ONE SHALL STAND – Taking your try to fail me into your grave

Un disco da scoprire, contiene molte sorprese e soprattutto tanta ma proprio tanta futta hardcore, e conferma la famiglia Cbc come una delle migliori fonti di hardcore nostrano.

Da membri di Face Your Enemy e Da4th ecco un bel disco hardcore che picchia tantissimo.

Il suono dei One Shall Stand è un misto di vecchia e nuova scuola, per intenderci sarebbe potuto uscire per la belga Goodlife perché il suono è quello. Hardcore old e new, un pò di beatdown hardcore fatto benissimo, e soprattutto tanta intensità e bravura nel fare l’hardcore senza scimmiottare altri gruppi, ma tracciando una propria via. Questo disco ha un gran bel tiro, come quelle opere metà anni novanta inizio duemila, dove l’hardcore e il metal si fondevano felicemente assieme. Qui il livello è molto più alto della media di quegli anni, perché i musicisti sono bravi e sanno fare bene l’hardcore, e anche perché gli One Shall Stand hanno molte idee e le sviluppano bene. Ciò che colpisce più del disco è la grande intensità, si viene colpiti da questo fiume in piena. La prima parte del disco è più picchiata e veloce, mentre la seconda forse ancora più affascinante, arriva persino sui confino dello screamo, il tutto fatto davvero bene. Un disco da scoprire, contiene molte sorprese e soprattutto tanta ma proprio tanta futta hardcore, e conferma la famiglia Cbc come una delle migliori fonti di hardcore nostrano.

TRACKLIST
1.Intro
2.BLK
3.TWR
4.A Place Inside My Head
5.Speak
6.Never Forget/Never Remember
7.We’re Desolated
8.Lifeless
9.Forever Standing (Live)

ONE SHALL STAND – Facebook

Exploding Head Syndrome – World Crashes Down

Un album consigliato ai fans dell’hardcore/punk ma che non mancherà di ringalluzzire anche gli amanti del rock più ribelle, irriverente e sguaiato.

La sindrome della testa che esplode è un disturbo del sonno il cui sintomo principale è la percezione di forti rumori immaginari o una sensazione esplosiva prima di addormentarsi o al risveglio.

E di esplosioni nella testa ne diverrete succubi dopo l’ascolto del nuovo album del quintetto di Oslo, attivo dal 2010 con un full length targato 2013 alle spalle, un ep, ed ora in sella alla fiera hardcore/punk World Crashes Down, nuovo album sotto l’ala della WormHoleDeath.
Niente di più che un adrenalinico album di genere si rivela questa mezzora abbondante di musica firmata dal gruppo norvegese, animaoa da uno spirito rock ‘n’ roll che ne fa scaturire un risultato appunto esplosivo, prodotto egregiamente ed in grado di darci saltare dalla poltrona ad ogni nota.
Non si fermano neanche un attimo i ragazzi scandinavi a suon di devastante punk ‘n roll, dalle potenti ritmiche che dall’hardcore prendono forza: l’interpretazione del genere rimane forse ancorato ai propri cliché, ma gli Exploding Head Syndrome sanno trattare la materia e le dieci canzoni proposte ci travolgono con la loro selvaggia attitudine, ben rappresentate da suoni cristallini, da un groove che ormai nel rock non manca mai e da una voce che urla ribellione punk.
Il sound richiama la scena statunitense, ma nello spartito del gruppo non manca quell’approccio tutto scandinavo al rock’n’roll che è il quid in più di brani come la title track, Invincible e la conclusiva End Game.
Un album consigliato ai fans dell’hardcore/punk ma che non mancherà di ringalluzzire anche gli amanti del rock più ribelle, irriverente e sguaiato.

TRACKLIST
1. Wasting Away
2. World Crashes Down
3. Walk Alone
4. The Fine Line Between Hardcore and Hipster
5. Of Sanity and Dignity
6. Happy
7. Invincible
8. Fun and Regrets
9. Left Alone
10. Moving On
11. End Game

LINE-UP
Eirik
Lars
Håvard
Remi
Morten

EXPLODING HEAD SYNDROME – Facebook

Cavernicular – Cavernicular Ep

La scena del capoluogo siciliano non si ferma mai e non contenta della fenomenale musica a cui ci hanno abituati, questi talenti musicali ci regalano un’altra entità, che suona come un’orda di zombie punk infatuati per il grindcore.

Immaginatevi un’apocalisse zombie in una delle nostre due isole maggiori, La Sicilia.

Il virus che riporta in vita i cadaveri viene svegliato da un’operaio al lavoro nelle catacombe dei cappuccini a Palermo, un cimitero sotterraneo famoso in tutto il mondo dove riposano centinaia di cadaveri.
I primi corpi ad essere risvegliati e che porteranno il contagio anche in superficie, vengono in contatto uditivo con quello che scatenerà la loro insaziabile fame di carne umana, il primo ep degli hardcore/grindsters Cavernicular.
La scena del capoluogo siciliano non si ferma mai e non contenta della fenomenale musica a cui ci hanno abituati, questi talenti musicali ci regalano un’altra entità, che suona come un’orda di zombie punk infatuati per il grindcore.
Sandro Di Girolamo e Giorgio Trombino dei mai troppo osannati Elevators To The Grateful Sky e di altre creature musicali dall’enorme qualità che negli ultimi anni hanno valorizzato la scena palermitana, hanno unito le forze con il batterista Giorgio Piparo (Shock Troopers, Learn e con Trombino nel progetto Funky Smuggler Brothers) e Totò, singer dei power hardcore ANF, dando vita a questo ep di quattordici minuti di caos primordiale, violento, scarno e purulento come le piaghe che si aprono ad ogni passo dei non morti.
Un morso letale di musica estrema, famelica e senza compromessi, pura violenza iconoclasta che si abbatte furiosa ed aggressiva, uno tsunami apocalittico che non lascerà indifferenti gli amanti dei generi sopracitati.
Chiaramente i musicisti sono di gran livello, così che la sezione ritmica che impazza a velocità della luce, per poi rallentare di colpo come il passo strascicato e dondolante di uno zombie, con l’uso della doppia voce (il growl di Di Girolamo e lo scream di Totò) non lasciano scampo e Cavernicular diventa un altro ottimo esempio della stoffa e creatività di questi splendidi musicisti nostrani.
Un esperimento o qualcosa di più?
Chi vivrà (o meglio) sopravviverà vedrà, nel frattempo godetevi questa bomba sonora in arrivo sul continente dalla terra del fuoco siciliana.

TRACKLIST
1.DetoNation-Annihilation Alert (Coupe D’Etat)
2.Wires
3.WreckAge
4.Stare Down-Balls Explode
5.Deprived
6.Intent
7.Vile Manipulation
8.Archaic game
9.Killing Bias
10.Doctrine Junkies
11.Fine day For A Bomb Ride
12.Equality
13.No Way To Start
14.Triggered To React

LINE-UP
Totò – yells
Sandro – grunts
Furious G. – guitar
Piparino – drums

http://www.facebook.com/Cavernicular/?fref=ts

Calligram – Demimonde

In questi venti minuti scarsi i Calligram ci vanno giù duro con una rabbia degna dei tempi che viviamo.

I Calligram vengono presentati come una band inglese dedita al black metal, ma entrambe le notizie sono parzialmente inesatte: infatti, il gruppo ha la propria base a Londra ma è, di fatto, composta da musicisti provenienti da diversi paesi, tra i quali il nostro, e il genere suonato in realtà può essere inserito nel filone black ma con molta approssimazione, visto che è percepibile una robusta componente hardcore punk.

Tutto questo rende molto meno prevedibile il contenuto dell’ep d’esordio dei Calligram, intitolato Demimonde: non che si reinventi la ruota, e nemmeno si richiede di farlo, però in questi venti minuti scarsi i cinque londinesi d’importazione ci vanno giù duro con una rabbia degna dei tempi che viviamo, con chitarre e la base ritmica a creare un bel muro sonoro trovando quale ideale mezzo per esprimerla, oltre ad un sound potente, lo screaming efferato di Matteo Rizzardo che ci espone quella che non è certamente una visione della realtà circostante tutta rose e fiori.
Ne è riprova l’ultimo brano intitolato, non a caso, Bataclan, dove un incipit di matrice doom lascia spazio ad una foga distruttrice e distorta la cui essenza racchiude il malessere e lo sconcerto rispetto a quanto accaduto a Parigi giusto un anno fa.
I Calligram appaiono una realtà dalle notevoli prospettive, anche se questo loro collocarsi in una sorta di terra di mezzo tra black e hardcore può rivelarsi un’arma a doppio taglio: in tal caso c’è solo da augurarsi che gli estimatori dei rispettivi generi decidano di convergere verso il comune obiettivo di ascoltare musica disturbante, cruda e diretta, al di là di ogni possibile catalogazione.

Tracklist:
1. Red Rope
2. Bed of Nails
3. Drowned
4. Black Velvet
5. Bataclan

Line-up:
Bruno Polotto – Guitar
Tim Desbos – Guitar
Smittens – Bass Guitar
Ardo Cotones – Drums
Matteo Rizzardo – Vocals

CALLIGRAM – Facebook

 

Hierophant – Mass Grave

Mass Grave è la realizzazione delle promesse seminate nelle precedenti uscite, ed è un disco davvero notevole.

A chi ha occhi e soprattutto voglia di vedere la situazione appare in tutta la sua chiara gravità: siamo fottuti, e bisogna che qualcuno come gli Hierophant ce lo ricordi.

Il gruppo ravennate è in giro dal 2010 e fa musica violenta, pesante e maledettamente affascinante, musica catartica. Nel loro terzo disco gli Hierophant raggiungono forse la loro maturazione definitiva, anche se si spera che le loro sepolture di massa continuino per molto tempo ancora. Il loro stile è un misto di death metal, hardcore furioso e un’aggressività simile a quella dei compianti The Secret ma più intelligibile e maggiormente metal. Il loro intento è quello di scuotere l’ascoltatore, e di farlo muovere per tutta la durata del disco o del concerto. La bravura degli Hierophant ha già da tempo travalicato i confini patri, ed infatti sono molto apprezzati sia in Europa che nel mondo. Maggiore effetto ed efficacia al massacro è data dalla produzione di Taylor Young, uno che con Nails ed altri gruppi ha già provocato diversi denti rotti in giro per il mondo. Rispetto ai precedenti e già ottimi album degli Hierophant questo forse è il più strutturato, il più violento ed il più death metal, e non c’è davvero un attimo di tregua. Mass Grave è la realizzazione delle promesse seminate nelle precedenti uscite, ed è un disco davvero notevole.
Tenebre, cenere e rumore, è quello che siamo.

TRACKLIST
01. Hymn of Perdition
02. Execution of Mankind
03. Forever Crucified
04. Mass Grave
05. Crematorium
06. In Decay
07. Sentenced to Death
08. The Great Hoax
09. Trauma
10. Eternal Void

LINE-UP
Giacomo – Bass, Vocals
Ben – Drums
Lollo – Guitars, Vocals
Steve – Guitars

HIEROPHANT – Facebook

Rest – Rest

Le premesse sono buone, anche perché è netta la sensazione che i Rest siano intenzionati a proporre anche in futuro molto di più rispetto a un ordinario black hardcore sparato alla massima velocità.

I Rest sono un nuovo interessante progetto immaginato da Alessandro Coos (Ashes of Nowhere) e realizzato con l’ausilio di Mattia Revelant (batteria), Efis Canu (voce) e Marco Zuccolo (basso).

Questo ep autointitolato, pur nella sua brevità, mostra una band capace di trasmettere una potente urgenza espressiva tramite un black hardcore per lo più feroce e diretto, con la sola eccezione della traccia conclusiva V, molto più elaborata e rallentata, che apre un nuovo stimolante filone compositivo da sfruttare magari più avanti.
Per il resto è una furia iconoclasta a pervadere ogni brano, con un approccio diretto ed efficace nella sua organicità, e la timbrica di Canu (vocalist degli Inira) ad accentuarne l’impronta hardcore, anche se già in IV i ritmi si fanno relativamente più controllati, prima di sfociare nella già citata anomalia costituita dalla traccia conclusiva.
Le premesse sono buone, anche perché è netta la sensazione che i Rest siano intenzionati a proporre anche in futuro molto di più rispetto a un ordinario black hardcore sparato alla massima velocità.

Tracklist:
1.I
2.II
3.III
4.IV
5.V

Line-up:
Alessandro Coos – guitar
Mattia Revelant – drums
Efis Canu – vocals
Marco Zuccolo – bass

REST – Facebook


Seputus – Man Does Not Give

Per chi ha voglia di spingersi oltre la brutalità di facciata di certo metal estremo.

Primo album per gli statunitensi Seputus, la cui line-up è composta da tre quarti dei Pyrrhon, band piuttosto quotata e dedita ad un notevole technical death.

Con i Seputus, Stephen Schwegler, Doug Moore ed Erik Malave accentuano ancor più il lato estremo della loro proposta, finendo per offrire una mix frutto della sanguinolenta macinatura di death, grind, black e hardcore: l’esito finale non può che essere una devastante mattanza, che si regge saldamente in piedi grazie alla perizia dei musicisti ed un approccio alla materia che, se si va a guardare oltre alle apparenze, è tutt’altro che scontato.
L’alternanza in stile Brutal Truth di un growl catacombale e di uno screaming acido, morbosi rallentamenti che si avvicendano ad accelerazioni furibonde, il tutto attraversato e disturbato da dissonanze che rendono sicuramente più complessa ma altrettanto interessante la fruizione dei brani, è ciò che viene offerto dai quaranta minuti scarsi di Man Does Not Give, album che non riscrive la storia del metal estremo ma ne offre senza dubbio una visione brutalmente distorta e mai banale.
E’ evidente che tali sfumature sono percepibili e conseguentemente apprezzabili da chi frequenta abitualmente tali territori musicali, perché già per gli adepti del death classico la ricetta dei Seputus potrebbe risultare indigesta. Per quanto mi riguarda, ritengo che l’operato del trio newyorchese sia di assoluto valore e meritevole d’esser tenuto in considerazione da chi ha voglia di spingersi oltre la brutalità di facciata di certo metal estremo.

Tracklist:
1.The Fist That Makes Flesh
2.Downhill Battle
3.Soft Palates Rasp
4.Desperate Reach
5.Top Of The Food Chain
6.Two Great Pale Zeroes
7.Vestigial Tail
8.Attrition Tactics
9.Haruspex Retirement Speech
10.A erfect Gentleman
11.Wetwork Hangover
12.No Mind Will Enshrine Your Name

Line-up:
Stephen Schwegler – Guitars/Drums/Programming
Doug Moore – Lyrics/Vocals
Erik Malave – Bass

SEPUTUS – Facebook

Crowbar – The Serpent Only Lies

Suono potente e che dà dipendenza, i Crowbar sono tornati e la sofferenza continua.

Tranquilli, i Crowbar sono in gran forma. Eravate forse preoccupati di trovare un disco molle? Non mi sembra che i Crowbar abbiano mai sbagliato un disco.

E The Serpent Only Lies è un disco tipico del gruppo di New Orelans, pieno di riffoni pesanti, con la voce di Windstein che ci ricorda della sofferenza che noi chiamiamo vita, e il gruppo che va come uno schiacciasassi. I Crowbar negli anni, nonostante qualche pausa dovuta ai molti progetti paralleli di Kirk, sono sempre stati sinonimo di pesantezza, e alla fine sono rimasti i portatori del vero suono di New Orleans. Questo disco in particolare segna un ritorno agli inizi. Proprio Windstein ha affermato che, per produrre questo disco, è andato a risentire con attenzione i primi dischi del gruppo, ascoltando con attenzione anche quelli di gruppi che lo hanno influenzato all’epoca, come i Trouble, i Melvins, i St. Vitus e i Type O Negative. The Serpent Only Lies è un disco molto potente, prodotto in maniera totalmente adeguata al suono dei Crowbar, ed è notevole. Nel disco il gruppo va al meglio delle proprie possibilità, regalando pezzi potenti ma anche ottimi passaggi più cadenzati, mostrando sicuramente più varietà rispetto alle ultime uscite. Dopo aver girato tanto il suono pesante di New Orleans sta tornando a casa, ritrovando quel tiro che aveva perso. Qui tutto è potente e sofferente, come è giusto che sia in un disco dei Crowbar. La ricerca delle origini gli ha giovato molto, e il tiro dell’album è molto forte, i Crowbar riescono a generare un groove sonoro fatto di sludge, hardcore e stoner che è di loro unica proprietà, e lo fanno davvero bene. Suono potente e che dà dipendenza, i Crowbar sono tornati e la sofferenza continua.

TRACKLIST
01. Falling When Rising
02.Plasmic And Pure
03. I Am The Storm
04. Surviving The Abyss
05. The Serpent Only Lies
06. The Enemy Beside You
07. Embrace The LIght
08. On Holy Ground
09. Song Of The Dunes
10. As I Heal

LINE-UP
Kirk Windstein – Guitar/Vocals
Matt Brunson – Guitar
Tommy Buckley – Drums
Todd Strange- Bass

CROWBAR – Facebook

Abomination – Tragedy Strikes

Tragedy Strikes è la fotografia di un gruppo fondamentale del thrash mondiale nel suo momento migliore, con una prova maiuscola ristampata per la prima volta in 25 anni in vinile dalla Doomentia Records.

Secondo disco per gli Abomination di Chicago, precisazione quanto mai utile, poiché il nome è assai usato nel metal.

Dopo l’omonima opera del 1990, nel 1991 i nostri pubblicano questo disco,un manifesto del thrash metal con fortissime influenze hardcore. Questo disco è la produzione più arrabbiata e politica degli Abomination, cosa che poi il leader Paul Speckmann ripeterà con il suo gruppo successivo, i Master. Il thrash di suo è già un genere abbastanza politicizzato, anche a causa delle sue origini tra hardcore e metal venne usato per protestare. Questo disco in particolare è contro la politica estera del governo Usa. Erano i tempi della guerra nel golfo, ovvero una delle tante bugie raccontate dagli Usa al mondo per fare i propri interessi. Dopo quella guerra il nemico numero uno Saddam Hussein rimarrà tranquillamente al suo posto, ed il resto è storia nota e continua anche ai giorni nostri. Il secondo disco degli Abomination è un thrash hardcore più maturo e meglio prodotto rispetto al precedente, certamente più cupo e potente. Si sente che il gruppo è migliorato e più compatto, maggiormente convinto dei propri mezzi. Tragedy Strikes è la fotografia di un gruppo fondamentale del thrash mondiale nel suo momento migliore, con una prova maiuscola ristampata per la prima volta in 25 anni in vinile dalla Doomentia Records. Spicca anche l’acume politico dei testi di Speckmann, che non sapeva ancora però che il futuro sarebbe stato persino peggiore.

TRACKLIST
1. Blood for Oil
2. They’re Dead
3. Pull the Plug
4. Will They Bleed
5. Industrial Sickness
6. Soldier
7. Kill or Be Killed
8. Oppression

ABOMINATION

Abomination – Abomination

Ascoltare un disco come questo è andare alle radici del thrash, e coglierlo nel suo momento forse migliore, anche se fortunatamente il thrash è un’erba maligna e non morirà mai.

Ristampa in lp di un album fondamentale per la scena thrash death metal degli anni ottanta e novanta. Uscito originariamente nel 1990, venne dopo un demo omonimo, e vide la luce grazie agli sforzi soprattutto di Paul Speckmann, figura leggendaria della scena metal statunitense, già nei Master, Deathstrike e al tempo di questo disco anche nei Funeral Bitch.

Come raccontato dallo stesso Speckmann lui praticamente provò in segreto con altri musicisti, e si può affermare che rubò il nome Abomination dal gruppo dove suonava come batterista Aaron Nickeas. Il gruppo firmò un contratto con la Nuclear Blast, pubblicando il primo omonimo disco, ora ristampato per la prima volta in vinile dalla Doomentia Records. Questo disco è il figlio perfetto della sua epoca, e non erano tempi facili, ma forse migliori di questi che stiamo vivendo. L’eroina stava vivendo i suoi ultimi tempi d’oro, come raccontato nella iniziale The Choice, otto minuti di durata per aprire la carriera di un gruppo thrash death non è certo quella che si può definire una scelta facile. Lo stile del gruppo è un thrash metal molto potente e vicino all’hardcore, come usava all’epoca. La band di Chicago, Illinois fa particolarmente bene questo genere, e vi aggiunge in qualche passaggio un timido avvicinamento al death. Abomination è un disco ancora grezzo nel suo nucleo, ma molto potente e sicuramente sopra la media, sia dell’epoca che di quella attuale. I temi sono personali e politici, dato che questa musica era di protesta, cosa che poi gli Abomination sublimeranno con il disco successivo Tragedy Strikes. Ascoltare un disco come questo è andare alle radici del thrash, e coglierlo nel suo momento forse migliore, anche se fortunatamente il thrash è un’erba maligna e non morirà mai.
Grande opera di riscoperta per un ottimo disco, che è anche l’occasione per chi non lo conoscesse ancora di addentrarsi nella notevole opera metallica di Paul Speckmann.

TRACKLIST
1 The Choice
2 Murder, Rape, Pilage and Burn
3 Reformation
4 Redeem Deny
5 Possession
6 Suicidal Dreams
7 Life and Death
8 Victim of the Future
9 Tunnel of Damnation

LINE-UP
Paul Speckmann – Vocals, Bass
Aaron Nickeas – Drums
Dean Chioles – Guitars

ABOMINATION – Facebook

Nuisible – Inter feces et urinam nascimur

Il disco è breve ma lascia comunque il segno, magari non in maniera indelebile ma sufficiente a far drizzare le antenne di fronte questo nome nuovo.

Notevole mazzata quella proveniente dai francesi Nuisible, al loro effettivo esordio con questo Inter feces et urinam nascimur.

La band normanna spara una mezz’ora scarsa di hardcore, fortemente metallizzato da sfuriate ai limiti del black e da qualche raro rallentamento di matrice sludge, un qualcosa che potrebbe non soddisfare del tutto i puristi dell’hardcore, anche alla luce di una componente punk che emerge solo a sprazzi (Out come the wolves).
A chi ha un background propriamente metal, invece, quest’opera dei Nuisible dovrebbe piacere non poco, proprio perché, pur mantenendo la linearità e l’immediatezza dell’hardcore, gode di una pesantezza non indifferente ben rappresentata dall’ottima Roar of the great torrent.
Il disco, come detto, è breve, ma lascia comunque il segno, magari non in maniera indelebile ma sufficiente a far drizzare le antenne di fronte questo nome nuovo, capace di veicolare con efficacia il proprio rabbioso e insofferente sentire nei confronti della realtà circostante.

Tracklist:
1.Inter feces et urinam nascimur
2.Proletarian hung
3.Out come the wolves
4.Reign of confusion
5.Night wanderer
6.Roar of the great torrent
7.Forest fire

Line-up:
Julien – guitars, vocals
Alexandre – drums, keyboards, backing
Damien – bass,backing
Furet – guitar

NUISIBLE – Facebook

Nulla+ – Stornelli Distopici

Disco ben sopra la media del genere, cantato in un italiano crudo, per un’ottima prova.

Furia grind hardcore minimalista per questo duo di Perugia.

A bene sentire la loro musica è solo ad un primo esame minimale, poiché sotto linee essenziali vi sono molte cose. Il titolo è quanto ami appropriato, poiché si tratta di moderni stornelli che trattano di un futuro che il Nulla+ chiamano distopico mentre noi lo chiamiamo presente. Non troverete messaggi consolatori o momenti edificanti, ma solo la fredda cronaca, e già questa basta. Il grindcore è uno dei migliori linguaggi musicali e non per raccontare il disagio, la rabbia e l’assoluta bassezza della vita umana, ed in questo i Nulla+ sono molto bravi e potenti. Questo è il suono delle nostre vite, la dissonanza di dover avanzare in questi nulla personali ripieni di tecnologia e falsi piaceri. I Nulla+ bilanciano molto bene le parti violente con quel maggiormente melodiche, momenti strumentali e cascata di parole su suoni taglienti. Il duo perugino ci consegna un debutto molto buono, velocemente feroce, con grande inventiva e momenti di vero grind, inteso come critica nichilistica dell’impotenza umana. Come detto sopra, non c’è consolazione ma una sana esortazione ad una presa di coscienza che è utile per tutti. Disco ben sopra la media del genere, cantato in un italiano crudo, per un’ottima prova.

TRACKLIST
1. Antidolorifico
2. L’unica certezza della vita
3. Negli Occhi
4. Mammona
5. Da Nuvola a Nuvola
6. Il vostro senso di inferiorità non è sinonimo di disparità
7. Loro ti possono uccidere
8. Un Uomo
9. Una Donna
10. Capire e Valutare
11. In ospedale per l’eternità

LINE-UP
Paolo L.
Riccardo M.

NULLA+ – Facebook

Our Souls – The Beast Within

Cercate e fate vostro questo lavoro, non potete immaginare la forza bruta che sprigionano gli Our Souls finché non la proverete sulla vostra pelle.

Una mazzata terrificante, una bomba devastante, violento e senza compromessi, thrash metal dalle venature hardcore che deflagra e distrugge senza pietà, questo risulta The Beast Within, ultimo lavoro del bombardiere tedesco Our Souls.

Nata sul finire del millennio passato, questa debordante band arriva lo scorso anno al suo terzo album, giunto a noi solo ora, così senza perdere altro tempo prezioso, ve li presentiamo in tutta la loro furia distruttrice.
Debutto targato 1999 (Final Hour) e poi un ep ed un live, prima che il precedente War for Nothing del 2013 dia un po’ di continuità alla discografia del gruppo, ed infatti dopo solo due anni The Beast Within torna in tutta la sua potenza devastante a turbare i sogni dei thrash metal fans europei.
Il quintetto tedesco costruisce su una base thrash, ben bilanciata tra tradizione e sfumature più moderne, il suo muro sonoro fatto di pietre metal e cemento hardcore, ed il risultato non può che essere un’insormontabile parete di roccia metallica, sfiorata da poche ma eccezionali ventate di death metal melodico (F-E-S-R).
Con un singer (Berny) che sbraita rabbioso e risulta una furia scatenata, un lavoro ritmico che sfiora la perfezione (Michael “Gruni” Grunert alle pelli e Marcus “Linne” Lindemann al basso) e due chitarre torturate sadicamente lanciando gemiti melodici prima della morte (Florian “Flocke” Klähr e Andreas “Andti.D” Damm) il giochino perverso e violentissimo è fatto e gli Our Souls possono liberare tutta la loro attitudine hardcore su un tappeto di metallico thrash dalle palle fumanti, potente come un vulcano in eruzione, portatore di distruzione come il più violento degli uragani.
Ecco, un uragano sonoro di notevoli dimensioni che si abbatte ed infierisce senza pietà, tra velocissime cavalcate e mid tempo pesanti come incudini, un esagerato ed esaltante viaggio nella musica estrema, accompagnati da brani di una forza dirompente come la title track posta in apertura, la devastante Zombie Nation, la già citata e death oriented F-E-S-R , ed il rullo compressore Pornsuckers from Hell, un inferno hardcore sceso sulla terra.
Cercate e fate vostro questo lavoro, non potete immaginare la forza bruta che sprigionano gli Our Souls finché non la proverete sulla vostra pelle.

TRACKLIST
1. The Beast Within
2. Time Is Up
3. Zombie Nation
4. Age of Pestilence
5. I Am Alive
6. F-E-S-R
7. No Surrender
8. Pornsuckers from Hell
9. Leave Me Alone
10. Chemie der Verwesung

LINE-UP
Berny – Vocals
Flokke – Guitar
Andti – Guitar
Linne – Bass
Gruni – Drums

OUR SOULS – Facebook

Bat – Wings of Chains

I Bat sono una macchina da guerra che picchia durissimo, con un metal hardcore che non lascia scampo, incessante e furioso, con una fortissima base nell’hardcore americano anni ottanta.

La definizione di supergruppo è spesso fuorviante, perché addendi validi non portano sempre ad un valido risultato. Non è il caso di questo disco dei Bat.

I componenti dei Bat sono Ryan Waste al basso e voce dai Municipal Waste, il chitarrista Nick Poulos, che ha suonato con Waste nei Volture, e poi alla batteria troviamo Felix Griffin, che ha suonato negli anni ottanta nei D.R.I.
Questo trio dopo il demo Primitive Age, arriva al disco d’esordio con Wings Of Chains, che è un’enciclopedia di come si suona thrash, speed metal, con una solida base di hardcore. I Bat sono una macchina da guerra che picchia durissimo, con un metal hardcore che non lascia scampo, incessante e furioso, con una fortissima base nell’hardcore americano anni ottanta, che era fortemente influenzato dal metal. Il cerchio si chiude in questo disco, dove il minimo comune denominatore è la rabbia: Wings Of Chains scorre benissimo, estendendosi persino allo speed metal anni ottanta, e mostra chiaramente quanto siano legati fra loro generi all’apparenza lontani. Negli ultimi tempi, anche e soprattutto grazie a gruppi come i Municipal Waste, il metal hardcore è tornato alla ribalta, anche se non era mai andato via. Ci sono molti gruppi che lo fanno con piglio maggiormente festaiolo, i Bat sono più incazzati e vecchia scuola, e sono validissimi.
Teste che roteano, ossa rotte e voli dal palco.

TRACKLIST
1.Bloodhounds
2.Code Rude
3.Master of the Skies
4.Primitive Age
5.Condemner
6.Ritual Fool
7.Wings of Chains
8.Total Wreckage
9.Rule of the Beast
10.You Die
11.Cruel Discipline
12.Bat

LINE-UP
Ryan Waste – Bass, Vocals.
Nick Poulos – Guitar.
Felix Griffin – Drums.

BAT – Facebook

Pro-Pain – Foul Taste Of Freedom / The Truth Hurts

La Steamhammer/SPV immette sul mercato i primi due album dei newyorkesi Pro-Pain gruppo storico della scena hardcore metal della grande mela.

La Steamhammer/SPV immette sul mercato i primi due album dei newyorkesi Pro-Pain, gruppo storico della scena hardcore metal della grande mela.

Guidata dal sommo leader Gary Meskil, la band iniziò il suo lungo cammino discografico nel 1992 data di pubblicazione dell’esplosivo esordio Foul Taste Of Freedom, seguito un paio di anni dopo da The Truth Hurts.
Una lunghissima carriera nel mondo della musica pesante che ha visto i Pro-Pain licenziare ben sedici album, l’ultimo lo scorso anno (Voice Of Rebellion), sempre all’insegna dell’hardcore metallico, e che ha avuto il suo massimo splendore a cavallo dei due millenni con lavori violenti ma che strizzavano l’occhio tanto al thrash metal, quanto alle nuove sonorità crossover.
Era appunto il 1992 quando dalla scena hardcore di New York spuntarono questi guerrieri armati di strumenti e tanta voglia di spaccare, Foul Taste Of Freedom fu il primo capitolo della tradizione musicale del gruppo, violento e senza compromessi, una miscela esplosiva di spirito hardcore/punk e thrash metal targata Roadrunner, ai tempi una delle label underground più attiva del settore metallico internazionale.
La nuova versione proposta dalla Steamhammer/SPV quasi venticinque anni dopo propone l’intero album più alcune bonus track, doppia versione in digipack e vinile (tornato prepotentemente alla ribalta di questi tempi) e nuove foto.
Stesso discorso per il secondo album, The Truth Hurts, con una versione che includerà il vecchio artwork, all’epoca dell’uscita censurato, ed un poster a due facce.
Potrete così rivivere i primi passi di un gruppo storico della scena internazionale, che ha sempre mantenuto una buona qualità nelle uscite senza stravolgere una forma consolidata, la furia dei primi lavori è indubbiamente maggiore rispetto ai lavori successivi, anche se la band con gli ultimi album è tornata a far male (Voice Of Rebellion è una mazzata terrificante).
La titletrack, Pound For Pound, The Stench Of Piss, Johnny Black sul primo lavoro e Make War (Not Love), Put The Lights Out, One Man Army e The Beast Is Back sul secondo, sono esempi fulgidi della carica inumana del gruppo statunitense divenuto un’icona per i fans del genere.
Un ottimo modo per conoscere la creatura di Gary Meskil, assolutamente d’obbligo per i giovani fans del genere e per chi vuole riassaporare l’aria che tirava tra le strade della grande mela all’inizio degli anni novanta.

TRACKLIST
Foul Taste Of Freedom:
1.Death On The Dance Floor
2.Murder 101
3.Pound For Pound
4.Every Good Boy Does Fine
5.Death Goes On
6.Rawhead
7.The Stench Of Piss
8.Picture This
9.Iraqnophobia
10.Johnny Black
11.Lesson Learned
12.God Only Knows
13.Take It Back” (bonus track)
14.Pound For Pound” remix (bonus track)

The Truth Hurts:
1.Make War (Not Love)
2.Bad Blood
3.The Truth Hurts
4.Put the Lights Out
5.Denial
6.Let Sleeping Dogs Lie
7.One Man Army
8.Down in the Dumps
9.The Beast Is Back
10.Switchblade Knife

LINE-UP
Foul Taste Of Freedom:
Gary Meskil – Vocals, Bass
Tom Klimchuck – Guitars
Dan Richardson – Drums

The Truth Hurts:
Gary Meskil – Vocals, Bass
Dan Richardson – Drums
Nick St. Denis – Guitars (lead)
Mike Hollman – Guitars (rhythm)

PRO-PAIN

Alms Of The Giant – Meet The Abyss Ep

Questi cinque ragazzi fanno un’ottima miscela di hardcore, metalcore e post rock, il tutto con estrema naturalezza e bravura.

Gruppo milanese attivo dal 2013 che fa il suo debutto con questo ep in download libero.

Questi cinque ragazzi fanno un’ottima miscela di hardcore, metalcore e post rock, il tutto con estrema naturalezza e bravura. Certamente l’ascolto del disco renderà molto meglio delle mie povere parole. Questo ep è molto bello e ha un carica metal nel suo complesso che è davvero forte e potente.
Quattro pezzi che esplorano le diverse anime di un gruppo che ha molte idee e che riesce ad esprimersi molto bene, pur avendo davvero tanto da suonare e da dire. Ascoltando questi quattro pezzi ho ritrovato un certo gusto nel fare un metal che attraversa vari generi, e una carica ed una voglia che non riscontravo da tempo. Un esordio estremamente positivo.

TRACKLIST
1.Meet The Abyss
2.Marble Thoughts
3.New Kaledonia
4.Feel Lost

LINE-UP
Marco
Federico
Luca
Fabio
Fulvio

ALMS OF THE GIANT – Facebook

FILTH IN MY GARAGE

I Filth In My Garage sono uno dei gruppi italiani di musica pesante e pensante che maggiormente stanno impressionando in questi ultimi tempi. Prima di travolgervi con il loro assalto sonoro durante l’Argonauta Fest che si terrà il 7 maggio 206 alle Officine Sonore a Vercelli, ecco qui una loro intervista:

iye Come è nato il gruppo?

I Filth In My Garage sono intanto 5 amici accomunati da una grande passione per la musica e per tutto ciò che ruota intorno ad essa.
Nascono nell’ormai lontano 2008, fondati da Matteo (chitarra), Stefano (voce) e Luca (ex batterista) così per gioco, poi le cose si sono evolute e nel 2010 sono entrati nella band anche Giacomo alla seconda chitarra e Simone al basso.

iye Quali sono le vostre influenze sonore?

Senza ombra di dubbio la band che più ci ha influenzato sono i Poison the Well, ma ti cito anche Cave In, Norma Jean, The Ocean e Hot Snakes.

iye Come siete approdati su Argonauta?

Ci siamo avvicinati ad Argonauta grazie ad una band che già faceva parte di questa realtà, ossia i Selva, band a nostro parere validissima nonché grandissimi amici.
Seguiamo Argonauta da moto tempo, sappiamo che lavorano come si deve perciò abbiamo deciso di provare questa strada.

iye Cosa vi aspettate dall’Argonauta Fest?

Un sacco di band fighe e una bella situazione dove poter conoscere gente e nuove band. Non vediamo l’ora di suonare in un contesto simile.

iye Progetti futuri?

Per intanto abbiamo il tour da portare avanti. Ci siamo presi una piccola pausa nel mese di Aprile dopo una dozzina di date nel giro di un mese e mezzo da dopo la presentazione del disco, riprenderemo con i live poi a Maggio fino praticamente alla fine di Giugno e parallelamente ci metteremo sicuramente a scrivere roba nuova.
Poi si vedrà, insomma …

filth

Abstracter / Dark Circles – Split

Uno split album che esibisce due maniere diverse ma ugualmente efficaci nel gestire le pulsioni più oscure, veicolandole splendidamente in forma musicale.

Particolare split album edito da un pool di etichette quello che vede a confronto due band che hanno apparentemente poco in comune, come i californiani Abstracter ed i canadesi Dark Circles.

Se i primi sono esponenti della frangia più estrema ed incompromissoria dello sludge doom, i secondi sparano il loro hardcore che, per atmosfere e ritmiche si avvicina spesso e volentieri al black metal: non parrebbe così scontato, in teoria, trovare un tratto comune a due entità simili, se non ci fosse ad unirle una visione negativa della realtà ed una rabbia che negli Abstracter si esprime con un sound claustrofobico e per lo più ripiegato su sé stesso, mentre nei Dark Circles esplode in una furia iconoclasta che non disdegna ugualmente qualche puntata melodica.
Anche se il numero dei brani premia i Dark Circles (quattro contro due) la durata complessiva della musica contenuta in questo split va a favore degli Abstracter che, con la loro coppia di lunghe tracce (Barathrum e Where All Pain Converges) ne occupano circa i due terzi della durata: normale, se pensiamo ad una band che deve costruire la propria proposta su tempi rallentati volti a costruire una spessa coltre di incomunicabilità fatta di dissonanze e riff distorti all’inverosimile; più essenziale, come da attitudine, il contributo dei canadesi, con due brani brevissimi ma dall’intensità spasmodica (Ashen e Void), uno più composito ma certo non meno oscuro e rabbioso (Isolate), al netto della sorprendente digressione ambient di Epilogue (Quietus) Op. 28.
Uno split album che esibisce due maniere diverse ma ugualmente efficaci nel gestire le pulsioni più oscure, veicolandole splendidamente in forma musicale.

Tracklist:
1.ABSTRACTER – Barathrum
2.ABSTRACTER – Where all pain converges
3.DARK CIRCLES – Ashen
4.DARK CIRCLES – Void
5.DARK CIRCLES – Isolate
6.DARK CIRCLES – Epilogue (Quietus) op. 28 no. 4

Line-up:
Abstracter
Robin Kahn
Mattia Alagna
Emad Dajani
Donovan Kelley

Dark Circles
Marc Tremblay
Chris Goldsmith
Jamie Thomas

ABSTRACTER – Facebook

DARK CIRCLES – Facebook

Cendra – Metal Punk

I catalani divertono moltissimo e fanno ciò che si aspetta da un album metal punk : casino, dita puntate, pogo e addio controllo.

Mai titolo fu più esplicativo : questo disco è totalmente metal punk.

I Cendra sono catalani e fanno un black thash con attitudine punk hardcore, dalle parti dei Venom ma meglio. Ascoltando Metal Punk se ne ama subito la furia, ma è anche interessante per capire la concatenazione dei sottogeneri del metal. Dal black al thrash e da questi al punk ci passa davvero poco e come lo ying è nello yang pure il punk è nel black e i Cendra lo dimostrano sul campo. I catalani divertono moltissimo e fanno ciò che si aspetta da un album metal punk: casino, dita puntate, pogo e addio controllo.
Questo suono metal molto debitore degli ’80 e dei ’90 sta producendo buoni album negli ultimi anni, e forse è l’interpretazione più ortodossa dello spirito metal: ascoltando questo disco lo capirete in maniera molto più immediata di quanto io possa spiegare.

TRACKLIST
1.Maniac Homicida
2.Boig Perdut
3.Sadic
4.Resurrecio
5.TU-PA-TU-PA!!!
6.Antisocial
7.Metal Punk
8.Lliures
9.Rates
10.Anirem a L’infern
11.Sense Objectius

LINE-UP
Joey – Drums, Vocals
Malparit – Guitar
Aggressor – Bass

CENDRA – Facebook

Neid – Atomoxetine

Atomoxetine è un disco violento, ben prodotto e che centra il punto fin dalle prime note, non ci saranno prigionieri, lotta catartica contro questo sistema e questa vita.

Il grind è un testimone che si tramanda di generazione ed in generazione, perpetrando un crimine sonoro voluto e liberatorio.

Figlio di una felice unione fra hc e metal, il grind è l’erba cattiva che non muore mai, e che va avanti grazie a dischi come questo dei viterbesi Neid. Atomoxetine è un disco violento, ben prodotto e che centra il punto fin dalle prime note, non ci saranno prigionieri, lotta catartica contro questo sistema e questa vita. Rispetto al gruppo grindcore medio i Neid hanno un passo ed una potenza superiore, inoltre sono davvero molto hardcore che non può che fa felici noi malati di hc. Attivi dal 2007 i nostri hanno deciso di darsi per nostra somma fortuna al grind dal 2010, inanellando ottimi album uno dietro l’altro, girando l’Europa, sempre più ricettiva sul grind rispetto allo stivale.
Atomoxetine è il loro disco migliore, certamente non quello definitivo ma quello che li pone molto in alto. Gran bel disco, riffoni pesanti e veloci, la bestia non muore. In più la loro discografia pregressa è in free download sul loro bandcamp.

TRACKLIST
01. Continuous Use
02. Painting Death
03. The Failure
04.Virtual Shape
05. Saturated Child
06.Atomoxetine
07. New Threat
08. Voltures Of Incorporation
09. Pay Independently
10. I Hate Work (MDC cover)
11. Satisfy My Hunger
12. Restore The Judgement
13. Memory May Kill The Need
14. Breed To Breed (Wormrot cover) [Bonus track]

LINE-UP
GURU RENATO – Vox
CAPO’ – Drums
IL SOCIO – Bass
ANGIOLETTO – Guitar
GIACOMINO – Guitar

NEID – Facebook