Mortado – Rupert The King

Ascoltando Rupert The King ci si mette di fronte a quel mostro musicale che è il metal in una delle sue più potenti e riuscite versioni, un esempio di heavy/thrash che sgorga dagli altoparlanti come sangue da un arto tagliato.

L’uscita di GL Perotti dagli Extrema dopo trent’anni di storia del metal tricolore è notizia ormai archiviata da tempo, ma lo storico cantante non ha perso troppo tempo e, chiamati a raccolta tre musicisti dal curriculum “importante” come il batterista Manuel Togni (Aleph, Soulphureus, Spellblast, Uli Jon Roth, Blaze Bayley, Kee Marcello e Doogie White) e i due Franzè, Simone al basso e Stefano alla chitarra solista (Dennis Stratton, Blaze Bayley e Will Hunt), ha dato vita ai Mortado, praticamente un’esplosione di sonorità metalliche di matrice heavy/thrash che sarebbe riduttivo definire old school, anche se la tradizione e la classicità del sound sono fuor di dubbio ed alimentano l’atmosfera generale di Rupert The King.

Una varietà di stili, impatto ed attitudine impressionante animano questa prima opera targata Mortado che, se in un primo momento attira l’attenzione per l’importanza del tipo dietro al microfono, con il passare del tempo non fa prigionieri, travolgendo con un songwriting ed una prova strumentale di altissimo livello.
Perotti canta con l’entusiasmo di un leone da troppo tempo ingabbiato , la sezione ritmica potente e chirurgica asseconda una chitarra solista che regala attimi di grande ispirazione heavy metal, chiamando in causa nomi altisonanti come Iron Maiden, Megadeth, Death Angel, ma che, proprio per la sua varietà, lascia spazio a soluzioni che pescano dagli Alice in Chains come dai fondamentali (per il background dello storico singer) Suicidal Tendencies.
Ascoltando Rupert The King ci si mette di fronte a quel mostro musicale che è il metal in una delle sue più potenti e riuscite versioni, un esempio di heavy/thrash che sgorga dagli altoparlanti come sangue da un arto tagliato.
La title track posta in apertura, Babylon’s Flag, la maideniana Venom, le devastanti Double Face e Secret Society, il canto sciamanico The Great Spirit, sono insieme alle altre adrenaliniche tracce quello che riesce a regalare GL Perotti con i suoi Mortado ed è decisamente tanta roba…

Tracklist
1.Rupert The King
2.In The Middle Of The Night
3.Babylon’s Flag
4.No Escape
5.Double Face
6.Dangerous Deal
7.The Great Spirit
8.Venom
9.The Art Of Soul
10.Secret Society
11.Blood Shover

Line-up
Gianluca GL Perotti – Vocals
Manuel Togni – Drums
Simone Franzè – Bass
Stefano Franzè – Guitars

MORTADO – Facebook

Lyfordeath – Nullius In Verba

Oscuro, pesante, dai ritmi serrati e dal grande impatto, il sound della band portoghese reclama un posto nelle novità più convincenti del panorama estremo del loro paese e non solo, l’album è un esempio dell’alta qualità dei gruppi lusitani, sempre un passo avanti quando si tratta di metal estremo dalle atmosfere più cupe.

A confermare l’ottima salute della scena estrema portoghese irrompono sul mercato i Lyfordeath, trash/death metal band fuori con il primo lavoro su lunga distanza intitolato Nullius in Verba.

Oscuro, pesante, dai ritmi serrati e dal grande impatto, il sound della band portoghese reclama un posto nelle novità più convincenti del panorama estremo del loro paese e non solo, l’album è un esempio dell’alta qualità dei gruppi lusitani, sempre un passo avanti quando si tratta di metal estremo dalle atmosfere più cupe.
Un’anima progressiva vive tra i solchi di Nullius In Verba, così come le tante sfumature nero/gotiche che portano ai re del metal estremo portoghese, i Moonspell.
Ma attenzione, di black metal nell’album non esiste traccia, fin dall’opener Tenebrae è un oscuro thrash metal potenziato di mid tempo death che detta le regole, avvolto da un drappo nero di ispirazione dark/gothic che invece esalta l’atmosfera di brani davvero pesanti come Mortal, nove minuti in cui litanie doom/dark vengono soppiantate da sfuriate thrash metal per una delle tracce più interessanti dell’album.
Il canto, che raggiunge toni profondi nelle parti più pulite, si avvicina non poco a quello più famoso del sacerdote dei Moonspell, Fernando Ribeiro, mentre l’opera si conclude con le due parti della title track, sunto del credo musicale della band, tra death, thrash, atmosfere dark e poetici passaggi recitati.
Nullius In Verba è un album consigliato agli amanti delle sonorità descritte, una delle tante sorprese che ci riserva l’underground estremo.

Tracklist
1.Prophetia
2.Tenebrae
3.Lumine
4.Dawn of Souls
5.Mortal
6.Carved in the Bones
7.Ignio
8.The Day the Hell Froze
9.Deus Ex Machina
10.Nullius in Verba – Act. 1
11.Nullius in Verba – Act. 2

Line-up
Gil Dias – Vocals
Emanuel Ribeiro – Bass, Back Vocals
João Almeida – Guitar
Carlos Moreira – Guitar
Luís Moreira – Drums

LYFORDEATH – Facebook

Destroyers Of All – The Vile Manifesto

Un album consigliato a tutti gli amanti del thrash metal di scuola americana che non disdegnano estremismi ed atmosfere progressive.

The Vile Manifesto è il terzo lavoro dei thrashers portoghesi Destroyers Of All dopo un primo ep licenziato nel 2013 (Into The Fire) ed un secondo lavoro uscito un paio d’anni fa (Bleak Fragments).

Il quintetto di Coimbra se ne esce con un album convincente sotto tutti gli aspetti: il suo death/thrash richiama le sonorità di matrice americana, indurendone l’impatto e mettendo in risalto la propria bravura tecnica con ricami progressivi.
The Vile Manifesto è un gran bel lavoro e il songwriting all’altezza della situazione valorizza questi quaranta minuti di metal effervescente, duro come l’acciaio ma nel quale non mancano sorprese compositive come lo stacco di matrice samba nel bel mezzo del massacro di Destination Unknown.
Non perde colpi questo album, in tutto il suo svolgimento la tensione rimane altissima così come la qualità dei brani che si mantiene su un livello medio alto, regalando bordate death/thrash di grande spessore come l’opener Tohu Wa-Bohu, The Elephant’s Foot e la iper tecnica Sheol.
Un album consigliato a tutti gli amanti del thrash metal di scuola americana che non disdegnano estremismi ed atmosfere progressive.

Tracklist
1.Tohu Wa-Bohu
2.False Idols
3.Destination: Unknown
4.Break the Chains
5.The Elephant’s Foot
6.The Dead Valley
7.Sheol
8.Ashmedai
9.HellFall
10.Kill the Preacher

Line-up
João Mateus – Vocals
Alexandre Correia – Guitar
Guilherme Busato – Guitar
Bruno da Silva – Bass
Filipe Gomes – Drums

DESTROYERS OF ALL – Facebook

Granshaw – Bloody Hands, Clear Conscience

Bloody Hands, Clear Conscience è un ep di cinque rocciosi brani con cui la band costruisce muri metallici debordanti: tutto nella proposta dei Granshaw è esagerato, forse troppo, lasciando all’ascoltatore la sensazione di un gruppo che punta essenzialmente sull’impatto.

Notevoli picchiatori questi Granshaw, quartetto del Kentucky che per propria definizione suona brutal metal.

In effetti, la proposta del gruppo statunitense è carica di attitudine violenta, sfogata con un sound che si avvicina al thrash/groove dei Pantera, senza le magie del compianto Dimebag Darrell alla chitarra, ma con un cantante che con il suo urlo animalesco e sguaiato mette in fila più di un aspirante nuovo Phil Anselmo.
Bloody Hands, Clear Conscience è un ep di cinque rocciosi brani con cui la band costruisce muri metallici debordanti: tutto nella proposta dei Granshaw è esagerato, forse troppo, lasciando all’ascoltatore la sensazione di un gruppo che punta essenzialmente sull’impatto.
L’opener Force Fed Violence ben si presta come esempio del sound proposto dal gruppo, ricca com’è di groove, chitarre piene e voce che sbraita rabbiosa, il problema è che la formula rimane pressoché inalterata fino alla fine, non riuscendo a coinvolgere più di tanto.
Diventa quindi difficile digerire un futuro full length, magari con il doppio del minutaggio di Bloody Hands, Clear Violence, se non si è davvero predisposti per questo tipo di sonorità.

Tracklist
1.Force Fed Violence
2.The Reckoning
3.White Knuckle Apocalypse
4.Killing Epidemic
5.Raise My Glass In Hell

Line-up
Bo White – Vocals
Travis Furlong – Drums
Josh Puckett – Bass
Corey Arnold – Guitars

GRANSHAW – Facebook

Flageladör – Predileção Pelo Macabro

Predileção Pelo Macabro spara dieci colpi che insieme formano una mitragliata di speed/thrash tradizionale ispirato alla scena teutonica, i brani si susseguono veloci e abbastanza simili, lasciando troppo poco all’ascoltatore.

Proposta assolutamente underground quella dei Flageladör, nome che da quasi vent’anni fa parte della scena metal brasiliana.

La band infatti è attiva dall’inizio del nuovo millennio e può contare su una discografia che annovera tre full length ed un buon numero di split e demo.
Predileção Pelo Macabro è quindi il quarto lavoro sulla lunga distanza per il quartetto di thrashers dal suono old school, che non delude i suoi fans e li travolge con il suo thrash metal dalle accelerazioni speed senza compromessi.
Una musica zeppa di cliché, ma che viaggia a ritmo sostenuto, tra ritmiche sparate, solos e refrain scolpiti sulle tavole della legge di questo tipo di sonorità.
La produzione in linea con quanto suonato crea un’atmosfera ottantiana, mentre l’uso della lingua madre è sicuramente l’unico tocco di originalità da attribuire alla band.
Predileção Pelo Macabro spara dieci colpi che insieme formano una mitragliata di speed/thrash tradizionale ispirato alla scena teutonica, i brani si susseguono veloci e abbastanza simili, lasciando troppo poco all’ascoltatore.
Si tratta di un album rivolto essenzialmente ai fans del genere, magari incuriositi dall’uso della lingua portoghese che non inficia assolutamente un risultato comunque poco oltre la sufficienza e nulla più.

Tracklist
1.Entre o Martelo e a Bigorna
2.Nas Minhas Veias Corre Fogo
3.Máxima Voltagem
4.Terror Pós-Atômico
5.Queimando nas Chamas do Heavy Metal
6.Micromega
7.Eternamente Cinza
8.Predileção pelo Macabro
9.O Infiel
10.M.A.F.

Line-up
Armando Exekutor – Guitars & Vocals
Hugo Golon – Drums
Alan Magno – Bass
Jean Nightbreäker – Guitars

FLAGELADOR – Facebook

Kraanston – Northern Influence

Si prova un gusto decisamente differente rispetto al gruppo sludge medio, anche se definire i Kraanston sludge è un arrotondare per difetto, dato che sono difficilmente classificabili, o meglio sono i Kraanston punto e basta.

Da Torino arrivano i Kraanston, al debutto sulla lunga distanza dopo l’ep Dead Eyes del 2016.

La loro proposta è uno sludge molto particolare, potente, distorto e che esplora anche altri sottogeneri del metal come thrash e groove metal, confezionando un disco non comune e molto interessante. Non poteva essere altrimenti con in formazione due musicisti come Fabio Insalaco degli Homicide Hagridden e Andrea Bonamigo dei The Selfish Cales, due gruppi musicali assai diversi, ma entrambi eccellenti nei loro campi. Northern Influence è un disco che non cerca mai la soluzione ovvia, ma lavora attraverso distorsioni e una imponente sezione ritmica per devastare tutto. La via anglosassone allo sludge ha influenzato molto i nostri, anche se la loro proposta è originale, dato che il suono dei Kraanston è metal nella sua essenza e nella sua manifestazione. Il disco regala belle sensazione a chi ama la musica pesante fatta con passione e concretezza, e saranno particolarmente soddisfatti gli amanti di sfuriate distorte e con la batteria incombente. Il gruppo è un trio molto ben assortito e capace di funzionare al meglio, esprimendosi in momenti più lenti o anche più veloci, sempre pesanti e potenti. Si prova un gusto decisamente differente rispetto alla band sludge media, anche se definire i Kraanston sludge è un arrotondare per difetto, dato che sono difficilmente classificabili, o meglio sono i Kraanston punto e basta. La formazione di questi musicisti è solida come i loro ascolti, tutto è eseguito al meglio, in perfetta comunione con la produzione. Non manca nemmeno la melodia declinata in maniera diversa, che contribuisce ad attirare l’attenzione dell’ascoltatore verso questo magma sonoro. Northern Influence riserva anche parecchie sorprese, certi pezzi dopo vari minuti cambiano registro e sono la migliore testimonianza della bravura compositiva ed esecutiva di questo gruppo. Un disco in tutto e per tutto underground che meriterebbe molto e speriamo lo riceva, anche se lo scopo principale è quello di fare male, tanto male.

Tracklist
1.UVB-76
2.An Unknown Hero
3.Tunguska (free)
4.Planet 4
5.Noril’sk
6.Cargo Cult
7.Kraanston

Line-up
Fabio Insalaco – Guitar / Vocals
Andrea Bonamigo – Bass / Vocals
Stefano Moda – Drums

KRAANSTON – Facebook

Dire Peril – The Extraterrestrial Compendium

The Extraterrestrial Compendium risulta un ottimo ascolto, risultando una raccolta di brani che non mancano di potenza e melodia, consigliati agli amanti di Iced earth e Blind Guardian e in generale agli ascoltatori delle sonorità power/thrash.

Per gli amanti del power/thrash metal arriva dagli States questo ottimo lavoro, il primo del duo formato dal chitarrista e bassista Jason Ashcraft e dal vocalist John Yelland con il monicker Dire Peril ed intitolato The Extraterrestrial Compendium.

Come suggeriscono il titolo e l’artwork, l’album è un concept fantascientifico che si sviluppa attraverso un power metal di matrice americana, potenziato da bordate thrash ma pervaso da una vena melodica che ne contraddistingue il piacevole ascolto.
Attivi come band da sei anni, i Dire Peril hanno dato alle stampe una manciata di ep e singoli prima di licenziare questa possente opera, composta da una dozzina di brani per oltre un’ora di metal classico, impreziosito da ritmiche schiacciasassi, un grande lavoro chitarristico, una buona prestazione vocale e buone canzoni.
Il genere è quello che ha fatto la fortuna degli Iced Earth, qui rivisitato in chiave power, quindi più “europeo” rispetto alla band di Jon Schaffer e con soluzioni corali che ricordano i Blind Guardian.
Paragoni scomodi? Non direi, anche perché i Dire Peril hanno fatto un gran bel disco, cercando di mantenere un buon livello nel corso dell’intero album che, pur sviluppandosi su di un minutaggio importante, si lascia ascoltare con attenzione.
Non c’è nulla di particolarmente originale tra le trame dei vari brani che, dall’opener Yautja (Hunter Culture), passando per Enemy-Mine, la thrashy Total Recall, il crescendo di Blood In The Ice e la splendida “Iced Guardian” Always-Right-Here, ci travolgono di suoni ben conosciuti ma ottimamente eseguiti dal duo.
The Extraterrestrial Compendium è un ottimo ascolto, rivelandosi una raccolta di brani che non mancano di potenza e melodia e consigliati agli amanti dei gruppi citati e, in generale, agli ascoltatori delle sonorità power/thrash.

Tracklist
1.Yautja (Hunter Culture)
2.Planet Preservation
3.Enemy Mine
4.The Visitor
5.Total Recall
6.Queen of the Galaxy
7.Roughnecks
8.Blood in the Ice
9.Heart of the Furyan
10.Altair IV: The Forbidden Planet
11.Always Right Here
12.Journey Beyond the Stars

Line-up
Jason Ashcraft – Guitars, Songwriting
John Yelland – Vocals, Lyrics

DIRE PERIL – Facebook

Extrema – Headbanging Forever

Headbanging Forver è un ritorno agli Extrema che amiamo, perché sinceramente fare a meno di loro non è per niente bello, ma questo disco non culla la nostalgia per ciò che fu, bensì è uno sguardo verso ciò che è e ciò che sarà.

Tornano gli Extrema, band che, parafrasando qualcuno, non fa metal ma è il metal in Italia.

Ovviamente non sono stati l’unico gruppo metal tricolore, ma sono stati paradigmatici e hanno mostrato a tanti altri cosa possa produrre il genere nel nostro paese. Nati a Milano fra il 1985 e il 1986, con questo disco arrivano al settimo full length in carriera con il solo chitarrista e produttore Tommy Massara rimasto tra i membri originari del gruppo. Ne hanno passate tante gli Extrema, una su tutte la traumatica separazione con il cantante Gianluca Perotti, con un comunicato da parte del gruppo che non lasciò spazio a dubbi. Dopo GL è subentrato come cantante Tiziano Spigno che li ha resi più forti e devastante con la sua bellissima voce. Cosa è Headbanging Forever? Prima di tutto un buon disco di thrash metal con un grande groove, che oscilla fra vari generi non chiudendosi in nessun steccato ed è, in seconda battuta, un grande atto d’amore verso la ragion d’essere degli Extrema: il metal. Troppo spesso ci dimentichiamo cosa fa muovere velocemente la nostra testa e cosa davvero amiamo in questa musica rumorosa. Con questo disco gli Extrema ce lo ricordano molto bene, grazie ad un’opera bilanciata tra aggressione e ritmo, con ottime melodie e una tecnica ben al di sopra della media ma del tutto è al servizio della musica. Il gruppo di Massara guarda al risultato totale e non a quello di una manciata di canzoni, e anche per questo l’insieme è notevole. Spigno è un cantante maggiormente melodico e con una gamma maggiore di soluzioni rispetto a Perotti, che ha comunque fatto tantissimo negli Extrema. Questo disco segna anche il nuovo corso per un gruppo storico, per il quale non è mai facile riproporsi dopo tanti anni che si è in giro, ma gli Extrema portano a termine molto bene la missione. Il disco è gustoso e lascia un ottimo retrogusto, contenendo metal che guarda al futuro con delle solide radici, perché in questo lavoro appaiono molti omaggi alle divinità passate del metal. Le composizioni sono di ampio respiro e permettono al gruppo di sviluppare al meglio le proprie tematiche. Headbanging Forver è un ritorno agli Extrema che amiamo, perché sinceramente fare a meno di loro non è per niente bello, ma questo disco non culla la nostalgia per ciò che fu, bensì è uno sguardo verso ciò che è e ciò che sarà.

Tracklist
01. The Call
02. Borders Of Fire
03. For The Loved And The Lost
04. Heavens Blind
05. Pitch Black Eyes
06. Headbanging Forever
07. Believer
08. Invisible
09. Paralyzed
10. The Showdown

Line-up
Tiziano “Titian” Spigno – Voce
Tommy Massara – Chitarra
Gabri Giovanna – Basso
Francesco “Frullo” Larosa – Batteria

EXTREMA – Facebook

Witching Hour – …and Silent Grief Shadows the Passing Moon

Un buon lavoro, consigliato agli ascoltatori dai gusti più tradizionali.

Arrivano al terzo lavoro sulla lunga distanza i tedeschi Witching Hour, ottima realtà di chiara ispirazione old school e legata indissolubilmente con la New Wave Of British Heavy Metal, leggendario genere a cui il gruppo deve tanto in termine di sound.

…and Silent Grief Shadows the Passing Moon, licenziato dalla Hells Headbangers Records ed accompagnato dalla suggestiva ed epica copertina creata dall’artista italiano Paolo Girardi, è infatti un lavoro vecchia scuola che amalgama l’irruenza e l’approccio diretto del thrash e del black metal a cavalcate strumentali di ispirazione heavy metal, in un contesto assolutamente ottantiano, dark ed epico.
La voce chiaramente ispirata al thrash metal d’annata di scuola teutonica rende il tutto marchiato da un alone estremo, anche se le armonie chitarristiche, i solos e l’atmosfera generale è classicamente heavy.
L’opener …and Silent Grief Shadows the Passing Moon / Once Lost Souls Return, con i suoi dieci minuti, risulta il sunto di quello che si trova tra lo spartito dei sei lunghi brani presenti, con il terzetto di Saarland che si presenta con una lunga parte strumentale dai rimandi metallici classici, prima che le ritmiche si trasformino in sferzate thrash ed entri violenta la voce.
Sorrow Blinds The Ghastly Eyes e The Fading Chime of a Graveyard Bell sono le due tracce che più avallano il sentore di essere al cospetto di un’ alchimia riuscita tra Iron Maiden, Destruction e Venom, quindi immersi nel bel mezzo degli anni ottanta .
…and Silent Grief Shadows the Passing Moon si rivela un buon lavoro , consigliato agli ascoltatori dai gusti più tradizionali.

Tracklist
01. …And Silent Grief Shadows the Passing Moon/Once Lost Souls Return
02. From Beyond They Came
03. Sorrow Blinds His Ghastly Eyes
04. Behold Those Distant Skies
05. The Fading Chime Of A Graveyard Bell
06. As I Walk Among Sepulchral Ruins

Line-up
Jan – Vocals/Guitar
Marco – Bass
Sascha – Drums

WITCHING HOUR – Facebook

Nekrofilth – Worm Ritual

Mezz’ora di violenza sonora senza compromessi, un aggressione sonora senza soluzione di continuità è quello che ci propone il trio, quindici brani che di media non superano i due minuti, altrettante mitragliate old school tra Venom, e thrash teutonico.

Dall’underground estremo statunitense arrivano i Nekrofilth, terzetto di thrashers che tra l’Ohio ed il Colorado da una decina d’anni mettono a ferro e fuoco i padiglioni auricolari dei fans con il loro death/thrash old school che ha prodotto una marea di split e demo ed un paio di full length: Devil’s Breath licenziato nel 2013 e questo nuovo assalto sonoro intitolato Worm Ritual.

Thrash metal vecchia scuola si diceva, ed infatti nelle quindici tracce che compongono l’album la band glorifica il genere, aggiungendo un’attitudine black che li avvicina ai Venom (coverizzati con il brano Poison).
Mezz’ora di violenza sonora senza compromessi, un aggressione sonora senza soluzione di continuità è quello che ci propone il trio, quindici brani che di media non superano i due minuti, altrettante mitragliate old school tra Venom, e thrash teutonico.
I Nekrofilth sparano le loro cartucce con un impatto notevole e non sono pochi i brani che convincono (Vomit Dog, Night Of The Leech e la conclusiva Horror From The Crypt su tutti), la produzione regge bene e l’infernale caos che il gruppo riversa sull’ascoltatore risulta perfettamente leggibile.
Una band che nel genere dice sicuramente la sua, consigliata ai fans del thrash primordiale e maligno.

Tracklist
1.Ready to Defile
2.Dead Brain
3.Rot with the Dead
4.Vomit Dog
5.Repulsed at Birth
6.Night of the Leech
7.Cruel Addiction
8.Feast of the Rats
9.Gutter Oil
10.Severed Eyes
11.They Took My Skin
12.Unbirthed
13.Worm Ritual
14.Poison [Venom cover]
15.Horror of the Crypt

Line-up
Zack Rose – Vocals, Guitars
Disgustin’ Justin – Bass
Shaggy – Drums

NEKROFILTH – Facebook

Lucifera – La Caceria De Brujas

I Lucifera non tradiscono chi aveva apprezzato i precedenti lavori, ed anche quest’ultimo album risulta impedibile per gli amanti della vecchia scuola estrema.

Tornano con un nuovo album i Lucifera, duo colombiano composto da David HellRazor e la strega Alejandra Blasfemia.

Archiviato il precedente e bellissimo Preludio Del Mal, uscito due anni fa, la band con La Caceria De Brujas conferma in toto le ottime impressioni suscitate in passato ripresentandosi sul mercato con un altro ottimo esempio di black/thrash old school.
La formula è la stessa dei gruppi dediti al genere, ma con un marcato talento per le cavalcate heavy/thrash che, unite ad un’attitudine blasfema e fortemente black, non lascia prigionieri sul campo, infestato dai corvi che banchettano in un clima infernale.
La cantante, come sul disco precedente, è una delle armi in più del duo sudamericano, una maligna signora della morte dalla voce che entra come un coltello nel burro nell’anima dell’ascoltatore.
La Caceria De Brujas viene licenziato dalla label tedesca Dunkelheit Produktionen ed è composto da otto inni alla distruzione totale, una colonna sonora putrida e maligna che esprime tutta la sua morbosa bellezza nel suo intero svolgimento, ma che ha nell’opener Arde En Llamas e in Sortilegio e Brujeria tre motivi più che validi per non perdere questo inno al male di matrice black/thrash.
I Lucifera non tradiscono chi aveva apprezzato i precedenti lavori, ed anche quest’ultimo album risulta impedibile per gli amanti della vecchia scuola estrema.

Tracklist
1.Arde en llamas
2.Sigillum Diaboli
3.Sortilegio
4.Ceremonia secular
5.Pacto pagano
6.Conjuro
7.Brujeria
8.Evocación del caos

Line-up
A. Blasfemia – Vocals, Arrangements
D. HellRazor – All instruments, Songwriting

LUCIFERA – Facebook

Overkill – The Wings Of War

Sono invecchiati bene gli Overkill, senza tradire fans vecchi e nuovi, rimanendo fedeli ad un certo modo di fare metal, ma migliorando e curando ogni particolare di album in album, così che ancora oggi possono competere con quelle nuove leve che. al cospetto di un lavoro come The Wings Of War, arrancano alle spalle della band statunitense.

Eccovi servita la diciannovesima bomba sonora targata Overkill.

Gli storici thrashers del New Jersey tornano a distanza di poco più di un anno dal massiccio The Grinding Wheel con un nuovo lavoro che conferma una freschezza compositiva ed una verve invidiabile per un gruppo arrivato a quasi quarant’anni di attività.
The Wings Of War, licenziato in questi primi mesi del nuovo anno, si candida come uno dei migliori lavori in ambito thrash metal per quello che, si spera, sia un 2019 ricco di soddisfazioni per un genere dato per morto centinaia di volte ma sempre resuscitato dalle sue calde ceneri, grazie anche ai vecchi ed indomabili leoni come il gruppo di Bobby “Blitz” Ellsworth e D.D. Verni, autore di un assalto sonoro senza soluzione di continuità che alterna e amalgama sapientemente thrash metal, heavy, hardcore, tradizione e modernità in un delirio metallico che a tratti entusiasma.
Sono invecchiati bene gli Overkill, senza tradire fans vecchi e nuovi, rimanendo fedeli ad un certo modo di fare metal, ma migliorando e curando ogni particolare di album in album, così che ancora oggi possono competere con quelle nuove leve che. al cospetto di un lavoro come The Wings Of War, arrancano alle spalle della band statunitense.
Last Man Standing apre le danze e si viene catapultati nel mezzo della mischia, con Blitz che comanda le operazioni dall’alto di una forma invidiabile ed un’attitudine commovente, supportato da una band compatta e riottosa che fin da subito fa capire che qui si fa dannatamente sul serio.
L’album vive di ruggiti metallici come Head Of A Pin, il crescendo metallico di Distortion e Welcome To The Garden State, brano thrash/punk irresistibile, allinterno di una tracklist che convince ed esalta dalla prima all’ultima nota.
The Grinding Wheel, il bellissimo Live in Overhausen uscito pochi mesi fa ed ora questo nuovo lavoro: per gli Overkill continua la festa, unitevi anche voi, non ve ne pentirete.

Tracklist
1. Last Man Standing
2. Believe In The Fight
3. Head Of A Pin
4. Bat Shit Crazy
5. Distortion
6. A Mother’s Prayer
7. Welcome To The Garden State
8. Where Few Dare To Walk
9. Out On The Road-Kill
10. Hole In My Soul

Line-up
Bobby “Blitz” Ellsworth – Vocals
D.D. Verni – Bass, Backing Vocals
Dave Linsk – Lead and Rhythm Guitars
Derek Tailer – Rhythm Guitars, Backing Vocals
Jason Bittner – Drums

OVERKILL – Facebook

Insanity Alert – 666-Pack

Ovviamente un lavoro come 666-Pack è manna per i fans di queste sonorità che troveranno nel quartetto austriaco i nuovi paladini del mosh e dei party senza freni a base di thrash metal old school.

Tornano, irriverenti, ignoranti e tremendamente divertenti gli austriaci Insanity Alert dopo la firma con la Season of Mist e due album pubblicati nel recente passato, il debutto omonimo del 2014 e Moshburger licenziato un paio di anni dopo.

La firma con la prestigiosa label non ha intaccato la furia distruttrice del quartetto che spazza via in un tornado di brani votati al mosh più sfrenato per godere di party all’insegna del divertimento primordiale, tra salti balli e birre ingurgitate senza freno.
Sono ventuno i brani, tra i quali il più lungo supera di poco i tre minuti: un’urgenza di arrivare all’ascoltatore tipica del thrash che sa di hardcore, come di punk rock, debitore degli Anthrax più irriverenti e dei Municipal Waste.
Thirstkiller dà il via al party; un rito selvaggio che non trova ostacoli, un vortice di alcool e metal che porta al totale sfinimento, e prima che regole e doveri si riprendano il comando della vostra vita, lasciatevi andare grazie a questa bomba metallica che non conosce freni.
Ovviamente un lavoro come 666-Pack è manna per i fans di queste sonorità che troveranno nel quartetto austriaco i nuovi paladini del mosh e dei party senza freni a base di thrash metal old school.

Tracklist
01. Thirstkiller
02. The Body of the Christ Is the Parasite
03. All Mosh/No Brain
04. Cobra Commander
05. Saturday Grind Fever
06. Echoes of Death
07. Windmilli Vanilli
08. StopSlammertime!
09. Why So Beerious?
10. Mosh Mosh Mosh
11. One-Eye Is King (In the Land of the Blind)
12. Welcome to Hell
13. Two Joints
14. Chronic State of Hate
15. I Come, I Fuck Shit Up, I Leave
16. A Skullcrushin’ Good Time
17. The Ballad of Slayer
18. Demons Get Out!
19. 8 Bit Brutality
20. Death by Wrecking Ball
21. Dark Energon

Line-up
Heavy Kevy – Vocals
Dave Dave Dave – Guitars
Green-T – Bass
Don Melanzani – Drums

INSANITY ALERT – Facebook

Eyes Of The Living – War On Dead

War on Dead è il debutto degli Eyes Of The Living, quartetto originario della Pennsylvania che fa centro al primo colpo, mirando ad altezza d’uomo e spazzando via tutto con una serie di mitragliate di thrash metal tra tradizione ed ispirazioni moderne.

Per gli amanti del thrash metal che seguono la nostra webzine ecco un album che si rischiava di perdere tra la valanga di uscite che travolgono un mercato saturo come quello odierno.

War on Dead è il debutto degli Eyes Of The Living, quartetto originario della Pennsylvania che fa centro al primo colpo, mirando ad altezza d’uomo e spazzando via tutto con una serie di mitragliate di thrash metal tra tradizione ed ispirazioni moderne.
Un’ora di fuoco e fiamme, incedi appiccati su uno spartito in cui convivono diverse anime ed influenze, il tutto sapientemente amalgamato dal gruppo che manipola il genere come meglio crede e se ne esce con un gioiellino metallico, davvero ben congeniato.
La band ha creato un concept oscuro e lo sviluppa con un sound che fa proprie le lezioni dei gruppi storici del thrash metal come Anthrax e Megadeth e lo rende ancora più potente e catchy ispirandosi ai Pantera e White Zombie, con quel tocco di drammatica teatralità dark di marca Iced Earth.
La durata non inficia l’ascolto, i vari interludi e l’uso di tastiere e synth che creano l’atmosfera giusta prima dell’esplosione delle varie tracce rendono vivo l’interesse che suscitano brani dal buon appeal come Infected, Pull The Trigger e la title track death/thrash song orchestrata a meraviglia dal gruppo.
Segnatevi questo nome, andate a cercarvi l’album ed aspettate buone nuove, gli Eyes Of The Living promettono scintille.

Tracklist
1.Count the Days
2.Run for Your Life
3.Infected
4.Hell on Earth
5.Interlude (Aftermath)
6.Chemical Bath
7.Stench of Death
8.Pull the Trigger
9.Interlude (They Got Rick)
10.I Am Alone
11.War on Dead
12.What Is Left for the Dead
13.Survival
14.Outro (Contamination)

Line-up
Tim Swisher – Vocals and Guitar
Chris Moore – Bass
Mike Straiton – Lead Guitar
Cliff Fritts – Drums

EYES OF THE LIVING – Facebook

Blood Feast – Chopped, Diced and Sliced

La band continua a proporre quello che i suoi fans vogliono, ovvero thrash metal diretto potenziato da iniezioni di speed metal e rivitalizzato da uno spirito hardcore tipico dell’epoca, ovviamente rigorosamente underground.

Per gli amanti del metal underground degli anni ottanta, tutto jeans stretti, chiodo e toppe in bella mostra, tornano i Blood Feast, gruppo nato nel New Jersey nella seconda metà del decennio storico per la nostra musica preferita e tornato dopo anni di silenzio, in questo periodo che vede molti protagonisti dell’epoca, magari meno fortunati, ripresentarsi con nuovi lavori.

I Blood Feast il loro ritorno lo avevano firmato già lo scorso anno con il full length The Future State of Wicked, nuovo album dopo ventotto anni da Chopping Block Blues e trenta dal primo e più famoso Kill for Pleasure.
Ovviamente la band continua a proporre quello che i suoi fans vogliono, ovvero thrash metal diretto potenziato da iniezioni di speed metal e rivitalizzato da uno spirito hardcore tipico dell’epoca, ovviamente rigorosamente underground.
Per gli amanti del genere i sei brani che compongono Chopped, Diced and Sliced risultano una vera goduria, roba da spararsi a volume altissimo spaccandosi la fronte contro la parete di casa o quella di un locale in cui il quintetto di storici thrashers dà via al massacro.
Le varie Concubine, Hunted Stalked and Slain e Darkside sono un efferato esempio di metal primordiale, un sound che sicuramente non deluderà i fans del thrash metal più grezzo ed underground ai quali è essenzialmente rivolta questa proposta.

Tracklist
1.Concubine
2.Hunted Stalked and Slain
3.Darkside
4.Chopping Block Blues
5.Chemically Imbalanced
6.By the Slice [live in Osaka]

Line-up
Adam Tranquilli – Guitars
Tom Lorenzo – Bass
Chris Natalini – Vocals
CJ Scioscia – Guitars
Adam Kieffer – Drums

BLOOD FEAST – Facebook

Cemment – Resurrection From Carnage

La band dall’attitudine death/grind (i brani per tre quarti superano di poco il minuto di durata) ci aggredisce con il suo industrial thrash/death metal, diretto, sporco e selvaggio non concede tregua e richiama alla mente gli svizzeri Swamp Terrorists death/thrash.

La nostrana Agoge Records allunga i suoi artigli fino alla terra del Sol Levante, dalla quale provengono i Cemment.

La band nipponica, dal sound che appare una miscela esplosiva di industrial metal e death/thrash, è attiva dalla metà degli anni novanta, quando mosse i primi passi in quel di Tokio.
Un paio di demo e poi tre full lengtth completarono la discografia della band, usciti tra il 1995 ed il 2000 (Lost Humanity, Donor e Cemment) prima del lungo silenzio e dal ritorno con un singolo di ormai cinque anni fa.
Attualmente la band risulta un duo (Ave alla voce e Taichi alle chitarre) e si ripresenta sul mercato con questo Resurrection From Carnage, ep composto da quattro brani per soli sette minuti di musica.
La band, dall’attitudine death/grind (i brani per tre quarti superano di poco il minuto di durata), ci aggredisce con il suo industrial thrash/death metal, diretto, sporco e selvaggio, che non concede tregua e richiama alla mente gli svizzeri Swamp Terrorists.
Vedremo se questa collaborazione tra la band e la label italiana porterà buone nuove, nel frattempo date un ascolto a questi quattro brani che potrebbero rivelarsi una bella sorpresa.

Tracklist
1.Aztec Warrior
2.Screw Ship
3.Death Whistle
4.Suffer

Line-up
Ave – Vocals
Taichi – Guitars

CEMMENT – Facebook

Biogenesis – Black Widow

La band, che vede al microfono l’ex Jacobs Dream Chaz Bond, licenzia questo ep composto da cinque brani per più di mezzora di immersione nel power progressive metal, alimentato da una vena estrema e drammatica continuando il cammino musicale intrapreso con il primo lavoro.

I Biogenesis sono una delle band di punta della label americana Roxx Records, label specializzata in metal cristiano e qui alle prese con il gruppo proveniente dall’Ohio, già apprezzato con il primo full length uscito lo scorso anno intitolato A Decadence Divine.

La band, che vede al microfono l’ex Jacobs Dream Chaz Bond, licenzia questo ep composto da cinque brani per più di mezzora di immersione nel power progressive metal, alimentato da una vena estrema e drammatica continuando il cammino musicale intrapreso con il primo lavoro.
Anche Black Widow, quindi, risulta un ottimo esempio di metal statunitense vario, estremo ed articolato sulla prova del singer, che il piglio estremo e tragico rende ancora più teatrale e sentita.
Le tastiere sono presenti, ma in secondo piano rispetto al timbro orchestrale dei brani raccolti sull’album precedente, mettendo in risalto l’anima thrash dei Biogenesis di stampo Iced Earth e dal taglio progressivo.
Non sbagliano un colpo i sei musicisti americani, con cinque bellissimi brani che hanno nella semi-ballad Angel e nella spettacolare Flesh And Blood gli episodi migliori di una tracklist dalla qualità compositiva altissima.
Come ormai da tradizione del gruppo, il sound oscuro di cui si compongono questi cinque brani trovano nella band di Jon Schaffer e nei Symphony X le loro massime ispirazioni, consegnandoci un altra prova sopra la media.

Tracklist
1.Black Widow
2.Human Equilibrium
3.Angel
4.Flesh And Blood
5.Anti-Evolution

Line-up
Chaz Bond – Vocals
James Riggs – Rhythm Guitar
Luke Nealeigh – Lead Guitar
Sam Nealeigh – Keyboard
Dan Nealeigh – Bass
Eli Closson – Drums

BIOGENESIS – Facebook

Usurper – Lords Of The Permafrost

Lords Of The Permafrost è dunque avaro di sorprese e da una band come gli Usurper non ci si aspettano sicuramente drastici cambiamenti, ma il solito massacro old school che fin dal primo brano viene assolutamente assicurato.

E’ dal lontano 1993 che gli Usurper danno libero sfogo alla loro attitudine estrema, ferma dal quattordici anni ma protagonista nel decennio tra il 1995 ed il 2005, periodo che ha visto il gruppo di Chicago licenziare un considerevole numero di lavori tra full length, split ep e compilation.

Il ritorno dopo il lungo silenzio si chiama Lords Of The Permafrost, album che rinverdisce i fasti dei lavori storici del quartetto (Skeletal Season e Necronemesis su tutti) e non deluderà i fans che da tanto tempo aspettavano buone nuove dagli Usurper, coì come non riuscirà a trovarne di nuovi, questo va detto, visto il clima old school che regna in questa raccolta di brani che uniscono thrash metal, death primordiale ed attitudine heavy.
Il batterista Joe Warlord ed il chitarrista e cantante Rick Scythe sono accompagnati in questo nuovo inizio dal cantante Dan Tyrantor e dal bassista Scott Maelstrom: l’album è stato registrato e prodotto presso l’Electrical Audio di Chicago dalla band con l’aiuto di Taylor Hales, mentre l’artwork è stato realizzato da Juha Vuorma.
Lords Of The Permafrost è dunque avaro di sorprese e da una band come gli Usurper non ci si aspettano sicuramente drastici cambiamenti, ma il solito massacro old school che fin dall’opener Skull Splitter è assolutamente assicurato.
Una quarantina di minuti scarsi per dar battaglia come ai bei tempi, questo è il tempo a disposizione della band di Chicago che non cambia di una virgola il suo impatto tra rasoiate thrash, potenza death e cavalcate heavy metal.
Brani come Cemetery Wolf e Gargoyle testimoniano l’ancora intatta voglia di far male degli Usurper, tornati in uno stato di forma convincente, almeno per i loro fans, che non rimarranno certo delusi dal nuovo agognato lavoro.

Tracklist
1.Skull Splitter
2.Beyond The Walls Of Ice
3.Lords Of The Permafrost
4.Cemetery Wolf
5.Warlock Moon
6.Gargoyle
7.Black Tide Rising
8.Mutants Of The Iron Age

Line-up
Joe Warlord – Drums
Rick Scythe – Guitars, B.Vocals
Dan Tyrantor – Vocals
Scott Maelstrom – Bass

USURPER – Facebokk

Ancestor – Lords Of Destiny

La sacra triade del thrash metal teutonico approva ed applaude questi musicisti cinesi, protagonisti di una buona prova, in cui attitudine ed impatto sono le armi per non fare prigionieri tra gli amanti del thrash metal old school.

Interessante lavoro che ci giunge dalla Cina, terra inusuale almeno fino ad oggi parlando di metal, con il primo full length dei thrashers Ancestor.

Nato addirittura nel 2007, il quartetto ha esordito solo lo scorso anno con l’ep Age Of Overload, seguito appunto da Lords Of Destiny, album che riprende le sonorità old school di matrice teutonica e, senza allontanarsi troppo da quello suonato dalle band storiche del genere, ha creato una raccolta di brani duri come la roccia, veloci e senza compromessi.
Meng Li (voce e chitarra), Fuwen Yang (chitarra), Han Li (basso), Yang He (batteria) provengono sì da Pechino, ma il loro sound risulta un buon esempio di thrash metal teutonico in cui le chitarre si lanciano in cavalcate dirette, a tratti al limite dello speed, le ritmiche tengono il passo e la voce cartavetrata ci investe in tutta la sua rabbiosa potenza.
Lords Of Destiny risulta un lavoro convincente, ovviamente senza mostrare particolari novità, ma l’impatto è di quelli che lasciano il segno e riesce a coinvolgere, specialmente se si è amanti di queste storiche ed immortali sonorità.
Rise By Sin dà via ad una corsa che non si ferma davanti a nulla, colpendo con mitragliate metalliche come Bloody Repression, Pain And Hate e Tormentor, inno thrash metal per eccellenza.
La sacra triade del thrash metal teutonico approva ed applaude questi musicisti cinesi, protagonisti di una buona prova, in cui attitudine ed impatto sono le armi per non fare prigionieri tra gli amanti del thrash metal old school.
Gli Ancestor risultano una porta aperta sul mondo metallico del loro paese ancora tutto da scoprire, attraversatela senza timore, non ve ne pentirete.

Tracklist
1.Rise By Sin
2.Deathlike Silence
3.Bloody Repression
4.The Final Worship
5.Black Future
6.Tormentor
7.Pain And Hate
8.Savage Action
9.Inner Struggle

Line-up
Meng Li – Vocals, Guitars
Fuwen Yang – Guitars
Han Li – Bass
Yang He – Drums

ANCESTOR – Facebook

METEORE: NUCLEAR SIMPHONY

Meteora del thrash italiano e disco storico, nello stesso tempo, da parte di una grande e sfortunata band siciliana che fu tra le prime a suonare metal estremo in Italia.

Nuclear SimphonyLost in Wonderland

Il gruppo di Agrigento si costituì nel lontano 1982 innamorato del pomp-prog di Yes e Genesis.
Virò in breve verso lidi di matrice hard & heavy. Una serie di ottimi demo aprì ai Nuclear Simphony le porte dei Music Lab Studios di Berlino, dove registrarono il loro primo ed unico disco, uscito poi per la Metal Master, nel 1989, con il titolo di Lost in Wonderland. Pezzi del calibro di Mimmo the Bull, Lustful For Desaster e Rhapsody of Sadness mettevano in bella mostra un crossover-thrash in linea con la scuola newyorkese degli Anthrax e Nuclear Assault, anche se con una vena più funky e sperimentale. Come altre volte in casi simili, purtroppo non fu sufficiente e la band si inabissò. Non ostante ciò, questa meteora brilla ancora oggi con tutta la sua luce e la ristampa pubblicata nel 2009, sempre dalla Metal Master, è imperdibile: la testimonianza di chi cercava di portare nel nostro paese le sonorità più estreme della Grande Mela di allora, non rimanendo oltretutto molto distante da quei modelli. Veri prime movers, i Nuclear Simphony: di questo ogni metallaro di casa nostra deve esser loro grato e riconoscente.

Tracklist
– Mister IDGAF
– Lustful For Desaster
– Cry
– Evil Spray
– Mimmo the Bull
– Where Eagles Reign
– Rhapsody of Sadness
– Create Your Destiny
– Die For Your Flag

Line up
Ciro – Basso / Guitars
Gino – Guitars / Vocals
Giovanni – Drums

1989 – Metal Master Records