THE OTHER WAY ROUND

Il video di Hailstorm, dall’ep The Other Way Round.

Il video di Hailstorm, dall’ep The Other Way Round.

Primo singolo e video dal titolo Hailstorm per la band THE OTHER WAY ROUND, il video è stato affidato alla Octophant Production per la regia di Francesco Saverio Razzano ed è on line su tutte le piattaforme.

I THE OTHER WAY ROUND sono un gruppo prog rock/metal di Roma, nato nel 2015 da un’idea di Dario Zanoboni (chitarra), allora ancora studente del liceo come gli altri membri.

Dopo vari cambi oggi la band ha trovato la giusta formazione con Marta Tomassetti alla voce, Dario Zanoboni, Michael Ryuya Tamioka e Alessandro De Falco alle chitarre, Alessio Tumiati al basso ed Emiliano Magistri alla batteria.

La musica dei THE OTHER WAY ROUND può essere definita come un progressive rock riletto in chiave moderna, attraverso una forte influenza metal e a tratti di djent, con una sonorità in parte aggressiva e densa di tempi irregolari, ma sempre in totale armonia con la voce femminile.

La band ricorda le sonorità di Anathema, Porcupine Tree, Caliban, The Agonist, King Crimson, Halestorm.

LINE UP
Marta Tomassetti – vocals
Dario Zanoboni – guitars
Michael Ryuya Tamioka – guitars
Alessandro De Falco – guitars
Alessio Tumiati – bass
Emiliano Magistri – drums

Tracklist
Hydra
Hailstorm
Futuristic oiled Bread
Escargoat

Pagina Facebook: https://www.facebook.com/The-Other-Way-Round-681153908620855/

Pagina Instagram: https://www.instagram.com/towr.exe/?hl=it

Eluveitie – Ategnatos

Il lavoro migliore e più oscuro di un’ottima discografia, un’avventura musicale che continua ad essere notevole ed unica.

Gli svizzeri Eluveitie sono un capitolo a parte nel grande romanzo del folk metal, e con questo ultimo lavoro rilasciano una delle loro prove migliori, continuando la loro perenne evoluzione verso l’alto.

Ategnatos è uno dei loro dischi più veloci e rabbiosi, sempre con una grandissima presenza della melodia, portando ad un livello molto alto il loro discorso musicale. Il titolo è in gallico, e significa rinascita, ed infatti questo disco è un percorso attraverso le tenebre verso qualcosa che ci renderà diversi. La componente epica e pagana degli Eluveitie è sempre stata molto importante, una ben precisa cifra stilistica che è la loro struttura profonda. Questo disco è però un cambiamento importante, un cercare qualcosa di differente, un insinuarsi nelle vene aperte del folklore nordico, in special modo gallico e celtico, per cercare una via alternativa per il futuro attraverso il passato. Sicuramente è il loro lavoro maggiormente profetico, quello a più alto tasso di occulto, anche se loro non sono mai stati un gruppo che offre un folk metal buono solo per ubriacarsi. La musica di Ategnatos è magniloquente e alta, epica e molto veloce, quasi come se tutto il lavoro fosse svolto sotto dettatura di uno spirito del passato. I tanti elementi del gruppo concorrono tutti insieme per dare il meglio, ed infatti gli Eluveitie sono una grande band che ha saputo supplire benissimo ai cambi di formazione. Il disco si basa anche sul concetto degli archetipi, che hanno accompagnato da sempre l’uomo nella sua travagliata storia, e che sono l’eredità più profonda che abbiamo, poiché sono essi stessi trasmissione di una sapienza autentica ed antica. Per aggiungere una maggiore profondità epica, gli Eluveitie hanno suonato in studio con un vero quartetto d’archi ed il risultato è molto valido. Se si dovesse scegliere un pezzo su tutti forse Worship, con la partecipazione dell’immenso Randy Blythe dei Lamb Of God alla voce, è il pezzo che rappresenta meglio lo spirito di questo lavoro, il migliore e più oscuro di un’ottima discografia, un’avventura musicale che continua ad essere notevole ed unica.

Tracklist
1. Ategnatos
2. Ancus
3. Deathwalker
4. Black Water Dawn
5. A Cry In The Wilderness
6. The Raven Hill
7. The Silvern Glow
8. Ambiramus
9. Mine Is The Fury
10. The Slumber
11. Worship
12. Trinoxtion
13. Threefold Death
14. Breathe
15. Rebirth
16. Eclipse

Line-up
Chrigel Glanzmann – Vocals, Whistles, Mandola, Bagpipes, Bodhran
Fabienne Erni – Vocals, Celtic Harp, Mandola
Alain Ackermann – Drums
Rafael Salzmann – Guitars
Jonas Wolf – Guitars
Kay Brem – Bass
Michalina Malisz – Session Hurdy Gurdy –
Matteo Sisti – Whistles, Bagpipes, Mandola
Nicole Ansperger – Fiddle

ELUVEITIE – Facebook

Artemisia – Anime Inquiete

Per chi non conoscesse ancora questa splendida realtà tricolore il consiglio è di non perdersi questo live dalla resa sonora che esalta la prestazione della band e la qualità dei brani: un salto a ritroso nella discografia passata sarà il passo successivo.

Arriva per gli Artemisia il momento di suggellare una carriera che li ha visti protagonisti di quattro lavori sulla lunga distanza, con la prima testimonianza in sede live, racchiusa in questo ottimo documento sonoro dal titolo Anime Inquiete.

Praticamente un best of questo live, registrato durante il tour in supporto all’ultimo bellissimo lavoro (Rito Apotropaico) ma che copre tutte le opere fin qui licenziate dal gruppo capitanato dalla cantante Anna Ballarin e dal chitarrista Vito Flebus.
Con Ivano Bello al basso e Gabriele “Gus” Gustin alla batteria, gli Artemisia non perdono un’oncia dell’atmosfera rituale che ha valorizzato sempre di più la loro musica, anche dal vivo dove ovviamente i suoni sono più diretti e metallici.
Ne esce un live da vivere come sotto ad un palco in una delle tante date che la band ha sostenuto dopo l’uscita dell’ultimo lavoro e che ci avvolge in un’atmosfera antica in cui testi mai banali accompagnano il metal/rock della band che si nutre di rock alternativo, come di doom/stoner e di dark rock della tradizione tricolore.
Il gruppo sciorina una prestazione convincente, alternando brani nuovi ad altri presi dagli album precedenti tra cui brillano Corpi Di Pietra e La Strega di Port’Alba, dal precedente album Stati Alterati Di Coscienza o L’Aliante, opener del debutto omonimo targato 2008.
La parte del leone la fanno i brani più recenti, dalla resa perfetta anche dal vivo, grazie alla prestazione super della vocalist e l’impatto metal che la prestazione dal vivo dei musicisti valorizza, permettendo ad Anime Inquiete di risultare un ottimo sunto della musica espressa dagli Artemisia in questi anni.
Per chi non conoscesse ancora questa splendida realtà tricolore il consiglio è di non perdersi questo live dalla resa sonora che esalta la prestazione della band e la qualità dei brani: un salto a ritroso nella discografia passata sarà il passo successivo.

Tracklist
1.Apotropaico
2.Corpi Di Pietra
3.Nel Dipinto (Artemisia Gentileschi)
4.Umana Forma
5.Il Giardino Violato
6.La Preda
7.L’aliante
8.La Sterga Di Port’Alba
9.Una Maschera Rosa
10.Tavola Antica
11.Artemisia

Line-up
Anna Ballarin – Voce
Vito Flebus – Chitarra
Ivano Bello – Basso
Gabriele “Gus” Gustin – Batteria
Elettra Medessi – Cori

ARTEMISIA – Facebook

Árstíðir Lífsins – Saga á tveim tungum I: Vápn ok viðr

L’ennesima opera superba offerta da questo gruppo di musicisti unici per la loro capacità di avvolgere il black metal di un’aura solenne ed emozionante.

Saga á tveim tungum I: Vápn ok viðr è il quarto full length di una delle creature più pregiate in ambito black metal emerse nell’ultimo decennio.

Nulla di strano, a ben vedere, nel momento in cui si realizza che l’islandese Árni, motore della band, fa parte anche dei formidabili Carpe Noctem, oltre ad aiutare Marcel Dreckmann negli altrettanto grandi Helrunar.
Il musicista tedesco contraccambia prestando la sua profonda voce alla riuscita del progetto a cui partecipa anche l’altro germanico Stefan, coinvolto a sua volta nei notevoli, ma ormai da tempo ai box, Kerbenok. Diciamo subito che, in quest’ultima opera, il black metal così come lo conosciamo viene spesso scalzato da una solenne anima folk che sovrasta per potenziale evocativo l’impatto delle tracce più robuste. Infatti, al termine dell’ascolto di questo splendido lavoro, è difficile rimuovere dalla memoria brani di rara profondità emotiva come Sundvǫrpuðir ok áraþytr, Siðar heilags brá sólar ljósi e Fregit hefk satt, che non spezzano la tensione ma semmai ne aumentano l’impatto allorché la stessa viene scaricata tramite cavalcate perfette per scrittura ed esecuzione come Fornjóts synir ljótir at Haddingja lands lynláðum, Morðbál á flugi ok klofin mundriða hjól  o Stǫng óð gylld fyr gǫngum ræfi.
Dopo quasi un’ora di splendida musica arriva la lunghissima chiusura di matrice black doom Haldi oss frá eldi, eilífr skapa deilir, traccia che racchiude nel suo limpido scorrere tutte le anime che pulsano all’interno degli Árstíðir Lífsins.
Saga á tveim tungum I: Vápn ok viðr si rivela così l’ennesima opera superba offerta da questo gruppo di musicisti unici per la loro capacità di avvolgere il black metal di un’aura solenne ed emozionante che si stacca per approccio sia dalla tradizione scandinava, sia dalle più recenti tendenze cascadiane provenienti da oltreoceano,  offrendo una cifra stilistica difficilmente replicabile per chiuque.

Tracklist:
1.Fornjóts synir ljótir at Haddingja lands lynláðum
2.Sundvǫrpuðir ok áraþytr
3.Morðbál á flugi ok klofin mundriða hjól
4.Líf á milli hveinandi bloðkerta
5.Stǫng óð gylld fyr gǫngum ræfi
6.Siðar heilags brá sólar ljósi
7.Vandar jǫtunn reisti fiska upp af vǫtnum
8.Fregit hefk satt
9.Haldi oss frá eldi, eilífr skapa deilir

Line-up:
Árni – Drums, Percussion, Viola, Cello, Organ, Vocals, Vocals (choirs)
Stefán – Guitars, Bass, Piano, Vibraphone, Vocals, Vocals (choirs)
Marsél – Vocals, Choirs, Narration

ARSTIDIR LIFSINS . Facebook

Flesh Temple – Fire, Promise…

Nel complesso questo ep deve essere valutato positivamente nella sua veste di prima uscita per i Flesh Temple: i tre brani sono piuttosto efficaci pur se non ancora in grado di lasciare un segno indelebile.

E’ dallo stato dell’Alberta che ci giunge questa nuova proposta all’insegna del death doom: ne è autore Eli Elliott, che fa tutto da solo in occasione di questa prima uscita del suo progetto Flesh Temple.

Il musicista canadese è attivo anche nel duo black metal Mausoleum e, in effetti, certe accelerazioni ritmiche che si ascoltano nel corso di Fire, Promise… sono riconducibili a questo retaggio; tutto ciò rende sicuramente interessante questa prima prova che appare più sbilanciata sul versante estremo del sound rispetto a quello più malinconico e dolente tipico del doom, anche se nella title track l’incedere si fa a tratti più riflessivo lasciando spazio ad apprezzabili passaggi di chitarra solista.
Nel complesso questo ep deve essere valutato positivamente nella sua veste di prima uscita per i Flesh Temple: i tre brani sono piuttosto efficaci pur se non ancora in grado di lasciare un segno indelebile, penalizzati anche da una produzione che in certi frangenti mette troppo in primo piano il suono della batteria finendo per lasciare sullo sfondo gli altri strumenti e la voce.
Comunque le basi poste da Elliott per questa sua nuova avventura appaiono piuttosto solide, per cui non resta che attenderne i futuri sviluppi.

Tracklist:
1.Conduit
2. Tears
3. Fire, Promise

Line-up:
Eli Elliott- All instruments

Destroyers Of All – The Vile Manifesto

Un album consigliato a tutti gli amanti del thrash metal di scuola americana che non disdegnano estremismi ed atmosfere progressive.

The Vile Manifesto è il terzo lavoro dei thrashers portoghesi Destroyers Of All dopo un primo ep licenziato nel 2013 (Into The Fire) ed un secondo lavoro uscito un paio d’anni fa (Bleak Fragments).

Il quintetto di Coimbra se ne esce con un album convincente sotto tutti gli aspetti: il suo death/thrash richiama le sonorità di matrice americana, indurendone l’impatto e mettendo in risalto la propria bravura tecnica con ricami progressivi.
The Vile Manifesto è un gran bel lavoro e il songwriting all’altezza della situazione valorizza questi quaranta minuti di metal effervescente, duro come l’acciaio ma nel quale non mancano sorprese compositive come lo stacco di matrice samba nel bel mezzo del massacro di Destination Unknown.
Non perde colpi questo album, in tutto il suo svolgimento la tensione rimane altissima così come la qualità dei brani che si mantiene su un livello medio alto, regalando bordate death/thrash di grande spessore come l’opener Tohu Wa-Bohu, The Elephant’s Foot e la iper tecnica Sheol.
Un album consigliato a tutti gli amanti del thrash metal di scuola americana che non disdegnano estremismi ed atmosfere progressive.

Tracklist
1.Tohu Wa-Bohu
2.False Idols
3.Destination: Unknown
4.Break the Chains
5.The Elephant’s Foot
6.The Dead Valley
7.Sheol
8.Ashmedai
9.HellFall
10.Kill the Preacher

Line-up
João Mateus – Vocals
Alexandre Correia – Guitar
Guilherme Busato – Guitar
Bruno da Silva – Bass
Filipe Gomes – Drums

DESTROYERS OF ALL – Facebook

Iced Earth – Enter The Realm EP

La Century Media ristampa Enter The Realm, il primo demo degli Iced Earth, inizio di una delle carriere più longeve ed importanti del metal classico americano.

Tutto iniziò da qui: la storia di una delle metal band americane più amate dagli estimatori dei suoni classici partì esattamente trent’anni fa da questi cinque brani più intro che formavano un demo intitolato Enter The Realm.

La carriera degli Iced Earth di Jon Schaffer ebbe il suo apice nella seconda metà degli anni novanta, tra Burnt Offerings licenziato nel 1995, The Dark Saga e Something Wicked This Way Comes, usciti rispettivamente nel 1996 e nel 1998, senza ombra di dubbio i tre album capolavoro del gruppo di Tampa.
Una discografia che non è mai scesa sotto un buon livello qualitativo, anche se i problemi per il chitarrista ritmico più sottovalutato della storia del metal classico a stelle e strisce, ma lodato per il suo enorme talento come songwriter e della sua creatura, non sono certo mancati.
Prima del successo, con il passaggio dietro al microfono di Matthew Barlow e poi del chiacchierato Ripper Owens e infine del bravissimo Stu Block, c’erano cinque musicisti con la passione per la new wave of british heavy metal, il thrash della Bay Area e l’U.S. power metal.
Nel 1989 il chitarrista ritmico Jon Schaffer, insieme a Greg Seymour (batteria), Gene Adam (voce), Dave Abell (basso) e Randy Shawver (chitarra solista) diede alle stampe questo demo, appunto l’inizio di quella che diventerà una delle più longeve ed importanti realtà uscite dalla scena classica statunitense.
E’ anche per merito di Colors, dell’oscura Nightmare o della superba Iced Earth se la band divenne un punto di riferimento ed ispirazione per molti gruppi metal negli anni a venire, probabilmente la band statunitense più influente sulle nuove generazioni insieme ai Nevermore di Warrel Dane, parlando di metal di scuola classicamente americana.
Enter The Realm verrà ristampato dalla Century Media in formato CD, digitale e per la prima volta anche in vinile, per gli amanti del gruppo un acquisto obbligato.

Tracklist
1.Enter the Realm
2.Colors
3.Nightmares
4.To Curse the Sky
5.Solitude
6.Iced Earth

Line-up
ICED EARTH Line-Up 1989
Jon Schaffer – rhythm guitar, backing vocals
Greg Seymour – drums
Gene Adam – vocals
Dave Abell – bass guitar
Randy Shawver – lead guitar

ICED EARTH – Facebook

EXTREMA

Il video di ‘For The Loved And The Lost’, dall’album “Headbanging Forever” in uacita a maggio (Rockshots Records/Universal Music).

Il video di ‘For The Loved And The Lost’, dall’album “Headbanging Forever” in uacita a maggio (Rockshots Records/Universal Music).

I groove thrash metallers milanesi EXTREMA pubblicheranno il loro settimo album in studio, “Headbanging Forever”, il 10 maggio su Rockshots Records/Universal Music!

La band è felice di lanciare il nuovo video di ‘For The Loved And The Lost’: il video è stato diretto e montato da Daniele Farina, che aveva già precedentemente lavorato ad altri tre videoclip della band. La coreografia è stata girata ad Orlando, Florida e le ballerine rappresentano “Las Catrinas de los dias de los muertos”.

Ascolta la canzone qui: http://smarturl.it/HeadbangingForever
Spotify: https://spoti.fi/2Hbom71

L’album sarà disponibile in CD Digipack Deluxe, Vinyl Gatefold Limited Coloured Edition con poster autografato. I pre-ordini sono attivi: http://bit.ly/EXTREMA_Store

Preordina l’album in digitale e ricevi subito ‘For The Loved And The Lost’:
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https://amzn.to/2VLQd1F

Gli EXTREMA presenteranno il loro nuovo album “Headbanging Forever” il 10 maggio 2019 al Legend Club di Milano.

Per questa occasione Tommy Massara e soci hanno lanciato il concorso “Suona con gli Extrema” che darà l’opportunità ad una band di aprire il concerto!

Scopri tutti i dettagli qui: https://www.facebook.com/events/379117522673134/

Il giorno precedente l’uscita (giovedì 9 maggio) gli EXTREMA al gran completo saranno ospiti al Rock Burger di Torino (https://www.facebook.com/rockburgertorino/) dove, a partire dalle ore 19, sarà possibile ascoltare il nuovo album “Headbanging Forever”, acquistabile in anteprima assieme al nuovo merchandise, e gustare l’esclusivo hamburger EXTREMA, creato appositamente dal team di gourmet di Via Ercole Tommaso Roero di Cortanze, 2C Torino (dietro Palazzo Nuovo).

Evento Facebook: https://www.facebook.com/events/2337780376274717/

Infine, sabato 25 maggio 2019, Tiziano Spigno e Tommy Massara saranno tra i protagonisti della All-Star Jam Session della nuova edizione del METAL FOR KIDS UNITED. L’evento benefico giunto alla sua quarta edizione si terrà nuovamente al Crossroads di Roma. Quest’anno il ricavato dell’incasso sarà devoluto in beneficenza alla Associazione Peter Pan Onlus di Roma che dal 1994 sostiene i bambini malati di cancro, che con le loro famiglie vengono nella capitale per potersi curare.

Evento Facebook: https://www.facebook.com/events/362561171014848/

La copertina è stata realizzata da Gustavo Sazes (MACHINE HEAD, ARCH ENEMY, ANGRA, ICED EARTH, GUS G., AMARANTHE e altri).

“Headbanging Forever” è stato prodotto da Tommy Massara e Gabriele Ravaglia. Registrato e mixato da Gabriele Ravaglia & Maxx Canali ai Fear Studio di Alfonsine (RA), è stato masterizzato da Alberto Cutolo ai Massive Arts studios di Milano.

La tracklist di “Headbanging Forever” è la seguente
01. The Call
02. Borders Of Fire
03. For The Loved And The Lost
04. Heavens Blind
05. Pitch Black Eyes
06. Headbanging Forever
07. Believer
08. Invisible
09. Paralyzed
10. The Showdown

Gli EXTREMA sono:
Tiziano “Titian” Spigno – Voce
Tommy Massara – Chitarra
Gabri Giovanna – Basso
Francesco “Frullo” Larosa – Batteria

Altre info:
http://www.extremateam.com/
https://www.facebook.com/extrema.official/
https://twitter.com/extrema_it
https://www.instagram.com/extrema_official/
https://www.youtube.com/user/boogaow

Falaise – A Place I Don’t Belong To

Furia, stasi, estasi, pianto e meraviglia, per un disco che non si vorrebbe mai smettere di ascoltare, facendosi trascinare in qualcosa di molto intimo, di struggente e di solipsistico.

Il titolo di questo disco, A Place I Don’t Belong To, è un qualcosa che molti di noi provano sulla propria pelle e dentro la propria pelle.

Quella sensazione di essere in un posto, o meglio, dentro una vita che non gli appartiene e di non trovare mai una casa: tutto ciò è dentro questo disco e si va anche oltre, grazie allo splendido post black metal dei Falaise, un duo proveniente da Todi. Qui tutto è finalizzato ad emozionare e a stupire nel senso che avevano queste parole nel mondo classico, ovvero meravigliare in maniera profonda. Ci sono momenti, come nel pezzo finale della traccia Leaves In The Wind, ma se ne potrebbero citare molto altri, che sono di valore assoluto, nei quali si vorrebbe correre gridando per prati sotto la pioggia, rotolarsi in qualche altra vita, chiudere gli occhi e basta. Disco figlio del dolore di vivere e di avere qualcosa a cui davvero non si appartiene, ma da ciò può scaturire un album come questo, contenitore di un post black metal di assoluto valore e di grande originalità. I Falaise sono attivi dal 2015 e hanno sempre prodotto cose di buona qualità, partendo dal black metal e andando a compiere una sintesi molto originale e bella del post black metal. Questo sottogenere è avanzato molto negli ultimi anni grazie a gruppi molto validi, ma i Falaise sono di un altro livello. Nella loro proposta musicale il black metal è ancora molto presente, i brani sono costruiti con un approccio neo classico, e ci sono anche elementi di molti altri generi, come lo shoegaze, il metal sinfonico ed altro. Tutti questi differenti codici musicali vengono usati, insieme ad una voce in growl, per portare l’ascoltatore in alto, per farlo sognare ad occhi aperti, ma forse è meglio chiuderli per sognare più forte. Non esiste un pezzo migliore come non ci sono riempitivi, qui tutto scorre per rimanere impresso nella memoria: ci sono momenti molto vicini al black più tradizionale, anche perché i Falaise giocano con la chitarra, mentre la batteria è sublime ed è un elemento portante. Furia, stasi, estasi, pianto e meraviglia, per un disco che non si vorrebbe mai smettere di ascoltare, facendosi trascinare in qualcosa di molto intimo, di struggente e di solipsistico. Un disco a cui aprire le braccia e abbandonarsi completamente.

Tracklist
1.Intro
2.Once, My Home
3.When The Sun Was Warming My Heart
4.A Place I Don’t Belong To
5.An Emptiness Full Of You
6.Leaves In The Wind
7.Consumed Soul
8.Holding Nothing

Line-up
Matteo Guarnello – Vocals, Keyboards, Drums –
Lorenzo Pompili – Guitars, Bass –

FALAISE – Facebook

NORSEMEN

Il lyric video di “Evil Master”, dall’album “Bloodlust” in uscita ad aprile (Time To Kill Records).

Il lyric video di “Evil Master”, dall’album “Bloodlust” in uscita ad aprile (Time To Kill Records).

Di recente i NORSEMEN hanno firmato per Time To Kill Records per la pubblicazione del debut album “Bloodlust”.

Nati del 2017 in Lombardia, i NORSEMEN sono una death metal band fortemente ispirata dalla cultura nordica e dalla mitologia vichinga. Il gruppo mescola epicità e violenza con l’intento di mettere in musica le grandi storie dell’epopea vichinga per un risultato finale non lontano dall’operato di Unleashed, Immortal e Amon Amarth, fra gli altri.

“Bloodlust” verrà pubblicato il 26 aprile 2019 su Time To Kill Records.

Tracklist:
01. Intro
02. Evil Master
03. Black Mountain
04. Fenrir
05. Bloodlust
06. Odin
07. Serpent
08. Surtur
09. Warrior’s Fate
10 Time Wrecked Kingdom

Line-up:
Antonio Brignoli – Guitar
Giuseppe Bergamaschi – Bass
Guido Genovesi – Guitar
Paolo Munziello – Drums
Federico Rota – Vocals

https://www.facebook.com/NorsemenOfficial/
https://officialnorsemen.bandcamp.com/

Svanzica – Red Reflection

Nel suo insieme Red Reflection si può senz’altro definire un album riuscito, le idee ci sono e diversi brani lasciano intravedere potenzialità ancora parzialmente inespresse dagli Svanzica.

Gli Svanzica sono un quartetto proveniente dalla provincia di Verona la cui storia musicale è iniziata nell’ormai lontano 2005 da un’idea della coppia di musicisti formata da Marco De Bianchi e Luca Modenese (rispettivamente chitarra e voce).

Passata da una serie di cambi in formazione, un demo, ed il primo full length intitolato Eos (2009), la band veneta si assesta con la formazione attuale che vede i due membri fondatori raggiunti da Alessandro Merlin alla batteria e Alessandro Pettene al basso.
Il sound si ispira ad un melodic death metal progressivo che vede tra le maggiori influenze la melanconica attitudine dei nostrani Novembre, qualche spunto estremo di matrice melodica scandinava e cenni al rock alternativo.
La doppia voce trova sicuramente i meritati apprezzamenti nei vocalizzi estremi, mentre la clean dal taglio alternative non incide, così come la produzione che non valorizza il pur buon lavoro offerto a livello strumentale dal gruppo.
Nel suo insieme Red Reflection si può senz’altro definire un album riuscito, le idee ci sono e brani come l’opener Through Oceans of Quiet, Spirit Of The Valley e Whisper Of Light, lasciano intravedere potenzialità ancora parzialmente inespresse dagli Svanzica.
Limando qualche difetto come l’uso delle clean e la produzione, il prossimo passo potrebbe regalare ancor più soddisfazioni al gruppo veronese.

Tracklist
1.Through Oceans of Quiet
2.First Step
3.Lunar Verbs
4.Spirit of the Valley
5.Brotherhood
6.Graffiti
7.Whisper of Light
8.Distortion
9.Eternal Noontrip
10.Jupiter

Line-up
Luca “Mayo” Modenese – Vocals
Marco “Debo” De Bianchi – Guitars
Alessandro “Merlo” Merlin – Drums
Alessandro “Ketchup” Pettene – Bass

SVANZICA – Facebook

Amber Tears – When No Trails

When No Trails (Когда нет троп) non delude le aspettative con i suoi cinque brani intensi, emozionanti e rivestiti di quella patina pagan folk che rende sufficientemente peculiare la proposta degli Amber Tears

Dopo nove anni di silenzio tornano i russi Amber Tears (Янтарные Слезы), band che tra il 2006 ed il 2010 regalò agli appassionati di doom due splendidi lavori come Revelation Of Renounced e The Key To December.

When No Trails (Когда нет троп) non delude le aspettative con i suoi cinque brani intensi, emozionanti e rivestiti di quella patina pagan folk che rende sufficientemente peculiare la proposta della band proveniente dalla lontana Penza.
Rispetto agli esordi la line up è rimasta pressoché immutata, fatto salvo il ruolo di bassista che è sempre stato l’unico soggetto a cambiamenti, e questa coesione è percepibile all’interno di un lavoro non troppo lungo e che non mostra punti deboli di sorta.
Come sempre gli Amber Tears si esprimono o lingua madre, così come la grafica e il nome stesso della band e dell’album vengono esibiti in cirillico, ma come da convenzione e per comodità utilizziamo la traslitterazione in inglese, per cui dovendo menzionare i brani chiave di When No Trails non possiamo che citare le due perle intitolate Where I Stayed e Where There Is No Spring, tracce dalla melodie struggenti e solenni che spiccano rispetto ad una scaletta comunque di assoluto livello, nella quale solo Under The Stars Light non raggiunge l’eccellenza distaccandosi forse un po’ troppo dalle coordinate abituali del sound.
Il ritorno di questa ottima band è l’ennesima buona notizia di un 2019 che che sta regalando gioie una dopo l’altra agli appassionati del doom e si può scommettere che non sia affatto finita qui …

Tracklist:
1 Спой Ветер, Спой Ворон (Sing The Wind, Sing The Raven)
2 Где Я Остался (Where I Stayed)
3 В Вихре Прошлых Дней (In The Whilwind Of The Last Days)
4 Под Светом Звезд (Under The Stars LIght)
5 Там, Где Нет Весны (Where There Is No Spring)

Line-up:
Viktor Kulikov – Drums
Dmitry Schukin – Guitars (lead)
Alexey Rylyakin – Guitars (rhythm)
Anton Bandurin – Vocals
Evgeny Zorichev – Bass

Autumn Tears – Colors Hidden Within The Gray

Colors Hidden Within The Gray è un immersione in un quadro, dove le tinte ed il sentire sono molto lontani dalla nostra concezione di mondo moderno, qui dentro c’è una ricerca di melodie antiche, di costruzioni sonore inusuali e minimali.

Gli Autumn Tears sono un duo americano di musica neoclassica nato nel 1995, al ritorno nel 2018 dopo dieci anni di assenza con l’ep Origin Of Sleep.

Erika alla voce e Ted al piano formano una coppia di grande sapienza artistica e fondamentalmente la loro musica è voce con orchestra, ma ovviamente c’è molto di più. Nell’underground sono una leggenda perché le loro sonorità sono struggenti e pressoché perfette, come se le fate bisbigliassero favole alle nostre orecchie. Ad un primo ascolto il tutto potrebbe sembrare la colonna sonora di un film, ma questo giudizio è dovuto ai pregiudizi di noi uomini moderni, perché gli Autumn Tears fanno una musica che è molto antica. Come si diceva poc’anzi Ted compone e suona il piano, Erika ci ammalia con la sua fantastica e dolce voce e gli altri strumenti sono suonati da più di trenta ospiti, tutti molto validi per un risultato eccezionale. Colors Hidden Within The Gray è un’immersione in un quadro in cui le tinte ed il sentire sono molto lontani dalla nostra concezione di mondo moderno, qui dentro c’è una ricerca di melodie antiche, di costruzioni sonore inusuali e minimali. Le linee melodiche che ascoltiamo qui sono scarne e bellissime, il tipico suono degli Autumn Tears raggiunge qui il suo punto più alto, la pausa di dieci anni è servita per tornare più potenti e convinti di prima. La struttura è quella dell’opera, tutto è consequenziale, ma può anche essere ascoltato separatamente. L’incedere del disco si rifà molto all’immaginario medioevale, ovvero un pensiero carico di spiritualità e simbolismo. Il risultato è una gioia ed un inno alla neo classicità, è un disco etereo che rinforza lo spirito e lascia molte cose, regala molti ascolti ed è un ottimo viatico per chi ancora non conoscesse questa scena. Gli Autumn Tears sono uno dei maggiori gruppi di questo genere e in questo disco dimostrano ampiamente tutte le loro caratteristiche. Drammatico, salvifico e catartico, il disco è un qualcosa di molto differente e diverso, eco di un mondo che forse è già morto, eppure rimane.

Tracklist
1.A Pulse In the Celestial Sphere Part 1 – Astral Murmur
2.A Pulse In the Celestial Sphere Part 2 – A Stream of Higher Consciousness
3.A Pulse In the Celestial Sphere Part 3 – A Birth In the Aether
4.The Day of Wrath
5.The Grieving
6.Rainlight Ascension
7.The Impressionist
8.Prodigy
9.Drift
10.In Remebrance
11.The Earth Song
12.Colors Hidden Within The Gray
13.What We Have Become
14.Another Day

Line-up
Composition, arrangements, lyrics, piano: Ted Tringo
Lead / backing vocals, vocal / lyric arrangements: Brona McVittie
Lead / backing vocals, vocal / lyric arrangements: Dawn Desiree Smith
Lead / backing vocals, vocal / lyric arrangements: Nathan Nasby
Lead / backing vocals, vocal / lyric arrangements: Beraud
Lead / backing vocals, vocal arrangements: Jennifer Judd
Lead Violin and string arrangements: Brian Schmidt
Lead Violin and string arrangements: Julian Spiro
Viola: Kelly Ralston
Cello: Luke Payne
Cello: Molly Leigh Jones
Flute, Clarinet: Terran Olson
Clarinet: MaryBeth Kern
French Horn: John Clark
Trumpet: Chad Bell
Trombone: Victor Fuenmayor
Harp: Tom Moth
Snare drums: George Ball
Timpani: Germàn Domador
Kamancheh on “A Pulse in the Celestial Sphere”: Amir Mofrat
Trombone on “The Grieving” and “The Day of Wrath”: Petar Milanovic
Cello on “Colors Hidden Within the Gray”, “The Grieving”, and “Another Day”: Chris Abeel
Cello on “In Remembrance”..: Christine Hardigan
Spiccato Cello on “Rainlight ascension”: Charlot Rivero
Spiccato Cello on “Colors Hidden Within The Gray”: Isobel Alsup
Classical Guitar on “The Impressionist”: Oleg Maximov
Bansuri on Drift: Josh Plotner
Spiccato cello on “In Remembrance”: Carolina Teruel
Medieval bagpipes on “In Remembrance”: Simon Blum
Medieval bagpipes on “In Remembrance”: Steeven Didier
Medieval bass drum on “In Remembrance”: Charlotte Reckinger
Floor toms on “In Remembrance”: Benjamin Wanschoor
Snare drum on “In Remembrance”: Mattias Borgh
Bagpipes, toms and bass drums on “In Remembrance” engineered by Manon Deltombe

AUTUMN TEARS – Facebook

Imprecation – Damnatio Ad Bestias

Un death metal oscuro e abissale, un pozzo senza fondo dove anime dannate in caduta libera trovano il loro tragico destino, mentre riff macabri si alternano a più veloci sfuriate estreme in un clima catacombale.

I texani Imprecation sono un gruppo storico della scena death metal statunitense, essendo stati fondati nel 1991 dal batterista Ruben Elizondo e dal chitarrista Phil Westmoreland.

I primi anni novanta videro la band licenziare un paio di demo ed un ep per poi fermarsi per quasi dieci anni e tornare con uno split album nel 2003.
Sette anni dopo, Sigil Of Lucifer segnò l’ennesimo ritorno, un ep di rodaggio prima della pubblicazione dell’esordio sulla lunga distanza e l’approdo ad un minimo di costanza che portarono il gruppo di Huston a pubblicare l’anno dopo un secondo split album e a distanza di cinque anni Damnatio Ad Bestias, nuovo album ed ennesimo esempio di death metal old school viscido ed imputridito dal lungo giacere in una bara brulicante di vermi e serpi velenosissime.
Il sound poggia le basi nel metal estremo dei primissimi anni novanta, valorizzato a tratti da melodie chitarristiche che affrontano il muro sono di scuola Morbid Angel/Macabre degli Imprecation: un death metal oscuro e abissale, un pozzo senza fondo dove anime dannate in caduta libera trovano il loro tragico destino, mentre riff macabri si alternano a più veloci sfuriate estreme in un clima che tradisce l’origine della band texana.
L’opener Temple Of The Foul Spirit, la notevole Beasts Of Infernal Void e la title track i brani migliori di un lavoro tradizionale e quindi ad uso e consumo degli amanti del death metal old school più catacombale.

Tracklist
1. Temple of the Foul Spirit
2. Morbid Crucifixion
3. Baptized in Satan’s Blood
4. Beasts of the Infernal Void
5. Damnatio Ad Bestias
6. Dagger, Thurible, Altar of Death
7. The Shepherd and the Flock
8. Ageless Ones of None

Line-up
Ruben Elizondo – Drums
Dave Herrera – Vocals
Milton Luna – Bass, Guitars
Jeff Tandy – bass
Dustin James – Guitars
Earl Long – Guitars

IMPREVATION – Facebook

MARIANAS REST

Il video di ‘Unsinkable’, dall’album ‘Ruins’ (Inverse Records).

Il video di ‘Unsinkable’, dall’album ‘Ruins’ (Inverse Records).

Finnish melancholic death metal band Marianas Rest released a third single ‘Unsinkable’ from their upcoming second album ‘Ruins’ due to be released in April 26th 2019 by Inverse Records.

Vocalist Jaakko Mäntymaa comments the single:
“Unsinkable is the easiest and lightest track on the album. The coffin of memories is opened up and of course nothing beautiful is found there.”

Timo Virkkala (cello) and Insomnium’s Niilo Sevänen (reciting Lord Byrons poem) make a significant contribution to the overall hopeless mood of the album. And still, if you really try, maybe you can catch a glimpse of hope, ever escaping sight.

Teemu Aalto (Insomnium, Omnium Gatherum) is the man behind recording, mixing and producing Ruins. The album tells a story of how a mind slowly crumbles: about introversion, putting up mental walls and eventually disappearing inside your own head.

PRE-SAVE Ruins album on Spotify: https://bit.ly/2U0OgCg

Track list:
1. Kairos
2. The Spiral
3. Hole in Nothing
4. The Defiant
5. Unsinkable
6. Shadows
7. Restitution
8. Omega

Line-up:
Harri Sunila – Guitars
Nico Mänttäri – Guitars
Jaakko Mäntymaa – Vocals
Nico Heininen – Drums
Niko Lindman – Bass
Aapo Koivisto – Keyboards

Links:
https://www.facebook.com/marianasrestofficial/
https://www.marianasrest.com/
https://www.youtube.com/marianasrest/
https://www.instagram.com/marianasrestofficial/
https://www.twitter.com/MarianasRest/
https://spoti.fi/2HTM2io

Nibiru – Salbrox

Come e più dei lavori precedenti ci sono dei momenti di totalità (in italiano non esiste una parola adatta a descriverli), in cui la saturazione musicale è al massimo ed è così raffinata che si raggiunge qualcosa simile ad uno stato di coscienza alterato.

Torna il trio torinese Nibiru, fresco di contratto con l’etichetta inglese Ritual Productions.

I Nibiru non fanno musica nel senso tradizionale del termine, le loro produzioni sono rituali, tutte sono diverse una dall’altra, tutte possiedono un significato differente, come le loro esibizioni dal vivo. Se dobbiamo trovare dei riferimenti musicali, questi si possono rinvenire nello sludge estremo, nella psichedelia totale e in lunghe jams che sono fluidi più che canzoni. La loro carriera è una continua evoluzione, un guardare fissamente l’abisso, producendo lavori estremamente soggettivi, dove ognuno potrà dialogare con i propri angeli o demoni e con la sua vera natura che viene continuamente celata. Salbrox in linguaggio enochiano significa zolfo, e tutto il disco è incentrato sul processo alchemico del solve et coagula, dove l’alchimia è un mezzo ed una raffigurazione del processo che dobbiamo intraprendere noi stessi nell’abbandonare il nostro io per diventare qualcosa d’altro, in un continuo processo di nascita, morte, rigenerazione e rinascita. La musica di Salbrox si spinge ancora oltre i già estremi dischi precedenti, bisogna però considerare una per una le loro opere. In questo lavoro la produzione è ottima, il tutto è stato registrato in presa diretta al Music Lab Studio da Emiliano Pilloni, che riesce sempre a plasmare molto bene questa materia, e poi masterizzato da Brad Boatright all’Audiosiege. I Nibiru sono un gruppo antimoderno, perché la loro musica è rituale e tribale e ci riporta in un passato dove vive ancora la maggior parte delle nostre credenze più profonde, dove risiede il nostro vero significato. Questa non è arte per intrattenere ma è un’invocazione per spezzare le nostre catene, soprattutto mentali, e riprenderci la nostra capacità di mutare, divenendo consapevoli d’essere una continua rigenerazione e che questa vita è solo un passaggio, brutto o bello che sia. Salbrox conferma e fa ulteriormente avanzare un discorso musicale che non ha eguali in tutto il mondo. In particolare questo disco, sia con la musica che con i testi, punta l’attenzione sulla disarmonia e sul bilanciamento fra i vari piani dimensionali. Come e più dei lavori precedenti ci sono dei momenti di totalità ( in italiano non esiste una parola adatta a descriverli), in cui la saturazione musicale è al massimo ed è così raffinata che si raggiunge qualcosa simile ad uno stato di coscienza alterato. I testi in enochiano ed in italiano sono poi un’autentica meraviglia: moltissimi si atteggiano, i Nibiru no, e dovete sentire ciò che dicono: una delle loro svolte migliori è stato appunto affiancare l’italiano all’enochiano, per produrre un effetto unico nel sentire Ardath e la sua possessione nella nostra lingua. Dalla fluviale EHNB, vero e proprio manifesto di ciò che sono i Nibiru, e forse il loro migliore rituale fino ad ora, all’ultima RZIORN, è un qualcosa che come al solito segna, e questo Salbrox è davvero da studiare e da capire, come fosse un testo da esaminare. Forma musicale e spirituale unica, i Nibiru non sono per tutti né lo vogliono essere, e questo è un altro capolavoro. Ma è davvero difficile e abbastanza inutile parlare di questo disco, perché è un cammino da fare e alla fine dell’ascolto potreste non esserci più: l’unica cosa da dire, usando delle parole di Ardath, è che siamo soli, orrendamente soli, ma siamo anche luce. Tutto è complesso, difficile, distorto e forse chiaro, tutto sembra e non è al contempo. Nibiru.

Tracklist
SALBROX LP TRACK-LISTING
1. ENHB
2. EXARP
3. HCOMA
4. NANTA
5. BITOM

SALBROX CD & DL TRACK-LISTING
1. ENHB
2. EXARP
3. HCOMA
4. NANTA
5. ABALPT
6. BITOM
7. RZIONR

Line-up
Ardat – Guitars, Percussions and Vocals
Ri – Bass, Drones and Synthesizers
L.C. Chertan – Drums

NIBIRU – Facebook

Uncledog – Passion Obsession

Gli Uncledog ripartono per un excursus musicale sul rock alternativo che ha caratterizzato gli ultimi venticinque anni di musica, tramite dieci brani, assolutamente perfetti, convincenti, zeppi di melodie e urla elettriche che tornano a far parlare di grunge rock, senza per forza trasformarsi in copie sbiadite di più famose e riconoscibili canzoni provenienti dall’altra parte dell’oceano.

Tornano i grunge rockers padovani Uncledog con il secondo lavoro sulla lunga distanza, successore di Russian Roulette licenziato nel 2014.

Prodotto da Pietro Foresti e sul mercato sempre tramite la Vrec, Passion Obsession è un concept sulle passioni, come ben evidenziato dal cuore in copertina, strapazzato da chi appunto vive di emozioni in una vita sempre più piatta e materiale.
Da qui il gruppo riparte per un excursus musicale sul rock alternativo che ha caratterizzato gli ultimi venticinque anni di musica, tramite dieci brani, assolutamente perfetti, convincenti, zeppi di melodie e urla elettriche che tornano a far parlare di grunge rock, senza per forza trasformarsi in copie sbiadite di più famose e riconoscibili canzoni provenienti dall’altra parte dell’oceano.
Gli Uncledog invero le loro personali influenze le manipolano facendo proprie quelle caratteristiche che permettono a Passion Obsession di tenerci ben salde le cuffie alle orecchie, componendo una tracklist che non trova ostacoli, per cui sembra proprio che il cuore in copertina cominci a battere sotto i nostri occhi, mentre O.E.K.E., i ritmi di matrice Funky/reggae del singolo Four Leaf Clover, Wow (brano bellissimo, ed apice del disco) e il crescendo di tensione che si respira in Anything Else ci accompagnano in questo sunto sul rock alternativo firmato dal gruppo padovano.

Tracklist
1.O.E.K.E.
2.Let Me Dive
3.Four Leaf Clover
4.First Time
5.Wow
6.Take a Look
7.Anything Else
8.Blush
9.Thoughtful
10.Her

Line-up
Nico – Lead and Backing Vocals, Guitar
Karma – Lead Guitar, Backing Vocals
Fiore – Keyboards, Backing Vocals
Lele – Bass, Backing Vocals
Silvio – Drums & Percussions

UNCLEDOG – Facebook

Urza – The Omnipresence Of Loss

The Omnipresence Of Loss si rivela un lavoro senz’altro riuscito anche se, per le sue caratteristiche, la durata che supera di poco l’ora ne rende piuttosto impegnativo l’ascolto.

Di norma accogliamo sempre con grande soddisfazione l’apparizione di nuove band dedite al funeral death doom, tanto più poi se al primo full length l’etichetta che ne cura l’uscita è una garanzia come la Solitude.

I tedeschi Urza, come prevedibile, non deludono e si rendono protagonisti di un lavoro decisamente degno della fiducia a loro accordata dalla label russa.
La band berlinese, in effetti, sarebbe attiva già da alcuni anni ma come sempre la gestazione nel doom non è mai breve per definizione, per cui dopo il singolo Path Of Tombs, pubblicato lo scorso anno, arriva ora l’esordio su lunga distanza The Omnipresence Of Loss che, già nell’ultima parola del titolo, porta con sé qualche indicazione utile a inquadrare il sound visto che l’omonima band statunitense è senz’altro uno dei vari punti di riferimento per gli Urza.
Il sound offerto è aspro, dalle poche divagazioni melodiche ma comunque non troppo monolitico né rallentato, offrendo nei limiti delle coordinate del genere una certa varietà ritmica con il ricorso a qualche corrosiva accelerazione così come a più liquidi e rarefatti passaggi.
La già citata Path Of Tombs è decisamente la traccia guida dell’album grazie alla presenza di una linea melodica più definita rispetto al tetragono andamento degli altri quattro brani. D’altronde il background di gran parte degli esperti musicisti coinvolti nel progetto è soprattutto di matrice death (anche se il chitarrista Oliver Schreyer ha fatto parte della line up degli Ophis in occasione del full length d’esordio Stream Of Misery) e questo spiega in parte come il funeral degli Urza appaia più robusto e meno dolente rispetto a quanto siamo abituati ad ascoltare. The Omnipresence Of Loss si rivela un lavoro senz’altro riuscito anche se, per le sue caratteristiche, la durata che supera di poco l’ora ne rende piuttosto impegnativo l’ascolto.

Tracklist:
1 Lost In Decline
2 A History Of Ghosts
3 Path Of Tombs
4 From The Vaults To Extermination
5 Demystifying The Blackness

Line-up:
Marc Leclerc – Bass
Hannes – Drums
Oliver Schreyer – Guitar
Marcus – Guitars
Thomas – Vocals

URZA – Facebook

Final Coil – The World We Left Behind For Others

Tool, Leprous e Pink Floyd, in salsa alternative, questo è The World We Left Behind For Others, circa sessanta minuti di emozioni che si tingono di atmosfere introspettive come nella migliore tradizione del rock nato a Seattle, che la band inglese fa sua nelle note di questa notevole raccolta di brani.

Che i britannici Final Coil avessero dimostrato di possedere delle potenzialità ancora inespresse era scontato dopo l’ascolto del precedente e primo lavoro sulla lunga distanza intitolato Persistence of Memory, ma forse non avremmo mai pensato di ritrovarci con un album di tale portata già da questa successiva opera, licenziata sempre da Wormholedeath ed intitolata The World We Left Behind For Others.

Quello che di fatto è rimasto un trio con Phil Stiles alla voce e chitarra, Richard Awdry alla chitarra solista e Jola Stiles al basso, ci consegna un monumentale lavoro che si nutre come il precedente di progressive e di rock alternativo, post rock e metal, amplificando la parte emozionale in maniera esponenziale.
Quello che al primo impatto poteva sembrare l’ennesima band ispirata dai Tool è riuscita ad andare oltre, guardandosi in giro ed accodandosi al filone progressivo di matrice Leprous che con le suddette influenze aprono una via progressiva personale ed assolutamente vincente.
Anche in The World We Left Behind For Others si vive di atmosfere crepuscolari come nel precedente lavoro, ma se Persistence of Memory mostrava qualche dettaglio da limare all’interni di un debutto comunque ottimo, il nuovo album regala attimi di musica rock da manuale, almeno nel campo del post rock progressivo, personalizzato e valorizzato da un non comune talento nel saper manipolare materia ed influenze.
Tool, Leprous e Pink Floyd, in salsa alternative, questo è The World We Left Behind For Others, circa sessanta minuti di emozioni che si tingono di atmosfere introspettive come nella migliore tradizione del rock nato a Seattle, che la band inglese fa sua nelle note di questa notevole raccolta di brani che ha nella conclusiva title track il suo apice.
Album di un’altra categoria, The World We Left Behind For Others risulta un’altra scommessa vinta dai Final Coil e dalla Wormholedeath.

Tracklist
1. Ash’s
2.The Last Battle
3 .Scattered Dust
4.Take Me For A Walk
5.Empty Handed
6.Keeping Going
7.Convicted Of The Right
8.Ashes
9.One More Drink…
10…And I’ll Leave
11.One More Trip
12.The World We Left Behind For Others

Line-up
Phil Stiles – Lead Vocals / Rhythm Guitars
Richard Awdry – Lead Guitars / Backing Vocals
Jola Stiles – Bass / Design

FINAL COIL – Facebook

FREDDY DELIRIO AND THE PHANTOMS

Il lyric video di “Frozen Planets”, dall’album “The Cross” (Black Widow).

Il lyric video di “Frozen Planets”, dall’album “The Cross” (Black Widow).

FREDDY DELIRIO, il mitico tastierista dei DEATH SS, assieme a Black Widow Records, hanno presentato il nuovo progetto chiamato FREDDY DELIRIO AND THE PHANTOMS. L’esordio “The Cross” è uscito il 12 aprile 2019 su vinile e CD.

Il gruppo possiede un sound esplosivo e una presenza scenica dai contenuti tra il fantasy e l’horror dove il brillante ed incontenibile talento di Freddy, in veste di cantante e polistrumentista, viene fuori in tutta la sua forza creativa e tecnica.

L’album contiene una serie di brani di livello altissimo con melodie indimenticabili che si stampano subito nel cervello, ma non mancano momenti più ricercati ed assolutamente da ascoltare con attenzione, come se si fosse davanti ad una pellicola dalle immagini gotiche con atmosfere da brivido.

Concettualmente i testi descrivono fantasmi in una dimensione ancestrale senza tempo, anime che non muoiono mai e che attraversano il cammino in questa dimensione, dove ognuno porta la propria croce karmica, vivendo l’esperienza di questo pianeta. Questo è il senso filosofico della band, partendo da Freddy che, noto per impersonare il fantasma dell’opera dei DEATH SS, lo troviamo in questo caso in una veste molto più surreale.

Nelle liriche si parla di esperienze varie di vita vissuta in comunicazione con una dimensione non sempre tattile e umana, partendo dall’amore ancestrale per arrivare ai gironi infernali contrapposti al mondo dell’Iperuranio. Tra i temi trattati si parla anche dei resti di precedenti civiltà laddove si devono recuperare i nobili principi, con atmosfere surreali e sovente sinistre che sfociano in sospensioni musicali di un’altra dimensione.

Musica rock, prog, ma anche cosmica, dove le esperienze in questa vita/pianeta/dimensione vengono viste come un passaggio, in quanto tali anime sono immortali.

I fan di OPETH, DREAM THEATER, PINK FLOYD, GHOST ed ovviamente DEATH SS ne andranno pazzi.

Il disco ha anche una LIMITED EDITION in vinile colorato con poster ed adesivo.

Tracklist:

THE CROSS CD
1. Frozen Planets
2. Guardian Angel
3. Inside The Castle
4. The Circles
5. In The Fog
6. The New Order
7. Afterlife
8. In The Forest
9. Liquid Neon
10. Cold Areas
11. The Ancient Monastery

THE CROSS LP
SIDE 1
1. Frozen Planets
2. Guardian Angel
3. Inside The Castle
4. The Circles
5. In The Fog
6. Afterlife
SIDE 2
7. The New Order
8. In The Forest
9. Liquid Neon
10. Cold Areas
11. The Ancient Monastery

FREDDY DELIRIO AND THE PHANTOMS live:

18 Maggio 2019 Torino @ Sbam Fest
25 Maggio 2019 Cassano d’Adda (MI) @ The One Club

Info:
https://www.facebook.com/freddydelirio/

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