Skanners – Temptation

Temptation, che si affianca alle ultime migliori uscite del genere. è prodotto benissimo e presenta una serie di brani incendiari, melodici e orgogliosamente classici.

Il metal tricolore gode di ottima salute di questi tempi, non solo grazie alla moltitudine di band ed artisti che si sono affacciati sulla scena, ma anche per il ritorno di quei gruppi che ne hanno scritto la storia, come gli Skanners.

La band di Bolzano ha scritto pagine gloriose nella storia del metallo classico del nostro paese, in anni in cui tutto era molto più difficile e la credibilità di fans e addetti ai lavori si conquistava con sudore, lavoro ed attitudine.
Quasi quarant’anni sono passati dal primo demo, poi sei full length, un live ed ora questo nuovo album intitolato Temptation e licenziato dal gruppo tramite la Alpha Omega Management, un lavoro composto da undici brani all’insegna dell’heavy metal di stampo tradizionale, potenziato da ritmiche power e perfettamente in grado di dire la sua in questi primi vent’anni del nuovo millennio.
L’heavy metal è vivo e vegeto ed album come Temptation sono qui per dimostrarlo, rinverdendo i fasti passati non solo degli Skanners, ma di tutto un genere.
Temptation, che si affianca alle ultime migliori uscite del genere. è prodotto benissimo e presenta una serie di brani incendiari, melodici e orgogliosamente classici, in cui Claudio Pisoni dà lezione di come si canta su un album heavy metal, Fabio Tenca ci prende a rasoiate con la sua chitarra e tutta la band gira a mille con Davide Odorizzi alla batteria, Tomas Valentini al basso e Walther Unterhauser alla chitarra.
Già dall’opener e singolo In Flammen 666 si viene travolti dalla carica della band altoatesina, tra refrain e chrous dall’alto appeal, ritmiche e solos che sono vangelo per i fans del genere.
I brani si susseguono regalando per tutta la durata dell’album grande heavy metal, da Rays In The Darkness alla tellurica Cut Of My Heart, passando per il power di Demons Of Tomorrow e l’hard & heavy di Back To The Past.
Altro ottimo lavoro targato Skanners e imperdibile per gli amanti dell’heavy metal duro e puro, Temptation segna il grande ritorno di uno gruppi storici del metal italiano.

Tracklist
1.In Flammen 666
2.Rays in the Darkness
3.Rolling in the Fire
4.Cut My Heart
5.Demons of Tomorrow
6.The Eye
7.Lost in Paradise
8.The Letter
9.Back to the Past
10.Pray with My Angel
11.Always Remember

Line-up
Fabio Tenca – Guitars
Claudio Pisoni – Vocals
Walther Unterhauser – Guitars
Davide Odorizzi – Drums
Tomas Valentini – Bass

SKANNERS – Facebook

Duel – Valley Of Shadows

I Duel ci portano in un territorio che non è di questo mondo, trattando della tradizione esoterica, con una musica molto coinvolgente e sempre in bilico fra doom, heavy metal ed hard rock, catturando il nostro cervello ed il nostro cuore.

Torna il combo texano chiamato Duel, con il suo splendido occul doom rock dal groove speciale e senza eguali.

Chi già li conosce sa che la loro musica ha il potere di farti varcare le porte del tempo per approdare in quella particolare stagione del rock dove tutto sembrava possibile, dove lo scopo era superare le proprie percezioni per andare oltre. La loro musica gronda di riferimenti esoterici, e ha la forma di un doom psych rock da banda di motociclisti, e questa è una delle loro peculiarità più importanti. Questa illuminata fusione di doom e hard rock è una miscela speciale che solo loro sanno fare, e ogni disco è una continua evoluzione, e questo ultimo Valley Of Shadows ne è il punto più alto. Ogni riff è studiato e ricopre un compito ben preciso, ogni movimento del gruppo concorre a formare un groove particolare ed ipnotico, fatto di potenza e di una forte influenza di hard rock ed heavy metal nella sua accezione maggiormente ritmica. Se si va ad ascoltare la discografia passata del gruppo si può sentire che fin dall’inizio questo gruppo aveva qualcosa in più, un quid che li accompagna tuttora e che in questo ultimo lavoro ha raggiunto il suo apice. I Duel sono un gruppo importante nel panorama della musica pesante e questo disco è la loro definitiva consacrazione. Il titolo Valley Of Shadows, con una copertina molto simile ai quadri surrealisti, rappresenta bene di cosa tratti questo lavoro, ovvero della valle delle ombre, che può essere interpretata in molti modi. Una delle letture possibili è che la valle delle ombre possa essere il nostro mondo, dove quella che ci appare come ineluttabile realtà non lo sia, e anzi sia un qualcosa che non possiamo comprendere. O la valle delle ombre è dove riposano i morti, o potrebbe essere altre mille cose. I Duel ci portano in un territorio che non è di questo mondo, trattando della tradizione esoterica, con una musica molto coinvolgente e sempre in bilico fra doom, heavy metal ed hard rock, catturando il nostro cervello ed il nostro cuore. Un’altra grande uscita targata Heavy Psych Sounds.

Tracklist
1. Black Magic Summer
2. Red Moon Forming
3. Drifting Alone
4. Strike And Disappear
5. Broken Mirror
6. Tyrant On The Throne
7. I Feel No Pain
8. The Bleeding Heart

Line-up
Tom Frank – guitar,vocals
Shaun Avants – bass, vocals
Justin Collins – drums
Jeff Henson – guitar

https://www.facebook.com/DUELTEXAS/

Vereor Nox – Vereor Nox

Vereor Nox è una gemma del black metal underground, un disco che lega mondi diversi, tutti molto interessanti, e soprattutto figlio di una passione smisurata e pura.

Incredibile concept album sul videogioco Dark Souls, pieno di ottimo symphonic black metal e di archetipi eterni come la Luce e la Tenebra.

Ascoltando l’ultimo lavoro dei Vereor Nox si viene catapultati all’istante in una miriade di mondi , risucchiati dalla Fiamma nell’eterna lotta fra Luce e Tenebra, fra bene e male, ma con molte più sfumature. Il gruppo è attivo dal 2014 su idea di Kronos (Gianluca Moreo) e Fenrir (Beatrice Traversin), con lo scopo di suonare black metal e trattare temi introspettivi ma anche mitologici, e gli uni non escludono affatto gli altri, anzi. Questo ultimo lavoro, il secondo su lunga distanza per il gruppo, richiede molta attenzione perché musicalmente possiede una varietà e una ricchezza non comuni, oltre ad uno studio sui testi davvero notevole. Il punto di partenza è il videogioco giapponese Dark Souls, che volendo dare una definizione disperatamente riduttiva è un rpg dark fantasy, ma in realtà è molto di più ed infatti in questo disco c’è un grande approfondimento. In pratica i Vereor Nox, intorno all’universo del videogioco compongono, un’opera ispirata dal black metal mediterraneo classico, e molto forte è la componente sinfonica che, come un coro greco, interviene nelle situazioni di maggior pathos. Come detto c’è un grande lavoro concettuale dietro il lavoro, ma la musica non è da meno, rafforzata da un grande padronanza tecnica; c’è solo una cosa che non è al suo massimo livello in questo disco, ed è la produzione, perché senza questa sbavatura saremmo davanti forse al disco dell’anno italiano in tale ambito. I Vereor Nox riescono sempre a trovare la soluzione adatta, aiutati da un grande senso della melodia, e producono un album che merita ripetuti ascolti per cogliere il tutto, perché è sterminato quanto l’universo di Dark Souls. Ogni canzone ha molteplici passaggi nascosti, c’è un bel ritornello e sotto si trova una linea di basso ipnotica, oppure una doppia cassa incessante mentre la chitarra esegue degli arpeggi da sogno. Molto adeguata è anche la durata delle canzoni, che non debordano mai. Vereor Nox è una gemma del black metal underground, un disco che lega mondi diversi, tutti molto interessanti, e soprattutto figlio di una passione smisurata e pura.

Tracklist
1. Within The Flames
2. My Dear Sister
3. Born Under The Moon
4. The Crossbreed
5. The Silence In The Cathedral
6. Void
7. Dense Of Nothingness
8. Your Grave

Line-up
Fenrir (Beatrice Traversin) – vocals & lyrics
Gwyn (Emiliano Bez) – guitars, backing vocals, main composer
Seath (Ivano Lo Iacono) – bass, composer

VEREOR NOX – Facebook

Manifestic – Anonymous Souls

Strepitoso lavoro di una nuova band, che si pone e subito quale esponente di spicco del progressive speed metal.

Quando la tradizione dei secondi anni ottanta si amalgama alla perfezione con suoni moderni.

I Manifestic sono un quartetto tedesco, nettamente superiore alla media degli esordienti. Il loro è un techno-thrash che colora sapientemente di tinte progressive la base speed metal di partenza, forte di doti esecutive di assoluto prim’ordine. Anche il songwriting è veramente da paura: colpisce, più di tutto, una maturità di scrittura sicura e impressionante. Le undici composizioni sono inoltre pervase da un flavour fantascientifico, evidente sin dalla grafica (interna ed esterna) e dai suoni di synth che aprono la title-track, che connota in termini freddi e quasi siderali la proposta dei quattro. Un punto di riferimento sono senz’altro i Megadeth del sommo Rust in Peace (anno di grazia 1990), nonché i Voivod del periodo 1987-1988. Tutto è peraltro calato con molta originalità e personalità nel nostro presente ed il platter certo incontrerà i favori di impazzisce per i Vektor di Black Future ed i Sacral Rage del secondo e terzo disco. Quello dei Manifestic è peraltro un album assai vario e completo da tutti i punti di vista: una vera e propria geometria del caos cosmico, che in Time Will Collapse sposa trame nere di matrice primi Slayer e nell’apertura di Code of Silence sa altresì confrontarsi in modo intrigante e generoso con la grande tradizione dell’hard americano e dello US metal più melodico: altri aspetti che fanno di questo Anonymous Souls un prodotto assolutamente da avere.

Tracklist
1- Anonymous Souls
2- Deaf, Dumb and Blind
3- Wide Open
4- Time Will Collapse
5- Incognito
6- Spiritual Abyss
7- Silicon War
8- Code of Silence
9- 263
10- Pillars of Democracy
11- Poisoned Waters

Line up
Tristan – Bass
Jerome – Drums
Rob – Guitars / Vocals
Samy – Guitars

MANIFESTIC – Facebook

Amon Amarth – Berserker

Berserker è un album che guarda al passato remoto della musica che ha sempre ispirato il gruppo svedese, l’heavy metal classico, che qui è portato ad un livello epico ed estremo in grado di lasciare un segno deciso, grazie ad una raccolta di brani che nella sua prima parte trova davvero pochi ostacoli.

Gli Amon Amarth quanto prima troveranno il giusto tributo nella nostra rubrica “Dischi Fondamentali” con il loro capolavoro, Once Sent from the Golden Hall, uno degli album cardine per quanto riguarda un genere come il death metal epico e melodico che il gruppo di Johan Hegg ha contribuito a rendere popolare tra i fans del metal estremo di matrice scandinava.

Altri tempi (era il 1998) ed altra storia, ora la band svedese, all’undicesimo album in carriera, è volata a Los Angels e ha registrato il nuovo Berserker con l’aiuto di Jay Ruston (Anthrax, Stone Sour).
Berserker, album dai suoni cristallini, confezionato per fare il definitivo botto commerciale, è un lavoro che dividerà gli amanti del gruppo di Stoccolma, risultando troppo patinato per alcuni o spettacolare in ogni dettaglio per altri.
La verità non dista molto da approva la nuova fatica del combo, perché Berserker è un lavoro che, nel suo genere, è di facile ascolto, ricco di melodie heavy, epico e possente per non deludere fino in fondo gran parte dei vecchi fans,
Se vogliamo trovare un difetto, quello è nella sua sua durata di quasi un’ora, ma per il resto lasciarsi travolgere dal sound odierno creato dagli Amon Amarth è più quanto un amante del death epico e melodico possa sperare questi tempi.
In sostanza, Berserker è un album che guarda al passato remoto della musica che ha sempre ispirato il gruppo svedese, l’heavy metal classico, che qui è portato ad un livello epico ed estremo in grado di lasciare un segno deciso, grazie ad una raccolta di brani che nella sua prima parte trova davvero pochi ostacoli.
Crack The Sky, Valkyria, Raven’s Flight, The Berserker At Stamford Bridge spiccano in una raccolta di brani che farà ancora una volta scorrere il sangue per i colpi inferti dagli spadoni degli Amon Amarth.

Tracklist
01. Fafner’s Gold
02. Crack The Sky
03. Mjolner, Hammer Of Thor
04. Shield Wall
05. Valkyria
06. Raven’s Flight
07. Ironside
08. The Berserker At Stamford Bridge
09. We Can Set Our Sails
10. When Once Again
11. Wings Of Eagles
12. Into The Dark

Line-up
Johan Hegg – vocals
Olavi Mikkonen – guitar
Johan Söderberg – guitar
Ted Lundström – bass
Jocke Wallgren – drums

AMON AMARTH – Facebook

Fulci – Tropical Sun

L’album nel genere è uno dei più riusciti tra quelli ascoltati ultimamente in senso assoluto, quindi per tutti gli amanti del metal estremo il consiglio è di non perdere Tropical Sun, perché potrebbe rivelarsi una piacevole sorpresa.

Le sorprese non mancano di certo nell’underground metallico tricolore, anche quando si parla di metal estremo, come nel caso del brutal death offerto dai casertani Fulci.

Il trio, insieme dal 2013, arriva al secondo album tramite la Time To Kill Records intitolato Tropical Sun, ispirato dalla trama di Zombie 2, pellicola del grande regista Lucio Fulci da cui viene prevedibilmente tratto il monicker.
Quale argomento migliore se non gli Zombie ed il cinema horror/splatter per un sound di matrice brutal death? Infatti Tropical Sun risulta un gran bel lavoro, impreziosito da suoni sintetici che creano atmosfere terrificanti in un contesto brutale, tra accelerazioni e mid tempo, riff death metal e cascate di sangue che sporcano spartiti estremi di matrice Dying Fetus, Suffocation e Cannibal Corpse.
Con ritmiche perfettamente leggibili nel massacro perpetuato dagli affamati zombie e un songwriting che nel genere si dimostra vario e ben delineato, Tropical Sun si sviluppa in mezzora abbondante di ottimo brutal inframezzato da spezzoni vocali tratti dal film (uscito nel 1979) e da altre trovate tutte da scoprire.
L’album nel genere è uno dei più riusciti tra quelli ascoltati ultimamente in senso assoluto, quindi per tutti gli amanti del metal estremo il consiglio è di non perdere Tropical Sun, perché potrebbe rivelarsi una piacevole sorpresa.

Tracklist
01. Voodoo Gore Ritual (instrumental)
02. Tropical Sun
03. Apocalypse Zombie
04. Splatter Fatality
05. Matul Tribal Cult
06. Legion Of The Resurrected
07. Palms By The Cemetery
08. Witch Doctor (instrumental)
09. Genetic Zombification
10. Eye Full Of Maggots
11. Church Of The Undead
12. Blue Inferno
13. Immortality Virus (instrumental)
14. March Of The Living Dead (instrumental)

Line-up
Dome – Guitars, Synth
Fiore – Vocals
Klem – Bass

FULCI – Facebook

Arrival Of Autumn – Harbinger

Metalcore, tanta tecnica snocciolata senza risultare nemmeno per un momento noiosi, passaggi incandescenti e altri più melodici, contribuiscono a rendere il disco un tutto molto ben strutturato e soprattutto, cosa assai difficile di questi tempi, molto piacevole da ascoltare tutto assieme, come continuum sonoro.

Al primo distratto ascolto il disco degli Arrival Of Autumn potrebbe sembrare molto simile a molti degli ultimi dischi di metal moderno usciti recentemente.

Invece Harbinger si rivela strutturato molto bene e pieno di metal sia moderno che meno recente, perché questi canadesi dell’Alberta hanno un’anima fortemente metallica e qui la esprimono tutta. Innanzitutto debuttare direttamente su Nuclear Blast Record la dice molto lunga sulle aspettative che ci sono su questi ragazzi, attese tutte quante ben riposte. Nati e cresciuti a Grande Prairie, una cittadina di circa cinquantamila abitanti che prevede specialità locali a base di petrolio e di legname, gli Arrival Of Autumn riversano nella musica ed in questo debutto un vigore ed una potenza che si potrebbe paragonare a quella degli Spliknot che venivano da Des Moines, Iowa profondo. Il loro suono è un metalcore potente e originale, riescono a combinare melodia e pesantezza, il tutto con molta naturalezza e sapienza. Harbinger è un disco metal tout court, nel senso che si esprime in maniere diverse, ma il sostrato è fortemente metallico, quel metal di larghe vedute che entrerà nelle teste di amanti di diversi sottogeneri dell’arte metallica. Gli Arrival Of Autumn hanno quel tiro che riesce ad essere metalcore del migliore possibile, ma assorbono molto la lezione di tanti altri gruppi che non avendo un genere ben preciso di riferimento e possedendo del talento iniziano una nuova via. Metalcore, tanta tecnica snocciolata senza risultare nemmeno per un momento noiosi, passaggi incandescenti e altri più melodici, contribuiscono a rendere il disco un tutto molto ben strutturato e soprattutto, cosa assai difficile di questi tempi, molto piacevole da ascoltare tutto assieme, come continuum sonoro. E la piacevolezza è qualcosa che vi avvilupperà fin dalle prime note della prima traccia Hurricane On The Horizon, che è assai paradigmatica di ciò che accadrà dopo. Molto intensi i momenti nei quali la batteria di Ty Fox dispensa una doppia cassa prepotente. Un gran bel debutto, niente male i ragazzi da Grand Prairie, Alberta, Canada.

Tracklist
01. Hurricane On The Horizon
02. End Of Existence
03. Witness
04. The Horror
05. Old Bones – New Blood
06. Better Off Without
07. Symbiotic
08. An Omen Of Loss
09. The Endless
10. Apocalyptic

Line-up
Brendan Anderson – guitars
Jamison Friesen – vocals
Ty Fox – drums
Ryan Sorensen – guitars
Kevin Student – bass

ARRIVAL OF AUTUMN – Facebook

Númenor – Chronicles from the Realms Beyond

Nuova veste e due bonus track per Chronicles from the Realms Beyond, ultimo album degli epic power metallers serbi Númenor

I Númenor son un gruppo epic power metal originario di Belgrado ed attivo dal 2009.

La discografia della band serba, dopo una manciata di ep e split ha preso il volo nel 2013 con la pubblicazione del primo lavoro sulla lunga distanza intitolato Colossal Darkness, seguito da altri due lavori, Sword and Sorcery e Chronicles from the Realms Beyond del 2017.
Ciò di cui parliamo è appunto la riedizione di quest’ultimo bellissimo lavoro, che prevede due bonus track (The Hour of the King e Lords of Chaos), un nuovo libretto ed una nuova copertina creata dall’artista serbo Bob Zivkovic.
L’album vede la partecipazione della session vocalist dei Therion Sandra su due brani (Moria e Beyond the Doors of Night) e l’entrata in formazione del nuovo batterista Marko Milojevic.
Chronicles from the Realms Beyond è un ottimo esempio di metallo epico, dal taglio heavy/power in cui non manca quel tocco sinfonico e black.
Prendendo spunto dalle tematiche fantasy tanto care al genere, l’album parte con l’opener Heart Of Steel proseguendo per sentieri che portano inevitabilmente alla gloria o alla morte.
L’alternanza tra più voci, che passano tra toni evocativi ed altri tipicamente metal e scream black, rende l’ascolto ancora più vario ed interessante con i brani che passano dall’epic sinfonico di Beyond the Doors of Night, al mid tempo dal taglio black metal di Lords Of Chaos, i due punti estremi della musica dei Númenor.
Un lavoro che merita sicuramente l’attenzione degli amanti del genere, tra Blind Guardian, Brimstone e le più classiche band epic metal.

Tracklist
1. Heart of Steel
2. Carven Stone
3. Withing Hour
4. Beyond the Doors of the Night
5. Moria
6. The Hour of the King
7. Lord of Chaos
8. Over the Mountains Cold
9. The Last of the Dragonlords
10. Realms Beyond (Instrumental)

Line-up
Despot Marko Miranovic-Vocals
Srdjan Brankovic-Guitars, Bass
Mladen Gosic-Keyboards
Marko Milojevic-Drums
Zeljko Jovanovic-Second Vocals

NUMENOR – Facebook

TIR – Metal Shock

L’album è un convincente sunto del metal più tradizionale ispirato dagli eroi britannici degli anni ottanta, ma che possiede quell’orgoglioso tocco tricolore a ricordare il valore di una solida scena nazionale.

Band storica della scena metal della capitale, i TIR danno alle stampe il loro secondo lavoro su lunga distanza intitolato Metal Shock.

Nata nel 1980, la band romana stampa il primo album solo nel 2011 (Heavy Metal), poi altri otto anni di silenzio prima che questa raccolta di brani cantati in lingua madre tornino a far parlare di new wave of british heavy metal secondo i TIR.
Il quintetto, ora formato da Sergio Bonelli (chitarra), Giuseppe Cialone (voce), Danilo Antonini (chitarra), Dino Gubinelli (basso) e Piero Aironi (batteria), ha dato vita ad un buon esempio di heavy metal ottantiano ispirato alla scena britannica, e il perfetto uso della nostra lingua caratterizza questa nuova raccolta di brani che tanto richiama Saxon e Judas Priest, quanto la Strana Officina nei brani in cui prende corpo tiratissimo hard rock (Crazy Mama e la travolgente Beat 150).
Giuseppe Cialone, già cantante degli epici Rosae Crucis, il suo mestiere lo conosce bene, così come i compagni d’avventura che vanno a formare una band compatta e di elevata esperienza.
Con la veloce e diretta Città In Fiamme, il potentissimo mid tempo di Banche Armate, il metallo incendiario della title track, l’album è un convincente sunto del metal più tradizionale ispirato dagli eroi britannici degli anni ottanta, ma che possiede quell’orgoglioso tocco tricolore a ricordare il valore di una solida scena nazionale.

Tracklist
1. Città In Fiamme
2. La Sfida
3. Banche Armate
4. La Luna Nel Cerchio
5. Crazy Mama
6. Dentro Il Vuoto
7. Lasciateci Fare
8. Metal Shock
9. Beat 150
10. Mitra
11. Memoria (Faber)

Line-up
Sergio Bonelli – Guitars
Danilo Antonini – Guitars
Dino Gubinelli – Bass
Piero Arioni – Drums
Giuseppe Cialone – Vocals

TIR – Facebook

Battle Beast – No More Hollywood Endings

No More Hollywood Endings è un album che piacerà sicuramente ai fans dell’hard rock melodico e farà storcere il naso ai true defenders, ma indubbiamente non lascia scampo in quanto ad appeal, richiamando più volte i conterranei Brother Firetribe e Nightwish sotto la bandiera del pop anni ottanta.

Se spulciate il profilo Facebook dei Battle Beast, nello spazio riservato alle informazioni troverete tra gli artisti ispiratori del gruppo gli Abba e non è caso, visto quello che ci riserva il quinto full length del gruppo finlandese intitolato No More Hollywood Endings.

La band, attiva dal 2006, trova nel pop rock e nell’aor una nuova marcia per il proprio sound, lasciando onori e gloria alle tastiere di Janne Björkroth e alla notevole prova della cantante Noora Louhimo.
L’album è un’apoteosi di melodie ruffiane, a tratti sinfoniche ma in gran parte arrangiate ispirandosi allo storico gruppo pop svedese e all’hard rock melodico anni ottanta.
Se sia un pregio o un difetto dipende dai gusti personali, certo è che di heavy metal in questo nuovo lavoro ce n’è veramente poco, soffocato da una valanga di melodie e chorus che entrano in testa come lame nel burro.
Il suono esce pieno e cristallino, le chitarre fanno da contorno all’atmosfera aor che si respira a pieni polmoni dalle trame ruffiane di brani come la title track, Endless Summer, I Wish e The Golden Horde.
No More Hollywood Endings è un album che piacerà sicuramente ai fans dell’hard rock melodico e farà storcere il naso ai true defenders, ma indubbiamente non lascia scampo in quanto ad appeal, richiamando più volte i conterranei Brother Firetribe e Nightwish sotto la bandiera del pop anni ottanta.

Tracklist
1. Unbroken
2. No More Hollywood Endings
3. Eden 3:59 4. Unfairy Tales
5. Endless Summer
6. The Hero
7. Piece Of Me
8. I Wish
9. Raise Your Fists
10. The Golden Horde
11. World On Fire

Line-up
Noora Louhimo – Vocals
Joona Björkroth – Guitars
Juuso Soinio – Guitars
Eero Sipilä Bass
Janne Björkroth – Keyboards
Pyry Vikky – Drums

BATTLE BEAST – Facebook

Deorc Absis – The Nothingness Transfiguration

Il suono dei Deorc Absis oscilla tra black e death metal, con un’importante parte sinfonica che arricchisce molto il tutto.

Black death metal dissonate e schizofrenico, molto tecnico e davvero inusuale.

L’esordio degli italiani Deorc Absis per l’etichetta americana Redefining Darkness Records è uno di quei dischi che colpiscono duro e che stupiscono. La levatura tecnica è elevata, come notevole è la capacità compositiva, le tre canzoni sono strutturate in maniera labirintica, e dentro ci sono molte cose. Il loro suono oscilla tra black e death metal, con un’importante parte sinfonica che arricchisce molto il tutto. Il gruppo ha un impatto violento, ma non esibisce solo la potenza, preferendo l’effetto dell’insieme alla singola voce musicale. E il risultato è un suono molto originale, che crea un effetto cinematografico sull’ascoltatore, nel senso che il racconto procede per racconti di immagine, e la lunga durata delle tracce permette uno sviluppo esauriente delle stesse. Si potrebbe pensare che tre pezzi possano essere pochi, ma tre canzoni con questa intensità e con questa densità richiedono un’attenzione speciale, con un occhio di riguardo per la qualità, che con un numero maggiore di pezzi potrebbe diluirsi, mentre qui rimane inalterata. Una ricerca notevole permea questo disco, e la poetica musicale messa in campo qui è rivolta verso il futuro, usando elementi del passato ma guardando sempre avanti.
Il lavoro del gruppo è notevole, una menzione speciale va all’incredibile basso di Marcello Tavernari che costruisce fisionomie mostruose, colonna portante del suono dei Deorc Absis. L’esordio è notevole e merita attenzione, musica estrema fatta con passione e competenza.

Tracklist
1.Stasis
2.Epanastasis
3.Metamorphosis

Line-up
Claudio Miniati: Vocals
Alessandro D’Antone: Guitars
Marcello Tavernari: Bass
Marco Taiti – Drums

DEORC ABSIS – Facebook

Relics Of Humanity – Obscuration

Obscuration è un ep che vale la pena non perdere se si è fan del brutal death di scuola statunitense, snodandosi in un quarto d’ora abbondante di efferatezze sonore degne dei gruppi storici della scena.

Nuovo ep all’insegna del più puro ed efferato brutal death metal da parte dei Relics Of Humanity, band attiva da più di dieci anni nella capitale bielorussa Minsk, in una terra ancora da scoprire del tutto in ambito metallico, ma che sa sempre regalare gradite sorprese.

Una manciata di demo ed un paio di full length (Guided by the Soulless Call del 2012 e Ominously Reigning upon the Intangible licenziato due anni dopo) è la discografia che porta in dote il gruppo, ora tornato a devastare i padiglioni auricolari dei fans del death più estremo e brutale con Obscuration, ep composto da sei tracce che formano un muro sonoro potentissimo costruito si mid tempo ed accelerazioni senza soluzione di continuità
Echi di Suffocation ed Immolation si rinvengono tra le partiture estreme di brani schiacciasassi come When Darkness Consumes God’s Throne e Legions Of The Unbowed, con i quali i Relics Of Humanity aggrediscono e travolgono con il loro tellurico sound.
Obscuration è un ep che vale la pena non perdere se si è fan del brutal death di scuola statunitense, snodandosi in un quarto d’ora abbondante di efferatezze sonore degne dei gruppi storici della scena.

Tracklist
1.Retson Retap
2.Ani Kihu Alamu
3.When Darkness Consumes God’s Throne
4.Whipping the Cursed
5.Legions of the Unbowed
6.Stench of Burning Heavens

Line-up
AJ – Vox
Pavel – Drums
Sergey – Guitrs
Pavel – Bass

RELICS OF HUMANITY – Facebook

Norsemen – Bloodlust

L’impronta è quella di scuola scandinava che viene arricchita da spediti attacchi di matrice thrash/black, per una serie di brani uno più epico e potente dell’altro che rende Bloodlust un esordio di tutto rispetto da parte di questi quattro guerrieri lombardi.

Bloodlust è il primo lavoro dei bergamaschi Norsemen, quartetto arrivato all’esordio su lunga distanza tramite la Time to Kill Records, dopo un ep uscito un paio di anni fa ma che viene interamente incluso con i suoi quattro brani all’interno di questo nuovo lavoro.

Il genere offerto è un death metal epico e guerresco, un’orda di note rabbiose che travolge i nemici non lasciando anima viva al suo passaggio: l’impronta è quella di scuola scandinava che viene arricchita da spediti attacchi di matrice thrash/black, per una serie di brani uno più epico e potente dell’altro che rendono Bloodlust un esordio di tutto rispetto da parte di questi quattro guerrieri lombardi.
L’ottima prova strumentale dei musicisti (Antonio Brignoli alla chitarra, Beppe Bergamaschi al basso e Paolo Munziello alla batteria), un vocalist che usa a suo piacimento growl e scream di stampo black (Federico Rota) ed un sound che è comunque abbastanza personale e dall’impatto devastante, fanno di questo debutto un album imperdibile per gli amanti del death metal epico, grazie ad almeno una manciata di brani esaltanti.
Evil Master, Black Mountain, la spettacolare Fenrir, la debordante Odin, le conclusive Warrior’s Fate e Time Wrecked Kingdom sono le classiche canzoni che, mi si conceda un luogo comune in questo caso inevitabile, non fanno prigionieri, elevando l’album ed i suoi creatori ai vertici del genere.

Tracklist
1. Intro
2. Evil Master
3. Black Mountain
4. Fenrir
5. Bloodlust
6. Odin
7. Serpent
8. Surtur
9. Warrior’s Fate
10. Time Wrecked Kingdom

Line-up
Antonio Brignoli – Guitar
Beppe Bergamaschi – Bass
Paolo Munziello – Drum
Federico Rota – Vocals

NORSEMEN – Facebook

Mosh-Pit Justice – Fighting the Poison

Il thrash-core della Grande Mela non muore mai e fa scuola anche nella Bulgaria di questa notevole e potentissima band.

Nati sette anni or sono, i bulgari Mosh-Pit Justice sono un entusiasmante trio, arrivato già al quarto album. Il loro è un thrash assai aggressivo e potentissimo, di scuola newyorkese (Nuclear Assault e Overkill, omaggiati in copertina), che non esclude comunque, col suo approccio molto core, inattese aperture epico-melodiche, in stile Sanctuary.

L’energia degli otto pezzi non viene mai meno e lascia quasi senza respiro l’ascoltatore. Il fatto, peraltro, che certe tracce raggiungano i sei minuti dice non poco circa la capacità dei tre di costruire canzoni anche alquanto articolate, senza alcuna caduta. La band dell’Europa orientale riesce quindi a lasciare il segno, con una voce duttile e cori ben curati. La chitarra la fa naturalmente da padrona, ottimamente supportata da una sezione ritmica che guarda al thrash ottantiano, con frutto, competenza e una adeguata capacità di aggiornamento. La velocità e le variazioni ritmiche sono le due costanti del lavoro, con un sound moderno e dinamico, arioso e dalla grande forza, con assoli marziali ed a tratti quasi epici. Con i loro inni di battaglia (urbana), i Mosh-Pit Justice si candidano ad un posto al sole e quanti amano il thrash metal impregnato di hardcore ne saranno conquistati. Veramente un grandissimo lavoro, massiccio e dalla notevole forza d’impatto.

Track list
1- Round to Decay
2- Feed Me to the Flames
3- God Wills It
4- The Serpent’s Call
5- State of Damnation
6- In the Final of Days
7- Prove Your Faith
8- Forging Our Fate

Line up
Maryian Georgiev – Bass
Georgy Peichev – Vocals
Staffa Vasilev – Guitars / Drums

MOSH PIT JUSTICE – Facebook

Leash Eye – Blues, Brawls & Beverages

Potenza e melodia, tanto groove, un pizzico di sfumature blues e desertiche fanno di Blues, Brawls & Beverages un lavoro riuscito, con le oggettive differenze rispetto al precedente album, ma con ancora le carte in regola per soddisfare gli amanti del rock a stelle e strisce.

Dopo sei anni dall’ultima fatica (Hard Truckin’ Rock) torna sulle strade, che dalla Polonia portano alle highway americane, il tir dei rockers Leash Eye.

Il gruppo della capitale mette l’acceleratore a tavoletta e travolge tutto, prima di fermarsi per una meritata sosta e farsi scappare una jam che vede le proprie influenze scatenarsi in undici potenti bordate southern rock dai rimadi grunge e groove metal.
Blues, Brawls & Beverages conferma l’ottima reputazione della band, attiva addirittura dal 1996, come una realtà tutta da scoprire del panorama rock del suo paese, più conosciuto negli ambienti musicali per le gesta estreme di Behemoth e compagnia che per una scena di stampo rock.
Qualche cambio di line up ed un sound che si sposta sempre più verso coordinate southern, fanno di questo nuovo lavoro una manna per gli amanti del genere, ovviamente dall’impatto che rimane alimentato da una forte componente groove e che vede i Leash Eye percorrere le highway che hanno visto viaggiare a suo tempo, Corrosion Of Conformity, Kyuss, primi Soundgarde e i sempre attuali e leggendari Lynyrd Skynyrd.
Il nuovo singer (Lukasz Podgórski), dall’ugola molto più melodica e meno bruciata del precedente cantante, si destreggia con mestiere tra le trame dei vari brani che hanno come comune denominatore un’atmosfera sudista che ne valorizza l’aspetto “americano” del sound.
Potenza e melodia dunque, tanto groove, un pizzico di sfumature blues e desertiche fanno di Blues, Brawls & Beverages un lavoro riuscito, con le oggettive differenze rispetto al precedente album, ma con ancora le carte in regola per soddisfare gli amanti del rock a stelle e strisce.

Tracklist
1.Bones
2.Moonshine Pioneers
3.On Fire
4.Lady Destiny
5.The Disorder
6.Planet Terror
7.Twardowsky, J.
8.Furry Tale
9.Jackie Chevrolet
10.One Last Time
11.Well Oiled Blues

Line-up
Marecki – Bass
Opath – Guitars
Piotr Sikora – Keyboards
Lukasz Podgórski – Vocals
Bigos – Drums

LEASH EYE – Facebook

Strana Officina – Law Of The Jungle

Law Of The Jungle ferma letteralmente il tempo: Daniele Ancillotti, Dario e Rolando Cappanera, ed Enzo Mascolo si voltano e sembrano tornare indietro per poi ripensarci e, con orgoglio, guardare avanti mentre quarant’anni di hard & heavy passano tra i solchi di brani duri come l’acciaio e tellurici mid tempo che appassionano come tanti anni fa.

A distanza di pochi mesi dall’uscita delle due raccolte Non Finirà Mai e The Faith, la Jolly Roger licenzia il nuovo lavoro di inediti della Strana Officina, nove anni dopo Rising To The Call.

L’album della leggendaria band toscana si intitola Law Of The Jungle, è composto da dieci rocciosi brani, di cui tre cantati in lingua madre, che tramandano la tradizione dello storico gruppo.
Senza nessun compromesso e neppure sorprese la band nel più puro spirito underground ed old school dà alle stampe un classico album hard & heavy, mantenendo intatte attitudine ed impatto.
Produzione e suoni volutamente di matrice vecchia scuola (e non potrebbe essere altrimenti), ritmiche che richiamano a più riprese la new wave of british heavy metal, ed un’atmosfera “live” fanno di Law Of The Jungle un album heavy metal con tutti gli attributi al loro posto, confermando il ritorno agli antichi splendori della vecchia guardia metallica made in Italy.
Law Of The Jungle ferma letteralmente il tempo: Daniele Ancillotti, Dario e Rolando Cappanera, ed Enzo Mascolo si voltano e sembrano tornare indietro per poi ripensarci e, con orgoglio, guardare avanti mentre quarant’anni di hard & heavy passano tra i solchi di brani duri come l’acciaio e tellurici mid tempo che appassionano come tanti anni fa.
Crazy About You, The Wolf Within, l’oscura Snowbound, The Devil And Mr Johnson, Difendi La Fede, inno che potrebbe rappresentare tutte le generazioni di metalheads, sono brani che contribuiscono ad alimentare l’aura leggendaria intorno al gruppo, confermando l’immortalità di questi suoni.

Tracklist
01. Law Of The Jungle
02. Crazy About You
03. Endless Highway
04. The Wolf Within
05. Snowbound
06. The Devil And Mr. Johnson
07. Love Kills
08. Difendi La Fede
09. Guerra Triste
10. Il Buio Dentro

Line-up
Daniele Ancillotti – Vocals
Dario Cappanera – Guitar
Enzo Mascolo – Bass
Rolando Cappanera – Drums

STRANA OFFICINA – Facebook

Inter Arma – Sulphur English

Incandescente fusione di sludge, death, black e doom per la band statunitense, che abbina con grande personalità pesantezza e atmosfera.

Arde senza tregua il furore creativo degli statunitensi Inter Arma che, attivi dal 2007, giungono al loro quarto full length dopo lo splendido Paradise Gallows del 2016.

Credevo fosse difficile superare il livello del sopracitato album, ma i cinque musicisti della Virginia portano a compimento una mastodontica opera, abbondantemente sopra i sessanta minuti, dove sono fuse ad alta temperatura incandescenti scorie sludge, doom, death e black. L’approccio alla materia è brutale e personale  ed ogni musicista non si risparmia e dà il meglio della sua arte. Da rimarcare, senza indugi, la prova del drummer T.J.Childers, che rende il suono di quest’opera qualcosa di sensazionale per la ferocia, la vitalità e l’intensità che lasciano a bocca aperta, portandoci su un piano emozionale molto alto. L’opera è esplicitamente dedicata a due amici e musicisti importanti della scena sludge, Bill Bumgardner betterista di Indian, Lord Mantis e Alan Guerra, batterista dei Bell Witch, e colpisce per la totale mancanza di punti deboli; ogni brano, nove in tutto, rappresenta un’ esperienza sensoriale magistrale che prosciuga ogni energia presente nel nostro corpo. La band colpisce duro con inventiva e personalità fin dall’inizio e non teme di inerpicarsi anche in strade difficili come il breve strumentale Observances of the path, cosi come le cadenze dark blues di Stillness dove l’interpretazione del singer Mike Paparo ci trascina lentamente in abissi di perdizione e catarsi; stupefacente la sua capacità, durante l’intera opera, di esprimersi in growl, scream e harsh vocals sempre con personalità, ”colorando” il tutto con tinte dark e sinistre. L’opera non è facile, tante sono le suggestioni emanate, ma la band sembra non avere alcun limite creando muri di suono dove non filtra alcuna luce e la densità della materia è soffocante (The Atavist Meridian) e mi ripeto, con un lavoro della batteria che lascia a bocca aperta. Ogni brano offre momenti di esaltazione, sia per potenza, convinzione e ispirazione; la ferocia di Citadel, con le chitarre che ci regalano una parte solistica da pelle d’oca mi ha tramortito, cosi come le atmosfere notturne, atmosferiche di Blood on the lupines, che contorcono il blues con aromi psichedelici portandoli a un punto di fusione lacerante e apocalittico. Questi artisti sono in costante crescita e sale già l’ aspettativa per le prossime opere che non potranno che essere avvincenti. Per me uno dei dischi dell’anno.

Tracklist
1. Bumgardner
2. A Waxen Sea
3. Citadel
4. Howling Lands
5. Stillness
6. Observances of the Path
7. The Atavist’s Meridian
8. Blood on the Lupines
9. Sulphur English

Line-up
T.J. Childers – Drums, guitars, bass, acoustic guitars, lap steel, keyboards, percussion, noise, vocals
Steven Russell – Guitars
Trey Dalton – Guitars, percussion, vocals
Mike Paparo – Vocals, percussion
Joe Kerkes – Bass

INTER ARMA – Facebook

Disen Gage – The Big Adventure

Un lavoro che richiede un approccio non comune ma che lascerà pienamente soddisfatti coloro che cercano qualcosa di alto valore musicale e di profondamente diverso: una grande avventura, come recita il titolo.

Il progetto Disen Gage nasce nel 1999 in Russia ed è dal 2016 una formazione flessibile di musicisti allo scopo di portare l’attenzione totalmente sulla musica intesa come flusso libero di note ed improvvisazioni.

La proposta dei Disen Gage è un prog rock dalle sfumature metal interpretato come fosse free jazz, con uno scorrimento molto inusuale. Non esistono linearità, ritornelli o forma canzone, è un continuo fluttuare in uno spazio infinito dove tutto è fluido e muta repentinamente. Anche l’ascolto non è comune, esso può cominciare in qualsiasi punto lo vogliate. Grandissima è la varietà di generi affrontati, anche se sarebbe molto scorretto parlare di steccati in questa opera, che è l’ultima propaggine di un’avventura musicale molto interessante. Colpisce la poderosa struttura che disegna un universo musicale immenso e molto variopinto. Si naviga a cuor leggero trasportati dalle eccezionali note di un magma musicale che cambia vorticosamente, ma che non perde mai l’eleganza e la bellezza. Le musiche del gruppo sono molto fini, si possono cogliere aspetti che si avvicinano alla poetica musicale dei Pink Floyd, con la chitarra del fondatore Konstantin Mochalov che ci porta lontano, per poi essere sbalzati in un giro funky che diventa quasi una polka, e questo è solo un minuto della loro musica. I Disen Gage sono musicisti che amano sperimentare e trovare sbocchi inusuali alle loro idee, ma soprattutto sono grandissimi amanti delle sette note, sanno di maneggiare una ricchezza immensa e non se la lasciano scappare, plasmandola a loro volere. Tutto ciò viene dalla Russia e non a caso, poiché è una terra dove ci sono notevoli ensemble e solisti che viaggiano in dimensioni molto differenti da quella normale. Un lavoro che richiede un approccio non comune ma che lascerà pienamente soddisfatti coloro che cercano qualcosa di alto valore musicale e di profondamente diverso: una grande avventura, come recita il titolo.

Tracklist
1.Shiroyama
2.Adventurers
3.Chaos Point
4.Enough
5.All the Truths’ Meeting
6.Selfish Tango
7.Carnival Escape
8.Fin

Line.up:
Konstantin Mochalov — guitar & sound engineering
Eugeny Kudryashov — drums
Nikolai Syrtsev — bass
Sergei Bagin — guitar & synth

Guests:
Igor Bukaev — accordion/button accordion in 2
Ekaterina Morozova — piano in 3 & 8
Vasily Tsirin — cello in 4
Vadim Sorokin — mixing all tracks, synth in 6 & bass in 8

DISEN GAGE – Facebook