Forgery System – Distorted Visions

Esordio d’eccezione per questi ragazzi assolutamente da seguire nel loro percorso thrash e crossover, sperando che non si separino più.

I pavesi Forgery System debuttano sulla lunga distanza con Distorted Visions, un più che buon disco di thrash e crossover.

Questi ragazzi hanno molte idee e le sviluppano tutte bene, dando vita a composizioni thrash metal molto varie e con sconfinamenti nel crossover. Stupisce, essendo un disco di esordio, la padronanza della materia e la bravura tecnica, oltre alla capacità di poter usare diversi registri della musica pesante. Distorted Visions è un lavoro che ha fortissime radici nel metal anni ottanta e novanta, e questi ragazzi hanno una conoscenza dell’argomento che, se non li sapessi così giovani e di Pavia, avrei tranquillamente giurato sulla loro provenienza a stelle e strisce. Nel disco si sente quella freschezza di groove molto anni novanta, quella bella scorrevolezza di generi metal che concorrono tutti allo stesso risultano, ovvero quello di arrivare a divertire l’ascoltatore attraverso la durezza e la melodia. Unico appunto può essere la produzione, perché, e non è facile, con suoni più potenti questo disco sarebbe ancor più gigantesco.
Esordio d’eccezione per questi ragazzi, assolutamente da seguire nel loro percorso thrash e crossover, sperando che non si separino più.

TRACKLIST
1.Metal Ain’t Gonna Die
2.Swimming In A Bowl
3.Instrumetal
4.New Sensation
5.Yellow Line
6.Eclipse Of Wrath
7.She
8.Ebola
9.2016

LINE-UP
Gabriele Orlando – Guitar/Vocals
Daniele Maggi – Guitar
Pablo Dara – Bass/Vocals
Federico Fava – Drums

FORGERY SYSTEM – Facebook

Ashenspire – Speak Not Of The Laudanum Quandary

Gli Ashenspire testimoniano nel migliore dei modi come il metal possa essere usato in maniera splendida e struggente per bilanciare narrazioni assai false.

L’Inghilterra ha sempre provato a tacere le proprie nefandezze e brutture, e dell’epoca vittoriana abbiamo un’immagine il più possibile romantica, mentre in realtà è stata un’epoca di progresso ma anche di un terribile tenore di vita per molti.

Prendiamo ad esempio Londra, che era una città divisa in due: nel West End la minoranza ricca, mentre nell’East End la massa di poveri e proletari, ammassati uno sull’altro, spesso costretti a pagare per vivere in luride case, vittime poi di inquinamento o di violenza. E qui tacciamo la vicenda di Jack Lo Squartatore, che ha anche avuto una valenza sociale non abbastanza indagata nella storiografia, perché ha fatto luce sulle condizioni di vita di una larga fetta di popolazione. Ora attraverso il metal gli scozzesi Ashenspire producono un sublime concept album sull’epoca vittoriana e più in particolare sul troppo taciuto imperialismo inglese. La maggior parte della popolazione mondiale quando si parla di imperialismo pensa agli Stati Uniti D’America, mentre i più grandi imperialisti della storia sono stati gli inglesi. Il loro impero si allungava sul mondo intero, e oltre ad esportare usi e costumi hanno anche regalato molta oppressione a tanti popoli. Gli Ashenspire con toni molto gotici e drammatici mettono l’accento anche sulla distruzione del popolo britannico attuata dai loto stessi governanti, perché attraverso l’imperialismo si provava anche a risolvere il problema dei poveri, sia mandandoli dall’altra parte del mondo sia facendoli morire in patria. Il gruppo di Glasgow concepisce un’opera fuori dal comune e bellissima, e sembra di essere a teatro mentre si ascolta Speak Not Of The Laudanum Quandary, un disco che va ben oltre la solita fruizione di musica popolare. I perfetti intarsi di piano e violino, la completa compenetrazione fra gli altri strumenti rende questo disco un autentico gioiello, con canzoni che diventano suite e ci trasportano nelle situazioni descritte. Il progetto è stato concepito da Alastair Dunn, batterista del gruppo, che militando nel gruppo black metal Enneract si era giustamente stufato del nazionalismo di bassa lega vigente nel black metal e si era dato l’obiettivo, completamente raggiunto con questo disco, di usare la musica per dare al pubblico una visione più oggettiva della storia, senza colorarla con falsi colori. Questo disco, che usa diversi toni del metal, dal prog al gothic, dal post all’heavy, tenendo fermo come modelli i misconosciuti Devil Doll, ha un tono drammatico notevolissimo, con passaggi immensamente belli, e anche momenti di musica ottocentesca rivista in chiave moderna. Speak Not Of The Laudanum Quandary è un disco che va in profondità in situazione ed argomenti poco piacevoli ma molto più reali della falsa visione che si vuole dare di un impero malvagio ed oscuro, impilato su sangue e ossa, ma anche composto da paura e miseria,e questo disco ce lo sbatte in faccia in una maniera elegantissima e bellissima. Gli Ashenspire testimoniano nel migliore dei modi come il metal possa essere usato in maniera splendida e struggente per bilanciare narrazioni assai false.

TRACKLIST
1.Restless Giants
2.The Wretched Mills
3.Mariners at Perdition’s Lighthouse
4.Grievous Bodily Harmonies
5.A Beggar’s Belief
6.Fever Sheds
7.Speak Not Of The Laudanum Quandary

LINE-UP
Alasdair Dunn – Drums, Sprechgesang
Fraser Gordon – Guitars
James Johnson – Violin, Percussion
Petri Simonen – Bass

ASHENSPIRE . Facebook

Midnight – Shox Of Violence

Questo disco di 25 canzoni è davvero divertente, regalerà molti bei momenti a chi apprezza lo speed metal più vicino al punk, perché non è per niente la solita raccolta di roba trita e ritrita.

I Midnight sono un gruppo speed punk metal di Cleveland, e dalla città dei Cavs fanno rumore dal 2003.

La loro produzione consiste di molti ep e di un disco su lunga distanza diventato un classico del metal punk underground, Satanic Royalty. Lo stile dei Midnight deriva dai Venom, dai classici metal dell’underground suonati sbronzi ai mille all’ora, con passione e sudore, riuscendo ad essere molto divertenti. In attesa di un nuovo disco la Hells Headbangers pubblica una raccolta di ep, Shox Of Violence, che non è la solita raccolta di ep giù usciti ed introvabili, poiché contiene quattro nuove canzoni che sono pubblicate in un 12” a parte, e nel resto troviamo i brani degli ep e molte cover davvero belle. Nei titoli coverizzati troviamo ovviamente due canzoni dei Venom che sono delle dichiarazioni di intenti e poi molti gruppi interessanti, come i Pagans, i The Spits e anche i Quiet Riot. Gli americani dimostrano di avere ampie vedute e di saper fare del gran metal, suonato con un incedere punk. Questo disco di 25 canzoni è davvero divertente, regalerà molti bei momenti a chi apprezza lo speed metal più vicino al punk, perché non è per niente la solita raccolta di roba trita e ritrita. Le canzoni più notevoli sono i quattro inediti che fanno attendere il nuovo disco con molta voglia. Velocità, alcool e satanismo.

TRACKLIST
1.Death Scream
2.Who Gives A Fuck
3.Ready For Destruction
4.Groin Gripper
5.Sadist Sodomystic Seducer
6.In League With Satan (Venom)
7.Too Loud For the Crowd (Venom)
8.The Witch
9.Breakout (Taipan)
10.Hels Fire (Mistreater)
11.TAP
12.When I Die (Pagans)
13.Unholy and Rotten (Live)
14….On the Wings of Satan (live)
15.Slick Black Cadillac (Quiet Riot)
16.Nuclear Bomb (The Spits)
17.Black Kar (The Spits)
18.Rat Face (The Spits)
19.Shitty World (The Spits)
20.Death Sentence (Crucifixion)
21.Wicked Women (Scarab)
22.Eyes of Satan (Pagans)
23.Watch Your Step (Girlschool)
24.Vomit Queens
25.Cross Held High

MIDNIGHT – Facebook

Evil Reality – Winners And Losers

Gli Evil Reality producono un disco molto bello ed interessante, originale e con una grande anima gotica, anche se non disdegnano e possiedono molta sapienza pop.

Ep d’esordio per questo gruppo milanese di metal sperimentale e felicemente spiazzante.

Ascoltando l’ep si finisce infatti in diversi generi, quali il gothic, l’industrial più melodico e il groove metal. La melodia è molto forte e strutturata, e la bella voce femminile di Sorrow rende moltissimo. Le canzoni sono tutte ben costruite e le parti aggressive e più dolci sono ben bilanciate. L’influenza dei Rammstein in alcuni momenti è molto forte, ma l’originalità del gruppo non è ma in discussione. Winners And Losers è anche un disco orecchiabile e radiofonico, coniugando bene la ricerca musicale con una giusta accessibilità per tutti o quasi. Stupisce la maturità del gruppo, questa conoscenza del percorso da intraprendere e anche la capacità di essere duri e dolci anche nella stessa canzone, senza essere schizofrenici. Il metal di Winners And Losers è sicuramente un metal altro, moderno ma anche molto gotico nel gusto. Il concept dell’ep sono le emozioni che viviamo in questa vita, suddivisi tra vincenti e perdenti. Gli Evil Reality producono un disco molto bello ed interessante, originale e con una grande anima gotica, anche se non disdegnano e possiedono molta sapienza pop. Insomma un bel sentire, ed è solo l’inizio.

TRACKLIST
1- Will to Power
2- Frail
3- Excluded
4- Bittersweet Lullaby
5- Losers’ Kingdom

LINE-UP
Sorrow – voice
Envy – guitar and 2nd voice
Shame – bass guitar
Shy – keyboards
Aloof – drums

https://www.facebook.com/Evil-Reality-235272533479256/

Warlord Uk – Maximum Carnage

Maximum Carnage è semplicemente uno dei migliori dischi di death metal inglese e non solo della storia.

Maximum Carnage è semplicemente uno dei migliori dischi di death metal inglese e non solo della storia.

Questa è la nuova ristampa a cura della Xtreem Music, in occasione del ventesimo compleanno di questo demone, con due ottimi brani dal vivo che danno l’idea di quale macchina di guerra fossero questi inglesi. Provenienti dalla fertile Birmingham i Warlord Uk nel 1996 hanno dato alle stampe questo autentico capolavoro del death metal underground. Certamente la metà degli anni novanta era un periodo molto prolifico per il death metal, ma qui dentro troverete l’essenza del genere, il connubio con il thrash e l’hardcore. Il passo dei Warlord Uk è quello dei fuoriclasse, e ascoltandolo rimasterizzato il disco è ancora più cattivo e compatto. Questo suono è immediatamente riconoscibile fra mille gruppi, con questo incedere fatto di mille stop and go, di flussi metallici inarrestabili e cronache di laghi di sangue ed ossa spezzate. Forse questo gruppo è arrivato quando il momento d’oro del death metal, specialmente di quello britannico, stava finendo, ma ora avete l’occasione per farvi l’idea di quanto sia bello e granitico. A giustificazione di quanto sopra, i loro concerti sono quasi sempre sold out ancora oggi, perché la band dopo vari scioglimenti e problemi è ancora in sella, ed è cattiva quanto il suo suono. Maximum Carnage sono due parole che descrivono alla perfezione questo disco fondamentale, che non può mancare nella collezione di ogni estimatore del death metal, ma anche in quella del metallaro. Dopo più di venti anni il massacro continua.

TRACKLIST
1. Maximum Carnage
2. Disintegration
3. Nowhere To Run
4. Change
5. Alien Dictator
6. Vivisection
7. Theatre of Destruction
8. Race War
9. Maximum Carnage (Live)
10. The Fucking System (Live)

LINE-UP
Mark White Bass & Vocals
Gaz Thomas Guitars
Mick Robbins Guitara
James Murphy Drums

WARLORD UK – Facebook

Death Worship – Mass Extermianation

Mass Extermination può essere una delle migliori uscite dell’anno, sicuramente una delle più violente e tipicamente death metal underground.

L’atteso debutto di questo supergruppo era atteso da tempo, è finalmente arrivato mantenendo fede alle promesse, ed è un massacro.

I brani sono sette ed includono anche un’intervista telefonica che chiarisce bene il progetto e che spiega molto bene i rapporti nel death metal underground. La formazione a tre prevede DeathLörd of Abomination & War Apocalypse (Conqueror, Blasphemy) alla chitarra, al basso e alla prima voce, Nocturnal Grave Desecrater and Black Winds (Blasphemy) alla seconda voce e J.Read (Conqueror, Blasphemy) alla batteria. Dovendo gestire la lontananza e gli impegni dei componenti del gruppo il disco ha subito dei ritardi, ma ne è valsa la pena. In Mass Extermination possiamo trovare il vero spirito del metal underground, picchiare durissimo, divertirsi e fare qualcosa di anti commerciale. I tre si divertono molto nel suonare questa musica e lo si può notare, e ciò è il valore aggiunto che fa di Mass Extermination un gran disco, bilanciato e molto potente. La produzione è adeguata al suono dei Death Worship, poiché non è troppo lo fi ma nemmeno troppo fedele, e rende il giusto calore a questo suono pesante. Ci sono echi dei gruppi di provenienza, ma qui c’è ancora di più, perché i musicisti hanno carta bianca e possono dare vita ad un’altra bestia immonda. Mass Extermination può essere una delle migliori uscite dell’anno, sicuramente una delle più violente e tipicamente death metal underground.

TRACKLIST
1.Abomination Storm
2.Evocation Chamber
3.Holocaust Altar
4.Superion Rising
5.Desolation Summoning
6.The Chaos Trance
7.Death Worship interview

DEATH WORSHIP – Facebook

TERRA

Qualche domanda ai Terra, uno dei migliori gruppi attuali di atmospheric black metal.

Interessante chiacchierata con Ryan dei Terra, uno dei migliori gruppi attuali di atmospheric black metal. Un sentire che va oltre, come abbiamo già scritto parlando del loro Mors Secunda.

MetalEyes: Come nascono le vostre canzoni, che sono molto più di semplice musica?

Ryan: Quando scriviamo facciamo delle jam, fino a che non acquistano una forma coerente. Ho molte idee quando vado a correre o anche solo a camminare, che poi finiscono in sala prove. Da qui partiamo con le jam, fino a che diventano una canzone o possono morire lì.

ME Per voi il black metal cosa significa?

R Per me significa qualcosa di meditativo, il black metal ha diversi significati per molta gente, è un genere dalle mille sfaccettature. Per me è perdersi totalmente nella sua atmosfera.

ME Quali sono le vostre ispirazioni?

R Nel black Emperor, Burzum, Ulver e Krallice. Fuori dal genere direi quasi tutto, se mi piace qualcosa la ascolto abbastanza da provocare in me ispirazione, o un qualcosa di simile.

ME La musica può diventare un lavoro come un altro o può rimanere un luogo per le emozioni?

R Lo scopo è di fare musica che ci diverta nel suonarla. Non ci aspettiamo certo di riuscire a viverci, forse avremmo dovuto sceglierci qualcosa di più lucroso! Vogliamo solo suonare e fare rumore, se la gente vuole ascoltarci è un di più benvenuto. Ultimamente stiamo cercando di suonare il più possibile.

ME Nel vostro disco c’è un distacco totale dalla realtà, portate l’ascoltatore lontano dalla realtà, come ci riuscite?

R Grazie per averlo notato. E’ lo scopo finale della nostra musica, ovvero quello di ipnotizzare qualcuno, spero che quelli che sono trasportati dalla musica si creino una loro rappresentazione visiva su di essa incentrata: non funziona con tutti, ma spero che chi faccia il viaggio se lo gusti.

ME Progetti futuri ?

R Ci piacerebbe lavorare alla colonna sonora di un film, sia come gruppo che  come un’altra entità. Vorrei anche fare un progetto di drone, ma non riesco a trovare il tempo. Luke ha una nuova band grindcore che si chiama Triangle Face e Olly ha un progetto elettronico (https://soundcloud.com/septicproductions).

Black Motel Six – Everything On Its Place

I Black Motel Six sono potenti, non abdicano di fronte alla necessità di essere melodici e sono orecchiabili e radiofonici, ovviamente non le radio che si sentono normalmente, pur non rinunciando ad avere una grande carica metal.

Suona tutto molto bene nell’esordio dei Black Motel Six, gruppo romano di groove metal, o meglio, di metal moderno.

Il loro suono arriva da molti generi, da ascolti come gli Stone Sour, o da schegge di metalcore e di death melodico, ma la referenza migliore è il groove metal. Questi ragazzi romani riescono a fondere insieme potenza, melodia e precisione, ed ogni canzone è una bella e piacevole mazzata. I Black Motel Six sono potenti, non abdicano di fronte alla necessità di essere melodici e sono orecchiabili e radiofonici, ovviamente non le radio che si sentono normalmente, pur non rinunciando ad avere una grande carica metal. La produzione supporta al meglio gli sforzi del gruppo, sottolineandone la pressoché perfetta calibrazione. Le canzoni arrivano come un fiume fresco d’estate, passano e lasciano una bella sensazione, e il loro linguaggio musicale è composto da molto più di diecimila parole. Qui non si tratta di novità, ma di una materia modellata bene, con forza di volontà ed anche coraggio, perché non è mai facile fare un’opera metallica ed al contempo melodica, ma questi romani grazie anche alla loro indubbia bravura tecnica ci riescono molto bene. Addirittura in certi passaggi la doppia cassa e la chitarra sono apertamente southern metal, eppure le ottime melodie sono tangibili. Sicuramente si ripropone una vessata quaestio, dicendo che un disco simile certe affermate realtà straniere se lo sognano di notte, eppure è così, però anche grazie a gruppi come i Black Motel Six dovremmo smettere di considerarci i figli minori del dio del metal: dischi così sono ottimi a prescindere, godiamoceli.

TRACKLIST
1.ON MY WOUNDS
2.SCREAM
3.HANDFUL OF DUST
4.F.Y.S.O.B. 03:54
5.LANDSLIDE PT.1
6.LANDSLIDE PT.2
7.THROUGH A NEW PHASE
8.EVERYTHING IN ITS PLACE
9.GN’R
10.SHAME ON YOU

LINE-UP
Steph – Vocals
Marco – Lead Guitars
Emanuele – Bass
Alessio – Drums

BLACK MOTEL SIX – Facebook

Ursa – The Yerba Buena Session

Gli Ursa riescono a mantenere un’ottima tensione per tutto il disco, e queste sessioni assumono il carattere di jam composte molto bene.

Gli Ursa sono la dimostrazione che con talento e passione si può fare un ottimo doom stoner metal, pur provenendo da un ambito diverso dell’universo metal.

I tre provengono da Petaluma in California, stato fresco della legalizzazione dell’erba, e questo disco è appunto un lungo viaggio in cinque canzoni in download libero.
La nascita degli Ursa si deve ad un progetto parallelo di tre quarti dei Cormorant, un buon gruppo black metal. I tre si staccano momentaneamente dal gruppo madre per fare del doom stoner di alta qualità.
Il loro suono parte dalle coordinate classiche del genere, con un passo arioso ma che non tralascia momenti maggiormente veloci, anche con l’ottimo ausilio di un organo. Gli Ursa riescono a mantenere un’ottima tensione per tutto il disco, e queste sessioni assumono il carattere di jam composte molto bene. Una delle grandi protagoniste in questo disco è l’epicità delle canzoni, e anche i testi riflettono un amore per il fantasy e per il fantastico in genere. A volte spunta il loro amore per il black metal in alcune energiche tirate, che non sono di fatto black ma che lasciano trasparire ciò. Ci si deve addentrare in The Yerba Buena Sessions per carpirne il forte carattere e la gran classe, e per gustare a fondo questo ottimo ed epico doom stoner.
In definitiva un disco che vi stupirà e che conferma l’ottima via americana al doom epico.

TRACKLIST
1.Wizard’s Path
2.Frost Giantess
3.Thirteen Witches
4.Scourge of Uraeus
5.Dragon’s Beard

LINE-UP
Brennan – Drums & Synth
Matt – Bass & Vocals
Nick – Guitars & Synth

Crossbones – WWIII

WWIII è un disco che convince e che fa venire voglia di sentirlo più volte, perché qui dentro c’è il vero metal, quello fatto con passione e olio di gomito, senza nascondersi dentro una tastiera o con effetti particolari.

I Crossbones sono semplicemente il primo e tuttora il migliore gruppo metal albanese, ed ascoltando WWIII il motivo lo capirete facilmente.

Il loro thrash con inserti di groove metal crea un suono molto interessante, con canzoni ben composte e passaggi sonori vari ed azzeccati. Questo disco, mixato e masterizzato da Tommy Talamanca ai Nadir Studios, è il primo prodotto in un certa maniera nella più che ventennale carriera dei Crossbones, dato che sono nati nel 1996 e nel 1997 hanno prodotto il primo disco metal albanese, Days Of Rage, ancora oggi insuperato pilone della storia del metal e del rock in Albania. Ai Crossbones non basta però fare la storia perché vogliono continuare a produrre ottimo metal, come avviene in questo caso. Le architetture sonore sono abbastanza complesse e rendono le canzoni stratificate, con un percorso che porta le melodie in primo piano, mentre la pesantezza del suono è molto ben bilanciata, grazie anche al notevole lavoro di Tommy Talamanca, ma le basi ci sono tutte. Suonano più freschi ed interessanti i Crossbones che tanti altri gruppi molto più giovani, ma anche maggiormente stereotipati e noiosi. WWIII è un disco che convince e che fa venire voglia di sentirlo più volte, perché qui dentro c’è il vero metal, quello fatto con passione e olio di gomito, senza nascondersi dentro una tastiera o con effetti particolari: un lavoro ben fatto, complesso senza essere difficile, e ha quel sentire che i metallari capiscono al volo e che fa del metal una delle cose più belle sul globo terracqueo. I ragazzi dall’Albania saranno in questi giorni insieme ai Septem in tour, due gruppi da seguire senz’altro, anche dal vivo.

TRACKLIST
1. I’m God
2. Gates of Hell
3. Gjallë
4. WTF
5. Messing with the Masses
6. Schizo
7. Rise
8. You Fool
9. That Kind of Feeling
10. I’m God, Pt. 2

LINE-UP
Ols Ballta – vocals
Theo Napoloni – drums
Ben Turku – guitars
Klejd Guza – bass

CROSSBONES

tps://www.youtube.com/watch?v=ye69hCwHxRE

Zeit – The World Is Nothing

Questo hardcore è suonato molto bene, è estremo e molto interessante, con interessanti linee melodiche e giusti sconfinamenti in molti generi, dal technical death metal, al math, al noise ed altro ancora.

Ristampa in cd a cura di diverse etichette del primo disco di questo gruppo hardcore veneziano.

La loro proposta è un concentrato di velocità e potenza, molto vicino al chaotic hardcore e al percorso tracciato dai Converge e gruppi affini. La potenza degli Zeit non è inferiore alla loro tecnica, che è notevole, e tutto ciò si va a sposare con un’ottima capacità compositiva, che fa di questa prima prova sulla lunga distanza un gran disco. Questo hardcore è suonato molto bene, è estremo e con interessanti linee melodiche e giusti sconfinamenti in diversi generi, dal technical death metal, al math, al noise ed altro ancora. In The World Is Nothing troviamo la giusta tensione ed il giusto pathos che devono essere presenti in un buon disco hardcore, ma qui dentro c’è di più. Molti gruppi sono potenti, calibrati e fanno sensazione, ma l’hardcore deve scavarti qualcosa dentro, ed in questo gli Zeit sono molto bravi. Come detto il disco ha visto la luce in cd grazie alla collaborazione fra diverse belle realtà musicali, e gli Zeit collaborano anche musicalmente e non con alcune realtà veneziane, come Trivel Collective e Venezia Hardcore, facendo parte di una florida scena assieme a gruppi come gli Slander, ma gli Zeit sono maggiormente metallici e contundenti.
Un debutto di grande hardcore, let’s mosh.

TRACKLIST
01. World And Distances
02. Weaving
03. Distance And Difference
04. Disguised
05. Chasing The Void
06 Tautologies
07. Lack Of Parts
08. No Conception
09. The Walls Of The World
10. Past Meanings

LINE-UP
Alessandro Maculan – Guitar
Sebastiano Busato – Voices
Gabriele Tesolin – Bass
Francesco Begotti – Drums

ZEIT – Facebook

Mars Era – Dharmanaut

Dharmanaut non è un disco comune grazie alla sua intensità e potenza, con un’ottima unione fra desert stoner e psych settanta, e ci si può trovare anche uno spruzzo di grunge.

I Mars Era sono nati a Firenze nel 2014, ispirandosi allo stoner, e più in particolare alla scena desertica statunitense che tante gioie ha regalato.

Per il loro debutto discografico però questi ragazzi vanno ben oltre, confezionando un concept album che si basa sull’idea di un lungo dialogo fra lo Ying e lo Yang, che ci riporta al dualismo fra bene e male e a tanti altri dualismi sia della filosofia orientale che di quella occidentale. La musica dei Mars Era è molto energica e di forte impronta settantiana, con una potente benzina di modernità. Il disco è molto bello, con canzoni veloci ed altri momenti maggiormente dilatati, e stupisce la maturità sonora di questo gruppo esordiente, che certamente non propone novità rivoluzionarie, ma confeziona un disco molto ben fatto e piacevole, intenso e coinvolgente. Il suono è vitaminico e ben bilanciato, con una forte impronta anni settanta come si diceva prima, e partendo da qui i Mars Era sviluppano un suono peculiare ed importante, ben definito e con ulteriori margini di miglioramento. Dharmanaut non è un disco comune grazie alla sua intensità e potenza, con un’ottima unione fra desert stoner e psych settanta, e ci si può trovare anche uno spruzzo di grunge. Il concept si sviluppa con un film accompagnato da una musica davvero notevole, che rende l’opera molto interessante. Disco di rara intensità e pathos che spalanca un futuro davanti ai Mars Era.

TRACKLIST
01. Enemy Was a Friend of Mine
02. Emprisoned
03. The Leap
04. Revolution
05. Red Eclipse
06. Licancabur
07. Desolate Wasteland

LINE-UP
M. Verdelli _guitars
D. Ferrara_vocals
L. Storai_bass
T. Tassi_drums

MARS ERA – Facebook

Mangog – Awakens

L’effetto di insieme è notevole e questo Awakens è un disco gigantesco, con pesanti giri di chitarra ed un’interpretazione canora affatto comune: la bestia avanza lentamente.

Ci sono luoghi dove certe cose vengono fatte meglio rispetto al resto del mondo, per esempio nel Maryland il doom classico lo fanno meglio, e il nuovo disco dei Mangog ne è la dimostrazione.

Questa nuova bestia che porta riff e cattiveria è formata da membri di altri notevoli gruppi del Maryland, come Beelzefuzz, Iron Man e Revelation. Tutti questi gruppi hanno in comune una visione classica del doom metal, fatta di grassi e lenti giri di chitarra, un basso ben piazzato e batteria piuttosto sabbathiana. L’effetto di insieme è notevole e questo Awakens è un disco gigantesco, con pesanti giri di chitarra ed un’interpretazione canora affatto comune: la bestia avanza lentamente.
Questo è un disco di doom underground al 100 % e ogni canzone scava a fondo, rompendo tutto ciò che incontra. Il suono della chitarra ha vari registri, e non ci sono solo giri lenti, ma anche canzoni più veloci, che testimoniano la versatilità del gruppo che rende di altro livello tutte le canzoni. In alcuni momenti ci sono anche offerte a dei di altri generi, tanto che la voce di Myke Wells sembra quasi heavy metal, e il gruppo offre sempre ottimi spunti.
Nell’insieme questa seconda prova dei Mangog, dopo l’ep del 2015 Daydreams Within Nightmares, è un disco meravigliosamente pesante, che farà la gioia di chi ama il doom classico, ma molti elementi musicali vanno ben oltre la classicità. I Mangog uniscono vari stili pera arrivare ad un risultato notevole, e Awakens sta riscuotendo già ottime accoglienze, sia per il peso dei nomi coinvolti sia per la sua qualità. Tutte le canzoni sono ottime, e la produzione minimale aggiunge ancora maggior peso al disco. Da Baltimora la musica del destino.

TRACKLIST
1. Time Is a Prison
2. Meld
3. Ab Intra
4. Of Your Deceit
5. Into Infamy
6. Modern Day Concubine
7. A Tongue Full of Lies
8. Daydreams Within Nightmares
9. Eyes Wide Shut

LINE-UP
Myke Wells – Vocals
Bert Hall, Jr. – Guitars, vocals, devices
Darby Cox – Basses
Mike Rix – Drums

MANGOG – Facebook

Ephedra – Can’ – Ka No Rey

Gli Ephedra vanno in profondità nello scrivere le loro canzoni e fanno provare all’ascoltatore un’esperienza nuova, ampliando le possibilità della musica strumentale, con la loro miscela di stoner doom ed heavy metal.

Le miscele se equilibrate e fatte bene sono irresistibili.

E’ questo il caso degli Ephedra, da Zofingen nel cantone Argovia, quartetto svizzero che propone un suono davvero particolare, a cavallo di molti generi, tra i quali lo stoner, il doom, ma con un fortissimo substrato di heavy metal, più che altro un sentire. In questo disco d’esordio gli Ephedra fanno sfoggio di un suono che non è facile da sentire, possiamo prendere come punto di partenza la musica pesante strumentale dei Karma To Burn. ad esempio, anche se qui la filigrana è più sottile, ma giusto per far capire all’ascoltatore cosa lo aspetta. Partendo da queste coordinate gli Ephedra viaggiano fra i generi, e nella stessa canzone possiamo ascoltare post rock, post metal ed altro. Ancora più in profondità la struttura della maggior parte delle canzoni è composta da un’epicità e classicità metal davvero peculiare. Gli Ephedra vanno in profondità nello scrivere le loro canzoni e fanno provare all’ascoltatore un’esperienza nuova, ampliando le possibilità della musica strumentale, rendendo Can’- Ka No Rey un disco molto particolare. Il titolo del disco deriva dal nome di un luogo nella saga della Torre Nera di Stephen King, e questo già rende bene l’idea dell’epicità fantasy insita in questo disco, che è davvero piacevole alle orecchie di chi lo sente, perché è strutturato davvero bene. Gli svizzeri fanno venire voglia di sentirli molte volte, e sarà interessante testarli dal vivo, anche perché il loro suono è stato costruito sui palchi delle loro numerose esibizioni di fronte al pubblico. Un album di esordio molto positivo, ma che soprattutto si distacca dalla media dei lavori di altre band a loro affini.

TRACKLIST
1.Vicious Circle
2.Bad Hair Day
3.Mother Stone
4.Cornfield Disaster
5.Monday Morning
6.Metamorphosis Calypso
7.Coco Mango Soup
8.Happy Threesome
9.Road Trip
10.Barstool Philosophy
11.Moonshiner
12.Southern Love

LINE-UP
Roman Hüsler -Guitar
Andy Brunner – Guitar
Kilian Tellenbach – Bass
Tomi Roth – Drums

EPHEDRA – Facebook

Cowards – Still

Un ep fuori dal comune, potentissimo e bellissimo, di un gruppo tra i migliori nel panorama pesante mondiale.

I Cowards sono, in breve sintesi, un fenomenale gruppo di noise hardcore, con elementi sludge, ma soprattutto puntano alla vostra giugulare.

Raramente ascolterete un ep dell’intensità di Still, perché questi ragazzi francesi nelle loro canzoni mettono un quantità di rumore e pesantezza davvero notevoli, e si è notevolmente attratti da questo suono. Disperazione, urgenza e forse noia, quale sia la molla ben venga se la musica che ne esce fuori è questa. Dopo il secondo disco del 2015, Rise Of The Infamy, che è un’altra eccelsa opera, eccoli tornare a beve giro di posta su Throatruiner Records, garanzia di musica pesante e pensante. Still è un’ ep, tra l’altro in free download, che non vi lascerà un attimo di tregua, vi seguirà ovunque gridare con le cuffie, insieme ai Cowards, perché questo è veleno che ci si inietta per tentare di sopravvivere. Prendete i Converge, buttateli nella mischia noise anni novanta newyorchese, e capirete vagamene cosa siano i Cowards. Dato che questi ragazzi non sono un gruppo normale, i primi due pezzi sono loro inediti, mentre You Belong To Me è una canzone dei Police (che testimonia pure quanto fossero avanti Sting e soci) fatta alla Cowards, e scorre il sangue. One Night in Any City è la libera rielaborazione di One Night In New York degli Horrorist. Un ep fuori dal comune, potentissimo e bellissimo, di un gruppo tra i migliori nel panorama pesante mondiale.

TRACKLIST
1.Still (Paris Most Nothing)
2.Empty Eyes Smiles
3.Like Us (feat. Matthias Jungbluth)
4.You Belong To Me (*** ****** cover)
5.One Night In Any City (The Horrorist cover)

LINE-UP
Membri
J. H. – Chant
C. L. – Batterie
G. T. – Basse
T. A. – Guitare
A. L. – Guitare

COWARDS – Facebook

Chronic Hangover – Nero Inferno Italiano

Nero Inferno Italiano è un disco composto e suonato benissimo, pieno di novità e di carattere, originale dall’inizio alla fine, e diverte moltissimo, se solo ci fosse qualcosa da ridere.

Vizio, perdizione ed inutili giustificazioni, insomma la vita nel bel paese, o è solo il nero inferno italiano ?

Tornano i romani Chronic Hangover, con il loro ottimo stoner doom metal, con molto groove e canzoni composte molto bene. I ragazzi hanno ascoltato ed assorbito molte cose per poter fare un disco così, completato poi da ottimi testi in inglese. Questo è il loro debutto su lunga distanza, dopo l’ottimo ep del 2014 “Logicamente il Signore ci punirà per questo”, e a quanto pare non li ha puniti, o almeno non nel modo canonico. Il suono dei Chronic Hangover è un misto di elementi classici del metal, ma la loro rielaborazione è talmente buona che ne esce un qualcosa di davvero originale. La voce di Jacopo è il noi narrante del disastro dell’italica vita, e ci accompagna per mano in una galleria di quadri che descrivono la nostra vita, si è proprio la nostra vita, senza senso e deprimente. Ma non piangiamoci addosso, facciamo schifo perché lo vogliamo fare e questo splendido disco è qui per ricordarcelo. Ci sono tante cose qui dentro, dallo stoner al doom, dal groove metal all’heavy, ma è tutto Chronic Hangover, qualcosa di completamente nuovo. Nero Inferno Italiano è un disco composto e suonato benissimo, pieno di novità e di carattere, originale dall’inizio alla fine, e diverte moltissimo, se solo ci fosse qualcosa da ridere. La soluzione è quella della copertina, in più però al bar fate mettere questo gran disco.

TRACKLIST
1. Vituperio
2. Homunculus
3. Sociopatia
4. Regretudo
5. Tossine
6. Villa Triste
7. Alamut 2112
8. Nero Inferno Italiano
9. Lucifer In The Sky With Diamonds

LINE-UP
Jacopo: Vocals
Rutto: Bass
Charlo: Drums
Zorro: Guitars

CHRONIC HANGOVER – Facebook

Stillborn Slave – 7 Ways To Die

Ennesimo gran disco di metal dalla Francia, gran bel suono potente e pieno, e si aspetta già la prossima puntata.

Disco d’esordio per questo gruppo francese di Brive La Gallarde che ha molte influenze ed un bel suono granitico, con un gran groove.

Gli Stillborn Slave hanno rielaborato secondo il loro gusto le nuove tendenze del metal, includendo anche un tocco hardcore. La produzione molto accurata riesce a far risaltare un suono che è moderno e dinamico, ma non perde le caratteristiche di cattiveria e potenza, ha risvolti metalcore, ma è maggiormente hardcore, perché la fiamma che brucia all’interno del gruppo è questa, con una importante attenzione al death metal, come le due voci in clear ed in growl, che giovano molto al loro suono. Sette pezzi che faranno la felicità degli amanti delle nuove sonorità metalliche, ma che piacerà molto anche a chi è più grande. Gli Stillborn Slave sono un gruppo completo e potente, molto tecnico e versatile, nato con l’intenzione di fare musica potente e ci riescono benissimo. Ennesimo gran disco di metal dalla Francia, gran bel suono potente e pieno, e si aspetta già la prossima puntata.

TRACKLIST
1.Two Worlds
2.Fiends
3.Fallen Empire
4.The End Of Everything
5.I Spit On Your Grave 00:30
6.When Sheep Become Lion
7.You Stand Alone

LINE-UP
Kronar : Vocals
Jeff : Bass Guitar
James : Drums
Nicolas : Rythm And Lead Guitar
Romain: Rythm And Lead Guitar & Back Vocal

STILLBORN – Facebook

1914- Eschatology of War/Für Kaiser, Volk und Vaterland

Dischi molto belli, dove vengono scandagliate le assurdità della guerra, ma soprattutto le tante assurdità della nostra vita, attraverso una ricerca storica e musicale imponente e molto affascinante.

Ristampa per l’ep e l’album di debutto per questo gruppo ucraino che, con Eschatology Of War, pubblica uno dei migliori concept album mai fatti sulla prima guerra mondiale.

Dalle cariche degli Arditi italiani, ai bombardamenti degli Zeppelin passando per l’Impero Ottomano, questo disco offre una visione differente e molto aderente di ciò che è stato uno dei peggiori massacri della storia. Dietro alla patina retrò ed elegante della propaganda, a milioni cadevano in fronti davvero estremi, a causa di battaglie che si risolvevano in corpi a corpi ancestrali, o uccisi dal gas o travolti dalle bombe. In Europa quasi ogni famiglia contava un reduce o un caduto al fronte, io stesso avevo un parente che visse fino alla morte con una pallottola nel torace, ricordo di una battaglia in Trentino. I 1914 fanno un genere tutto loro, che si situa tra il black ed il death, ma li supera entrambi, andando oltre il war metal, per entrare direttamente nei nostri cuori e nelle nostre menti. Con i 1914 siamo direttamente nel campo di battaglia, con il loro fantastico metal che spazia anche nel doom o nello sludge, a seconda dei momenti ma soprattutto delle esigenze emotive. Insieme a questa ristrampa troviamo anche il primo ep del gruppo, ormai introvabile, che dà una cifra precisa della loro bravura e del loro particolare stile, annoverando anche una cover molto molto particolare di Something On The Way dei Nirvana. Dischi molto belli, dove vengono scandagliate le assurdità della guerra, ma soprattutto le tante assurdità della nostra vita, attraverso una ricerca storica e musicale imponente e molto affascinante. Se andate nella loro pagina facebook troverete materiale molto interessante sulla prima guerra mondiale.

TRACKLIST
CD1: “Eschatology of war”
1. War In
2. Gasmask
3. Frozen in Trenches (Christmas Truce)
4. Verdun
5. Caught in the Crossfire
6. Zeppelin Raids
7. Ottoman Rise
8. Arditi
9. Battlefield
10. War Out

CD2: “Für Kaiser, Volk und Vaterland!”
1. An Meine Völker! (intro)
2. Karpathenschlacht (Dezember 1914 – März 1915)
3. 8 × 50 mm. Repetiergewehr M.95
4. Gas mask (Eastern front rmx by Solar Owl)

Trench mud outtakes
5. Caught in the Crossfire (trench demo 2014)
6. Frozen in Trenches (trench demo 2014)
7. Zeppelin Raids (trench demo 2014)
8. Zeppelin Raids (Western front rmx by ✞ λ₴MѺÐ∆I ✞)
9. Something in the way (Nirvana cover, Schlacht an der Somme version)
10. Preparing for the Next War (outro)

1914 – Facebook

Hydronika – Alberi Dai Muri

Un disco che potrebbe essere tranquillamente tra i migliori dell’anno in campo rock, per chi ama fare classifiche, ma il consiglio è quello di ascoltare Alberi Dai Muri, perché ne vale davvero la pena e vi farà stare bene.

Gruppo campano fautore di un buon rock incentrato sulla tradizione italiana e sulla sua buona capacita compositiva.

La particolarità degli Hydronika è sapere coniugare molto bene testi affatto comuni con un rock felicemente imbastardito con altri generi, per arrivare ad un risultato molto accattivante e piacevole. La loro padronanza tecnica certamente porta qualità e si distaccano, per questo, da molti altri gruppi sia nostrani che non. Gli Hydronika nascono nel 2004 con una formazione molto diversa da quella attuale; nel 2006, dopo una grande attività dal vivo, arrivano a pubblicare il primo disco omonimo. Nel 2009 arriva Attraverso, completamente autoprodotto e disponibile in free download dal loro sito, il che li porta a a totalizzare più di 10.000 downlaod, confermando la felicità di tale scelta. Dopo sette anni e vari problemi di formazione, i ragazzi campani sono tornati con un gran bel disco che ripaga il loro entusiasmo e che è davvero notevole. Sentire gli Hydronika potrebbe cambiare la concezione che molti hanno erroneamente del rock italiano, soprattutto per colpa di band qualitativamente scarse, sebbene di successo. Gli Hydronika fanno canzoni molto belle e piacevoli, ci si diverte a sentire questo album, ma ci si emoziona pure, e poi in più c’è una musicalità davvero notevole che lo pervade. Un disco che potrebbe essere tranquillamente tra i migliori dell’anno in campo rock, per chi ama fare classifiche, ma il consiglio è quello di ascoltare Alberi Dai Muri, perché ne vale davvero la pena e vi farà stare bene.

TRACKLIST
1.La caduta
2.Contro tempo
3.Campione
4.Essenza
5.Radio Caroline
6.Ti sento
7.Sparito
8.Occhi chiusi

LINE-UP
Filippo De Luca – basso
Vins Provvido – batteria
Mario Fava – chitarra
Umberto Lume – voce e synth

HYDRONIKA – Facebook

Into My Plastic Bones – A Symbolic Tennis Pot

Un tuffo freschissimo nelle acque del miglior indie noise rock degli anni novanta, tanto per intenderci Touch & Go et similia.

Un tuffo freschissimo nelle acque del miglior indie noise rock degli anni novanta, tanto per intenderci Touch & Go et similia.

Nati a Torino nel 2006 come trio strumentale, questi ragazzi si sono poi trasformati in una macchina di noise math e dintorni. Il loro suono è scarno, minimalista ed estremamente affascinante e tocca corde a cui non si può rimanete indifferenti. La qualità del disco è davvero alta, si sarebbe voluto ascoltare un disco così anche in anni nel quale questo genere furoreggiava nelle orecchie alternative. Gli Into My Plastic Bones esprimono una forza ed un’energia incredibili, supportate da una forza compositiva che lascia stupefatti. Tutto sembra molto semplice e nervoso, con chitarre che sgusciano creando inusitate linee melodiche con la parte ritmica. Il disco è stato registrato in presa diretta all’Oxygen Recording Studio di Verzuolo in provincia di Cuneo e poi rimasterizzato da un certo Bob Weston a Chicago, e si sente. Il disco non contiene sovraincisioni o correzioni, e la sua vera imperfezione è ulteriore motivo di bellezza.
Un disco molto bello, che risente di una certa atmosfera che sembrava ormai dimenticata, ma che può ancora regalare molte gioie se fatta nella giusta maniera.

TRACKLIST
1.Sumizome / 666
2.Overstepping bounds
3.Cheap canvas
4.Sawn
5.This endless conversation
6.Supermarket macarena
7.Flyby
8.Ngunza

INTO MY PLASTIC BONES – Facebook