Sage – Anno Domini 1573

Anno Domini 1573 è un album che può farsi valere nel mondo del metal classico ed un ottimo debutto per un gruppo che non sciorina i soliti cliché sinfonici, ma esibisce sonorità epiche che evocano alzate di scudi e spade verso il cielo minaccioso.

La Croazia e la vicina Slovenia sono terre in cui la natura lascia senza fiato, sia sulla costa che nell’interno, dove splendide foreste secolari fanno parte del territorio di feudi medievali su cui si ergono castelli e roccaforti.

E’ da qui che probabilmente i Sage prendono spunto per la propria musica e le atmosfere che si respirano in Anno Domini 1573, ottimo primo lavoro del sestetto proveniente da Zagabria.
La band è attiva da cinque anni, ma solo ora arriva al debutto discografico, licenziato dalla Rockshots Records in questo autunno che si tinge di rosso, come il sangue dei cavalieri, trafitti dalle spade e le lance sul campo di battaglia testimone dello scontro feroce di cui l’album è colonna sonora.
Power metal, dunque ma non solo, nella musica dei Sage, dove si aggirano spiriti epic ed heavy metal di tradizione ottantiana che, con il power, formano un potente esempio di musica metal da dare in pasto ai tanti defenders sparsi per il mondo.
Anno Domini 1573 parte con la progressiva Rivers Will Be Full of Blood, che in parte dà l’idea di quello che andremo ad ascoltare nel corso dell’album ma che non è diretta come ci si attenderebbe in apertura di un lavoro del genere.
La band si rifà subito con Rebellion e da qui in poi è un susseguirsi di brani più immediati (Dragon Heart) ed altri più epici e lasciati scorrere su mid tempo heavy (Two Souls, Man Of Sorrow).
Con Join Us i Sage giocano con l’epico incedere alla Dio, influenza importante nell’economia del sound così come gli Stormwitch, il power metal tedesco e gli Astral Doors.
Anno Domini 1573 è un album che può farsi valere nel mondo del metal classico ed un ottimo debutto per un gruppo che non sciorina i soliti cliché sinfonici, ma esibisce sonorità epiche che evocano alzate di scudi e spade verso il cielo minaccioso.

Tracklist
01. Rivers Will Be Full Of Blood
02. Rebellion
03. Wolf Priest
04. Dragon Heart
05. Two Souls
06. Blacksmith’s Tale
07. Man Of Sorrow
08. Join Us
09. Treason
10. Battle
11. Heaven Open Your Gates

Line-up
Marko Karačić – Bass
Branimir Habek – Guitars, Vocals (backing)
Enio Vučeta – Guitars, Vocals (backing)
Andrej Božić – Keyboards, Vocals (backing)
Davor Bušljeta – Vocals
Goran Mikulek – Drums

SAGE – Facebook

Vengeance Rising – Human Sacrifice-30 Anniversary

La Roxx Records, con questa nuova uscita, riporta alla luce un album epocale per tutto il movimento cristiano: Human Sacrifice, musicalmente parlando, risulta infatti impedibile per qualsiasi fans del thrash metal classico.

Prima come Vengeance e poi come Vengeance Rising, questa band statunitense licenziò il suo primo album, Human Sacrifice, ora ripubblicato dalla Roxx Records per il suo trentesimo anniversario.

Tra i gruppi più radicali ed estremi di tutta la scena cristiana, il quintetto californiano diede alle stampe un album thrash metal di matrice Bay Area ispirato dalle solite band della storica scena anni ottanta, uscito nel 1988 ma ancora in tempo per arrivare alle orecchie dei metalheads prima dell’invasione alternative e crossover del decennio successivo.
Nel 2010, HM ha giudicato Human Sacrifice come il miglior album di musica cristiana di tutti i tempi nella sua classifica Top 100, proprio per la sua inclinazione estrema, mentre i testi erano incentrati sulla figura del Cristo, dalla sua incarnazione alla seconda venuta.
Human Sacrifice, From The Dead, Burn, White Throne formano un compatto pezzo di granito metallico, con l’ultima traccia che spicca come miglior episodio dell’intero lavoro.
La band diede alle stampe altri tre lavori sulla lunga distanza fino al 1992, poi lo scioglimento e qualche riedizione in formato compilation fino al 1998.
La Roxx Records, con questa nuova uscita, riporta alla luce un album epocale per tutto il movimento cristiano: Human Sacrifice, musicalmente parlando, risulta infatti impedibile per qualsiasi fans del thrash metal classico.

Tracklist
1.Human Sacrifice
2.Burn
3.Mulligan’s Stew
4.Receive Him
5.I Love Hating Evil
6.Fatal Delay
7.White Throne
8.Salvation
9.From the Dead
10.Ascension
11.He Is God
12.Fill This Place with Blood
13.Beheaded

Line-up
Roger Martinez – Vocals
Larry Farkas – Guitars
Doug Thieme – Guitars
Roger Dale Martin – Bass
Glen Mancaruso – Drums

VENGEANCE RISING – Facebook

Heart Of Jordan – Heart Of Jordan

Heart Of Jordan è un album che, nel calderone dell’alternative metal moderno, riesce a strappare un sorriso, per l’effettivo impatto e per le ottime melodie che caratterizzano i vari brani.

Il debutto degli Heart of Jordan arriva sul mercato in regime di autoproduzione, ma i cinque musicisti del Michigan non avranno grosse difficoltà a trovare un label disposta a prendersi cura di questo buon esordio omonimo fondato su un mix tra alternative metal, hard rock moderno ed irruenza core.

Preceduto dal singolo Deny, l’album irrompe sul mercato underground con le carte in regola per non passare inosservato, grazie ad un buon impatto, potente e ricco di groove e ad un’attitudine melodica che accresce di molto l’appeal di questi dieci brani firmati Heart Of Jordan.
Aperto dall’incendiaria Throne Alone, l’opera scorre che è un piacere tra i cliché del genere, non brillando quindi per originalità ma lasciando comunque ottime sensazioni.
Enorme è la prova vocale del singer Preston Mailand, una iena nelle parti estreme (growl e scream) e dotato di una voce pulita davvero coinvolgente e dal mood radiofonico, assecondato da un gruppo di musicisti perfetti nel seguire le orme dei gruppi più famosi che del genere sono i portabandiera (Killswitch Engage, Bullet for my Valentine).
Echi di Soil e di altre realtà provenienti dall’alternative metal del secolo scorso fanno capolino tra i vari brani, tra i quali segnalo, oltre all’opener, la devastante No Escape, il singolo strappa consensi Deny, e Echoes Still Remain, hard rock moderno tra groove, core e melodie e perfetto esempio del credo musicale del gruppo statunitense.
Heart Of Jordan risulta così un album che, nel calderone dell’alternative metal moderno, riesce a strappare un sorriso, per l’effettivo impatto e per le ottime melodie che caratterizzano i vari brani.

Tracklist
1.Throne Alone
2.Shade
3.No Escape
4.Schizo
5.Deny
6.Eye
7.Your Vengeance
8.Deaf Ears
9.Echoes Still Remain
10.Enslaved

Line-up
Preston Mailand – Vocals
Eric TenEyck – Guitar
Elijah White – Guitar
Daniel Ray Fell Jr. – Bass
Andrew Everett – Drums
URL Facebook

HEART OF JORDAN – Facebook

Injury – Wreckage

Wreckage è una sorta di versione punk/hardcore del sound di Anthrax ed Exodus, ma ancora più cattiva e devastante, e risulta un buon antipasto per un futuro lavoro sulla lunga distanza targato Injury.

Nuovo ep per i thrashers emiliani Injury (freschi di firma per Volcano Records) sempre all’insegna di un sound diretto, veloce e hardcore style.

La band attiva da una decina d’anni, torna dunque con questo nuovo lavoro composto da cinque diretti in pieno volto intitolato Wreckage, dopo due full length (Unleash the Violence e Dominhate) ed un primo ep licenziato nell’ormai lontano 2010.
Il quartetto non concede alternative, parte sparato per non fermarsi più, ed anche questo lavoro lo vede impegnato in brani violenti e veloci definibili di matrice thrash statunitense ma in versione accelerata.
Wreckage è estremo ed assolutamente senza compromessi, con bolidi sparati verso muri dove si infrangono senza freni: questo risultano i brani che da The Brand Of Hate in poi non lasciano respirare l’ascoltatore, travolto dalla bufera musicale di Under The Sign Of Devastation o Fueled By Rage.
Come accennato Wreckage è una sorta di versione punk/hardcore del sound di Anthrax ed Exodus, ma ancora più cattiva e devastante, e risulta un buon antipasto per un futuro lavoro sulla lunga distanza targato Injury.

Tracklist
1.The Brand Of Hate
2.Under The Sign Of Devastation
3.Fueled By Rage
4.Endless Decay
5.I Don’t Belong

Line-up
Alle – Vocals
Mibbe – Bass, Backing Vocals
Pollo – Drums
Simon – Lead / Rhythm Guitar

INJURY – Facebook

Mule Skinner – Airstrike

Veloce, violento, aggressivo e senza compromessi, Airstrike è buon album, ascoltabile tutto d’un fiato lungo la sua mezz’ora abbondante di attacco al potere senza esclusione di colpi.

Anche nel grindcore, come negli altri generi estremi, le contaminazioni hanno imbastardito il sound originale, portando il genere verso nuovi lidi senza farne venire meno la prerogativa d’essere uno degli esempi più estremi della musica moderna.

Ovviamente non mancano band che, dopo tanti anni, continuano a proporre con attitudine, personalità e senza compromessi i dettami di un sound che va oltre la musica per abbracciare tematiche sociali e politiche.
Un suono che, come la spazzatura lasciata per giorni sulle strade dei quartieri poveri delle metropoli, viene disprezzato dai benpensanti, ominidi travestiti da persone oneste in un mondo che ha perso il controllo.
I grinders statunitensi Mule Skinner tornano per F.O.A.D. Records con il secondo lavoro di una carriera che partì addirittura nel 1987, ma che in trent’anni ha regalato solo un demo, due ep ed il full length Abuse, licenziato nel lontano 1996.
Quindi si può sicuramente parlare di un ritorno auspicato dagli amanti del genere (anche se l’ep Crushing Breakdown è di quattro anni fa) che conferma i Mule Skinner come band grindcore classica, dal sound stilisticamente conservatore ma pregno di provocatoria denuncia, dall’impatto devastante ed un’attitudine mai doma.
I tredici brani, senza tregua, ci investono con tutta la loro rabbiosa aggressione in quota primi Napalm Death e Terrorizer, ma mantenendo ben salde le coordinate stilistiche e riuscendo a donare ad ogni singolo brano una sua precisa identità.
Veloce, violento, aggressivo e senza compromessi, Airstrike è buon album, ascoltabile tutto d’un fiato lungo la sua mezz’ora abbondante di attacco al potere senza esclusione di colpi.

Tracklist
1.Suicide Vest
2.Airstrike
3.Bone & Debris
4.Chocking Agent
5.Bred to Destroy
6.Sovereignty
7.Firing Squads
8.Battle Worshiper
9.Among Sheep
10.Faith in Blood
11.Backbone
12.Tactical Control
13.Fuse

Line-up
Tony Salisbury – Bass
Todd Capiton – Drums
Michael Howes – Guitars
Ryan Ashmore – Vocals

MULE SKINNER – Facebook

Through The Clouds – Blinded Minds

Un album nato sotto la bandiera della varietà stilistica, passando agevolmente dal metal più classico, al power, all’ hard rock melodico, fino a sonorità riconducibili al Seattle sound.

La Roxx Records licenzia il debutto del duo brasiliano Through The Clouds, formato da Tiago De Souza (Hand Of Fire, Perpetual Paranoia) e Paulo Lima (Vintage Machine, Rockclass).

Divisi tra la California ed il Brasile, i due musicisti rilasciano questo ottimo lavoro dal titolo Blinded Minds, un album nato sotto la bandiera della varietà stilistica, passando agevolmente dal metal più classico, al power, all’ hard rock melodico, fino a sonorità riconducibili al Seattle sound.
Blinded Minds funziona molto bene, con i due musicisti a loro agio con ogni stile usato per comporre brani interessanti, assolutamente imprevedibili, specialmente ad un primo ascolto nel corso del quale veniamo sballottati dal power dell’opener Crossfire all’hard & heavy di scuola Jorn della title track.
Make You Choice è un massiccio brano hard rock valorizzato da tastiere che riportano all’aor di scuola ottantiana, così come la ballad Lost, mentre Unforgiven è un classico brano metallico di scuola Dio, attraversato da ritmiche thrash nel refrain e, infine, Wondering risulta una ballad di frontiera, tra Bon Jovi e Pearl Jam.
Gli Alice In Chains appaiono e scompaiono tra le armonie chitarristiche dei vari brani, valorizzando un lavoro libero di attraversare decenni di musica metal/rock senza barriere, uno sconfinato spartito musicale dagli anni ottanta ai giorni nostri.
I Through The Clouds hanno dato vita ad un lavoro molto coinvolgente, composto da belle canzoni e ovviamente consigliato a chi apprezza i generi citati senza pregiudizio alcuno.

Tracklist
1. Crossfire
2. Blinded Minds
3. Make Your Choice
4. Better Way
5. Lost
6. Unforgiven
7. Hard Times
8. Wondering
9. Blinded Minds (Reprise)

Line-up
Tiago De Souza
Paulo Lima

THROUGH THE CLOUDS – Facebook

Hate – Useful Junk

Useful Junk segna il ritorno degli Hate, storica hard rock band genovese che ebbe un buon successo nella seconda metà degli anni ottanta.

A dispetto di una tecnologia preistorica rispetto al giorno d’oggi e al passaparola che in molti casi sostituiva il web, gli anni ottanta sono stati per i suoni hard & heavy il periodo d’oro, con l’interesse e l’amore dei fans che non finiva all’ultima nota di un brano o, per i più fortunati ,di un demo tape, ma alimentava la fiamma del rock che ancora brucia in molti di noi.

Settecento presenze ad un concerto sono numeri che oggi si ritengono inarrivabili per qualsiasi band underground, tristemente chiuse in piccoli locali con il più delle volte poche decine di appassionati e quasi tutti con un’età media purtroppo troppo alta, eppure in quegli anni band come i genovesi Hate, con solo due demo tape all’attivo, riuscirono a scrivere questi esaltanti numeri nella storia dell’hard & heavy nazionale: quattro ragazzi genovesi, Enzo Vittoria (bassista e cantante), David Caradonna (chitarra) e Luca Lopez (batteria) e Daniele Ainis (chitarra), ed un sogno che si spezzò quando quest’ultimo scomparve nel 1989 (anche se la band in quel periodo era in una fase di stand by), dopo aver appunto licenziato quei due demo che valsero loro i complimenti degli addetti ai lavori e concerti sempre più seguiti, tra cui si ricorda quello con i giovani Necrodeath di supporto.
Dopo quasi trent’anni gli Hate tornano con questo nuovo album licenziato dalla Diamonds Prod., con un nuovo chitarrista nella persona di Sebastiano Rusca e sette brani di hard & heavy che viaggia nel tempo per poi tornare nel nuovo millennio, forte di quell’appeal che non fa prigionieri, almeno se chi ascolta è un rocker di origine controllata.
Presi per mano dalla bellissima interpretazione di Enzo Vittoria al microfono, ci tuffiamo nel sound di questo pezzo di storia dell’hard rock tricolore con il benvenuto dell’opener Play It Louder, brano roccioso e bluesy di scuola Whitesnake.
Jenny e Do The Right Thing continuano ad alternare rock duro di matrice settantiana a quello più ruffiano del decennio successivo, tra riff massicci e melodie in quota Whitesnake tra lustrini e pailettes del periodo americano.
Il grosso rettile parte sul dirigibile zeppeliniano, e il sound ricorda in effetti l’unico testamento musicale lasciato dalla strana coppia Coverdale/Page (Do The Right Thing), mentre atmosfere southern alla Bon Jovi ammantano di polvere e whiskey la power ballad Pouring Rain e il blues torna a nobilitare il rock duro nella conclusiva This Game.
Useful Junk è un album del quale tutto si può dire ma non che appaia nostalgico, grazie ad un sound che vive di tradizione ma risulta fresco e suonato da un gruppo il cui unico “difetto” è quello di aver atteso troppo per tornare sulla scena.

Tracklist
01.Play It Louder
02.Jenny
03.Do The Right Thing
04.Your Troubles
05.Pouring Rain
06.City Of Dreams
07.This Game

Line-up
Enzo Vittoria – Vocals / bass
Luca Lopez – Drums
David Dido Caradonna – Guitar
Sebastiano “Seba” Rusca – Guitar

HATE – Facebook

Gourmand – Blossoming From The Grave

Con una forza ed una potenza impressionanti al servizio di un sound dalle partiture mai banali, in Blossoming From The Grave vivono in perfetta simbiosi l’anima progressiva e quella estrema.

Una devastante proposta estrema e progressiva in arrivo dagli States e precisamente dal Kansas, firmata da questo ottimo quintetto chiamato Gourmand.

Il secondo album del gruppo, intitolato Blossoming Of The Grave, segue le coordinate del primo lavoro uscito lo scorso anno (The Inquisitionist) permettendogli di affacciarsi con ancora più impeto sulla scena estrema.
Il death metal old school di ispirazione statunitense viene rielaborato in chiave progressiva senza perdere impatto, con una serie di brani diretti, a tratti impreziositi da atmosfere pacate, per poi ripartire come bolidi in corse all’ultima nota, grazie anche ad una tecnica invidiabile dei musicisti presenti.
Con una forza ed una potenza impressionanti al servizio di un sound dalle partiture mai banali, in Blossoming From The Grave vivono in perfetta simbiosi l’anima progressiva e quella estrema in brani spettacolari come Between Vessel and Body, Siren’s Song e The Price Of Cosciousness. I Gourmand sorprendono, la vena melodica si sostituisce alla parte più violenta lasciando spazio ad aperture ariose e a strumentali che sono ben più di semplici riempitivi bensì brani importanti per l’economia dell’album, come per esempio la splendida Redemption.
Il sound di Blossoming From The Grave trae linfa dal death metal tecnico e progressivo, tra Death, Suffocation e Between The Buried And Me, con sprazzi atmosferici che ricordano gli Opeth: queste influenze si tramutano in un affascinante e convincente mosaico di metal estremo suonato da un gruppo di notevole abilità tecnico compositiva.

Tracklist
1. Blossoming From The Grave
2. A Message In Wax
3. Between Vessel and Body
4. Metamorphosis
5. Redemption
6. Siren’s Song
7. Perpetual Sickness
8. The Price of Consciousness
9. Empathy Gap (Ft. Justin Payne of Unmerciful)
10. The First of My Name

Line-up
Luke Adams – Vocals/Cello
Ben Harvey – Bass/Keys/Backing vocals
Scott Prewitt – Guitar
Danny Loomis – Guitar/Backing vocals
Trevor Hall – Drums

GOURMAND – Facebook

Necrotombs – Embalmed With Rotten Flesh

Si parla di alieni e di temi horror e gore attraverso un metal estremo che varia le sue sfumature, passando dal death metal classico di matrice statunitense al doom/death, fino a toccare lidi brutal in un’orgia si sonorità estreme da buon impatto.

I Necrotombs sono la creatura del polistrumentista nostrano Christian “Xerberus” Contran, con un passato nei Rapist e negli Stigmhate.

Questo ferocissimo esempio di death metal old school si intitola Embalmed With Rotten Flesh ed è il secondo lavoro dopo l’esordio dello scorso anno intitolato 37th Parallel.
Si parla di alieni e di temi horror e gore attraverso un metal estremo che varia le sue sfumature, passando dal death metal classico di matrice statunitense al doom/death, fino a toccare lidi brutal in un’orgia si sonorità estreme da buon impatto.
Xerberus la materia la conosce bene e ci fa dono di una raccolta di brani putridi, vere sinfonie brutali di marca death metal, che alternano scorribande ritmiche a lente marce con il fango alle caviglie, brulicante di vermi che affiorano dai resti umani di cavie da laboratorio.
L’atmosfera creata dal musicista nostrano conduce quindi oltre l’oceano Atlantico, e i brani che compongono Embalmed with Rotten Flesh sono vari ed ispirati da un songwriting che sorprende, passando dagli Obituary, ai Morbid Angel, dai Cannibal Corpse ai Suffocation, con disinvoltura e sagacia senza perdere mai il filo di un discorso che ha nell’impatto e nelle atmosfere macabre la propria forza.
Sono tante le tracce che meritano un plauso, dall’opener Strangled With Guts (Obituary oriented) al doom/death della prima parte della title track fino alla brutale Born From a Corpse.
Embalmed With Rotten Flesh, pt.2 è un gioiellino strumentale con parti oscure e dark, picco compositivo di questo ottimo lavoro che non lascerà sicuramente indifferenti i deathsters dai gusti classici.

Tracklist
1.Strangled with Guts
2.Dissolved in Acid
3.Putrefied
4.Embalmed with Rotten Flesh, Pt. 1
5.Emptiness of Solitude
6.Born from a Corpse
7.Embalmed with Rotten Flesh, Pt. 2
8.Forced to Die
9.Frozen to Be Eaten

Line-up
Xerberus – Everything

NECROTOMBS – Facebook

Firmo – Rehab

Rehab è un lavoro riuscito, assolutamente da non perdere per i fans del genere che ultimamente hanno potuto trovare nel nostro paese valide alternative ai grandi nomi del passato, consigliato.

Ancora un buon esempio di rock melodico firmato Street Symphonies/Burning Mind Music Group, etichette della grande famiglia Atomic Stuff che licenziano il primo album di Gianluca Firmo, tastierista, cantante e songwriter bresciano, già protagonista del progetto Room Experience.

Rehab è stato registrato negli Atomic Stuff Studio di Isorella, con la supervisione di Oscar Burato e vede il musicista nostrano accompagnato da una band e da una serie di ospiti di livello internazionale, tra cui spiccano il chitarrista Mattia “Noise Tedesco (Vasco Rossi, Gianluca Grignani, Candies For Breakfast), Davide Barbieri (Raintimes, Room Experience, Wheels Of Fire, Charming Grace) che ha aiutato il nostro per quanto concerne la prestazione vocale, Nicola Iazzi (Hardline, Candies For Breakfast) al basso e Daniele Valseriati (Tragodia) alla batteria.
Gli special guest vanno da Paul Laine (The Defiants, Danger Danger), a Mario Percudani (Hungryehart, Hardline), ed altri non meno importanti per un prodotto altamente professionale e dedicato a tutti gli amanti del rock melodico di classe.
Ovvio che in un album come Rehab troverete solo belle canzoni derivanti da un modo di fare musica rock che si perde negli anni ottanta e che continua ad arrivare a noi tramite il lavoro e la passione di label come quella nostrana: quindi lasciatevi catturare dalle melodie AOR di brani come Shadows And Light o Didn’t Wanna Care, o elettrizzare dall’hard rock d’annata dell’opener A Place Of Judgement Day o dalla title track.
I musicisti danno il loro importante contributo, il suono esce cristallino e Rehab risulta un lavoro riuscito, assolutamente da non perdere per i fans del genere che, ultimamente, hanno potuto trovare nel nostro paese valide alternative ai grandi nomi del passato.

Tracklist
01. A Place For Judgement Day
02. Heart Of Stone
03. Shadows And Lights
04. Maybe Forever
05. No Prisoners
06. Didn’t Wanna Care
07. Unbreakable
08. Don’t Dare To Call It Love
09. Cowboys Once, Cowboys Forever
10. Rehab
11. Until Forever Comes
12. Everything

Line-up
Gianluca Firmo: Lead & Backing Vocals, Keyboards
Davide “Dave Rox” Barbieri (Raintimes, Room Experience, Wheels Of Fire, Charming Grace): Backing Vocals
Mattia “Noise Maker” Tedesco (Vasco Rossi, Gianluca Grignani, Candies For Breakfast): Guitars
Nicola Iazzi (Hardline, Candies For Breakfast): Bass
Daniele Valseriati (Tragodia): Drums & Percussion

SPECIAL GUESTS:
Paul Laine (The Defiants, Danger Danger): Backing Vocals
Mario Percudani (Hungryehart, Hardline): Guitars
Stefano Zeni (Wheels Of Fire, Room Experience): Guitars
Carlo Poddighe: Guitars Pier Mazzini (Danger Zone): Keyboards
Andrea Cinelli: Piano
Alessandro Moro: Sax

FIRMO – Facebook

Switchblade Jesus/Fuzz Evil – Second Coming Of Evil: Chapter 7

Second Coming Of Evil: Chapter 7 risulta è uno degli split più interessanti degli ultimi tempi, almeno per quanto riguarda lo stoner/sludge, presentando una coppia di band assolutamente da non perdere se siete amanti di queste sonorità

Uscito qualche tempo fa, questo split, come suggerisce il titolo, è il settimo capitolo dell’interessante iniziativa della Ripple Music, che consiste nel portare in superficie ottime band underground con questo tipo di uscite curate nei minimi dettagli.

Il settimo sigillo della label presenta due notevoli band statunitensi, i pesantissimi texani Switchblade Jesus e gli heavy/rocker dell’Arizona Fuzz Evil.
Il trio proveniente dal Texas risulta attivo dal 2010, con il debutto omonimo risalente al 2013: i tre brani presenti in questo split risultano altrettante mazzate heavy/stoner/sludge rock, attraversate da un’aura psichedelica ed un’attitudine vintage che ci riporta negli anni settanta.
Snake And Lion è un brano hard rock che si muove tra pesantezza sludge, blues acido e psych rock travolgente, mentre la seguente Wet Lungs, si apre con un cameo country per poi lasciare spazio ad un riff in crescendo, monolitico e cadenzato.
Heavy Is The Mountain è un perdersi nel deserto affrontando il caldo letale, un trip psichedelico, un incubo stoner/sludge rock che lascia spazio al rock’nroll dei Fuzz Evil.
Altro trio, la band proveniente dall’Arizona mostra un impatto più rock, con uno stoner desert urgente e diretto dal quale scaturiscono quattro scariche di adrenalina dalle quale fanno capolino gli Stooges.
Anche per i Fuzz Evil il mood è settantiano, grazie ad un rock vintage drogato da iniezioni letali di stoner rock che unisce in una jam psychedelica Stooges e Kyuss: una manciata di tracce per convincere l’ascoltatore travolto dalla forza dei loro colleghi texani ed ora ringalluzzito dall’onda desert rock’n’roll di Better Off Alon, Grave And Cupids, If You Know e la più marcia e strippata Flighty Woman.
Second Coming Of Evil: Chapter 7 è uno degli split più interessanti degli ultimi tempi, almeno per quanto riguarda il genere, presentando una coppia di band assolutamente da non perdere se si è amanti di queste sonorità.

Tracklist
1.(Switchblade Jesus) Snakes And Lions
2.(Switchblade Jesus) Wet Lungs
3.(Switchblade Jesus) Heavy Is The Mountain
4.(Fuzz Evil) Better Off Alone
5.(Fuzz Evil) Grave And Cupids
6.(Fuzz Evil) If You Know
7.(Fuzz Evil) Flighty Woman

Line-up
Switchblade Jesus :
Jon Elizondo – Drums
Eric Calvert – Guitars
Chris Black – Bass

Fuzz Evil :
Wayne Rudell – Vocals, Guitars
Joseph Rudell – Vocals, Bass
Orgo Martinez – Drums

SWITCHBLADE JESUS – Facebook

Arcane Tales – Legacy Of The Gods

Gli Arcane Tales sono la versione musicale dei racconti scritti di Luigi Soranno, scrittore e polistrumentista veronese giunto al quarto full length della sua one man band.

Gli Arcane Tales sono la versione musicale dei racconti scritti di Luigi Soranno, scrittore e polistrumentista veronese giunto al quarto full length della sua one man band.

Soranno costruisce la degna colonna sonora ai suoi racconti fantasy, suonando tutti gli strumenti e dedicandosi con ottimi risultati al microfono, creando una serie di brani di epico e sinfonico power metal.
Un altro bellissimo concept conferma il talento di questo artista nostrano, che tutto solo come un guerriero errante dà vita ad un’opera che poco ha da invidiare ai nomi che più riecheggiano nella nostra mente all’ascolto di Legacy Of The Gods.
Rhapsody e compagnia di cavalieri senza macchia e paura sono ovviamente le ispirazioni primarie per la musica degli Arcane Tales, anche se le atmosfere sono più oscure ed il symphonic power metal di brani come la title track o il piccolo devastante capolavoro The Angel Of Death è più estremo, specialmente nelle ritmiche che risultano veloci e potenti come un attacco a sorpresa di un gruppo guerriero ad un sperduto villaggio.
Soranno dimostra di possedere più di un talento oltre alla bravura come quale di opere di genere e scrittore, alzando la qualità di un songwriting che non trova ostacoli o cedimenti.
Se proprio si vuol trovare un difetto, la produzione non risulta all’altezza della musica composta, dettaglio perdonabile e superato dalla di gran lunga dalla bellezza di queste nove composizioni.
Chi non conosce gli Arcane Tales si avvicini senza timore a quest’opera di power metal sinfonico che, se risulta debitrice nei confronti dei Rhapsody, riesce a coinvolgere non poco.

Tracklist
1. Divine Fire Burns Within
2. Breaking The Hard Chains Of Destiny
3. Legacy Of The Gods
4. Pathway To A Forbidden Place
5. Inside The Arcane Reign
6. The Angel Of Death
7. Between These Silent Shores
8. Axes And Hammers
9. Magic Horizons At Nightfall

Line-up
Luigi Soranno – Voice, guitars, ritmic & orchestral section programming

ARCANE TALES – Facebook

Chaos Over Cosmos – The Unknown Voyage

The Unknown Voyage ha nelle note del synth la sua arma migliore, protagoniste di atmosfere futuriste e psichedeliche, anche se la tradizione metal/rock è ben in evidenza.

Sicuramente da considerare come una band metal prog, arrivano al debutto i Chaos Over Cosmos, duo polacco/spagnolo formato da Rafal Bowman (chitarra, synth e programming) e Javier Calderon (voce).

The Unknown Voyage, album che troverete gratuitamente sul web, è un bellissimo lavoro che racchiude in sé una manciata di generi in un’unica proposta, assolutamente progressiva, melodica ma che non nasconde una vena estrema di matrice scandinava.
I Chaos Over Cosmos miscelano in un cocktail metallico prog metal, melodic death e power confezionando quattro lunghe jam di cui tre superano i dieci minuti e solo l’opener A Hidden Path (che funge da intro) rimane confinata in un minutaggio di tre minuti.
Il concept del viaggio spaziale influisce non poco sull’aura psichedelica che aleggia sui brani, da Amour of The Stars (Xenogears), alla settantiana They Will Fall, lungo brano cadenzato che ricorda i Black Sabbath era Dio, dall’incedere evocativo ed epico che si trasforma in un brano heavy veloce e progressivo.
The Compass è il brano più progressivo del lotto, il viaggio del duo continua toccando rive musicali che ricordano gli Edge Of Sanity di Crimson, mentre la conclusiva They Sky Remembered My Name torna su lidi prettamente prog metal dal tagli psichedelico.
Buon ascolto per gli amanti dei suoni progressivi moderni, The Unknown Voyage ha nelle note del synth la sua arma migliore, protagoniste di atmosfere futuriste e psichedeliche, anche se la tradizione metal/rock è ben in evidenza, specialmente nella monumentale They Will Fall.

Tracklist
01. A Hidden Path
02. Armour of the Stars (Xenogears)
03. They Will Fall
04. The Compass
05. The Sky Remembered My Name

Line-up
Rafal Bowman – Guitars, Synth, Programming
Javier Calderon – Vocals

CHAOS OVER COSMOS – Facebook

Powerdrive – Rusty Metal

Rusty Metal si rivela un lavoro imperdibile grazie a dieci brani perfetti, dieci inni al rock’n’roll style, dai chorus che, dopo un solo ascolto, sono già lì a ronzarvi in testa, dieci candelotti di nitroglicerina dai riff scolpiti sulle tavole della legge del rock.

Girate la chiave, accendete i motori e lasciate che la vostra macchina metallica sfrecci nella notte tra le curve della riviera del ponente ligure fino al ponte immaginario che vi collegherà alle coste degli States, tra la città degli angeli e le strade della polverosa frontiera.

L’ascolto del debutto dei rockers savonesi Powerdrive sarebbe da vietare mentre si è alla alla guida; troppo pericoloso, troppi effetti collaterali, troppa voglia di schiacciare il piede sul pedale dell’acceleratore e portare la vostra auto e i vostri sensi al limite: d’altronde The Road Is My Best Friend come canta Machine Gun Miche, vocalist dei Machine Gun Kelly, uno che di hard rock se ne intende.
I Powerdrive nascono nel 2013, ma dopo poco tempo l’attività si ferma per ricominciare nel 2015, con una line up che vede, oltre al cantante, Dr. Rock (ex Sfregio, Denial, Hastur) e Jacopo Napalm (Eligor ex Sacradis, Hastur) alle chitarre, Roby Grinder (Winternius, ex Sacradis, Sfregio, Hastur) al basso e Ylme (ex Sfregio, Lethal Poison) alla batteria.
Dopo essere stata chiusa ai Blackwave Studios quel tanto che basta per uscirsene con questa esplosiva raccolta di brani, la band piazza uno straccio dentro il serbatoio del bolide che li ha portati in giro nella notte, avvicina la fiamma dell’accendino e mentre le prime note dell’opener riempiono lo spazio, il botto e le fiamme fanno da coreografia al loro hard & heavy, pregno di rock ‘n’roll di scuola Ac/Dc, Motorhead e della scuola losangelina.
Rusty Metal si rivela un lavoro imperdibile grazie a dieci brani perfetti, dieci inni al rock’n’roll style, dai chorus che, dopo un solo ascolto, sono già lì a ronzarvi in testa, dieci candelotti di nitroglicerina dai riff scolpiti sulle tavole della legge del rock.
Solo Lady Of The Moonlight, power ballad posta a metà album, raffredda i bollenti spiriti dell’ascoltatore, travolto dalla forza dei quattro brani che danno il via al bombardamento targato Powerdrive; rilassate le membra si riparte con Serpent Seib e non ci si ferma più.
Hard To Survive, Living, il punk rock di Singin’ In The Cemetery (che tanto sa di Ramones) e la canzone autointitolata vi strapperanno un sorriso maligno: è l’ora di togliersi la cravatta, sbottonare la camicia, salire in auto e sfrecciare nella notte con l’acceleratore a tavoletta e il rock’n’roll dei Powerdrive nelle orecchie.

Tracklist
1.The road is my best friend
2.Hard to survive
3.Living hell
4.On the run
5.Moonlight lady
6.Serpent seib
7.Fire in the small club
8.Midnight dancer
9.Powerdrive
10.End of the world

Line-up
Machine Gun Miche – Vocals
Dr. Rock – Guitars
Jacopo Napalm – Guitars
Roby Grinder – Bass
Ylme – Drums

POWERDRIVE – Facebook

NeversiN – The Outside In

I Neversin mettono in campo le loro doti al servizio di dodici piacevoli brani che formano un album fresco e solare, nel quale il metal sposa soluzioni tecnicamente importanti, mantenendo ugualmente un approccio caldo ed una forma canzone ben definita.

Non sono pochi gli album usciti negli ultimi anni che hanno rinfrescato la scena progressive metal, specialmente per quanto riguarda la scena underground italiana, una delle più ricche di talenti.

Certo che il prog metal classico (quello che si rifà ai Dream Theater, tanto per intenderci), ha poche frecce da scagliare contro il bersaglio dell’originalità, ma con album piacevoli, prodotti e suonati bene come il terzo lavoro dei nostrani NeversiN il risultato è ampiamente convincente e consigliato agli amanti del genere.
In The Outside In troverete prog metal di classe che non disdegna passaggi di ruvido hard & heavy e più melodico classic rock, un buon cantante che ricorda James La Brie ed una raccolta di brani che, appunto, uniscono grinta e melodia sotto il segno del metal progressivo, genere non così facile da proporre se non si è bravi musicisti ed ottimi songwriter.
Il quintetto nostrano mette in campo un po’ tutte queste caratteristiche, al servizio di dodici piacevoli brani che formano un album fresco e solare, nel quale il metal sposa soluzioni tecnicamente importanti, mantenendo un approccio caldo ed una forma canzone che in brani davvero belli come A Storm Is Coming, Life Preserved, o nelle ultime quattro tracce che formano la splendida suite The Symphony Of Light, confermano la band come un’ottima alternativa ai soliti nomi, proveniente dall’undergorund tricolore.
Come sempre la Revalve ha visto giusto, licenziando questa ottima terza prova dei NeversiN, gruppo che ha le carte in regola per non farsi dimenticare dagli appassionati.

Tracklist
01 – When Darkness Falls…
02 – A Storm Is Coming
03 – Rage, Pt. 2
04 – Life Preserved
05 – Rain
06 – B.O.Y. (Because of You)
07 – Light of the West
08 – Evenstar
09 – Cosmic Stroll in C# (Symphony of Light – Movement I)
10 – Light the Universe (Symphony of Light – Movement II)
11 – The Main Sequence (Symphony of Light – Movement III)
12 – Collapse (Symphony of Light – Movement IV)

Line-up
BeN – Vocals
Skench – Guitars
Sgana – Guitars
Hurt – Bass
Albertino – Drums

NEVERSIN – Facebook/

The Flesh – Dweller

Ventidue minuti di note che creano un mondo (quello dei The Flesh) di totale annientamento psichico, disturbante ed estremo come i generi da cui trae abominevole energia per arrivare inesorabilmente alla fine.

All’ascolto di Dweller non si può non constatare l’attitudine estrema degli olandesi The Flesh, tale da far impallidire una buona fetta delle band ascoltate negli ultimi tempi sotto la voce hardcore/punk.

La band olandese, composta da membri di Herder, Vervohed e Blood Diamond, trascende dai generi e si impone come decadente ed alcolico disfacimento mentale e fisico, un bombardamento di lucida pazzia che unisce in un sound corrosivo hardcore, crust, stoner malatissimo e black metal.
Ne esce un mostro cerebrale, un sound che trascina in un vortice di autolesionismo fagocitando pustole di menti malate e vomitandole insieme ai residui di fegato e organi impregnati di whiskey.
La voce di Jelle Kunst è un urlo di dolore sopra un tappeto di musica torturata da ritmiche sludge e black metal, come se nelle varie Black Rain o Siren’s Call, Darkthrone e Motorhead si riunissero per una jam crust/hardcore.
Lunga discesa nell’inferno del decadimento, Dweller non lascia speranze, il suo violento incedere non dà tregua, mentre Kunst vomita ormai senza freni perversione e livore.
Ventidue minuti di note che creano un mondo (quello dei The Flesh) di totale annientamento psichico, disturbante ed estremo come i generi da cui trae abominevole energia per arrivare inesorabilmente alla fine.

Tracklist
1.Tot In Den treure
2.Black Rain
3.Siren’s Call
4.Dweller (In The Dark)
5.Salax
6.Thrones In The Sky
7.A Knife To The Conformist
8.Fire Red Gaze

Line-up
Jelle Kust – Vocals
Sven Post – Guitars
Jeroen Vrielink – Bass
Tom Nickolson – Drums

THE FLESH – Facebook

Rabhas – Maelstrom

L’impatto è notevole, i brani sono convincenti, manca solo un minimo di cura in più nella produzione, ma è un dettaglio messo in ombra dal monumentale impatto che il gruppo produce con questa raccolta di brani estremi.

Continuano ad arrivare interessanti proposte dall’underground estremo nazionale come i bolognesi Rabhas, band attiva dal 2011 e con alle spalle un primo demo ed un full length (Demolizione) uscito nel 2014.

Questo nuovo album Maelstrom, invece, è uscito nella primavera di quest’anno tramite la label russa Narcoleptica Prod ed è composto da nove brani cantati in italiano, come da tradizione del gruppo.
E appunto di un maelstrom musicale si tratta, un devastante death metal che non disdegna parti intricate capaci di mettere in evidenza la buona tecnica del gruppo che alterna death metal classico a parti più brutali e dall’impatto di un asteroide.
Il growl brutale accompagna dunque le evoluzioni dei musicisti impegnati sulle varie Maelstrom, Perversione Assassina, la progressiva Putridamente, in un death metal di scuola americana e consigliato agli amanti di Death, Morbid Angel ed Obituary.
L’impatto è notevole, i brani sono convincenti, manca solo un minimo di cura in più nella produzione, ma è un dettaglio messo in ombra dal monumentale impatto che il gruppo produce con questa raccolta di brani estremi.
Maelstrom si rivela così un buon lavoro per gli amanti del death metal di matrice statunitense, ai quali va l’invito a supportare il gruppo bolognese.

Tracklist
1.Intro
2.Maelstrom
3.Perversione assassina
4.Nevrotomia
5.Putridamente
6.Effetto nocebo
7.Visione
8.Rabhas
9.Tenebrae ad Libitum

Line-up
L – vocals
Preck – bass + guitars
Sguicio – drums
Fischio – guitars

RABHAS – Facebook

Anisoptera – Spawn Of Odonata

Spawn Of Odonata è composto da otto brani di death progressivo e dissonante, in linea con quanto proposto negli ultimi tempi dai gruppi prog e technical metal.

Arrivano dalla Bay Area, luogo storico per il metal a stelle e strisce (specialmente parlando di thrash e death metal), gli Anisoptera, duo in attività dal 2014 con un demo seguito dal singolo Ammonite, licenziato un anno dopo e che troverete in questo nuovo full length.

Spawn Of Odonata è composto da otto brani di death progressivo e dissonante, in linea con quanto proposto negli ultimi tempi dai gruppi prog e technical metal.
Il mood è brutale, la provenienza da un luogo storico come la Bay Area si sente, ma il duo ne valorizza l’aspetto più tecnico con una serie di partiture intricate che arricchiscono l’approccio estremo del gruppo con sonorità jazz e fusion, nascoste nell’atmosfera estrema di brani come Rebirth, Cursed o Sterilization.
Randall Krieger e Robby Perry mettono la tecnica al servizio del sound, e rispetto a molti loro colleghi la parte più violenta e metallica è sempre in evidenza: un bene, perché Spawn Of Odonata rimane legato ben stretto al genere, senza lasciare i lidi estremi per avventurarsi in generi totalmente opposti al classico death metal.
Le ritmiche sono i constante cambiamento di tempi e modi, pur con una potenza sempre devastante, il growl è arcigno e la chitarra ha il suo daffare nel creare scale vorticose ma seguendo sempre l’economia del brano.
L’album si chiude al meglio con Heterochromia Iridis, brano strumentale acustico, mai come in questo caso definibile quale sorta di quiete dopo la tempesta metallica.

Tracklist
1. Parasite
2. Rebirth
3. Cursed
4. Aerial Predator
5. Sporadic Cycle
6. Ammonite
7. Sterilization
8. Heterochromia Iridis

Line-up
Randall Krieger- Guitar
Robby Perry- Vocals

ANISOPTERA – Facebook

Ace Frehley – Spaceman

Spaceman è un album bellissimo, una raccolta di brani che, per chi ama il rock a stelle e strisce, diventa imperdibile, in quanto scritto e suonato da quello che è di diritto uno dei personaggi più amati del mondo patinato del rock’n’roll.

Lo Spaceman è tornato sulla terra e questa volta ha intitolato il nuovo album proprio come il personaggio che gli ha dato l’immortalità artistica nel gruppo mascherato più famoso del mondo.

Ace Frehley torna dopo quattro anni dall’ultimo album di inediti (Space Invaders), con l’amico Gene Simmons non solo suggeritore del titolo che risulta un tributo al leggendario chitarrista, ma co-autore e bassista in due brani, Your Wish Is My Command e Without You I’m Nothing.
Ovviamente l’album ripercorre quelle comete già visitate da Ace nel suo disco solista del 1978, quello che portava il suo nome ed il suo volto mascherato cosi come quelli degli altri tre baci, risultando il migliore dei quattro.
Ma veniamo a questa nuova, spettacolare e travolgente prova intitolata Spaceman e composta da otto brani inediti più la cover di I Wanna Go Back di Eddie Money.
L’album è una sorta di autobiografia del chitarrista americano, il quale racconta degli inizi nel mondo del rock con Bronx Boy, i tour con i Kiss in Rockin’ With The Boys, e i suoi amori (tanti) ed una vita spesa in quel rock’n’roll style tanto amato dalle generazioni di rockers che si sono date il cambio in tuti questi decenni.
E di rock e delle sue tante storie lo Spaceman è cantore, in questa raccolta di brani che, anche se si posizionano nel mondo Kiss, aprono come sempre a tutte le maggiori influenze dell’artista americano, da Elvis a Chuck Berry e, perché no, fino ai Beatles.
Spaceman è un album bellissimo, una raccolta di brani che, per chi ama il rock a stelle e strisce, diventa imperdibile, in quanto scritto e suonato da quello che è di diritto uno dei personaggi più amati del mondo patinato del rock’n’roll.

Tracklist
1. Without You I’m Nothing
2. Rockin’ With The Boys
3. Your Wish Is My Command
4. Bronx Boy
5. Pursuit Of Rock N’ Roll
6. I Wanna Go Back
7. Mission To Mars
8. Off My Back
9. Quantum Flux

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