
Slow Order – Eternal Fire
Il re incontrastato di Eternal Fire è il groove, che gli Slow Order sanno creare molto bene portandolo a spasso lungo un disco piacevole, più complesso e corposo di tanti altri all’interno di questo genere.

The Haunting Green – Natural Extinctions
Cristiano Perin e Chantal Fresco regalano un’opera dalle sfumature grigie, sette brani di musica che spazia e si nutre di quello che la musica rock di un certo livello e dal flavour atmosferico e malinconico ha saputo elargire in tutti questi anni, partendo dagli anni novanta e ai primi lavori di Opeth, Katatonia e il Burzum meno nichilista, elaborandolo in un contesto personale e dall’alto spessore artistico.

Timo Tolkki’s Avalon – Return To Eden
Nel nuovo lavoro firmato Timo Tolkki’s Avalon si ritrovano gli spunti e le caratteristiche peculiari che fecero risplendere la musica del musicista finnico nella scena classica della seconda parte degli anni novanta, grazie ad una serie di tracce convincenti, suonate e cantate benissimo, dal grande appeal e dotate di raffinata eleganza metallica.

Saint Vitus – Saint Vitus
Il Saint Vitus bis è un album che non offusca affatto il mito ma semmai lo rafforza senza far rimpiangere più di tanto i fasti del secolo scorso.

Minor Poet – The Good News
Questo gruppo ha un tiro maledettamente affascinante molto anni ottanta, come se di quegli splendidi anni si fosse preso solo il buono per fondare un movimento tropical statunitense molto debitore ai Beatles, a cavallo fra le diapositive rock e quelle psichedeliche.

Welkin – Everlasting Echo Of A Farewell
Everlasting Echo Of A Farewell ha il pregio di variare l’atmosfera ad ogni brano, alternando in modo sagace potenza e melodia, tradizione e modernità in una raccolta di belle canzoni e non è poco.

Khanus – Flammarion
Il black death è un sottogenere inflazionato e che richiede un grande talento per essere innovato: qui l’innovazione non c’è, e in definitiva la prova dei Khanus si rivela molto solida senza squilli.

Cremisi – Dawn of a New Era
I Cremisi raccontano tutto ciò attraverso l’unica musica in grado di fagocitare altri generi e rigettarli sotto forma di arte delle sette note, il metal, sottovalutato ed ignorato dai suoi detrattori, ma fonte inesauribile di emozioni in tutte le sue forme.

Abrahma – In Time for the Last Rays of Light
Illustrato da una copertina che rievoca atmosfere bibliche, l’album si snoda in otto brani medio lunghi, ma non prolissi: la band riempie lo spazio di musica colta, usando tutte le armi in possesso per trasformare l’ascolto in un’esperienza pregna di sacrali sfumature epico evocative.