Les Discrets – Ariettes Oubliées

Sicuramente le emozioni che dà questo rock virato shoegaze sono notevoli, e questo doppio cd è un’opera che crea dipendenza

Progetto di Fursy Teyssier attivo dal 2003, arriva a farsi notare nello split del 2007 con gli Alcest, con cui i Les Discrets condividono la visione sonora, ovvero quel rock sognante e depresso, incline allo shoegaze, ma con profonde radici nel black metal, di cui diviene un’evoluzione possibile.

Teyssier, il fulcro del gruppo, ha militato negli Amesoeurs che furono il luogo d incontro di musicisti molto interessanti, com Neige, già nei Peste Noire, formazione black metal transalpina tra le migliori nel suo genere, e Winterhalter, batterista anch’egli già nei Peste Noire e poi negli Alcest e altri. C’è un forte interscambio tra questi gruppi, e si può osservare la maturazione di musicisti che, cominciato con il black metal, si spostano su altri lidi, trovando nello shoegaze o comunque nel black dai toni ambient la loro vera vocazione. Ad esempio i compagni di etichetta dei Les Discrets, gli Alcest, nel loro ultimo album sono andati decisamente su atmosfere rock, salendo un ulteriore gradino nella scala della loro maturazione. I Les Discrets fanno shoegaze, o comunque musica decadente, decadenza intesa in senso di abbandono alla vita, con predilezione per un stanca contemplazione degli affanni umani. Personalmente la trovo una musica perfetta per la meditazione, poiché stimola molti pensieri, ci guarda dentro. I Les Discrets sono uno dei gruppi francesi che stanno portando avanti un discorso molto originale e particolare, con destinazione ancora ignota. Non è musica commerciale ma vende, non è musica facile, ma ha un grosso seguito in questi tempi bui. Sicuramente le emozioni che dà questo rock virato shoegaze sono notevoli, e questo doppio cd è un’opera che crea dipendenza, poichè le sue soffuse carezze e il senso di cullamento che troviamo qui è qualcosa di ancestrale in certi animi umani, che sono profondamente convinti che alla fine la vita sia un inutile affanno. Molto meglio la musica e l’assenzio.

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TEMPLE OF BAAL/RITUALIZATION – THE VISION FADING OF MANKIND

Nel complesso lo split è uno dei migliori usciti nel 2011, e vale sicuramente l’acquisto anche per lo splendido artwork

Split fra due band estreme francesi sulla strada da tempo.

Gli approcci sono differenti, ma l’amore per le tenebre è lo stesso, e i Temple of Baal e i Ritualization sfornano una grande prova di aggressività e durezza. Iniziano i Temple of Baal con un death metal classico di matrice svedese, con una registrazione ruvida e molto molto viva. I Temple sono dei veterani della scena francese, e in questo split hanno registrato nuovamente una canzone del loro primo album, con il nuovo batterista Skum, che fa presagire grandi cose dal vivo. I loro 4 pezzi sono davvero una delizia per ogni palato death metal. A seguire i Ritualization ci danno dentro fin dal primo pezzo Ave Dominus, ma il Dominus in questione non è precisamente il papà di Gesù … I Ritualization sono maggiormente black rispetto ai Temple of Baal, ma hanno anche solide basi death metal, e il loro suono è floridamente vintage come per i loro conterranei e compagni di split. L’ultimo pezzo dei Ritualization è Devil speaks in tongue, una cover dei seminali Mortem, un gruppo peruviano che vale attente ricerche sulla rete. Nel complesso lo split è uno dei migliori usciti nel 2011, e vale sicuramente l’acquisto anche per lo splendido artwork di Christophe Jager.
Insomma la Francia continua a spaccare i culi in ambito metal, e non solo.

Tracklist:
1.Temple Of Baal – Ordeals Of The Void
2.Temple Of Baal – When Mankind Falls
3.Temple Of Baal – Slaves To The Beast
4.Temple Of Baal – Heresy Forever Enthroned
5.Ritualization – Ave Dominus
6.Ritualization – The Second Crowning
7.Ritualization – Devil Speaks In Tongues (Mortem Cover)

REX MUNDI – IVHV

Un album da scoprire, una riedizione di un demo uscito in sole 77 copie ed introvabile, un’opera unica in un genere che è stato devastante e disturbante grazie a dischi come questo.

Riedizione a cura della Debemur Morti del demo targato 2005 dei francesi Rex Mundi.

Questo è un grande album di black metal, con inserti di canti religiosi provenienti da diversi culti, che ne fa un lavoro occulto ed etereo. I  Rex Mundi con questa opera prima entrarono di diritto tra i migliori del genere, nonostante una produzione non eccelsa, ma nel black metal questo a volte non è un problema, quanto piuttosto un pregio. Il black metal è un genere minimale che dà grande spazio alle idee, senza soffocarle con la musica, che è cacofonica, ma in casi come questo è un incredibile tappeto sonoro che sublima il tutto. Certamente quest’album ha forti influenze da gruppi come i Satyricon di Rebel Extravaganza (a mio modesto avviso, uno dei grandi album black metal di sempre), ma rielabora tutto con fortissima personalità, a cominciare dall’inserire canti religiosi, per spingere il discorso all’estremo, caratteristica fondamentale del black metal. La traccia più notevole è la quarta Pious Angels (Sepher Seraphim), un viaggio di 11 e passa minuti in un altro mondo sospeso tra cielo ed inferno. Un album da scoprire, una riedizione di un demo uscito in sole 77 copie ed introvabile, un’opera unica in un genere che è stato devastante e disturbante grazie a dischi come questo.

Drakkar – When Lightning Strikes

Tornano i Drakkar con un concept album di epico power metal.

Tornano i Drakkar con un concept album di epico power metal.

Nati nel 1995, i Drakkar hanno fatto uscire l’ultimo lp con la Dragonheart Records nell’ormai lontano 2002, per poi farsi risentire dai fan nel 2007 con l’ep “Classified”. I Drakkar tornano oggi alla grande, con un album di power metal melodico e potente, che coglie nel segno. Il songwriting è al servizio della storia che racconta di Hal Gardner, un pilota di caccia mandato a combattere gli alieni sbarcati nel centro di New York (mi vengono in mente i Kree e gli Skrull dell’universo Marvel) che, colpito da un raggio alieno, comincia a ricordare le sue reincarnazioni… Non vi voglio rovinare la sorpresa e il gusto di scoprire una storia epica: in questo disco è mirabilmente raccolto tutto ciò che ci si deve aspettare da un disco di power metal sopra alla media, ovvero potenza, melodia ed epicità. A volte il power metal è il miglior mezzo per far scoprire storie che richiedono un battito del cuore più forte del normale. Usando l’espediente delle reincarnazioni di Hal Gardner, il chitarrista Dario Beretta imbastisce un volo su vari momenti storici, che sono anche stati d’animo. Un ottimo ritorno per una delle band più importanti della scena power metal italiana e non solo: grazie a loro ho riscoperto qualcosa nel genere che non sentivo più da tempo.

Tracklist:
1. Hyperspace – The Arrival
2. Day of the Gods
3. The Armageddon Machine
4. In the Belly of the Beast
5. Revenge Is Done
6. When Lightning Strikes
7. Winter Soldiers
8. Salvation
9. At the Flaming Shores of Heaven
10. We Ride
11. The Awakening
12. My Endless Flight
13. Aftermath – The Departure
14. Engage!
15. New Frontier

Line-up: Dario Beretta – Guitars
Simone Cappato – Bass
Davide Dell’Orto – Vocals
Corrado Solarino – Keyboards

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