BANCO DEL MUTUO SOCCORSO

Il lyriv video di “I ruderi del gulag”, dall’album “Transiberiana” in uscita ad aprile (Inside Out Music)

Il BANCO DEL MUTUO SOCCORSO, la leggendaria progressive rock band italiana, ha recentemente annunciato la firma con Inside Out Music / Sony Music group.

Il nuovo album “Transiberiana” sarà pubblicato il 26 aprile 2019 e sarà il primo album di inediti in 25 anni.

Oggi la band presenta il tanto atteso primo singolo, “I ruderi del gulag”, un brano sofisticato e concettuale composto da Vittorio Nocenzi e il figlio Michelangelo Nocenzi. I testi sono stati curati dallo stesso Vittorio con l’ausilio di Paolo Logli, scrittore e sceneggiatore molto vicino al Banco sin dagli anni 70.

“I ruderi del gulag” racconta di un incontro tra persone che stanno facendo un viaggio verso la meraviglia e lo stupore, con l’animo aperto ad accogliere le diversità, e trovano invece un luogo dove la diversità è stata repressa e perseguitata come pericolosa e contraria

Ricordiamo inoltre la tracklist di “Transiberiana”:

1. Stelle sulla terra (6:06)
2. L’imprevisto (3:29)
3. La discesa dal treno (6:16)
4. L’assalto dei lupi (5:35)
5. Campi di Fragole (3:36)
6. Lo sciamano (4:01)
7. Eterna Transiberiana (6:20)
8. I ruderi del gulag (6:06)
9. Lasciando alle spalle (1:47)
10. Il grande bianco (6:33)
11. Oceano: Strade di sale (3:39)

Disponibile il commento di Vittorio Nocenzi, leader del Banco, in merito al sign con Inside Out Music: “Sono entusiasta di poter collaborare con Inside Out dopo aver lavorato così duramente sul nuovo album. Mi riempie di gioia e soddisfazione dato che sono stato davvero ispirato sin dall’inizio! Per troppi anni, la band si è dedicata solo alle esibizioni dal vivo, era ora che tornassimo a comporre, suonare e produrre nuovo materiale! Scegliendo il concetto di “Transiberiana” per questo nuovo lavoro, vorrei sottolineare due aspetti principali: in primo luogo la nuova formazione del Banco composta da grandi musicisti e grandi persone; in secondo luogo, la presenza dei miei due figli nel progetto, Michelangelo ha collaborato alla stesura dell’album e Mario Valerio si è occupato della strategia di marketing e comunicazione ad esso correlata. Questi due elementi sono stati i migliori doni che potessi mai avere! E questa è una motivazione in più, se mai è necessario, per fare del mio meglio e per raggiungere gli obiettivi del Banco. Posso solo augurare ai fan di godere di questo incredibile progetto, e non vedo l’ora di vederli dal vivo quando andremo a suonare l’album assieme ai brani classici del Banco in tutto il mondo, con Filippo Marcheggiani (chitarra solista), Nicola Di Già (chitarra ritmica), Fabio Moresco (batteria), Marco Capozi (basso), il nostro cantante Tony D’Alessio e io!”

L’ultimo album del Banco del Mutuo Soccorso “13” risale al 1994. Dopo tutti questi anni e dopo la perdita di due membri fondatori il Banco è tornato per confermare la propria importanza nel panorama progressive internazionale.

Il Banco del Mutuo Soccorso è nato a Roma nel 1969 e grazie all’influenza di band inglesi del calibro di Gentle Giant, Genesis, Jethro Tull ed Emerson, Lake & Palmer è stato in grado di forgiare il suo caratteristico sound, complesso e dinamico allo stesso tempo. “Transiberiana” non è solo il nuovo album del Banco del Mutuo Soccorso ma il riflesso di tutta la carriera e di ciò che è la band al giorno d’oggi.

BANCO DEL MUTUO SOCCORSO is:
Vittorio Nocenzi (piano, tastiera e voce)
Filippo Marcheggiani (chitarra)
Nicola Di Già (chitarra ritmica)
Marco Capozi (basso)
Fabio Moresco (batteria)
Tony D’Alessio (voce)

Witching Hour – …and Silent Grief Shadows the Passing Moon

Un buon lavoro, consigliato agli ascoltatori dai gusti più tradizionali.

Arrivano al terzo lavoro sulla lunga distanza i tedeschi Witching Hour, ottima realtà di chiara ispirazione old school e legata indissolubilmente con la New Wave Of British Heavy Metal, leggendario genere a cui il gruppo deve tanto in termine di sound.

…and Silent Grief Shadows the Passing Moon, licenziato dalla Hells Headbangers Records ed accompagnato dalla suggestiva ed epica copertina creata dall’artista italiano Paolo Girardi, è infatti un lavoro vecchia scuola che amalgama l’irruenza e l’approccio diretto del thrash e del black metal a cavalcate strumentali di ispirazione heavy metal, in un contesto assolutamente ottantiano, dark ed epico.
La voce chiaramente ispirata al thrash metal d’annata di scuola teutonica rende il tutto marchiato da un alone estremo, anche se le armonie chitarristiche, i solos e l’atmosfera generale è classicamente heavy.
L’opener …and Silent Grief Shadows the Passing Moon / Once Lost Souls Return, con i suoi dieci minuti, risulta il sunto di quello che si trova tra lo spartito dei sei lunghi brani presenti, con il terzetto di Saarland che si presenta con una lunga parte strumentale dai rimandi metallici classici, prima che le ritmiche si trasformino in sferzate thrash ed entri violenta la voce.
Sorrow Blinds The Ghastly Eyes e The Fading Chime of a Graveyard Bell sono le due tracce che più avallano il sentore di essere al cospetto di un’ alchimia riuscita tra Iron Maiden, Destruction e Venom, quindi immersi nel bel mezzo degli anni ottanta .
…and Silent Grief Shadows the Passing Moon si rivela un buon lavoro , consigliato agli ascoltatori dai gusti più tradizionali.

Tracklist
01. …And Silent Grief Shadows the Passing Moon/Once Lost Souls Return
02. From Beyond They Came
03. Sorrow Blinds His Ghastly Eyes
04. Behold Those Distant Skies
05. The Fading Chime Of A Graveyard Bell
06. As I Walk Among Sepulchral Ruins

Line-up
Jan – Vocals/Guitar
Marco – Bass
Sascha – Drums

WITCHING HOUR – Facebook

La Janara – Tenebra

Tenebra è un’opera da ascoltare e riascoltare, chiudendo gli occhi e ritrovandosi come per magia nei luoghi raccontati da La Janara, in tempi oscuri ed avvolti nella leggenda.

Il 2017 aveva visto tornare sulle montagne irpine La Janara, la strega protagonista delle leggende di quei misteriosi luoghi del nostro meridione.

L’ep omonimo, uscito per la genovese Black Widow, mostrava una band matura che raccoglieva l’eredità dei grandi nomi della scena dark progressiva ed occulta (Paul Chain, The Black, Death SS e Malombra) della quale la nostra penisola è tradizionalmente una fucina, con il cantato in italiano esaltato in quel caso dall’interpretazione di altissimo livello di Raffaella Càngero.
Dopo un paio d’anni il ritorno della strega irpina si intitola Tenebra, dieci brani che confermano il valore artistico di questa band che torna a far risplendere un genere troppo spesso dimenticato quando si parla di metal/rock nazionale, che invece continua a ispirare ed influenzare artisti in ogni parte del mondo.
Dopo il capolavoro licenziato da Il Segno Del Comando, la label genovese torna in poco tempo agli onori della cronaca musicale con questo emozionante lavoro, che vede ospiti importanti come Riccardo Studer degli Stormlord , Alessandro Liccardo degli Hangarvain, Giulian degli Scuorn e Alessio Cattaneo degli Onryo.
Progressive, doom, heavy metal, atmosfere che ricordano miti e leggende occulte, sfumature sabbathiane e litanie dark rock si intrecciano come serpi che amoreggiano tra i rovi, in luoghi che nascondono segreti tramandati da secoli, mentre l’oscura presenza della Janara si manifesta nell’oscurità, illuminata da una pallida luce lunare.
La musica contenuta in Tenebra accompagna i bellissimi testi che la Càngero interpreta con un trasporto ed una personalità debordante, dando voce alla sofferenza delle donne oppresse da una cultura tirannica ed umiliante in un’Irpinia ancestrale.
Si percepisce nel lavoro una tensione palpabile, tra atmosfere oscure e pressanti, angoscia e terrore, una ribellione blasfema che si tocca con mano nel metal della diretta Mater Tenebrarum, nel racconto folk di Violante Aveva Un Osso Di Capra, nell’incedere doom della title track e di Il Canto Dei Morti e nelle atmosfere estreme di Or Poserai Per Sempre.
Il progressive folk metal della splendida Ver Sacrum conclude un’opera da ascoltare e riascoltare, chiudendo gli occhi e ritrovandosi come per magia nei luoghi raccontati da La Janara, in tempi oscuri ed avvolti nella leggenda.

Tracklist
1.Malevento
2.Mater Tenebrarum
3.Violante Aveva Un Osso Di Capra
4.Tenebra
5.Mephis
6.Cera
7.Il canto Dei Morti
8.Volano I Corvi
9.Or Poserai Per Sempre
10.Ver Sacrum

Line-up
Nicola Vitale (Il Boia) – Guitars
Raffaella Càngero (La Janara) – Vocals, Guitars
Rocco Cantelmo (L’inquisitore) – Basso
Antonio Laurano (Il Mercenario) – Drums

LA JANARA

https://youtu.be/rMImWpqAzyo

Teverts/El Rojo – Southern Crossroads

Southern Crossroads è uno split da non perdere per gli amanti dello stoner doom rock che vogliono approfondire la conoscenza della scena tricolore.

Questo split curato dalla Karma Conspiracy Records ci presenta due realtà psych/stoner provenienti dalle calde terre del sud Italia, Teverts ed El Rojo.

I due gruppi ci invitano ad una passeggiata nelle aride terre dove si respira l’afosa atmosfera del deserto americano che tanto ha ispirato le band storiche del genere.
I Teverts, con più di dieci anni di attività, un paio di lavori pubblicati ed una esperienza live che li ha portati a dividere il palco con nomi importanti della scena stoner/doom nazionale, ci ipnotizzano con il loro stoner rock venato di psichedelia.
Road to Awakeness ipnotizza con le sue sfumature che evidenziano una vena pinkfloydiana su un tappeto di rock duro proveniente dagli angoli più remoti della Sky Valley.
Un sound lavico, un sinuoso discendere lungo aridi crinali come micidiali serpi, questo risulta lo stoner rock dei Teverts.
Gli El Rojo arrivano dalla provincia di Cosenza, hanno pubblicato il loro debutto lo scorso anno (16 Inches Radial) e con The Longest Ride si avvicinano di più al doom classico rispetto ai loro compagni di split.
Un doom chiaramente pregno di umori stonati, potente, pachidermico, venato da ispirazioni settantiane e dalle band di casa Hellhound Records, è quello che troviamo in The Longest Ride, magnifico brano che in coppia con il precedente vanno a formare uno split da non perdere per gli amanti del genere che vogliono approfondire la conoscenza della scena tricolore.

Tracklist
01. Road to Awakeness (Teverts)
02. The Longest Ride (El Rojo)

Line-up
Teverts :
Phil – Guitars/voices
Mario – Bass
Angela – Drums

El Rojo:
Evo Borruso – Vocals
Luigi Grisolia – Guitar 2016 – 2018
Fabrizio Miceli – Guitar 2019 – now
Fabrizio Vuerre – Guitar
Pasquale Carapella – Bass
Antonio Rimolo – Drums

TEVERTS – Facebook
EL ROJO – Facebook

Endimion – Latmus

Latmus si dipana per circa un’ora di musica destinata a restare confinata, a livello di ascolti, entro i confini degli appassionati più accaniti del genere i quali, comunque, non resteranno delusi da una prova di buona sostanza.

Ritroviamo i cileni Endimion a ben otto anni dall’uscita del precedente full length che aveva messo in evidenza luci ed ombre di una proposta ancora troppo abbozzata per potersi rivelare competitiva nel contesto del death doom internazionale.

Latmus mostra un naturale quanto auspicato progresso, pur senza smarrire le caratteristiche di un sound ancora volutamente privo di fronzoli e spunti atmosferici.
Il genere, nell’interpretazione di questa band sudamericana, vive di un impatto piuttosto ruvido nel quale il riffing è il growl spingono il tutto verso il lato più estremo del genere; con tutto ciò, però, il sound appare meglio focalizzato e non del tutto scevro di aperture melodiche o acustiche.
L’utilizzo della lingua spagnola fornisce pur sempre una connotazione particolare a un sound che convince molto più che in passato grazie a una maggiore fluidità nell’alternare le diverse componenti.
Palabra vacías è un brano che si rivela abbastanza esaustivo in tal senso, in quanto mostra diversi spunti di pregio che non vengono confermati da una traccia inizialmente piuttosto tetragona per poi aprirsi melodicamente grazie a buon lavoro chitarristico.
Latmus si dipana, così, per circa un’ora di musica destinata a restare confinata, a livello di ascolti, entro i confini degli appassionati più accaniti del genere i quali, comunque, non resteranno delusi da una prova di buona sostanza.
Detto questo gli Endimion, anche nell’ambito di una scena fertile come quella doom cilena, restano un gruppo di seconda fascia ma non per questo meritano d’essere trascurati

Tracklist:
1. Ascenso
2. Palabra vacías
3. Vigilia
4. Espectro
5. Efialtis
6. Arpegios de viento
7. Eones de piedra
8. Naos Katara
9. Orgasmos de Selene
10. Contemplación

Line-up:
Matias Ibañez – Vocals
Francisco Campos – Guitars
Victor Ibañez – Bass
Fabian Alarcon – Drums
Tomas Ibañez – Guitars

ENDIMION – Facebook

ÆRA – The Craving Within

The Craving Within è un disco che tende a perdersi nella neve, a guardare verso l’infinito, grazie anche ad un suono potente e preciso che riporta alla prima epoca del balck metal, anche se non tutto l’impianto è ortodosso.

Questo duo di stanza in Norvegia riporta il black metal allo splendore delle proprie origini, di quando raccontava della potenza della terra e del paganesimo.

Negli anni il nero metallo si è evoluto e sta continuando a progredire e ormai ha una varietà incredibile di sottogeneri e di declinazioni. Nel necessario progresso fa piacere ascoltare un album così ben fatto e con solide radici nel passato. The Craving Within è un disco che tende a perdersi nella neve, a guardare verso l’infinito, grazie anche ad un suono potente e preciso che riporta alla prima epoca del black metal, anche se non tutto l’impianto è ortodosso. The Craving Within è il primo disco sulla lunga distanza per questo duo, che vede il centro nel cileno trapiantato in Norvegia Ulf Niklas Kveldulfsson, polistrumentista eccellente oltre che ottimo compositore, mentre alla voce troviamo il nuovo membro Stein Akslen, veterano della scena norvegese. Entrambi concorrono a creare un disco che punta in alto, come detto prima, volendo ricreare un preciso stato d’animo nell’ascoltatore per portarlo in una dimensione diversa. Non ci sono pause o pezzi riempitivi, o peggio assurde e vuote manifestazioni di potenza black, ma un disco ben composto e che ha tanti elementi che lo faranno amare fin dal primo ascolto a chi ama il black metal. Ci sono canzoni che sono jam, episodi più lisergici, ma a predominare nettamente è l’aspetto classico del genere che è sempre in evidenza. Gli Æra possono essere definiti un gruppo minimale, perché anche le tastiere sono accennate, ma l’insieme è molto magniloquente e poderoso,e si ha quella sensazione di completezza che si aveva ad ascoltare un certo black metal classico, con la sicurezza propria dei grandi gruppi. The Craving Within è una poetica che guarda alla tradizione come punto fermo e al passato come fonte di insegnamento.

Tracklist
1.Skaldens Død
2.Frost Within
3.Rite of Odin
4.Profetien
5.Join Me Tomorrow
6.Norrøn Magi

Line-up
Ulf – All Instruments, songwriting
S. Akslen – vocals

ÆRA – Facebook

Horrisonous – A Culinary Cacophony

Band da non perdere di vista per un auspicato passo avanti verso una personalità più accentuata, gli Horrisonous convincono comunque e si meritano una chance dagli amanti del death/doom di matrice old school.

Si chiamano Horrisonous, vengono dall’Australia e suonano death/doom come si faceva nei primissimi anni novanta, aggiungendo al sound pesantissimo tematiche gore.

Niente di nuovo sotto il sole di Sydney dirà qualcuno, ed effettivamente il quintetto proveniente dalla terra dei canguri si impossessa di una formula consolidata e suona metal estremo con poca fantasia, ma tanta potenza ed impatto.
Piace questo debutto, intitolato A Culinary Cacophony e licenziato dalla Memento Mori, primo full lenght del gruppo dopo l’ep d’esordio uscito nel 2016 (The Plague Doctors), un lavoro che torna a valorizzare quel tipo di sound che dagli inossidabili Asphyx porta agli Incantation ed ai tedeschi Incubator.
Massiccio e senza alcuna possibilità di trovare la minima melodia i più facile ascolto, A Culinary Cacophony ha il pregio di far dimenticare presto la sua totale devozione alle band citate, affascinando dopo pochi ascolti grazie a brani potentissimi e ben strutturati come Perpetual Mincing, Flesh Presented for Orgasmic Torment e la conclusiva The Number of the Feast.
Band da non perdere di vista per un auspicato passo avanti verso una personalità più accentuata, gli Horrisonous convincono comunque e si meritano una chance dagli amanti del death/doom di matrice old school.

Tracklist
1.Kuru Worship
2.The Gavage
3.Perpetual Mincing
4.A Tale of Matriphagy
5.Flesh Presented for Orgasmic Torment
6.Crispy Chunks of the Obese
7.Nourishment Through Excrement
8.The Number of the Feast

Line-up
Bianca Jamett – Bass
Stuart Prickett – Guitars
Dan Garcia – Guitars
Yonn McLaughlin – Vocals
Aled Powell – Drums

HORRISONOUS – Facebook

AETHER VOID

Il video di Twisted Maze, dall’album Curse of Life (Revalve Records).

Il video di Twisted Maze, dall’album Curse of Life (Revalve Records).

Enjoy the first videoclip Twisted maze of the new Aether Void album Curse of Life out on March 29 th via Revalve Records.
Grab your copy on pre-order at: https://player.believe.fr/v2/3615937279312
https://www.revalverecords.com/AetherVoid.html
https://www.facebook.com/OfficialAetherVoid/

Aether Void is an Italian heavy metal band formed in Modena (IT) in November 2017 from the ashes of No Way Out, which split up after releasing an EP and a Single.Three of the former members, Alberto Lugari (Drums), Davide Brusini (Bass) and Erik Marzocchini (Guitar) decided to continue playing and composing together, so they built up a new musical project. The line up was completed some months later, when two new members joined the group: Salvatore Thore De Matteo, vocals (ex Savior From Anger and ex Gorgeous) and Nicola Bondioli, lead guitar (ex Demolition Saint and Blood Of Seklusion). The new line up soon began composing and recording new stuff under the name Aether Void. The sound of the new songs was more powerful and aggressive, with influences from both classic and modern heavy metal (Iron Maiden, Judas Priest, Iced Earth). In October 2018 Aether Void completed the recording of their first studio album Curse Of Life at Art Distillery Studios in Modena. The album will be released in early 2019 by Revalve Records.

Non Est Deus – There Is No God

Non siamo in presenza di un’opera che segnerà il genere negli anni a venire ma neppure di qualcosa da archiviare in fretta e furia, visto l’elevato tasso di gradevolezza di un album il cui ascolto di sicuro non delude.

Non Est Deus è l’ennesima one man band dedita ad un black metal melodico dai testi intrisi di critica nei confronti delle religioni: con tali indizi è difficile pronosticare per un album come There Is No God un esito brillante o un incedere avvincente, eppure…

Eppure succede che l’operato di questo ignoto musicista tedesco ribalti ogni giudizio precostituito, rivelandosi quanto mai gradevole ed interessante: il nostro riesce a fondere l’asprezza delle ritmiche con linee chitarristiche davvero notevoli, capace di agganciare anche un’ascoltatore dall’approccio distratto.
Del resto l’album ha tutte le caratteristiche per soddisfare un po’ tutte le frange degli amanti del black, in quanto qui troviamo il ruvido incedere del genere nelle sue vesti originarie così come il fluido e trascinante snodarsi della sua variante melodic/groove, prendendo quale ipotizzabile modello un’altra grande one man band come gli Arckanum, ma rivestendo il sound di una cura strumentale più al passo con i tempi pur senza snaturare il sound ripulendolo all’eccesso.
Fuckfest of Blood è una traccia emblematica in tal senso, evidenziando i tratti più catchy dell’offerta dei Non Est Deus dalla cui sponde non giungono istanze innovative ma niente più niente meno di un black metal molto godibile e inattaccabile per competenza e a capacità di coinvolgimento.
There Is No God è dominato da un bel lavoro chitarristico tramite il quale il nostro misterioso musicista mantiene elevato l’interesse in ogni frangente; ovviamente non siamo in presenza di un’opera che segnerà il genere negli anni a venire ma neppure di qualcosa da archiviare in fretta e furia, visto l’elevato tasso di gradevolezza di un album il cui ascolto di sicuro non delude.

Tracklist:
1. Poisonous Words
2. Fuckfest of Blood
3. Coffin of Shattered Dreams
4. Hobsons Choice
5. Godless

Stained Blood – Nyctosphere

I venti gelidi che da anni soffiano da nord formano tempeste che, spingendosi all’estrema propaggine sud occidentale dell’ Europa, provocano vortici depressionari death/black di notevole impatto come questo ultimo lavoro degli Stained Blood.

La scena estrema iberica è ricca di sorprese, dimostrandosi probabilmente una delle più sottovalutate pur essendo fucina di realtà interessanti come gli Stained Blood, quintetto originario della provincia catalana e dedito da un furioso esempio di metal estremo che ingloba death, black e melodic death metal.

Attiva dal 2005, la band arriva al terzo full length di una carriera che ha visto l’uscita del primo album solo da pochi anni, con il debutto One Last Warning nel 2013, il successivo Hadal nel 2015 e questo possente ritorno dopo quattro anni a titolo Nyctosphere.
Tutto è al suo posto: la copertina è old school così come l’attitudine e l’impatto, la produzione è soddisfacente quel tanto che basta per apprezzare il lavoro del gruppo, e la tempesta di suoni estremi fa risaltare il buon talento melodico tra ritmiche forsennate e di stampo black, atmosferiche parti oscure e maligne ed una potenza da death metal band.
Gli Stained Blood manipolano la materia a loro piacimento, ripartono veloci e cattivi, per poi fermarsi a contare i danni procurati da brani lunghi e devastanti come l’opener Avfall, The Lightless Walk e la tempestosa Winterflesh.
I venti gelidi che da anni soffiano da nord formano tempeste che, spingendosi all’estrema propaggine sud occidentale dell’ Europa, provocano vortici depressionari death/black di notevole impatto come questo ultimo lavoro degli Stained Blood.

Tracklist
1.Avfall
2.Century to Suffer
3.The Lightless Walk
4.Shrines of Loss
5.Winterflesh
6.Drowned

Line-up
Raul Urios – Bass
Salvador d’Horta – Drums
Miquel Pedragosa – Guitars
David Rodriguez – Guitars
Narcis Boter – Vocals

STAINED BLOOD – Facebook

JOHN, THE VOID

Il video di “Silent Bearer”, dall’album III – Adversa in uscita a maggio (Argonauta Records).

Il video di “Silent Bearer”, dall’album III – Adversa in uscita a maggio (Argonauta Records).

Sludge and doom post-black metal unit, JOHN, THE VOID, are set to release their sophomore new beast of an apocalyptic album, III – Adversa, on April 5th with Argonauta Records. The band is sharing a first glimpse into their second full-length: ‘Silent Bearer’.

„The first single, “Silent Bearer” is about a soundless sacrifice, from a person that silently separates from another who doesn’t love him back any more, and says nothing to not let her feel guilty about his pain and her unrequited love.“ The band explains. „The track talks about the long journey through the seasons, day and night, of the person that silently walks and struggle to keep the secret to himself, as the last act of love for the other person and his happiness.“

JOHN, THE VOID is:
Matteo Burigana – guitar
Marco Verardo – guitar
Enrico Fabris – drum
Andrea Pasianot – bass
Marco Zanella – vocals/electronics

LINKS:
facebook.com/wearejohnvoid
johnthevoid.bandcamp.com
http://www.argonautarecords.com

The Shiver – Adeline

L’ultimo lavoro dei The Shiver, uscito originariamente nel 2017, viene oggi ristampato dalla Wormholedeath con l’aggiunta di una bonus track, una collaborazione importante che si spera porterà ad un nuovo album di inediti.

Nel rock alternativo tricolore i gruppi dal taglio internazionale, cioè quelli che possono competere con i più sopravvalutati artisti provenienti da oltre confine, non mancano di certo e tra questi ci sono sicuramente i The Shiver.

La band che cala l’asso con la cantante Federica Faith Sciamanna, risulta attiva da ormai quattordici anni, ha stampato tre full length, un demo ed un ep acustico, prima di cominciare a girare l’Europa insieme a band ed artisti di un certo spessore.
L’ultimo lavoro della band, uscito originariamente nel 2017, viene oggi ristampato dalla Wormholedeath con l’aggiunta di una bonus track, una collaborazione importante che si spera porterà ad un nuovo album di inediti
Ma lasciamo che sia il tempo a parlare e presentiamo a chi non conosce ancora la musica dei The Shiver l’album che ha concesso loro tante opportunità.
Adeline mette in risalto un sound che viaggia distante dai soliti cliché dell’alternative rock, mostrandosi ricco di soluzioni anche lontane tra loro, come una certa predisposizione per spunti dark/new wave che richiamano i Cure, in un contesto che alterna grinta rock e melodia, con la cantante che viaggia una spanna sopra a molte sue colleghe, per personalità interpretativa, graffiante impatto e delicati spunti melodici.
Adeline ha nella sua varietà intrinseca di stili e sfumature il punto di forza, e i The Shiver sorprendono con un bagaglio di ispirazioni enorme che rende la musica varia e fruibile, con chitarre che graffiano e lasciano profondi solchi rock a tratti distorti, per poi tornare su armonie dark/wave, mentre la voce fa il bello e cattivo tempo in brani che non perdono mai la loro naturale orecchiabilità.
Il rock’n’roll del futuro passa anche da lavori come questo e da brani come Rejected, How Deep Is Your Heart, How Dirt Is Your Soul o Miron-Aku: se lo si era perso all’epoca, non va commesso lo stesso errore.

Tracklist
1.Awaiting
2.Adeline
3.Rejected
4.Wounds
5.How Deep Is Your Heart, How Dirt Is Your Soul
6.Light Minutes
7.High
8.Pray
9.Miron-Aku
10.Electronoose
11. Light Minutes live @ Manchester Academy***

Line-up
Federica “Faith” Sciamanna
Francesco “Finch” Russo
Mauro “Morris” Toti
Giacomo “Jack” Pasquali

THE SHIVER – Facebook

He Comes Later – Cognizance

Gli He Comes Later riescono a raccontare cose non facili grazie ad un suono moderno, potente e fra i migliori possibili in ambito deathcore.

Mazzata deathcore dagli italiani He Comes Later.

Nati nel 2010 come gruppo metalcore i nostri con l’ingresso in formazione del cantante Andrea Piro nel 2013 si avvicinano a sonorità più pesanti e di qualità con il deathcore a rappresentare la cifra stilistica di questo lavoro, un piccolo compendio di come si possa fare questo sottogenere che ha attecchito principalmente nelle lande oltreoceano e nel nord Europa, codice ibrido per raccontare storie forti e potenti. Molti metallari lo snobbano poiché lo definiscono un metal annacquato, dove la potenza si perde in favore della modernità. Ascoltare Cognizance potrà far cambiare idea a molti, perché questo è un grande disco di metal, con tanti suoni notevoli ed influenze diverse. La storia qui narrata è quella di un ragazzo depresso, che vuole suicidarsi, mettendo fine alle proprie sofferenze. Arriva quindi il momento di fare il gesto fatale, ma il ragazzo non riesce a morire entrando in uno stato di pre-morte al quale sopravviverà diventando molto più forte: molto in breve questo è il succo della storia narrata in Cognizance. La musica del gruppo bolognese è quanto di meglio si possa trovare in campo deathcore, con voce in growl ma molto comprensibile, chitarre davvero incisive e sezione ritmica efficace. Poi il tocco in più lo dà un uso sapiente delle tastiere, che come il coro nelle tragedie greche arriva a puntualizzare molto bene i momenti più topici. Tanta potenza e una pesantezza notevole si abbattono sull’ascoltatore, ma una delle colonne portanti del lavoro rimane la melodia, che è declinata con successo in varie forme. In questo viaggio verso la morte e poi nel successivo allontanamento da essa, viviamo molti stati d’animo e siamo costretti a guardare a fondo dentro noi stessi, in quella continua esperienza pre-morte che è in fondo la vita quotidiana. Gli He Comes Later riescono a raccontare cose non facili grazie ad un suono moderno, potente e fra i migliori possibili in ambito deathcore. Anzi, nel suo genere è una delle migliori uscite di questi ultimi tempi, risultando duro, emozionante e vario proprio come dovrebbe essere un ottimo disco di metal moderno.

Tracklist
1.Despondency 1
2.Execution
3.Detachment
4.Torment
5.Healing
6.Guidance
7.Atonement
8.Quiescence
9.Resurgence
10.Cognizance

Line-up
Andrea Piro – Vocals
Daniele Ravaglia – Guitar
Vlady Yakovenko – Guitar
Alessandro Scarpetta – Bass,Vocals
Romeo Gigantino – Drums

HE COMES LATER – Facebook

Il Vaso Di Pandora – L’Astronaufrago

Con influenze ed ispirazioni che convergono in un sound maturo e personale, il terzo album dei Il Vaso Di Pandora non delude e conferma la band come punto fermo di un certo modo di fare rock nell’underground tricolore.

Sono passati quattro anni dall’uscita di Massacri Per Diletto, secondo full length del quartetto bolognese Il Vaso Di Pandora, tornato sul mercato con L’Astronaufrago, nuovo lavoro composto da otto brani di rock alternativo maturo e con quel tocco d’autore che le sottovalutate band italiane si portano nel dna da sempre.

Sempre con la voce di Antonella Farace a guidare le atmosfere cangianti del sound creato dai nostri, anche L’Astronaufrago si fregia di una riuscita altalena tra momenti più introspettivi e graffianti esplosioni di rock dalle origini statunitensi ed incastonate nell’ultimo decennio del secolo scorso.
I testi maturi, interpretati con personalità da vendere dalla cantante, accompagnano questo nuovo album in cui la tensione rimane sempre alta, anche quando sembra che la chitarra dia un po’ di tregua prima di tornare a ruggire.
Splendida la cover di Vacanze Romane dei Matia Bazar, con la chitarra che, insieme alla voce, ci portain giro per la capitale in una versione alternative rock che, con il singolo Il Signor Distruggile (hard/rock/punk/alternative micidiale), è cuore pulsante di questo lavoro.
Come in passato la musica del gruppo bolognese non si ferma a reinterpretare il rock alternativo, ma dentro di sé porta scorie hard rock, post grunge e noise in un vortice di suoni rock moderni e valorizzati dall’interpretazione della singer ne LUrlo Di Munch, nel grunge diretto di Eva e in Crisalide, brano che ricorda i Sonic Youth di Dirty.
Con influenze ed ispirazioni che convergono in un sound maturo e personale, il terzo album dei Il Vaso Di Pandora non delude e conferma la band come punto fermo di un certo modo di fare rock nell’underground tricolore.

Tracklist
1.L’Urlo Di Munch
2.Eva
3.Nulla Cambia
4.Crisalide
5.Vacanze Romane
6.Il Signor Distruggile
7.PJ
8.Luna

Line-up
Antonella Farace – Vocals
Francesco Scaglioni – Drums
Mirco Massarelli – Guitars
Lorenzo Vermeti – Guitars
Gianbattista Mastropierro – Bass

IL VASO DI PANDORA – Facebook

S91

Il video di “Constantine The Great”, dall’album “Along The Sacred Path” (Rockshots Records).

Il video di “Constantine The Great”, dall’album “Along The Sacred Path” (Rockshots Records).

https://youtu.be/jY3SxnJZPOM.

Bands Links:
http://www.rockshots.eu
http://www.facebook.com/S91band

About:
“Along The Sacred Path” is the band’s sophomore album and follows their 2016 debut full length “Behold The Mankind”, which was a concept release about the history of humanity from the point of view of Christian theology. That album was produced by Cristiano Bertocchi (Labyrinth, Vision Divine, Wind Rose) with mastering done by Simone Mularoni (Domination Studios). Received well by critics and audiences, the debut opened doors for the band to tour across Italy and abroad, including a performance at the latest edition of “Elements Of Rock” (Switzerland), the largest Christian metal festival in Europe.

The band explains their sophomore full length:

“‘Along The Sacred Path’ is a concept album that traces the history of Christianity, continuing the narrative from “Behold The Mankind”. The story is told through the life of some key figures that are not always considered positive by everyone. The main goal is to show how the Gospel message has spread in its original form, becoming the fabric of modern Western society. Scrolling through the track listing, you will see that all the characters are of European origin.”

Merry Christmas – Roxx Records/No Life Til Metal Records – Best Of 2018

Una raccolta perfetta per fare la conoscenza dell’ottimo lavoro che la Roxx Records sta facendo a supporto del christian metal: The Best Of 2018 riassume un anno di ottima musica, aspettando le novità che ci riserverà l’etichetta statunitense nel 2019.

Anche se il Natale è passato da un pezzo vale la pena ugualmente di parlare di questa raccolta uscita lo scorso dicembre che la Roxx Records, in coppia con No Life Til Metal Records, ha messo a disposizione dei fans del christian metal radunando il meglio che le due label hanno licenziato nel 2018.

Si parte con gli straordinari Biogenesis e la loro Messiah, mentre gli Helix eseguono la cover del famoso brano natalizio Silent Night.
Tocca poi a due brani dei Crystavox presi dalle ristampe dei due album usciti nei primi anni novanta, il debutto omonimo ed il più famoso The Bottom Lie che la Roxx Records ha ristampato quest’anno, seguiti dal thrash metal aggressivo e senza compromessi dei Deliverance.
I gruppi di cui vi abbiamo parlato in questi dodici mesi sono tutti presenti, in una raccolta che ha nella varietà di stili ed atmosfere il suo punto di forza.
Le tematiche a sfondo cristiano non mettono a repentaglio la voglia di far male (musicalmente parlando) dei Through The Clouds e dei Crushing The Deceiver, così come l’hard rock degli storici Malachia fa la sua bella mostra con Lonely Is The Night, dalla compilation intitolata Red Sunrise-The Complete Anthology.
Bellissimo il brano Soldiers Of The Cross degli heavy metallers Angelic Force, così come la ballad Legend Lost dei Banshee, unici due brani per noi inediti.
Una raccolta perfetta per fare la conoscenza dell’ottimo lavoro che la Roxx Records sta facendo a supporto del christian metal: The Best Of 2018 riassume un anno di ottima musica, aspettando le novità che ci riserverà l’etichetta statunitense nel 2019.

Tracklist
1.BioGenesis – Messiah (Previously Unreleased)
2.Helix – Silent Night (Frome A Helix Christmas)
3.Crystavox – Home Again (From Crystavox)
4.Crystavox – Snakes In The Grass (From Bottom Lie)
5.Deliverance – Bring ‘Em Down (From The Subversive Kind)
6.Vengeance – Receive Him (From Human Sacrifice unreleased mix)
7.Through The Clouds – Blinded Minds (From Blinded Minds)
8.Soldier – When I Finally See Your Face (From Babylon And Beyond)
9.Malachia – Lonely Is The Night (From Red Sunrise Anthology)
10.Crushing The Deceiver – An Angel’s Armor (From Crushing The Deceiver
11.Angelic Force – Soldiers Of The Cross (From Soldiers Of The Cross)
12.Max Blam Jam – Apathy’s Child (From Blowup Man)
13.Banshee – Legend Lost (From Mindslave)
14.Primal – Disorder (From Primal)
15.Helix – Metal At Midnight (From Bastard Of The Blues)
16.Deliverance – Jehovah Jireh (From Deliverance)

NLTM Records – Facebook

Bright Lights Apart – Post Utopian Soundcapes

La loro concezione di musica elettronica dei Bright Lights Apart è molto aperta ed abbraccia diversi aspetti, con le canzoni che sono costruite come se fossero delle storie da raccontare a più persone possibili, possedendo anche un notevole potenziale commerciale.

Ascoltando questo debutto dei Bright Lights Apart è davvero difficile pensare che questi ragazzi siano italiani, perché il suono è molto debitore a tanta elettronica inglese, dal big beat alla trance, dal dubstep a situazioni più techno.

Per dare qualche coordinata prima del necessario ascolto del disco, prendete i Prodigy attuali e rendeteli molto più divertenti e più underground, o di qualcosa di più efficace dei Bloody Beetroots. Questi ragazzi di Rovigo riescono a fare una seconda opera molto fresca, che incontra anche territori metal grazie a dei chitarroni belli pesanti in certi pezzi. Lo scopo della loro musica è quello di creare elettronica coinvolgente e che riesca a lasciare qualcosa all’ascoltatore. La loro concezione di musica elettronica è molto aperta ed abbraccia diversi aspetti, con le canzoni che sono costruite come se fossero delle storie da raccontare a più persone possibili, possedendo anche un notevole potenziale commerciale. Una grande influenza per i Bright Lights Apart sono sicuramente state le colonne sonore dei videogiochi, infatti ci sono molti momenti delle loro canzoni che hanno quel passo. Il cambio di marcia per il gruppo, dopo alcuni cambi di formazione, è stata la comprensione di poter fare e comporre musica da produttori fatti e finiti, infatti qui si va oltre l’idea di musicisti, per abbracciare un orizzonte più ampio. Ci si perde piacevolmente dentro questo disco, che è composto molto bene, e ha come unica pecca dei suoni non sempre all’altezza del valore del gruppo, perché con una produzione più profonda questo gruppo sfonderebbe tutto. A parte questo piccolo particolare, il disco è veramente originale e molto bello, e non capita quasi mai di sentire un gruppo con una tale carica che riesca ad amalgamare tanti generi in un suono organico e valido. Proprio mentre scrivevo queste righe è arrivata la notizia della morte del cantante dei Prodigy, Keith Flint. Non ci può essere migliore omaggio a lui della musica dei Bright Lights Apart.

Tracklist
1.Post Utopia Party
2.Bad Morning
3.The Effects
4.Metrpolitan Poem
5.Uncomfortable Intents
6.Worn out
7.Anthems for Urban Hooligans

Line-up
Miles.t – production, vox, guitars
S.Slug – production
Dave.d – Production, guitar, bass

BRIGHT LIGHTS APART – facebook

Tankograd – Totalitarian

Questi quattro polacchi si insinuano con il loro sound nel nostro immaginario quasi di soppiatto, e quello che ad un primo ascolto può sembrare un disco di doom come tanti, a lungo andare continua a ronzare in testa sotto forma di squarci melodici ed intuizioni da band di ottimo livello: un buon motivo per prestare attenzione ad un lavoro davvero intrigante.

L’esordio dei polacchi Tankograd è all’insegna di un doom aspro, essenziale e poco incline a svolazzi atmosferici che male si addicono a tematiche sempre ostiche come quelle inerenti la guerra.

I racconti di natura bellica proposti dalla band di Varsavia sono volti ad esibire il volto più cupo e anche squallido dei conflitti, nulla a che vedere quindi con la narrazione di gesta eroiche o di epiche battaglie. Il cantato, sempre in lingua madre, ad eccezione di Arkhangelsk, non è affatto monocorde ma cerca d’essere espressivo in ogni frangente e per far questo Herr Feldgrau adotta uno stile che dal pulito giunge sino ad un harsh neppure troppo spinto; tale buona varietà è strettamente connessa all’andamento del lavoro, che mantiene un’oscurità solo venata di malinconia, comunque lontana da derive troppo estreme con la band che preferisce lasciare fluire il sound in maniera ossessiva quanto lineare, senza disdegnare aperture soliste di buona fattura (Żelazne trumny).
Considerando anche che il doom non è certo il genere più sviluppato in terra polacca, Totalitarian è a suo modo un lavoro sorprendente per qualità, convinzione ed un’interpretazione non così scontata (in effetti, proprio volendo cercare un termine di paragone, in prima battuta vengono in mente i grandi KYPCK, ma i Tankograd perseguono una poetica tutta loro).
Questi quattro polacchi si insinuano con il loro sound nel nostro immaginario quasi di soppiatto, e quello che ad un primo ascolto può sembrare un disco di doom come tanti, a lungo andare continua a ronzare in testa sotto forma di squarci melodici ed intuizioni da band di ottimo livello: un buon motivo per prestare attenzione ad un lavoro davvero intrigante.

Tracklist:
1. Ostatni sen Joachima
2. Arkhangelsk
3. Lot do kraju
4. Żelazne trumny
5. Mir

Line-up:
Herr Schnitt – Bass
Herr Doktor – Drums
Herr Berg – Guitars
Herr Feldgrau – Guitars, Vocals

TANKOGRAD – Facebook

À Répit / Inféren / Malauriu / Vultur – Teschi Ossa Morte

Teschi Ossa Morte si rivela uno split album di un certo pregio perché riesce a far convergere in un’unica opera realtà di diversa estrazione, esperienza e stile, restituendo un risultato di notevole interesse per chi segue in maniera assidua le gesta della scena black metal tricolore.

Teschi Ossa Morte è uno split album scaturito dalla sforzo congiunto di sette diverse etichette e capace di fornire uno spaccato della scena black metal nazionale, grazie alla partecipazione di quattro brand provenienti da diverse regioni del paese.

L’apertura del lavoro spetta ai valdostani À Répit, autori di un black cantato in italiano e dalle sfumature pagan folk, dalla buona impronta melodica che viene contrastata da uno screaming quanto mai arcigno: dei due brani, La Roccia Di Jean Grat si snoda più diretto ed incalzante ma non privo di spunti atmosferici che vengono maggiormente approfonditi nella più evocativa Ventre Di Lupo.
Arrivano dalla Lombardia gli Inféren , la cui interpretazione del genere è più essenziale ma ugualmente convincente: anche in questo caso liricamente si opta per la lingua italiana, con qualche spunto dialettale in Volti Di Pietra, traccia che assieme a Descensio Ad Inferos raffigura al meglio gli intenti di una band volta ad offrire un sound privo di fronzoli ma decisamente efficace.
La seconda parte dello split viene occupata da due gruppi isolani: prima i siciliani Malauriu ci portano su un terreno ancor meno propenso a squarci melodici o atmosferici, con il loro black metal claustrofobico ed incalzante, senz’altro più aderente ai dettami del genere nella sua primissima incarnazione; Narcotic Cult e Sacramentum sono brani trituranti che non lasciano spazio a divagazioni di alcun tipo.
Chiudono il lavoro i sardi Vultur, band che tra quelle presenti può vantare una storia già abbastanza consistente, essendo l’unica delle quattro formatasi nello scorso decennio; a differenza dei compagni di avventura il trio contribuisce con un solo brano che, per converso, è anche il più lungo del lotto.
Animas Dannadas è come consuetudine dei Vultur, cantata in lingua sarda e testimonia ampiamente di una band collaudata e di sicuro spessore, capace di interpretare il genere con padronanza dei propri mezzi per tutti i dodici minuti del brano, tra furiose accelerazioni, ottimi squarci di chitarra solista e un’inquietante chiusura ambient.
Teschi Ossa Morte si rivela così uno split album di un certo pregio perché riesce a far convergere in un’unica opera realtà di diversa estrazione, esperienza e stile, restituendo un risultato di notevole interesse per chi segue in maniera assidua le gesta della scena black metal tricolore.

Tracklist:
SIDE A:
1.à Répit – La Roccia Di Jean Grat
2.à Répit – Ventre Di Lupo
3.Inféren – Volti Di Pietra
4.Inféren – Descensio Ad Inferos
SIDE B:
1.Malauriu – Narcotic Cult
2.Malauriu – Sacramentum
3.Vultur – Animas Dannadas

Line-up:
À Répit
Gypaetus – Guitars/Bass/Lyrics
Skarn – Vocals, Synth, Drums

Inféren
Enyalios – Vocals
Al Azif – Guitars
Eihort – Bass
Schins – Drums

Malauriu
A. Schizoid – Guitars
A. Venor – Vocals
S.T. – Bass
R.C. Drums
Felis Catus – Keyboards

Vultur
Attalzu – Vocals, Guitars
Luxferre – Bass
Vorago – Guitars
L.B. – Drums

MALAURIU – Facebook

INFEREN – Facebook

VULTUR – Facebook

À REPIT – Facebook

Towering Flowers – We Are Not From Here

I quattro brani che compongono We Are Not From Here hanno il pregio di farsi ascoltare senza particolari difficoltà, potendo sembrare magari retrò ma anche affascinanti in più frangenti, e sono sicuramente un buon inizio per i Towering Flowers.

I Towering Flowers sono una band progressive rock di Roma le cui origini vanno ricercate nei Waters Underground, tribute band dei Pink Floyd.

Nel 2015 il cantante e chitarrista Emiliano Ukmar decide di formare una band con un repertorio di brani inediti e, dopo vari assestamenti nella line up e la firma con Volcano Records, esce questo ep di quattro brani intitolato We Are Not From Here.
Il sound creato dal sestetto romano è un progressive rock psichedelico e fortemente influenzato da Pink Floyd, Beatles, T.Rex e il primo David Bowie, quindi non ci si muove dal periodo a cavallo tra gli anni sessanta e settanta.
Ogni brano è un viaggio tra la musica dei gruppi citati: le atmosfere dilatate la fanno da padrone ma non inficiano una certa fruibilità nell’ascolto, anche per chi non è un fan del genere.
La pinkfloydiana Asherah apre l’album mettendo in risalto la familiarità dei Towering Flowers con quanto suonato dal gruppo di Waters, cosa che si ripete nella successiva title track.
I due brani successivi (Come Down e Believe Me) abbandonano in parte tali sonorità per una più varia e personale interpretazione del rock psichedelico dei Beatles era Sgt.Pepper’s e dei T.Rex, risultando più vari nelle atmosfere, solari nella prima parte di Come Down, più intimiste e poi beatlesiane nella conclusiva Believe Me.
I quattro brani che compongono We Are Not From Here hanno il pregio di farsi ascoltare senza particolari difficoltà, potendo sembrare magari retrò ma anche affascinanti in più frangenti, e sono sicuramente un buon inizio per i Towering Flowers, che dovrebbero trovare estimatori tra chi ha nelle proprie corde le sonorità dei nomi storici citati.

Tracklist
1.Asherah
2.We Are Not From Here
3.Calm Down
4.Believe Me

Line-up
Emiliano Ukmar – Voice and guitar
Fabio Rossi – Bass and voice
Claudio Carpenelli – Drums
Stefano Gallozzi – Keyboards and voice
Pierluigi Vizioli – Lead guitar
Sara Usai – Backing voice

TOWERING FLOWERS – Facebook

childthemewp.com