Heart Of A Coward – The Disconnect

Nel suo genere The Disconnect sarà una delle migliori uscite di quest’anno, potente, melodica e molto interessante.

Quarto disco per gli inglesi Heart Of A Coward, uno dei gruppi europei di metalcore più intensi e di valore.

The Disconnect segna anche un nuovo inizio per la band, dato che è il primo dall’entrata nel 2018 del nuovo cantante Kaan Tasan, in possesso di una voce notevole. Fin dalle prime note si capisce che il gruppo di Milton Keynes gioca su un territorio molto differente rispetto a che frequenta lo stesso genere. Il loro suono è un metalcore molto moderno, con inserti di elettronica, ma che vive tutto sulla potenza dei riff e dell’interazione del resto del gruppo. Gli Heart Of A Coward riescono a fondere potenza e melodia molto bene e hanno un’intensità che non cala mai, sia che facciano un pezzo più veloce o uno meno ritmato. La nuova voce di Tasan ha apportato un bel miglioramento, facendo ripartire il gruppo come da zero. Fare parte del roster dell’etichetta Arising Empire, sussidiaria della Nuclear Blast Records, è già sinonimo di qualità nel mare magnum del metalcore e del modern metal, e The Disconnect dimostra che c’è effettivamente qualcosa in più nel gruppo inglese. Il suono è granitico, ma le differenze le fanno i particolari, nel senso che ci sono molti elementi diversi che riescono a dare quel quid in più che riesce a fare la differenza. Il cammino che il gruppo ha fatto dagli inizi è importante, e si può percepire ascoltando i primi dischi e paragonandoli a The Disconnect. Il lavoro compositivo è notevole e ben strutturato e la musica ne risente positivamente, perché presenta elementi che altri gruppi più superficiali non hanno. Dopo una lunga pausa come quella che hanno avuto gli Heart Of A Coward non si era sicuri che sarebbero tornati come prima, ma sono riusciti a farlo migliorati e più forti. Nel suo genere The Disconnect sarà una delle migliori uscite di quest’anno, potente, melodica e molto interessante.

Tracklist
01. Drown In Ruin
02. Ritual
03. Collapse
04. Culture Of Lies
05. In The Wake
06. Senseless
07. Return To Dust
08. Suffocate
09. Parasite
10. Isolation

Line-up
Kaan Tasan – Vocals –
Carl Ayers – Guitars –
Steve Haycock – Guitars –
Vishal “V” Khetia – Bass –
Christopher “Noddy” Mansbridge – Drums –

HEART OF A COWARD – Facebook

Starbynary – Divina Commedia – Purgatorio

Divina Commedia – Purgatorio è un altro lavoro che merita applausi a scena aperta dal primo all’ultimo minuto di musica offerta dagli Starbynary.

Finalmente i notevoli Starbynary pubblicano la seconda parte della trilogia dedicata alla Divina Commedia e, ovviamente, dopo essere partiti con l’Inferno tocca ora al Purgatorio, raccontato attraverso le note create dai cinque musicisti nostrani.

La band continua nella sua straordinaria opera con un altro capitolo tutto da ascoltare, dopo gli sfavillanti e precedenti lavori, dal debutto Dark Passenger uscito nel 2014 ed appunto Inferno, bellissimo album del 2016 che dava il via alla trilogia incentrata sull’opera dantesca.
Il cantante Joe Caggianelli ed il chitarrista Leo Giraldi tornano accompagnati dal tastierista Luigi Accardo, dal bassista Sebastiano Zanotto e dal batterista Alfonso Mocerino, con uno spettacolare e magniloquente album di power progressive metal che, se da una parte risulta di chiara ispirazione Symphony X (ricordo che nel primo album Mike Lepond fu ospite d’eccezione al basso), deborda di una personalità marcata, di grande fascino e di un songwriting che rimane di altissimo lungo la sua intera durata.
Per oltre un’ora si va su e giù per scale progressive tra solos metallici eleganti, raffinati, ma che non si fanno pregare quando l’atmosfera drammatica richiede un impatto graffiante, ritmiche al cardiopalma ed un sontuoso uso dei tasti d’avorio, mai come in questo album protagonisti così come la prestazione del cantante.
A tratti gli Starbynary ci vanno davvero pesante: Underneath the Stones è squarciata da parti estreme, le ritmiche di Running And Screaming si avvicinano pericolosamente al thrash, così come la sontuosa Laying Bound alterna richiami sinfonici a schiaffi power metal feroci.
Walking Into Fire è una metal song progressiva che, se non fosse cosa pressoché scontata, mette in mostra la notevole tecnica degli Starbynary, mentre Eden e Stars calmano le acque, aprendosi ad un sound che si scrolla la tensione ed i ritmi serrati e ci porta verso le porte del Paradiso, prossima ed obbligatoria tappa del viaggio che la band ha intrapreso nelle pagine di una delle opere letterarie più importanti di tutti i tempi.
Divina Commedia – Purgatorio è un altro lavoro che merita applausi a scena aperta dal primo all’ultimo minuto di musica offerta dagli Starbynary.

Tracklist
01 – On The Shores Of Purgatory
02 – Miserere
03 – Underneath The Stones
04 – Blindness
05 – In The Smoke
06 – Running And Screaming
07 – Laying Bound
08 – The Suffering
09 – Walking Into Fire
10 – Eden
11 – Stars
12 – Ary (Bonus Track)

Line-up
Joe Caggianelli – Vocals
Leo Giraldi – Guitars
Luigi Accardo – Keyboards
Alfonso Mocerino – Drums
Sebastiano Zanotto – Bass

STARBYNARY – Facebook

LE INTERVISTE DI OVERTHEWALL: MADHOUSE

Grazie alla reciproca collaborazione con la conduttrice radiofonica Mirella Catena, abbiamo la gradita opportunità di pubblicare le interviste effettuate nel corso del suo programma Overthewall, in onda ogni domenica alle 21.30 su Witch Web Radio.
Questa volta vi diamo la possibilità di ascoltare l’audio intervista di Mirella con Federica Tringali e Filippo Anfossi della rockband Madhouse per la pubblicazione del loro primo full length Madhouse Hotel.

Rammstein – Rammstein

Rammstein è un album molto potente, estremamente ironico ma anche terribile nella descrizione di ciò che siamo davvero, come se ci guardassimo allo specchio senza filtri.

Tornano i Rammstein con un disco che, fin dalla mancanza del titolo, è un nuovo inizio, un decisivo upgrade della loro carriera.

I tedeschi del’est sono stati per molto tempo un unicum nel panorama internazionale, fin dagli esordi uno dei gruppi più radicali e sconvolgenti dal punto di vista dei testi e della musica, tanto da diventare un vero e proprio punto di riferimento. In loro scorre una tradizione musicale e gestuale tedesca che parte da lontano, passa dai Kraftwerk e dalla ebm tedesca, come i Deutsch-Amerikanische Freundschaft, e arriva oltre loro. Questo disco è uno dei migliori della loro carriera, sempre di alto livello seppure con qualche scivolone. Rammstein è un album molto potente, estremamente ironico ma anche terribile nella descrizione di ciò che siamo davvero, come se ci guardassimo allo specchio senza filtri. Musicalmente sembra che come al solito venga fusa l’elettronica con il metal, mentre invece si compie un’operazione ben più profonda, dato che alcune canzoni suonando pop come non mai, ma non in modo leggero, rivelandosi anzi una condanna senza appello: ascoltare Auslander per credere, un pezzo che sembra una presa in giro mentre è un’ammissione che cambia a seconda della lingua ma con il senso che resta lo stesso. Nelle sua viscere più profonde questo disco è un pugno diretto alla faccia della Germania, il che era chiaro fin dall’incredibile video di Deutschland, un cortometraggio che rimarrà indelebile nella storia. In quella canzone, che ha suscitato mille polemiche, ma che è già uno dei classici dei Rammstein, si elencavano con il suono, le parole e le immagini le malefatte della nazione germanica in una maniera pressoché perfetta. E si continua nel disco a sferzare tutto e tutti, e in prima fila a prendere i colpi ci sono i Rammstein stessi. Bisogna riconoscere all’album ciò che è veramente, ovvero un’opera versatile, potente e che vede il gruppo non al massimo splendore, ma sotto una luce diversa, come se fosse esplosa una bomba e i Rammstein fossero sopravvissuti addirittura più forti. Canzoni come Sex, con un giro di basso clamoroso in apertura, fanno vedere molto chiaramente di cosa siano capaci i Rammstein, che sanno accelerare e rallentare a piacimento, rimanendo unici in tutti i casi. Un lento come Was Ich Liebe entra nel territorio di gruppi come Depeche Mode e simili, sempre con il tocco personale di chi sa confezionare molto bene quelle che possiamo definire melodie dure. In questa epoca di continui cambiamenti, di poca sostanza e di estrema vacuità negli ascolti, con una netta preferenza per le cose ovvie, i Rammstein confezionano uno disco all’altezza della loro fama, con canzoni che permettono molto ascolti e che sono tutte di buon livello, con una struttura tipica del gruppo tedesco, ma con molti elementi nuovi ed un’elettronica originale rispetto all’ultima uscita. Come al solito, nel caso di Lindemann e soci, traducendo i testi si capirà molto meglio l’essenza, assai complessa e rinvenibile in profondità, che è una delle peculiarità maggiori di questa band.

Tracklist
1. Deutschland
2. Radio
3. Zeig dich
4. Ausländer
5. Sex
6. Puppe
7. Was ich liebe
8. Diamant
9. Weit weg
10. Tattoo
11. Hallomann

Line-up
Christoph Schneider – Drums
Richard Z. Kruspe – Guitar
Paul Landers – Guitar
Till Lindemann – Singer
Oliver Riedel – Bass Guitar
Flake Lorenz – Keyboards

RAMMSTEIN – Facebook

IRONWILL

Il video di Ironwill, dall’album di prossima uscita Jonathan’s Journey.

Il video di Ironwill, dall’album di prossima uscita Jonathan’s Journey.

ALPHA OMEGA Management is thrilled to announce the signing of IRONWILL!

Italian guitarist, Salvo Dell’Arte, founder and mastermind of IRONWILL started his musical career at 16. After forming Steelgrey (later known as N.I.B.), Ironwill lost his way in the music since landing to the blues planet after a night spent with Luigi Tempera, the Master of blues, which led him to form, in 2011, Sharpeners with Fabio “Micio” Gattino: an acoustic blues duo. In 2017 Ironwill passes his guitar to a historic Italian band the Feary Tales orphaned by the 6 strings. The new self-titled Feary Tales EP is out now on all digital stores.

Meanwhile Ironwill has been working on a solo project of a concept album with social content about bullying and personae evolution; the story of Jonathan, a kid victim of bullying who lost his soul in a mirror, creating a mask for himself and becoming in the decades of follow Ironwill, the man. Each song tells the passages from Jonathan to Ironwill, the steps of the evolution of the “refuge” character. At the end after falling into the hell of the pain of the soul, Ironwill finds his evolution as a man after the collapse of the dam and the reunion with Jonathan. The man and the child join hands and resume the path of life with the transparency and genuineness of Jonathan and the maturity of Ironwill. The project is enriched by the essential contribution of Marzio Francone as producer and drummer as well as Real Input. The solo album “Jonathan’s Journey” will be released shorty. Stay tuned for more information.

IRONWILL stated on the signing:
“Ironwill is very happy to announce the signing with Alpha Omega Management. When I started recording my solo project, after years in metal bands, I was confident to find a good partner who is able to understand the real meaning of the concept album. “Jonathan’s Journey” is the beginning of a good collaboration with Alpha Omega a professional agency but after all a personal relationship among real people. I’m sure that we will gain our goals.”

IRONWILL involves on the bass Tony “The Fretless Monster” Franklin, who played with the most amazing musicians as Jimi Page, Paul Rodgers, Chris Slade, the Blue Murder, John Sykes, Carmine Appice, David Gilmour, Kate Bush, Whitesnake, Donna Lewis, Gary Hoey, Pat Travers). Each song is played by different singers: Piero Leporale (Uli Jon Roth, Michael, Angelo Batio, Andrea Braido, Vinny & Carmine Appice), Federica “Kifrah” Gerotto, AndreaRock (Virgin Radio) e Roberta Morgana (Jester Beast, Morgana). In December 2018 came out the EP “Bees and Flies” in preview, with four songs, available on all digital stores and in streaming. The first single and video “Ironwill” (feat. Annamaria Barbera “Sconsolata”) was unleashed on January 10th 2019, getting thousands of views in a few hours.

More information at:
BAND: www.ironwilltheband.com | www.facebook.com/salvo.ironwill.dellarte | www.youtube.com/watch?v=B17bHJBEa3o
MANAGEMENT: https://alphaomega-management.com | https://www.facebook.com/OfficialAlphaOmegaManagement

Syrence – Freedom In Fire

Qualche valido spunto a livello strumentale, specialmente nei brani in cui le chitarre si impongono con ritmiche incisive, e un look ed un’attitudine alla Judas Priest sono ciò che resta di un lavoro che rimarrà confinato nell’underground confuso tra la montagna di uscite che ogni mese affolla il mercato dell’hard & heavy.

Originari di Stoccarda ed attivi da oltre dieci anni, arrivano al debutto i rockers Syrence, quintetto avaro di informazioni e dedito ad un hard & heavy melodico, assolutamente vecchia scuola ed alquanto scolastico.

Licenziato dalla Fastball Music, Freedom In Fire è composto da una dozzina di brani che alternano mid tempo heavy, hard rock di matrice tedesca e qualche graffiante puntata metallica.
Il problema di Freedom In Fire è l’assoluta mancanza di appeal: i brani non esplodono, causa una produzione che segue le coordinate old school dell’album, e il cantante Johnny Vox, dal tono altamente melodico, risulta troppo monocorde e poco adatto ai brani più heavy metal oriented come Fozzy’s Song, un crescendo epico che (come già accennato) fatica ad imporsi mancando di quella scintilla che trasforma il compitino in un buon brano.
Qualche valido spunto a livello strumentale, specialmente nei brani in cui le chitarre si impongono con ritmiche incisive (Living On The Run, From Ashes To The Sky), un look ed un’attitudine alla Judas Priest sono ciò che resta di un lavoro che rimarrà confinato nell’underground confuso tra la montagna di uscite che ogni mese affolla il mercato dell’hard & heavy.

Tracklist
1. Freedom In Fire
2. Living On The Run
3. Your War
4. Fozzy´s Song
5. Addicted
6. Symphony
7. From Ashes To The Sky
8. Evil Force
9. Red Gold
10. Wild Time
11. Kings Of Speed
12. Seven Oaks

Line-up
Johnny Vox – Lead Vocals
Fritz Jolas – Bass
Oliver Schlosser – Guitar
Julian Barkholz – Guitar
Arndt Streich – Drums

SYRENCE – Facebook

Black Thunder – All My Scars

Con All My Scars, album massiccio, potente e diretto, i Black Thunder firmano dieci brani tellurici e compatti sicuramente meritevoli d’attenzione.

Secondo lavoro per i Black Thunder, trio lombardo fondato da Andrea Ravasio (batteria e voce) e Davide Ferrandi (chitarra e voce), raggiunti in seguito da Ivan Rossi (basso e voce).

All My Scars segue di cinque anni il primo album (Dominant Idea), esce in versione digitale per Club Inferno Ent. e risulta composto da dieci brani dal sound legato alla scuola tradizionale di matrice hard & heavy, anche se non manca di groove nel suo marciare inarrestabile, pregno di mid tempo e cori diretti di stampo hardcore/thrash.
Le ritmiche, per niente scontate, cuciono ragnatele di riff in continua evoluzione, le accelerazioni ricordano l’heavy thrash di scuola americana, mentre i solos sono 100% di matrice heavy.
Nel sound di All My Scars vivono molte anime che i Black Thunder riescono a domare creando un macigno sonoro niente male: i brani si susseguono senza soluzione di continuità, con reminiscenze panteriane che escono prepotentemente da brani potentissimi come Try To Break Me, dalla pachidermica Stop The Abuse e dalla thrashy Unrecognized Citizen.
Con All My Scars, album massiccio, potente e diretto, il trio lombardo, inarrestabile come un blindato, firma dieci brani tellurici e compatti sicuramente meritevoli d’attenzione.

Tracklist
1. Devil In My Bones
2. Try To Break Me
3. Angry Man
4. Stop The Abuse
5. Disorder And Pain
6. Days Could Stop To Run
7. Fly Away
8. Black Rain
9. Unrecognized Citizen
10. Anyway Have To Be Better

Line-up
Andrea “Andre” Ravasio – Drums, lead vocals
Davide “Ferdy” Ferrandi – Lead and rhythm guitars, backing vocals
Ivan Rossi – Bass, backing vocals

BLACK THUNDER – Facebook

October Tide – In Splendor Below

In Splendor Below è senza dubbio un disco che merita d’essere ascoltato e che, probabilmente, convincerà pienamente più di un ascoltatore ma per quanto mi riguarda l’appuntamento con un nuovo capolavoro, se non all’altezza almeno vicino a Rain Without End, è nuovamente rimandato alla prossima occasione.

Riguardo agli October Tide ho sempre avuto la sensazione di essere al cospetto di una bella incompiuta, almeno prendendo in considerazione gli album pubblicati dopo la reunion del 2010, considerando i due lavori del secolo scorso (in particolare il magnifico Rain Without End) un qualcosa a sé stante.

La band dei fratelli Norrman si è sbarazzata piuttosto in fretta, in questo decennio, del potenziale fardello emotivo del death doom più cupo spingendo il sound verso un death melodico, comunque oscuro, che finisce per restare a metà strada tra le due vie maestre senza optare in maniera decisa per una di esse.
Il risultato non può certo definirsi insoddisfacente perché la risaputa maestria di questi musicisti garantisce appieno riguardo la qualità sonora espressa, però quel che resta alla fine dell’ascolto di In Splendor Below è quella di un album roccioso, ineccepibile a livello formale ma privo sia dei segnanti spunti emotivi del doom sia delle inarrestabili cavalcate tipiche del melodic death.
Stars Starve Me, per esempio, è un brano potente e accattivante ma che, a un certo punto, si avvita invece di proseguire con decisione sulla strada inizialmente intrapresa con quello che è forse il chorus più catchy dell’intero lavoro. Meglio, quindi, una traccia più cupa come We Died in October, il cui diritto di cittadinanza in abito death doom non viene mai messo in discussione grazie a un lavoro chitarristico più dolente e al notevole growl di Alexander Högbom, oppure Our Famine, dai ritmi ben più rallentati che riportano l’album in ambiti più prossimi al passato degli October Tide, o ancora la più dissonante e conclusiva Envy the Moon.
Poi è innegabile che canzoni come I, the Polluter e Guide My Pulse esibiscano quell’impatto tipico del death melodico che non è nelle corde di una band qualsiasi, per cui a livello di consuntivo In Splendor Below non può che essere considerato un lavoro più che mai riuscito e privo di particolari pecche.
L’unico vero appunto che mi permetto di fare a musicisti inattaccabili come i fratelli Norrman è che, ascoltando questo lavoro, non emerge un forte tratto distintivo tale da rendere immediatamente riconoscibile il sound, nonostante si parli di una band che ha raggiunto quasi un quarto di secolo di attività.
Per il resto, In Splendor Below è senza dubbio un disco che merita d’essere ascoltato e che, probabilmente, convincerà pienamente più di un ascoltatore ma per quanto mi riguarda l’appuntamento con un nuovo capolavoro, se non all’altezza almeno vicino a Rain Without End, è nuovamente rimandato alla prossima occasione.

Tracklist:
1. I, the Polluter
2. We Died in October
3. Ögonblick av nåd
4. Stars Starve Me
5. Our Famine
6. Guide My Pulse
7. Seconds
8. Envy the Moon

Line-up:
Fredrik “North” Norrman – Guitars
Mattias “Kryptan” Norrman – Guitars
Alexander Högbom – Vocals
Johan Jönsegård – Bass
Jonas Sköld – Drums

OCTOBER TIDE – Facebook

Relinquished – Addictivities (Pt. 1)

Addictivities (Pt. 1) risulta un buon lavoro nella sua interezza, mancano solo quel paio di brani a farsi carico qualitativamente dell’intera tracklist ma sono dettagli, perché la band dà vita ad un’opera oscura e dalle atmosfere dark progressive che trovano nella musica di Opeth, Eternal Tears Of Sorrow e Diabolical Masquerade le loro più convincenti ispirazioni.

Provenienti dalla vicina Austria ed attivi da una quindicina d’anni, tornano sul mercato underground metallico i Relinquished con il terzo full length intitolato Addictivities (Pt. 1).

Il quintetto tirolese offre uno spaccato convincente di progressive metal estremo, dalle atmosfere dark che si scambiano la scena con un death metal melodico ben calibrato ed ispirato dalla scena scandinava di primi anni novanta.
Niente di moderno quindi, ma un sound che dà molto spazio alle parti atmosferiche, per poi ripartire potente e melodico, lasciando che il growl ci guidi tra ritmiche veloci, oscuri intermezzi dark rock e attimi dove la chitarra crea soluzioni melodiche di stampo classico.
Addictivities (Pt. 1) risulta un buon lavoro nella sua interezza, mancano solo quel paio di brani a farsi carico qualitativamente dell’intera tracklist ma sono dettagli, perché il cantante Sebastian Bramböck e compagni danno vita ad un’opera oscura e dalle atmosfere dark progressive che trovano nella musica di Opeth, Eternal Tears Of Sorrow e Diabolical Masquerade le loro più convincenti ispirazioni.
Avalanche Of Impressions è il brano che riassume tutto il lavoro del gruppo in otto minuti, anche se Addictivities (Pt. 1) è opera da ascoltare per intero per essere maggiormente apprezzata.

Tracklist
1.Expectations
2.Bundle of Nerves
3.Avalanche of Impressions
4.Pulse
5.Damaged for Good
6.Syringe
7.Zero
8.Into the Black
9.Void of My Ashen Soul

Line-up
Sebastian Bramböck – Vocals
Anton Keuschnick – Guitars, Clarinet
Simon Dettendorfer – Guitars, Vocals
Dominik Steffan – Bass
Richard Marx – Drums

RELINQUISHED – Facebook

HOLY TIDE

Il lyric video di “Exodus”, dall’album “Aquila” in uscita a giugno (My Kingdom Music).

Il lyric video di “Exodus”, dall’album “Aquila” in uscita a giugno (My Kingdom Music).

International Heavy Metal band HOLY TIDE has revealed the first single called “Exodus”, taken from the upcoming debut album titled “Aquila” set for release on June 28th, 2019 via My Kingdom Music.

The lyric-video was created with the talent of the gifted Sergio Monfrinotti for Adhiira Art who has perfectly captured the feelings of the song, in the visual art.

Joe Caputo, mastermind of the project, comments: “Exodus” is one of the earliest tracks written for “Aquila”. It’s heavy, progressive, melodic and powerful at the same time and definitely it is a hymn to freedom, glory and redemption… chains can be broken and slaves will be set free”.

“Aquila” will create a new musical painting into Powerful, Melodic and Progressive Heavy Metal with 14 songs that represent a true emotional journey, performed by some great skilled musicians (Joe Caputo on bass, Gustavo Scaranelo on guitars from Brazil, Fabio Caldeira (Maestrick) on voice from Brazil and Michael Brush (Sirenia, Magic Kingdom) on drums from UK), with the sole purpose of giving life to a great musical kaleidoscope of melodies and pathos.
Some songs are enhanced by the presence of great special guests that we will present to you in the coming days.

So, no more to say here, just keep your eyes peeled for more news!
A tidal wave is about to hit you!

You can pre-order the CD at: http://smarturl.it/HOLYTIDE-CD

Official sites:
– MY KINGDOM MUSIC:
www.mykingdommusic.net
www.facebook.com/mykingdommusic.label
– HOLY TIDE:
www.facebook.com/holytideofficial

Tracklist:
1. Creation – The Divine Design
2. Exodus
3. Chains Of Enoch
4. Godincidence
5. Curse And Ecstasy
6. Eagle Eye
7. The Crack Of Dawn
8. Lord Of The Armies
9. Sunk Into The Ground
10. The Age Of Darkness
11. The Shepherd’s Stone
12. Lamentation
13. Return From Babylon
14. The Name Of Blasphemy

Fleshgod Apocalypse – Veleno

Il disco maggiormente metal della loro collezione, un esempio molto vicino all’optimum di ciò che può essere il metal.

Nuovo episodio nella discografia di uno dei migliori gruppi italiani di metal, i Fleshgod Apocalypse.

Il loro quinto album si intitolo Veleno e sarà uno spartiacque decisivo nella carriera di questa band che tende sempre a raggiungere non tanto la perfezione, quanto una totale onestà musicale. I Fleshgod Apocalypse nei loro precedenti dischi hanno proposto una singolare sintesi di gran valore fra la tradizione della musica classica europea ed italiana con il metal, in particolare con il death metal. Il gruppo perugino è diventato una delle cose più fresche ed innovative della musica estrema degli ultimi anni, producendo dischi sempre all’altezza della situazione. Il precedente King, del 2016, aveva iniziato una rivoluzione nel loro suono che con Veleno continua in maniera ancora più marcata. Innanzitutto il nuovo lavoro è stato composto partendo dalla chitarra e non dall’orchestra come usuale per il gruppo, ed è infatti maggiormente centrato sul metal e meno sull’orchestrazione, comunque presente in maniera eccellente. Inoltre è il primo disco con la nuova formazione. dato che Cristiano Trionfera e Tommaso Riccardi hanno lasciato il gruppo nel 2017 per motivi personali, così il batterista Francesco Paoli è passato alla chitarra e al canto, e sono subentrati David Folchitto degli Stormlord alla batteria e Fabio Bartoletti dei The Deceptionist alla chitarra. Ciò che colpisce sempre dei Fleshgod Apocalypse è la qualità della loro musica, frutto di un lavoro immenso, in cui ogni nota è studiata e calibrata, per una musica che è davvero oltre la nostra dimensione. Veleno è la loro opera più aggressiva ed è il manifesto perfetto, un’aggressione sonora di molti elementi che sarebbero discordanti ma che il gruppo umbro maneggia e miscela alla perfezione. L’album ha la magnificenza dei suoi predecessori, la solita potenza sonora, ma si sente chiaramente fin dalla prima nota che qui la questione è diversa, e che i Fleshgod Apocalypse hanno molto in più da offrire. Veleno è la fusione di molti mondi, di un modo di fare metal che è estremo e genuino, ma che non può e non vuole prescindere da un’immensa preparazione tecnica, mai fine a sé stessa. Se possibile il suono della band qui migliora, arrivando a vette più aggressive e quasi perfette. Il disco maggiormente metal della loro collezione, un esempio molto vicino all’optimum di ciò che può essere il metal.

Tracklist
01. Fury
02. Carnivorous Lamb
03. Sugar
04. The Praying Mantis’ Strategy
05. Monnalisa
06. Worship and Forget
07. Absinthe
08. Pissing On The Score
09. The Day We’ll Be Gone
10. Embrace The Oblivion
11. Veleno

Line-up
Francesco Paoli – Vocals, Guitars, Drums (studio)
Paolo Rossi – Vocals, Bass
Francesco Ferrini – Piano, Orchestrations

LIVE:
Veronica Bordacchini – Soprano vocals
Fabio Bartoletti – Lead guitar
David Folchitto – Drums

FLESHGOD APOCALYPSE – Facebook

Die On Friday – Revolution

I Die On Friday danno alle stampe un macigno metallico in cui non mancano sfuriate estreme, mid tempo dalle melodie mainstream ed atmosfere che ci portano aldilà dell’oceano: un sound ambizioso e dal buon appeal, ruvido il giusto per piacere anche a chi è abituato ad ascolti più in linea con la tradizione metallica.

Si può praticamente considerare una sorta di super gruppo questo nuovo progetto metallico che, con il monicker Die On Friday, vede all’opera membri di storiche realtà tricolori come Drakkar e In.si.dia.

Il quintetto debutta per Buil2Kill Records con Revolution, sorprendendo chi si aspettava un sound classico dovendo, invece, vedersela con un metal moderno dai rimandi statunitensi.
I Die On Friday, infatti, danno alle stampe un macigno metallico in cui non mancano sfuriate estreme, mid tempo dalle melodie mainstream ed atmosfere che ci portano aldilà dell’oceano: un sound ambizioso e dal buon appeal, ruvido il giusto per piacere anche a chi è abituato ad ascolti più in linea con la tradizione metallica.
Revolution non rinnega del tutto il background dei suoi creatori, bensì lo elabora unendolo ad un impatto moderno, con le linee vocali del bravissimo Gianluca Barbieri che, pur rimanendo graffianti e potenti, mantengono un certo fascino al servizio di una serie di brani aggressivi ma al contempo ben fruibili.
Guardando agli States è innegabile l’ispirazione data da quelle band che hanno fatto la storia del metal moderno a cavallo dei due millenni, quindi in Revolution è inutile cercare chissà quale spunto originale, perché si troverà “solo” del potentissimo e compatto metal del XXI secolo.
I vari sussulti di adrenalinico modern metal rinvenibili nella title track, nel brano autointitolato e in Knock Down Myself e Repentance offrono una serie di validi motivi per non lasciarsi sfuggire questo ottimo album di debutto dei Die On Friday.

Tracklist
01. Rise Again
02. Revolution
03. Knock Down Myself
04. MMI
05. New Born Man
06. Repentance
07. Chaos T.
08. Born Without Hope
09. Die On Friday
10. Last Night
11. Alice

Line-up
Gianluca Barbieri – Vocals
Dario De Carlo – Guitars
Manuel Merigo – Guitars
Manuel Maffi – Bass
Paolo Pirola – Drums

DIE ON FRIDAY – Facebook

Funeral Hearse – In Devotion Of…

Il musicista di Singapore, come sovente avviene nelle lande asiatiche, offre un black metal che non attinge del tutto a quello di matrice scandinava, ma lo sporca con un’attitudine death avvicinandosi piuttosto al versante old school del genere in questa sua commistione.

Dopo alcune uscite d’assaggio e con una configurazione a due, i Funeral Hearse giungono al full length d’esordio risultando di fatto una one man band gestita da Azrael.

Il musicista di Singapore, come sovente avviene nelle lande asiatiche, offre un black metal che non attinge del tutto a quello di matrice scandinava, ma lo sporca con un’attitudine death avvicinandosi piuttosto al versante old school del genere in questa sua commistione.
Il risultato è decisamente buono, al netto di una produzione che, per scelta o necessità che sia, si rivela non del tutto adeguata a sostenere le buone trame offerte dal nostro, le quali si intrecciano con le interessanti tematiche volte ad esplorare un particolare culto religioso come quello della setta indù degli Aghori Sadhus.
Basta effettivamente ascoltare un brano come In Worship of the Divine per rendersi conto dell’impatto dirompente che avrebbe potuto avere  un così valido e competente omaggio alle band autrici del proto black metal negli anni ottanta con una registrazione migliore.
Detto ciò, In Devotion Of… dimostra ampiamente che  l’attenzione per questo tipo di proposta reclamata dai Funeral Hearse non è affatto immeritato, grazie ad un lavoro compositivo sempre efficace pur nella sua essenzialità, arricchito sporadicamente da qualche intermezzo etnico o interventi di strumenti tradizionali posizionati tra una traccia e l’altra.
In definitiva, questo primo passo su lunga distanza si lascia ascoltare con notevole piacere per la sua genuina ferocia e fa presagire sviluppi interessanti anche per il futuro

Tracklist:
1. Into the Eye of the Serpent
2. Burning Ambers from the Funeral Pyre
3. In Worship of the Divine
4. Under the Eclipse of a Pale Moon
5. Cleansing a Damned Soul
6. Alternate State of Consciousness

Line-up:
Azrael: Vocals/ Guitars/ Bass/ Drum programming

FUNERAL HEARSE – Facebook

Burial Remains – Trinity Of Deception

Venticinque minuti di ottimo death metal old school sotto forma di macigni sonori che non deluderanno gli appassionati dai gusti classici.

Old School death metal di grande impatto quello degli olandesi Burial Remains, al debutto con questo massacro sonoro composta da sette brani ed intitolato Trinity Of Deception.

Attivo dal 2006, il quartetto di Drachten, composto da membri di Boal, Grim Fate, Fleshcrawl e Disintegrate, licenzia tramite la Transcending Obscurity una bomba old school, mixata e masterizzata da Jonny Pettersson, già alle prese con band del calibro di Wombbath, Heads For The Dead, Nattravnen ed Henry Kane, praticamente il meglio offerto dal death metal underground lo scorso anno.
E Trinity Od Deception non tradisce le aspettative degli amanti di queste sonorità, tradizionali e poco originali quanto si vuole, ma dannatamente coinvolgenti, almeno per chi ama il metal estremo.
I Burial Remains di loro ci mettono una buona dose di impatto e quel mescolare il classico sound swedish con elementi provenienti dal death europeo, per semplificare si pensi ad una jam tra Dismember e Benediction da cui escono sette bestiali e devastanti tracce.
Venticinque minuti di ottimo death metal old school dunque, sotto forma di macigni sonori che non deluderanno gli appassionati dai gusti classici.

Tracklist
1.Crucifixion of the Vanquished
2.They Crawl
3.Trinity of Deception
4.March of the Undead
5.Burn With Me
6.Days of Dread
7.Tormentor

Line-up
Sven – Vocals
Wim – Guitar
Philippus – Guitar and bass
Danny – Drums

BURIAL REMAINS – Facebook

Axel Rudi Pell – XXX Anniversary Live

Registrato a Bochum e Budapest di recente, XXX Anniversary Live risulta il miglior modo per festeggiare un grande interprete dell’hard & heavy e la sua band, erede dei Rainbow o almeno della loro anima più metal.

Per i fans dell’hard & heavy classico i trent’anni di carriera di un personaggio come Axel Rudi Pell sono una ricorrenza sicuramente da festeggiare, per l’enorme contributo che lo storico chitarrista tedesco ha dato al genere fatto di una discografia immensa, assolutamente coerente con un sound diventato iconico.

E allora ecco servito il live, l’ennesima prova dal vivo di un gruppo che, sotto il nome del chitarrista, vede oggi un gruppo di musicisti dalle qualità altissime come il cantante Johnny Gioeli, una delle voci più belle e sottovalutate della scena classica, Ferdy Doernberg alle tastiere, Volker Krawczak al basso e quella piovra di Bobby Rondinelli dietro le pelli.
Registrato a Bochum e Budapest di recente, XXX Anniversary Live risulta il miglior modo per festeggiare un grande interprete dell’hard & heavy e la sua band, erede dei Rainbow, o almeno della loro anima più metal.
Ovviamente attraversiamo gran parte della carriera di Axel Rudi Pell, travolti da brani immortali, atmosfere epiche ed evocative, grandi melodie e come sempre una prestazione sontuosa del singer, mattatore tanto quanto la chitarra del leader.
Licenziato in doppio cd, l’album è assolutamente dedicato ai fans del gruppo, deliziati da una serie di brani storici presi da altrettanti album come Between The Walls, Black Moon Pyramid, Oceans Of Time, The Masquerade Ball e Mystica, tanto per citarne alcuni.
Poco altro da aggiungere se non che Axel Rudi Pell rimane ancora uno dei maggiori interpreti di queste storiche sonorità, pronto per il prossimo anno ad uscire con un nuovo lavoro, il diciannovesimo in carriera….e scusate se è poco.

Tracklist
CD1
01. The Medieval Overture (Intro)
02. The Wild And The Young
03. Wildest Dreams
04. Fool Fool
05. Oceans Of Time
06. Only The Strong Will Survive
07. Mystica (incl. Drum Solo)
08. Long Live Rock
CD2
01. Game Of Sins / Tower Of Babylon (incl. Keyboard Solo)
02. The Line
03. Warrior
04. Edge Of The World (incl. Band Introduction)
05. Truth And Lies
06. Carousel
07. The Masquerade Ball / Casbah
08. Rock The Nation

Line-up
Johnny Gioeli – Vocals
Axel Rudi Pell – Guitars
Ferdy Doernberg – Keyboards
Volker Krawczak – Bass
Bobby Rondinelli – Drums

AXEL RUDI PELL – Facebook

Kvinna – This is Türborock

Ascoltando i Kvinna non si compie una mera operazione nostalgica, ma si entra nel suono molto caldo di un gruppo che fa vedere come si può fare ottimo rock punk veloce e dalle diverse influenze.

Dalla Germania arriva un disco che si aspettava da anni, il cui spirito è perfettamente racchiuso nel titolo: This Is Turborock.

Il suono è dalle parti degli Zeke, dei Glucifer e degli Hellacopters, anche se il tutto è rielaborato in maniera molto personale. Il debutto dei tedeschi Kvinna è un qualcosa che mancava da tempo, ovvero un bel disco di rock contaminato dal punk, veloce e con venature stoner, e c’è anche una bella dose di affascinante pop. I Kvinna non sono un gruppo comune e lo dimostrano fin dalle prime note. Il loro suono non è un attacco sonoro alla Zeke, anche se riprende qualcosa del gruppo americano, così come estrae elementi dal suono degli Hellacopters senza però attenersi fedelmente. Il trio è molto ben bilanciato e il disco è una continua scoperta, suona al contempo molto americano ma anche europeo, con melodie inusuali e molto piacevoli. I Kvinna sono una di quelle band che sa stupire sempre, con la fondamentale caratteristica di non essere mai ovvia né scontata. Tutto l’album si fa ascoltare molto volentieri e anzi, si preme nuovamente play molto volentieri per rivivere il tutto. La chitarra compie un gran lavoro, la voce è molto particolare ed esce dai canoni di questo genere ibrido, mentre la sezione ritmica è assolutamente adeguata. Ascoltando i Kvinna non si compie una mera operazione nostalgica, ma si entra nel suono molto caldo di un gruppo che fa vedere come si può fare ottimo rock punk veloce e dalle diverse influenze. Il trio ha assorbito i molti e disparati ascolti e ne ha saputo trarre un buon disco, piacevole e con un certa profondità, senza essere fuori tempo massimo: anzi, può rivitalizzare un sottogenere molto piacevole, ma che negli ultimi anni ha mostrato un certo fiato corto. Non alzate il piede dall’acceleratore.

Tracklist
1.Desert Wytch
2.War Machine
3.Nitefighter
4.Flat Tyre
5.Space Vampyres
6.She-Wolves on Fyre
7.The Angry 45
8.Demon Road
9.Gammal Kvinna
10.Full Moon Ryders

Line-up
Thünderwolf
Grïzzly
Spÿder

KVINNA – Facebook

WACKEN OPEN AIR METAL BATTLE 2019 – SEMIFINALE 1: Genova 17\05\2019

Nella cornice dello storico Crazy Bull, Genova ha ospitato la prima semifinale del Wacken Open Air Metal Battle 2019, il concorso che porterà un gruppo italiano ad esibirsi sul palco dello storico e blasonato festival tedesco.

A questa semifinale sono arrivati gruppi davvero validi, e siamo sicuri che per i giurati scegliere i due gruppi per la finale nazionale del 25 maggio all’Arci Tom di Mantova non deve essere stato facile. Come non facile è suonare solo mezz’ora per ogni band, con un quarto d’ora per il cambio palco, tutti gestiti dallo stesso fonico.
I primi a calcare le assi del palco genovese sono stati i Game Zero, gruppo di una certa esperienza con un nuovo disco di prossima uscita, che segue il successo di pubblica e critica di Rise. I romani sono molto rodati ed offrono uno spettacolo che è già stato portato in giro per l’Europa, sono sicuri e il loro hard rock bordato di heavy metal è una garanzia.
Dopo i Game Zero salgono sul palco i concittadini Blodiga Skald, e qui si cambia totalmente: la band offre un folk metal molto godibile e sul palco, fra travestimenti e mosse, offrono davvero uno spettacolo inusuale, con violino e tastiere sugli scudi. Si vede che dietro questo modo di suonare e stare sul palco c’è molto lavoro.
Chiusa la parentesi folk metal, è il turno dei ventimigliesi Shockin’ Head, che con una performance davvero convincente e piena di energia, piena di metal a tutto tondo, tra power, thrash e hard rock, ci ricordano quanto siano importanti e ancora contundenti le origini del metal. Degno di nota particolare il cantante Daniele Sedda, un animale da palco che colpisce in fronte l’ascoltatore, risentiremo ancora parlare di lui e del suo gruppo.
Chiudono la serata i Big Hate, anch’essi provenienti da Roma, un combo che sparge un letale mix di death, thrash e groove metal, guidati dalla potenza e dalla presenza della cantante Heleonore. La loro mezz’ora risulta piacevole e ben strutturata.
Finisce la serata, piena di passione e di gruppi validi che dimostrano che il sottobosco metal è vivo e colpisce anche vedere tutti i gruppi in competizione bere e ridere assieme.
Alla fine a spuntarla sono la spuntano i Blodiga Skald e i liguri Shockin’Head, che andranno alla finale di sabato 25 maggio a Mantova, ma segnatevi tutti questi nomi e soprattutto ascoltateli perché sono tutte band davvero meritevoli.

Meadows End – The Grand Antiquation

The Grand Antiquation è un album che nulla toglie e nulla aggiunge alla carriera del gruppo svedese, ma di fatto conferma la buona proposta che da anni lo contraddistingue, continuando la tradizione dei Meadows End nel death metal melodico dall’anima epico sinfonica.

Tornano sul mercato i Meadows End, gruppo svedese arrivato al quarto full length in ormai vent’anni di attività.

Poco conosciuta rispetto ad altre realtà della scena estrema melodica scandinava, la band ha sempre rilasciato buoni lavori incentrati su un melodic death metal valorizzato dalla parte sinfonica, molto presente ed importante nell’economia del sound.
The Grand Antiquation segue di tre anni l’ultimo Sojourn e di cinque il notevole The Sufferwell, del quale vi parlammo all’epoca e le novità in parte non mancano in un sound ormai consolidato.
Il gruppo vira leggermente verso un approccio più moderno e groove, mantenendo quel tocco epico che tanto sa di primi Amorphis come di Amon Amarth, scandito da riff creati nel profondo delle foreste scandinave, sinfonie suggestive ed a tratti magniloquenti e, specialmente, nei primi brani (Devilution, Storm Of Perdition), potenziati da ritmiche terremotanti.
Nel corso dell’ascolto si torna pian piano al solito sound di marca Meadows End che accoglie tra le sue note melodic death metal svedese ed un approccio epico sinfonico proveniente dalla terra dei mille laghi.
Mats Helli, Jan Dahberg e compagni sanno come catturare l’attenzione degli amanti del genere, tra potenti sciabolate estreme e raffinati passaggi orchestrali, dando vita a cavalcate metalliche dalle melodie a cui difficilmente si resiste, otto sinfonie d’acciao sempre in bilico tra la raffinata anima orchestrale e la potenza del metal estremo (Non-Dreaming Eye).
The Grand Antiquation è un album che nulla toglie e nulla aggiunge alla carriera del gruppo svedese, ma di fatto conferma la buona proposta che da anni lo contraddistingue, continuando la tradizione dei Meadows End nel death metal melodico dall’anima epico sinfonica.

Tracklist
1.Devilution
2.Storm Of Perdition
3.Svept In Sorgeplad
4.Night’s bane
5.Non-Dreaming Eye
6.Her Last Sigh Goodbye
7.The Insignificance Of Man
8.I Stilla Vemod Vandra

Line-up
Mats Helli – Bass
Jan Dahlberg – Guitars
Robin Mattsson – Keyboards
Johan Brandberg – Vocals
Daniel Tiger – Drums

MEADOWS END – Facebook

HORNWOOD FELL

Il singolo “Vulnera Pt. II”, dall’album Damno Lumina Nocte in uscita a fine maggio (Third I Rex).

Il singolo “Vulnera Pt. II”, dall’album Damno Lumina Nocte in uscita a fine maggio (Third I Rex).

In uscita il 31 Maggio 2019, il nuovo album degli Italini HORNWOOD FELL risulta essere uno dei dischi caldi di questo 2019 in ambito estremo a livello internazionale, posizionando la band affianco alle uscite di etichette importanti come la NOEVDIA e l’Italiana I, VOIDHANGER.

Il nuovo singolo é ora disponibile sul canale YouTube dell’etichetta Inglese THIRD I REX e tramite la pagina bandcamp della stessa.

Il portale americano TOILET OV HELL, che ha curato l’anteprima internazionale del primo brano tratto dal nuovo capitolo della band, ha presentato il brano/disco con un ottimo feedback:

“.. ‘Vulnera Pt. II’ offers up your first taste of this off-kilter and extremely righteous record. Brothers Andrea and Marco Basili weave a tangled web of interconnected passages, rife with rotten husks of dissonant riffs and bloody chunks of keyboard blasts. But don’t just take my word for it. Stab that motherfucking play button and let your ears do the talking.”

Questo sará il primo disco per la band in collaborazione con una nuova etichetta discografica, visto che le precedenti uscite furono curate dalla Avantgarde Music!

Preparatevi per uno tra i migliori dischi di metal estremo dell’anno!
Preordini a questo LINK!

https://3rdirex.bandcamp.com/album/damno-lumina-nocte

INNERSPHERE

Il video di Impure.

Il video di Impure.

A new videoclip – Impure – by Innersphere was just released. This song is present at their last full-lenght album Amnesia, which was released in April 2018 under Metalgate records. On the waves of gloomy melodic-death metal we are told a short story of a life in sin and impureness. You can feel the flames of your pyre following last tones of this lament… This clip was recorded at a live set in Brno, during Within Destruction tour where Innersphere supports their death metal mates Nahum this year. Marek from Frodys Audiovisual Arts stands behind its creation.

It is our third and probably also a last video to this album. We made this clip for this song due multiple reasons. One of them is to remember this tour, which is the first of this kind we do during our history. We play along great bands (Nahum, Purnama), who are our good friends and also we get a lot of energy from this tour. Also we wanted to celebrate a year anniversary since our first full lenght album Amnesia was released… We chose this song – Impure – for a different attitude to its composition. The song is darker and more progressive than those previously released. This song is following our band almost from the beggining of our activity, also it is musicaly interesting song. But that’s not all. This song is also a confession and I personaly really like it… As an feature, it was formerly written on accoustic guitar…

About the clip making. We chose Marek Frodys for directing/camera/cut this time and we chose him well. Our cooperation went really good and we are maximally satisfied. We believe, that viewers will be pleased as much as we are.“ said Mira Litomericky

In this period, the band is working on a material for a next album. If you want to see them live, you can visit festivals: Metalbarsfest (CZ), Death Coffee Party (CZ), Goat Hell Festival (CRO) or Folkmetal fest (CZ)… The band will also continue second leg Within Destruction tour in Autumn this year on multiple places in Czech Republic, Slovakia and Poland.

Facebook: https://www.facebook.com/innerspheremetal/
Bandcamp: https://innersphere.bandcamp.com/

childthemewp.com