Nonostante i contenuti siano piuttosto essenziali, con un brano per ciascun gruppo, questo split album fornisce comunque l’occasione per ascoltare materiale inedito di ottima fattura da parte di due tra le realtà più stimolanti attualmente in circolazione, tanto più che il tutto è scaricabile gratuitamente dal bandcamp dell’etichetta.
Uno split decisamente di pregio, questo uscito sotto l’egida della sempre ottima Drown Within Records, ad unire due delle migliori realtà nazionali come sono Sedna e Postvorta, band dedite a sonorità gravitanti in un’area fluttuante tra doom, black e post metal.
I Sedna, ad un anno circa dall’uscita del loro ultimo full length Eterno, si cimentano per la prima volta con un brano cantato in italiano, intitolato Dalla Cenere, Il Buio, e va detto che l’esperimento funziona davvero molto bene, anche alla luce di un’interpretazione vocale drammatica che ben si addice al sound nervoso della band cesenate, la quale in questo modo potrebbe trovare un’interessante sbocco per caricare ancor più di tensione la prossima prosposta musicale.
I ravennati Postvorta (entrambe le band provengono dalla Romagna, terra nella quale non prospera evidentemente solo il ballo liscio …) con Beseech The Queen non derogano invece dal loro ottimo sludge/post metal, ampiamente apprezzato nel piuttosto recente Carmentis, condividendo con i compagni di split, se non del tutto lo stile musicale, sicuramente l’impatto ruvido e capace di scuotere l’ascoltatore.
Nonostante i contenuti siano piuttosto essenziali, con un brano per ciascun gruppo, questo split album fornisce comunque l’occasione per ascoltare materiale inedito di ottima fattura da parte di due tra le realtà più stimolanti attualmente in circolazione, tanto più che il tutto è scaricabile gratuitamente dal bandcamp dell’etichetta.
Tracklist:
1.Sedna – Dalla Cenere, Il Buio
2.Postvorta – Beseech The Queen
Line-up: SEDNA
Elisa Motta
Mattia Zoffoli
Alex
Crisafulli
POSTVORTA
Andrea Fioravanti
Nicola Donà
Raffaele Marra
Dario Foschini
Mohammed Ashraf
Andrea Miserocchi
Eve, l’opus prima degli Omega da Rimini, è un disco notevole e che ha uno scopo ben più profondo rispetto alla musica normale. Scopriamolo con loro in questa intervista
ME Il black metal può essere un mezzo per destrutturare la nostra realtà e trovare qualcosa di vero?
Vero o irreale sono concetti totalmente relativi. Per un folle le visioni sono reali quanto per chiunque altro lo è il mondo che ci circonda. La musica può aprire il velo di questa realtà, quel che si trova oltre può essere reale o intangibile, dipende tutto da chi sta da questa parte del velo e quanto è disposto ad andare oltre.
ME Che obiettivi ha Eve?
Lo scopo di Eve è quello di liberare la mente dalla dimensione materiale che ci circonda e portarla ad un livello differente dove può muoversi senza vincoli di spazio e tempo, la negazione totale dell’io materiale in favore di un io più ampio.
ME Il sovrannaturale in musica ha senso?
Per sovrannaturale in musica si intende qualcosa che va oltre l’ascolto, qualcosa che può tessere una dimensione che diventa quasi reale all’interno della mente di chi sta ascoltando. Questo è lo scopo degli Omega.
ME Perchè vi siete ispirati al libro di Voynich e cosa ne pensate di tale libro?
Il manoscritto Voynich è un enigma che è rimasto intatto per oltre 500 anni, un opera visionaria e geniale a prescindere da tutto. Sin dai tempi più antichi l’uomo è attratto dall’ignoto, da ciò che è ermetico; il manoscritto è molto più che un libro, è la rappresentazione fisica di tutto questo.
ME Ci sono artisti con il quale vi piacerebbe collaborare?
Ci sono artisti che stimiamo, altri che ci ispirano, che siano essi musicisti o artisti in senso più ampio, fino ad oggi non abbiamo mai pensato ad una collaborazione, gli Omega sono una realtà estremamente ermetica, per ora le collaborazioni non sono nei nostri progetti.
ME Cosa vi ha spinto a suonare black metal?
Cercavamo una dimensione sonora concettuale che andasse oltre alla musica, cercavamo qualcosa che potesse condurre la mente in una dimensione differente rispetta a quella alla quale siamo abituati, il Black, il Doom, l’Ambient sono la naturale inclinazione musicale di chi vuol raggiungere questo scopo.
ME Se Eve dovesse essere un libro a chi affidereste le illustrazioni?
In un certo senso Eve è un libro, è la nostra personale interpretazione del Manoscritto Voynich, non solo musicale, ma anche visiva. Se non fosse morto da almeno cinque secoli, il misterioso autore del libro stesso sarebbe l’artista più adatto a tale scopo. Attualmente abbiamo deciso di rielaborare personalmente le illustrazioni del manoscritto e trasportarle all’interno della nostra visione, sfogliando il booklet del disco si può capire di cosa sto parlando.
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Eve, the opus from Omega from Rimini, is a remarkable record and has a goal far deeper than normal music. Let’s find out with them in this interview
ME Can black metal be a means of destroying our reality and finding something real?
True or unreal are totally related concepts. For a fool the visions are as real as anyone else is the world around us. Music can open the veil of this reality, what is beyond it can be real or intangible, it depends entirely on who is on this side of the veil and how much is willing to go further.
ME What is Eve’s goal?
The purpose of Eve is to free the mind from the material dimension that surrounds us and bring it to a different level where it can move without constraints of space and time, the total negation of the material in favor of a larger ego.
ME Does the supernatural in music make sense?
For supernatural in music, something that goes beyond listening, something that can weigh a dimension that becomes almost real within the mind of those who are listening. This is the purpose of Omega.
ME Why did you inspire Voynich’s book and what do you think of that book?
The Voynich manuscript is an enigma that has remained intact for over 500 years, a visionary and ingenious work regardless of everything. From the earliest times man is attracted to the unknown, from what is hermetic; the manuscript is far more than a book, it is the physical representation of all this.
ME Are there artists with whom you would like to collaborate?
There are artists we estimate, others that inspire us, whether they are musicians or artists in the broader sense, to date we have never thought of a collaboration, Omega is an extremely hermetic reality, for now collaborations are not in our projects .
ME What made you play black metal?
We were looking for a conceptual sound dimension that went beyond music, we were looking for something that could lead our mind to a different dimension respects what we are accustomed to, Black, Doom, Ambient are the natural musical inclination of those who want to achieve this goal .
ME Should Eve be a book to whom you would like the illustrations?
In a sense, Eve is a book, it is our personal interpretation of the Voynich Manuscript, not just musical, but also visual. If he had not died for at least five centuries, the mysterious author of the book himself would be the artist most suitable for that purpose. Currently we have decided to personally rework the manuscript illustrations and carry them inside of our vision, browsing the booklet can understand what I’m talking about.
I Craven Idol hanno imparato la lezione dei vecchi e blasfemi maestri in giro per l’Europa negli anni ottanta e novanta, assorbendo il più possibile dai vari generi per vomitarli in un sound demoniaco ed oscuro, legato tanto al metal tradizionale quanto a quello di ispirazione estrema.
Nel Regno Unito la scena metal classica è più incline a mantenere inalterata la tradizione, concedendo poco alle moderne soluzioni e mantenendo un approccio old school.
Se poi guardiamo al lato più estremo della nostra musica preferita la cosa si intensifica ancor di più, con i gruppi più giovani a rinverdire e mantenere l’approccio delle band storiche nel death come nel thrash e nelle varie forme che di volta in volta assume il metal.
I Craven Idol hanno imparato la lezione dei vecchi e blasfemi maestri in giro per l’Europa negli anni ottanta e novanta, assorbendo il più possibile dai vari generi per vomitarli in un sound demoniaco ed oscuro, legato tanto al metal tradizionale quanto a quello di ispirazione estrema.
Una dozzina d’anni di vita, due demo ed un primo full length uscito quattro anni fa e seguito da The Shackles of Mammon, nuovo massacro senza compromessi, epico come potrebbe esserlo il sound dei Venom fuso con quello dei Bathory.
Ne esce un vulcano di riff scolpiti nelle chiese sconsacrate di una Londra devastata da peste e dai peccati di un’umanità ormai persa tra le spire del demonio, malati terminali che si scambiano virus e bubboni in vicoli dove dominano famelici topi, divoratori di cadaveri e portatori di apocalisse.
Il cielo sopra la città che brucia non può che essere oscuro, la luce non filtra così come il sound concede poche aperture melodiche e tanto metallo che passa abilmente tra cavalcate black/thrash a tempi medi di doom/heavy metal primordiale. Pyromancer apre questa finestra sull’inferno, mentre A Ripping Strike, epica, evocativa ed oscura ci scaraventa negli angoli più bui di vicoli putrescenti, seguita dalle ritmiche black di Black Flame Divination.
I quattro untori inglesi picchiano sugli strumenti come forsennati, mentre The Trudge torna all’epicità evocativa in un lungo viaggio verso la dannazione.
Non perde un grammo di pesantezza ed atmosfera The Shackles Of Mammon, continuando la sua panoramica sull’orrore fino alla conclusiva Tottering Cities Of Man, altro brano dove l’atmosfera cadenzata accentua la vena black doom del quartetto.
Un album affascinate nella sua impronta tradizionale, nel genere uno dei più interessanti dell’anno.
Tracklist
1. Pyromancer
2. A Ripping Strike
3. Black Flame Divination
4. The Trudge
5. Dashed To Death
6. Mammon Est
7. Hunger
8. Tottering Cities of Men
Un buon mix di generi diversi ma che, nella musica dei Threat Signal, si uniscono sotto la bandiera del tecnicismo, non esasperato come accade nelle frange più tecniche del metal estremo , ma ben in evidenza nei vari brani che compongono questo mastodontico lavoro.
Dopo sei anni dall’ultimo album omonimo tornano sul mercato tramite Agonia Records i Threat Signal, una delle band che più avevano impressionato gli addetti ai lavori una decina d’anni fa.
Il quartetto dell’Ontario arriva, con questa prova di forza intitolata Disconnect, al quarto lavoro di una discografia che vede il suo inizio nel 2006 con il debutto Under Reprisal, ed il cuore creativo dal 2009 al 2011 anni d’uscita del secondo album Vigilance e del già citato terzo lavoro omonimo.
Sei lunghi anni dunque, prima del ritorno in pompa magna con questo buon lavoro, un’ora di musica metal moderna, estrema ma piacevolmente melodica, tra metal core, death melodico e thrash moderno.
Un buon mix di generi diversi ma che, nella musica dei Threat Signal, si uniscono sotto la bandiera del tecnicismo, non esasperato come accade nelle frange più tecniche del metal estremo , ma ben in evidenza nei vari brani che compongono questo mastodontico lavoro.
Troppe volte si scrive metal moderno per definire lavori che, nei loro ormai abusati cliché, risultano freddini o troppo simili l’uno all’altro, mentre nel nuovo album del quartetto canadese tutto si incastra alla perfezione, così le tanto abusate voci pulite o i mid tempo core sono bilanciati da fughe metalliche dall’alto tasso tecnico compositivo che si veste, a tratti, di un’aurea progressiva. Nostalgia, Exit The Matrix, la lunga e varia Aura, l’atmosferica Betrayal che svolge il compito di preludio alla seconda parte, valorizzata dai dieci minuti di progressive estremo e moderno della superba Terminal Madness, fanno da traino ad un lavoro che riconcilia con il metalcore, anche se per un album come Disconnect parlare solo di questo genere appare riduttivo.
Registrato e prodotto da Jon Howard e Travis Montgomery (cantante e chitarrista della band), mixato e masterizzato da Mark Lewis (DevilDriver, Whitechapel, Battlecross, Unearth, Coal Chamber), Disconnect è da considerarsi un bersaglio centrato per un gruppo che è tornato per dire la sua nel mondo del metal moderno.
Tracklist
1. Elimination Process
2. Nostalgia
3. Walking Alone
4. Exit The Matrix
5. Falling Apart
6. Aura
7. Betrayal
8. To Thine Own Self Be True
9.Dimensions
10. Terminal Madness
Line-up
Jon Howard – Vocals
Travis Montgomery – Guitars
Pat Kavanagh – Bass
Matt Perrin – Guitars
Pur mantenendo un parere ampiamente positivo sull’operato di Marchese con i The Kahless Clone, non si può fare a meno di constatare quanto, ancor più rispetto all’ep di due anni fa, la mancanza della voce si faccia sentire.
Our Never-Ending Loneliness è il secondo ep per questo progetto strumentale guidato da Vito Marchese, chitarrista dei Novembers Doom.
Come accaduto per il precedente lavoro, il sound appare decisamente arioso ed intriso di una vena malinconica, anche se la sua essenza si avvicina molto più ad un prog/postmetal che non a pulsioni dark o comunque più vicine alla band madre.
Pur mantenendo un parere ampiamente positivo sull’operato di Marchese con i The Kahless Clone, non si può fare a meno di constatare quanto, ancor più rispetto all’ep di due anni fa, la mancanza della voce si faccia sentire: ciò avviene in particolare nelle tracce più mosse, mentre tale necessità appare meno impellente quando gli episodi si fanno più intimisti o comunque maggiormente delineati da un punto di vista melodico.
In poco meno di venticinque minuti Our Never-Ending Loneliness esaurisce il suo compito di allietare l’udito degli ascoltatori senza che la band, composta da musicisti di grande spessore ed esperienza, riesca ad imprimere in maniera più marcata il proprio segno: poi appare evidente che un brano arioso come I Can Almost Reach You sia oltremodo piacevole, ergendosi a prova di quanto l’ascolto dell’ep non sia comunque tempo perso, ma questo progetto per ritagliarsi uno spazio adeguato deve crescere ulteriormente e ciò può avvenire solo con l’apporto dell’unico elemento mancante.
Tracklist:
1. I Would Leave All of This Behind, and so Would You
2. I Can Almost Reach You
3. If Only We Had More Time Together …
4. This Is All Falling Apart
5. Is This What You Wanted?
Line-up:
Ben Johnson – Keys
Zach Libbe – Electronic Drum Programming
Vito Marchese – Guitars
Garry Naples – Drums
Larry Roberts – Bass