VV.AA. – Demolition Derby

Lo split della Retro Vox Records di Parma è un gran bel Demolition Derby nel quale, per una volta, in una gara di questo tipo non c’è un vincitore se non il suono che questi gruppo esprimono e che da troppi anni è stato messo in panchina perché non di moda, mentre invece grazie a band come queste può dare ancora enorme soddisfazione all’ascoltatore.

Split su vinile dieci pollici con due tracce a testa per quattro band, gli italiani King Mastino e Black Gremlins, e dalla Svezia “Demons” e Scumbag Millionaire.

Il disco è stato concepito e realizzato dalla Retro Vox Records. Il disco è venuto bene e mostra quattro sfaccettature diverse del punk rock. Innanzitutto i gruppi lo fanno in una maniera molto virata verso il rock and roll ad alto numero di ottani, alla maniera di Hellacopters ed affini, in un maniera che purtroppo si è andata a perdere negli ultimi tempi.
Aprono le danze gli svedesi Scumbag Millionaire nati nel 2014 e che esordiranno a breve per la Suburban Records con il loro debutto che, se si rivelerà all’altezza come i due pezzi qui presenti, entrerà nella scia della bellissima scena hard rock punk scandinava degli anni novanta visto che anche qui troviamo tanta melodia e chitarre che viaggiano veloci. A ruota degli svedesi arrivano gli interessantissimi parmigiani Black Gremlins, che annoverano musicisti da band come i Caronte, gli Shinin’ Shade e i Calendula. Il loro punk rock è molto veloce e tirato, sporco e di gran classe, di quella genia che parte dai Motörhead per arrivare fino ai giorni nostri, sudore e voglia di suonare a tutto volume. I parmigiani hanno già prodotto due dischi per la Retro Vox Records e sono un gruppo davvero molto interessante ed appagante. Continuano lo split le due canzoni dei King Mastino, band spezzina nata nel 2007 in una terra dove i Manges e i Pea Wees hanno fatto la storia del genere. Anche loro sono molto influenzati dalla scena scandinava, hanno grandi melodie ed un tiro micidiale e molto coinvolgente. Chiudono il Demolition Derby gli svedesi “Demons” che anche nel 1995 facevano parte dell’originale scena svedese del rock and punk, e si sente, grazie a quel suono che fece innamorare tante persone un po’ di anni fa, dimostrando d’essere ancora in forma nonostante siano stati fermi per qualche anno. Lo split della Retro Vox Records di Parma è un gran bel Demolition Derby nel quale, per una volta, in una gara di questo tipo non c’è un vincitore se non il suono che questi gruppo esprimono e che da troppi anni è stato messo in panchina perché non di moda, mentre invece grazie a band come queste può dare ancora enorme soddisfazione all’ascoltatore.

Tracklist
1.Time After Time – Scumbag Millionaire
2.Ride It Out – Scumbag Millionaire
3.Alpha People – Black Gremlin
4.Turn Your Head Around – Black Gremlin
5.Cheap Souls For Nothing – King Mastino
6.Another Kind Of Love – King Mastino
7.Hemisexual – “Demons”
8.Amen – “Demons ”

Line-up
Scumbag Millionaire are:

Brickan Nilsson – Bass guitar, Max Fiasko – Guitar and Vocals, Adde – Drums, Dr. Weber – Guitar.
“Ride it out” and “Time after time” written and performed by Scumbag Millionaire.
Recorded and mixed by Micke Nilsson. Produced by Micke Nilsson and Scumbag Millionaire.

Black Gremlin are:

Cobra ChristôFory – Vocals and Guitar, Simple Matt – Drums, Mek Spazio – Guitar and Vocals, Narco Maynard – Bass guitar and Vocals.
“Alpha people” written by Black gremlin. “Turn your head around” written by Algy Ward/Mark Brabbs/Peter Brabbs , originally performed by Tank.
Recorded and Mixed by Gregory Manzo at Big Pine Creek Studio , Parma.

King Mastino are:

Alessio – Guitars and vocals, Massi – Bass guitar and Backing vocals, Holly -guitars, Jimmy – drums.
“Cheap souls for nothing” and “Another kind of love” written and performed by King Mastino Organ&Piano played by Manuel Apice.
Mixed and recorded at Bulls Recordz Studio by Davide Gallo

“DEMONS” are:

Matt – guitar and vocals, Micke – drums, Tomo – bass and backing vocals.
“Hemisexual” written by M. Carlsson. “Amen” written by Ahlgren/Lång/Klemensberger/Wawrzeniuk ,originally performed by The Robots.
Special appearance from Odd d’Cologne on “Amen”.

RETRO VOX RECORDS – Facebook

Runeshard – Dreaming Spire

Ascoltando Dreaming Spire si viene avvolti da una calda sensazione di epica bellezza e si sta bene, si viene portati in volo da un’aquila e vediamo battaglie, draghi che assaltano castelli, insomma si chiude gli occhi e si sogna, cosa non da poco in questi tempi.

Metal epico, dungeon synth, symphonic black metal, una delle migliori colonne sonore per un videogioco come se ne facevano negli anni ottanta, maestoso e cavalleresco.

Il duo ungherese dei Runeshard, qui al loro debutto, è una delle cose maggiormente originali che potete trovare in ambito metal e non solo. I Runeshard vi prenderanno per mano e vi porteranno in un mondo che è come quello della splendida copertina, draghi, castelli su vette innevate e cavalieri che combattono, insomma cose che piacciono molto a chi ama il metal che si lega al fantasy. Musicalmente la loro proposta è un misto di black metal sinfonico, epic metal e anche una bella dose di dungeon synth, che nei territori dell’est europeo ha sempre avuto una buona diffusione e produzione costante. Questo sottogenere è uno strano ed azzeccato miscuglio di arcaicismo e fantasy messa in musica. I Runeshard vanno però oltre il dungeon synth e fanno una miscela tutta loro di tanti generi e sottogeneri, arrivando ad un risultato notevole, orecchiabile e credibile che ricorda il meglio del sympho black metal degli anni novanta. Questi ungheresi hanno una grande facilità a cambiare registro, facendo canzoni veloci e ben costruire, dove le tastiere sono l’impalcatura sulla quale si innestano felicemente gli altri strumenti per una musica totalmente epica e votata alla narrazione fantasy. Ascoltando Dreaming Spire si viene avvolti da una calda sensazione di epica bellezza e si sta bene, si viene portati in volo da un’aquila e vediamo battaglie, draghi che assaltano castelli, insomma si chiude gli occhi e si sogna, cosa non da poco in questi tempi. Per i Runeshard è un ottimo inizio di una saga che li porterà lontano, e noi con loro.

Tracklist
1.The Coronation
2.Dreaming Spire
3.Crimson Gates
4.Atlantean Sword

RUNESHARD – Facebook

Cultes Des Ghoules – Sinister, Or Treading The Darker Paths

Un disco che continua il tenebroso percorso, e dà la conferma che i Cultes Des Ghoules siano davvero un grande gruppo, perché dopo un disco monumentale come Coven non era facile produrre qualcosa di così valido.

Torna il misterioso collettivo polacco di black metal che si cela dietro al nome Cultes Des Ghoules.

Di loro non si sa quasi nulla, se non che hanno frequenti cambi di formazione, ma la musica rimane di alta qualità e molto poco convenzionale. Il loro black metal è peculiare, nel senso che si parte dal genere nella veste più classica e convenzionale, per arrivare ad un qualcosa che sa di gotico, con passaggi quasi new wave nella melodia, e non sono assenti passaggi death e thrash. Il tutto è molto teatrale e al contempo realistico, quasi un black metal che si dipana davanti ai nostri occhi con le sue nere e neoromantiche vicende. Il precedente disco Coven, Or Evil Ways Instead Of Love era un monolite che poggiava su due dischi, una vera e propria opera black, mentre questo Sinister, Or Treading The Darker Paths è più immediato, maggiormente assetato di sangue, con le grandi intuizioni che hanno reso questo gruppo una solida leggenda underground. Gli ascoltatori dei Cultes Des Ghoules sanno che non vi sarà mai nulla di scontato nella loro musica e che tutto qui scorre nel sangue e nella nera perdizione, come un maledetto feuilleton ottocentesco. Ogni canzone differisce dall’altra, proprio come la loro interpretazione del verbo del nero metallo, è il rito va avanti come vogliono loro senza pose né pause. Il black metal per sua stessa definizione è materia che viene plasmata da chi la produce, e non il contrario come altri generi, e qui c’è un modo molto gotico e decadente di farlo. La produzione ha quel giusto tocco di bassa fedeltà che rende migliore il tutto, e anche l’uso di tastiere ed altri strumenti meno canonici per il genere è fatto con sagacia e gusto. Il risultato è un disco che continua il tenebroso percorso, e dà la conferma che i Cultes Des Ghoules siano davvero un grande gruppo, perché dopo un disco monumentale come Coven non era facile produrre qualcosa di così valido

Tracklist
1.Children of the Moon
2.Woods of Power
3.Day of Joy
4.The Serenity of Nothingness
5.Where the Rainbow Ends

Shenanigans – Muta In Potenza

Muta In Potenza è un disco che si lega al passato ma che è fortemente proiettato al futuro, contiene una lucida analisi di ciò che siamo e di quello che c’è in giro, ma è anche uno sfogo come è sempre stato l’hardcore thrash, sudore e valori.

Ci sono poche cose più belle e senza speranza nella vita di un disco di hardcore thrash cantato in italiano.

Il debutto dei parmigiani Shenanigans è un fulgido esempio di quanto scritto sopra, nel solco della grande tradizione dell’hardcore italiano e con fortissime venature thrash metal che arricchiscono il tutto. Il disco, seppure sia un debutto, è un lavoro maturo e puntuale, i ragazzi hanno le idee molto chiare e producono un lavoro come si faceva negli anni ottanta, ovvero protesta e analisi del sociale attraverso un linguaggio musicale che può sembrare disperazione ma che invece è un’altissima forma di realismo descrittivo: i giri di chitarra, il basso incessante e la batteria che picchia impetuosa, e quella splendida voce che canta in italiano facendoti arrivare subito e sottopelle il significato, anche quello più profondo. I testi sono molto interessanti e fanno capire che gli Shenanigans sono un gruppo che non si ferma alla superficie delle cose, ma che va ben oltre provando a capire i meccanismi di quella che chiamiamo società civile. Dal lato musicale la loro miscela musicale è un gran bel misto di hardcore punk classico italiano, con una forte aggiunta di thrash metal che rafforza il tutto. Muta In Potenza è un disco che si lega al passato ma che è fortemente proiettato al futuro, contiene una lucida analisi di ciò che siamo e di quello che c’è in giro, ma è anche uno sfogo come è sempre stato l’hardcore thrash, sudore e valori. Da tempo in Italia e non solo, mancava un disco così, veloce e profondo, anche se la scena underground hardcore punk thrash in Italia gode di ottima salute, e gli Shenanigans ne rappresentano una via possibile. Un disco che regalerà molti ascolti, dai quali ogni volta si scopre qualcosa di nuovo.

Tracklist
1.Muta Impotenza
2.Cammini Disgregati
3.Io Non Esisto
4.Bambino Soldato
5.Assenza Di Eroi
6.Dioscuri
7.Alfa 3
8.Senza Pace Senza Amore

Line-up
Macina – voce
Panco – chitarra
Berto – basso
Tom – batteria

SHENANIGANS – Facebook

Psyclon Nine – Icon Of The Adversary

Arriva l’atteso nuovo disco dei californiani Psyclon Nine, gruppo storico di aggrotech, ebm ed elettronica aggressiva e profonda, con decisi sconfinamenti in territori metal.

Arriva l’atteso nuovo disco dei californiani Psyclon Nine, gruppo storico di aggrotech, ebm ed elettronica aggressiva e profonda, con decisi sconfinamenti in territori metal.

Fondati nel 2000 a Los Angeles da Nero Bellum e Josef Heresy, inizialmente adottarono il nome Defkon Sodomy, influenzati da gruppi come i Ministry. Successivamente il gruppo si avvicinò a generi come l’ebm e l’aggrotech, mantenendo sempre una decisa impronta personale. Questo ultimo lavoro, Icon Of The Adversary, ha molte facce e tante sfaccettature, è un disco composto da diversi livelli e prodotto usando differenti codici musicali. Nel lavoro dei californiani possiamo trovare l’ebm che è alla radice del loro suono, poiché questo genere significa una fruizione diversa del concetto di elettronica Dentro però, poi, troviamo molte altre cose, come l’aggrotech, quello strano sottogenere dell’elettronica che è un po’ l’evoluzione cattiva dell’ebm, l’ideale accompagnamento per la nera visione che pervade tutto il disco. Qui non troviamo la speranza o qualcosa che possa assomigliarle, ma solo un mare nero dal quale non si può uscire ma solo nuotare. Nero Bellum, che è la continuità e la vera anima dannata dietro al progetto, ha dato sfogo alla parte più tenebrosa del suo modo di fare musica e ha colto in pieno lo spirito di questi tempi cupi. L’incedere della musica è per gran parte del disco lento e disperato, con suoni ottimamente prodotti, che fa sembrare all’ascoltatore di essere inseguito da zombie lenti ma inesorabili, con una fine già ampiamente segnata. Ci sono anche momenti industrial tendenti al metal che erano diventati il marchio di fabbrica del gruppo, ma la loro vera dimensione è una giusta lentezza mista a suoni ansiogeni, con un cantato che sembra un latrato direttamente dall’inferno. Un disco che convince e che entra fra le migliori produzioni di questo prolifico gruppo.

Tracklist
1.Christsalis
2.Crown Of The Worm
3.The Light Of Armageddon
4.Beware The Wolves
5.Warm What’s Hollow
6.Behold An Icon
7.When The Last Stars Die
8.And With Fire
9.Give Up The Ghost
10.The Last

PSYCLON NINE – Facebook

Perpetuum Mobile – Paradoxa Emblemata

La mancanza di informazioni raggiunge lo scopo di far concentrare l’ascoltatore sulla musica e sulla forte mistica dell’opera, un qualcosa di antico fatto con codici moderni, perché questa è musica occulta che mostra cose che altrimenti non potremmo vedere.

Perpetuum Mobile è un misterioso gruppo (o solista, non è dato sapere ma non importa granché) che produce questo disco basato sul libro di illustrazioni Paradoxa Emblemata di Dionysius Andreas Freher, un mistico cristiano tedesco del diciassettesimo secolo con base a Londra, vera capitale dell’occulto.

Il libro si compone di 153 immagini astratte, emblemi e geroglifici di cui non si sa molto.
Freher era fortemente influenzato dall’opera di Jakob Böhme un mistico luterano tedesco dichiarato eretico dalla chiesa germanica. Detto così sembra una cosa complicata ma se approfondite vi troverete di fronte ad una mistica e ad una filosofia affascinanti ed affatto convenzionali. Su questo libro la sfuggente entità dedita al black metal hardcore ha incentrato questo disco, che mette in musica delle figure scelte dal libro di Freher, fondamentalmente uno scritto alchemico. La musica qui contenuta è un micidiale attacco con la voce praticamente sempre in growl, mentre il gruppo ha una forte identità black dal ritmo hardcore, che poi è uno dei codici sorgente del nero metallo, sia della prima che della seconda ondata. I brani non durano giustamente più di 2 minuti, e rendono molto bene con testi che parlano di occulto in maniera competente, come se fosse un rituale. La mancanza di informazioni raggiunge lo scopo di far concentrare l’ascoltatore sulla musica e sulla forte mistica dell’opera, un qualcosa di antico fatto con codici moderni, perché questa è musica occulta che mostra cose che altrimenti non potremmo vedere. Come sempre, quando si parla di black metal e dintorni, non è roba per tutti e non lo vuole affatto essere, anzi. Il disco uscirà a breve per la Xenoglossy Productions, un’etichetta realmente underground e con ottimi lavori nel proprio catalogo.

Tracklist
1.Perpetuum Mobile
2.Unum Immobile / Cuncta Moventur
3.Point, Center, Circumference
4.Out of One
5.Seven Are One
6.Abyssal Nothing
7.Great Conjunction
8.Thee Not
9.Generation of Fire
10.Pro Merito Binarius excluditur

Hermóðr – Rovdjur & Northern Might

Viviamo in tempi distopici e il black metal non offre le risposte ma semmai dischi di una bellezza eroticamente mortale come questo, dove è presente uno dei tanti pneuma di questo immenso genere.

Due lunghe suite di black metal atmosferico minimale e dal grande fascino, un qualcosa di arcaico che risveglia un senso di bellezza e di soddisfazione come se ci si stendesse sopra un prato verde in una primavera ventilata su al nord.

Hermóðr è un progetto dello svedese Rafn, attivo dal 2012, che ha saputo raccogliere un buon numero di adepti e ascoltandolo non si può fare a meno di amarlo perché incarna molte delle cose belle del black metal. Come già detto poc’anzi, la struttura del suono è fortemente atmosferica, la struttura è molto minimale e la bassa fedeltà non è estrema ma è voluta ed è indispensabile per la riuscita del tutto. Il suono nel suo complesso è debitore dei Bathory, del resto Quorthon è il nume tutelare di un certo modo di fare e di credere il black metal, ma è ugualmente originale. Il dipanarsi delle canzoni è progressivo (la forma canzone è lontana da questi lidi) e si può cogliere qualcosa in quota primo Alcest, giusto per far capire le coordinate, senza però l’attuale “piacioneria” del francese ma con un rigore minimale. Bisogna essere molto bravi e capaci per fare due pezzi di oltre quindici minuti l’uno in questo genere riuscendo a farsi apprezzare. Da ogni aspetto, copertina, titolo etc, traspare la ferrea volontà di mettere la musica come motore primo e scopo ultimo ed unico, senza fronzoli e pose. Tutto qui va verso un’idea mitica ed idealizzata del nord, sia esso quello antico o forse quello che non c’è mai stato, ma sempre meglio di ciò che stiamo vivendo, che è davvero sbagliato; viviamo in tempi distopici e il black metal non offre le risposte ma semmai dischi di una bellezza eroticamente mortale come questo, dove è presente uno dei tanti pneuma di questo immenso genere. Un sogno lento dal quale non vi vorrete svegliare.

Tracklist
1.Rovdjur
2.Northern Might

Line-up
Rafn – Everything

HERMODR – Facebook

Graveborne – 1918

Dischi così non hanno data di scadenza, prestandosi a molti ascolti che daranno sempre soddisfazione, perché chi ama il black metal classico e con contenuti amerà 1918, se poi approfondirete anche la guerra civile finlandese scoprirete molte cose interessanti.

La guerra civile finlandese, sisällissota in lingua originale, fu un sanguinoso e poco conosciuto conflitto interno allo stato nordico che cominciò il 27 gennaio 1918 e che terminò il 27 maggio dello stesso anno.

Gli schieramenti in campo erano fondamentalmente tra i finlandesi rossi, punaiset, guidati dai socialdemocratici e dai comunisti con il supporto sovietico, e dall’altra parte i finlandesi bianchi, i valkoiset, che furono aiutati dalla Germania. Lo scontro, nonostante il limitato periodo di tempo, fu cruento e mise di fronte la Finlandia a quello che sarebbe stato il suo futuro, ovvero di baluardo atlantico alla minaccia sovietica che ha sempre visto la Finlandia come un suo possedimento di diritto. I Graveborne raccontano tutto ciò attraverso un black metal classico e molto influenzato da momenti punk, dove non mancano importanti melodie con le tastiere ed intarsi epici. Il gruppo finnico è attivo da circa una decina di anni e nel corso degli anni ha saputo ritagliarsi una fetta importante di pubblico molto fedele, anche perché i suoi lavori sono tutti di ottima fattura, e forse questo 1918 è il loro episodio migliore. Il disco è interamente in lingua finlandese e ciò fa parte del suo fascino anziché essere un ostacolo alla comprensione: questo lavoro conferma che il black metal è un mezzo molto consono al racconto storico, sia per la sua capacità di rottura che per la sua urgenza musicale e verbale, una poesia di guerra e sangue. 1918 ha al suo interno un vortice di emozioni e di situazioni musicali diverse e tutte molto valide, che lo rendono un’opera black metal di alto livello e variegata, dalle molte opzioni. Dischi così non hanno data di scadenza, prestandosi a ripetuti ascolti che daranno sempre soddisfazione, perché chi ama il black metal classico e con contenuti amerà 1918. Se poi approfondirete anche la guerra civile finlandese scoprirete molte cose interessanti.

Tracklist
1.1918
2.Myrskytuuli
3.Jääkärin tie
4.Valkokaarti
5.Susinarttu
6.Kuoleman kellot
7.Tuomittu
8.Punakaarti
9.Vaiti
10.Jumalan palvelija

Line-up
Raato – Vocals
Marchosias – Guitar
Horkka – Guitar
Kalmo – Bass
Pentele – Drums

GRAVEBORNE – Facebook

Gnaw Their Tongues & Crowhurst – Burning Ad Infinitum: A Collaboration

Molto raramente una collaborazione fra due entità musicali e spirituali è stata così proficua e valida, come se si trattasse di un nuovo gruppo che nasce da due teste, un incubo sonoro votato al dio rumore.

Quando due estremismi musicali e due produttori di rumore si incontrano non può che venirne fuori una piccola apocalisse, e questo è proprio il caso della collaborazione fra l’olandese Gnaw Their Tongues e Jay Gambit aka Crowhurst.

Gnaw Their Tongues è la creatura di noise tribale estremo di Maurice De Jong, che si è creato con le su opere uno zoccolo duro di amanti dei suoi suoni alieni, mentre Jay Gambit è un altro esploratore sonico in solitaria, ma ha anche collaborato proficuamente con Caïna ed Ævangelist
Il risultato è un ep devastante e bellissimo, una fotografia insanguinata ed in movimento di ciò che può essere un uso del metal e dl rumore fatto da due produttori molto talentuosi. I quattro pezzi dell’ep sono tutti diversi e portano avanti un discorso separato, quasi come se fossero opere a sé stanti ed autosufficienti, con il titolo che rende benissimo la struttura portante del lavoro. Burning Ad Infinitum, bruciare all’infinito, è un qualcosa che è molto ben rappresentato da questa musica, un continuo rovesciamento, un incrociare droni con un black death che vive di grind, un sottofondo violento che poi esplode in passaggi vicini all’hardcore e ai Sepultura più tribali. Un misto di estremismo e di grandi scelti musicali non convenzionali, qui come in ognuno di noi non vi è nulla di normale, come tastiere angeliche che fanno da accompagnamento ad un pezzo grind noise. Ascoltando questa collaborazione (che non è uno split, attenzione) si viene completamente immersi in una forma musicale che è una deprivazione sensoriale, poiché qui il vero protagonista è il rumore che distorce la realtà e ce la fa vedere per quello che è: il nulla. Molto raramente l’unione fra due entità musicali e spirituali è stata così proficua e valida, come se si trattasse di un nuovo gruppo che nasce da due teste, un incubo sonoro votato al dio rumore. A differenza di tante avanguardie che sono inascoltabili od illeggibili, a volte per scelta volontaria, qui tutto è perfettamente leggibile ed ascoltabile, e ciò spaventa ancora di più perché questo è rumore vero. Il dodici pollici è pubblicato dalla Crown And Thorne Ltd, che è una delle etichette più libere e creative in circolazione, nonché la casa più adatta per questi suoni.

Tracklist
1.Nothing’s Sacred
2.Speared Martyrs
3.The Blinding Fury of Suffering
4.The Divinity Of Our Great Perversions

Felis Catus – Banquet On The Moon

Banquet On The Moon è un’opera che vi porterà lontano dandovi modo di sognare attraverso un reticolato musicale che si espande dentro e fuori di noi.

Felis Catus è l’affascinante progetto solista di Francesco Cucinotta, voce e chitarra dei catanesi Sinaoth.

In questo progetto solista cominciato nel 2010 Francesco si esprime liberamente e spazia in tantissimi generi, dando vita ad una delle cose più interessanti dell’underground italiano, uscendo per la Masked Dead Records di Brescia che ha un catalogo molto interessante. Il disco è visionario e usa diversi linguaggi musicali per dipanare una narrazione interessante ed assolutamente non convenzionale. Per idee e prolificità Francesco è una di quelle persone che vive di musica, ed è molto bravo a rendere al meglio atmosfere diverse. Ascoltando Banquet On The Moon, seppure non sia di lunga durata, ci sono innumerevoli sorprese, è come un palazzo con ampie stanze, ma anche passaggi segreti che scorrono a fianco delle cose visibili. Il suo approccio alla musica è totale, la sua ricerca musicale è immensa, in questo disco ci sono vere e proprie visioni musicali che denotano la sua voracità musicale. Qui dentro troviamo dal death metal all’ambient e tanto altro, ma soprattutto si incontra una coerenza nel raccontare una storia, come se Banquet On The Moon fosse la colonna sonora di un libro o di un film. Il filo conduttore del disco è la meraviglia, lo stupore dell’uomo di fronte a qualcosa di molto più grande e misterioso di lui, e Felis Catus mette in musica una grandissima gamma di emozioni, di vita, sogni e morte. Praticamente Cucinotta ha suonato da solo tutto il disco, come un magnifico direttore di orchestra, e il risultato assomiglia molto a vecchie colonne sonore di film italiani underground dimenticati ma ancora vivi. Il metal è solo un punto di partenza e c’è un forte gusto italiano in queste musiche, una sensazione che parte dagli anni sessanta ed arriva ai giorni nostri, un visionario filo che lega insieme molto dell’underground e di aspetti che attraversano varie discipline, senza terminare con il mero atto musicale o di scrittura. Banquet On The Moon è un’opera che vi porterà lontano dandovi modo di sognare attraverso un reticolato musicale che si espande dentro e fuori di noi.

Tracklist
1) Banquet On The Moon
2) Cydonia (Feat. Gray Ravenmoon)
3) Baron Munchausen
4) Eternity (The Nothigness) (Feat. Alessandro Riva)

Line-up
Francesco Cucinotta – All Instruments and voice

FELIS CATUS – Facebook

Electric Boys – The Ghost Ward Diaries

The Ghost Ward Diaries è un robusto e sano disco di hard rock, con buone melodie e molte canzoni che potrebbero essere tranquillamente dei singoli e, soprattutto, un disco molto divertente e ben fatto.

Gli svedesi Electric Boys sono un gruppo di hard rock, con forti radici negli anni sessanta e settanta, in giro dal lontano 1988 per separarsi nel 1994 e, quindi, riformarsi nel 2009 per riproporsi ancora molto validi come testimonia questo buona ultima uscita.

Il loro giardino è l’hard rock tendente al glam, più classico rispetto agli Hanoi Rocks con i quali condividono il chitarrista e cantante Conny Bloom e il bassista Andy Christell. In mezzo a tutto ciò i nostri non hanno perso l’attitudine hard rock e, anzi, con l’avanzare degli anni migliorano, anche se il music business è cambiato moltissimo dai tempi del loro debutto Funk-O-Metal Carpet Ride, prodotto dal celeberrimo Bob Rock, che arrivò al numero venti di Billboard e fu in heavy rotation su Mtv. Molte cose sono cambiate, ma non la qualità e la passione del combo svedese, che anche grazie ad una buona produzione produce un album che soddisferà anche i palati più fini dell’hard rock. I testi possiedono anche una discreta dose di ironia, il che rende il tutto ancora più piacevole, così come il ricorso assai gradevole alle voci e cori femminili, il tutto sempre in maniera credibile. Gli svedesi sono anche piacevoli dal vivo, come possono testimoniare i passeggeri della crociera Monsters O f Rocks, a cui i nostri hanno preso parte nel 2017, riscuotendo un ottimo successo. The Ghost Ward Diaries è un robusto e sano disco di hard rock, con buone melodie e molte canzoni che potrebbero essere tranquillamente dei singoli e, soprattutto, un disco molto divertente e ben fatto. L’hard rock di qualità è un genere che non morirà mai grazie a gruppi come gli Electric Boys.

Tracklist
01. Hangover In Hannover
02. There She Goes Again
03. You Spark My Heart
04. Love Is A Funny Feeling
05. Gone Gone Gone
06. Swampmotofrog
07. First The Money, Then The Honey
08. Rich Man, Poor Man
09. Knocked Out By Tyson
10. One Of The Fallen Angels

Line-up
Conny Bloom – Guitaris, Vocals
Andy Christell- Bassist
Franco Santunione – Guitars
Niclas Sigevall – Drums
Jolle Atlagic – Drums

ELECTRIC BOYS – Facebook

Dark Buddha Rising – The Black Trilogy

Per chi ama il metal psichedelico e rituale, un sottogenere apertamente esoterico e alienante, questa raccolta dei primi tre dischi dei finlandesi Dark Buddha Rising è un bellissimo regalo da parte della Svart Records.

Per chi ama il metal psichedelico e rituale, un sottogenere apertamente esoterico e alienante, questa raccolta dei primi tre dischi dei finlandesi Dark Buddha Rising è un bellissimo regalo da parte della Svart Records.

Prima di accasarsi alla stessa Svart e incidere per la Neurot, gli sciamani finnici avevano rilasciato tre doppi dischi, Ritual IX del 2008, Entheomorphosis del 2009 e Abyssolute Transfinite datato 2011, sulla loro etichetta Post -RBMM con un bassa tiratura, diventando ben presto un feticcio per i collezionisti. Ora sono disponibili rimasterizzati e con una nuova veste, in doppio vinile, cd e download digitale. Inoltre c’è anche una bellissima edizione limitata in sette vinili che oltre a contenete i succitati lp ha anche al suo interno l’introvabile demo del 2007.
Definire la loro musica è molto difficile, diventa arduo anche decidere se sia musica, poiché qui gli strumenti musicali, inclusa la voce umana, sono usati per compiete rituali che aprono la mente a dimensione diverse a quella in cui viviamo. Infiniti giri di chitarra basso e batteria, che con frequenze diverse dal normale entrano nella nostra mente e grattano via le nostre idee mentali per aprirci delle porte. Ad esempio il rituale chiamato Ennethean, dal primo disco Ritual IX, ha una frequenza talmente bassa che farà vibrare tutto il vostro corpo, membra incluse. Ovviamente questa non può essere una proposta musicale per tutti: qualche curioso potrà essere un nuovo adepto di questo grandissimo gruppo, ma chi non ha la mente aperta non entri neppure qui. I Dark Buddha Rising sono uno dei pochi gruppi al mondo, inclusi i Nibiru da Torino, che fanno davvero musica rituale, ovvero un qualcosa che ci metta in contatto con mondi diversi, dentro e fuori da noi. Le coordinate spazio temporali qui perdono di significato, si viaggia per l’universo come la pallina di un flipper, oppure molto lentamente, con il terrore di incontrare gli Antichi di Lovecraft. Magia, arcaici archetipi che si fondono dentro di noi, perché ci sono sempre stati e questa musica rituale dei finlandesi li porta fuori o ce li fa semplicemente rivivere.
Un’operazione doverosa e ben condotta dalla Svart Records per riportare a galla delle gemme che si erano perse e per espandere le nostre coscienze.

Tracklist
– Ritual IX –

1.Enneargy
2.Enneanacatl
3.Enneathan
4.Enneathan

– Entheomorphosis –

1.Transperson I
2.Transperson II
3.Transcent
4.Nog Uash’Tem

– Abyssolute Transfinite –

1.Ashtakra I
2.Ashtakra II
3.Chonyidt 45
4.Sol’Yata

Line-up
V. Ajomo
M. Neuman
P. Rämänen
J. Rämänen
J. Saarivuori

DARK BUDDHA RISING – Facebook

Daagh – Daagh

Il disco suona come dovrebbe suonare un album di black metal classico ed è nettamente al di sopra della media del genere.

Black metal norvegese suonato da un uomo solo nel solco della tradizione norvegese.

In molti generi musicali basterebbe questa scarna descrizione per far capire ai più di cosa stiamo parlando, invece nel black metal questo è solo il punto di partenza di un viaggio.
L’ep di esordio di Daagh è un bellissimo trattato di circa trentacinque minuti su come si possa fare ancora del grande black metal nel solco del true norwegian black metal, a partire dalla copertina per arrivare alle note musicali. Dall’inizio alla fine di questo disco si è trascinati nel freddo inverno nordico, dove tutto è ghiacciato, e proprio lì arde il fuoco del black. Le chitarre distorte che trovano lo spazio per magnifiche melodie malate, la batteria che cala incessante come una scure vendicatrice, la voce che appare lontana come potrebbe essere in una tempesta di neve, e quell’incedere che ha fatto amare a tante persone il verbo del black metal. A ragion veduta è stato detto tante volte che questo non è giustamente un genere per tutti, e l’ep di Daagh ne è la prova. Chi ama il nero metallo qui potrà trovare l’armonia del caos che solo questa musica sa regalare, invece chi non lo apprezza vi ascolterà solo una cacofonia. Daagh usa al meglio la tradizione norvegese per produrre un album molto ortodosso e pieno di ottime idee, con alcuni spunti geniali. Il disco suona come dovrebbe suonare un album di black metal classico ed è nettamente al di sopra della media del genere. Ci si immerge totalmente in questo muro del suono, in questa veemenza nichilista e di richiamo verso un passato che era sicuramente più sincero di questo attuale presente. Uno dei punti a favore di Daagh è il sapiente uso delle tastiere, che creano grandi atmosfere aggiungendo maggior valore al disco. Un grande ep che esce per la polacca Wolfspell Records, un’eccellente etichetta di black metal underground, che farà uscire ottime cose in concomitanza con il solstizio autunnale.

Tracklist
1.I
2.II
3.III
4.IV
5.V

DAAGH – Facebook

Korpiklaani – Kulkija

Con questo lavoro il gruppo di Lahti ha dato un taglio di maggiore introspezione ai testi, senza per questo tralasciare le canzoni festanti e da bevuta, e una decisa virata verso il folk nella musica.

I finlandesi Korpiklaani (il clan della foresta) possono piacere o non piacere, ma sono forse il principale gruppo di folk metal mondiale, per seguito e per importanza storica, nel senso che se oggi si può parlare di folk metal è anche e soprattutto grazie a loro.

Il gruppo finnico è in giro dal 1993 sotto il nome di Shaman, e dopo il 2003 con l’attuale nome. La sua fusione di folk e metal, il tutto fatto nell’accezione più popolare e ballabile, è una formula di grande fascino e di divertimento assicurato, come si può vedere dagli affollatissimi e molto partecipati concerti. Inoltre i Korpiklaani sono un vero orgoglio nazionale, li fanno sentire anche nelle scuole, anche perché il metal in Finlandia è il genere più famoso ed amato. La loro poetica è incentrata sul folk metal, sul cantare nella propria lingua: questo è il quarto album in finlandese e sul parlare delle tradizioni della loro terra, ma più che altro del vivere e del sentire come genere umano. La loro ultima fatica Kulkija, che significa foresta, arriva a tre anni dalla precedente ed è quella più lunga, con ben quattordici canzoni che tengono incollato l’ascoltatore. Nella musica dei finnici ci sono tante cose, ma forse quella più importante è una dolcezza e una malinconia agrodolce che pervade il tutto, come una bella festa di paese dalla quale spiace davvero andare via. Per noi italiani sono un gruppo di difficile comprensione, del resto noi abbiamo Vasco Rossi al posto del clan della foresta, e non è una critica ma una semplice constatazione. Con questo lavoro il gruppo di Lahti ha dato un taglio di maggiore introspezione ai testi, senza per questo tralasciare le canzoni festanti e da bevuta, e una decisa virata verso il folk nella musica. Un disco divertente e profondo di un gruppo che regala grandi concerti, ma anche buoni dischi.

Tracklist
1. Neito
2. Korpikuusen kyynel
3. Aallon alla
4. Harmaja
5. Kotikonnut
6. Korppikalliota
7. Kallon malja
8. Sillanrakentaja
9. Henkselipoika
10. Pellervoinen
11. Riemu
12. Kuin korpi nukkuva
13. Juomamaa
14. Tuttu on ti

Line-up
Jonne Järvelä – vocals, acoustic guitar, mandolin, percussion, violafon –
Tuomas Rounakari – fiddle –
Cane – guitar, backing vocals –
Jarkko Aaltonen – bass –
Sami Perttula – accordion –
Matson Johansson – drums –

KORPIKLAANI – Facebook

Dakhma – Hamkar Atonement

Questo disco è un’espressione del metal estremo, una della sue facce migliori, nella quale molti generi si incontrano per fare un qualcosa che va oltre la musica e si incontra con la ricerca filosofica e spirituale.

Gli svizzeri Dakhma sono uno di quei pochi gruppi al mondo che fanno per davvero musica rituale, ovvero usano la musica nel suo senso primordiale, quello di accompagnamento ad un rito, un qualcosa che secondo certi codici cambia la realtà intima dell’uomo e dell’ambiente che lo circonda.

Il nome Dakhma vuol dire Torre del Silenzio nella religione zoroastriana: erano torri con uno spazio circolare dove venivano posti i cadaveri per essere mangiati dagli animai selvatici, in una sorta di circolo naturale e perfetto. Il gruppo svizzero fa un death ritual con forti tinte black, in un perfetto bilanciamento di musiche diverse che hanno tutte un loro momento ben specifico. L’argomento principale della loro poetica è la religione zoroastriana che è di davvero difficile spiegazione, anche se ha tratti in comune con quella più diffusa alle nostre latitudini. Per molti anni fu il culto più diffuso in Medio Oriente, e ancora adesso annovera un buon numero di seguaci, tanto per intenderci Freddie Mercury era uno zoroastriano convinto, certo non sulla stessa linea dei Dakhma. Il gruppo di Zurigo è una delle migliori espressioni del death metal totalmente underground contemporaneo, riuscendo benissimo in tutto ciò che vogliono fare. Le loro canzoni sono tutte di ampio respiro, perché lo sviluppo è il fulcro di tutto, anche quando fanno pezzi prettamente death riescono a non ripetersi mai ed hanno un tiro micidiale. Ancor meglio sono poi i pezzi maggiormente votati al ritual, e capita anche che i due brani si mescolino per creare un’atmosfera credibile e molto intensa. Questo disco è un’espressione del metal estremo, una della sue facce migliori, nella quale molti generi si incontrano per fare un qualcosa che va oltre la musica e si incontra con la ricerca filosofica e spirituale. Si rimane stupiti di fronte a tanta potenza e capacità creativa, e soprattutto questo è un disco che riesce ad essere estremo senza assumere pose assurde e senza lanciarsi in esperimenti poco piacevoli. I Dakhma fanno inoltre parte dell’Helunco, aka Helvetc Underground Commitee: come si può leggere sul sito del comitato “… H.U.C. is dedicated to the advancement of grotesque, vile, depraved and putrid audio torment originating from Switzerland …” e lì dentro ci sono gruppi molto interessanti come i Lykaheon e i Despotic Terror Kommando.

Tracklist
1. The Glorious Fall of Ohrmazd (Hail Death, Triumphant)
2. Akhoman (Spill The Blood)
3. Varun (Of Unnatural Lust)
4. Nanghait (Born Of Fire)
5. Spendarmad (Holy Devotion)
6. Gannag Menog (Foul Death, Triumphant)
7. …Of Great Prophets

Line-up
Kerberos – Howls of Druj and Rites of Purification
H.A.T.T. – Thunderstorm of Daeva

DAKHMA – Facebook

https://www.youtube.com/watch?v=PRgddctB3-s – Traduci questa pagina

For Different Ways – About Life And Choices

Per trovare nuovi ed interessanti gruppi hardcore non bisogna andare molto lontano, in Italia ve ne sono di ottimi come i sardi For Different Ways, qui al debutto con il primo ep About Life And Choices.

Per trovare nuovi ed interessanti gruppi hardcore non bisogna andare molto lontano, in Italia ve ne sono di ottimi come i sardi For Different Ways, qui al debutto con il primo ep About Life And Choices.

Questi ragazzi di Serramanna fanno un gran bel melodic hardcore, confermando la Sardegna come uno dei migliori posti per il genere con gruppi come Last Breath e tanti altri pop punk e melodic hardcore. Il perché sta in questo breve ep, dove tutto è al proprio posto e combacia perfettamente. Il suono dei For Different Ways è molto americano, ha una gande melodia ed è al contempo molto influenzato dall’hardcore, per una miscela molto buona. Il pathos è alto per tutti i brani del disco, i quali funzioneranno molto bene dal vivo, poiché oltre ad essere intensi sono studiati per essere cantati e sudati sotto al palco. In queste piccole grandi opere di provincia risiede sempre un’ottima qualità, come dimostrano questi ragazzi che usano l’hardcore melodico come codice musicale per esprimersi, là dove sarebbe facile stare zitti e forse avere più scuse per farlo che in una metropoli; invece ci si vede e si fa musica con il cuore, certamente la tecnica non è eccelsa, ma qui conta il sentimento e la voglia. Il gruppo sardo è capace sia tecnicamente che a livello compositivo, soffre solo di una produzione non del tutto all’altezza, perché con suoni leggermente migliori questo ep sarebbe ancora meglio di ciò che già è. Da sentire per chi vuole ascoltare musica fatta con il cuore e che fa ancora sognare, nonostante da sognare in effetti ci sia ben poco.

Tracklist
1.Intro
2.Crisis
3.Black Heaven
4.Hard Times
5.Listless

Line-up
Giacomo – Vocals
Carlo – Guitar, Vocals
Matteo – Guitar, Vocals
Emanuele – Bass, Vocals
Mauro – Drums, vocals

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VV.AA. – STB Records Mix Tape – Vol 5

Davvero bello ascoltare un mixtape fatto con passione e grande competenza, ed oltre ad ascoltare ottima musica comincerete a conoscere un’etichetta valida e coinvolgente.

Essere un’etichetta underground e proprorre musica pesante avendo un’importante etica do it yourself non è facile, ma con gusto e voglia i risultati arrivano e la STB Records ne è la dimostrazione.

Nata nel New Jersey nel 2012, la label è dedita alla pubblicazione di musica pesante come stoner, desert stoner e dintorni, generi che gli americani hanno praticamente inventato e che sanno fare molto bene. Ogni uscita della STB Records è un qualcosa creato per fare bene alle orecchie ma anche agli occhi, e i risultati sono quasi sempre ottimi. Ogni mese la rumorosa etichetta fa uscire un mixtape disponibile in “name your price” sul suo bandcamp, al massimo le canzoni possono essere 11 ed illustrano le novità in arrivo e le cose migliori che sta producendo la STB Records e non solo. La qualità media dei mixtapes è notevole e ci sono davvero delle belle chicche: come in una trasmissione radiofonica si viene invogliati ad ascoltare il tutto, perché novità così fanno bene al cuore. In particolare, in questo mixtape numero 5 ci sono molti brani davvero validi, che spaziano in vari generi, ma in particolare colpiscono i The Black Mourning, gruppo indie post punk formato da membri di Subzero, Into Another, Stabbing Westward, Youth of Today, Closer & Ace Frehley tanto per fare due nomi, con il pezzo Maxaluna che è incredibile e sarà contenuto nell’ep di prossima uscita. Poi si spazia con gruppi davvero validi come i newyorchesi Lvger, che fanno un punk oi molto mischiato con il rock and roll, per una miscela che poteva nascere solo a New York City. Un altra notevole band sono i post noise cinematici Sleepbomb, molto originali ed allucinatori. Davvero bello ascoltare un mixtape fatto con passione e grande competenza, ed oltre ad ascoltare ottima musica comincerete a conoscere un’etichetta valida e coinvolgente. Se inizierete con i mixtape della STB Records non potrete più smettere.

Tracklist
1. Birnam Wood – Dunsinane
2. AM – Mervins
3. Grass – Get In The Van
4. The Munsens – Dirge (For Those To Come
5. LVGER – Drop The Ace
6. Ruff Majik – The Deep Blue
7. Black In Mourning – Maxaluna
8. Sleepbomb – Plague
9. Teepee Creeper – Black Snake
10. Warchief – Nightmare Queen

STB RECORDS – Facebook