Weyes Blood – Titanic Rising

Il suono è il risultato di un incontro magico tra voce e strumenti abbastanza disparati, portando un qualcosa dalle parti di Enya ad incontrarsi con un certo pop sognante e fortemente retrò.

Titanic Rising di Weyes Blood è uno dei dischi più originali e spiazzanti degli ultimi anni.

Cantautorato pop di grande classe e versatilità, con la voce neoclassica di Natalie Mering che in pratica fonde i madrigali con il pop e l’elettronica, per un effetto sottomarino e dolcissimo. Il titolo è appositamente scelto per poter descrivere questo concept album sulla riemersione del Titanic e di tutto ciò che si porta dietro. Questo è il suo quarto disco, e per chi non la conoscesse ancora sappia che si è perso un’autentica meraviglia, un qualcosa di raro e prezioso. Natalie narra in senso medioevale, cantando parole che trasforma in magia, con una musica teatrale e assolutamente slegata dai generi ad accompagnarla. La trasfigurazione della realtà in un altro codice, una dichiarazione di guerra alla normalità, un sognare oltre i sogni. Infatti uno dei propositi di Natalie è proprio quello di andare oltre con questo disco, di crearsi definitivamente un percorso personale ed inedito e ci riesce benissimo. Il suo suono è il risultato di un incontro magico tra voce e strumenti abbastanza disparati, portando un qualcosa dalle parti di Enya ad incontrarsi con un certo pop sognante e fortemente retrò. Lei canta e sussurra, mentre la musica compie evoluzioni tipiche di una colonna sonora di un film sognante ed onirico. Ascoltare Titanic Rising è provare la meraviglia di un’epifania che non si ripete mai simile a se stessa ma cambia sempre, a seconda di cosa vuole dirci Weyes Blood. Ci sono infatti pezzi in stile film anni cinquanta, anche perché le orchestrazioni sono forti e ben presenti all’interno del disco, e danno un forte valore aggiunto. Anche il pop è molto ben rappresentato, ma tutte queste cose sono elementi dell’insieme che è un unicum musicale, come se tante tradizioni musicali e di narrazione avessero scelto di possedere questa donna minuta ma possente. Lei parla alla nostra anima con un album che potremmo paragonare a quello del compagno di etichetta Orville Peck per impatto ed originalità, anzi forse questo è maggiore. Una fonte inesauribile di emozioni e di musica originale.

Tracklist
1.A Lot’s Gonna Change
2.Andromeda
3.Everyday
4.Something to Believe
5.Titanic Rising
6.Movies
7.Mirror Forever
8.Wild Time
9.Picture Me Better
10.Nearer to Thee

WEYES BLOOD – Facebook

The Convalescence – This Is Hell

Il look ispirato dalla scena black metal accentua l’impressione di essere al cospetto di un gruppo che ha fatto dell’estremo la sua principale forma d’arte, mentre come scritto il sound si muove su coordinate deathcore, un’accoppiata interessante per un risultato sicuramente devastante.

Con un po’ di ritardo sull’uscita vi presentiamo l’ultimo album dei The Convalescence, sestetto statunitense fondato nel 2011 ed arrivato al quarto lavoro sulla lunga distanza.

This Is Hell si compone di dieci esplosioni di deathcore, animato da una potentissima carica estrema e valorizzato da alcuni passaggi in cui sinfonie canti femminei cercano di dare un tocco particolare al sound violentissimo e brutale creato dal gruppo.
Niente di originale, ma diciamo subito che la band si danna l’anima per risultare più estrema possibile e ci riesce grazie ad un approccio violento e senza compromessi.
La parte classica è meno invadente di quello che si può pensare, ricamando alcuni passaggi, timidi di fronte a cotanto impatto estremo, mentre la voce della tastierista Katie McCrimmon è una raffinata visione di morte nell’inferno di brani come Burn e There Will Be Blood.
Il look ispirato dalla scena black metal accentua l’impressione di essere al cospetto di un gruppo che ha fatto dell’estremo la sua principale forma d’arte, mentre come scritto il sound si muove su coordinate deathcore, un’accoppiata interessante per un risultato sicuramente devastante, provare per credere.

Tracklist
1. Scum
2. No Way Out
3. I Won’t Survive
4. Murder Machine
5. Burn
6. There Will Be Blood
7. Alone
8. This Is Hell
9. With No Hope
10. The World Infested

Line-up
Keith Wampler – Vocals
Brandon Davis – Guitar
Zac Lunsford – Guitar
Ron Buckley – Bass
Charles Webber – Drums
Katie McCrimmon – Keyboards, Vocals

THE CONVALESCENCE – Facebook

Elevators To The Grateful Sky – Nude

La band, in questo nuovo lavoro, torna alle sonorità che avevano caratterizzato il debutto, lasciando in parte lo spirito garage che aveva animato lo splendido Cape Yawn per un viaggio che dal deserto porta la band ancora una volta nelle strade della piovosa Seattle.

Sono passati cinque anni dal bellissimo debutto Cloud Eye e tre dal capolavoro Cape Yawn e il viaggio degli Elevators To The Grateful Sky nel rock degli ultimi trent’anni del secolo scorso continua con questo terzo album intitolato Nude.

Con un contratto nuovo di zecca con la label greca Sound-Effects Records, ed accompagnato dallo splendido artwork realizzato come sempre dal frontman Sandro di Girolamo, i rockers parlermitani tornano con un questi nuovi undici brani che confermano il loro status di spicco nella scena underground in ambito stoner/psych rock.
D’altronde i componenti della band hanno sempre dedicato il loro talento a più di un genere, passando con disinvoltura dal metal estremo al rock ed alle sue tante sfaccettature dimostrando di saper convincere sia come Elevators To The Grateful Sky che nelle altre incarnazioni Sergeant Hamster, Haemophagus, Undead Creep e Cavernicular, tanto per nominare quelle di cui nel tempo ci siamo occupati e che puntellano una delle scene più interessanti del nostro paese.
La band, in questo nuovo lavoro, torna alle sonorità che avevano caratterizzato il debutto, lasciando in parte lo spirito garage che aveva animato lo splendido Cape Yawn per un viaggio che dal deserto porta la band ancora una volta nelle strade della piovosa Seattle.
Ovviamente la parte psichedelica e stoner è ben presente nei vari brani che compongono Nude, con l’opener Addaura che come un trip sale, stonata e psichedelica e di matrice settantiana.
Il quartetto prepara il campo per quello che sarà l’album più vario scritto fino ad oggi, con una serie di ispirazioni ed atmosfere che vanno dagli anni sessanta ai novanta, trent’anni di rock e hard rock catapultati in un’opera che affascina e tiene incollati alle cuffie dalla prima all’ultima nota.
Beggars Can’t Be Choosers, Insects In Amber, lo stoner/doom di Flowerian, Song For July, In Your Hands (che ricorda non poco gli Alice In Chains), mostrano un gruppo dall’approccio più diretto rispetto al passato.
Manca in questo lavoro il brano da jam session come poteva essere la title track dell’album precedente, ma il suo fagocitare ispirazioni che vanno dai The Beatles agli Alice In Chains, dai Kyuss ai Nirvana, dai Black Sabbath ai Cathedral per restituirle sotto forma di un sound personale ed ormai riconoscibilissimo, contribuisce a rendere Nude un altro straordinario lavoro targato Elevators To The Grateful Sky.

Tracklist
1.Addaura
2.Beggars Can’t Be Choosers
3.Like A Seashell
4.Nude
5.Insects In Amber
6.Night’s Out
7.Flowerian
8.Drowned Dragness
9.Song For July
10.In Your Hands
11.The Trembling Watermoon

Line-up
Sandro di Girolamo – vocals and percussion
Giorgio Trombino – guitars, bass, alto saxophone, congas, keyboards, alternate lead vocals
Giuseppe Ferrara – rhythm guitars
Giulio Scavuzzo – drums, darbouka, tambourine, percussion and alternate lead vocals

ELEVATORS TO THE GRATEFUL SKY – Facebook

Ruins Of The Past – Alchemy Of Sorrow: Gold

Ruins Of The Past è un progetto solista del musicista berlinese Tobias Jäpel la cui genesi risale agli inizi del decennio, anche se la prima uscita risale a due anni fa con il full length omonimo a cui fa seguito questo nuovo ep.

Alchemy Of Sorrow: Gold è un lavoro che conferma la buona predisposizione del nostro alla costruzione di un melodic death doom di una certa efficacia in virtù di un buon lavoro chitarristico del tutto funzionale alla causa.
Personalmente prediligo l’operato di Tobias quando i ritmi si rallentano ed il sound si fa più malinconico, un po’ per gusto personale ma soprattutto perché consente di uscire dagli schemi più prevedibili per quanto gradevoli del melodic death.
Il musicista tedesco fa tutto da solo e piuttosto bene e anche il growl, pur non essendo il massimo, è comunque apprezzabile.
Quale brano emblematico del lavoro scegliamo Rust, quello che è non solo il più lungo ma anche quello in cui le varie sfumature del sound meglio si amalgamano senza pendere in modo deciso verso l’una o l’altra componente.
Molto bella anche la più breve title track, che chiude l’ep all’insegna di un melodic death doom a tratti struggente, e convincente come del resto un po’ tutte le tracce.
L’operato di Jäpel dimostra come, senza inventarsi nulla di nuovo, ma immettendo competenza, passione e la giusta dose di talento sia possibile offrire nel migliore dei modi queste sonorità, lasciando intravedere un potenziale anche superiore rispetto a quanto già espresso in Alchemy Of Sorrow: Gold.

Tracklist:
1.Prelude
2.Gold (Alchemy of Sorrow – Pt. I)
3.Rust (Alchemy of Sorrow – Pt. II)
4.The Bitter Chalice
5.Alchemy of Sorrow

Line-up:
Tobias Jäpel – All instruments, Vocals, Lyrics

RUINS OF THE PAST – Facebook

THE ETERNAL

Il video di ‘Rise From Agony’, dall’album ‘Waiting For The Endless Dawn’.

Il video di ‘Rise From Agony’, dall’album ‘Waiting For The Endless Dawn’.

The Eternal release new video clip for ‘Rise From Agony’ – First European shows in 10 years coming up!

Australian Progressive Doom Metal band The Eternal have released a new music video for the song ’Rise From Agony’ from their critically acclaimed 2018 album ‘Waiting For The Endless Dawn’.

‘Rise From Agony’ is an epic 10 minute statement with soaring melodies and beautiful melancholy. A performance based video shot in Melbourne, Australia, the video showcases the talents of up and coming Melbourne film maker Jak Calver. It is also the first video for the band to feature new drummer Ando McDougall.

The Eternal have also announced their first European show in 10 years at the eclectic Fekete Zaj Fesztivál in Hungary. A number of other shows will be announced in the coming months.

The Eternal have released their 6th full length studio album ‘Waiting For The Endless Dawn’ through Finnish label Inverse Records in August 2018. Featuring 75 minutes of dark melancholic progressive influenced Doom Metal including the epic 20 minute single ‘The Wound’. The band spent over 3 years writing and recording what can be best described as the bands darkest & heaviest album to date.

The album has been receiving rave reviews internationally and also finished in several ’Top 10 albums of 2018’ lists on major metal sites around the world. ‘Waiting For The Endless Dawn’ is now available on all major online services such as Spotify, iTunes & Apple Music through Inverse Records.

http://www.the-eternal.com
http://www.facebook.com/theeternal
http://theeternal.bandcamp.com
https://www.instagram.com/theeternalofficial/

Digital Links:
Spotify: https://spoti.fi/2nIAmC7
Apple Music: https://apple.co/2OFCVAk
Deezer: https://www.deezer.com/us/album/67539072
Bandcamp: https://theeternal.bandcamp.com/
Compact Disc: http://www.the-eternal.com

“If you’re looking for something to blow you away, look no further than Waiting For The Endless Dawn. This is a truly exceptional piece of work.” 10/10 Soundscape Magazine (UK)

“Doom metal hasn’t sounded so very intriguing and adventurous for a long time, actually I see that rare are the bands in todays doom metal scene who have the guts to create something that transcends the genre and at a certain point reinvents it.” – 9.5/10Terra Relicta (SI)

“ ‘Waiting For The Endless Dawn’ is a genuine album that goes beyond genres and manifests pure beauty.” – 94/100 Lords of Metal (NL)

“This album is quite magnificent. For some it may be a little much to take in in one hit, some may find it a little overwhelming, but be patient and persist with it, for the rewards are glorious.” – Metal Obsession (AU)

“Waiting for the Endless Dawn” is worth it for “The Wound” alone. That track is absolutely incredible.” – 8/10 Progressive Music Planet

“This album is just amazing. For some it may be “too much” to sit down and listen to a record of such duration, but I want you to believe me, it is worth the most! In the end you will just be enchanted…” – 9/10 Greek Rebels (GR)

“In my opinion The Eternal are a very great sounding progressive mixture of dark, doom and goth metal and if you are a fan of those musical genres, you should check out this band.” – 8/10 Doomed to Darkness

“…With their ability to safeguard innocence in a maelstrom of misery is what should truly be applauded in Waiting for the Endless Dawn.” – 8.5/10 RTMB Music

“Waiting for the Endless Dawn” is an album that cuts deep inside the body and remains a long, painful scar. It’s of great splendor.’ – 10/10 Obscure (CZ)

“This is highly recommended if you love well crafted subtle music with a metallic edge.” 20/20 The Rocktologist

‘The Eternal have proved once more with Waiting… that they have the confidence in their own abilities that allows a band to make their music unrestrained by the need to meet industry mores or listener peccadilloes halfway. They stand or fall by the music they create, willingly, and on this record they stand in triumph. This album is hard work, yes, but it’s work worth doing.’ – Sentineld Daily (AU)

Danko Jones – A Love Supreme

Stupisce la capacità dei Danko Jones di essere molto interessanti in ogni loro uscita nonostante facciano un genere abbastanza minimale, ma con il loro amore per il rock tutto è possibile.

Tornano i Danko Jones, e fin dal primo brano I’m In A Band, si sente l’immenso amore per la musica, ed in particolare per il rock and roll che ha il musicista canadese, una vera e propria istituzione per tutti gli amanti dei suoni ruvidi.

Il disco è la sublimazione di ciò che è un disco dei Danko Jones: chitarroni, batteria esplosiva e basso che ruggisce. I Danko Jones sono uno di quei gruppi che non tradisce mai, il trio canadese nella sua lunga carriera non ha in pratica sbagliato un colpo, tutti i dischi sono piacevoli e ben suonati, ma questo ha forse qualcosa in più. La produzione di GGGarth Richardson, che ha lavorato con gruppi come Red Hot Chili Peppers e Rage Against The Machine, è sensazionale, riesce a dare una nuova forma ai suoni di Danko e soci. E poi la melodia… il trio è pressoché perfetto in questo, con dei ritornelli che sono coinvolgenti ed avvolgenti. Tutte le canzoni potrebbero essere potenziali singoli, non ci sono riempitivi, e tutto è concepito con lo scopo di suonarlo dal vivo. Ci sono momenti di autentico entusiasmo, durante i quali proprio non si riesce a stare fermi allorché il gruppo rielabora la tradizione rock and roll e la porta nel futuro, perché i Danko Jones sono in realtà uno delle più grandi band rockabilly in giro, incarnando da tempo il rock come lo si può interpretare al meglio. Questo disco è un’affermazione di superiorità, una dichiarazione per il rock and roll, e cosa più importante, un lavoro molto divertente che regalerà un po’ di tragua dall’affanno del mondo. Stupisce la capacità dei Danko Jones di essere molto interessanti in ogni loro uscita nonostante facciano un genere abbastanza minimale, ma con il loro amore per il rock tutto è possibile. Ballerete, eccome se ballerete.

Tracklist
01. I’m In A Band
02. I Love Love
03. We’re Crazy
04. Dance Dance Dance
05. Lipstick City
06. Fists Up High
07. Party
08. You Got Today
09. That Girl
10. Burn In Hell
11. You Can’t Keep Us Down

Line-up
Danko Jones – guitar, vocals
John “J.C.” Calabrese – bass
Rich Knox – drums

DANKO JONES – Facebook

Bludy Gyres / Dayglo Mourning – Rope Enough for Two

Ottima iniziativa della label Black Doomba Records che con questo split in edizione limitata in vinile ci propone due realtà della scena doom metal underground statunitense, provenienti da Atlanta, i Dayglo Mourning e i Bludy Gyres.

Ottima iniziativa della label Black Doomba Records che con questo split in edizione limitata in vinile ci propone due realtà della scena doom metal underground statunitense, provenienti da Atlanta, i Dayglo Mourning e i Bludy Gyres.

Musica del destino di buon livello è quello che ci offrono i due gruppi in questione, più orientati verso sonorità stoner i primi e più classici i secondi.
I Dayglo Mourning sono un terzetto attivo da solo un anno ma con già un primo full length omonimo licenziato e su Rope Enough for Two presentano tre brani dal lento incedere doom e drogati da atmosfere stoner che hanno nella pesantissima Dark Ritual il miglior esempio.
Il loro approccio è pesantissimo, la voce evoca viaggi stordenti in terre desertiche dove tra miraggi provocati da sostanze illegali si muovono ispirazioni classiche ed influenze che vanno dagli Sleep agli Orange Goblin.
Anche per i concittadini Bludy Gyres c’è un full length all’attivo (Echoes from a Distant Scream) ma con qualche anno in più di attività: nel loro caso la proposta è quella di un solo brano lungo diciassette minuti: Behold! Your World Now Burns (Blunderbore Suite), una lunga litania sabbathiana, una jam doom che nasconde ispirazioni heavy rock tra le sue trame, rimanendo più legata al sound classico.
In sostanza un ottimo acquisto per gli amanti di questi prodotti ed un buon modo per conoscere due realtà di valore della scena doom statunitense.

Tracklist
Side A
1.Dayglo Mourning – Weedcreeper
2.Dayglo Mourning – Wizard in White
3.Dayglo Mourning – Dark Ritual

Side B
4.Bludy Gyres – Behold! Your World Now Burns (Blunderbore Suite)

Line-up
Bludy Gyres :
Tommy Stewart – Bass, Vocals
Dennis Reid – Drums
Chris Abbamonte – Guitars
Isidore Herman – Guitars

Dayglo Mourning :
Ray Miner – Drums
Joe Mills – Guitars, Vocals
Matt Rayborn – Vocals, Bass

BLUDY GYRES – Facebook

DAYGLO MOURNING – Facebook

TRAGODIA

Il video di Adrift, dall’album Before the Fall (Revalve Records).

Il video di Adrift, dall’album Before the Fall (Revalve Records).

TRAGODIA presents the videoclip for their brand new single Adrift, taken from the last album Before the Fall.

Listen full album: https://spoti.fi/2OGB6o4

http://player.believe.fr/v2/3615934781337

https://www.revalverecords.com/Tragodia.html

In 1996, the industrialized, Northern Italy-situated city of Brescia was the perfect place for Tragodia to be born and for their music to start being shaped. Years have past since then. Years of truly dedicated musical research. After releasing in 1998 a critical-acclaimed demo-tape, (‘Dramas in splendent realms’), a self-produced mini-CD in 2001 (‘All our miseries’), facing several line-up changes, Tragodia got their first album ‘The Promethean Legacy released in 2007 by Dutch label Dark Balance Records. After gigging here and there (even in Greece and Norway!), the band released it’s sophomore album Theomachy in 2012 via My Graveyard Productions. In 2013Tragodia signed a deal with Kolony Records for the release of it’s upcoming 3rd album Mythmaker. Mastered at Sterling Sound by UE Nastasi, Mythmaker sees the band engage in new musical domains and surely marks a step forward from where Tragodialeft with their previous effort.

A Swarm Of The Sun – The Woods

Non sono suoni per tutti, è musica che parla ad anime che sanno agire dentro la sconfitta, ma è qualcosa di davvero valido e sentito, musica che è sentimento e vita, sangue vivo che scorre lentamente e fa uscire il calore.

A volte si ascoltano cose che ti lasciano qualcosa dentro, e rarissime volte si sente un disco che in pratica parla di cosa vivi o di cosa provi.

Questo lavoro del duo svedese A Swarm Of The Sun per ognuno può essere una cosa diversa, è un disco aperto a tutto, un libero fluire della coscienza di due persone che incontra altri flussi simili ed entrano in sintonia. La coppia parte dal post rock per arrivare all’ambient, ma soprattutto creano atmosfere basse, ansiogene, si è costantemente in pericolo, la salvezza è lontana, è un requiem che suona per noi. Le canzoni sono tre e misurano ognuna più di tredici minuti, sono delle suite che si sviluppano perfettamente, tre sogni che sospendono il tempo durante l’ascolto. A Swarm Of The Sun sono giunti al quarto album, sono un gruppo conosciuto ed apprezzato e portano avanti la via scandinava al post rock, che è una cosa diversa poiché incontra in maniera importante l’ambient, soprattutto nella composizione delle canzoni. La calma di alcuni momenti è ancora più terribile, il suono rarefatto del gruppo incide l’anima e ci fa tornare indietro a pensieri antichi. Si comincia ad ascoltare la canzone e non si riesce a smettere, come quando sei sotto ad un temporale e ti stai bagnando ma non puoi farne a meno. Non sono suoni per tutti, è musica che parla ad anime che sanno agire dentro la sconfitta, ma è qualcosa di davvero valido e sentito, musica che è sentimento e vita, sangue vivo che scorre lentamente e fa uscire il calore. Le soluzioni musicali del gruppo sono molteplici e tutte molto ben approfondite, non c’è nessuna derivazione, è tutto originale. Per capire, ci sono momenti nei quali ricordano alcune atmosfere dei Radiohead, soprattutto quelle in cui l’ascoltatore capisce in profondità cosa vogliono dire e ne è partecipe. Quando entra la voce nella terza canzone è davvero difficile non piangere lacrime di consapevolezza. Un disco che come un acido ad ognuno farà un effetto diverso, ma che è oggettivamente meraviglioso.

Tracklist
1.Blackout
2.The Woods
3.An Heir to the Throne

Line-up
Erik Nilsson
Jakob Berglund

A SWARM OF THE SUN – Facebook

Entrapment – Imminent Violent Death

Se questo sarà stato davvero l’ultimo urlo estremo di Michel Jonker con il monicker Entrapment si vedrà con il tempo, per ora resta da godersi questo insano e morboso Imminent Violent Death.

Per i fans del death metal old school il nuovo album degli olandesi Entrapment è sicuramente un appuntamento da non perdere in questa primavera 2019.

La band olandese di fatto è il progetto solista del musicista di Groningen Michel Jonker, che con questo lavoro mette fine alla carriera degli Entrapment che culminerà con un ultimo concerto al Graveland Open Air l’11 maggio, giorno di uscita del disco.
E’ durata nove anni l’avventura Entrapment, con un numero di pubblicazioni importante e quattro full length, con questo ultimo lavoro che ribadisce la proposta estrema del musicista orange.
Il death metal old school, morboso e sferragliante nei suoi momenti estremi richiama a tratti lo swedish death degli albori, e si unisce a rallentamenti doom, cari proprio alla scena olandese con a capo i seminali Asphyx.
Si continua così a produrre death metal come il diavolo comanda, brutale, d’impatto e assolutamente perfetto per gli amanti del metal estremo senza compromessi: non ci sono battute a vuoto, l’album si fa ascoltare che è un piacere, tra i liquami dei cadaveri in decomposizione e brani come Sanctifying Putrescent, Sacrilegious Congregation e Process Of Dehumanization a fare da colonna sonora al succulento banchetto preparato dagli Entrapment.
Se questo sarà stato davvero l’ultimo urlo estremo di Michel Jonker con il monicker Entrapment si vedrà con il tempo, per ora resta da godersi questo insano e morboso Imminent Violent Death.

Tracklist
1.Mortality Unleashed
2.Incantation of the Grotesque
3.Sanctifying Putrescent
4.Malicious Predominance
5.Sacrilegious Congregation
6.Imminent Violent Death
7.Morbid Habitation
8.Process of Dehumanization

Line-up
Michel Jonker – All instruments, Vocals

ENTRAPMENT – Facebook

Aether Void – Curse Of Life

Curse Of Life è composto da undici brani suonato e prodotto benissimo, ai quali dove non manca un pizzico di groove e un gran lavoro chitarristico, seguendo strade tracciate dai gruppi storici del genere senza perdere quella personalità che nei debutti può fare la differenza.

Nati dalle ceneri dei No Way Out un paio d’anni fa, debuttano per Revalve Records i modenesi Aether Void con Curse Of Life, album che si colloca in ambito heavy/power tra ispirazioni classiche ed input più moderni.

Curse Of Life è composto da undici brani suonato e prodotto benissimo, ai quali dove non manca un pizzico di groove e un gran lavoro chitarristico, seguendo strade tracciate dai gruppi storici del genere senza perdere quella personalità che nei debutti può fare la differenza.
Ed infatti gli Aether Void manipolano la materia con buona padronanza di mezzi, accostando l’heavy classico di matrice Iron Maiden era Blaze Bayley al power e al metal di scuola statunitense (Iced Earth, ultimi Metal Church) per un risultato più che positivo.
La band nostrana ha una marcia in più quando lascia libere le sei corde, sul pezzo quando partono per cavalcate metalliche tagliando l’aria con fendenti potenti e melodici (Twisted Maze).
L’atmosfera di tensione palpabile che accomuna le opere del genere rimane in primo piano anche quando gli Aether Void depotenziano l’impatto di quel tanto per consentire alla parte melodica del sound di uscire in tutta le sue sfumature drammatiche ed in crescendo suggestivi (One Last Dawn).
Bellissima Misleading Promises, brano maideniano che offre un sunto del credo musicale del gruppo risultando il picco di Curse Of Life, album consigliatissimo a chi ama il metal classico del nuovo millennio.

Tracklist
1.Walking Down The Path (Intro)
2.Golden Blood
3.What You Reap And Deserve
4.Twisted Maze
5.One Last Down
6.Hoax
7.Faithless Crusade
8.Misleading Promises
9.Death Wish
10.The Eternal City
11.Angels Die Too

Line-up
Thore – Vocals
Bond – Lead Guitar
Erik – Rhythm Guitar
Bruso – Bass
Albi – Drum

AETHER VOID – Facebook

Vain Vipers – Vain Vipers

Rock’n’roll melodico, graffiante a tratti emozionante nel far rivivere atmosfere che si erano perse davanti ai palchi del Whiskey a Go Go, del Viper Room, o del Rainbow in un’escalation di puro divertimento che non fa prigionieri, questo è Vain Vipers e quello che trasmettono le dieci tracce suonate da Mick, Wild, Scott e Aaron.

L’uscita in questo periodo del biopic sui leggendari Motley Crue ha riacceso qualche luce sul Sunset Boulevard e sulla scena glam/hair/street metal di Los Angeles, balzata gli onori della cronaca musicale a metà anni ottanta e diventata una delle scene più influenti della storia del metal/rock mondiale.

Siamo lontani anni luce dalle esagerazioni di una generazione di musicisti votati al rock’n’roll style, ma è pur vero che la fiamma ha continuato in questi anni a bruciare nell’underground e per i fans più attenti le sorprese non sono certo mancate.
I Vain Vipers per esempio sono una band italiana al debutto per la Volcano Records con questo buon album omonimo, ispirato dalle leggende della scena losangelina, composto da un lotto di belle canzoni e in grado di risvegliare antichi pruriti in chi ha vissuto da testimone lo spettacolo pirotecnico e non solo musicale offerto dagli eroi del Sunset.
Rock’n’roll melodico, graffiante a tratti emozionante nel far rivivere atmosfere che si erano perse davanti ai palchi del Whiskey a Go Go, del Viper Room, o del Rainbow in un’escalation di puro divertimento che non fa prigionieri, questo è Vain Vipers e quello che trasmettono le dieci tracce suonate da Mick, Wild, Scott e Aaron.
L’album ci mette un po’ ad ingranare, l’opener I Hate You risulta un crescendo di tensione che arriva ad esplodere lasciando che la musica ci travolga e non trovi più ostacoli.
E dalla successiva Bitch (Please Shot Up) si entra in un vortice creato dal rock’n’roll selvaggio, irriverente ed irresistibile delle varie Kissy Doll, Let’s Party, 80’s Whore e Rock’n’Roll, brani che saranno derivativi quanto si vuole, ma il piedino non smette di battere il tempo e i chorus entrano in testa al primo colpo.
Un buon lavoro per una band che sa come far divertire gli amanti del genere: i gruppi a cui sono legati i Vain Vipers mi sembra inutile nominarli, basta premere il tasto play e si torna idealmente a bere una birra sul Sunset Boulevard.

Tracklist
1. I Hate You
2. Bitch Please (Shut Up)
3. Kissy Doll |
4. Lost In Your Eyes
5. Let’s Party
6. Reach Me In The Dark Side |
7. 80’s Whore
8. Devil Is Waiting |
9. Rock‘n’Roll
10. Weeping

Line-up
Mick – Vocals
Wild – Guitars / Back Vocals
Scott – Bass Guitar/ Back Vocals
Aaron – Drums

VAIN VIPERS – Facebook Contenuto musicale (link youtube – codice bandcamp – codice soundcloud)

Eva Can’t – Febbraio

Febbraio conferma appieno il valore degli Eva Can’t, la cui nuova veste assume contorni sempre più definiti, tali da non lasciare spazio a fraintendimenti riguardo al fatto che il percorso artistico di questa band bolognese sia sfociato in un sound a suo modo unico nel nostro panorama per stile e contenuti musicali e lirici.

Gravatum è stato in assoluto uno degli album cantati in italiano che, personalmente, ho più amato all’epoca della sua uscita, per cui riguardo a questa nuova produzione offerta dalla band guidata da Simone Lanzoni le aspettative erano notevoli.

Febbraio, ep contenente cinque brani per un totale di circa venticinque minuti di musica, vede un’ulteriore evoluzione verso una forma di cantautorato progressivo che ormai del metal degli esordi conserva solo poche ma ben inserite tracce.
L’intro strumentale Februus è ben più di quello che sovente è un semplice frammento volto a preparare il terreno al resto del lavoro, visto che il suo sviluppo consistente avvince ed avvolge fin da subito, rivelandosi l’ideale e non banale per premessa per l’episodio chiave Vermiglia, una canzone superba a livello lirico e musicale, con la quale Lanzoni sembra trarre linfa vitale dalla rinomata scuola cantautorale della sua Bologna, con il tutto ovviamente rivisto ed attualizzato con il background della band.
Di fronte ad un simile gioiello intriso di emotività, i restanti brani rischiano di venire offuscati ma questo non succede perché il livello di intensità del lavoro si mantiene elevatissimo, prima con Candele, in cui certi passaggi strumentali più evocativi quanto aspri rievocano nella parte conclusiva i migliori Primordial, poi con la title track, il cui avvio leggermente in sordina viene ampiamente compensato da una seconda parte nelle quale la chitarra solista si prende la scena e, infine, con il rock movimentato anche dal growl di Finale, degna chiusura di un lavoro di grande spessore.
Febbraio conferma appieno il valore degli Eva Can’t, la cui nuova veste assume contorni sempre più definiti, tali da non lasciare spazio a fraintendimenti riguardo al fatto che il percorso artistico di questa band bolognese sia sfociato in un sound a suo modo unico nel nostro panorama per stile e contenuti musicali e lirici.

Tracklist:
1. Februus
2. Vermiglia
3. Candele
4. Febbraio
5. Finale

Line-up:
Simone Lanzoni: guitars, vocals
Diego Molina: drums
Luigi Iacovitti: guitars
Andrea Maurizzi: bass

EVA CAN’T – Facebook

Tim Bowness – Flowers At The Scene

Flowers At The Scene nulla aggiunge e nulla toglie al precedente lavoro ed alla discografia solista di Bowness, risultando un album destinato ad essere amato dai fans dei due artisti che lo hanno composto e probabilmente trascurato da tutti gli altri.

Torna Tim Bowness, cantante dei progsters No-Man con un nuovo album a distanza di un paio d’anni dal precedente Lost In The Ghost Of Light.

Il nuovo lavoro, scritto in coppia con Steven Wilson, vede come in passato una serie di ospiti di spicco come Peter Hammill (Van Der Graaf Generator), Andy Partridge (XTC), Kevin Godley (10cc), Colin Edwin (Porcupine Tree), Jim Matheos (Fates Warning), David Longdon (Big Big Train), il co-produttore Brian Hulse (Plenty), il trombettista australiano Ian Dixon e i batteristi Tom Atherton e Dylan Howe, tra gli altri, a valorizzare queste undici composizioni all’insegna di un rock elegante e raffinato ma che, come già nel disco precedente, fatica a lasciare il segno.
Infatti anche questo nuovo Flowers At The Scene promette tanto ma mantiene solo in parte: gli ospiti fanno parte della crema del rock progressivo mondiale, la musica si muove sinuosa e delicata, pregna di note d’autore ma senza picchi emozionali, arrivando in fondo ai suoi tre quarti d’ora senza particolari squilli.
Da due artisti come Bowness e Wilson ci si aspetterebbe qualcosa in più, invece l’album continua la strada intrapresa in precedenza, con atmosfere e sfumature pink floydiane a rappresentare i momenti più alti dell’opera (It’s The World, Ghostlike).
Flowers At The Scene nulla aggiunge e nulla toglie al precedente lavoro ed alla discografia solista di Bowness, risultando un album destinato ad essere amato dai fans dei due artisti che lo hanno composto e probabilmente trascurato da tutti gli altri.

Tracklist
1.I Go Deeper
2.The Train That Pulled Away
3.Rainmark (feat. Jim Matheos)
4.Not Married Anymore (feat. Dylan Howe)
5.Flowers At The Scene (feat. Jim Matheos)
6.It’s The World (feat. Peter Hammill, Jim Matheos, Steven Wilson)
7. Borderline (feat. Dylan Howe, David Longdon)
8.Ghostlike
9.The War On Me
10.Killing To Survive (feat. Peter Hammill)
11.What Lies Here (feat. Kevin Godley, Andy Partridge)

Line-up
Tim Bowness – vocals, backing vocals, ukulele, trumpet and guitar loops

Guests:
Brian Hulse – synth/keyboards, guitar, drum programming
Peter Hammill – guitar and vocals, backing vocals
James Matheos – guitar
Andy Partridge – guitar
Ian Dixon – trumpet
Aleksei Saks – looped trumpet
Colin Edwin – bass / double bass / fretless bass
David K Jones – bass / double bass
Tom Atherton – drums
Dylan Howe – drums
Charles Grimsdale – drums
Kevin Godley – vocals
David Longdon – backing vocals, flute, melodica
Steven Wilson – synth, additional drum programming
Alistair ‘The Curator’ Murphy – string arrangement
Fran Broady – Bridge 5 string electro-acoustic violin, octave violin

TIM BOWNESS – Facebook

Locus Animae – Luna

La poetica del gruppo è quella di avanzare attraverso musica originale e di ispirazione neoclassica verso territori gotici ma anche di avanguardia.

I Locus Animae sono un gruppo proveniente da Novara, attivo dal 2012.

Inizialmente hanno cominciato come gruppo black metal, poi hanno sviluppato una poetica tutta loro, come si può sentire in maniera molto netta in questo nuovo ep, Luna. La poetica del gruppo è quella di avanzare attraverso musica originale e di ispirazione neoclassica verso territori gotici ma anche di avanguardia. La musica è delicata e sognante, ma anche possente e perentoria quando, con reminiscenze del black metal delle origini. Luna è la continuazione del ciclo cominciato con il precedente Prima Che Sorga Il Sole, che era un ottimo lavoro. Spicca l’azzeccato gioco fra la bellissima voce femminile di Vera Clinco dei Caelestis, che si completa benissimo con il cantato sia in chiaro che in growl di Gregory Sobrio. Il gruppo è tecnicamente di livello e porta molto in alto il pathos delle canzoni. Il sentire è gotico, forte di un sentimento anche mediterraneo che porta a vedere le cose in una maniera molto diversa dal gotico nordico, ad esempio. La presenza di un afflato neoclassico nella musica dei Locus Animae è molto forte ed è una delle colonne portanti del loro suono. Il cantare in italiano conferisce forse il vero valore aggiunto di questo gruppo, la metrica della nostra lingua si sposa benissimo con questo suono, e ne è la narrazione perfetta. Fin dalla prima canzone, L’Incanto Della Sirena, si capisce che non siamo al cospetto del solito combo di gothic metal, qui si va molto oltre: Luna parla di ricordi, tasselli della nostra vita che rimangono nel caleidoscopio di ciò che pensiamo di sapere. Stupisce la forza dirompente dell’album, la completezza del sound dove non c’è un cosa fuori posto, un’incongruenza, un qualcosa di sbagliato. Il sentimento è il motore primo di tutto, e i Locus Animae hanno un nome che è adattissimo alla loro musica, perché parla alla nostra anima. La comparsa di quando in quando nella musica del black metal attraverso intarsi molto preziosi è un ulteriore segno della bravura e della grandezza di questa band. La forma dell’ep è il giusto spazio per poter godere di queste composizioni così dolci e forti, che parlano di un mondo che possiamo vedere se abbandoniamo il delirio che ci viene proposto quotidianamente.

Tracklist
1.L’Incanto Della Sirena
2.Il Cantico Del Mai Nato
3.Crepuscolo
4.All’Imbrunire
5.Eclissi – Come La Terra Baciò La Luna

Line-up
Gregory Sobrio – Clean Vocals, Growl, Scream –
Nicolò Paracchini – Bass, Scream –
Brian Cara – Rhythm Guitar –
Emmanuele Iacono – Lead Guitar –

LOCUS ANIMAE – Facebook

FALLEN ANGELS

Il video di ‘Psycholove’, dall’album: Even Priest Knows (Sliptrick Records).

Il video di ‘Psycholove’, dall’album: Even Priest Knows (Sliptrick Records).

https://youtu.be/lnTeHhhj2rU

Italian glam rock band Fallen Angels have released their new video for the track Psycholove taken from their album release Even Priest Knows.

Here’s what the band explaining about the track and video; “Psycholove is a topical song (written thinking of the typical life of the middle-class worker), which speaks of male auto-eroticism caused by excessive laziness from frequenting the outside world, or total resignation to attend party venues, or clubs where women are present, because for fear of rejection, added to a dose of shyness, a person decides to shut himself up in his world and convince himself that he no longer loves women.

The song that bases its roots on issues of the present and the future: in a world increasingly surrounded by technology that increasingly distances man from the “real world”, where going out to have fun is no longer among the first need. Innovative and enveloping video games are already enough, the god’s Supermen and super-women Chat on Social all day long, Dream and build an unreal life closed between 4 walls, different habits and the shock when you find yourself interacting with the real world and with people around you, and then when the stimulus arrives … (the only one that could push us to go out and get to know the real world) we simply carry out the most ancient and simple act to make people sexually satisfied… and then for everything the “technology” takes care of the rest…..

The video clip appears in a fresh and modern tone, alternated by musical performance scenes and acting scenes that contain subliminal messages on the themes described. The choice of this style goes hand in hand with the musicality of the song, in which you they can find sub-genre influences of pop and rock, in its own way therefore innovative compared to other songs. Another reason for this style of video / music is the desire of the band to be noticed as a band of 2019 and not a revival band trapped without exit in the 80’s… Therefore, beyond the “classic” look behind this mask you can find musical experimentation, current events, and knowledge, and for Fallen Angelsmusical influences are the most important thing to try to look forward.”

Fallen Angels – Even Priest Knows
Even Priest Knows represents the bands desire to revive the spirit and atmosphere of the 80’s. It’s an album of 10 tracks that passes from more direct songs to real reflections on modern society, touching topics such as loneliness, war, alienation, viciousness, even themes with a simple appearance but surrounded by multiple meanings, to tracks with peaks of amusing sinfulness and esoteric-ism, all surrounded by riffs of pure rock ‘n roll and sharp melodies …here

Even Priest Knows | Released on April 30th, 2017 on Sliptrick Records

Fallen Angels are:
Matty Mannant – Vocals | Ste Wizard – Guitar | Luke Gyzz – Drums | Matthew Ice – Bass

Anna Havoc – Anna Havoc

Gli Anna Havoc sono una band di San Pietroburgo che suona un buon hardcore caotico, magmatico e molto duro.

Gli Anna Havoc sono una band di San Pietroburgo che suona un buon hardcore caotico, magmatico e molto duro.

Il loro primo ep è un buon esempio di cosa possa offrire un giovane gruppo di talento e in grado di ottenere ottimi ascolti. Certamente i numi tutelari sono i Converge e tutta quella scena che ha cambiato l’hardcore negli ultimi anni che è tuttora è un’onda che avanza. I riff sono molto precisi e colpiscono nel segno, le canzoni sono costruite e sono sviluppate bene. La furia di questi ragazzi non è cieca, è incanalata nella via giusta e viene espressa al meglio, attraverso questo hardcore pesante ed incalzante. La tensione rimane alta per tutto il disco, il minutaggio è adeguato ad esprimere quello che vogliono questi russi, ovvero la descrizione di una società che sta morendo e questo è il suono del coltello che la seziona. Gli Anna Havoc riescono a non essere derivativi perché hanno un’alta qualità nel loro sound e l’esprimersi in lingua madre è segno di forte personalità e di voglia di non farsi omologare, il messaggio lo si capisce benissimo. Ci sono momenti intensi e molto coinvolgenti, ma tutto il disco si attesta su buoni livelli: anche nei pezzi più lenti e sofferti gli Anna Havoc si esprimono molto bene e riescono sempre a costruire cose interessanti. E’ sempre piacevole ascoltare dell’hardcore nuova scuola suonato in questa maniera, peraltro il disco è in offerta libera sul loro bandcamp e ne vale davvero la pena.

Tracklist
1.Тишина
2.Вольта
3.Птица
4.Очаг
5.Весна

VINCENZO GRIECO

Il video di “Crashing Waves”, dall’album in uscita a maggio (Red Cat Inst Fringe).

Il video di “Crashing Waves”, dall’album in uscita a maggio (Red Cat Inst Fringe).

Disponibile dal 29 marzo, su tutte le piattaforme digitali, “Crashing Waves”, primo singolo estratto dal nuovo album di Vincenzo Grieco, in uscita a maggio 2019 per Red Cat Inst Fringe!

“Nessun compromesso per questo energico brano in puro stile hard rock anni ’80: ritmiche taglienti e virtuosismi di chitarra accompagnano la storia di un giovane surfista, stanco di osservare l’oceano soltanto da lontano. Il coraggio e l’incoscienza di non fermarsi davanti a niente e nessuno, nel surf, nel rock‘n roll e nella vita. Menzione d’onore alla straordinaria voce di Giorgio Lorito!”

CONTATTI ARTISTA:
www.facebook.com/vincenzogrieco1976
www.youtube.com/vincenzogrieco
http://www.vincenzogrieco.it/

LABEL:
www.redcatpromotion.com

Dimlight – Kingdom Of Horrors

Oscuro e drammatico, come il concept da cui si ispira, il sound di questo lavoro trova ottimi sfoghi qualitativi in una manciata di brani dalle atmosfere epico/apocalittiche.

La storia di Athanor e del suo viaggio alla ricerca di conforto e assoluzione, nei percorsi distorti e cupi di Irkala Kar, l’Underworld, prende vita tra le trame di un metal estremo che lascia spesso il comando alle sinfonie gotiche accompagnate dalla voce femminile, in una continua contesa con il growl profondo che guida l’anima estrema dei Dimlight.

Kingdom Of Horrors è il quarto album del gruppo greco, attivo dal 2006 e protagonista di molti live in compagnia delle massime espressioni del metal di questi anni come Arch Enemy, Lacuna Coil, Epica, Septic Flesh.
Ed è a queste band che i Dimlight si ispirano per portare alla luce il proprio esempio di musica, a tratti enfatica, dagli arrangiamenti orchestrali che si danno battaglia tra la possente forza del death metal, in una sorta di jam che vede impegnati i Lacuna Coil e i Septic Flesh.
Oscuro e drammatico, come il concept da cui si ispira, il sound di questo lavoro trova ottimi sfoghi qualitativi in una manciata di brani dalle atmosfere epico/apocalittiche come We, The Bones, la magniloquente Beyond The Gates Of Horror e Tower Of Silence.
L’ascolto non perde di interesse per tutta la durata dell’album, grazie agli ottimi arrangiamenti ed in particolare alla voce della cantante, che ricorda non poco quella di Cristina Scabbia, particolare che non mancherà di procurare nuovi estimatori al gruppo greco.

Tracklist
1.The Red King
2.Beryl Eyes
3.We, the Bones
4.Into the Thrice Unknown Darkness
5.Beyond the Gates of Horror
6.The Ecstasy of the Hunt
7.Tower of Silence
8.Serpent’s Pact
9.Lapis Animae
10.Bleeding Sunrise

Line-up
Mora – Vocals
Peter(a.k.a.Invoker) – Guitars,Vocals
Nick – Guitars
Jim – Drums
Marios – Lyricist
Apostolis – Orchestra Composer

DIMLIGHT – Facebook

Flageladör – Predileção Pelo Macabro

Predileção Pelo Macabro spara dieci colpi che insieme formano una mitragliata di speed/thrash tradizionale ispirato alla scena teutonica, i brani si susseguono veloci e abbastanza simili, lasciando troppo poco all’ascoltatore.

Proposta assolutamente underground quella dei Flageladör, nome che da quasi vent’anni fa parte della scena metal brasiliana.

La band infatti è attiva dall’inizio del nuovo millennio e può contare su una discografia che annovera tre full length ed un buon numero di split e demo.
Predileção Pelo Macabro è quindi il quarto lavoro sulla lunga distanza per il quartetto di thrashers dal suono old school, che non delude i suoi fans e li travolge con il suo thrash metal dalle accelerazioni speed senza compromessi.
Una musica zeppa di cliché, ma che viaggia a ritmo sostenuto, tra ritmiche sparate, solos e refrain scolpiti sulle tavole della legge di questo tipo di sonorità.
La produzione in linea con quanto suonato crea un’atmosfera ottantiana, mentre l’uso della lingua madre è sicuramente l’unico tocco di originalità da attribuire alla band.
Predileção Pelo Macabro spara dieci colpi che insieme formano una mitragliata di speed/thrash tradizionale ispirato alla scena teutonica, i brani si susseguono veloci e abbastanza simili, lasciando troppo poco all’ascoltatore.
Si tratta di un album rivolto essenzialmente ai fans del genere, magari incuriositi dall’uso della lingua portoghese che non inficia assolutamente un risultato comunque poco oltre la sufficienza e nulla più.

Tracklist
1.Entre o Martelo e a Bigorna
2.Nas Minhas Veias Corre Fogo
3.Máxima Voltagem
4.Terror Pós-Atômico
5.Queimando nas Chamas do Heavy Metal
6.Micromega
7.Eternamente Cinza
8.Predileção pelo Macabro
9.O Infiel
10.M.A.F.

Line-up
Armando Exekutor – Guitars & Vocals
Hugo Golon – Drums
Alan Magno – Bass
Jean Nightbreäker – Guitars

FLAGELADOR – Facebook

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