Siaskel – Haruwen Airen

Questo disco è speciale, poiché raramente si riesce ad ascoltare un black death che riesca a coniugare epicità ma, anche e soprattutto, un’esecuzione pulita e chiara, che conferisce maggior forza al disco

Secondo disco per i cileni Siaskel, un combo black metal che tratta nei suoi lavori della cultura Selk’nam.

Questi ultimi erano gli abitanti indigeni del lembo più estremo della Patagonia. L’origine dei Selk’am si perdono in ere davvero lontane da noi, e quel che poco che si sa di loro lo si deve ai pochi sopravvissuti e a racconti perlopiù orali. Il black death di ottima fattura dei Siaskel ci riporta vivide immagini della vita, della mitologia e della forza di questa popolazione. Come altre volte il linguaggio del black metal serve a riscoprire le proprie origini e le vere tradizioni, ed un genere musicale che si vuole nichilista per antonomasia riesce a compiere un salvataggio storico culturale molto importante. Musicalmente Haruwen Airen è un disco molto maturo, potente e ben suonato con una forza ben definita, e fa parte di un percorso che se compiuto porterà i Siaskel molto lontano. Questo disco è speciale, poiché raramente si riesce ad ascoltare un black death che riesca a coniugare epicità ma, anche e soprattutto, un’esecuzione pulita e chiara, che conferisce maggior forza al disco. I Siaskel sono un gruppo dalla forte personalità, e con questo lavoro vanno ben oltre la nomea di gruppo interessante.

TRACKLIST
1.Hechuknhaiyin Yecna Shuaken Chima
2.Só`ón Hás-Kan
3.Haruwen Airen
4.Hais
5.Hain
6.Mai-ich
7.Han K´win Sa

SIASKEL – Facebook

Earth And Pillars – Pillars I

Si rimane attoniti e piacevolmente allibiti nell’ascoltare canzoni di oltre quindici minuti, che come un vento impetuoso ci sradicano dall’abituale sradicamento del tempo come lo conosciamo, per portarci lontano, ma anche molto vicini alla nostra anima.

Il black metal è uno dei linguaggi musicali più ricchi e vari che siano mai esistiti.

Come in un laboratorio si possono acquisire elementi e conoscenze standard per poi fare qualcosa di completamente nuovo, una fotografia di un angolo ancora sconosciuto. Gli Earth And Pillars fanno proprio questo, inventano un qualcosa che non c’era prima, seppur usando elementi conosciuti. Si potrebbe definire per facilità il loro black metal come atmosferico, mentre sarebbe più appropriato dire che lo suonano nell’atmosfera, poiché la loro musica porta lontano, molto lontano. Pillars I è un disco di valore assoluto, incredibile dalla prima all’ultima nota, contenente un miliardo di emozioni, di lacrime e voli radenti su foreste innevate, ma soprattutto di libertà, sia di creare che di immaginare. Il gruppo fa una musica che è in parte suono, ma in gran parte sentimento, un sentire diverso rispetto a quello che possiamo provare. Nelle loro lunghe canzoni si alternano sfuriate e pezzi quasi elettro ambient, per poi riprendere il viaggio, mischiando sudore, freddo e morte. L’atmosfera che pervade il disco, il suo nucleo più nascosto è un magma che brucia incessantemente, un continuo cercare, un sublimare il nostro destino di sofferenza. Da molto tempo non si ascoltava un disco come Pillars I in ambito black metal atmosferico, come in altri ambiti. Si rimane attoniti e piacevolmente allibiti nell’ascoltare canzoni di oltre quindici minuti, che come un vento impetuoso ci sradicano dall’abituale sradicamento del tempo come lo conosciamo, per portarci lontano, ma anche molto vicini alla nostra anima. Ognuno qui deve aggiungere qualcosa di suo, lasciando il suo io, perché qui c’è di meglio. Tastiere, chitarre distorte, caverne e radure incontaminate.
Chiudere gli occhi ed ascoltare.
Stupefacente, sognante e tremendamente vivo.

TRACKLIST
1.Pillars
2.Myth
3.Solemnity
4.Penn

EARTH AND PILLARS – Facebook

DESCRIZIONE SEO / RIASSUNTO

Noise Pollution – Unreal

Tutto è a suo posto e funziona, molto radiofonico e godibile, quasi troppo pulito.

Secondo disco per questo gruppo italiano di metal moderno.

Metal per l’appunto, con l’aggiunta di un piglio punk e reminiscenze di crossover. Tutto è a suo posto e funziona, molto radiofonico e godibile, quasi troppo pulito. La produzione è molto buona e fa risaltare il gruppo, ma su questo disco non c’è molto da dire. Ascoltare Unreal è un qualcosa che potrebbe piacervi, soprattutto se vi piace il metal che non fa male, ma è anche qualcosa che lascia indifferenti. I Noise Pollution sono bravi, suonano bene e hanno genuina passione, ma evidenziano il lato debole del metal cosiddetto moderno, ovvero quello di essere radiofonico ma in fondo vacuo, evanescente.
Questa recensione non è una stroncatura e nemmeno un elogio, ma una semplice constatazione. Se fossero americani venderebbero molto di più, perché questo suono oltre oceano è particolarmente apprezzato. Il consiglio è sempre lo stesso, ed è quello che dovrebbe sottinteso ad ogni recensione: ascoltate con orecchie vostre, fatevi un’idea, date a tutti una possibilità, le recensioni sono indicazioni e nella maggior parte dei casi sono indicazioni sbagliate, l’importante è stare sulla strada.

TRACKLIST
1.Breaking Down
2.MAD
3.Gone Forever
4.Shame
5.Unreal
6.God of Sadness
7.Hole inside me
8.Two Faced
9.We Can’t forget
10.Full of dreams

LINE-UP
Amedeo ‘Ame’ Mongiorgi – vocals
Tony Cristiano – guitar
John ‘Line’ Virzì – guitar, vocals
Lorenzo ‘Wynny’ Magni – bass, vocals
Chris ‘Labo’ Albante – drums

NOISE POLLUTION – Facebook

Draugsól – Volaða Land

I Draugsól fanno un black metal unico per intensità, potenza e melodia, vicino ai primi Ulver per epicità e maestosità.

Black metal dall’Islanda, incredibile vulcano musicale sempre attivo, con una qualità incredibile. Questa volta la splendida isola ci regala un disco di black metal molto bello e nero.

I Draugsól fanno un black metal unico per intensità, potenza e melodia. In un vortice sonoro questi islandesi, anche grazie ad un’ottima produzione riescono a metterci dentro davvero tante cose, riuscendo ad essere incisivi come pochi altri gruppi. Il loro orientamento è classicheggiante, ma hanno anche bordate improvvise, specialmente con le chitarre che li fanno avvicinare al migliore death metal. La musica che proviene dai Draugsól potrebbe essere la colonna sonora dell’avanzata verso la città di Minas Tirith, una massa abnorme e crudele. Ma in fondo queste narrazioni, il tutto fieramente in islandese, sono paradigmi per descrivere la lotta che abbiamo dentro noi stessi in quanto uomini, quelle continue tensioni e lanci nel vuoto. I Draugsól sottolineano il tremendo fatto che noi siamo i creatori e allo stesso tempo i distruttori di noi stessi, in un incessante cambio di abiti mentali e di progressioni miste a cadute incredibili. Si lotta senza tregua, come una canzone, ed è riduttivo definire così le creazioni dei Draugsól. In tutto ciò fa capolino la paura dello sconosciuto, tema che gli islandesi penso conoscano molto bene, dato che per loro c’è stato molto di sconosciuto, ma tutto ciò li ha portati ad essere un popolo ben definito e soprattutto un popolo che suona. Un album eccezionale, epico e maestoso, che ricorda i primi Ulver, ma che in realtà è solo Draugsól. Un gran disco di black metal islandese pubblicato da una grande etichetta portoghese, e nel black metal questa è la chiusura perfetta del cerchio.

TRACKLIST
1.Volaða Land
2.Formæling
3.Bót Eður Viðsjá Við illu Aðkasti
4.Spáfarir Og Útisetur
5.Váboðans Vals
6.Holdleysa

DRAUGSOL – Facebook

Søndag – Bright Things

I Søndag hanno un suono riconoscibile, anche grazie alla presenza di due chitarre con otto corde, e quindi accordature molto ribassate che danno un tono più corposo al tutto.

Band di Piacenza che fa un rock metal di gran lunga migliore di molti analoghi e decantati gruppi di oltreoceano.

La loro prima apparizione musicale è di quest’anno, con un omonimo ep di tre tracce, promosso dal videoclip No. Il gruppo non è debuttante, poiché è stato fondato sulle ceneri degli Edema, che avevano già una discreta esperienza. Il loro suono è molto americano, attingendo alla fonte sempre viva del metal rock, ma i Søndag dalla loro hanno una composizione superiore ed molto talento, e tutto ciò fa in maniera che il disco scorra molto bene, veloce e preciso, gustoso e pulsante. Certamente a tutto ciò ha giovato la registrazione ed il missaggio di Riccardo Demarosi, valorizzato dalla masterizzazione di Alan Douches negli States, uno che ha avuto fra le mani gruppi del calibro di Converge, Swans, Mastodon ed altri. I Søndag hanno un suono riconoscibile, anche grazie alla presenza di due chitarre con otto corde, e quindi accordature molto ribassate che danno un tono più corposo al tutto. Questo accorgimento riesce a dare un tocco decisivo, perché i Søndag portano il rock metal ad un livello più alto, ascoltare per credere.
Il gruppo piacentino mette in musica la cronaca dei giorni difficili e la voglia di vederne di più luminosi, con forza e con talento.

TRACKLIST
1. Sweet
2. Back In Town
3. Polite Rebel
4. Viper
5. Wax
6. Bright Things
7. Leftover
8. Spitfire
9. Time Has Come

LINE-UP
Marcello Lega – Guitars
Riccardo Lovati – Drums
Marco Benedetti – Guitars
Riccardo Demarosi – Voice, Bass

SONDAG – Facebook

HI-GH – We Hate You

Si oscilla la testa e ci si muove al ritmo, nulla di più semplice e divertente, ma non è così scontato.

Se fai la cover di Bomber dei Motorhead, e la fai in maniera personale, oltre a sapere cosa ci aspetta, siamo pure contenti di ricevere il pugno in faccia.

Gli HI-GH fanno metal punk o punk’n’roll con fortissime influenze del caro vecchio metallo inglese. Amanti della velocità senza controllo e dalla distorsione accompagnata dalla doppia cassa, non c’è solo questo nella loro musica, anzi, in questo ep un metallaro vecchia scuola troverà molti motivi di gioia pura, come quando si cavalca sui territori tracciati dagli Iron Maiden, sempre però con un forte dose di personalità ed originalità. Certamente non è un suono nuovo, ma la difficoltà sta nel proporlo con stile, e gli HI-GH ci riescono benissimo. L’ep è il formato giusto per gustare questo breve compendio del metal classico, di quello spirito che si è perso in questi tempi, ma ci sono gruppi come gli HI-GH che che sono a difesa di questo suono. Si oscilla la testa e ci si muove al ritmo, nulla di più semplice e divertente, ma non è così scontato. Il gruppo romano fa un ulteriore passo in avanti e ci regala un ottimo ep.

TRACKLIST
1. Burn The School Down
2. The Last Love’s Path
3. Hallefuckin’ Luja
4. We Hate You
5. Where All Hell Breaks Loose
6. Bomber (MOTÖRHEAD COVER)

LINE-UP
Tommaso “Slowly” – Bass Guitars & Lead Vocals
Marco “Psyki” – Rhythm/ Lead guitars & Background Vocals
Marco “RedEyes” – Lead/Rhythm Guitars & Background Vocals
El Tito “Oki” – Drums, Background Vocals & Synth

HI-GH – Facebook

Glory Of The Supervenient – Glory Of The Supervenient

Un progetto estremamente interessante e potente, un ponte lanciato fra diversi stili di musica, con in comune la volontà di progressione musicale ed umana, verso ciò che abbiamo sopra e sotto di noi.

Quando la musica si fonde con il pensiero, e le note seguono e svolgono fili e curve allora siamo di fronte a qualcosa di nuovo e straordinario.

La prima fatica dei Glory Of The Supervenient è un disco molto vario e con tante cose dentro. La struttura è quasi impro, con un grande sentimento di prog , e nelle canzoni possiamo trovare metal, post rock, elettronica e anche minimalismo di scuola italica. Il gruppo nasce dalla mente del batterista milanese Andrea Bruzzone, che agli albori del 2015 comincia a scrivere i brani che andranno a comporre il disco. Il disco è un bel labirinto di suoni ed immagini sonore, con lo scopo di compiere un viaggio verso entità diverse rispetto al normale. Bruzzone si è dichiaratamente ispirato all’opera di Severino, un filosofo fondamentale per il nostro tempo, che ha aperto nuove vie nel pensiero umano, ed infatti questo disco è molto incline a far pensare, ad azionare leve ed ingranaggi del nostro cervello che raramente usiamo. La stimolazione neuronale è data dalla forza immaginativa di questa musica che traccia linee nello spazio, dopo qualsiasi accordo ci veniamo a trovare di fronte a sorprese che rendono il disco davvero ricco e da ascoltare più e più volte. La calma, la rabbia, il progredire ed il trovarsi in altri panni, la necessità di ritrovare la Gioia, che abbiamo perduto a causa di pensieri sbagliati.
Un progetto estremamente interessante e potente, un ponte lanciato fra diversi stili di musica, con in comune la volontà di progressione musicale ed umana, verso ciò che abbiamo sopra e sotto di noi.

TRACKLIST
1. I: The Destiny
2. Flexing The Inflexible
3. Identites
4. Infinte Tangles
5. Through The Circles
6. Encoutering The Encouterer
7. Firewood \ Ash
8. Isolated Earth
9. The Background
10. Connections
11. Path Of The Night

LINE-UP
Andrea Bruzzone – Drums, Virtual Instruments Programming.
Angelo ” Otus Dei “Girardello – Bass.
Mauro Scarfia – Sound Design.

GLORY OF THE SUPERVENIENT – Facebook

Macaria – A Strings’ Dramedy

Un’opera di death melodico sinfonico ben suonato e ben composto, con molte divagazioni di sapore classico che rendono in maniera ottimale la storia raccontata.

La rappresentazione della realtà può avere, come il suo modello, molte facce e molti momenti diversi.

Ad esempio il teatro nasce per l’esigenza di poter modellare la realtà secondo il bisogno della creazione di storie alternative. La drammatizzazione della vita ha diversi scopi, e può essere un modo migliore per spiegare la realtà. E questo che fanno i Macaria in questo debutto, che è in effetti un album concettuale basato su un pupazzo che prende vita durante la rappresentazione teatrale. La marionetta comincia così ad esplorare il mondo, vedendolo con occhi e parametri di giudizio molto diversi dagli uomini e trovando molte convenzioni sociali assai grottesche ed inutili, per arrivare infine chiedersi chi sia sbagliato, se la società o lui. I Macaria dipingono tutto ciò con un death metal sinfonico con intarsi folk, lascito della loro passata vita come Finntroll, poiché sono nati nei dintorni di Lecce nel 2009 come band folk metal, e hanno mantenuto un certo gusto per la teatralità, evolvendosi però musicalmente. Il disco è ben suonato e ben composto, con molte divagazioni di sapore classico che rendono in maniera ottimale la storia raccontata. Un debutto che colpisce per maturità ed originalità.

TRACKLIST
01. Suden Break
02. The Puppets Theater
03. Outside
04. Shaped Water
05. The Hidden Filth
06. Tar Nectar
07. Carnival Of Pigs
08. Midday Strangers
09. A Strings’ Dramedy
10 .The Knot Of Wills

LINE-UP
LORENZO MANCO – Vocals
MARCO CARANGELO – Guitar
DAVIDE PASTORE – Guitar
FEDERICO MAURO – Keyboards
LUCA DE MARCO – Bass
LUCA CASTO – Drums

MACARIA – Facebook

Elemento – Io

Un gran bel disco, fatto di grandi melodie e di un metal davvero progressivo.

Disco giustamente ambizioso che esplora i sentimenti umani, usando come sonda un metal progressivo unito a djent, mathcore e tanto altro.

In questo viaggio siamo guidati da Time, una figura umanoide che mostra al protagonista un’ampia gamma di sentimenti umani. Provenienti da una provincia italiana, e non serve sapere quale, gli Elemento parlano molto bene con la loro musica, che è un gran bel viaggio tra vari generi, rimanendo sempre nell’universo dello strumentale. Come i grandi dischi Io deve essere sentito molte volte, poiché si articola su diversi livelli, riuscendo ad esprimere molte emozioni, ricercando la natura profonda dell’uomo. Come in un processo alchemico la natura umana viene processata attraverso vari stadi, dove cambiando stato raggiunge il suo vero io. Gli Elemento riescono a rendere benissimo un discorso musicale che non è per nulla semplice, poiché oltre a trattare generi difficili, se non viene composto bene risulta confuso, mentre invece le loro melodie escono sgorgando come in una fresca sorgente. Un gran bel disco, fatto di grandi melodie e di un metal davvero progressivo.

TRACKLIST
1.Life – Izanagi
2.Violence – Vehement Mantra
3.Fear – Consuming The Light
4.Hate – Energy Flows
5.Wrath – The Eraser
6.Corruption – Infinite
7.Wrong – Paranoia
8.Death – Foreshadow
9.Nobility – In Reality
10.Courage – Create!
11.Love – Severance
12.Peace – Clear Mind, Clear Thoughts
13.Truth – Upside Now
14.Right – Old
15.Time – Spirit Of Fire

LINE-UP
Rick – Guitar
Nick -Guitar
Thomas -Drums

ELEMENTO – Facebook

Sorguinazia – Sorguinazia

Tutto è al servizio di una furia demoniaca, perché il black metal ti possiede, non lo suoni, ne vieni suonato.

Black metal primordiale velocissimo e senza controllo, sgorga dalle casse come sangue dalle vene. Ortodosso nella sua visione del black metal, questo misterioso duo confeziona uno dei migliori demo dell’anno in ambito nero, con una furia ed una marcezza senza pari.

Non esiste tregua, non c’è scampo alla caccia satanica, verrete presi e squartati appesi a quattro cavalli. Accelerazioni, concentrazioni magmatiche di black metal, grida belluine, e parti cantate in maniera classica, il tutto con una qualità molto alta. Anche la registrazione, pur essendo virata al black metal classico è fatta molto bene,facendo risaltare ancora di più il lavorio incessante del duo.
I Sorguinazia riescono a creare un’atmosfera particolare, sempre tetra e tesa, ed il loro black metal non cala mai di intensità e di forza. Non si sa praticamente nulla del duo, ma sicuramente sono persone che hanno una particolare dimestichezza col black metal. Ciò è confermato anche dal sapiente uso di parti maggiormente mid tempo, ma alla fine tutto è al servizio di una furia demoniaca, perché il black metal ti possiede, non lo suoni, ne vieni suonato.
Demo uscito ora in cassetta, poi a marzo 2017 uscirà in vinile, anticipando quello che sarà il futuro full length del gruppo sempre su Vault Of Dried Records.
Una delle uscite dell’anno per il black metal.

TRACKLIST
1.VI
2.I
3.II

Argonauta Records – Skulls from the Sky

M Ciao Gero, ci racconti qualcosa della serata di domenica ?

Ciao Massimo, domenica sarà una data importante, l’inaugurazione di questi nuovi eventi denominati Skulls from the Sky. L’idea è quella di organizzare eventi satellite a quello che è l’appuntamento annuale dell’Argonauta Fest in primavera. L’occasione era propizia, in quanto gli svedesi Suma, fuori ora su Argonauta con il loro nuovo album, erano pronti per il loro tour europeo, così li abbiamo invitati a questo evento “apripista”, sarà la loro unica data italiana e presenteranno per intero il loro album. E poi il contorno non sarà da meno con i Nibiru pronti a mettere su un nuovo rituale live, gli Infection Code sempre sul pezzo a devastare tutto con il loro noisecore d’assalto, e poi i “miei” Varego con i quali suoneremo tutto il nostro CD dalla prima all’ultima canzone.

M Cosa ti aspetti da una serata come questa?

Mi aspetto al solito un bel riscontro da parte di chi ci segue tutti i giorni e che permette ad Argonauta Records di crescere di anno in anno, tutti coloro che comprano i nostri cd in sostanza, senza questi ragazzi Argonauta non sarebbe ciò che è oggi.

M Puoi fare un bilancio dell’ Argonauta Records fino a qui ?

Argonauta vive un periodo intensissimo di uscite, contatti, collaborazioni e quant’altro. Sono particolarmente soddisfatto di come si sono mosse e si stanno muovendo le cose. In giro c’è un forte interesse per le nostre uscite e soprattutto in ambito internazionale si iniziano ad avere riscontri importanti. In pochi anni siamo arrivati a oltre 50 uscite, vantando collaborazioni importanti con moltissime realtà, giovani e meno giovani con cui siamo sempre in stretto contatto. Ci sono tanti obiettivi da raggiungere ben definiti in agenda e altri ancora da definire. Il 2017 poi sarà un anno molto particolare, che segnerà già il nostro quinto anno di attività (la prima uscita Argonauta risale infatti a Settembre 2012).

M Come è nata la collaborazione con i Suma ?

Come nella maggior parte dei casi, è stata una cosa molto semplice, una collaborazione tra gentlemen, se mi passi il termine. Sono da tempo fan della band e quando mi è capitata l’occasione, l’ho presa al volo ristampando il loro precedente album Ashes. Le cose sono andate talmente bene che con i Suma abbiamo rinnovato l’accordo, “vincendo” la concorrenza di alcune label blasonate, ed oggi eccoci qui a promuovere e distribuire il loro attesissimo album dopo ben sei anni di silenzio.

M Farete altri festival del genere?

Sicuramente sì, non posso al momento anticiparti nulla, ma stiamo già lavorando al nuovo Skulls from the Sky che si terrà nei prossimi mesi.

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Septem – Living Storm

I Septem fanno metal con il cuore e non con il mixer o con le pose, perché la loro musica di metallari inveterati parla direttamente al cuore, muovendo le corde del metallico amore, e se ascolterete questo disco capirete cosa voglio dire.

Per i metallari più attenti e vogliosi di nuove sonorità e di gruppi meritevoli, i Septem avevano già colpito al cuore con il precedente album omonimo che era stata una delle migliori uscite del 2013.

Con questo Living Storm, i Septem si superano e pubblicano un grandissimo disco di heavy metal che viene dal cuore, mantenendo ben salde le radici e innovando anche tra NWOBHM e i migliori In Flames, ma andando oltre le ultime uscite degli svedesi. La voce di Daniele Armanini ci porta lontano verso un’epicità sicuramente estranea a questa nostra società. Il gruppo suona compatto e coordinato come un’orchestra, prodotto in maniera eccellente da Tommy Talamanca ai Nadir Studios. I Septem cambiano più volte registro musicale all’interno della stessa canzone, e la loro bravura tecnica e compositiva li porta ad esplorare diversi luoghi musicali. In Living Storm troviamo l’heavy metal inglese degli anni ottanta così come i fondamentali Helloween, ma si ascolta anche un suono risalente alla moderna scuola svedese, oltre ad una straordinaria melodia che è tutta dei Septem. Il disco è davvero godibile e ha dei momenti in cui si viene trasportati lontano. Una delle cose che colpiva maggiormente del disco precedente era stata scoprire che i Septem fanno metal con il cuore e non con il mixer o con le pose, perché la loro musica di metallari inveterati parla direttamente al cuore, muovendo le corde del metallico amore, e se ascolterete questo disco capirete cosa voglio dire. Rispetto al disco d’esordio questo Living Storm è, come promette il titolo, più brutale e veloce ed è ancora, come accaduto per il precedente disco, una delle migliori uscite dell’anno. Questi ragazzi parleranno al vostro cuore metallico, ascoltateli.

TRACKLIST
1. Lord of the Wasteland
2. Living Storm
3. Midnight Sky
4. Milestones
5. Cielo Drive
6. Waiting for Dawn
7. Montezuma II
8. The Crystal Prison

LINE-UP
Daniele Armanini – vocals
Francesco Scontrini – guitar, vocals
Enrico Montaperto – guitar
Andrea Albericci – bass guitar
Matteo Gigli – drums

SEPTEM – Facebook

Hierophant – Mass Grave

Mass Grave è la realizzazione delle promesse seminate nelle precedenti uscite, ed è un disco davvero notevole.

A chi ha occhi e soprattutto voglia di vedere la situazione appare in tutta la sua chiara gravità: siamo fottuti, e bisogna che qualcuno come gli Hierophant ce lo ricordi.

Il gruppo ravennate è in giro dal 2010 e fa musica violenta, pesante e maledettamente affascinante, musica catartica. Nel loro terzo disco gli Hierophant raggiungono forse la loro maturazione definitiva, anche se si spera che le loro sepolture di massa continuino per molto tempo ancora. Il loro stile è un misto di death metal, hardcore furioso e un’aggressività simile a quella dei compianti The Secret ma più intelligibile e maggiormente metal. Il loro intento è quello di scuotere l’ascoltatore, e di farlo muovere per tutta la durata del disco o del concerto. La bravura degli Hierophant ha già da tempo travalicato i confini patri, ed infatti sono molto apprezzati sia in Europa che nel mondo. Maggiore effetto ed efficacia al massacro è data dalla produzione di Taylor Young, uno che con Nails ed altri gruppi ha già provocato diversi denti rotti in giro per il mondo. Rispetto ai precedenti e già ottimi album degli Hierophant questo forse è il più strutturato, il più violento ed il più death metal, e non c’è davvero un attimo di tregua. Mass Grave è la realizzazione delle promesse seminate nelle precedenti uscite, ed è un disco davvero notevole.
Tenebre, cenere e rumore, è quello che siamo.

TRACKLIST
01. Hymn of Perdition
02. Execution of Mankind
03. Forever Crucified
04. Mass Grave
05. Crematorium
06. In Decay
07. Sentenced to Death
08. The Great Hoax
09. Trauma
10. Eternal Void

LINE-UP
Giacomo – Bass, Vocals
Ben – Drums
Lollo – Guitars, Vocals
Steve – Guitars

HIEROPHANT – Facebook

Queen Elephantine – Kala

Psichedelia pesante e molto noise, acida e fuzz, rituale e cosmica.

Psichedelia pesante e molto noise, acida e fuzz, rituale e cosmica. Non bastano le parole per provare l’esperienza sonora che fanno vivere i Queen Elephantine.

Nati ad Hong Kong, non hanno fissa dimora, si possono trovare nello loro numerose uscite, quattro album, split e sette pollici. La loro psichedelia pesante e rituale è la continuazione della lotta per portare il rumore e la confusione quella vera al centro dell’arena. Bisogna abbandonarsi a Kala, lasciare che il trip salga e vi prenda, non resistete alle sirene elettriche. Questa non è musica, ma un rituale per espandere le nostre coscienze, allargare gli orizzonti e le sinapsi. Gli strumenti sono appunto un mezzo per creare stati di coscienza alterati, senza pose o forme da assumere, questo è puro flusso, rimodellando la materia secondo multiversi che inventiamo noi. dischi come Kala sono da studiare, assaporare, ma certamente non possono essere ascoltati in mezzo alla folla, ma bisogna cercare un qualche spazio meditativo, sia fisico che spirituale. In certi frangenti il gruppo, ora di stanza a Providence, ricorda la psichedelia tedesca tendente al krautrock, quello splendido tentativo di sintesi che poi non si ripeterà più. Ed invece qualcosa è tornato indietro, sotto forma di un disco di rumore cosmico, colonna sonora di pianeti che si spostano su assi lontani milioni di anni luce, ma con la nostra mente possiamo arrivarci, possiamo esserci ascoltando i Queen Elephantine, traghettatori neuronali.

TRACKLIST
1.Quartered
2.Quartz
3.Ox
4.Onyx
5.Deep Blue
6.Throne of the Void in the Hundred Petal Lotus

LINE-UP
Indrayudh Shome – Guitar
Ian Sims – Drumset
Mat Becker – Bass
Srinivas Reddy – Guitar
Derek Fukumori – Percussion
Samer Ghadry – Guitar, Synth
Nathanael Totushek – Drumset + Percussion on 2,4,6
Nick Disalvo – Mellotron on 1, 2, 3
Michael Scott Isley – Percussion on 2,4
Danny Quinn – Surgeon Pepper

QUEEN ELEPHANTINE – Facebook

Postcards From Arkham – Aeon5

La fantasia al potere, pura immaginazione che controlla la musica, usando differenti codici per esprimere un disegno ambizioso.

La fantasia al potere, pura immaginazione che controlla la musica, usando differenti codici per esprimere un disegno ambizioso.

Dopo il buon successo di Oceanize, incentrato sui miti lovecraftiani di Cthulu, tornano i cechi Postcards From Arkham con un altro incredibile affresco di fantasia, rabbia e voglia di esprimersi per spezzare le catene che ci avvolgono. Questo disco è un mezzo, un’astronave che ognuno può portare dove vuole, essendo il viaggio lo vero scopo di questa impresa. Il tono è epico, dentro possiamo trovare dall’elettronica al post rock con incredibili aperture melodiche, l’elttro metal e tanto altro ancora, in un viaggio scandito da una voce aggressiva, con un metal altro e sognante. I Postcards From Arkham più che un disco creano un’esperienza sonora e non solo, come se fosse un libro, con una musica incredibile e con una voce che sembra più declamare che cantare. Questo disco ha molto dello spirito fantasy in stile videogiochi giapponesi, fluttuanti mondi lucenti che tentano di rifuggire la morte, nutrendosi di sogni e colori. I colori, ecco i veri protagonisti di questo disco che suscita meraviglia. Sentimento ed un elettro metal totalmente personale. Questi ragazzi penso che vedano e sentano ancora una speranza in questa decadenza che chiamiamo progresso e con Aeon5 hanno fatto un atto di fede molto bello e piacevole. Vien voglia di dargli ragione.

TRACKLIST
1. Imagination Filled Balloon
2. Aeon Echoes
3. Thousand Years For Us
4. Overthrown
5. Elevate
6. Pays des Merveilles
7. Woods of Liberation
8. One World Is Not Enough

POSTCARDS FROM ARKHAM – Facebook