Aorlhac – L’Esprit des Vents

Di questo lavoro va apprezzato soprattutto il risultato d’insieme, perché i brani si concatenano tra loro proprio per la continuità stilistica e per un’intensità che non si placa, travolgendo l’appassionato di turno per il suo impatto ritmico e melodico.
Therion – Beloved Antichrist

Tirando le somme dell’operazione, appare evidente come Christofer Johnsson fosse uno dei pochi in possesso della caratura artistica e della credibilità necessarie per cimentarsi in un impresa di questa dimensioni: ciò che resta, però, è la sensazione d’essere al cospetto di una profusione di energie che ha prodotto un risultato di livello rispettabile, ma inferiore a quelle che potevano esser le ragionevoli aspettative.
Enoid – Livssyklus & Dodssyklus

Trattandosi di una rivisitazione di quanto fatto da Ormenos circa un decennio fa, il tutto deve essere visto come l’occasione per fare la conoscenza di una realtà musicale interessante e degna della massima stima, per la coerenza e la passione che il musicista elvetico immette nella sua riproposizione piuttosto fedele della tradizione del genere.
Eternal Helcaraxe – In Times of Desperation

In Times of Times of Desperation è il classico lavoro che cresce con gli ascolti, consentendo di scoprire ogni volta qualche nuova interessante sfumatura, all’interno comunque di un sound robusto ma nel contempo mai eccessivamente spinto all’estremo.
Deathcult – Cult Of The Goat

Cult Of The Goat è senz’altro un album ricco di sostanza e in grado di soddisfare chi disconosce gran parte di quanto offerto in ambito black metal nel nuovo secolo, prediligendo l’impatto di sonorità a loro modo datate ma sempre in grado di fare molto male
Blight – The Teachings + Death Reborn

Il black metal nell’interpretazione dei Blight è aspro, asciutto, dai ritmi ben scanditi con qualche venatura trash ed un’aura oscura che aleggia in maniera piuttosto insistente sul tutto.
Ende – The Rebirth Of I

La riedizione di The Rebirth Of I può risultare un ideale trampolino di lancio per il prossimo full length degli Ende, intitolato Goétie Funeste, la cui uscita è prevista per il prossimo mese di marzo.
Funeral Winds – Sinister Creed

I Funeral Winds pubblicano su Avantgarde Music un assalto sonoro di alto livello, dove non si scende mai di intensità ma anzi si arriva a toccare punte davvero notevoli, grazie anche ad un produzione che rende intelligibile la composizione dei pezzi e la loro resa sonora.
Nordheim – Rapthor

I Nordheim usano con ottimi risultati l’ironia come un’arma che riesce a cambiare sempre gli equilibri e sono la dimostrazione che facendo un metal senza compromessi si possa essere molto divertenti.
Taiga – Cosmos

Da questa interpretazione del genere ciò che si richiede ai musicisti è la capacità di trasformare il senso di disperazione e tragedia incombente in sonorità intense ed in grado di scuotere ed emozionare: l’operazione ai Taiga riesce alla perfezione, dando alle stampe uno dei migliori album ascoltati nel settore negli ultimi anni.
Phendrana – Sanctum: Sic Transit Gloria Mundi

Anuar Salum offre una sua personale interpretazione del black metal avvolgendolo in un involucro progressivo ed atmosferico, optando così per un approccio più melodico che avanguardista.
Ophe – Litteras Ad Tristia Maestrum Solitude

Nonostante quella targata Ophe sia una forma di avanguardismo quanto mai estrema, l’album possiede una sua logica, per quanto a tratti destrutturata, riuscendo così ad attrarre piuttosto che respingere ogni tentativo d’approccio.
Eschatos – Mære

Ascoltare questo ep per chi apprezza il post black/metal è un passo fondamentale, in attesa che giunga auspicabilmente quanto prima un nuovo full length che potrebbe definitivamente far brillare come una supernova il nome degli Eschatos.
Crescent – The Order Of Amenti

Una continua e crescente tensione viene portata al massimo da brani pieni di malvagità, tutti medio lunghi ed elaborati quel tanto che basta per farne otto dimostrazioni di pura malvagità fatta musica.
Sar Isatum – Shurpu

L’album viaggia piuttosto bene, magari senza guizzi indimenticabili ma corrosivo il giusto per tenersi lontano da svenevolezze assortite, mantenendo ben saldo il carico di gelida ferocia che il genere richiede.
Mortis Mutilati – The Stench Of Death

Pur senza possedere un forte impulso innovativo, il nome Mortis Mutilati si fa ricordare per un’interpretazione musicale delle pulsioni più oscure dell’animo umano tutt’altro che inflazionata, con il suo incedere tragico e allo stesso tempo decadente.
Garhelenth – About Pessimistic Elements & Rebirth of Tragedy

I Garhelenth propongono un buon black metal devoto alla scena scandinava, molto cupo, dai ritmi mai eccessivamente sostenuti e con una propensione verso il DSBM che affiora di tanto in tanto nel corso dei brani.
Oracle – Into The Unknown

Secondo album e bersaglio centrato per gli Oracle, anche perché non si accontentano di tributare il death, ma lo valorizzano con ripartenze al limite del black e mid tempo dal piglio moderno e più in linea con la tradizione statunitense.
Ayat – Carry On, Carrion!

Dieci pallottole che deflagrano in faccia a chiunque abbia il coraggio di avvicinarsi a questo disco, frenetico, viscerale, urgente, incompromissorio.
Abigor – Höllenzwang (Chronicles of Perdition)

Gli Abigor pubblicano un lavoro molto ben composto e musicalmente vario, con canzoni dalla struttura vicina alle composizioni jazz, dove non si sa mai cosa ci sia dopo la prossima nota, ed è quello che piace a chi vuole che la musica sia scoperta e non assuefazione.