Molti cambi di tempo e di atmosfere sonore rendono questo disco una piccola perla da scoprire canzone dopo canzone, addentrandosi nei territori sconosciuti che Maher ha approntato per noi.
La musica ha moltissime facce, tante quante le infinite sfaccettature dell’animo e del cervello umano.
Può essere una fuga, o un ristabilire pienamente ciò che siamo per davvero. Per Maher, musicista siracusano potrebbe essere entrambe le cose. Come molti di noi, non moltissimi vista l’attuale livello di disoccupazione, Maher lavora in un ufficio, spendendo ore per qualcun altro, ma poi con la musica riesce ad esprimere quello che porta dentro: Golden Rusk è un progetto death metal in cui lui compone e suona tutto. In verità definirlo death metal è alquanto riduttivo, poiché si va ben oltre, con ritmiche ed atmosfere industrial e sfuriate black metal.
Molti cambi di tempo e di atmosfere sonore rendono questo disco una piccola perla da scoprire canzone dopo canzone, addentrandosi nei territori sconosciuti che Maher ha approntato per noi: pensate ad un sound in cui il death metal degli Obituary incontra la pazzia industrial dei Ministry e la ferocia black dei Mayhem, ed avrete più o meno un’idea di cosà possano contenere brani come No Blame No Gain, As It Should Be e Life No More.
Dietro e dentro questo esordio vi è un gran lavoro, una fortissima passione ed una non comune capacità di fare musica che offre quale risultato un album dalla natura estrema, vario e perfettamente in grado di soddisfare più palati. Il metal underground si conferma ancora una volta una scoperta continua di musicisti incredibili e molto dotati, e soprattutto di metal al cento per cento.
TRACKLIST
1. Grave of Dawn
2. What Will Become of Us?
3. No Blame No Gain
4. Painful Demise
5. As It Should Be
6. Show Me Your Hate
7. Black Aura
8. Life No More
9. Take off the Mask (Alternative Mix)
10. No Blame No Gain (Demo Version)
LINE-UP
Maher – All instruments, vocals and sampling
Provenienti dalla banlieue nord est di Parigi, questi ragazzi al debutto propongono un più che convincente metal fatto di metalcore, prog e djent, con una forte base tecnica e buona capacita compositiva.
Provenienti dalla banlieue nord est di Parigi, questi ragazzi al debutto propongono un più che convincente metal fatto di metalcore, prog e djent, con una forte base tecnica e buona capacita compositiva.
Attualmente molti gruppi cercano di inserirsi nel giro prog metal djent che conta, o nel metalcore più tecnico, ma pochi ne hanno le capacità per appartenervi. I Beneath A Godless Sky, a partire dal bellissimo nome, riescono subito a colpire l’ascoltatore con la loro potenza, ma trovano sempre anche grandi melodie che bilanciano la forza delle loro composizioni. Un gusto moderno per il metal, ma anche un tecnica all’altezza della loro ricerca musicale. Non ci sono ansie e tentativi di raggiungere campi proibiti, ma tutto viene ricondotto alle proprie capacità, in questo caso assai notevoli. Questo ep omonimo è il risultato di anni e anni di gavetta in varie salette musicali, e rispecchia il retroterra di ciascun musicista. L’ep è molto godibile e forte, ed è caldamente consigliato a chi vuole ascoltare metal moderno fatto bene.
Tecnica e capacità compositiva sono importanti e notevoli in questo disco, ma la cosa più importante è il cuore di questo gruppo, la capacità di creare empatia con l’ascoltatore.
Pesantissimo esordio discografico per questo gruppo torinese, dedito ad un hardcore metal nerissimo, con incursioni nel death metal e nel math, con inaspettate e bellissime aperture melodiche.
I Noise Trail Immersion sono un gruppo che ha sicuramente attinto a Converge, The Secret e Dillinger Escape Plan, e la loro capacità più grande è di essere partiti da qui per intraprendere un cammino totalmente nuovo e ricchissimo. Anche grazie all’ottima produzione si possono sentire canzoni cariche di furia, di tecnica, di melodie da scoprire e tanta voglia di coinvolgere l’ascoltatore. Quello che vi aspetta in questo disco è un nero ed oscuro viaggio, ma sarà molto piacevole, poiché è da tempo che non si ascoltava un lavoro simile nel genere, che poi non è un genere musicale tout court bensì una maniera di sentire. I Noise Trail Immersion ci portano in bui corridoi dove ci aspettano bestie sconosciute e umani che potrebbero essere i nostri cari, ma li vedrete come personaggi di SIlent Hill. L’assalto sonoro è notevole, ma ciò che colpisce di più è al straordinaria capacità di colpire l’ascoltatore per poi innalzarlo con aperture bellissime. Ogni canzone si fa ascoltare fino in fondo, ogni canzone è un piccolo movimento di un’opera più grande, dove tutto è incastonato perfettamente in un’apocalisse sonora e di sentimenti sublime.
Tecnica e capacità compositiva sono importanti e notevoli in questo disco, ma la cosa più importante è il cuore di questo gruppo, la capacità di creare empatia con l’ascoltatore. Bellissimo, e pensare che al primo ascolto non mi era piaciuto.
I Southern Drinkstruction sono uno dei migliori gruppi nel loro genere e danno alle stampe un disco clamoroso, tanto semplice quanto difficile, ma questi ragazzi di classe ne hanno da vendere.
Dal 2007 questi ragazzi romani allietano le nostre orecchie con diversi massacri sonori, e questo disco è il modo migliore per festeggiare, un po’ in anticipo, dieci anni di sbronza attività.
Bisogna dire subito che questo è il loro disco migliore, in mezzo a prove già ottime, come tutti i loro lavori precedenti. Rispetto a questi ultimi i Southern Drinkstruction si sono ulteriormente induriti, e sono diventati più veloci, senza perdere un grammo della loro potenza, anzi accrescendola. Si è anche ampliato e di molto il loro spettro sonoro, rendendo ancora più efficace la capacità di far del male all’ascoltatore. Cosa ancora più importante, questo disco non vi farà stare fermi, con un’intensità degna delle sparatorie di Tex Willer e dei suoi pards. Non si scende mai da questo cavallo lanciato in corsa contro il mondo. Il gruppo è cresciuto molto e Vultures Of The Black Riverè un disco molto bello e pesante, con forti influenze southern, davvero un metal ben registrato e all’altezza o anche sopra a tanti nomi ben più blasonati. Questi romani hanno una potenza impressionante e soprattutto una capacità di dare sempre il massimo, dote in possesso di pochi. In questi ultimi tempi pochi dischi si fanno ascoltare più e più volte come questo, e ad ogni curva si vede un paesaggio nuovo, una nuova porzione di sangue e sabbia. I Southern Drinkstruction sono uno dei migliori gruppi nel loro genere e danno alle stampe un disco clamoroso, tanto semplice quanto difficile, ma questi ragazzi di classe ne hanno da vendere. Attenti alle vostre birre quando sono nei paraggi. Southern metal style.
TRACKLIST
1.Appetite For Drinkstruction
2.Elvis In Chains
3.Vultures Of The Black River
4.Ass Parking Bitch
5.Goatboy
6.Back To Kill You
7.Say My Name
8.Out For Blood
9.Bloody Stone
10.THUV
LINE-UP
Francesco Basthard – Vocals
Pinuccio Ordnal – Guitars
Carlo Zorro – Bass
Andrea Vagenius – Drums
La qualità delle prime tre era alta, ma questo quarto episodio è fantastico, dal livello altissimo.
Arriva uno dei più bei regali, non parliamo di Natale, che non esiste, ma come regalo in assoluto. Arriva la quarta raccolta in download gratuito di folk e viking metal del sito Mister Folk, semplicemente il migliore portale italiano e non solo riguardante il genere.
Dopo una breve pausa dovuta ai suoi mille impegni, Fabrizio Giosuè, la mente e il braccio di Mister Folk, ha ripreso alla grande il sito, che è migliorato, diventando più ricco e con molte recensioni sulle migliori produzioni del campo.Oltre ad essere un gran bel sito, Mister Folk ogni tanto rilascia delle bellissime raccolte di folk viking metal da tutto il mondo, sempre in free download. La qualità delle prime tre era alta, ma questo quarto episodio è fantastico, dal livello altissimo. Ci sono gruppi da tutto il mondo e la raccolta fotografa in maniera molto dettagliata e precisa la scena mondiale underground, quella migliore insomma. Il genere, negli ultimi anni, ha conosciuto una certa ribalta mondiale, soprattutto nei paesi scandinavi e in Russia, ma lo si può trovare nelle nazioni più disparate, anche dove te lo aspetteresti di meno come la Spagna e il Cile, invece il folk metal è un linguaggio comune a molti musicisti. Il livello delle produzioni folk metal non è sempre buono, anche perché è facile cadere nel ridicolo in questo genere, ma se seguirete i consigli di Mister Folk riuscirete sempre ad ascoltare il meglio, come in questa raccolta. In questo episodio vi sono anche gruppi italiani molto validi, come Scuorn, M.a.i.m. o Gotland, e ciò conferma l’ottima situazione della scena italiana, che a mio avviso ha un taglio molto particolare. La quarta raccolta di Mister Folk testimonia inoltre anche un cambiamento nella composizione del genere, che a mio avviso sta trovando una fantastica sintesi tra folk e metal, anche grazie ad una maggiore melodia, questo almeno nelle produzioni migliori. Insomma, questa raccolta è veramente valida, fatta con passione e competenza, le qualità che hanno portato Fabrizio a pubblicare anche la bibbia del genere, Folk Metal – Dalle Origini al Ragnarok – per la Crac Edizioni, e anche il bellissimo Tolkien Rocks – Viaggio Musicale nella Terra di Mezzo, vero e proprio duplice atto di amore per la musica metal e per Tolkien. Nello zip della raccolta vi sono due estratti dei libri.
Impreziosisce il tutto la fantastica copertina e booklet interno ad opera della disegnatrice Elisa Urbinati, andate sul suo sito www.elisaurbinati.it, ne vale davvero la visione.
Chiude idealmente il tutto una cover del vate caro agli dei, Quorthon, in arte Bathory, perché senza di lui tutto questo non sarebbe stato possibile.
TRACKLIST
1) Skyforger – Rāmava
2) SIG:AR:TYR – Northen
3) ODR – Fuochi Nelle Valli
4) Grimtotem – Kütral
5) An Theos – Chemarea Străbunilor
6) Scuorn – Fra Ciel’ E Terr’
7) Song Of Chu – Yu Ren
8) Storm Seeker – Jack
9) Æxylium – The Blind Crow
10) Heather Wasteland – The Sverd
11) Gotland – Traitor Or Savior
12) Goblin Hovel – The Menace
13) Helroth – To Forgotten Gods
14) Illdåd – Moder Natur
15) Ulfsark – Flames Of War
16) Harmasar – Porcu
17) Tears of Styrbjørn – Years Of Victory
18) Yomi – Fires Of War
19) M.A.I.M. – Freedom Tank
20) Boisson Divine – Sent Pencard
21) Bloodshed Walhalla – Drangon’s Breath (Bathory cover)
Ci sono molti gruppi che sono simili agli Unison Theroy ma molto pochi hanno la loro capacità compositiva e quell’impronta sonora che hanno solamente i grandi gruppi
Potenza e tecnica per questo debutto sulla lunga distanza degli Unison Theory, un gruppo davvero molto interessante.
La loro proposta sonora è un groove metal potente ed al di sopra delle maggioranza delle produzioni attuali. Il suono di Arctos è un possente monolite che al suo interno nasconde una miriade di stanze e cunicoli, dove gli Unison Thoery ci conducono per farci sentire il gelido soffio della potenza del loro suono. Il progetto Unison Theory ha subito diversi stop, dovuti ai purtroppo frequenti problemi di line up, ma Arctosè la migliore risposta a tutto ciò. Ci sono molti gruppi che sono simili ma pochi possiedono la loro capacità compositiva e quell’impronta sonora che hanno solamente i migliori. Ascoltando Arctossi comprende subito che siamo di fronte ad una band molto particolare e peculiare, che ha dalla sua davvero tanti pregi: nella loro musica si sente la vera passione per il metal e una continua ricerca sonora in questo ambito, che sta dando molti frutti. Un debutto davvero azzeccato e molto ma molto potente. Gli Unison Theory sono un gruppo che sta andando in una direzione ben precisa e che farà la gioia di molti.
TRACKLIST
1. DeepEye
2. Omega feat. Rafael Trujillo (Obscura)
3. Arrigetch: The Devil’s Passage
4. Project Shockwave feat. Tommaso Riccardi (Fleshgod Apocalypse)
5. Grendel
6. Level IV
7. Polar Sentinel
8. The Price Of Eternity
Un disco da scoprire, contiene molte sorprese e soprattutto tanta ma proprio tanta futta hardcore, e conferma la famiglia Cbc come una delle migliori fonti di hardcore nostrano.
Da membri di Face Your Enemy e Da4th ecco un bel disco hardcore che picchia tantissimo.
Il suono dei One Shall Stand è un misto di vecchia e nuova scuola, per intenderci sarebbe potuto uscire per la belga Goodlife perché il suono è quello. Hardcore old e new, un pò di beatdown hardcore fatto benissimo, e soprattutto tanta intensità e bravura nel fare l’hardcore senza scimmiottare altri gruppi, ma tracciando una propria via. Questo disco ha un gran bel tiro, come quelle opere metà anni novanta inizio duemila, dove l’hardcore e il metal si fondevano felicemente assieme. Qui il livello è molto più alto della media di quegli anni, perché i musicisti sono bravi e sanno fare bene l’hardcore, e anche perché gli One Shall Stand hanno molte idee e le sviluppano bene. Ciò che colpisce più del disco è la grande intensità, si viene colpiti da questo fiume in piena. La prima parte del disco è più picchiata e veloce, mentre la seconda forse ancora più affascinante, arriva persino sui confino dello screamo, il tutto fatto davvero bene. Un disco da scoprire, contiene molte sorprese e soprattutto tanta ma proprio tanta futta hardcore, e conferma la famiglia Cbc come una delle migliori fonti di hardcore nostrano.
TRACKLIST
1.Intro
2.BLK
3.TWR
4.A Place Inside My Head
5.Speak
6.Never Forget/Never Remember
7.We’re Desolated
8.Lifeless
9.Forever Standing (Live)
Drama è un disco che vive, ed è una vita affascinante, piena di dolore e quindi vera, perché la vita è sofferenza, i greci lo avevano capito, e anche gli Ornaments.
Gli Ornaments con questo disco chiudono un cerchio e mettono una pietra miliare nella loro carriera, con un disco molto importante e tragico, nel senso di tragedia greca, perché questo disco è ispirato al Prometeo Incatenato di Eschilo, unico sopravvissuto nella trilogia fino a noi.
Dramaè forse la prova migliore di questo gruppo che si sono meritati pienamente il titolo di precursori di un certo suono, ovvero quel post metal che ora in molti suonano. Questi ragazzi si ispiravano ai sacri nomi del genere quando il post metal era ancora una nebulosa abbastanza sconosciuta, più che mai in Italia. Gli Ornaments hanno sempre avuto qualcosa in più, ma in questo disco si superano davvero andando a fare una prova sublime. Il pathos del disco raggiunge vertici assoluti. È davvero un drama, perché gli Ornaments sia con la potenza, che con la dolcezza riescono ad offrire un esempio tangibile di ciò che era il drama per i greci, ovvero un sentire qualcosa che un altro cervello aveva provato, e questi sentimenti li rendono molto bene con la loro musica. Gli Ornaments riescono ad usare registri diversi a seconda di cosa vogliono esprimere, e riescono sempre a farci sentire tutto, come se la musica del gruppo italiano fosse un organo che vive di vita propria inserito in un corpo che è la storia. Gli Ornaments macinano musica e sentimenti, confermandosi di una categoria superiore, riuscendo ad essere maggiormente convincenti rispetto a gruppi che hanno più nome, e non facciamo nomi. Dramaè un disco che vive, ed è una vita affascinante, piena di dolore e quindi vera, perché la vita è sofferenza, i greci lo avevano capito, e anche gli Ornaments.
Disco epico, con post metal e droni che si dividono il territorio incantando come sempre.
TRACKLIST
1. Efesto
2. Prometheus
3. Oceano
4. Ermes
5. Aeternal
6. Suneidesis
7. Io
8. Zeus
La rabbia è sempre interessante e soprattutto viva nell’underground, e nei gruppi che continuano a prendere gli strumenti dopo il lavoro e vanno in sala prove per gridare la loro rabbia. Qui di seguito abbiamo intervistato un gran gruppo sardo, gli Almassacro, rapcore di qualità, fatto con cuore e coglioni.
iye Come nascono gli Almassacro ?
La band nasce nel 2010 come side project, la formazione era diversa e comprendeva membri dei Reminiscenza e Isojada e dei Sangue e Feccia.
Il nome Almassacro (scritto tutto attaccato) viene fuori dallo stato d’animo del momento, di fatto rappresenta una condizione,un modo di affrontare le cose di petto, mettendo in conto anche lo scontro fisico di chi affronta la vita e le avversità senza timori della serie ….pronti a tutto, Almassacro!
Nel 2012 a causa di avvenimenti indipendenti dalla band il progetto si ferma totalmente e finisce in cantina.
Nonostante le difficoltà, la band non muore, anche grazie all’ostinazione di Ese e Sgrakkio nel voler proseguire, e nel 2013 si rientra in sala con un cambio di elementi: dei membri fondatori restano appunto solo Ese e Sgrakkio ,che contattano il resto della formazione.
Si ricomincia in silenzio, con nuove idee e con tanta voglia di fare e dopo 6 mesi di prove si esce allo scoperto.
Abbiamo iniziato a fare un bel po’ di concerti con la nuova formazione e siamo stati molto fortunati, dobbiamo ammetterlo, perché abbiamo condiviso il palco con i Madball, GBH, Kaos One, Strenght Approach, Mezzosangue, Moscow Death Brigade, Ensi e tanti altri.
Nel 2015 registriamo Ostilità, il nostro primo EP, e lo portiamo in tour suonando anche in Francia e Svizzera.
iye Cosa vi ha spinto a fare musica ?
Lo stato delle cose, la realtà in cui siamo cresciuti, la necessità di esprimere il nostro dissenso e dire la nostra senza volerci omologare, la passione per ciò che facciamo, la volontà di essere e non di apparire .
iye A quale gruppo o musicista vi sentite più vicini ?
Nessuno in particolare, abbiamo tutti altri progetti musicali e tutti siamo cresciuti con diverse influenze e ascolti.
Sicuramente siamo legati alla scena rap italiana e statunitense anni ’90, quella che portava con sé un messaggio,
dd alcuni rapper europei di livello e a tutti quelli che di quella scena hanno preso il meglio e la portano avanti, alla scena hardcore tutta, compresa quella Italiana con cui siamo cresciuti, è parte del nostro sound e ci ha influenzato e continua a farlo anche nella vita di tutti i giorni.
iye La musica può essere uno strumento politico ?
Certamente lo è in quanto la musica è un linguaggio universale rivolto alle masse, spesso può portare con se anche un messaggio politico o politicizzato.
Chiunque salga su un palco o scriva dei dischi di fatto sta comunicando verso chi guarda e ascolta in maniera implicita.
Ma la politica è una cosa i partiti sono ben altro.
Facendo un distinguo, per noi i partiti politici non rappresentano che organizzazioni a delinquere legalizzate, nessuno escluso, non ci interessano, li odiamo tutti; la musica è un linguaggio che guarda oltre e abbatte ogni barriera ed è incontrollabile, questo per noi è il messaggio politico più importante che ci sia
iye E’ possibile in Italia fare musica da strada ?
E’ un amara constatazione, in Italia suonare in giro è sempre più difficile.
Mancano i posti e la scena ma, per fortuna, c’è chi resiste …
Oggi le nuove generazioni passano più tempo sui social che a vivere le loro esistenze, è molto triste ma
l’avvento di internet, nel bene e nel male, ha dato a tutti ampia scelta di vedere i concerti su Youtube e la gente non segue più i concerti: magari si scaricano il tuo pezzo ma non verranno mai ad un tuo concerto se prima sui social media non hanno fatto di te un fenomeno.
I ragazzi hanno saltato la fase più bella, quella adolescenziale: non hanno vissuto i concerti, lo sbattimento, il diy, la voglia di fare concerti e fare aggregazione, è sempre più raro vedere gente per strada o in cantine e capannoni in campagna a tirare su eventi … si è perso lo spirito e il tramandare i valori più sani, mancano lo stare insieme e la voglia di fare gruppo.
iye Cosa pensate del vostro paese e come immaginate il suo futuro ?
Ascoltando Colpo di grazia e A.C.A.B. ti puoi fare un idea del nostro pensiero …
Viviamo in una democrazia sospesa, in un paese che va a rotoli e nessuno che scenda in strada e reagisca … sono tutti leoni su Facebook … Noi a nostro modo cerchiamo di far capire, anche attraverso la nostra musica, che il fondo lo si sta grattando già da tempo: è il nostro piccolo contributo per tentare un risveglio delle coscienze!
iye Prossimi concerti ?
Noi siamo in giro … ovunque e comunque!
iye Progetti futuri ?
Siamo sul pezzo, lanceremo a breve il video on the road di Attitude, stiamo scrivendo e provando roba nuova e, salvo imprevisti, per il 2017 prevediamo di fare uscire il prossimo lavoro seguito da un tour promozionale.
Non è solamente la nostalgia che vive in queste note, ma una forza che è rimasta silente per troppo tempo, ovvero quella del rock pesante e pensante.
Disco assai folgorante, con un suono anni novanta davvero speciale.
Nella mia ignoranza mi ricordano i Ritmo Tribale, più grunge e con il cantato in inglese, ma con la stessa forza di impatto. Si torna positivamente indietro di venti anni con gli Alma Irata, un gruppo italiano che spicca per originalità in un momento di tanti buoni cloni. Questi romani hanno una forza ed un’impronta davvero unica. Il loro suono è potente eppure ha la capacità di sgusciare via come il migliore grunge, andando a scavarsi un proprio corso dove scorrere impetuosamente. Alle spalle hanno solamente un ep, Errore Di Sistema, coprodotto dall’italoamericano Ray Sperlonga, per poi approdare a questo disco davvero intenso e suggestivo. Gli Alma Irata ci riportano a quella dimensione di rock pesante con le canzoni composte in maniera intelligente, con vari livelli sia sonori che lirici, e con testi che parlano del nostro quotidiano inferno. L’impressione è quella di trovarsi di fronte ad un ottimo disco e ad un gruppo che se continuerà la sua maturazione diventerà qualcosa di davvero speciale. Non è solamente la nostalgia che vive in queste note, ma una forza che è rimasta silente per troppo tempo, ovvero quella del rock pesante e pensante.
Un disco davvero affascinante.
TRACKLIST
1.Colac
2.Minimum Wage
3.Crushed Bones
4.Between Two Lines
5.Three Steps to Evil
6.Perfect Lips
7.Viper Tongue
8.The Ship
LINE-UP
Sander – voce, chitarra
Mau – chitarra
Massi – voce, basso
Santos . batteria
Uno dei migliori dischi underground italiani dell’anno, ed uno dei migliori lavori in ambito rapcore.
La musica ha molti usi, ognuno dentro di sé ne conosce il più intimo, quello più adatto a lui, ma sicuramente è il veicolo migliore della propria rabbia, e qui in Ostilitàdei sardi Almassacro di rabbia ce n’è tanta.
Questo disco è una cosa rara, nel senso che musicalmente siamo nei sobborghi della New York anni novanta, dove il rap si abbracciava mortalmente al metal, o nella Los Angeles dei Downset, stessi codici facce diverse, come nella Sardinia del 2016. Gli Almassacro fanno un disco fantastico di metal e di rap, di cuore e di stomaco, testi bellissimi e una musica che viaggia benissimo. Il loro è un rapcore esplosivo, nemmeno politico, è rabbia che viene dal basso, contro i capi e i loro sgherri. Ostilità è proprio ciò che dice il titolo, ed è un lavoro esplosivo fatto benissimo, che fa il paio con un’altra meraviglia, ovvero il disco dei La Furia, altro capolavoro. Qui rispetto ai La Furia c’è più metal, più rapcore, anche perché i ragazzi del gruppo provengono da altre esperienze con gruppi prevalentemente hardcore, per cui le coordinate sono quelle ma si va oltre. Fa tantissimo anche l’essere sardi, perché sull’isola la rabbia gioca sempre in champions league. Colpisce durissimo questo disco, a partire da A.c.a.b.che non è la solita canzone contro le guardie, ma è molto di più, perché certi schemi in Italia si ripetono sempre e sono immutabili: leggete qui , e vedete se non vi ricorda Stefano Cucchi e molti altri, ma è un omicidio poliziesco del 1897…
Una delle cose migliori di questo disco sono i testi, davvero notevoli e intrisi di poesia urbana (che è un termine di merda ma è per intenderci), ed è uno dei migliori dischi underground italiani dell’anno nonchè in ambito rapcore. Qui non troverete salvezza, democrazia come la intendete voi, ma rabbia e voglia di vendetta di chi sulla strada c’è si è fatto le nocche dure; inoltre va a continuare una linea rossa che va dai Tear Me Down fino agli Almassacro, per continuare con gruppi come i Coru e Figau, e passa per spazi liberati, morti e carceri e non si interrompe mai, ma grida ancora.
TRACKLIST
1. Per Chi Sputa Sangue
2. Maschere di Cera
3. Atena Suicida
4. Colpo di Grazia
5. A.c.a.b.
6. Attitude
7. Nervi Tesi
LINE-UP
Ese – voice-
Yari – voice-
Sgrakkio – guitar-
Deddu – drum-
Safety – bass-
Il disco non dura molto e la durata è giusta, ma se ne vorrebbe ancora dei Monsternaut, ed il perché lo capirete ascoltandoli.
Suoni stoner desertici dalla Finlandia, sulla traccia dei Fu Manchu, Kyuss e Queens Of The Stone Age, ma con una forte personalità.
Fondati nel 2012 da Tuomas Heiskanen e Perttu Härkönen, i Monsternaut hanno cambiato diversi batteristi prima di arrivare ad una stabilità con Jani Kuusela, nel gruppo dal 2014. I tre da Kerava fanno uno stoner rock con influenze desertiche, e di loro ci aggiungono molta personalità ed un tocco di attitudine punk che ci sta sempre bene. Il disco è molto potente e convince in pieno, perché ha una struttura forte ed inoltre il groove è davvero possente. La produzione è assai adatta a questo disco perché mette in risalto le peculiarità del lavoro e soprattutto quelle distorsioni così lascive che lavorano così bene. L’impasto sonoro dei Monsternaut non è nulla di nuovo, ma è fatto molto bene, con forza e personalità. Certamente i punti di partenza sono ben noti, e forse solo ora si sta comprendendo fino in fondo che influenza abbiano avuto gruppi come Kyuss, Fu Manchu e Queens Of The Stone Age, che con il loro suono hanno indirizzato profondamente le scelte di generazioni di musicisti attuali, soprattutto con la loro idea di impalcatura sonora. Il disco non dura molto e la durata è giusta, ma se ne vorrebbe ancora dei Monsternaut, ed il perché lo capirete ascoltandoli. Il disco è l’unione di due differenti sessioni di registrazioni, una del 2012 e l’altra del 2014, per cui ci sono ancora ore di Monsternaut da gustare nel nostro futuro.
LINE-UP
Tuomas Heiskanen – Guitars / Vocals
Perttu Härkönen – Bass
Jani Kuusela – Drums
Un suono che sta tra gli Oblivians e gli Eyehategod, una fusione che potrebbe sembrare impossibile ed invece è schifosamente bella
Prendete il blues, il garage, e fondatelo con uno sludge metalloso che picchia tantissimo.
Questa bestia è immonda e cattivissima, picchia molto duro e non ha pietà, perché sono le ossa dei teenagers americani che ballavano il rock negli anni cinquanta, e che sono resuscitati incazzatissimi perché hanno scoperto che il sogno americano altro non è che il trionfo del male. Questi zombie hanno deciso di allearsi con dei bluesman vampiri, ed ecco qui che ci stanno attaccando. Un ep folgorante, un trascinarsi tra paludi e fogne. Queste entità vengono dal Texas, e dopo alcune convincenti prove mietono altre vittime con questo ep che è davvero impressionante per potenza, sporcizia e vitalità. Un suono che sta tra gli Oblivians e gli Eyehategod, una fusione che potrebbe sembrare impossibile ed invece è schifosamente bella.
TRACKLIST
1.King Midas of Shit
2.Teenage Graveyard Party
3.Pit Bait
4.Zero One
I Captain Quentin fanno musica con la manopola del flusso di coscienza totalmente aperta, note che fluttuano nel nostro cervello in un’inebriante doccia sonora piena di forza e di originalità.
Perché dovreste sentire un disco, o peggio, perché sprecare parte del vostro prezioso e sempre più esile tempo per ascoltare un disco ?
Dovreste proprio essere convinti e fortemente motivati. Nel disco dei Captain Quentin non vi dovreste più preoccupare del tempo, perché qui il tempo perde materialità per diventare assoluto, ovvero slegato dal tutto. I Captain Quentin fanno musica con la manopola del flusso di coscienza totalmente aperta, note che fluttuano nel nostro cervello in un’inebriante doccia sonora piena di forza e di originalità. Come nume tutelare ovviamente abbiamo il buon caro vecchio Mr. Zappa, ma qui c’è di più, c’è più melodia e naturalezza rispetto ad una nouvelle totalmente vague. In questo disco il gruppo ha fatto tutto il processo di registrazione da solo e si sente il risultato. Il mix è stato poi fatto da due membri degli Appaloosa nel loro studio di Pisa. L’album è davvero piacevole e stupisce sempre con sorprese, come il maggior uso dei sintetizzatori rispetto agli altri lavori. Gioia, passione, originalità e divertimento.
E comunque, Yoko no, sempre no.
TRACKLIST
1. Dieci minuti lunghi trenta
2. Caffè connection
3. Zewoman
4. Malmo
5. Avevo un cuore che ti amava
Franco
6. Say no no to the lady
7. Aghosto
8. Yoko, o no?
Gli Helushka sanno dove vogliono andare e rispolverano una tradizione rock che è viva nell’underground ma che non riesce a venire a galla, e proprio loro potrebbero riuscire a colmare questa lacuna.
Gli Helushka sono un gruppo di Cagliari formatosi nel 2014 e Signora Libertà è il loro esordio discografico, un singolo che precede la prossima uscita del full length Giromondo.
Gli Helushka fanno rock and roll all’italiana, con molta melodia e buone composizioni sonore. Questo singolo ci fa conoscere un gruppo che ha un suono composito e personale, un rock and roll vitaminico e con un gran lavoro di tastiere, alla ricerca di una melodia che eleva il tutto ad un buon livello. Gli Helushka sanno dove vogliono andare e rispolverano una tradizione rock che è viva nell’underground ma che non riesce a venire a galla, e proprio loro potrebbero riuscire a colmare questa lacuna. Un antipasto corposo e che promette bene.
I The Sinatra’s sono in giro dal 2005 a macinare chilometri, dischi e canzoni, e ci sono sempre, come quelle macchine che non ti abbandonano mai, e questo disco lo testimonia.
I The Sinatra’s sono un gruppo che fa musica rumorosa ed emozionante, con molte influenze dalla scena dell’alternative modern metal a stelle e strisce.
Come dice già il titolo del disco, il suono che troverete è dominato dai nervi, ma c’è anche tantissima melodia, anzi la melodia qui regna su tutto. Il suono è molto radiofonico e piacevole, i The Sinatra’s ci mettono del loro, creando atmosfere molto interessanti, facendo rumore e pesanti melodie, tenendo in primo piano l’impatto dal vivo che è notevole. I The Sinatras’s sono un gruppo che fa musica per emozionare il loro pubblico, con un’azzeccata formula in bilico fra emo, metal e la melodia italiana; sono in giro dl 2005 e sono un gruppo che macina chilometri, dischi e canzoni, e ci sono sempre, come quelle macchine che non ti abbandonano mai, e questo disco lo testimonia. Note come dolce lava, una voce che ti culla e ti sculaccia quando è il caso, ed un rifacimento in pieno stile Sinatra’s di Helter Skelter dei Beatles, con tante emozioni e divertimento da parte un gruppo che si impegna e porta sempre a casa il risultato.
TRACKLIST
01. Landscapes
02. It Came From The Sand
03. Useless Perspectives
04. Nightdrive
05. Shelter
06. Black Feeder
07. Helter Skelter
08. Mare Magnum
09. Sleeping Giant
10. For The Lost
Un disco meraviglioso, che riuscirà a toccare dentro chi è ancora disposto ad emozionarsi con la musica pesante.
Ultimamente in Inghilterra c’è un gran fermento nell’ambito della musica estrema.
Stanno uscendo moltissimi bei dischi e ci sono gruppi molto validi, e ci sono anche gruppi eccezionali come i Terra, che vengono da Cambridge che fanno musica eccezionale, tra il black metal e l’atmospherical, ma più che dare definizioni è importante ascoltarli, perché in questi due pezzi di lunga durata raggiungono apici davvero notevoli. In certi momenti sembra che la sezione ritmica faccia una cosa, mentre la chitarra si fonde con un vento che porta lontani e la voce rimbomba da antichi e ancora vergini anfratti. Il risultato è di un’intensità e coinvolgimento eccezionali, si rimane attaccati ad ascoltare cosa viene dopo quel giro continuo di basso, o quella rullata che introduce qualcosa di meraviglioso. Un disco meraviglioso, che riuscirà a toccare dentro chi è ancora disposto ad emozionarsi con la musica pesante.
TRACKLIST
01. Apotheosis
02.Nadir
LINE-UP:
Luke Braddick – Drums
Olly Walton – Vocals, Bass
Ryan Saunders – Vocals, Guitars
Un debutto davvero positivo, un gran disco di black metal dal Messico.
Direttamente da Città Del Messico ecco i Mordskog, per i tipi della brutale Werewolf Records.
Questi blasfemi messicani propongono un black metal molto influenzato dalla seconda ondata del genere. Il loro black metal è molto ben suonato, è intellegibile e veloce, ed è di grande effetto. Il loro stile non è nulla di nuovo, ma questi messicani lo fanno molto meglio di tanti altri, arrivando ad imprimersi in maniera ben definita nelle orecchie e nel cervello dell’ascoltatore. I Mordskog sono veloci e spietati, e i loro testi parlano della morte, vista nell’ottica di qualcosa di essenziale per la vita stessa, e non solo come la fine della vita umana, ma un andare oltre, non le bugie raccontate dalla chiesa cattolica che in Messico conoscono bene quasi quanto noi italiani. Un debutto davvero positivo, un gran disco di black metal dal Messico.
TRACKLIST
1 Lautem Novedialem
2 Nascentes Morimur
3 Aequo Pulsat Pede
4 Pulvis Et Umbra Sumus
5 Mors Est Vitae Essentia
6 Ad Me Venite Mortui
7 C.A.M
8 Mors Vincit Omnia
9 todos ustedes deben mor
Gli OvO fanno sempre dischi molto belli, di sangue di terra misti nello stomaco, ma questo forse è quello più modernista e attraente.
Gli OvO sono una strana creatura tribal musicale, un duo che porta a galla ciò che c’ è di primitivo in noi.
Dal 2001 martellano le nostre orecchie con dischi che sono sempre molto interessanti e coerenti in una ricerca musicale che non è solo tale. ma va molto più in profondità. Bruno Dorella e Stefania Pedretti sono due sciamani, esploratori di un mondo perduto che risiede dentro e fuori di noi. Le loro composizioni non hanno genere, ma possiedono un diabolico afflato vitale, che li porta a comporre un groove notevole, un vorticoso magma di parole, grida, bassi ed invocazioni agli Antichi. L’unica definizione possibile potrebbe essere di primitive folk metal, per gli innamorati delle etichette. Per gli OvO è il primo disco su Dio Drone, e penso che sia un matrimonio alquanto perfetto, tra una magnifica entità musicale ed un’etichetta che rappresenta molto bene l’estremismo musicale. Rispetto alle loro molte opere precedenti, Creaturaè forse più elettronico e più verso la terra, più basso ma più maligno. In alcuni punti arriva a sfiorare un trip hop davvero black, e la qualità rimarne sempre alta. Gli OvO fanno sempre dischi molto belli, di sangue di terra misti nello stomaco, ma questo forse è quello più modernista e attraente.
Non è black metal, seppur cominci da lì, sono i Laster, un gruppo da scoprire ed ascoltare, perché è un’esperienza davvero unica.
Particolarissimo gruppo olandese di black metal di alta qualità, con rimandi new wave e forte teatralità.
Gli olandesi sono al secondo disco, dopo l’ottimo debutto con De verste verte is hier,e dimostrano di essere un gruppo assolutamente peculiare. Il loro black metal è molto innovatore, contenendo il vecchio stile come partenza, ma il risultato è qualcosa di assai difficile da classificare. Viene in mente la new wave, soprattutto per la tensione che si crea in questi pezzi, dove la musica sembra essere davvero suonata da fantasmi, come nelle loro esibizioni con maschere di ossa. Il disco è ammantato di una malinconia, di uno spleen sublimato da un talento musicale superiore che di questo disco uno dei migliori e maggiormente innovatori di quest’anno. Non è black metal, seppur cominci da lì, sono i Laster, un gruppo da scoprire ed ascoltare, perché è un’esperienza davvero unica. Obscure Dance Music.
TRACKLIST
01 Ons vrije fatum
02 Binnenstebuiten
03 Bitterzoet
04 Helemaal naar huis
05 De tijd vóór
06 De roes na
07 Er wordt op mij gewacht
LINE-UP:
S. – All instruments, Vocals
N. – All instruments, Vocals
W. Damiaen – All instruments, Vocals