Coil Commemorate Enslave – The Unavoidable

La musica è violenta ma sì lieve che porta il nostro animo molto in alto.

Post black metal per esprimere con la giusta profondità pensieri e tormenti, là dove una volta c’era solo carta ora ci sono nere vibrazioni.

La proposta sonora dei Coil Commemorate Enslave è un post black metal con momenti atmospheric, minimale nelle forma ma molto ricca nella sostanza, con una parte molto importante di tematiche depressive metal. Il deus ex machina è Consalvo che suona tutti gli strumenti, una delle menti black metal più interessanti che abbiamo in Italia, e al quale in questo giro si è affiancato alla voce Daniele Rini degli Ghost Of Mar, il quale fa un gran lavoro e completa alla perfezione il musicista principale. Una delle maggiori peculiarità della creatura di Consalvo è la sua grande capacità di fare melodie molto belle in mezzo al caos del post black metal. Il disco è più melodico se confrontato con i precedenti, che sono tutti caldamente consigliati, anche perché c’è un ben preciso percorso musicale che è ancora in pieno compimento. Maggiore melodia significa anche un pathos più corposo e questo disco veste perfettamente chi vuole un qualcosa di sentimentale dal codice black metal, che permette di esprimere in maniera adeguata una gamma pressoché infinita di sensazioni. Nella musica dei Coil Commemorate Enslave trova dimora il gotico, come sentimento ottocentesco di sbigottimento di fronte alla nostra vita e ai suoi accadimenti, e che soprattutto interpreta il tutto rimaneggiandolo attraverso una bellezza che è debitrice consapevole della morte. Uno dei pezzi più belli del disco e canzone da fare ascoltare nelle scuole è La Voce, una messa in musica del poema omonimo di Giovanni Pascoli, che potrebbe essere considerato un nume tutelare di questo progetto. La musica è violenta ma sì lieve che porta il nostro animo molto in alto. Ci sono anche tracce di neofolk lungo questo bellissimo viaggio in musica, una delle esperienze più belle in campo black metal altro che si possa fare. Ci vuole grande talento e molto lavoro per fare un post black di questo livello: qui c’è tanto talento e concretezza, anche se il disco si fa ascoltare come se fosse un sogno.

Tracklist
1.Intro
2.Anti prophet
3.Dirt
4.Nothing else but black
5.Nemesis
6.E.F.S.D.
7.The snake and the rope
8.La voce

Line-up
Consalvo – All Instruments

Daniele Rini – Vocals

COIL COMMEMORATE ENSLAVE – Facebook

AETHER VOID

Il lyric video di One Last Dawn, dall’album Curse of Life (Revalve Records).

Il lyric video di One Last Dawn, dall’album Curse of Life (Revalve Records).

Aether Void have released the lyric video of the new single One Last Dawn, taken from the from the last album Curse of Life.

Enjoy at:
The album is available on: https://player.believe.fr/v2/3615937279312
https://www.facebook.com/OfficialAetherVoid/
https://www.instagram.com/aethervoid_/
https://www.revalverecords.com/AetherVoid.html
https://www.instagram.com/revalverecords/

Earlier, Aether Void have released their debut album Curse of Life on March 29th via Revalve records.

The sound of the band could be defined as melodic and powerful Hard’n’Heavy with influences from both classic and modern heavy metal, though it could not be easily compared to any specific band.

Curse of Life has been recorded, mixed and mastered at Art Distillery Studios, in october 2018.

Aether Void is an Italian heavy metal band formed in Modena (IT) in November 2017 from the ashes of “No Way Out”, which split up after releasing an EP and a Single.

Three of the former members, Alberto Lugari (Drums), Davide Brusini (Bass) and Erik Marzocchini (Guitar) decided to continue playing and composing together, so they built up a new musical project.

The line up was completed some months later, when two new members joined the group: Salvatore “Thore” De Matteo, vocals (ex Savior From Anger and ex Gorgeous) and Nicolò Bondioli, lead guitar (ex Demolition Saint and Blood Of Seklusion).

The new line up soon began composing and recording new stuff under the name “Aether Void”.
The sound of the new songs was more powerful and aggressive, with influences from both classic and modern heavy metal (Iron Maiden, Judas Priest, Iced Earth…).

In October 2018 Aether Void completed the recording of their first studio album “Curse Of Life” at Art Distillery Studios in Modena.

Mos Generator – Night Of The Lords

Questo concerto è di grande bellezza e valore dall’inizio alla fine, sarà molto gradito ai fedeli del gruppo ma anche a chi deve cominciare ad approcciarsi a loro: alla fine si vorrebbe chiedere il bis, ma basta ricominciare l’ascolto daccapo.

Questo disco in edizione limitata in 100 copie, con copertina incollata che rimanda ai bootleg degli anni settanta, è la registrazione di un concerto dei Mos Generator a Manchester del quattro ottobre 2017, durante il tour di promozione di Abyssinia.

La registrazione è ottima, la band americana è in forma eccellente e ne viene fuori un gran spettacolo. In questo concerto viene emerge in maniera prepotente tutta la potenza di questo gruppo che su disco è ottimo, ma che ha la sua ragione di esistere dal vivo, e qui ne abbiamo la migliore testimonianza possibile. I Mos Generator sono un gruppo che guarda agli anni settanta e ottanta del rock, ma poi li rielabora in una forma originale, carica ed affascinante. Ascoltando Night Of The Lords si percepiscono le belle vibrazioni del rock pesante americano, quella capacità di suonare in maniera fluida, potente e melodica al contempo. Anche l’estetica da bootleg anni settanta valorizza questo album, e lo pone nella giusta prospettiva storica. I riff dei Mos Generator provengono da quel tempo, ma non è emulazione è la continuazione di un nobile lignaggio che non finirà mai, ma che solo pochi gruppi sanno cogliere nella sua essenza. Questo concerto è di grande bellezza e valore dall’inizio alla fine, sarà molto gradito ai fedeli del gruppo ma anche a chi deve cominciare ad approcciarsi a loro: alla fine si vorrebbe chiedere il bis, ma basta ricominciare l’ascolto daccapo. Si sente che anche il pubblico presente quella sera gradì molto, anche perché non è possibile non venire catturati dalla forza dei Mos Generator, band che ha saputo ritagliarsi con la propria musica e la propria credibilità uno spazio davvero importante nei cuori di chi ama il rock pesante. Un bellissima jam dal vivo, con l’unica pecca che sia in edizione fin troppo limitata.

Tracklist
Side One:
1 Strangest Times
2 Lonely One Kenobi
3 Shadowlands
4 Easy Evil
5 There’s No Return From Nowhere
6 Dance of Maya / Red

Side Two:
7 Breaker
8 On The Eve
9 Catspaw
10 Step Up/Jam
11 Electric Mountain Majesty
Line-up
Tony Reed: guitar, vocals
Jono Garrett: drums
Sean Booth: bass

MOS GENERATOR – Facebook

The Morganatics – The Love Riot Squad VS The F-World

The Love Riot Squad VS The F-World è un album che cresce notevolmente con gli ascolti e merita sicuramente l’attenzione di chi nel genere cerca qualcosa di più che la solita minestra alternativa ad uso e consumo delle radio rock.

Terzo lavoro sulla lunga distanza per questo gruppo alternative rock transalpino, al secolo The Morganatics.

The Love Riot Squad VS The F-World segue We Come From The Stars, licenziato nel 2015 ed il debutto uscito due anni prima ed intitolato, Never Be Part Of Your World, tutti in regime di autoproduzione e che hanno regalato al quintetto parigino una discreta fama a livello underground.
Il nuovo lavoro è un’opera ambiziosa in cui confluiscono atmosfere e sfumature abitualmente trovate in molti dei generi che formano il sound variopinto dei The Morganatics.
Più di un’ora e undici brani a formare un’opera che non manca di toccare corde emozionali come amore, melancolia e dolore, sentimenti che si scontrano con un sound che alterna graffiante metallo alternativo, ed accenni ad un post rock progressivo moderno.
Elettronica e pop rock completano questo caleidoscopio musicale creato dal quintetto francese in un’atmosfera di tensione emotiva che rimane il punto di forza dell’album .
Splendido il brano Gloria, dove la band unisce il post metal progressivo dei Leprous con accenni al sound dai rimandi new wave degli Editors, per tornare al più graffiante alternative rock con Hannah, pezzo legato al rock più popolare negli ultimi anni, mentre la conclusiva OMDB (Il faudra me passer sur le corps) risulta la traccia più progressiva dell’opera in un crescendo di emozioni melanconiche.
I The Morganatics hanno confezionato un ottimo lavoro, il loro metal alternativo risulta adulto, melodico, mai banale, ricco di atmosfere intimiste e melanconiche senza cadere mai nello scontato.
The Love Riot Squad VS The F-World è un album che cresce notevolmente con gli ascolti e merita sicuramente l’attenzione di chi nel genere cerca qualcosa di più che la solita minestra alternativa ad uso e consumo delle radio rock.

Tracklist
1. Table 9
2. Hannah
3. Shark Or Tank
4. 18´44
5. Done With The Wings (Video bei YouTube)
6. The Bitter Strife
7. Gloria
8. Stubborn Girl
9. Square One
10. Can´t Rise (to your expectations)
11. OMDB (Il faudra me passer sur le corps)

Line-up
Seb – Vocals, rhythm guitars, keyboards
Chris – Vocals, samples
Lauris – Lead guitars
PM – Bass, unclean vocals
Franck – Drums

THE MORGANATICS – Facebook

Crucifixion – Paths Less Taken / Raising the Dead

La ristampa limitata a cinquecento copie mantiene inalterata l’atmosfera catacombale che il combo americano creò per questo putrido lavoro, rivestito da un maligno drappo nero, di matrice Morbid Angel, anche se, all’interno del mondo Crucifixion si agitano demoni ancora più temibili di quelli che accompagnavano i primi passi dell’angelo morboso.

L’etichetta colombiana La Caverna Records ristampa il secondo lavoro dei deathsters statunitensi Crucifixion, l’ormai storico ed introvabile Paths Less Taken, uscito originariamente nel 1998 con l’aggiunta del demo Raising The Dead licenziato dalla band nel 1996.

I Crucifixion nacquero ad Houston nel 1990, la loro avventura musicale si fermò nel 1998 all’indomani dell’uscita di questo lavoro, successore del debutto Desert of Shattered Hopes, full length uscito nel 1993.
Il gruppo texano proponeva un metal estremo di stampo death, pregno di sfumature black/doom, abissale e marcio come da tradizione nelle opere estreme di quel periodo.
La ristampa limitata a cinquecento copie mantiene inalterata l’atmosfera catacombale che il combo americano creò per questo putrido lavoro, rivestito da un maligno drappo nero, di matrice Morbid Angel, anche se, all’interno del mondo Crucifixion si agitano demoni ancora più temibili di quelli che accompagnavano i primi passi dell’angelo morboso.
Rallentamenti doom ed accelerazioni si arricchiscono di atmosfere nere come la pece e malatissime, il growl abissale di Danny Martinez risulta un rantolo blasfemo che vomita malignità tra le note di di Pass Less Taken (il brano), dieci minuti di death metal orrido e maligno di grande spessore.
Ottima iniziativa della label colombiana che dà nuova vita (o morte, fate voi) ad un nera gemma underground consigliata agli appassionati del genere.

Tracklist
1.Ejercito de Malandros (Army of Thugs)
2.Sweating Buckets
3.Last Haunted Scriptures
4.Cell Block 8
5.Catholicos Diabolicos (Diabolic Catholics)
6.Tecato´s Field
7.Resurrections of the Flesh
8.Damned
9.Stealing from the Dead
10.Paths Less Taken
11.Catholicos Diabolicos (Diabolic Catholics)
12.Paths Less Taken
13.Damned
14.Weird Resurrections of the Flesh

Line-up
Puppet Cavazos – Drums
Mark Vargas – Guitars (rhythm)
Armando Mata – Guitars, Piano
Danny Martinez – Vocals, Bass
Noe Diaz – Guitars

CRUCIFIXION – Facebook

Noisem – Cease To Exit

Cease To Exit spazza via tutto in poco tempo, ma alla fine ci sarà molto da ricostruire perché, dopo un simile micidiale terremoto sonoro, rimarranno solo le macerie a ricordarci del passaggio dei Noisem.

Death, thrash, grindcore, punk, il tutto mescolato in un folle cocktail estremo chiamato Cease To Exist, nuovo album degli statunitensi Noisem, ex Necropsy arrivati al terzo full length.

Il trio di Baltimora ritorna sul mercato tramite la 20 Buck Spin con questo dinamitardo lavoro composto da dieci brani per appena ventuno minuti di massacro sonoro, nel quale i generi descritti formano una devastante esplosione che forma un fungo atomico di proporzioni bibliche.
Diretto e perfetto nella sua aggressività misurata, nella durata ma non negli effetti, Cease To Exit torna a rinverdire i fasti del grindcore di matrice Terrorizer/Repulsion/primi Napalm Death, con una carica esplosiva che non lascia spazio ad altro che non sia un sound riottoso e belligerante.
Si sale sulle barricate con Constricted Cognition e Deplorable per non scendere più fino alla conclusiva Ode To Absolution, guidati da Harley Phillips, Sebastian Phillips e Ben Anft , mentre le ossa si accumulano tra blast beat, vocals al vetriolo ed una ben delineata attitudine punk/hardcore.
Cease To Exit spazza via tutto in poco tempo, ma alla fine ci sarà molto da ricostruire perché, dopo un simile micidiale terremoto sonoro, rimarranno solo le macerie a ricordarci del passaggio dei Noisem.

Tracklist
1.Constricted Cognition
2.Deplorable
3.Penance for the Solipsist
4.Putrid Decadence
5.Filth and Stye
6.Eyes Pried Open
7.Sensory Overload
8.Downer Hound
9.So Below
10.Ode to Absolution

Line-up
Harley Phillips – Drums
Sebastian Phillips – Guitars
Ben Anft – Vocals, Bass

NOISEM – Facebook

Lonely Robot – Under Stars

Under Stars è il perfetto epilogo del lungo viaggio intrapreso dall’astronauta John Mitchell, un album piacevole per chi dai suoni progressivi pretende eleganza e songwriting raffinato.

Ed eccoci arrivati al capitolo finale della trilogia dei Lonely Robot, creatura del polistrumentista John Mitchell (Kino, Frost*, Arena, It Bites), che racconta il viaggio fantastico e surreale di un’astronauta nel tempo e nello spazio.

Si tratta di tre album di progressive rock che viaggiano, come il personaggio della saga, nella storia del genere, dal primo capitolo licenziato nel 2015 (Please Come Home), passando per il precedente album uscito un paio di anni fa (The Big Dream), ed arrivando a questa nuova fatica intitolata Under Stars che vede, oltre al musicista e songwriter inglese (voce, chitarra, tastiere e basso), i fidi Craig Blundell (batteria) e Steve Vantsis (basso).
Under Stars, anche a livello musicale, non si discosta molto dai suoi predecessori, i Lonely Robot suonano progressive rock ispirato al passato ma con molta attenzione per i suoni odierni, passando ovviamente per il new prog inglese.
Terminal Earth introduce l’ascoltatore nel mondo esplorato dal protagonista, mentre Ancient Ascendant entra nel vivo dell’opera che, se non registra novità nel sound, riesce a convincere per la buona qualità dei brani proposti.
La voce di Mitchell è sempre elegante e la musica l’accompagna in brani in cui gli spunti d’interesse non mancano, tra richiami atmosferici ed elettronici, progressioni mai intricate e moderne sfumature post rock.
La title track, Icarus, la spaziale The Signal, When Gravity Falls si specchiano nel variegato mondo progressivo che ha ispirato Mitchell, tra Pink Floyd, Tangerine Dream, Arena, Genesis e i nuovi eroi che percorrono le strade del genere nel nuovo millennio.
Under Stars è il perfetto epilogo del lungo viaggio intrapreso dall’astronauta John Mitchell, un album piacevole per chi dai suoni progressivi pretende eleganza e songwriting raffinato.

Tracklist
1. Terminal Earth
2. Ancient Ascendant
3. Icarus
4. Under Stars
5. Authorship Of Our Lives
6. The Signal
7. The Only Time I Don’t Belong Is Now
8. When Gravity Fails
9. How Bright Is The Sun?
10. Inside This Machine
11. An Ending

Line-up
John Mitchell – vocals, guitar, keyboards, bass
Craig Blundell – drums
Steve Vantsis – bass

LONELY ROBOT – Facebook

OMEGA DIATRIBE

Il video di Trinity, dall’album omonimo (Metal Scrap Records).

Il video di Trinity, dall’album omonimo (Metal Scrap Records).

Hungarian extreme groove metallers release a brand new live music video for their latest record’s title track which has been shot in Budapest at Rise Above The Sky Tour 2019.
Trinity has been released last year by Metal Scrap Records and mixed & mastered by the legendary Tue Madsen at Antfarm Studios which leads the band to win ‘The best studio production of 2018’ by the Hungarian Metal Awards.
The band also win the ‘Best live band in 2018’ which reflects about their intense live shows all over Europe.

Catch the band at summer on their festival tour:
2019.07.02 – Dürert Kert, Budapest, HU /supporting Whitechapel & Misery Index
2019.07.04 – GoatHell Festival, Pula, HR
2019.07.06 – Flex Festival, Oradea, RO
2019.07.13 – Rockmaraton Festival, Dunaújváros, HU
2019.07.18 – Sportalshow Festival, Esztergom, HU
2019.07.19 – Agressive Music Festival, Pohori, CZ
2019.08.03 – Rockstadt Extreme Festival, RO
2019.08.18 – Abaliget Progressive Camp Festival, HU
2019.08.19 – Fekete Zaj Festival, Mátra, HU
2019.08.24 – Fezen Festival, Székesfehérvár, HU
2019.08.31 – Nyárzáró Fesztivál, Paks, HU

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LE INTERVISTE DI OVERTHEWALL: BLOOD THIRSTY DEMONS

Grazie alla reciproca collaborazione con la conduttrice radiofonica Mirella Catena, abbiamo la gradita opportunità di pubblicare la versione scritta delle interviste effettuate nel corso del suo programma Overthewall, in onda ogni domenica alle 21.30 su Witch Web Radio.
Questa volta è il turno della one man band horror metal Blood Thirsty Demons.

MC Nuovo album per la storica band horror metal Blood Thirsty Demons: con noi Cristian! Bentornato su Overthewall.

Ciao e grazie per questo spazio che mi dedichi.

MC Circa vent’anni fa ti affacciavi sulla scena metal italiana, ci racconti i primi passi della band?

Allora, i Blood Thirsty Demons nascono nel 1997, periodo in cui la band non aveva un genere ben definito, ma univamo tutto quello che più ci piaceva, dal thrash,al heavy classico.
Poi ci fu un momentaneo scioglimento e in quel periodo iniziai ad interessarmi allo studio dell’occulto. Da qui la rinascita della band con un genere ben definito, ovvero l’horror metal, ispirato da band come Death SS, Mercyful Fate, King Diamond ecc…; da lì i primi demo, poi ristampati dalla danese Horror Records che fu la prima etichetta a credere in noi e ci aiutò a farci conoscere un po’ in tutta Europa. Da quel momento non mi sono più fermato, neanche dopo l’ennesimo scioglimento che mi ha portato a trasformare il progetto in una One Man Band.

MC Tu sei leader anche di un progetto parallelo, gli Human Degrade. E’ da un po’ che non ne sento parlare.Ti sei dedicato esclusivamente ai Blood Thirsty Demons?

Per non metterci troppo tempo a fare uscire questo disco, ho dovuto mettere un attimo in stand by la lavorazione del nuovo Human Degrade, ma al momento sto andando avanti a lavorarci. E’ un progetto in cui suono thrash e dalle tematiche più di disagio sociale, rispetto a quelle esoteriche che tratto con Blood Thirsty Demons.

MC Circa tre anni fa pubblicavi Voices From The Dark, quest’anno nuova etichetta discografica e nuovo disco,l’ottavo per la precisione. Ci parli della gestazione di In Death We Trust?

Allora, nel penultimo lavoro ero sotto contratto con la Barbarian Wrath, ma per problemi di salute di chi la gestiva l’etichetta ha dovuto chiudere e ho dovuto guardarmi in giro alla ricerca di un’altra label.
A questo punto ho trovato nella The Triad quella giusta per quello che stavo cercando, anche per il fatto di avermi già seguito in passato dimostrandomi sempre di apprezzare la mia musica, cosa che per me è molto importante; quindi abbiamo deciso una co-produzione con la mia C.M. Releases.

MC Le tematiche ricorrenti nei tuoi dischi sono alquanto orrorifiche ed inquietanti. Da dove arriva questa tua passione per l’occulto?

E’ nata da ragazzino, dalla passione per la demonologia. Da lì e anche dall’ascolto di determinate band del genere horror, mi venne questa curiosità, questa voglia di conoscere meglio questi determinati argomenti, cosa che negli anni mi è stata molto d’aiuto anche per trovare un mio personale equilibrio nella vita di tutti i giorni.

MC Otto album sono un bel bagaglio per un artista. Che consiglio daresti a chi si cimenta a fare horror metal?

Innanzi tutto di capire cos’è davvero l’horror metal, di studiarne le origini e di capire che non basta un semplice face painting per farsi definire horror. L’horror classico, che tutto il mondo ci invidia perché solo in Italia sappiamo comporre determinate atmosfere, è legato a una certa cultura musicale che bisogna studiare prima di mettersi a suonarlo. Aggiungere suoni elettronici o sonorità moderne non serve in questo genere e non bisogna avere paura di essere paragonati a band storiche per questo. Modernizzarsi non vuol dire sempre evolvere, anzi, spesso ha rovinato tutto.

MC Quali sono i tuoi progetti futuri? C’è qualcosa che vorresti realizzare con la musica?

Ogni giorno mi alzo e penso a un possibile progetto… amo troppo la musica e farei mille cose, ma il tempo non sempre si trova. Sicuramente andrò avanti con Blood Thirsty Demons e Human Degrade, ma mi piacerebbe in futuro
avere anche un progetto doom, vediamo cosa partorirà la mia mente.

MC Secondo te qual’è il danno maggiore e la miglior qualità della scena metal italiana?

Il danno sicuramente è quello di non unirsi. L’unione fa la forza, ma qui tutti si mettono in competizione. Molti musicisti hanno più interesse a voler essere considerati migliori di altri piuttosto che pensare a far
apprezzare la propria musica ed essere contenti del loro seguito, sempre che riescano ad averlo. La miglior qualità sta forse nelle band storiche che hanno scritto pagine importanti e che potevano competere benissimo con le band inglesi.
Nell’horror, invece, credo che gli italiani facciano da sempre scuola a tutti.

MC Dove i nostri ascoltatori possono seguirti?

Possono seguirmi principalmente sulla pagina Facebook, oltre che su Bandcamp e tra poco troveranno su tutte le piattaforme digitali anche il nuovo album in tutti i formati. Grazie per l’intervista e per lo spazio che mi hai dedicato.

At The Dawn – The Battle To Come

Gli At The Dawn hanno indurito il sound senza perdere quell’approccio melodico e raffinato, marchio di fabbrica della scena italiana, facendo sì che il lavoro offerto sia quanto mai coinvolgente.

Tornano con un nuovo album ed una formazione per due quinti rinnovata gli At The Dawn a confermare il buon stato di salute della scena tricolore nel genere.

Il terzo album della band imolese si intitola The Battle To Come, è stato registrato, prodotto e mixato dalla coppia Simone Mularoni (DGM) e Simone Bertozzi (Arcana13, Ancient Bards) ai Domination Studio e vede all’opera, oltre ai chitarristi Michele Viaggi, Michele Vinci e al cantante Stefano De Marco, la sezione ritmica nuova di zecca composta da Andrea Raffucci al basso e Antero Villaverde alla batteria.
Il nuovo album vede il quintetto sterzare verso un sound più power ed epico, sempre ispirato da un’anima più progressiva, ma sicuramente più potente e diretto rispetto a quello offerto fin qui.
Cavalcate heavy/power potenti, crescendo epici, tastiere che ricamano trame sinfoniche su mid tempo rocciosi, fanno di The Battle To Come un album diretto e metallico, raffinato come da tradizione dei gruppi nostrani e quindi assolutamente godibile.
Ovvio che il genere per sua natura non lascia spazio a nulla che non sia già stato scritto e suonato, ma gli At The Dawn, grazie ad un buon mix tra songwriting, perizia tecnica e produzione regalano ai fans del genere un gioiellino musicale.
Dopo l’intro è di Brotherhood Of Steel il compito di aprire le porte e darci il benvenuto in un nuovo album che non registra attimi di stanchezza, anche nei brani più melodici e lineari come l’elegante power/aor di A Rose In The Dark.
Il power/heavy/prog metal trova la sua naturale incarnazione nelle possenti e suggestive Anthem Of Thor, The Call, The Forsaken Ones, con la nuova sezione ritmica sugli scudi e Viper Of The Sands potente brano dai ricami prog metal.
Gli At The Dawn hanno indurito il sound senza perdere quell’approccio melodico e raffinato, marchio di fabbrica della scena italiana, facendo sì che il lavoro offerto sia quanto mai coinvolgente.

Tracklist
01. The Battle To Come
02. Brotherhood Of Steel
03. Cadaver Synod
04. Anthem Of Thor
05. Dragon Heart
06. A Rose In The Dark
07. The Call
08. Torquemada (The Hand Of God)
09. The Forsaken Ones
10. Viper Of The Sands
11. King Of Blood And Sand

Line-up
Michele Viaggi – guitars
Michele Vinci – guitars
Stefano De Marco – vocals
Andrea Raffucci – bass
Antero Villaverde – drums

AT THE DAWN – Facebook

ACID DEATH

Il video di “Primal Energies”, dall’album omonimo (7hard).

Il video di “Primal Energies”, dall’album omonimo (7hard).

This is the second official video for band’s new album, Primal Energies, released on March 15th 2019 by 7hard/7us Media Group GmbH.

Video information:
– Directed and edited by Dennis Kostopoulos (band’s lead guitar player)
– Filmed by John Manoussos.
– D.O.P. by Themis Katsimichas.

ACID DEATH’s “Primal Energies” album is available via Itunes, Amazon, Google Play and all the digital platforms, plus band’s official merch store, www.aciddeath.net/merch

ACID DEATH
Savvas Betinis
Dennis Kostopoulos
John Anagnostou
Kostas Alexakis

– Official Site: www.aciddeath.net
– Facebook: www.facebook.com/aciddeathgr
– Youtube: www.youtube.com/user/aciddeathgr
– ReverbNation: www.reverbnation.com/aciddeathgr
– Twitter: www.twitter.com/aciddeathgr
– Instagram: www.instagram.com/aciddeathgr
– Bandcamp: https://aciddeath.bandcamp.com
– RSS Feed – News: www.aciddeath.net/feed

Record Label:
7hard (A division of 7us Media Group GmbH)

www.7hard.de & www.sevenus.de

Hellish Grave – Hell No Longer Waits

Dieci brani che non trovano tregua, dieci inni metallici dall’impatto old school che trovano nei vari Motorhead, Possessed ed Hellhammer le massime influenze, meritandosi un più che sufficiente giudizio per attitudine, impatto e songwriting.

Amanti del metal old school di matrice thrash/speed metal, sedetevi comodi, portate le cuffie alle orecchie e fatevi massacrare dagli Hellish Grave e dal loro secondo full length, intitolato Hell No Longer Waits.

Speed metal, thrash ed una forte attitudine black metal sono il mix esplosivo con cui la band brasiliana si impossessa delle anime dei appassionati dagli ascolti fermi tra gli anni ottanta ed i primi anni del decennio successivo, un prodotto che più underground di così non si può ma assolutamente in grado di farvi saltare i padiglioni auricolari.
Un sound senza compromessi è quello con cui la band di San Paolo ci aggredisce, con Satana che suggerisce blasfemie varie su di una potenza di fuoco non indifferente.
In Hell No Longer Waits tutto puzza di zolfo e decomposizione: gli Hellish Grave danno così un seguito al paio di ep ed al primo lavoro su lunga distanza Worship Macabre, in un clima da tregenda, un inferno che brucia di metallo estremo.
Dieci brani che non trovano tregua, dieci inni metallici dall’impatto old school che trovano nei vari Motorhead, Possessed ed Hellhammer le massime influenze, meritandosi un più che sufficiente giudizio per attitudine, impatto e songwritng.

Tracklist
1.Transilvanian Nights
2.In Nomine Draculae
3.Revenant Awakening
4.Over My Haunted Pact
5.Possessed by the Witch
6.Macabre Worship
7.Lust for Youth
8.Locomotive Blast
9.Hell No Longer Waits
10.Soldiers of Hell

Line-up
Witchripper – Bass
Hellish Angelcorpse – Vocals
Butchereaper – Guitars
Speeddemon – Drums
Liber Falxifer – Guitars

HELLISH GRAVE – Facebook

The Rods – Brotherhood Of Metal

I The Rods sono tornati con un album magnifico all’insegna dell’heavy metal più duro e puro, imperdibile per chiunque si dichiari un amante di questi suoni.

Nuovo album per i The Rods, leggendaria band statunitense, veri pionieri dell’heavy metal a stelle e strisce con il loro primo lavoro (Rock Hard) targato 1980.

David Feinstein, con un passato remoto negli Elf del cugino Ronnie James Dio, Carl Canedy, che con lui fondò i Thunder insieme a Joey DeMaio prima della nascita dei Manowar, e Garry Bordonaro tornano con Brotherhood of Metal, a distanza di quattro anni dall’ultimo lavoro e nono capitolo di una discografia che vide i The Rods protagonisti nella scena metallica degli anni ottanta, prima di un lungo silenzio durato venticinque anni, ed il ritorno nel 2011 con Vengeance.
Brotherhood Of Metal, licenziato dalla SPV/Steamhammer spara undici cannonate metalliche ad altezza d’uomo, una carica esplosiva da far impallidire le nuove generazioni di musicisti impegnati in una battaglia già persa contro gente del calibro di Feinstein e soci.
Fin dalla title track posta come opener verrete travolti dalla forza dirompente dei The Rods, una macchina da guerra metallica che nell’arco di cinquantadue minuti non fa prigionieri.
Nessuna ballad, solo grande heavy metal duro come l’acciaio, classicamente anni ottanta, sorretto da un tappeto ritmico pesantissimo, tastiere che conferiscono sfumature epiche ad una serie di brani dove esaltanti cori dall’impatto live di un carro armato non si contano.
Si arriva a Party All Night, il brano più rock’n’roll del lotto, posizionato a metà tracklist dopo una serie di bordate metalliche (Smoke On The Horizon, Louder Than Loud), mentre Tonight We Ride e 1982 sono inni all’heavy metal old school e The Devil Made Me Do It un’irresistibile hard & heavy che lascerà pochi sopravvissuti in sede live.
I The Rods sono tornati con un album magnifico all’insegna dell’heavy metal più duro e puro, imperdibile per chiunque si dichiari un amante di questi suoni.

Tracklist
01. Brotherhood Of Metal
02. Everybody’s Rockin’
03. Smoke On The Horizon
04. Louder Than Loud
05. Tyrant King
06. Party All Night
07. Tonight We Ride
08. 1982
09. Hell On Earth
10. The Devil Made Me Do It
11. Evil In Me
Vinyl bonus track
12. Crank It Up (35 Years)

Line-up
David “Rock” Feinstein – Guitars, Vocals
Carl Canedy – Drums
Gary Bordonaro – Bass

THE RODS – Facebook

Sognando la West Coast: in ricordo di John Cipollina

Il 29 maggio 1989 ci lasciava ad appena quarantasei anni il grande John Cipollina, uno dei maggiori musicisti e session-man californiani di sempre.

Il 29 maggio 1989 ci lasciava ad appena quarantasei anni il grande John Cipollina, uno dei maggiori musicisti e session-man californiani di sempre. Nato a Berkeley, fu uno dei grandi protagonisti della scena di San Francisco, dal 1966 in poi. Dotato di un sound unico ed inconfondibile, vero e proprio maestro nell’uso del tremolo, dotato di uno stile distintamente espressivo e assai melodico, il grande chitarrista statunitense è stato inserito, da Rolling Stone, nell’elenco dei cento migliori axemen, al n. 32 per l’esattezza, davanti a leggende della sei corde come Brian May, Robert Fripp e Frank Zappa.

Cipollina è conosciuto principalmente per il suo lavoro con i Quicksilver Messenger Service, band cardinale nella nascita ed affermazione dell’acid rock in California, nati tra il 1964 e il 1965. QMS, nel 1968, fu il primo atto di una carriera fulminante: prodotto da Nick Gravenites (Paul Butterfield Blues Band), il debutto dei Quicksilver metteva in mostra atmosfere epiche e luminosi strumentali, con sferzanti intrecci chitarristici tra Cipollina e Gary Duncan, ben supportati dalla sezione ritmica di David Freiberg (futuro Jefferson Starship) al basso e Greg Elmore alla batteria. Happy Trails, nel 1969 fu il primo capolavoro del gruppo: registrato in parte dal vivo, con solo tre lunghi brani tra cui Mona e Who Do You Love (ambedue di Bo Diddley), presentava travolgenti improvvisazioni, in cui l’estro e la fantasia di Cipollina risaltavano, in tutta la loro bellezza. Anche il sognante Shady Grove (1969) fu un disco eccezionale e stupendo, nuovamente ricco di brillanti tour de force strumentali.

Alle Hawaii, nel 1970, sotto la direzione di Dino Valenti, venne realizzato il nuovo Just For Love, contrassegnato da brani incantevoli e scelte timbriche straordinarie. Vertiginoso lo strumentale dal titolo Cobra, pezzo cucito su misura per i fraseggi di Cipollina. Ma il chitarrista americano dimostra anche di sapere dialogare splendidamente con le note melodiche del pianoforte. Sessions dell’album andarono a costituire, con altre tracce, il successivo disco dei Quicksilver (What About Me, 1971).
Nel 1972, Cipollina lasciò temporaneamente i Quicksilver e suonò in Rolling Thunder, disco solista di Mickey Hart, il batterista dei Grateful Dead. La connessione, storica e musicale, con il gruppo di Jerry Garcia rimane molto importante: materiale dei due di può oggi riascoltare anche sul secondo CD di Curiosities from the San Francisco Underground, apparso nel 2016 per la Shady Grove.
Nel 1973, Cipollina fondò i Copperhead, che debuttarono, in quello stesso anno, per la CBS, con un ottimo album omonimo, che faceva incontrare il retaggio west coast e l’heavy rock americano anni Settanta. Purtroppo il successo fu nullo, malgrado le aspettative, ed il gruppo si sciolse. Nel 1975, lo ritroviamo nei riformati Quicksilver, per il disco Solid Silver, esempio di valida reunion ed ultimo atto prima dello scioglimento definitivo. Realmente la fine di un’epoca gloriosa.

Sempre nel 1975, Cipollina suonò con i gallesi Man, campioni dello space rock britannico, nel loro live Maximum Darkness, pubblicato dalla United Artists: una serie di lunghe, magnifiche ed astrali escursioni cosmiche, con un talento improvvisativo senza pari negli assoli. Seguì quindi un ritiro di quattro anni, dopo un decennio costantemente sulla breccia ed impegnatissimo su più fronti. Unica eccezione, al solito, qualche concerto significativo.
Cipollina, quando ormai il momento magico del rock psichedelico californiano era passato, ritornò comunque in pista, alla fine dei Seventies, quando imperavano (anche negli USA) post-punk e new wave. La sua rimase così una musica senza tempo, fluida e sognante, lontana dalla commercialità ed incurante delle mode. Nel 1979 suonò nell’esordio di Terry and the Pirates (Too Close For Comfort) e l’anno dopo si accasò, in Germania, presso la Line Records, impegnata in operazioni nostalgiche ma di notevole spessore e qualità artistica. Videro in tale maniera la luce il disco omonimo del suo nuovo gruppo – i Raven, nel 1980 – e il secondo di Terry and the Pirates (The Doubtful Handshake, con una cover che ricordava volutamente Happy Trails: un autentico sguardo rivolto al passato).

Tra il 1981 ed il 1982, stavolta per la piccola Rag Baby, furono pubblicati altri due album di Terry and the Pirates, Wild Dancer e Rising of the Moon. Li si apprezza meglio nel live (postumo, 2007) intitolato Return to Silverado, stampato dalla Acadia. Al 1982, sempre accompagnato dalla band di Terry Dolan, risale inoltre anche la storica e magistrale performance di Cipollina, alla Rockpalast di Dortmund, fortunatamente riedita su compact dalla tedesca Mig, nel quinto volume della serie West Coast Legends. La conferma che quella live era la vera dimensione per il chitarrista americano.
Nel 1984, Cipollina collaborò con Robert Hunter. Tra il 1985 e il 1986 fu invece a fianco di Merrell Fankhauser. La voglia di rock era comunque più forte: Cipollina costituì infatti gli Zero (Here Goes Nothin’, 1987) e soprattutto gli eccellenti Dinosaurs (1988). Di lui abbiamo oggi anche vari bootleg semi-ufficiali, sia con i Quicksilver, sia da solo. Questi ultimi comprendono anche il periodo 1976-1978 (quando cioè Cipollina non effettuò registrazioni di studio) ed il 1983. Detto altrimenti: non ci manca niente davvero per tornare a ricordare, ascoltare ed apprezzare uno dei più grandi chitarristi di tutta la storia del rock.

Holding Patterns – Endless

In Endless ci sono tanti elementi del periodo d’oro della musica alternativa, quando le idee erano valide e volavano leggere, e ascoltando gli Holding Patterns si può avere ancora speranza in quel bitume che viene così denominato.

Gli inglesi Holding Patterns sono in pratica tre quinti della formazione dei Crash Of Rhinos, gruppo di Derby che pubblicò due buoni dischi nel 2011 e nel 2013.

Dopo aver provato una riunione del gruppo poi fallita per problemi di tempo, ecco nascere questo nuovo gruppo. Il debutto è uno dei dischi di musica alternativa fra i più belli degli ultimi tempi grazie ad una freschezza ed un tiro davvero notevoli. Il loro retroterra è molto importante, c’è un po’ di quell’emo rielaborato in maniera speciale che già era presente nei Crash Of Rhinos, in più troviamo una composizione cresciuta e molto matura, un tentativo riuscito di coniugare le forme spigolose del math rock con qualcosa di più smussato, ma altrettanto emotivo. Ci sono tanti elementi del periodo d’oro della musica alternativa, quando le idee erano valide e volavano leggere, e ascoltando gli Holding Patterns si può avere ancora speranza in quel bitume che viene così denominato. Il power trio inglese confeziona un disco che emoziona e colpisce, sia dal punto musicale che da quello dei testi. Sono momenti in cui si tirano le somme, non può essere altro che così, gli Holding Patterns lo fanno senza problemi e con un’ottima forma. Le loro canzoni hanno quella cadenza tipica dei musicisti che finalmente fanno quello che gli pare, e se questo disco fosse uscito anni fa avremmo gridato al miracolo, mentre è ancora più importante che sia uscito ora. Per il nuovo disco il gruppo ha anche cambiato approccio nel modo di scrivere le canzoni, ed il risultato è una forma originale e molto fresca. Ci sono passaggi clamorosi e momenti di sincere lacrime nemmeno fossero i Get Up Kids, ma con addirittura qualcosa in più rispetto agli americani, un quid dato dalla maggior libertà compositiva. Una canzone come Dust, ma potrebbe valere lo stesso discorso per tutte le altre, è qualcosa che davvero mancava, ed è un piccolo miracolo come tutto questo disco.

Tracklist
1.Glow
2.At Speed
3.First Responder
4.Centered At Zero
5.No Accident
6.Pyre
7.Dust
8.This Shot Will Ring
9.Endless
10.House Fire
11.Long Dead
12.Momentarily

Line-up
Oli
Draper
Jim

HOLDING PATTERNS – Facebook

Idle Hands – Mana

La band americana continua il suo viaggio nel mondo del dark/gothic ed anche Mana, come il precedente lavoro, si nutre del buio della notte, un mondo oscuro pregno di atmosfere new wave in potenziata dall’anima heavy metal che agita il sound dei nostri.

Dopo l’ep di debutto licenziato sul finire dello scorso anno, è arrivato il momento anche gli Idle Hands di pubblicare il primo lavoro sulla lunga distanza.

La band americana continua il suo viaggio nel mondo del dark/gothic ed anche Mana, come il precedente lavoro, si nutre del buio della notte, un mondo oscuro pregno di atmosfere new wave in potenziata dall’anima heavy metal che agita il sound dei nostri.
Solo un brano (Blade And The Will) era presente nella track list dell’ep, il resto sono tutti brani inediti e risultano un buon passo in avanti per il gruppo di Portland, che ci avvolge nel suo nero mantello musicale.
Erede del dark rock ottantiano, il sound di questi undici brani ci catapulta nel mondo ombroso dei Sisters Of Mercy, mentre dagli anni novanta gli Idle Hands pescano tra le atmosfere gotiche dei Type 0 Negative per tornare nel decennio precedente, rispolverando l’U.S. metal dei Metal Church in un mix di piacevole metal/rock dalle tinte dark.
La voce segue i canoni del dark rock e della new wave, così da risultare di gradimento per gli amanti del genere; come scritto in precedenza la band ha fatto un passo avanti significativo nel personalizzare il proprio sound, grazie anche ad una track list che risulta di buon livello lungo tutta la durata dell’opera.
Jackie, Don’t Waste Your Time e Double Negative i brani più significativi di questo buon lavoro targato Idle Hands, consigliato a chi negli anni ottanta non viveva di solo metal classico.

Tracklist
1. Nightfall
2. Jackie
3. Cosmic Overdrive
4. Don’t Waste Your Time
5. Give Me To The Night
6. Blade And The Will
7. Dragon, Why Do You Cry?
8. Double Negative
9. It’ll Be Over Before You Know It
10. A Single Solemn Rose
11. Mana

Line-up
Gabriel Franco – Vocals, Guitar, Studio Bass
Sebastian Silva – Lead Guitar
Colin Vranizan – Drums

IDLE HANDS – Facebook

Paice Ashton Lord – Malice in Wonderland (Reissue)

La presenza delle otto tracce inedite non può che arricchire di grande musica blues/soul questa preziosa riedizione, valorizzando ulteriormente un’opera imperdibile per i fans dei musicisti coinvolti e di tutti gli amanti del rock a 360°.

Questo bellissimo e rarissimo lavoro intitolato Malice In Wonderland a firma Paice Ashton Lord uscì originariamente nel 1977, quando il decennio d’oro dell’hard rock e del progressive si stava avviando verso un tramonto che avrebbe portato ad un’alba di rivoluzione musicale, con il successo del punk e la nascita dell’heavy metal, mentre i suoi protagonisti, ancora affamati di note davano vita ad progetti più o meno famosi ma dal comune denominatore della qualità.

Ian Paice e Jon Lord, dopo aver lasciato i Deep Purple nel 1976, chiamarono il cantante e tastierista Tony Ashton (Ashton, Gardner and Dyke e Family) e formarono i Paice Ashton Lord, raggiunti per le registrazioni da Bernie Marsden, in seguito chitarrista e compagno dei due nei primi Whitesnake, e Paul Martinez, negli anni ottanta fido bassista di Robert Plant.
La riedizione di Malice In Wonderland, curata dalla earMUSIC prevede, oltre all’intero album del 1977 comprende gli otto brani che avrebbero dovuto comporre la track list del secondo lavoro mai uscito, trasformando questa riedizione in una vera chicca per gli appassionati, anche grazie all’introvabilità della versione originale.
Chiariamo subito che qui di suoni purpleiani non ce ne sono, perché i musicisti invece optarono per un’alchimia di generi che lasciavano fuori dai solchi delle varie Ghost Story, Arabella (Oh Tell Me), Sneaky Private Lee, o dal blues di I’m Gonna Stop Drinking Again, l’hard rock tipico di quegli anni per ammantarli di note southern, funky, soul e blues rock.
La perizia tecnica di questa manciata di maestri delle sette note contribuisce alla riuscita di un lavoro che riporta alle origini del rock, con brani eleganti e sanguigni, magari lontano dai cliché hard rock di quei tempi e più vicino al sound di fine anni 60′.
La presenza delle otto tracce inedite non può che arricchire di grande musica blues/soul questa preziosa riedizione già dalla prima splendida Steamroller Blues, mantenendo un legame inossidabile con i brani precedenti e regalando ancora grande musica con Nasty Clavinet, Dance Coming e la conclusiva Ballad Of Mr.Giver, a valorizzare ulteriormente un’opera imperdibile per i fans dei musicisti coinvolti e di tutti gli amanti del rock a 360°.

Tracklist
1. Ghost Story
2. Remember the Good Times
3. Arabella (Oh Tell Me)
4. Silas & Jerome
5. Dance with Me Baby
6. On the Road Again, Again
7. Sneaky Private Lee
8. I’m Gonna Stop Drinking Again
9. Malice in Wonderland

Bonus tracks
10. Steamroller Blues
11. Nasty Clavinet
12. Black and White
13. Moonburn
14. Dance Coming
15. Goodbye Hello LA
16. Untitled Two
17. Ballad of Mr. Giver

Line-up
Tony Ashton – Vocals, Keyboards
Bernie Marsden – Guitars
Jon Lord – Keyboards, Synth
Paul Martinez – Bass
Ian Paice – Drums

Africa Unite / Architorti – In Tempo Reale

Prima avvertenza: questo non è un disco reggae. Seconda avvertenza: è uno dei dischi più innovativi ed importanti di sempre della scena italiana. Terza avvertenza: tratta dei social media e della nostra vita online.

Gli Africa Unite tornano con un disco disponibile sia in download libero sul loro sito che in edizione fisica con canzoni bonus acquistabile sempre sul loro sito.

Prima avvertenza: questo non è un disco reggae. Seconda avvertenza: è uno dei dischi più innovativi ed importanti di sempre della scena italiana. Terza avvertenza: tratta dei social media e della nostra vita online. Come dicono loro stessi, gli Africa Unite scelgono la via più difficile per fare il disco nuovo, e chiamano al loro fianco gli Architorti, una formazione di archi per nulla convenzionale. Il risultato è qualcosa di meraviglioso, un disco che fluttua in una dimensione tutta sua, un suono minimale e ricchissimo, le forme musicali non esistono, tutto si risolve in una compenetrazione fra elettronica ed archi, con le voci di Bunna e Madaski che si fondono magnificamente. La stessa voce di Bunna è uno strumento, suona in una maniera come non l’abbiamo mai sentita, dato che è dub di per sé stessa, nel senso che si è spogliata di tutti gli altri elementi. Che Madaski fosse uno dei geni musicali più umili e creativi che abbiamo in Italia è cosa nota, ma qui si supera andando a fare una sintesi musicale che penso abbia sempre avuto in testa e che qui sublima. Gli Architorti sono sempre stati un ensemble totalmente nuovo in fatto di musica classica e ben oltre, e qui si integrano molto bene con gli Africa Unite alchemizzati in un qualcosa di diverso. Il gruppo piemontese da anni sta portando avanti un discorso creativo e di politica musicale che non ha eguali in Italia, facendo uscire dischi in download libero che servono per invogliare la gente a vederli in concerto, che è poi il luogo dove si possono trovare le risorse per andare avanti. Questo album racchiude autentici tesori, ad esempio L’Impero Del Nord dovrebbe essere l’inno nazionale, ed è un balsamo contro l’odio dello stilista delle felpe, il capitano di un popolo sempre più socialmente alla deriva, ed è qualcosa di bellissimo soprattutto per la scioccante strofa di Madaski. Le altre canzoni hanno testi di una lucidità e sincerità incredibili e d analizzano in maniera mai banale la vita online e quella poca che rimane offline. La voce di Bunna è la massimo della sua forma, e non canta ma suona la sua stessa voce con una metrica inedita che si fonde con gli Architorti che in alcuni momenti sembrano un coro. Anche il video di NIN (Nuove Intrusioni Notevoli) è innovativo e molto ben centrato. Nonostante gli Africa Unite siano sempre stati un gruppo innovativo e di qualità, questo disco è davvero epocale e potrebbe essere molto importante per il panorama musicale italiano, se non fossimo attirati dal clic della prossima emozione online.

Tracklist
01 – Hopptiquaxx!
02 – NIN (nuove intrusioni notevoli)
03 – La Morsa del Ragno
04 – L’impero del Nord
05 – Peculiarità
06 – La Differenza
07 – Rughe Indelebili 019
08 – Il Mio Pensiero Lucido

AFRICA UNITE – Facebook

HALF LIFE

Il lyric video di “Killing Words”, dall’ep “I’ve Got To Survive” (Club Inferno Ent.).

Il lyric video di “Killing Words”, dall’ep “I’ve Got To Survive” (Club Inferno Ent.).

“Killing Words” is the first track offered to the audience by Heavy Metal young band HALF LIFE to present their debut EP “I’ve Got To Survive”.

“I’ve Got To Survive” will be out via Club Inferno Ent. on May 29th, 2019 and it is the first example of what HALF LIFE are going to show walking the path of Heavy Metal.

“I’ve Got To Survive” cover and tracklist:
1. I’ve Got To Survive
2. Killing Words
3. Only Shadows
4. The Judgement

Official sites:
– CLUB INFERNO ENT.: www.facebook.com/clubinfernoent
– HALF LIFE: www.facebook.com/halflifeband
– PRE-ORDER: smarturl.it/HALFLIFEBAND