Henry Kane – Den Förstörda Människans Rike

L’album nel suo insieme è un riuscito tentativo di far convivere il grind ed il death metal scandinavo, con l’aiutino di qualche spunto hardcore.

Una bomba sonora devastante, un inferno sulla terra dove la colonna sonora non può che essere death metal scandinavo con dosi massicce di grind/crust.

Henry Kane, alias Jonny Pettersson, vocalist di Ashcloud, Just Before Dawn e Wombbath, qui in veste di polistrumentista, non lascia scampo e ci investe con un devastante death/grind senza compromessi, dove la provenienza scandinava si sente eccome, ma viene messa in ombra da una malsana voglia distruttiva; il tutto viene licenziato dalla Transcending Obscurity, con la quale Pettersson ha firmato col sangue delle sue vittime il contratto che permette di portare alla luce questo pezzo di inferno in musica.
Bruciano l’atmosfera e gli strumenti in Den Förstörda Människans Rike, titolo e testi in lingua madre ed una raccolta di brani che non superano i due minuti di durata, a parte l’apocalittica title track e Det Var Inte Ditt Fel, un massacro tra demoni, un esempio di male in musica che ridicolizza molti gruppi black metal.
L’album nel suo insieme è un riuscito tentativo (almeno nelle intenzioni alquanto bellicose) di far convivere il grind ed il death metal scandinavo, con l’aiutino di qualche spunto hardcore, dunque vi lascio immaginare quanta violenza sprigioni il sound proposto da Henry Kane.
Un album estremo come pochi, difficile da digerire se non si è amanti dei generi descritti, ma che con un po’ attenzione rivela più di una brillante intuizione sicuramente da sviluppare in futuro.

TRACKLIST
1.En själ till salu
2.Svarta tankar
3.Skuld och begär 01:42
4.En grav av ångest
5.Är din botten nådd
6.Dragen i skiten
7.En längtan
8.Den förstörda människans rike
9.Flaskan var din sista vän
10.Bön för bön
11.Kära bror
12.Bara hat
13.Lögnens svarta ögon
14.Det var inte ditt fel
15.Vinst eller fölust

LINE-UP
Jonny Pettersson – All instruments

HENRY KANE – Facebook

Kratornas – Devoured By Damnation

Devoured By Damnation si rivela un’apprezzabile prova di death genuino e virulento quanto basta per riuscire a catturare la giusta dose di attenzione.

I Kratornas distruggono i timpani dei malcapitati ascoltatori da oltre un ventennio, ma il primo organico parto su lunga distanza risale al 2007, quando la band aveva le proprie basi ancora nelle natie Filippine.

Devoured By Damnation è il terzo della serie ed è il primo composto in terra canadese, luogo dove Zachariah si è stabilito nel nuovo decennio; ingaggiato il batterista GB Guzzarin (canadese nonostante il nickname possa richiamare alla memoria quello di un un oste trevigiano …), il vocalist e chitarrista scaglia sul pubblico quest’incandescente meteorite che, sebbene veda i Kratornas accreditati di un sound grind/black, è in realta fortemente debitore del più furioso death novantiano di matrice statunitense.
Ma i paragoni, specialmente in un genere dove spesso le differenze sono costituite da sfumature infinitesimali per chi non ne è un fruitore abituale, sono del tutto superflui: ciò che conta è la distruttiva e genuina urgenza che trova sfogo in un album composto, registrato e pubblicato su un suolo sicuramente più ricettivo ed accogliente per il metal estremo.
Nonostante il suo retaggio sia riconducibile ad un epoca lontana, il sound dei Kratornas si appropria in maniera più che lecita di certe sonorità, semmai ci fosse bisogno di puntualizzarlo, stante il suo status di band già attiva nel bel mezzo degli anni novanta: la freschezza e la virulenza non risentono dell’anagrafe, e Devoured By Damnation si rivela così un’apprezzabile prova di death genuino e virulento quanto basta per riuscire a catturare la giusta dose di attenzione.

Tracklist:
1. Spit On God
2. Dead Burning Christ
3. Archangels of Destruction
4. Deluge – After Massacre
5. Blood of The Devil
6. Evil Is Reborn
7. Devoured By Damnation
8. Cadavers of Gods
9. Huios Diabolus
10. World Within Demons

Line up:
Zachariah – guitars
Guzzarin – drums

KRATORNAS – Facebook

Mindful Of Pripyat/Stench Of Profit – New Doomsday Orchestration

Un ottimo split che ci presenta due valide realtà del panorama estremo nazionale

La Everlasting Spew Records ci presenta uno split album all’insegna del grindcore intitolato New Doomsday Orchestration con due ottime band italiane come i Mindful Of Pripyat e i Stench Of Profit.

I primi a scendere sul campo di battaglia sono i milanesi Mindful Of Pripyat, gruppo che vi avevamo presentato al tempo dell’uscita del primo lavoro … And Deeper, I Drown In Doom … risalente ad un paio di anni fa.
La band, composta da musicisti già da parecchi anni nella scena estrema nazionale (con ex membri di Corporal Raid e Antropofagus), conferma le ottime impressioni suscitate nella precedente occasione con un sound che, nel suo estremismo, è sempre animato da uno spirito death metal e valorizzato da una serie di brani che non superano mai o quasi i due minuti.
In pratica, in soli dieci minuti i Mindful Of Pripyat dimostrano il proprio talento nel suonare un genere per niente scontato, ma sempre in bilico tra musica estrema violentissima e caos.
La seconda band sono gli Stench Of Profit gruppo proveniente da una laguna veneziana bombardata dal grindcore del gruppo, attivo dal 2014 e con un demo rilasciato l’anno dopo; a livello di curiosità va segnalato che i due gruppi hanno in comune il batterista Giovanni, che negli Stench Of Profit è entrato solo lo scorso anno.
Anche per loro una decina di minuti all’insegna del grind, più feroce e brutale rispetto ai loro dirimpettai, ma anch’esso valorizzato da un ottimo songwriting.
I brani sono ancora più brevi e sono lacerati da una violenza efferata: il gruppo richiama non poco i primi passi discografici di Napalm Death e Terrorizer, così come i compagni d’avventura in questo lavoro ma, mentre i lombardi mostrano in qualche ritmica più pesante un accenno al death old school, i veneti sparano mitragliate grind veloci e brutali.
Nel complesso New Doomsday Orchestration è un ottimo split che ci presenta due valide realtà del panorama estremo nazionale: un prodotto ideale per i fans del grind.

TRACKLIST
Mindful Of Pripyat:
1. Resigned
2. Statement Of Dominion
3.Exposure
4. Shrapnel Rain
5. Behind The Judgement
6. Hostage
7. Specimen
8. Civilization Comes Civilization Goes
9. Mutant Genoma
Stench Of Profit:
1. Intro
2. Forced Control
3. Fuck You! You Are Nothing
4. Mental Depravation
5. Pathological Bastard
6. Daily Hatred
7 . Know your Shit Or Live In Ignorance
8. Calve Fast
9. Divine Education
10. The Small Minded
11. World’s Human Rudeness
12. No Sense
13. Torture Bliss
14. How Will You Talk After I Cut Your Tongue?
15. The dance Of Deceit
16. Regression Index
17. Passive State
18. Outro

LINE-UP
Mindful Of Pripyat:
Gio – Drums & Vocals
Tya – Lead Vocals & Noise
Gian – Bass & Vocals
Omar – Guitars

Stench Of Profit:
Maurizio – Vocals & Guttural Noises
Lory – Guitar & Vocals
Giovanni – Drums

MINDFUL OF PRIPYAT – Facebook

STENCH OF PROFIT – Facebook

Crurifragium – Beasts Of The Temple Of Satan

Violenza, impeto death metal con intarsi di brutal e grindcore per un disco davvero violento eppur suonato molto bene, Satana approva.

Un disco di bestiale death metal incrociato carnalmente con un grindcore veloce e marcio.

Se volete ascoltare un disco di metal estremo suonato con passione e violenza, Beast Of The Temple Of Satan, il debutto di questo gruppo, è un disco che appagherà in pieno chi cerca emozioni forti dal metal, in questo caso davvero estremo. La voce è quella di un sacerdote satanico mentre squarta corpi inermi, mentre dietro c’è un inferno di ritmi infernali, dove la batteria incalza il suono grezzo della chitarra e del basso. I Crurifragium sono in tre, ma sono una legione demoniaca che si abbatte sulla terra, in una caccia fruttuosa e sanguinosa. Ossa, sangue, e teste aperte, ecco l’incedere della metallica marcia, e soprattutto nessun compromesso ne prigionieri. I Crurifragium sono gli ex Warpvomit, che avevano dato alle stampe un disco solo recensito qui sulle nostre pagine, che erano forse ancora più grezzi e brutali, anche se qui non si scherza. Si viene piacevolmente storditi da questo mortale effluvio di violenza ed estremismo musicale, che però mantiene una forte impronta di metal classico, perché nel loro substrato i classici numi ci sono.
Violenza, impeto death metal con intarsi di brutal e grindcore per un disco davvero violento eppur suonato molto bene. Satana approva.

TRACKLIST
01 Behold (Evangelation)
02 Stigmata Excruciation
03 Unfurl the Banners of Evil
04 Flayed Angels
05 Exalted Blasphemous Trinity
06 Vespers for the Massacred
07 Slaughterers of the Flocks
08 Utter Sadism
09 Crucified Bastard
10 Beasts of the Temple of Satan
11 The Horns of Power

INVICTUS PRODUCTIONS – Facebook

Coffin Surfer – Rot A’ Rolla

Undici minuti bastano per convincerci d’essere al cospetto di una band originale ed irresistibile, assolutamente fuori dal comune e per questo ancora più sorprendente.

Rot A’ Rolla, ovvero quando undici minuti bastano per convincerci di essere al cospetto di una cult band, originale ed irresistibile, assolutamente fuori dal comune e per questo ancora più sorprendente.

I bolognesi Coffin Surfer, un quartetto di pazzi grindsters con la passione per il rock’n’roll, hanno un solo demo alle spalle, uscito tre anni fa e tornano sul mercato underground con questo ep di cinque brani che riescono nell’intento da sempre perseguito dalla band : far ballare e scapocciare zombie e pin up a colpi di rock’n’roll, death, grind e surf.
La voce campionata di Phil Anselmo ci introduce nel mondo di Rot A’ Rolla e Nutria esplode tra ritmiche surf e grind/death: i grugniti classici del grind si confondono tra pesantissimo groove e devastanti ripartenze estreme e, come un orologio, il gruppo risulta preciso e perfetto, con Headless Chicks Rodeo se possibile ancora più devastante e violenta.
Saint Fetus è death metal feroce e sguaiato, mentre i venti secondi di Escape From India ci introducono alla conclusiva Deathroll, dove Motorhead, Napalm Death ed Elvis Presley vengono evocati all’unisono per sconvolgere le normali dinamiche del metal rock mondiale.
Grande band quella formata da questi ragazzi bolognesi, che sanno soprattutto suonare e lo dimostrano pur mantenendo un approccio alla propria musica violento e scanzonato in uguale misura. Resta solo da ascoltare per credere.

TRACKLIST
1.Nutria
2.Headless Chicks Rodeo
3.Saint Fetus
4.Escape From India
5.Deathroll

LINE-UP
Pica – Vocals
Balbo – Drums
Vale – Guitars
Raffa – Bass

COFFIN SURFER – Facebook

DESCRIZIONE SEO / RIASSUNTO

Ill Neglect / Lambs – Trisma

Due maniere diverse, ma ugualmente efficaci, di maneggiare una materia incandescente come quella del metal che, sposandosi all’hardcore, ne porta alle estreme conseguenze l’impatto virulento.

Edito da un pool di etichette transazionale, questo split mette in mostra un connubio potenzialmente esplosivo tra i tedeschi Ill Neglect e gli italiani Lambs.

Trisma, in poco meno di dieci minuti, scarica la rabbia repressa covata in una vita intera, e ciò avviene con gli Ill Neglect tramite un grind dalle sfumature sludge che a tratti può ricordare, per attitudine e per riferimenti non casuali i seminali Brutal Truth (il monicker ne riprende il titolo di uno dei brani più noti), e con i Lambs attraverso un metal estremo che sovente disorienta con repentini cambi di scenario, sempre all’insegna di sonorità comunque disturbanti e facenti capo sempre allo sludge, almeno a livello di orientamento generale.
Troviamo, quindi, due maniere diverse, ma ugualmente efficaci, di maneggiare una materia incandescente come quella del metal che, sposandosi all’hardcore, ne porta alle estreme conseguenze l’impatto virulento.
Per entrambe le band un significativo biglietto da visita da esibire in occasione dei rispettivi, ed auspicabilmente prossimi, esordi su lunga distanza.

Tracklist:
1.Cold Turkey (Ill Neglect)
2.Permanent Euphoria (Ill Neglect)
3.You, the Drawback (Lambs)
4.Unfeeling (Lambs)

Line-up:
ILL NEGLECT
Daniel Powell – vocals
Jan T-Beat – drums
Thomas Conrad – guitar
André Beyer – bass

LAMBS
Cristian Franchini – vocals
Mattia Bagnolini – drums
Gianmaria Mustillo – guitar
Steven Teverini – bass

ILL NEGLECT – Facebook

LAMBS – Facebook

Cavernicular – Cavernicular Ep

La scena del capoluogo siciliano non si ferma mai e non contenta della fenomenale musica a cui ci hanno abituati, questi talenti musicali ci regalano un’altra entità, che suona come un’orda di zombie punk infatuati per il grindcore.

Immaginatevi un’apocalisse zombie in una delle nostre due isole maggiori, La Sicilia.

Il virus che riporta in vita i cadaveri viene svegliato da un’operaio al lavoro nelle catacombe dei cappuccini a Palermo, un cimitero sotterraneo famoso in tutto il mondo dove riposano centinaia di cadaveri.
I primi corpi ad essere risvegliati e che porteranno il contagio anche in superficie, vengono in contatto uditivo con quello che scatenerà la loro insaziabile fame di carne umana, il primo ep degli hardcore/grindsters Cavernicular.
La scena del capoluogo siciliano non si ferma mai e non contenta della fenomenale musica a cui ci hanno abituati, questi talenti musicali ci regalano un’altra entità, che suona come un’orda di zombie punk infatuati per il grindcore.
Sandro Di Girolamo e Giorgio Trombino dei mai troppo osannati Elevators To The Grateful Sky e di altre creature musicali dall’enorme qualità che negli ultimi anni hanno valorizzato la scena palermitana, hanno unito le forze con il batterista Giorgio Piparo (Shock Troopers, Learn e con Trombino nel progetto Funky Smuggler Brothers) e Totò, singer dei power hardcore ANF, dando vita a questo ep di quattordici minuti di caos primordiale, violento, scarno e purulento come le piaghe che si aprono ad ogni passo dei non morti.
Un morso letale di musica estrema, famelica e senza compromessi, pura violenza iconoclasta che si abbatte furiosa ed aggressiva, uno tsunami apocalittico che non lascerà indifferenti gli amanti dei generi sopracitati.
Chiaramente i musicisti sono di gran livello, così che la sezione ritmica che impazza a velocità della luce, per poi rallentare di colpo come il passo strascicato e dondolante di uno zombie, con l’uso della doppia voce (il growl di Di Girolamo e lo scream di Totò) non lasciano scampo e Cavernicular diventa un altro ottimo esempio della stoffa e creatività di questi splendidi musicisti nostrani.
Un esperimento o qualcosa di più?
Chi vivrà (o meglio) sopravviverà vedrà, nel frattempo godetevi questa bomba sonora in arrivo sul continente dalla terra del fuoco siciliana.

TRACKLIST
1.DetoNation-Annihilation Alert (Coupe D’Etat)
2.Wires
3.WreckAge
4.Stare Down-Balls Explode
5.Deprived
6.Intent
7.Vile Manipulation
8.Archaic game
9.Killing Bias
10.Doctrine Junkies
11.Fine day For A Bomb Ride
12.Equality
13.No Way To Start
14.Triggered To React

LINE-UP
Totò – yells
Sandro – grunts
Furious G. – guitar
Piparino – drums

http://www.facebook.com/Cavernicular/?fref=ts

Grossty – Crocopter

I Grossty escono dai soliti cliché per superare i confini del genere e costruendosi una precisa identità, all’insegna del divertimento sfrenato, di allusioni pornografiche e tanta brutalità.

Ventuno brani per ventiquattro minuti di velocissimo e devastante grindcore, tanto basta ai Grossty per incendiare i vostri lettori musicali e distruggervi i padiglioni auricolari.

Il gruppo di Bangalore (India) licenzia tramite la Transcending Obscurity India questo violentissimo primo album, dopo un paio di split, ed il risultato è una bomba sonora che amalgama sotto il segno del grind più efferato, punk, hardcore ed un’attitudine rock’n’roll irriverente e divertentissima.
Un’esplosione di violenza sotto forma di brani che in generale non superano i due minuti, ventuno botte di adrenalina che non fanno prigionieri.
Si passa da sfuriate grindcore classiche a mitragliate dove il punk rock prende il comando delle ritmiche, alzando l’appeal e la qualità di questo bastardissimo bombardamento musicale.
Alternando il growl brutal alle urla hardcore, i Grossty escono dai soliti cliché per superare i confini del genere e costruendosi una precisa identità, all’insegna del divertimento sfrenato, di allusioni pornografiche e tanta brutalità.
A livello di influenze si parla più di generi che di band singole, un punto in più per il quartetto indiano, perciò se siete amanti dei suoni che prendono spunto dal grindcore non perdetevi Crocopter, il divertimento è assicurato.

TRACKLIST
1.Brink
2.Zit
3.Laugh at their Lives
4.Burn Baby Burn
5.Cop Hand
6.Corporate Gigolo
7.Crocopter
8.Death Roll
9.Saltie
10.Froggy the Killa
11.Get Grinded
12.Gounder Grind
13.Mermaid Marriage
14.Proud to be a Pervert
15.Lunch Skipper
16.Pussy Bun
17.Mouthful of Mayonnaise
18.Jesus Christ
19.Rawr
20.Crocking
21.Tortoise on the Tree

LINE-UP
Zit
Orphan
Lalge
Kuchi

GROSSTY – Facebook

Noise Demon – Ten Cuts

Un album che distrugge le barriere e le trincee immaginarie che molti costruiscono sullo spartito musicale

John Zorn e i Painkiller: questo lavoro va indubbiamente accostato al genio newyorkese ed alla sua creatura più estrema e controversa, dunque niente di nuovo per chi della musica ne fa un fatto di cultura, più che un semplice ascolto distratto, ma è pur vero che un album del genere oltre che risultare destabilizzante per la noncuranza di etichette e generi a cui fa riferimento, è anche un coraggioso e quanto mai riuscito calcio in culo a chi continua a non dar peso alla musica underground, soprattutto quella nata sul suolo italico.

I Noise Demon oltretutto fanno parte di una scena (quella palermitana) che di talenti pullula, passando come api sui fiori tra una band e l’altra, tra un progetto e l’altro e regalando grande musica, passando dal metal estremo al rock psichedelico, fino allo stoner con risultati straordinari.
Giorgio Trombino (sax contralto), suo fratello Carlo al basso e Giulio Scavuzzo alla batteria per chi bazzica tra il rock/metal underground sono nomi già incontrati in molte delle band che formano, appunto la florida scena del capoluogo siciliano, con nomi che fanno della qualità musicale altissima il loro pregio e che in your eyes si è preso la briga di parlarvi ad ogni uscita discografica: dagli immensi Elevators to the Grateful Sky, passando per Palmanana, Furious Georgie, Haemophagus, Undead Creep e Sergeant Hamster e molti altri.
Ten Cuts è composto da dieci composizioni registrate in presa diretta da Danilo Romancino negli studi Zeit di Palermo, sono di fatto dieci Haiku compositivi dove la parola d’ordine è improvvisazione, un mix strumentale composto da free jazz, metal e a mio parere un tocco di prog alla King Crimson, con il sax di Trombino che a più riprese mi ha ricordato le note dello strumento sui brani del re cremisi.
Ne esce un album che distrugge le barriere e le trincee immaginarie che molti costruiscono sullo spartito musicale, un’aberrazione per chi vuole la musica libera di volare senza che qualcuno la imprigioni tra le sbarre di un genere prefissato.
Come sempre i musicisti provenienti da quel nido di geni all’estremo sud dello stivale, ci mettono del loro per dare pochissimi punti di riferimento, specialmente ad un orecchio poco allenato.
Un album difficile, ma non impossibile, un’altra perla da custodire nell’ostrica della vostra discografia sotto la lettera G (geni).

TRACKLIST
1.Tongue Cutters!
2.Barbiturate
3.Truth Serum
4.Tahafut al Tahafut
5.Blobs of Blood
6.Chasing the Goofball
7.Feces Grenade
8.Maccalube
9.The One Who Pays
10.Astaroth Boogie

LINE-UP
Giorgio Trombino – alto sax
Carlo Trombino – bass
Giulio Scavuzzo – drums

NOISE DEMON – Facebook

Skeleton Of God – Primordial Dominion

Immaginatevi una jam tra Cannibal Corpse, Napalm Death, Primus e Kyuss ed avrete solo un’idea del sound proposto da questa società per delinquere del metal estremo

Primordial Dominion è il secondo album dei famigerati Skeleton Of God, un trio che si aggirava nel Colorado tra il 1993 ed il 2008.

Originariamente licenziato dalla Creepo nel 2008, torna a devastare padiglioni auricolari grazie alla Everlasting Spew Records a cui bisogna fare un monumento visto l’alto potenziale del lavoro in questione.
Nati nel 1993, gli Skeleton Of God (ancora attivi), sono formati dal batterista Erik Stenflo, dal chitarrista/cantante Jeff Kahn e dal bassista Joel DiPietro, purtroppo deceduto nel 2015; la loro discografia vede il primo ep Urine Garden (1993) seguito dal primo full length Bleached in the Sun uscito l’anno dopo e che precede questo devastante ed ultimo lavoro.
Originali e completamente in balia di sostanze illegali (la copertina, atipica per il genere la dice lunga sulle abitudini del duo) i tre musicisti americani si inventano questo massacro grind/death psichedelico, dal groove micidiale, pesante e potentissimo, sorretto in gran parte da lunghe jam stonerizzate.
Guidati da un’attitudine psych e da un impatto mostruoso, valorizzato da un’ottima tecnica, gli Skeleton Of God con questo lavoro corrono per le strade dell’immortalità musicale, almeno per chi ha avuto ed avrà la fortuna di imbattersi in questo lavoro che estremizza (a modo suo) non solo l’elemento psichedelico, ma pure un genere come il death metal, ed è tutto dire.
Sfuriate di pura rabbia grind si mescolano a lascive ritmiche e sanguinarie chitarre fuzz, il growl potentissimo, sbaraglia la concorrenza con urla belluine, sfoghi violentissimi su una buona dose di rock stonerizzato nella sua massima espressione.
Un sound estremo, sconquassante ma terribilmente aperto a molteplici soluzioni stilistiche, a tratti lente ed inesorabili marce desertiche fanno da contorno alla violenza tout court che si sprigiona come l’esplosione di un vulcano.
Tentacles Gears, Introspection, la cerebrale Dark Energy, la settantiana Divinorum e la violentissima Tribunal, sono le tracce catalizzatrici di un lavoro disturbate, un trip che si trasforma in un incubo e devvsta la mente.
Immaginatevi una jam tra Cannibal Corpse, Napalm Death, Primus e Kyuss ed avrete solo un’idea del sound proposto da questa società per delinquere del metal estremo; un ascolto assolutamente consigliato, ma con molta attenzione: da questo trip potreste non tornare più.

TRACKLIST
1. Dawn of Dimension
2. Tentacle Gears
3. Introspection
4. Cerebral Vipers
5. Dark Energy
6. Spiral Domain
7. Divinorum
8. Eyeland
9. Sheperdess
10. Tribunal
11. Journey’s Twilight

LINE-UP
Joel DiPietro – Bass
Erik Stenflo – Drums
Jeff Kahn – Vocals, Guitars

SKELETON OF GOD – Facebook

EDxKEMPER – Cut Her Head And Love Her

Cut Her Head And Love Her è da spararsi tutto d’un fiato quando la vostra voglia di sangue prende il sopravvento

Torna il grind puro efferato, distruttivo, amato e odiato e lo fa con l’ep del combo greco EDxKEMPER , quintetto di Atene che per Symbol Of Domination da vita a questi dieci brani per 9.01 minuti di musica che riescono nell’impresa di sorprendere in uno spazio talmente ridotto che probabilmente non ha eguali.

Le soprese non finiscono qui, perchè a masterizzare queste terribili dieci tracce troviamo nientemeno che
Dan Swanö, sommo musicista e produttore, ex leader di chi il death metal melodico ha contribuito ad inventarlo (Edge Of Sanity) e qui alle prese con un genere che non mi risulta nelle sue corde.
Il gruppo di grindsters prende spunto per le liriche dalla psyche distorta di Edmund Kemper, famoso serial killer americano che svolse la sua missione di morte nella zona di Santa Cruz nei primi anni settanta, un modo alquanto originale per creare nove minuti di terremoto estremo, dalla velocità impressionante, violentissimo e perfettamente in linea con il più puro spirito grind.
Dieci brani di cui ovviamente solo due arrivano al minuto, dieci mitragliate di genere che sono accompagnate da un gran lavoro in sala d’incisione (la produzione è stata affidata a Greg Skouras aiutato dal gruppo) e dalla copertina notevole curata da Dark Ink Terrorismo.
Ovviamente parlare delle tracce diventa assolutamente inutile, Cut Her Head And Love Her è da spararsi tutto d’un fiato quando la vicina di casa mostra tutta la sua simpatia malsana e la vostra voglia di sangue prende il sopravvento, ottimo modo per non mettere in pratica gli insegnamenti del buon Edmund.

TRACKLIST
01. Dead And Gone
02. 5 Years In Hell
03. I.C.H.M.T.A.B.T.A.S.M.
04. Desperate Cries
05. Cut Her Head And Love Her
06. Dear Mother
07. For A Piece Of Rotten Flesh
08. Your Pitiful Life
09. Her Soul Lives In Me
10. Not For Your Eyes

LINE-UP
Sotiris – Vocals
Michalis – Drums
Spyros – Bass
Labros – Guitars
Vanya – Guitars

EDxKEMPER – Facebook

Nulla+ – Stornelli Distopici

Disco ben sopra la media del genere, cantato in un italiano crudo, per un’ottima prova.

Furia grind hardcore minimalista per questo duo di Perugia.

A bene sentire la loro musica è solo ad un primo esame minimale, poiché sotto linee essenziali vi sono molte cose. Il titolo è quanto ami appropriato, poiché si tratta di moderni stornelli che trattano di un futuro che il Nulla+ chiamano distopico mentre noi lo chiamiamo presente. Non troverete messaggi consolatori o momenti edificanti, ma solo la fredda cronaca, e già questa basta. Il grindcore è uno dei migliori linguaggi musicali e non per raccontare il disagio, la rabbia e l’assoluta bassezza della vita umana, ed in questo i Nulla+ sono molto bravi e potenti. Questo è il suono delle nostre vite, la dissonanza di dover avanzare in questi nulla personali ripieni di tecnologia e falsi piaceri. I Nulla+ bilanciano molto bene le parti violente con quel maggiormente melodiche, momenti strumentali e cascata di parole su suoni taglienti. Il duo perugino ci consegna un debutto molto buono, velocemente feroce, con grande inventiva e momenti di vero grind, inteso come critica nichilistica dell’impotenza umana. Come detto sopra, non c’è consolazione ma una sana esortazione ad una presa di coscienza che è utile per tutti. Disco ben sopra la media del genere, cantato in un italiano crudo, per un’ottima prova.

TRACKLIST
1. Antidolorifico
2. L’unica certezza della vita
3. Negli Occhi
4. Mammona
5. Da Nuvola a Nuvola
6. Il vostro senso di inferiorità non è sinonimo di disparità
7. Loro ti possono uccidere
8. Un Uomo
9. Una Donna
10. Capire e Valutare
11. In ospedale per l’eternità

LINE-UP
Paolo L.
Riccardo M.

NULLA+ – Facebook

Bologna Violenta – Discordia

Discordia è Bologna Violenta, una persona che bestemmia come noi, ma che le sue paure le mette in musica veloce, e questo è il suo disco più bello.

Nicola Manzan è uno, se non l’unico, musicista italiano veramente originale, e che ha creato nel suo piccolo un qualcosa molto simile a John Zorn.

Discordia è il primo lavoro che crea a quattro mani con Alessandro Vagnoni, degno compare di rumore. Nicola è un musicista che vede e crea cosa dove le persone comuni vedono solo rumore. Le sue sinapsi e quindi le sue mani hanno una visione particolare e totalmente distopica rispetto alla musica comune. Qui non c’è agibilità o fruizione musicale, ma solo la pienezza e la completezza del suono. Se si dovesse trovare una stupida definizione del suono di Bologna Violenta in questo disco, poiché ogni suo lavoro è differente dal precedente e dal successivo, azzarderei un cinematic grind pop core, che significa che dovete ascoltarlo e farvi una vostra idea. Discordia è una sinfonia italiana, un incubo nella misura in cui lo è questo paese, dopo Uno Bianca del 2014, che è forse il suo migliore disco, e certamente un’opera di cui il pubblico non ha capito un emerito cazzo, l’unico tentativo riuscito di raccontare l’essenza dell’orrore dei fratelli Savi e coperture. Bologna Violenta qui suona anche, come lui stesso ammette, brani lunghi che sembrano canzoni, ma non lo sono in pieno, perché le creazioni di Nicola sono molto di più che canzoni. Sono paure, ansie, fobie, orgasmi e gioie. Addirittura questo lavoro lo vedo vicino a gruppi come i Fleshgod Apocalypse, fatte le dovute distinzioni metalliche. Discordia è Bologna Violenta, una persona che bestemmia come noi, ma che le sue paure le mette in musica veloce, e questo è il suo disco più bello.

TRACKLIST
1.Sigle di telefilm
2.Il canale dei sadici
3.Incredibile lite al supermercato
4.Un mio amico odia il prog
5.Il tempo dell’astinenza
6.Leviatano
7.Chiamala rivolta
8.L’eterna lotta tra il bene e le macchine
9.I postriboli d’oriente
10.Binario morto
11.Discordia
12.Lavoro e rapina in Mongolia
13.Il processo
14.Passetto
15.I felici animali del circo
16.Colonialismo

LINE-UP
Nicola Manzan – Chitarra, violino, viola, violoncello, sintetizzatori, programmazione.
Alessandro Vagnoni – Batteria, basso.

http://www.facebook.com/bolognaviolenta

Neid – Atomoxetine

Atomoxetine è un disco violento, ben prodotto e che centra il punto fin dalle prime note, non ci saranno prigionieri, lotta catartica contro questo sistema e questa vita.

Il grind è un testimone che si tramanda di generazione ed in generazione, perpetrando un crimine sonoro voluto e liberatorio.

Figlio di una felice unione fra hc e metal, il grind è l’erba cattiva che non muore mai, e che va avanti grazie a dischi come questo dei viterbesi Neid. Atomoxetine è un disco violento, ben prodotto e che centra il punto fin dalle prime note, non ci saranno prigionieri, lotta catartica contro questo sistema e questa vita. Rispetto al gruppo grindcore medio i Neid hanno un passo ed una potenza superiore, inoltre sono davvero molto hardcore che non può che fa felici noi malati di hc. Attivi dal 2007 i nostri hanno deciso di darsi per nostra somma fortuna al grind dal 2010, inanellando ottimi album uno dietro l’altro, girando l’Europa, sempre più ricettiva sul grind rispetto allo stivale.
Atomoxetine è il loro disco migliore, certamente non quello definitivo ma quello che li pone molto in alto. Gran bel disco, riffoni pesanti e veloci, la bestia non muore. In più la loro discografia pregressa è in free download sul loro bandcamp.

TRACKLIST
01. Continuous Use
02. Painting Death
03. The Failure
04.Virtual Shape
05. Saturated Child
06.Atomoxetine
07. New Threat
08. Voltures Of Incorporation
09. Pay Independently
10. I Hate Work (MDC cover)
11. Satisfy My Hunger
12. Restore The Judgement
13. Memory May Kill The Need
14. Breed To Breed (Wormrot cover) [Bonus track]

LINE-UP
GURU RENATO – Vox
CAPO’ – Drums
IL SOCIO – Bass
ANGIOLETTO – Guitar
GIACOMINO – Guitar

NEID – Facebook

Morgue Supplier – Morgue Supplier

Disturbante ma molto affascinate, Morgue Supplier viaggia una spanna sopra i lavori della maggioranza dei gruppi dediti al genere, perderlo sarebbe un peccato mortale per gli amanti del grindcore e del death metal estremo

Il corridoio di un cimitero abbandonato, le lapidi alle pareti che ricordano i cari defunti, sono per qualcuno solo corpi decomposti, involucri vuoti che un tempo erano solo oggetti da torturare senza pietà.

Lo sporco e l’incuria aleggiano in questo sacrario dimenticato, mentre l’ombra putrida dell’insana bestia assetata di sangue, si aggira tra ratti e vermi, ormai unici abitanti di questo luogo maledetto.
Benvenuti nel mondo dei Morgue Supplier e del loro sound,malato e schizoide, un death metal violentissimo, stravolto da iniezioni di grindcore feroce e senza compromessi che, nella sua assoluta brutalità, si abbellisce di pazzie sonore alla Voivod e rallentamenti doom destabilizzanti.
Il gruppo proviene da Chicago, ha molta esperienza alla spalle ed arriva, tramite la Obscure Musick, a questo malatissimo lavoro, una mazzata psicologicamente instabile di metal estremo, una caduta libera nella violenza primordiale, valorizzata dalle virtù tecniche e dalle ottime idee in fase di stesura dei brani da parte della band, che non dimentica nei suoi testi di denunciare le orribili stragi e le violenze perpetuate dall’uomo sui suoi stessi simili.
Veloce, devastante e a tratti cerebrale, l’album in questione non lascia dubbi sul valore dei tre musicisti coinvolti: le songs coinvolgono l’ascoltatore, travolto dal sound sempre al limite dell’umano delle varie Cultic Rape, Bringer of the End (Executioner) ed End Of Self, lasciando alle insane riminiscenze doom di Rotting In An Alley lo scettro di brano più bello e coinvolgente dell’intero lavoro.
Lavoro disturbante ma molto affascinate, Morgue Supplier viaggia una spanna sopra i lavori della maggioranza dei gruppi dediti al genere, perderlo sarebbe un peccato mortale per gli amanti del grindcore e del death metal estremo.

TRACKLIST
1. Heathen (The Throes of Poison)
2. Cultic Rape
3. Moral Vacuity
4. Bringer of the End (Executioner)
5. Mental Slum
6. End of Self
7. Graveyard Filler
8. Rotting in an Alley
9. Massive Murder
10. Dead Room
11. Equipped to Obliterate
12. Destroying a Human
13. Restraints
14. Broken Gods

LINE-UP
Paul Gillis – Vocals
Eric Bauer – Drums, Guitars
Steve Reichelt – Bass

MORGUE SUPPLIER – Facebook

Agathocles / Degenerhate – Wash Your Blues Away! / The Nothing I’ve Become

Prendete un nome storico della scena grindcore internazionale come i belgi Agathocles, aggiungete una delle migliori band nostrane nel genere, i romani Degenerhate, ed avrete uno dei più riusciti split degli ultimi anni.

Prendete un nome storico della scena grindcore internazionale come i belgi Agathocles, dal lontano 1987 a devastare palchi e con una discografia che tra split, full lenght, ep e compilation non basterebbe tutta la ‘zine per elencarla, aggiungete una delle migliori band nostrane nel genere, i romani Degenerhate, autori nel 2013 del bellissimo Chronicles Of The Apocalypse, ed avrete uno dei più riusciti split degli ultimi anni.

Addirittura quattro label hanno contribuito alla realizazzione di questo 7″, Uterus Productions, Here And Now!, GrindScene Records e la Horror Pain Gore Death Productions, a ribadire l’importanza di questa pubblicazione destinata a far parte di un documentario sulla scena, intitolato Slave To The Grind-A Film About Grindcore.
Wash Your Blues Away! è quello che ci propone il gruppo belga, tre brani di cui due, Erase Your Face e Big Foot Marches Again, risultano due blues songs marcissime e a mio parere geniali, sporcate da una voce cartavetrata, la prima basata su di un riff ripetuto che entra direttamente nel cervello, la seconda uno strumentale acustico, dal sentore molto southern rock e dall’andamento dissacrante.
Con Bunka Bunka Blues si torna a far male, il sound minimale del gruppo di Jan Frederickx, esplode in tutta la sua carica mincecore, un minuto e mezzo per salutarci e lasciare spazio al gruppo capitolino, dalla forza estrema impetuosa, confermata anche in questi nuovi quattro brani, condizionati da una verve molto più hardcore rispetto allo scorso full length.
Non manca nel sound quello che, a mio parere, è il punto di forza del gruppo, ed infatti dopo una serie di sfuriate estreme, il gruppo di Gianluca Lucarini ci investe con rallentamenti di una pesantezza mostruosa, attimi di cadenzata mostruosità in cui le urla animalesche del leader riempiono l’atmosfera di inumano dolore.
Unleash The Fury, I Against I, Submerged Into Void, The Nothing I’ve Become, dimostrano ancora una volta l’enorme talento del gruppo, la produzione rende giustizia al massacro sonoro creato dal combo, gli strumenti escono puliti e diretti e non si fatica a riconoscerli, anche se non si è abituali fruitori del genere.
Grande prova del gruppo nostrano che ben figura accanto alla storica band belga: Wash Your Blues Away! / The Nothing I’ve Become ci mette al cospetto di una coppia d’assi, assolutamente da non perdere se siete amanti del genere.

TRACKLIST
Wash Your Blues Away!
1 –Agathocles – Erase Your Face
2 –Agathocles – Big Foot marches again
3 –Agathocles – Bunka Bunka Blues
The Nothing I’ve Become
1 –Degenerhate – Unleash The Fury
2 –Degenerhate – I Against I
3 –Degenerhate – Submerged Into Void
4 –Degenerhate – The Nothing I’ve Become

LINE-UP
Agathocles:
Nils Laureys – Vocals, Drums
Jan Frederickx – Vocals, Guitar, Bass
Koen – Guitar

Degenerhate:
Gianluca Lucarini – Lead Guitar, Screaming, Backing Vocals
Marco “K” Paparella – Bass
Renato “BIG R” Lucandri: Vocals, Grunts
Stuart Franzoni- drums
Angelo Vernati – Rhythm Guitar

DEGENERHATE – Facebook

AGATHOCLES – Facebook

Department Of Correction / Agathocles : Ultra Grindcore vs. Slumbering Sludge

Un gran bello split tra due gruppi che vanno oltre le convenzioni e che ci regalano un qualcosa di nuovo ma con uno spirito antico.

Dividere un disco fra varie band è una pratica consolidata in ambito hc grind metal ed affini, e in questo caso uniscono le forze i francesi Department Of Correction e i mitici belgi Agathocles.

I Department sono un gruppo che fa un grind che deve molto ai primi dischi dei maestri Brutal Truth e Napalm Death, ma i ragazzi francesi ci aggiungono molto di loro, dando a quel suono un tocco importante di modernità.
I loro sei pezzi sono ultra moderni e suoanti molto bene, veloci e precisi. Nell’altro lato dell’Lp ecco gli Agathocles, un gruppo che ha una credibilità ed un reputazione che ben pochi altri gruppi di tutti i generi musicali possono vantare. In giro da tantissimo, hanno scritto la storia del grind più politicizzato, facendo nascere il crust e indicando la via a generazioni di gruppi incazzati e rumorosi. In questo split ci propongono qualcosa di davvero differente rispetto a quello che hanno inciso fino ad ora. La loro partecipazione è un pezzo di oltre sei minuti in stile sludge molto pesante e claustrofobico, che dà l’idea di ciò che potranno fare in futuro dimostrando di non sapere andare solo veloci, ma scavando benissimo in profondità.
Un gran bello split tra due gruppi che vanno oltre le convenzioni e che ci regalano un qualcosa di nuovo ma con uno spirito antico.

TRACKLIST
DEPARTMENT OF CORRECTION:
1. Greencore Is Leaf
2. The Tank Is In The Garden
3. Suck It Up
4. Do It Like
5. Try To Set It Free

AGATHOCLES:
6. Into My Crypts

LINE-UP
Agathocles
Jan – Vocals, Bass
Nils – Drums, Vocals
Koen – Guitars

Department of Correction
Yohann Dieu – Drums
Florian Chrétien – Guitars
Grégoire Duclos – Vocals

DEPARTMENT OF CORRETION – Facebook

DESCRIZIONE SEO / RIASSUNTO

Ape Unit – Turd

Dieci minuti di grindcore spettacolare, unito ad una neanche troppa sottile ironia e scoppia l’innamoramento del sottoscritto per questa band piemontese e la loro musica estrema.

Dieci minuti di grindcore spettacolare, unito ad una neanche troppa sottile ironia e scoppia l’innamoramento del sottoscritto per questa band piemontese e la loro musica estrema.

Bellissima copertina (a cura dell’artista francese Craoman) titoli dei brani che coinvolgono artisti famosi del panorama rock/ metal internazionale ( Mullet For My Valentine, Children Of Boredom, Go Kart Cobain) e tanto metal estremo, suonato alla grande, violentissimo e perfettamente in grado di soddisfare anche l’ascoltatore non avvezzo al genere, per merito di un songwriting perfettamente bilanciato, una potenza esagerata tenuta ben salda tra lo spartito dei nostri, che clamorosamente, riescono nell’impresa di completare un’opera in un minutaggio così ridotto.
Ape Unit, di base a Cuneo, arrivano al quarto lavoro, questo Turd, un esempio lampante di come il genere possa regalare grande musica, estrema certo, ma perfettamente in grado di esprimere tutto quello che gli artisti vogliono in pochissimo tempo e la cosa sinceramente non è da tutti.
Influenzati dai gruppi storici che il genere lo hanno inventato (Napalm Death e Terrorizer), i cinque grindsters danno un’enorme prova di maturità, confezionando un disco che porta l’ascoltatore a non smettere di sentire e risentire l’enorme potenza che Turd sprigiona in queste dieci tracce, dove non mancano, oltre alla devastante velocità, ritmiche colme di groove che aumenta, se possibile, la sensazione lasciata dal sound di trovarci al cospetto di un carro armato impazzito.
Growl cavernoso che, a tratti, si trasforma in scream schizoide dall’input hardcore, chitarre in overdose di watts ed una predisposizione naturale per la forma canzone, fanno di Turd un’opera irrinunciabile per ogni fan del genere.
E, per una volta, non ci si può lamentare del minutaggio ridotto, l’album è perfetto proprio così com’è.

TRACKLIST
1. Puberal Baphomet
2. Mullet For My Valentine
3. Your Body Will Become My Abat-Jour
4. The Will To Smith
5. Tropical Mode-ON
6. Don’t Touch The Forbidden Congas
7. Orango Juice
8. Sperm Bank Robbery
9. Children Of Boredom
10. Go Kart Kobain

LINE-UP
Mariano Somà – Voce
Marco Losano – Chitarra
Alberto Cornero – Chitarra
Umberto Salvetti – Basso
Steve Bianco – Batteria

APE UNIT – Facebook

DESCRIZIONE SEO / RIASSUNTO

Di.Soul.Ved – Confessions from the Soul – Volume 1

Il grande talento nel saper costruire song perfette e complete in due minuti di durata e l’ottima tecnica, fanno di Confessions un gran bel dischetto

Non male la scena underground in quel di Lisbona: la capitale portoghese riesce sempre a sorprenderci, specialmente se si guarda la scena estrema, in particolare nella frangia più violenta del buon vecchio death metal.

Questa ottima band, proveniente dalla capitale lusitana, debutta tramite Murder Records con questo ottimo Confessions From The Soul Vol.1, un micidiale quanto efferato mix di death metal old school e grindcore, ed il risultato, complice un songwriting alquanto ispirato è davvero sopra le righe.
Composta da musicisti impegnati in un numero spropositato di gruppi della scena (specialmente per quanto riguarda il bassista Simão Santos, musicista che se la gioca con Rogga Johansson dei Paganizer in quanto a progetti in attività, ed ex di una ventina di band) la band di Lisbona in ventisei minuti crea un uragano di suoni estremi, che partono da ritmiche grindcore devastanti, per unirle ad una spiccata vena death metal, specialmente nel lavoro chitarristico.
Accompagnata da vocals che chiamare aggressive è un eufemismo, pur mantenendo anch’esse un approccio death oriented, la musica del combo deflagra e come un’onda anomala ci investe in tutta la sua potenza.
Il buon talento nel saper costruire song perfette e complete in due minuti di durata e l’ottima tecnica, fanno di Confessions un gran bel dischetto, che alla velocità della luce spazza via ogni dubbio sulla qualità del prodotto, così che dopo pochi ascolti i brani sono facilmente distinguibili, virtù non così frequente in questo genere.
Facile parlare di supergruppo, visto i precedenti dei musicisti coinvolti, certo è che le prestazioni del martello penumatico impazzito alla batteria (il fenomenale Rolando Barros, un’istituzione della scena estrema portoghese) e delle due asce José Marreiros e Hugo Andremon, imprimono il marchio di album irrinunciabile per gli amanti di queste sonorità.
Indecipherable Me, I, Evaluate and Liberate e The Prophecy – Convulsive Earth, vi convinceranno, già da un primo ascolto, di che pasta sono fatti questi i Di.Soul.Ved, con un cuore death metal che batte inesorabile dentro di loro e aleggia sui brani di Confessions From The Soul-Volume 1.

TRACKLIST
1. Where’s Your God
2. Indecipherable Me
3. Infinite Present
4. Invisible Empire
5. Dark Balance
6. I
7. Perceptions
8. The Convergence Revolution
9. Evaluate and Liberate
10. Alchemy
11. Dissolved Soul
12. Lost
13. Unrevealed Wisdom
14. The Prophecy – Convulsive Earth

LINE-UP
Simão Santos- Bass
Rolando Barros- Drums
Hugo Andremon- Guitars
José Marreiros- Guitars
Pedro Pedra- Vocals
Hugo Silva- Vocals

DI.SOUL.VED – Facebook

Grunt – Codex Bizarre

Senza entrare troppo nel contesto al quale si ispira la musica del gruppo, l’album risulta un ottimo esempio di metal estremo che viaggia sulle ali dell’industrial

Bondage, lattice e sesso estremo a iosa, questo è il mondo dei Grunt, trio che del porno non convenzionale ne fa la propria religione, esplicito anche in sede live ed accompagnato da una colonna sonora che non può che essere estrema come il concept su cui si basa.

Grind potentissimo, dalle sfumature industrial, veloce e devastante come le torture corporali inflitte a signorine a cui non dispiace essere brutalizzate da questi tre energumeni che, al secolo si fanno chiamare, Boy-Z (basso e sinth), Boy-D (batteria e voce) e Boy-G (chitarra e voce).
Codex Bizarre è il secondo lavoro, successore del debutto Scrotal Recall del 2011, con nel mezzo la cover di My Girlfriend’s Girlfriend, uscita come singolo e tributo a Peter Steele dei Type 0 Negative.
Senza entrare troppo nel contesto al quale si ispira la musica del gruppo, l’album risulta un ottimo esempio di metal estremo che viaggia sulle ali dell’industrial, un massacro modernista dove sei corde, basso e batteria, a braccetto con i suoni sintetici creano un fredda atmosfera estrema, violentissima, asettica, ma molto affascinante.
Fear Factory, Swamp Terrorists e Rammstein uniti per portare disfacimento mentale e corporale, catene, spilloni, cinghie e utensili da porno shop i ferri del mestiere di questi sacerdoti del peccato, o, come direbbero gli amanti del fetish un modo alternativo per vivere la propria sessualità tra devastante metal estremo e techno.
Techno grind è forse la migliore descrizione per la musica del gruppo, riassunta nelle clamorose due parti di Funeral Sub-Mission Suite PT 1 & 2, una stanza bianca sporcata dal sangue e dal seme dei servi, seviziati da padroni crudeli al ritmo di potenti suoni sintetici e sfuriate metalliche.
L’album si ascolta che è un piacere, compatto e cattivo non cede un attimo, continuando a disseminare atmosfere disturbanti, senza perdere un’oncia di quella insana pazzia che lo rende a suo modo unico, esplodendo in tutta la sua forza d’urto con brani estremi e morbosi come Teratoid Latex Feudalist e Vassalage Grotesque.
Musicalmente, vi invito a far vostro questo lavoro, specialmente se amate l’elettronica applicata al metal estremo, che rende Codex Bizarre un lavoro dall’input molto moderno, per il resto….

TRACKLIST
1. The Sweet Smell of Servitude
2. Teratoid Latex Feudalist
3. The Edgeplay
4. Vassalage Grotesque
5. Teased and Tormented
6. Becoming
7. Twilight Hybrid Bonanza – Shemale Part II
8. Levitra Powered Aged Predator
9. Helix Masterpiss
10. Supreme Rubbercore
11. Funeral Sub-Mission Suite Part I
12. Funeral Sub-Mission Suite Part II
13. Panzer Enema
14. Sadopsychorama
15. The Speed Freak’s Sadistical Abuse Remix

LINE-UP
BOY-G Vocals & Guitars
BOY-Z Bass & Samples
BOY-D Vocals & Drums

GRUNT – Facebook/a>

https://www.youtube.com/watch?v=8BIEQ7Ni-uA