio profondo, ma dove ci dovrebbe essere solo silenzio e buio troviamo prati di vita e fiori di morte.

Sadness è il progetto solista di Elisa, polistrumentista messicana che vive in Illinois, dove ha registrato questa sua seconda opera.

Rain è un disco che porta in un’altra dimensione, con uno spettacolare suono che parte dall’atmospheric black metal per arrivare al blackgaze e al depressive black metal, sottogenere di cui è uno dei migliori esemplari. Ci sono trame e sottotrame in queste canzoni, ognuna fa storia a sé ed insieme ci rendono un bellissimo dipinto che pulsa al ritmo di questa musica. Per esempio Pure Dream, la seconda traccia del disco, è un esempio perfetto di cosa sia Rain, un sogno, una sorta di filtro attraverso il quale vedere la vita in maniera diversa, una sospensione del tempo che ci permette di rallentare e di capire meglio. Elisa suona come se fosse al comando di un magma, con gli strumenti che si fondono per arrivare ad un certo risultato, dove ogni cosa è fondamentale ma mai come il tutto che concorre a formare. Sogno, estasi, paura della perdita e superamento della morte, ci sono tantissime cose in questo disco. Come sanno fare solo i più bei dischi di black metal altro, Rain trasfigura completamente la nostra realtà, dato che ci si perde in questo muro sonoro, in questa cascata di suoni ed immagini, dove si viene portati in cielo e da lì nello spazio profondo, ma dove ci dovrebbe essere solo silenzio e buio troviamo prati di vita e fiori di morte. Sintesi di purezza e corruzione, è davvero difficile catalogare questo disco come una mera opera musicale, perché è molto di più. Innanzitutto esplora le parti più nuove ed ancora parzialmente inesplorate dell’universo black metal, e chi si poteva aspettare che dai primi ruggiti norvegesi a distanza di molti anni sarebbero poi potute nascere opere come Rain? Ciò è possibile perché il black metal è come un codice sorgente dal quale possiamo prendere e sviluppare ciò che ci interessa, ed è proprio ciò che ha fatto Elisa. Un disco molto toccante, bello ed etereo, blackgaze di ottima fattura.

Tracklist
1.Lay
2.Pure Dream
3.Absolution
4.River
5.Rain
6.Teal

Line-up
Elisa – All instruments and vocals

SADNESS – Facebook

LE INTERVISTE DI OVERTHEWALL: DEATH WALTZ

Grazie alla reciproca collaborazione con la conduttrice radiofonica Mirella Catena, abbiamo la gradita opportunità di pubblicare la versione scritta delle interviste effettuate nel corso del suo programma Overthewall, in onda ogni domenica alle 21.30 su Witch Web Radio.
Questa volta Mirella ha intervistato Mirko, fondatore della metal band bresciana Death Waltz.

MC Il vostro progetto musicale si forma nel 2014, quali sono state le vostre precedenti esperienze musicali?

Le nostre precedenti esperienze sono state per me i BigNamy’s Knowledge (Inediti Stoner), per Diego e Jacopo i Bound To Bleed (Inediti Hardcore), per Alberto i Damn (Inediti Hard Rock) e per Stefano tributi metal vari.

MC Vogliamo citare la line up completa attuale?

Jacopo Polonioli (Batteria), Diego Dangolini (Basso), Stefano Comensoli e Mirko Scarpellini (Chitarre) e Alberto Scolari (Voce).

MC Chi scrive musica e testi e quali sono gli argomenti da cui traete maggior ispirazione?

La musica di questo disco è stata scritta da tutti, o partendo da un riff creato in sala prove, poi successivamente lavorato oppure partendo da bozze pre-registrate da me, mentre per quanto riguarda i testi sono tutti opera di Alberto.

MC Nel giugno del 2018 è uscito ufficialmente sia in formato fisico che digitale Born to Burn. Ci parli di questo disco?

Questo disco parla di ribellione e protesta, nel senso che “oggi” con questa vita frenetica si è portati a pensare o peggio a lasciarsi andare, mentre il nostro messaggio è Born to Burn (nati per bruciare), quindi “lasciati scivolare un po’ tutto addosso e combatti, affronta le difficoltà e vivila fino alla fine!”

MC Ai giorni nostri è abbastanza facile avere visibilità, soprattutto per le band underground, tramite i social e le varie piattaforme musicali. Secondo la vostra esperienza è un’opportunità in più rispetto al passato o per certi versi il web può penalizzare?

Ci sono vari pensieri al riguardo: nel nostro caso specifico diciamo che ci stanno aiutando e non poco, infatti dall’uscita del video ufficiale (https://www.youtube.com/watch?v=X-LOB3ZzCPk) abbiamo avuto un picco di follower e ci sono arrivati messaggi da tante parti del mondo (Giappone, Germania, Ungheria, USA). Però non a tutti va bene, diciamo che come per tutte le cose, se ci lavori funziona se non fai nulla diventa complicato; noi, per fare un altro esempio, tramite i social abbiamo trovato Ad Noctem Records di Muriel Saracino che ci sta aiutando molto nella promozione di questo disco!

MC Dove possono seguirvi i nostri ascoltatori?

Su Facebook https://www.facebook.com/deathwaltz.band, su Instagram https://www.instagram.com/deathwaltzband/?hl=it, su YouTube https://www.youtube.com/channel/UC_s4eYbIB-Ei4Nr0WyQtW2A … e in giro per locali.

MC Grazie di essere stati su Overthewall! A voi l’ultima parola!

Grazie mille per lo spazio che ci avete dedicato, continuate a seguirci se lo fate già sui social, altrimenti iniziate a farlo!
Stay Metal, Stay Death Waltz \m/

In Flames – I, The Mask

Ribadire quanto grandi fossero gli In Flames di The Jester Race, Whoracle e Colony risulta ormai quantomeno superfluo, perché la band continua imperterrita per la sua strada e a noi tutti non resta che prenderne atto e decidere se seguirla o rivolgerci altrove.

Non era certo un’impresa per gli In Flames riuscire a pubblicare un album più convincente del precedente Battles, che aveva deluso fans e addetti ai lavori per una eccessiva atmosfera nu metal che cancellava completamente le ultime scorie melodic death.

I, The Mask risolleva in parte le sorti dello storico gruppo svedese grazie ad un sound che, se rimane assolutamente “americano”, vede comunque in una scaletta di buone canzoni l’arma per riscattarsi.
Sia chiaro una volta per tutte: la band che negli anni novanta, contribuì a mettere a ferro e fuoco l’Europa amalgamando lo swedish death con il metal classico ed inventando di fatto uno dei generi più popolari tra le truppe metalliche, non esiste più da quasi vent’anni e la separazione con il suo fondatore (Jesper Strömblad) è stato lo strappo definitivo con tutto quello che il gruppo ha rappresentato fino al masterpiece Clayman.
Gli In Flames odierni sono un gruppo in continua evoluzione, per assurdo più rock che metal, capitanato da un Anders Fridén diventato probabilmente il miglior cantante in circolazione nei confini dell’alternative metal.
Lo screaming/growl è una garanzia e le clean fanno piazza pulita dei vocalist alle prese con la doppia voce in giro per il circuito: Fridén si è calato completamente nei nuovi In Flames che ha contribuito in maniera importante a modellare, insieme ai chitarristi Björn Gelotte e Niclas Engelin.
Il nuovo lavoro è dunque un passo avanti in termini qualitativi, la band questa volta ha azzeccato tutto o quasi, completando una tracklist che convince dall’inizio alla fine, con una serie di brani che vivono di melodie ruffiane inserite in un metal alternativo che non dovrebbe trovare ostacoli aldilà dell’oceano, anche se ha un’impronta leggermente meno nu metal rispetto al suo predecessore.
Ci sono brani dove ritornelli rock la fanno da padrone, altri in cui le chitarre alzano la testa, addirittura tre ballad ed un’atmosfera radiofonica che riempie di appeal le varie Voices, (This Is Our) House, In This Life e Stay With Me.
Ribadire quanto grandi fossero gli In Flames di The Jester Race, Whoracle e Colony risulta ormai quantomeno superfluo, perché la band continua imperterrita per la sua strada e a noi tutti non resta che prenderne atto e decidere se seguirla o rivolgerci altrove.

Tracklist
1. Voices
2. I, The Mask
3. Call My Name
4. I Am Above
5. Follow Me
6. (This Is Our) House
7. We Will Remember
8. In This Life
9. Burn
10. Deep Inside
11. All The Pain
12. Stay With Me

Line-up
Anders Fridén – Vocals
Björn Gelotte – Guitars
Bryce Paul – Bass
Niclas Engelin – Guitars
Joe Rickard / Tanner Wayne – Drums

IN FLAMES – Facebook