MORTAL INFINITY

Il video di ‘Misanthropic Collapse’, dall’album “In Cold Blood” in uscita a settembre.

Il video di ‘Misanthropic Collapse’, dall’album “In Cold Blood” in uscita a settembre.

Fast, nasty and direct – that’s the relentless bludgeon-dance sound of this German anger souls!

The THRASH METAL alarm by the heavy-workers, which is not over-modern and fabulously grooving, comes into its own on the new and third album in all its intense splendor – brute proclaimed by exceptional vocalist Marc Doblinger.

On April 16th, MORTAL INFINITY presented their new, official music video for the song “Misanthropic Collapse”.

The new single “Misanthropic Collapse” is available on all streaming service providers. The song is from the third album “In Cold Blood”, which will be released in September 2019.

The music video was produced by Schrankenstein Media. The Bavarian band itself presents the thematic background to “Misanthropic Collapse” as follows:

“Where this passionate and intimate hatred of the self stirs, the urge to self-destruct that rages in some beings, may have different reasons for each person. The result is always the same: if one declares oneself an enemy, one often only has to flee from the environment, away from society, values ​​and morals and into a self-created, gloomy, sad parallel world. As the saving window slowly closes out of eternal black and threatens to collapse, the battle rages against one’s own, inner demons.”
MORTAL INFINITY definitely stand out from the mass of today’s Thrashers with “In Cold Blood” – and they do it without cramping. After all, who has such a huge heart for the underground and the original rebellion of this musical branch can also do a lot with it.

▶ Official release of “In Cold Blood”: September 06th, 2019 ◀

LINE-UP:
Marc Doblinger • Vocals
Sebastian Unrath • Guitar
Sebastian Brunner • Guitar
Alex Glaser • Bass
Adrian Müller • Drums

Founded in 2009, MORTAL INFINITY underwent an equally constant and interesting maturing process in which the band incorporated elements from the last Thrash decade before the turn of the millennium.

And the fact that diverse, up-to-date Extreme Metal influences are allowed to let off steam unhindered lends the efficient dynamics of the five-piece a remarkably jagged note.

One of MORTAL INFINITY’s other specialties are well-dosed, skillfully sophisticated melodies that can make true genre hits out of some tracks through the catchiness that is achieved.

Discography:
2010 Eternal War (EP)
2012 District Destruction (Full-length)
2015 Final Death Denied (Full-length)
2019 In Cold Blood (Full-length)

Tense Up! – Tense Up!

Un viaggio senza freni in film che parlano di crimine e sesso, di morte e di vita, di grida lancinanti, il tutto per mezzo di una chitarra che viaggia velocissima e di una batteria che le copre le spalle con un corposo fuoco di copertura: non ci rimane che metterci all’inseguimento.

Direttamente dalle nebbie della pianura reggiana arriva questo fulmineo debutto di surf e psych rock and roll.

Questi due ragazzi riuniti sotto il nome Tense Up! hanno una grande urgenza di esprimere il loro amore per la musica veloce e coinvolgente, per i film di serie b e per tutto un immaginario che Quentin Tarantino amerebbe alla follia. Tutto nasce agli inizi del 2015 nella mente del chitarrista Vincenzo Melita, che si mette alla ricerca di qualcuno che possa aiutarlo a mettere in musica ciò che vorrebbe. Trova così un complice nel batterista Luca Bajardi, con il quale comincia a porre le basi del presente disco. Eccoci quindi a questo debutto, un viaggio senza freni in film che parlano di crimine e sesso, di morte e di vita, di grida lancinanti, il tutto per mezzo di una chitarra che viaggia velocissima e di una batteria che le copre le spalle con un corposo fuoco di copertura: non ci rimane che metterci all’inseguimento. Di coppie musicali in Italia ve ne sono molte, quasi tutte composte da un chitarrista e da un batterista, ma poche hanno l’efficacia e l’appassionante velocità dei Tense Up!. Il disco comincia con un vetro rotto e non si ferma più, per sei tracce vertiginose e coinvolgenti come un b movie anni sessanta o settanta. I Tense Up! riportano l’attenzione su un immaginario molto vivido e assolutamente non conforme come quello delle produzioni underground americane ed italiane degli anni sessanta e settanta, la cui vitalità ed originalità era pari alla musica di questo duo, per una stagione creativa forse irripetibile. Gli spezzoni sonori di questi film, i dialoghi e vere proprie scene, sono parte integrante di questo disco come se fossero il terzo componente del gruppo e sono assai efficaci, diventando anzi la spina dorsale del disco. Importante e molto funzionale è anche il lavoro dell’organo, che sottolinea in maniera importante certi momenti ed è un ottimo contrappunto. Un disco assi godibile e molto attraente, per un debutto notevole da parte un duo tra i migliori in Italia.

Tracklist
1 MR.MEMORY
2 CARRUSEL
3 I KILLED HIM
4 ASTRAPHOBIA
5 THE KEY
6 PRIVATE TRAPS

Line-up
Vins – Guitars –
BJ – drums –

TENSE UP! – Facebook

Accursed Spawn – The Virulent Host

Tra le trame sonore dell’album si riconosce più di una influenza di matrice death/thrash/brutal, e se gli Accursed Spawn non inventano nulla si rivelano una macchina da guerra da non sottovalutare.

In Canada il metal estremo di matrice death/thrash lo sanno suonare davvero bene, a testimonianza di una scuola ben delineata e che riserva sempre gradite sorprese per gli amanti dell’headbanging.

Gli Accursed Spawn trovano la loro strada musicale attraverso un death metal feroce e senza compromessi, potenziato da accelerazioni thrash e da un sound che dal groove necessario per fare la differenza oggigiorno.
Attivo dal 2010, il gruppo di Ottawa arriva al primo full length tramite la PRC Music, e questo assalto sonoro intitolato The Virulent Host non fa prigionieri, intenso e devastante come deve essere un’opera del genere.
Palla lunga e pedalare quanto si vuole, ma Interrogated Bludgeonment o Cesium 137 sono bombardamenti sonori che non mancano di freschezza ed una dose insana di violenza brutale che colpisce nel segno.
Tra le trame sonore dell’album si riconosce più di una influenza di matrice death/thrash/brutal, e se gli Accursed Spawn non inventano nulla si rivelano una macchina da guerra da non sottovalutare.

Tracklist
1.Bhopal ‘84
2.Bloodforged
3.Interrogated Bludgeonment
4.The Virulent Host
5.Cesium 137
6.The Ageless Curse
7.Shotgun Facelift
8.Mass Glossectomy
9.Dogmatic Affliction

Line-up
Jay Cross – Drums
Adam Pell – Guitars (lead)
Weiyun Lu – Bass
Paul Kelly – Guitars (lead)
Luke Wargasm – Vocals

ACCURSED SPAWN – Facebook

Mortado – Rupert The King

Ascoltando Rupert The King ci si mette di fronte a quel mostro musicale che è il metal in una delle sue più potenti e riuscite versioni, un esempio di heavy/thrash che sgorga dagli altoparlanti come sangue da un arto tagliato.

L’uscita di GL Perotti dagli Extrema dopo trent’anni di storia del metal tricolore è notizia ormai archiviata da tempo, ma lo storico cantante non ha perso troppo tempo e, chiamati a raccolta tre musicisti dal curriculum “importante” come il batterista Manuel Togni (Aleph, Soulphureus, Spellblast, Uli Jon Roth, Blaze Bayley, Kee Marcello e Doogie White) e i due Franzè, Simone al basso e Stefano alla chitarra solista (Dennis Stratton, Blaze Bayley e Will Hunt), ha dato vita ai Mortado, praticamente un’esplosione di sonorità metalliche di matrice heavy/thrash che sarebbe riduttivo definire old school, anche se la tradizione e la classicità del sound sono fuor di dubbio ed alimentano l’atmosfera generale di Rupert The King.

Una varietà di stili, impatto ed attitudine impressionante animano questa prima opera targata Mortado che, se in un primo momento attira l’attenzione per l’importanza del tipo dietro al microfono, con il passare del tempo non fa prigionieri, travolgendo con un songwriting ed una prova strumentale di altissimo livello.
Perotti canta con l’entusiasmo di un leone da troppo tempo ingabbiato , la sezione ritmica potente e chirurgica asseconda una chitarra solista che regala attimi di grande ispirazione heavy metal, chiamando in causa nomi altisonanti come Iron Maiden, Megadeth, Death Angel, ma che, proprio per la sua varietà, lascia spazio a soluzioni che pescano dagli Alice in Chains come dai fondamentali (per il background dello storico singer) Suicidal Tendencies.
Ascoltando Rupert The King ci si mette di fronte a quel mostro musicale che è il metal in una delle sue più potenti e riuscite versioni, un esempio di heavy/thrash che sgorga dagli altoparlanti come sangue da un arto tagliato.
La title track posta in apertura, Babylon’s Flag, la maideniana Venom, le devastanti Double Face e Secret Society, il canto sciamanico The Great Spirit, sono insieme alle altre adrenaliniche tracce quello che riesce a regalare GL Perotti con i suoi Mortado ed è decisamente tanta roba…

Tracklist
1.Rupert The King
2.In The Middle Of The Night
3.Babylon’s Flag
4.No Escape
5.Double Face
6.Dangerous Deal
7.The Great Spirit
8.Venom
9.The Art Of Soul
10.Secret Society
11.Blood Shover

Line-up
Gianluca GL Perotti – Vocals
Manuel Togni – Drums
Simone Franzè – Bass
Stefano Franzè – Guitars

MORTADO – Facebook

Vultures Vengeance – The Knightlore

Un songwriting di livello e il gran lavoro strumentale non fanno che confermare le ottime sensazioni che avevano destato i lavori precedenti e i Vultures Vengeance ne escono alla grande anche dalla prova su lunga distanza.

Anche per i romani Vultures Vengeance è arrivato il momento del debutto su lunga distanza dopo il primo demo ed un paio di ep (Where The Time Dwelt It uscito nel 2016 e Lyrids: Warning From The Reign Of The Untold pubblicato lo scorso anno) che ne avevano caratterizzato la discografia in questi primi dieci anni di attività.

Il quartetto capitanato dal leader e fondatore Tony T. Steele, impegnato in veste di chitarrista e cantante, lancia il suo grido di guerra tramite otto canzoni pregne di atmosfere epiche che si rifanno alla tradizione metallica anni ottanta, tramite un epic metal duro e puro, una manna per i defenders legati al genere.
Dimenticate quindi soluzioni care al power metal, The Knightlore ci presenta un sound ispirato dalla new wave of british heavy metal e dall’epic di Citith Ungol e Manilla Road, convincente ed orgogliosamente old school.
Fin dall’opener A Great Spark from the Dark la band ci scaraventa in un mondo parallelo, dove onore, sangue ed eroi trovano la loro ideale dimensione, raccontati per mezzo di un sound classico che non farà prigionieri tra gli amanti del genere e dei gruppi citati.
Un songwriting di livello e il gran lavoro strumentale non fanno che confermare le ottime sensazioni che avevano destato i lavori precedenti e i Vultures Vengeance ne escono alla grande anche dalla prova sulla lunga distanza, mentre le chitarre continuano a sanguinare come spade estratte dai corpi dei guerrieri nemici.
Pathfinder’s Call, la title track, la furiosa Dead Men and Blind Fates riecheggiano epiche e metalliche contribuendo a rendere The Knightlore un’opera consigliata a tutti gli amanti del genere.

Tracklist
1. A Great Spark from the Dark
2. Fates Weaver
3. Pathfinder’s Call
4. The Knightlore
5. Lord of the Key
6. Dead Men and Blind Fates
7. Eye of a Stranger
8. Chained by the Night

Line-up
Tony T. Steele – Vocals / Guitars
Matt Savage – Bass
Tony L.A. Scelzi – Guitars
Matt Serafini – Drums

Pristine – Road Back To Ruin

I Pristine hanno scritto il loro capolavoro, una nuova splendida opera che consacra la band norvegese come massima esponente del rock classico, con buona pace dei pur ottimi gruppi apparsi sulla scena negli ultimi vent’anni.

La sensazione che i Pristine non fossero una band comune era già forte all’indomani dell’uscita del terzo lavoro, Reboot, album che ha permesso alla musica del gruppo della monumentale cantante e songwriter Heidi Solheim di oltrepassare i confini della Norvegia e dare inizio alla conquista del mondo del rock di matrice hard blues o vintage (come si usa definirlo oggigiorno).

I primi due lavori, bellissimi ma poco conosciuti (Detoxing del 2012 e No Regret dell’anno successivo), hanno dato il via ad un crescendo qualitativo che ha portato i quattro rockers scandinavi (oltre alla Solheim la band è formata da Espen Elverum Jacobsen alla chitarra, Gustav Eidsvik al basso e Ottar Tøllefsen alla batteria) alla pubblicazione dello splendido Ninja un paio di anni fa, primo lavoro per il colosso Nuclear Blast, ed ora a superrsi con Road Back To Ruin, straordinaria raccolta di brani che, se porta qualche novità in seno ad un sound collaudatissimo, accomoda per un bel po’ la band sul trono del genere.
I Pristine non sono più il gruppo di una ragazza con un talento fuori dal comune nello scrivere e cantare canzoni rock, ma un gruppo di musicisti che dopo quattro ottimi album hanno prodotto il loro capolavoro, ovvero uno dei dischi più belli degli ultimi dieci anni di rock blues.
Una band moderna, senza paura di mettersi in gioco, capace di emozionare tanto quanto divertire, ora non solo in mano alla sua musa, ma animata da un gioco di squadra che mette in evidenza il gran lavoro di un chitarrista capace di far sanguinare la sua chitarra con una prestazione sontuosa, tra riff zeppeliniani e groove a potenziare brani mai così pregni di forza hard rock.
Sono l’opener Sinnerman, irresistibile brano rock’n’roll, la possente title track dai rimandi sabbathiani, la splendida Bluebird, l’emozionante ballad Aurora Sky, il capolavoro Blind Spot fino a Cause And Effect, blues da pellicole noir con l’orchestra d’archi The Arctic Philharmonic, ad accompagnare la Solheim verso l’immortalità.
I Pristine hanno scritto una nuova splendida opera potente, graffiante, sanguigna, raffinata ed elegante, che consacra la band norvegese come massima esponente del rock classico, con buona pace dei pur ottimi gruppi apparsi sulla scena negli ultimi vent’anni.

Tracklist
1. Sinnerman
2. Road Back To Ruin
3. Bluebird
4. Landslide
5. Aurora Skies
6. Pioneer
7. Blind Spot
8. The Sober
9. Cause and Effect
10. Your Song
11. Dead End

Line-up
Heidi Solheim – Vocals
Espen Elverum Jacobsen – Guitar
Gustav Eidsvik – Bass
Ottar Tøllefsen – Drums

PRISTINE – Facebook

Origin – Abiogenesis – A Coming into Existence

Più diretto rispetto alle più intricate ultime prove, il sound degli Origin era comunque valorizzato dalla tecnica stupefacente che ha reso il gruppo statunitense è diventato un punto di riferimento per gli amanti del genere.

Abiogenesis – A Coming into Existence è una sorta di prequel (come nella migliore tradizione delle saghe cinematografiche) della storia discografica degli Origin, una delle band più conosciute ed apprezzate nel technical death.

La band statunitense infatti tornata sul mercato dopo lo sfavillante ultimo lavoro (Unparalleled Universe) uscito lo scorso anno, mette mani su del materiale inciso prima della nascita del gruppo, ovviamente mai pubblicato e con l’aggiunta del primo ep uscito nel 1998 (A Coming into Existence) dando vita ad un nuovo album che, se non arriva al livello compositivo del disco uscito un paio di anni fa, poco ci manca.
Le tracce che compongono il primo cd intitolato Abiogenesis sono state scritte tra il 1990 ed il 1993, quindi siamo agli albori del genere, il sound alterna molti elementi grind ad un brutal death che già faceva intuire la grande tecnica in possesso degli Origin, un massacro sonoro senza soluzione di continuità che trova poi in A Coming Into Existence (posta nel secondo cd) la sua prima esplosione di furia iconoclasta data in pasto ai fans del genere.
Più diretto rispetto alle più intricate ultime prove, il sound degli Origin era comunque valorizzato dalla tecnica stupefacente che ha reso il gruppo statunitense è diventato un punto di riferimento per gli amanti del genere.
L’opera è sicuramente consigliata ai fans della band e del genere, risultando un buon modo per completare la collezione di cd targati Origin.

Tracklist
Disc 1 – Abiogenesis
1.Insanity
2.Mauled
3.Autopsied Alive
4.Spastic Regurgitation
5.Bleed as Me
6.Mind Asylum
7.Infestation
8.Murderer

Disc 2 – A Coming into Existence
1.Lethal Mainpulation the Bone Crusher Chronicles
2.Sociocide
3.Manimal Instincts
4.Inner Reflections the Pain from Within
Line-up
Paul Ryan – Guitars, Vocals (additional)
Clint Appelhanz – Bass, Guitars, Vocals (additional)
George Fluke – Drums
Jeremy Turner – Guitars, Vocals
Mark Manning – Vocals

ORIGIN – Facebook

Hanormale – Reborn In Butterfly

Hanormale è una concezione superiore e altera del black metal e più in esteso della visione musicale nel suo insieme.

Hanormale è, in breve, una concezione superiore e altera del black metal, e più in esteso della visione musicale nel suo insieme.

Se si cerca un lavoro musicale totale, senza barriere e nemmeno riferimenti conosciuti, l’universo è quello sterminato del black metal, ma il resto è totalmente sconosciuto e molto prezioso. Questa avventura sonora nasce nel 2009 per mano di Arcanus Incubus, e fin da subito la conduce per vie inesplorate, usando il black come se fosse l’Arcadia di Capitan Harlock, e anche noi se vogliamo possiamo far parte dell’equipaggio. Non ci sono limiti o regole, ci si spinge oltre sempre e comunque. Un pezzo comincia in una maniera, poi al terzo minuto siamo già a due o tre stili musicali diversi che vi possiamo trovare dentro. E non è nemmeno tutto, poiché vi sono progressioni musicali totalmente inaspettate e di grande spessore. Descrivere un disco come Reborn In Butterfly è impossibile, ci vorrebbe un libro o una tesi universitaria, sicuramente bisogna sentirlo e risentirlo ancora, affinché la meraviglia che genera arrivi bene dentro di noi. Il titolo dice molto di quello che sarà poi la musica, qui c’è una morte ed una rinascita come farfalla, con tutti gli stadi intermedi. Musica che proviene dal caos, caos che diventa ordine e tutto si concatena perfettamente, perché l’ordine non appartiene né alla vita né alla morte. Dalla prima all’ultima nota, non necessariamente in ordine, tutto è concatenato e i sentimenti sono l’unica guida. Hanormale copre un’estesa porzione dello scibile umano, vengono qui coinvolte tantissime tradizione e molti possibili futuri, e questa grandiosità si traduce in musica. Quello che questo disco vuole comunicarci, anche se ognuno troverà giustamente un messaggio diverso, è che ci sono cose che possiamo compenetrare solo diventando qualcosa di altro e di diverso da noi, ed in questo senso il black metal è il veicolo perfetto. Molti altri stili fanno qui la loro comparsa, e sono tutti al servizio della narrazione che Hanormale concepisce e mette in musica. Un disco di caratura superiore e da ascoltare in ordine naturale o sparso, ma per farlo bisogna diventare noi stessi medium di questa splendida musica.

Tracklist
1.It Is Happening Again
2.Like A Hug, Darkness Embrace Us All
3.Human
4.Satan Is a Status Symbol
5.Ghettoblaster BlackMetal
6.Hakuzosu
7.Candentibus Organis
8.Rare Green Areas
9.Al Tanoura
10.Iperrealismo
11.The Search For The Zone
12.Requiem For Our Dead Brothers

HANORMALE – Facebook

SANGREAL

Il lyric video di “Vision and Life”, dall’album “Sangreal” in uscita a maggio (Underground Symphony Records).

Il lyric video di “Vision and Life”, dall’album “Sangreal” in uscita a maggio (Underground Symphony Records).

Underground Symphony è orgogliosa di presentare il primo singolo del disco d’esordio dei Sangreal, un progetto internazionale che unisce l’epic metal ad argomenti tratti da antichi testi, tematiche religiose, leggende, misticismo e esoterismo.

Nato da un’idea di Jahn Carlini, chitarrista dei Great Master e composto da Gabriele Grilli alla voce (ex-Doomsword), Alessandro Battini (Dark Horizon, Ghost City) alle tastiere, Francesco Russo (ex-Shadows Of Steel) alla chitarra, Paris Lambrou (ex-Arrayan Path, Astronomikon) al basso e Matti Auerkallio (Ultimatium, Katra) alla batteria.

Sangreal uscrirà sotto Underground Symphony Records il 23 maggio in digipak ed in limited edition in vinile numerata a mano.

Beneath The Hollow – Nihilist

Nihilist è composto da sei brani che nulla aggiungono e nulla tolgono al metal moderno, un modo per spaccarsi il testone in headbanging sfrenati se si è fans del genere, da ignorare se questo modo di fare metal non raggiunge corde scaldate dai suoni classici e old school.

Quello che alcuni anni fa veniva descritto come alternative metal, definizione generica e non propriamente esatta per certe realtà, si è trasformato in groove metal, etichetta molto più modaiola ed ancora più astratta.

Alla fine anche i Beneath The Hollow, band in arrivo da Chicago, suonano metal moderno diviso tra un’anima thrash ed un altra core ed il loro ep, intitolato Nihilist, non fa altro che seguire i soliti cliché del genere, un metal estremo che non manca di melodie, sia in qualche passaggio strumentale che nell’alternanza tra scream/growl e voce pulita.
Nihilist è composto da sei brani che nulla aggiungono e nulla tolgono al metal moderno, un modo per spaccarsi il testone in headbanging sfrenati se si è fans del genere, da ignorare se questo modo di fare metal non raggiunge corde scaldate dai suoni classici e old school.
Il groove ovviamente non manca in brani come Killing Floor e Our Own Hell, con il quintetto statunitense che raggiunge lidi nu metal con Omens.
I Machine Head del controverso The Burning Red e i Pantera sono i gruppi che più ispirano i Beneath The Hollow, mentre le parti propriamente alternative ricordano note fuoriuscite nell’ultimo decennio del secolo scorso in quel di Seattle.

Tracklist
1.Killing Floor
2.Our Own Hell
3.Spineless
4.Nihilist
5.Omens
6.Doom

Line-up
Aaron Revels- Vocals
Jesse DeGroot- Guitar
Tyler Williams- Bass
Matt DeGroot- Drums
URL Facebook

BENEATH THE HOLLOW – Facebook

Polar – Nova

Un disco molto organico, potente, melodico e con esplosioni notevoli, per un gruppo che ha compiuto un passo molto importante nella propria evoluzione.

Nuovo album per i londinesi Polar, che propongono una miscela di post hardcore e metalcore, con una spruzzata di elettronica.

Dopo diversi episodi discografici i Polar hanno sentito il bisogno di cambiare rotta, essendo attivi dal 2009, e ovviamente invecchiando le cose si vedono in maniera diversa, le prospettive cambiano, la mutazione è prima nel nostro cervello poi seguono molte altre cose. Nei dischi precedenti il gruppo aveva affrontato anche temi politici, mentre qui le vicende narrate hanno un carattere maggiormente personale. Il loro suono è molto peculiare, parte dal post hardcore ma non ne possiede la melodia, bensì ne sottolinea la drammaticità e la capacità di creare tensione. Le melodie, che vengono create soprattutto grazie ai riff di chitarra che si combinano con la sezione ritmica, sono ottime ma non vengono messe al di sopra di tutto come fanno altri gruppi simili, bensì sono un elemento che concorre a creare esplosioni sonore. Ecco, questa è una delle caratteristiche migliori di questo gruppo, che in certi momenti offre passaggi molto belli e ritornelli che creano disordine dal vivo. I Polar sono sicuramente una band per giovani, il loro metal è moderno ma possiedono caratteristiche che li distinguono nettamente da quelli a loro affini. Ci sono certi passaggi, certi momenti che sono molto luminosi, infatti il loro proposito era quello di creare un disco che fosse come una nova appunto, che altro non è che un’esplosione che fa diventare la stella più lucente. Ogni passaggio è concatenato molto bene, e tutti gli elementi occupano il loro posto. Il risultato è un disco molto organico, potente, melodico e deflagrante, per una band che ha compiuto un passo molto importante nella sua evoluzione.

Tracklist
1- Mære
2- Devil
3- Cradle
4- Drive
5- Adore
6- Sonder
7- Amber
8- Breathe
9- Prey
10- Dusk
11- Midnight
12- Brother

Line-up
Adam Woodford – vocals
Tom Gree – guitars
Fabian Lomas – guitars
Jonny Bowman – bass
Nick Jones – drums

POLAR – Facebook

Blind Monarch – What Is Imposed Must Be Endured

I Blind Monarch offrono un lavoro di grande sostanza e convincente dalla prima all’ultima nota: certo, qui il sound è volto ad evocare solo sofferenza e stoica sopportazione, per cui ognuno si prenda la propria croce con la prospettiva di portarsela appresso per il resto dei suoi giorni, senza che possa arrivare il Cireneo del caso ad alleviarne il peso.

Ciò che ci viene imposto deve essere sopportato: questo è quanto ci viene comunicato dai Blind Monarch con il titolo del loro album d’esordio, intitolato appunto What Is Imposed Must Be Endured.

Del resto tutto ciò è la sintesi estrema del doom, che non deve essere scambiata come una forma passiva di rassegnazione bensì quale presa di coscienza dell’ineluttabile.
Il quartetto di Sheffield sembra provenire direttamente dal secolo scorso, sia come approccio che come immagine e questo non è affatto un male, considerando che di quest’ora scarsa ci musica suddivisa in quattro lunghi brani resta la viva sensazione d’aver ascoltato il genere in una delle sue forme più pure ed incontaminate.
La band inglese prende sicuramente sputo dal seminale Forest Of Equilibrium dei connazionali Cathedral (nella parte centrale della traccia autointitolata è riscontrabile un incedere non dissimile a quello di Ebony Tears), rielaborandone però la lezione sostituendo l’anima psichedelica con una ben più pesante e vischiosa componente che può rimandare a protagonisti invece d’oltreocaeno come i magnifici Bell Witch: il risultato che ne consegue è un lavoro ruvido, corposo e privo di spunti melodici, perché se bisogna proprio caricarsi sulle spalle il peso di questa esistenza lo si deve fare senza palliativi di sorta.
E’ anche per questo, quindi, che Tom Blyth non fa sconti a livello vocale passando dal growl ad un aspro screaming non facendo nulla per apparire gradevole, mentre il fratello Adam sciorina riff rocciosi dimostrando però di saperci fare anche quando è chiamato a tessere qualche trama solista.
Solo nell’ultimo brano, Living Altar, appaiono passaggi più rarefatti, con tanto di vocalizzi femminili (forniti sempre dalla famiglia Blythe), decisamente ben costruiti e funzionali all’alternanza con i più canonici momenti basati su un impietoso e monolitico doom.
I Blind Monarch offrono un lavoro di grande sostanza e convincente dalla prima all’ultima nota: certo, qui il sound è volto ad evocare solo sofferenza e stoica sopportazione, per cui ognuno si prenda la propria croce con la prospettiva di portarsela appresso per il resto dei suoi giorni, senza che possa arrivare il Cireneo del caso ad alleviarne il peso.

Tracklist:
1. Suffering Breathes My Name
2. My Mother, My Cradle, My Tomb
3. Blind Monarch
4. Living Altar

Line-up:
Paul Hubbard – Bass
Lee Knights – Drums
Adam Blyth – Guitars
Tom Blyth – Vocals

Fiona Blyth Vocals (track 4)

BLIND MONARCH – Facebook

Madhouse – Madhouse Hotel

I Mahouse mostrano una convincente attitudine e hard rock, rock’n’roll e melodie accattivanti si alternano creando un sound dall’ottimo appeal, sicuramente in grado di essere apprezzato da una vasta gamma di ascoltatori.

Chi aveva avuto modo di ascoltare You Want More, ep di quattro brani uscito ormai quattro anni fa, aspettava con curiosità il debutto su lunga distanza dei MadHouse, rock band lombarda capitanata dalla vocalist Federica Tringali.

C’è voluta un po’ di pazienza ma ne è valsa la pena e finalmente Madhouse Hotel viene pubblicato in questa primavera 2019, che vede i Madhouse consegnarci le chiavi che apriranno le dieci stanze, tante quante le tracce che fanno parte del la track list di questo ottimo album.
La band conferma le buone sensazioni lasciate dal precedente lavoro, tornando a fare rock come meglio sa, con la Tringali che, più che in passato, si affaccia sulla scena underground come una pantera, selvaggia e graffiante, ma anche elegante e sinuosa.
Il gruppo asseconda la cantante con convincente attitudine e hard rock, rock’n’roll e melodie accattivanti si alternano creando un sound dall’ottimo appeal, sicuramente in grado di essere apprezzato da una vasta gamma di ascoltatori.
Si è detto dei brani che equivalgono a ipotetiche chiavi utili ad aprire le stanze idi questo hotel immaginario in cui si suona la ottima musica, magari provando a trovare una nostra dimensione tra brani ruvidi, graffianti, ma sempre con in primo piano melodie accattivanti e refrain che si fissano in testa come l’opener Ghosts, la successiva Butterfly e un po’ tutte le altre tracce di questo gran bel lavoro.
Nessuna ballad, solo canzoni grintose e melodiche, tra punk, hard e quel pizzico di sound moderno ed alternativo che porta i Madhouse ed il loro sound in un nuovo millennio in cui brucia ancora alta la fiamma del rock.

Tracklist
1.Ghosts
2.Butterfly
3.A New Spring
4.King Without A Crown
5.Walk This Road
6.Do You Believe
7.Got A Big day Tomorrow
8.Headshot
9.You’Re A Fake
10.Ready To Fight

Line-up
Federica Tringali – Lead Vocals
Filippo Anfossi – Guitar
Daniele Maggi – Lead Guitar
Michele Canevari – Bass
Ares Cabrini – Drums

MADHOUSE – Facebook

BLACK THUNDER

Il lyric video di “Unrecognized Citizen”, dall’album “All My Scars” di prossima uscita (Club Inferno Ent.).

Il lyric video di “Unrecognized Citizen”, dall’album “All My Scars” di prossima uscita (Club InfernoEnt.).

Hard ‘n’ Heavy old school Metallers BLACK THUNDER reveal the first song from their upcoming album “All My Scars” with the lyric video for “Unrecognized Citizen”.
Just a few weeks and on May 8th, Club Inferno will release “All My Scars”, a powerful and direct album, a mix of classic Heavy Metal, melodic reminiscences of Hard Rock with Groove and Thrash Metal nuances.

It will hit you like a thunder!

Cover and tracklist below:
1. Devil In My Bones – 2. Try To Break Me – 3. Angry Man – 4. Stop The Abuse – 5. Disorder And Pain – 6. Days Could Stop To Run – 7. Fly Away – 8. Black Rain – 9. Unrecognized Citizen – 10. Anyway Have To Be Better

– PRE-ORDER: http://smarturl.it/ALLMYSCARS
– CLUB INFERNO ENT.: www.facebook.com/clubinfernoent
– BLACK THUNDER: www.facebook.com/blackthundermetalband

Sadism – Ethereal Dead Cult

Attitudine spropositata, impatto debordante ed una atmosfera umida e polverosa come i cunicoli di oscure catacombe fanno di questo ritorno firmato Sadism un lavoro dedicato agli amanti del death metal old school.

I Sadism sono un’istituzione nel loro paese, il Cile.

La band sudamericana torna con l’ottavo album della sua trentennale carriera, che l’ha vista attraversare decenni di metal estremo con l’orgoglio di essere una delle più famose e longeve band di metal estremo del proprio continente.
Ethereal Dead Cult risulta una mazzata di death metal old school (o classico, fate voi) impressionante, con un sound che affonda le sue radici a cavallo tra gli anni ottanta e novanta, quando i primi lavori di Morbid Angel e compagnia mettevano a ferro e fuoco l’underground estremo mondiale.
Light Embrace e No Opposites danno il via alla macabra danza, il growl del singer Ricardo Roberts accompagna un sound grezzo, dalle scorie thrash di stampo slayerano che animano questi dieci tributi al genere, senza soluzione di continuità.
Il massacro ritmico su cui è strutturata Hypnotic Conjuring, la devastante The Spectral Veils valorizzano un lavoro decisamente diretto e senza fronzoli.
Attitudine spropositata, impatto debordante ed una atmosfera umida e polverosa come i cunicoli di oscure catacombe fanno di questo ritorno firmato Sadism un lavoro dedicato agli amanti del death metal old school.

Tracklist
01.Light Embrace
02.No Opposites
03.Agonize
04.Black Halo Solaris
05.Hypnotic Conjuring
06.This Burial Is Ours
07.The Spectral Veils
08.The Blanderer
09.Ethereal Dead Cult
10.Full Of Parasites

Line-up
Ricardo Roberts – Vocals
Gabriel Hidalgo – Guitars
Juán Eduardo Moore – Bass Guitar
Juán Pablo Donoso – Drums
Rodrigo Alpe – Session & Live Guitars

SADISM – Facebook

Ultio – Fera Ep

Una tempesta che si abbatte sulle vostre teste, e si sta bene in mezzo ai rovesci, tra quella violenza sonora, quel qualcosa in più che possiedono solo i dischi black metal che sono di un livello superiore.

Black metal classicheggiante, feroce, estremo e bellissimo.

Il debutto della one man band Ultio, per l’etichetta genovese Brucia Records, è un pugno in faccia, uno di quelli che fanno bene ma sono molto pesanti. Questo ep è un atto d’amore incondizionato verso il black metal che genera un magma sonoro dentro al quale l’ascoltatore si vuole annientare, un abbattimento di tutto ciò che lo circonda attraverso questo suono. Fin dalle prime convulse e granitiche note si può sentire che Ultio conosce e controlla molto bene la materia che tratta, le ripartenze sonore sono fulminee, il suono è martellante e non lascia scampo, la batteria trancia tendini ed ossa come su un campo di battaglia, i riff sono molto adeguati e lasciano il segno. Fera è un concentrato di venti minuti di battaglia sonora, nella quale le tenebre vincono nettamente e senza appello, dove la luce non si vede mai se non per negativo, e in cui la forza sonica spazza via tutto. La lunghezza del disco è giusta, riuscendo così a concentrare tante cose in poco spazio, con una tensione musicale fortissima. Fera delizierà gli estimatori della prima e seconda ondata del black metal, ma tutti gli amanti del nero metallo qui troveranno un prodotto selvaggio e senza rimorsi. Inoltre il disco può essere ascoltato come un unicum sonoro, dato che il filo conduttore è sempre lo stesso, e si dipana in vari rivoli che poi confluiscono in un mare nero. Era da tempo che un disco black non obbligava a schiacciare nuovamente il tasto play dopo la fine, per riascoltarlo ancora e Fera spinge a farlo più volte. Una tempesta che si abbatte sulle vostre teste, e si sta bene in mezzo ai rovesci, tra quella violenza sonora, quel qualcosa in più che possiedono solo i dischi black metal che sono di un livello superiore. Registrato in poco tempo, il lavoro possiede anche una certa urgenza tipica degli albori del genere, un no future molto bene marcato e presente.
Un gran bel debutto, e aspettiamo già il prossimo disco di Ultio.

Tracklist
1.Beasts
2.Ablaze
3.Beyond the fog
4.The right weapon

Line-up
Ultio – Everything

A Violet Pine – Again

Again è un album minimale, a suo modo diretto e pervaso da lunghe jam strumentali tramite le quali la mente viaggia tra l’umidità della notte e l’impatto del sole sulla sabbia del deserto: un esperienza uditiva consigliata agli amanti dei suoni post rock e stoner.

Post grunge, rock, leggere distorsioni che si fanno spazio tra suoni desertici ed oscure palpitazioni notturne, sono le caratteristiche principali dei brani che compongono Again, terzo album dei rockers pugliesi A Violet Pine.

Sono passati quattro anni dal precedente lavoro e la band, ora composta da Giuseppe Procida (voce e chitarra), Francesco Yacopo Bizzoca (basso) e Paolo Ormas (batteria e tastiere) torna con un lavoro notturno, strumentale, sempre impossessato da quel demone stoner-gaze che ha sempre contraddistinto la musica del gruppo.
Un album che si inoltra senza paura nel rock dell’ultimo decennio del secolo scorso, immagazzinando influenze ed ispirazioni che vanno oltre i soliti nomi (tanto si ascolta dei seminali The God Machine del capolavoro Scenes From The Second Storey), pur tenendo ben presente nello spartito attimi di rock bagnato dalla pioggia di Seattle.
Un album notturno si diceva, atmosfere plumbee, umide anche se in lontananza il vento del deserto arriva a riscaldare brani come Run Dog Run! o la parte finale di Where Boys Steal Candles.
Again è un album minimale, a suo modo diretto e pervaso da lunghe jam strumentali tramite le quali la mente viaggia tra l’umidità della notte e l’impatto del sole sulla sabbia del deserto: un esperienza uditiva consigliata agli amanti dei suoni post rock e stoner.

Tracklist
01. Interstellar Love
02. Run Dog, Run!
03. Again
04. When Boys Steal Candles
05. Black Lips
06. Monster
07. Z00

Line-up
Giuseppe Procida – vocal, guitar
Francesco Yacopo Bizzoca – bass guitar
Paolo Ormas – drums, synth

A VIOLET PINE – Facebook

Bergraven – Det framlidna minnet

Grande talento compositivo di Par Stille, artista che non ha timore di sporgersi oltre i limiti del black, miscelandolo in un blend multidimensionale e arricchendolo di nuova vita.

Per lunghi dieci anni Par Stille ha tenuto ghiacciata la sua creatura, la “Montagna Nera” (Bergraven) e devo anche dire che, sinceramente, con la grande quantità di materiale uscito nel frattempo, io me ne ero anche dimenticato; aver letto di una nuova uscita ha risvegliato i sensi nel ricordo delle interessanti opere del passato: Fordarv (2004), Dodsvisioner (2007) e Till Makabert Vasen (2009).

Avanguardistico Black che non ha timore di oltrepassare i limiti del genere, di inglobare frammenti multidimensionali a creare brani fluidi, sempre stimolanti e open mind; opere da recuperare per godere del talento multiforme di Par Stille, musicista svedese, che in questi dieci anni ha dedicato il suo talento allo sviluppo del suono di Stilla, quattro dischi dal 2013, orientato su un black più tradizionale a tinte naturalistiche. Il ritorno dei Bergraven è un piacere per il nostro apparato uditivo, la struttura complessa dei brani, otto per quasi cinquantacinque minuti, ci conduce in una sfida dove la fluidità del suono si accompagna a una capacità di integrare strutture jazz/folk senza pari. La band, un trio costituito dagli stessi musicisti di Stilla, offre tante suggestioni nelle sue evoluzioni come gli otto minuti di Der Dodens Stiger, in cui un inizio black atmosferico lentamente si sfilaccia in trame acustiche madrigalesche e medievaleggianti, ricche di pathos e tristezza. I brani variano, non sono ancorati a strutture prefissate, con l’aiuto di strumenti non usuali nel black come sax, trombe, vibrafono e piano, e i risultati conquistano in Leendet av ans verk dove il folk si coniuga con naturalezza al jazz per un risultato dal sapore particolare. L’ingresso della tromba a metà del brano è da pelle d’oca e il tutto viene inglobato in una furia black che conduce al termine. Difficile spiegare il disco e le sue sensazioni scrivendo solo qualche riga, ma invito gli ascoltatori a provarlo, lasciandosi trasportare dal grande talento compositivo di Par Stille, artista che non ha timore di sporgersi oltre i limiti del genere.

Tracklist
1. Minnesgåva
2. Allt
3. Den följsamma plågan
4. Minnets melankoli
5. Leendet av hans verk
6. Den dödes stigar
7. Till priset av vårt liv
8. Eftermäle

Line-up
Pär Stille – Bass Vocals, Guitars
Andreas Johansson – Bass
J. Marklund – Drums

BREGRAVEN – Facebook

NIFROST

Il singolo “Tvihalden”, dall’album “Blykrone” di prossima uscita (Dusktone).

Il singolo “Tvihalden”, dall’album “Blykrone” di prossima uscita (Dusktone).

https : //youtu.be/L5epB58BtVU

In attesa dell’uscita del secondo attesissimo album “Blykrone” via Dusktone, i NIFROST lanciano il loro primo singolo “Tvihalden” disponibile, da oggi, in tutti i negozi digitali e su youtube :

Questo è solo un assaggio di quello che i quattro norvegesi sono in grado di fare : blackmetal inspired-riffs mischiati a puro folk norvegese, vocals potenti e melodiche eseguiti sempre in lingua madre.

L’album sarà disponibile in digipack, 12″LP vinyl e ovviamente in digitale e i preordini saranno disponibili molto presto. Non resta quindi che rimanene collegati alle pagine di Dusktone.

Nifrost :
FB : https://www.facebook.com/nifrost
IG : https://www.instagram.com/nifrost.official/

Dusktone :
W: http://www.dusktone.eu
FB: https://www.facebook.com/dusktone.label
IG : https://www.instagram.com/dusktone/
Bandcamp: http://dusktone.bandcamp.com

Alpha Wolf – Fault

Gli Alpha Wolf non inventano nulla, ma riescono a fondere fra loro in maniera molto originale degli elementi che sono esistenti ma che non sempre facili da legare.

Alpha Wolf sono un gruppo australiano che pone in maniera notevole la violenza in musica.

Fault è il titolo del loro ultimo ep, pubblicato dopo vari demo e dopo il debut album Mono del 2017 su Greyscale Records. Mettiamo subito una cosa in chiaro: questi australiani sono una delle cose più interessanti uscite negli ultimi anni in campo metalcore, il loro groove è devastante e hanno anche un pizzico di deathcore nel loro suono, e qualcosa anche del nu metal. Ogni canzone è una lama affilata che taglia chirurgicamente l’obiettivo, non scappa nulla, tutto è molto intenso e studiato per creare devastazione dal vivo. Gli Alpha Wolf non inventano nulla, ma riescono a fondere fra loro in maniera molto originale degli elementi che sono esistenti ma che non sempre facili da legare. Non manca la melodia nelle loro composizioni, tutto è funzionale ad una violenza sonora che si manifesta in forme e modi differenti a seconda del momento e delle cose che si vogliono esprimere. La tensione è sempre alta, succede sempre qualcosa nelle loro canzoni, la voce graffia e culla in maniera ossessiva, ci sono repentini cambi di tempo, la cadenza non è velocissima ma è devastante. Nell’affollato panorama attuale del metalcore gli Alpha Wolf sono uno dei gruppi dalle maggiori peculiarità e dalle molte possibilità che le mostrano in questo ep che dovrebbe essere quello che li farà notare nel mondo, anche grazie al fatto che esce per una sussidiaria della Nuclear Blast, la Sharptone Records. Come biglietto da visita non è per niente male anzi, finalmente un disco metalcore molto potente e con influenze diverse. Fault è un ep da gustare fino in fondo, magari andando anche a riscoprire il loro disco precedente.

Tracklist
1. No Name
2. Spirit Breaker
3. Russian Roulette
4. Fault
5. Sub Zero
6. The Lonely Bones

Line-up
lochie
scottie
john
sabian
mitch

ALPHA WOLF – Facebook