Thy Art Is Murder – Dear Desolation

Più death metal che core, Dear Desolation è da considerare un buon ritorno per il quintetto australiano, una macchina estrema moderna legata da un filo neanche troppo sottile alla tradizione.

Inanimate Existence – Underneath A Melting Sky

Dopo le ultime prove deludenti da parte di gruppi anche più conosciuti della band californiana, Underneath A Melting Sky risulta una piccola ventata di aria fresca in un genere che ultimamente appariva sempre più asfittico.

Incantation – Profane Nexus

Un’apoteosi di scorribande in doppia cassa, lentissimi e claustrofobici passaggi doom ed atmosfere malvagie: Profane Nexus ribadisce l’assoluta qualità della proposta degli Incantation, band che risulta una garanzia ed una delle poche dal sound personale.

Zurvan – Gorge Of Blood

Molto lineare per esecuzione e produzione, Gorge Of Blood incuriosisce inizialmente per la provenienza dei musicisti coinvolti, ma poi all’atto pratico si rivela un lavoro sufficiente ma nulla più.

Antipathic – Autonomous Mechanical Extermination

La ridotta durata complessiva di Autonomous Mechanical Extermination (circa sei minuti) impedisce di trarre conclusioni definitive, anche se quanto ascoltato fornisce comunque indicazioni sufficienti per inserire gli Antipathic tra le band da tenere sotto osservazione.

In Human Form – Opening of the Eye by the Death of the I

Quella degli In Human Form è un’espressione musicale oggettivamente elevata quanto ambiziosa, ma rivolta inevitabilmente ad un’audience molto ristretta, che corrisponde appunto a chi apprezza in toto tutto quanto sia sperimentale ed avanguardista.

Hitwood – Detriti

Il viaggio di Hitwood continua e ad ogni passo la sua musica si trasforma, completandosi senza perdere la sua personale visione di un metal moderno che si fa estremo, pur lasciando alle melodie la loro fondamentale importanza.

Widowmaker – Widowmaker

La cifra stilistica del disco è quella del migliore deathcore in circolazione, e al momento pochi hanno la compattezza e la potenza di questi ragazzi, che devono essere ascoltatori attenti ed onnivori perché dietro questo suono c’è moltissimo lavoro ed altrettanta cultura metallica.

Necrophobic – Pesta

Dieci minuti di pura malvagità che valgono come e più di tanti full length, preparando il ritorno in pompa magna di questa seminale creatura malefica.

Bloodphemy – Bloodline

Una quarantina di minuti immersi nel death metal, ignorante quanto si vuole, scolastico in certi frangenti, ma che ha nella sua anima maligna un’onestà intrinseca che valorizza questo assalto sonoro senza compromessi.

Father Befouled – Desolate Gods

Un riffing profondo come un pozzo collegato con l’inferno, una catacomba sonora dove il death metal old school sguazza tra i cadaveri e le accelerazioni, così come i rallentamenti infrangono ogni resistenza umana.

Lo-Ruhamah – Anointing

E’ un sound estremo, atmosfericamente angosciante, quello che compone Anointing e i suoi nove capitoli, un black metal che non rinuncia alla debordante potenza del death, ma la modella a suo piacimento.

The Shadeless Emperor – Ashbled Shores

Non manca davvero niente ad un’opera del genere, completa sotto tutti gli aspetti, oscura ed animata da un approccio versatile che valorizza brani come la title track, un susseguirsi di cambi repentini tra death metal ed aperture acustiche in una tempesta di suoni estremi.

Wraith Rite – Awaken

La strada per ritagliarsi un po’ di spazio, anche a livello underground, è ancora  molto lunga e dagli esiti incerti, ma la voglia di provarci di sicuro non fa difetto ai Wraith Rite.

Arallu – Six

Gli israeliani Arallu proseguono la loro opera di distruzione a base di un black/death naturalmente contaminato da pulsioni etniche.

Dusius – Memory Of A Man

Un disco potente sia nella musica che nell’immaginario che suscita, dando l’impressione che il viking folk metal sia il genere preferito dei Dusius, che con queste doti avrebbero fatto bene comunque in qualsiasi ambito.

Urn – The Burning

The Burning è un disco che riassume i motivi per cui siamo metallari, poiché la velocità, la cattiveria e l’adrenalina che possiede sono in gran parte i motivi per cui ascoltiamo la musica del caprone.