Quella dei Doomed è una carriera che ho avuto la fortuna di poter seguire e commentare fin dagli esordi, potendo così apprezzare la costante evoluzione che ha portato il progetto solista di Pierre Laube ad essere una delle realtà più consistenti del death doom europeo.
6 Anti-Odes To Life, come si può intuire, è il sesto album di un percorso iniziato nel 2012 e che, fino ad oggi, era culminato in un lavoro magnifico come il precedente Anna, risalente al 2016; in quest’occasione il musicista tedesco si spinge oltre, accentuando gli aspetti melodici del proprio sound e conferendovi a tratti pulsioni post metal in maniera ancora più convinta di quanto mai fatto in passato.
The Doors spalanca appunto le porte su questo disco, confermando fin da subito il sound decisamente peculiare e riconoscibile dei Doomed, ma con l’inserimento nella sua parte centrale di uno stacco melodico di travolgente bellezza.
Il contributo della chitarra acustica di Uwe Reinholz (già utilizzato con successo in Anna) introduce un brano più aspro del precedente come Aura , anche se, come avverrà per il resto dell’album, non si rinverranno quelle sfuriate di matrice death alle quali Pierre ci aveva piacevolmente abituato.
Atmosfere più rallentate e avvolgenti, quindi, ma senza disperderne la componente cupa ed opprimente che è connessa al genere proposto: Touched è emblematica in tal senso con il suo crescendo lento ma costante, fino alle familiari dissonanze poste nel finale; il successivo Our Gifts sarebbe invece un brano da derubricare alla voce “sognante post metal” se non fosse per lo più lacerato da un profondo growl .
In Reason la melodia riprende campo, anche grazie a clean vocals che ricordano non poco quelli di Sothiris dei Septic Flesh, per timbrica ed evocatività: questo è uno dei brani migliori dell’album, arricchito anche da un lavoro chitarristico di grande qualità; a ruota arriva Insignificant, dove si fa nuovamente sentire il tocco di Reinholz, il tutto al servizio del fluire malinconico del sound di chiara impronta Doomed, ma con due/tre tacche di velocità in meno rispetto al passato, almeno per due terzi della traccia, prima che la stupenda progressione conclusiva ci faccia realizzare conto d’esserci imbattuti in uno dei picchi compositivi della carriera di Laube.
Il delicato ambient doom di Layers (Ode to Life) chiude nel migliore dei modi l’album che dovrebbe essere quello della definitiva consacrazione di uno dei talenti più fulgidi della scena doom (anche se dopo sei lavori di un tale livello potrebbe essere paradossale doversi esprimere in questi termini).
La rabbia che traspariva da un concept drammatico come quello di Anna viene mitigata ed ancor meglio collegata alle intuizioni atmosferico/melodiche che Laube esibisce senza reticenza, giungendo di alla perfetta quadratura del suo cerchio compositivo; il tutto con la netta sensazione che la parabola artistica del musicista della Sassonia sia ancora in piena fase ascendente.
Tracklist:
1. The Doors
2. Aura
3. Touched
4. Our Gifts
5. Reason
6. Insignificant
7. Layers (Ode to Life)
Line up:
Pierre Laube – All instruments, Vocals
Guests:
William Nijhof – additional vocals on Touched
Uwe Reinholz – acoustic guitar on Aura, Insignificant
Andreas Kaufmann – additional vocals in Insignificant