Urza – The Omnipresence Of Loss
The Omnipresence Of Loss si rivela un lavoro senz’altro riuscito anche se, per le sue caratteristiche, la durata che supera di poco l’ora ne rende piuttosto impegnativo l’ascolto.
Red Moon Architect – Kuura
I Red Moon Architect assorbono e rielaborano il meglio della più importante scena funeral del pianeta, quella finnica, e regalano con Kuura un capolavoro destinato a segnare il genere per molto tempo. Da ascoltare più e più volte finché la brina non si scioglierà mescolandosi alle lacrime.
Ataraxie – Résignés
Il funeral death doom qui perde qualsiasi recondita connotazione consolatoria, per lasciare spazio ad un rabbioso disgusto che non rifugge del tutto aperture melodiche volte ad evocare solo disperazione piuttosto che un autoindulgente malinconia.
Illimitable Dolor – Leaden Light
Il death doom atmosferico degli Illimitable Dolor trova qui la sua ideale sublimazione, grazie ad un songwriting che in ogni suo frammento è finalizzato ad evocare emozioni struggenti, anteponendo l’aspetto melodico a qualsiasi altra sfumatura stilistica.
Il Vuoto – Vastness
Vastness è un lavoro che, per essere apprezzato al meglio, necessità d’essere ascoltato più volte, possibilmente come se fosse un corpo unico senza saltare da un brano all’altro: solo così si potrà godere pienamente della bellezza di quest’opera destinata a divenire un termine di paragone per il genere negli anni a venire, almeno a livello nazionale.
Maestus – Deliquesce
Un atmosferico funeral doom è quanto ci offrono gli statunitensi Maestus: imponenti squarci strumentali evocativi,intrisi di romantica oscurità.
Abyssic – High The Memory
Quasi un’ora e venti di musica può sembrare un’enormità, ma non lo è affatto quando viene esibita in maniera così fluida e l’audience possiede il giusto approccio al genere: ciò che meraviglia è appunto il fatto che in un lavoro di tali dimensioni non vi siano cali di tensione, specialmente nei due brani più lunghi che superano entrambi i venti minuti di durata.
Dictator – Dysangelist
Dysangelist, album uscito nel 2008 e riedito oggi dalla Aestethic Death, è una dimostrazione di di musica minimale e a tratti inaccessibile nel suo intento di scarificare lentamente la coscienza dell’ascoltatore.
Quercus – Verferum
Questo quarto full length dei Quercus conferma quanto di buono già offerto in passato dal gruppo ceco, rafforzandone lo status di band di valore collocabile alle spalle dei mostri sacri del funeral.
Comatose Vigil A.K. – Evangelium Nihil
Evangelium Nihil è esattamente ciò che speravamo ci venisse nuovamente regalato prima o poi dai Comatose Vigil, indipendentemente dalla loro configurazione: questo è il funeral doom, strumento d’elezione per il raggiungimento della catarsi attraverso l’evocazione quasi fisica di un dolore che sembra impossibile poter circoscrivere.
Who Dies in Siberian Slush – Intimate Death Experience
Convincente ritorno, a sei anni dall’ultimo full length, di una delle più influenti band della scena doom moscovita, gli Who Dies in Siberian Slush di Evander Sinque.
Rigor Sardonicous – Ridenti Mortuus
Il funeral, nell’interpretazione del duo di Long Island, è quanto mai essenziale e minimale ed è rivolto perciò a chi apprezza il genere nella sua versione più ottundente e meno atmosferica.
Skepticism – Stormcrowfleet
Una simile pietra miliare deve essere venerata come le compete da chi l’ha conosciuta in passato, mentre chi volesse approcciarsi con il genere potrebbe cominciare proprio da questo, che è il punto più vicino a quello da cui tutto è iniziato.
Fordomth – I.N.D.N.S.L.E. – In Nomine Dei Nostri Satanas Luciferi Excelsi
I Fordomth portano un contributo importante al genere con un disco di notevole spessore, all’interno del quale la materia doom viene trattata in maniera oculata, senza eccessi né in senso melodico né sperimentale.
Evoken – Hypnagogia
Monumentale e struggente opera di funeral doom per la band americana che non smette di stupire per l’ispirazione, la competenza e la sincerità.
Funeral Tears – The Only Way Out
L’appuntamento con il nuovo lavoro targato Funeral Tears si rivela come di consueto gradito, in virtù dell’operato di un musicista che regala agli appassionati di funeral melodico esattamente ciò che avrebbero voluto ascoltare.
Riven – Hail To The King
Trattandosi della prima uscita con il marchio Riven, Hail To The King strappa una comoda sufficienza, non solo di stima ma anche per le valide intuizioni, sicuramente da sviluppare in futuro, disseminate nei primi due brani.
Ivan – Memory
Memory è un lavoro che gli appassionati dovrebbero sicuramente provare ad ascoltare perché molti potrebbero restarne folgorati, a differenza di altri che saranno spinti ad archiviarlo dopo uno o due passaggi.
Ennui – End of the Circle
La scena funeral doom dell’est europeo ha una capacità incredibile di creare opere d’arte di alto livello;il quarto disco degli Ennui ci trasporta in territori disperati, rassegnati e onirici.
Sektarism – Fils de Dieu
L’unica maniera per ascoltare la musica dei Sektarism senza essere respinti con perdite è quella di cogliere, innanzitutto, il senso della loro proposta dal punto di vista concettuale: compreso questo, ovvero il fatto che la band transalpina mette in scena un sorta di autoflagellazione musicale, allora si può tentare di aprire questo terrificante libro e sfogliarne la pagine.