Dead Woman’s Ditch – Seo Mere Saetan
Folklore albionico, horror, doom, sludge e black: ecco la ricetta per un buonissimo esordio da una band con grandi potenzialità.
71TonMan – Earthwreck
Chiaramente sconsigliato a chi nella musica ricerca ricami e svenevolezze assortite, questo monolite firmato 71TonMan è esattamente ciò che si vorrebbe sempre ascoltare da una band sludge.
Process Of Guilt – Black Earth
Non c’è nulla di più catartico della rabbia per sopportare quella che ogni volta appare un’inutile ed impari lotta dell’uomo con il proprio destino, e i Process Of Guilt sono oggi tra i più credibili ed efficaci cantori di questo stato d’animo.
Usnea – Portals into Futility
Magnifico disco degli statunitensi che raggiungono il loro apice creativo: funeral, sludge e death fusi in modo magistrale.
Ufomammut – 8
8 non è un nuovo inizio ma la continuazione dell’opera che gli Ufomammut stano portando avanti dall’inizio del loro percorso, un’opera alchemica come suggerito dai molti indizi occulti che hanno lasciato nei loro dischi.
Caronte – Yoni
Yoni è musicalmente molto ricco e avrà una lunga durata nei vostri stereo, perché ha tante stanze e passaggi segreti come il castello di un alchimista, anche perché questa è alchimia in musica, così su disco come nel vostro cervello, e viceversa.
Cities Of Mars – Temporal Rifts
Il disco è una summa di come si può fare musica di generi che non brillano per originalità e trovare una propria personalissima via, facendo musica pesante in maniera fantastica.
Sator – Ordeal
I Sator fanno musica per terrorizzare chi sta loro davanti, con un cantato gridato su un tappeto sonoro sempre più potente ad ogni giro di chitarra e basso, con una batteria incalzante, dannati come una nave di pirati zombie.
Nibiru – Qaal Babalon
Come sempre i Nibiru ci offrono un’esperienza sonora difficilmente descrivibile a parole, ma bisogna dire che in questa occasione sono andati davvero oltre, regalando una prova di valore assoluto e pressoché unica.
Demonic Death Judge – Seaweed
Un album che, nella sua tremenda forza, appaga, smobilita, appassiona, distrugge e crea, modellando montagne come un vento nato dall’impatto di un meteorite sul pianeta, in un delirio di note grasse portate al limite.
Jagged Vision – Death Is This World
I watt arrivano al limite in più di un’occasione, violentando l’ispirazione melodica dei Jagged Vision con dosi letali di hardcore e sludge , mentre le urla si intensificano e l’atmosfera si scalda non poco.
Allochiria – Throes
Ci sono voluti quattro anni per dare seguito ad un lavoro magnifico come Omonoia, ma i risultati paiono dare ragione ai greci Allochiria, una band alla quale si può rimproverare solo una produttività piuttosto ridotta, a fronte di una qualità che nel genere proposto trova davvero pochi eguali.
Drug Honkey – Cloak Of Skies
Un disco senz’altro interessante ma decisamente ostico, ad opera di musicisti ai quali, fondamentalmente, interessa rappresentare la realtà che si annida al di sotto dei trucchi e dei belletti, riuscendoci piuttosto bene.
The Moth Gatherer – The Comfortable Low
The Comfortable Low ha un solo difetto, quello d’essere un breve ep perché di ascoltare musica così toccante e di tale spessore non se ne può avere mai abbastanza.
Theta – Obernuvshis’
Pur essendo di natura totalmente strumentale, se si fa eccezione per le voci campionate che si susseguono nei diversi brani, l’album non possiede alcuna delle controindicazioni che sovente accompagnano tale scelta: qui la musica si prende la scena con decisione ed il rischio di vederla scivolare via senza lasciare alcuna traccia è scongiurato.
La Cuenta – La Confessione di Antonius Block
Un lavoro magnifico, di grande impatto sia dal punto di vita musicale sia da quello prettamente concettuale, e capace di restituire in toto, quasi ne fosse la colonna sonora, le atmosfere cupe e l’inquietudine magistralmente evocate da Bergman con Il Settimo Sigillo.
Lodo – Lodo
La robustezza dei riff e della base ritmica riescono abbondantemente a catturare l’attenzione, evitando che il lavoro scivoli via senza lasciare traccia come sovente accade, invece, nelle opere di carattere esclusivamente strumentale.
Raptor King – Dinocalypse
Secondo ep per il trio sludge/thrash transalpino dei Raptor King, per il ritorno del dinosauro più irriverente e destabilizzante del metal.
Mudbath – Brine Pool
Brine Pool vede nuovamente i Mudbath alle prese con la loro interpretazione del genere, ondeggiante tra pulsioni più estreme, prossime allo sludge, e passaggi più ariosi e rarefatti riconducibili al post metal.
Seer – Volume III & IV : Cult Of The Void
Questo disco è una discesa nel magma del metal, dove pulsa il suo cuore, ed è un inno alla varietà ed alla creatività della musica pesante.