Hellretic – Lights Out

Sono solo quindici minuti, ma tanto basta agli Hellretic per entrare nelle grazie degli amanti del metal estremo di stampo thrash/death.

Sono solo quindici minuti, ma tanto basta agli Hellretic per entrare nelle grazie degli amanti del metal estremo di stampo thrash/death.

La band romana, attiva dal 2014, è nata dalle ceneri degli Opium Populi e ha subito qualche avvicendamento nella line up, prima di firmare per la Hellbones Records che licenzia Lights Out, ep di quattro tracce più intro di death/thrash metal potente e feroce, pregno di maligni mid tempo e ripartenze devastanti.
Il quintetto ci presenta quattro brani, altrettante mazzate estreme che raccontano tematiche horror dall’impalcatura  death metal e thrash slayerano, in un turbine di violenza ed atmosfere putride;  il growl di Demetrio è brutale e malato, le chitarre soffrono torturate da Piero e Lorenzo, mentre la sezione ritmica martella senza pietà i crani degli ascoltatori sotto i colpi inferti dal basso di Simone e la batteria di Andrea.
Dopo l’intro,Three Evil Mothers ci presenta un sound compatto e diabolico, un concentrato di cattiveria ispirato anche dai Necrodeath ed accentuato nella title track e soprattutto nella letale Evil Dead, brano ispirato dal film di Sam Raimi.
Buon inizio, dunque, per questa realtà estrema in arrivo dalla capitale: se il buon giorno si vede dal mattino seguitela con noi, ci sarà da divertirsi.

Tracklist
1. Intro (Ghosthouse)
2. Three Evil Mothers.
3. Lights Out
4. Devil’s Rejects
5. Evil Dead

Line-up
Demetrio – Growl Vocals
Piero – Guitar
Lorenzo – Guitar
Simone – Bass & Back Vocals
Andrea – Drums

HELLRETIC – Facebook

Me Vs I – Never Drunk Enough

Never Drunk Enough si pone come un lavoro che rilascia delle belle endorfine, e piacerà a chi ascolta hardcore punk ed ha un po’ di apertura mentale, perché se si dà una possibilità a questo disco ne verrete ricompensati.

Trio padovano che fa un hardcore che strizza l’occhio allo stoner e ai Raging Speedhorn.

Per i Me Vs I questo è l’ep di debutto ed è un gran bell’inizio. Nei primi minuti dell’ascolto il disco non impressiona più di tanto, ma progredendo nell’ascolto le sensazioni positive aumentano, e con esse la potenza ed il fascino del disco. I Me Vs I fanno un hardcore che non è un hardcore punk puro, ma è molto spurio, essendo contaminato dallo stoner e da un metal moderno che spunta in alcuni momenti. Il risultato è un ep di sette pezzi che ci porta dentro ad una musica veloce e sinuosa, con la peculiarità di essere suonata senza il basso: sinceramente non si sente la mancanza di un simile strumento, anzi forse snaturerebbe il loro suono che va benissimo così. I Me Vs I portano se non qualcosa di nuovo, una sfumatura di un suono che troppe volte è ortodosso e con poche cose da dire, con gruppi che si differenziano poco uno dall’altra. I Me Vs I possono piacere o no, ma fanno qualcosa di molto interessante e diverso, e molto piacevole da sentire. L’hardcore ha tante declinazioni e questa, in Italia e non solo, non si era ancora sentita. Never Drunk Enough si pone come un lavoro che rilascia delle belle endorfine, e piacerà a chi ascolta hardcore punk ed ha un po’ di apertura mentale, perché se si dà una possibilità a questo disco ne verrete ricompensati.

Tracklist
01. MadNess
02. Me Vs. I
03. Places
04. Keep Off The Grass
05. Empty
06. De-Vices
07. Up & Down

Line-up
Matteo Brunoro: Voce
Alberto Baldo: Chitarra
Francesco Baldo: Batteria

ME VS. I – Facebook

Quantum Hierarchy – Neutron Breed

Neutron Breed, considerando la sua breve durata (11 minuti), può essere visto come un succulento antipasto per un qualcosa di gradito agli amanti dei Morbid Angel e delle storiche band del death metal più oscuro e sinistro.

Oscuro, devastante e pesantissimo il sound di questo duo lombardo, un death metal potentissimo e morboso, come angeli caduti dal cielo e finiti inghiottiti da un suolo fatto di fanghiglia nauseabonda.

I Quantum Hierarchy sono si muovono nei meandri purulenti del death metal di scuola Morbid Angel/Hate Eternal, il loro ep si compone di tre brani più intro e si rivela assolutamente monolitico e feroce.
Mid tempo ed accelerazioni variano l’atmosfera, gli assoli che ricordano il chitarrismo deviato di Trey Azagthoth imprimono una blasfema marcia in più alla title track e alle sue consorelle (The Third Of Capricornus e Mausoleum Of Eternal Absence) e l’aria che si respira sa di morte e putrefazione.
Neutron Breed, considerando la sua breve durata (11 minuti), può essere visto come un succulento antipasto per un qualcosa di gradito agli amanti dei Morbid Angel e delle storiche band del death metal più oscuro e sinistro.

Tracklist
1.Frequency Disturbance Through Spheres
2.Neutron Breed
3.The Third Of Capricornus
4.Mausoleum Of Eternal Absence

Line-up
S.M. – all guitars, vocals
M.C. – bass

QUANTUM HIERARCHY – Facebook

Encircling Wolves – Equinoctial Manifestation

Gli Encircling Wolves propongono un black metal di buona fattura, piuttosto tradizionale nelle due tracce poste sul lato A, mentre sull’altro versante il sound si fa più composito, ricercato e meglio prodotto.

Bisogna ammettere che la scena black metal britannica, per quanto abbastanza consistente dal punto di vista numerico, fatica non poco a produrre band capaci di farsi ricordare sul lungo termine e, se vogliamo, questo è davvero molto strano, se paragoniamo quanto accade altrove, anche in nazioni dalla tradizione metallica molto meno consolidata.

Alla luce di questo Equinoctial Manifestations, ep edito su musicassetta dalla Antitheus Productions, che segna il primo passo ufficiale degli Encircling Wolves, dopo il demo del 2016, riesce difficile pensare che il duo di Telford possa riuscire a colmare questa lacuna.
Monslyht (voce, chitarra e basso) e Isern (batteria) propongono un black metal di buona fattura, piuttosto tradizionale nelle due tracce poste sul lato A, mentre sull’altro versante il sound si fa più composito, ricercato e meglio prodotto.
La spiegazione a tutto ciò deriva dal fatto che Zionist ed Altar of Tolerance sono tratte dal succitato demo, mentre gli altri due brani sono di composizione più recente: in entrambe le configurazioni gli Encircling Wolves offrono comunque una valida interpretazione del genere, a mio avviso preferibile quando i ritmi vengono rallentati, come già accade in Altar of Tolerance e all’inizio del lato B con Imperious Nature. In questi due brani, ed in genere nell’ intero ep, va rimarcato un utilizzo del basso non così comune in ambito black e, in generale, quella che si percepisce è un’aura misantropica che rende senz’altro Equinoctial Manifestations un prodotto apprezzabile per integrità e genuinità, ma per il momento mancante di quei picchi capaci di far salire di qualche livello lo status della band.
Nel frattempo è uscito anche il primo full length , del quale non siamo ancora in possesso, e questo fornirà senz’altro qualche indizio più attendibile sull’effettivo valore effettivo degli Encircling Wolves.

Tracklist:
Side A
1. Zionist
2. Altar of Tolerance
Side B
3. Imperious Nature
4. Remnants

Line-up:
Isern – Drums
Monslyht – Vocals, Guitars, Bass

ENCIRCLING WOLVES – Facebook

Throneum / Necrosadist / Empheris / Witchfuck – Night of Terror

La resa audio del live è terribilmente deficitaria e di sicuro questo non rende giustizia all’impegno delle band coinvolte, trattandosi di una registrazione men che amatoriale.

La Unpure Records pubblica questo split in formato cassetta che immortala dal vivo quattro band estreme della scena polacca, registrando parte dello show tenutosi durante il Night of Terror tenutosi a Chorzów lo scorso 21 ottobre.

Di per sé l’operazione non sarebbe affatto male, visto che in un colpo solo ci sarebbe la possibilità di ascoltare due brani ciascuno di gruppi dalla storia già abbastanza lunga come Throneum, Empheris e Necrosadist, o più recente come i Witchfuck, tutte comunque dedite ad un black/thrash piuttosto diretto e genuino.
Il grosso problema è che la resa audio del live è terribilmente deficitaria, nel senso che siamo al livello di un bootleg di scarsa qualità , anche se è possibile che il nastro restituisca un minimo di profondità in più rispetto al formato mp3 in mio possesso: di sicuro questo non rende giustizia all’impegno delle band coinvolte, trattandosi di una registrazione men che amatoriale.
Personalmente provo massima stima e rispetto per chi sta cercando di riportare in auge le musicassette e di chi se ne strafotte della perfezione sonora privilegiando l’impatto sonoro ed i contenuti, però in questo caso si scende al di sotto di un’ipotetica soglia di tollerabilità. In definitiva, ritengo che Night of Terror possa essere un prodotto appetibile solo per chi si trovava quel giorno al concerto, avendo così la possibilità di conservarne un ricordo “fisico”, mentre chi volesse approfondire la conoscenza di queste quattro band è meglio che si rivolga ad uscite più canoniche.

Tracklist:
Side A
1. Throneum – Exhibition of Abomination
2. Throneum – Godless Antihuman Evil
3. Empheris – Black Mirror of Unknown
4. Empheris – The Return of Derelict Gods Pt. IV
Side B
5. Necrosadist – Night of Sodomy
6. Necrosadist – Infernal Ritual
7. Witchfuck – Disgusting Rock’N”Roll
8. Witchfuck – Unholy Cunt

Line-up:
Throneum
Armagog – Bass
The Great Executor – Guitars, Vocals
Diabolizer – Drums

Necrosadist
Necroführer – Guitars, Vocals (backing)
Thot – Drums
Morbid G. – Bass, Vocals (backing)
Cuntreaper – Vocals

Empheris
Bonif – Bass
Adrian – Vocals
Tomasz Dobrzeniecki – Guitars
Giorgi Tchutchulashvli – Guitars
Szymon Żbikowski – Drums

Witchfuck
BeerTerror – Guitars
Hellscreamaross – Vocals, Lyrics
Count W. – Bass
M.D. – Drums

The Negative Bias / Golden Dawn – Temple of Cruel Empathy / Lunar Serpent

Questo split album, che riunisce due entità austriache dedite al black metal, offre diversi motivi di interesse a chi abbia voglia di approfondire e riscoprire quella scena tutt’altro che marginale.

Questo split album, che riunisce due entità austriache dedite al black metal, offre diversi motivi di interesse a chi abbia voglia di approfondire e riscoprire quella scena, tutt’altro che marginale visto che ha fornito band dello spessore di Belphegor, Abigor e Summoning, tra le altre.

I The Negative Bias li conosciamo già in virtù del loro ottimo album rilasciato qualche mese fa, con il quale il duo formato da I.F.S. e S.T. esibiva per la prima volta su lunga distanza la propria interpretazione cosmica ed atmosferica del black metal, e confermano in pieno le ottime impressioni fornite in quell’occasione con un traccia valide come The Temple of Cruel Empathy. In questo split album lo stesso S.T. (al secolo Stefan Traunmüller) occupa la seconda metà con il suo progetto solista Golden Dawn, attivo dalla metà degli anni ’90, presentando invece il genere in una versione più melodica e a suo modo raffinata, con il ricorso soluzioni ritmiche inusuali ed un utilizzo piuttosto originale delle tastiere, il che rende Lunar Serpent un brano di grande spessore, testimonianza della competenza in materia di un musicista tra i più credibili in ambito black, non soltanto sul suolo austriaco.
In definitiva, per chi predilige questo tipo di formato il connubio tra The Negative Bias e Golden Dawn potrebbe rivelarsi molto appetibile.

Tracklist:
1. The Negative Bias – The Temple of Cruel Empathy
2. Golden Dawn – Lunar Serpent

Line-up:
Golden Dawn
Dreamlord – Vocals, Guitars, Bass, Keyboards

The Negative Bias
S.T. – Bass, Guitars, Drums
I.F.S. – Vocals

THE NEGATIVE BIAS – Facebook

Owl – Orion Fenix

Orion Fenix va lavorato con una certa pazienza, cercando soddisfazione all’interno di un sound minaccioso e pesante per riuscire infine a rendersi conto della sua oggettiva bontà.

Torna dopo alcuni anni, con un ep composto da un solo lungo brano della durata di circa venti minuti,
il progetto solista denominato Owl di Christian Kolf, vocalist dei Valborg.

Il musicista tedesco, sin dall’inizio del decennio con questo monicker si è reso protagonista di un death doom piuttosto dissonante e sperimentale, con un’ampia componente ambient: Orion Fenix mantiene queste coordinate dimostrando come “il gufo” non intenda derogare dalla strada maestra intrapresa.
Ne viene fuori quindi un lavoro interessante, anche se non per tutti i palati, in quanto privo di decise aperture melodiche, salvo un più arioso frammento finale, o di passaggi comunque in grado di catturare l’attenzione al primo colpo; Orion Fenix va così lavorato con una certa pazienza, cercando soddisfazione all’interno di un sound minaccioso e pesante per riuscire infine a rendersi conto della sua oggettiva bontà, che si svela in maniera definitiva attorno al quindicesimo minuto, quando parte appunto una bella progressione di natura post metal.
L’eterea chiusura di matrice ambient rafforza le sensazioni positive prodotte da un ep che costituisce l’ideale antipasto al già programmato ed imminente full length Nights In Distortion: Kolf conferma d’essere un musicista di vaglia, capace di costruire una proposta sonora solidamente introspettiva anche se, inevitabilmente, di non troppo semplice fruizione.

Tracklist:
1. Orion Fenix

Line-up:
Christian Kolf

OWL – Facebook

Gungnir – Ragnarök

Qui non si ricerca originalità ma musica capace di far alzare le nostre virtuali spade al cielo, operazione che ai Gungnir riesce senz’altro molto bene nel quarto d’ora scarso di black epico offerto in questo ep.

I Gungnir sono una band greca votata ad un black metal in linea con l’offerta di qualità normalmente in arrivo dalla penisola ellenica.

Il gruppo è formato da un trio che, fin dal monicker prescelto e dallo stesso titolo del lavoro, dimostra d’avere le idee quanto mai chiare sul tipo di sound da perseguire, ovvero un viking black molto epico ed ispirato: questo ep d’esordio, Ragnarök, è piuttosto breve, con i suoi tre brani più intro ed outro, ma appare abbastanza esaustivo relativamente alla linea stilistica intrapresa dai Gungnir.
Our Swords for Thor, infatti, si snoda in linea con quanto fatto di recente e nel migliore dei modi dai connazionali Lloth, e questo è già di per sé un buon segnale: si tratta di una traccia intensa, epica e melodica alla quale non manca nulla per trascinare l’audience in sede live, e lo stesso si può dire tranquillamente anche per The Wanderer (forse ancora più melodica ed evocativa) e Fenrir (l’episodio più aspro del terzetto).
Del resto qui non si ricerca originalità ma musica capace di far alzare le nostre virtuali spade al cielo, operazione che ai Gungnir riesce senz’altro molto bene in questo quarto d’ora scarso, esibendo i presupposti necessari per ritenere che il tutto possa riuscire anche per l’intera durata di un full length.

Tracklist:
1.Intro
2.Our Swords for Thor
3.The Wanderer
4.Fenrir
5.Outro

Line-up:
Ithonas – Vocals
Jim Havok – Bass, Guitars, Keyboards, Vocals
Yngve – Guitars, Drums, Vocals

GUNGNIR – Facebook


2016:

Dark Archive – Cultivate our blood on Aeon

I finlandesi Dark Archive sono autori di un black death furioso, blasfemo e mosso dai peggiori intenti.

I finlandesi Dark Archive sono autori di un black death furioso, blasfemo e mosso dai peggiori intenti.

Il duo composto da Joakim Lindholm, che si occupa di tutti gli strumenti, e Niko Aromaa, alla voce, in un quarto d’ora abbondante spara le proprie cartucce, tutt’altro che a salve vista la convinzione e la ferocia che trasudano da ogni singola traccia.
Il sound dei nostri raggiunge talvolta velocità parossistiche e, in effetti, qui non c’e spazio per sperimentalismi e tocchi di fino, salvo qualche eccellente parentesi acustica posizionata all’inizio e alla fine di alcuni brani : cinque bordate si abbattono sulla testa dell’ascoltatore, con menzione d’onore per la triturante Closure of Empyrean Delirium e per la relativamente più elaborata Godfear Eradication, dotata di una linea chitarristica degna d’essere ricordata.
Per il resto il tutto si sviluppa all’insegna di un black  metal estremo che in più di un occasione di trasforma in qualcosa di molto vicino al grind: un buon risultato per una band che deve ancora pubblicare il primo full length, un momento nel quale i Dark Archive dovranno mostrare di che pasta sono effettivamente fatti, perché è evidente che con un approccio cosi estremo mantenere così alta la tensione per più tempo è cosa non così scontata.

Tracklist:
1. Cultivate our blood in Aeon
2. Closure of Empyrean delirium
3. Godfear Eradication
4. Unohda ei ikinä
5. Essence of Death

Line-up:
Joakim ”Lord Mordor” Lindholm – composing, recording, all instruments
Niko ”Perdition” Aromaa – vocals & lyrics

DARK ARCHIVE – Facebook

Escape is Not Freedom / dusk Village – Split

Stringato ma interessante split album che vede impegnate due band statunitensi, Escape is Not Freedom e dusK Village.

Stringato ma interessante questo split album che vede impegnate due band statunitensi, Escape is Not Freedom e dusK Village.

Il territorio entro il quale entrambe si muovono è un luogo trasversale che sta fa qualche parte tra noise, sludge e grunge, anche se in effetti le differenze tra le due band appaiono abbastanza marcate, almeno in base a quanto ci è dato ascoltare in questo frangente.
Gli Escape is Not Freedom mostrano due volti piuttosto diversi nella copia di brani a loro disposizione: Boiling Nails è qualcosa di molto vicino ad un noise/sludge dalla buona intensità e con un tiro davvero notevole, mentre We’re Wrecked cambia decisamente le carte in tavola rivelandosi un brano di proto-grunge con voce femminile, bello ma che non aiuta molto a capire quale sia il vero volto della band.
In tal senso appaiono un po’ più leggibili i dusk Village, in virtù di una propensione più ruvida e diretta anche se le differenze tra i due brani offerti sono evidenti anche in questo caso: infatti, se Exolife Civilization Leak si muove su coordinate più rallentate e fangose, rivelandosi il mio brano preferito tra quelli offerti nello split, mentre A Self Fan parte sparato con venature punk hardcore e così si spinge sino al termine.
In sostanza, l’uscita offre più di un motivo di interesse soprattutto perché, inconsciamente o meno, nella proposta di entrambe le band assume un ruolo determinante un’anima grunge sporca e distorta che dimostra ai posteri, qualora ce ne fosse ancora bisogno, quanto quel movimento abbia marchiato non solo gli anni novanta, lasciando un’impronta anche nei decenni a venire e trovando spazio anche in uscite dalle disparate matrici musicali.

Tracklist:
1.Boiling Nails – Escape Is Not Freedom
2.We’re Wrecked – Escape Is Not Freedom
3.Exolife Civilization Leak – dusK Village
4.A Self Fan – dusK Village

Line-up:
Escape Is Not Freedom:
Mike – guitar, vocals
Darrin – drums
Josh – bass

Guest Vocals on “We’re Wrecked” by Emily Jancetic

dusK Village:
SLAV
GIL
FUKS

ESCAPE IS NOT FREEDOM – Facebook

DUSK VILLAGE – Facebook

Amraam – Taken

Aspettando ulteriori sviluppi godetevi questo ep, l’attitudine e l’impatto al gruppo non mancano di certo.

Fondati nel 2011 in un garage della capitale e muovendo i primi passi tra continui cambi di formazione e cover dei Metallica, i Not Ready Yet, dopo un primo ep, decidono di cambiare monicker nell’attuale Amraam.

Tra palchi messi a ferro e fuoco nei locali di Roma ed ancora qualche assestamento in formazione, la band arriva allo scorso anno ed alla firma con la Hellbones Records, che licenzia questo ep di quattro tracce più un brano live intitolato Taken.
Il gruppo capitolino è legato al thrash metal made in Bay Area, come si evince all’ascolto della title track posta in apertura, personalizzato e potenziato da dosi massicce di groove metal, variando ed assemblando tradizione e impulsi moderni.
Taken è aperto dalla voce di Liam Neeson nel film che dà il titolo all’album (da noi uscì come Io Vi Troverò) e la musica del gruppo segue l’urgenza del protagonista nel ritrovare la propria figlia e la voglia di vendetta che si trasforma in un massacro.
Gli Amraam creano così un sound fatto di sventagliate metalliche, alle quali si sostituiscono a tratti bordate sotto forma di mid tempo, facendo sì che il sound non ristagni muovendosi libero nel genere.
Rise ne è l’esempio lampante, devastante e mastodontica traccia che alterna velocità e potenza, così come Escape Or Die e The Groove, brani che si muovono tra Pantera, primi Machine Head e Metallica.
Il brano live che chiude l’ep (Sic Semper Tyrannis) lascia intravedere un’anima death metal che rende ancora più violento ed estremo il sound degli Amraam.
Aspettando ulteriori sviluppi godetevi questo ep, l’attitudine e l’impatto al gruppo non mancano di certo.

Tracklist
1.Taken
2.Rise
3.Escape Or Die
4.The Groove
5.Sic Semper Tyrannis (Live)

Line-up
Fabio – Guitar & Vocals
Sandro – Guitar
Luca “Pèrt” – Bass & Back Vocals
Daniele – Drums

AMRAAM – Facebook

Eïs- Stillstand und Heimkehr

Gli Eïs sono una band di livello assolutamente superiore alla media, della quale si vorrebbe ascoltare con più frequenza nuove composizioni che, come in questo caso, rasentano lo stato dell’arte nell’interpretazione del black metal.

A circa due anni e mezzo dall’ultima uscita discografica, tornano a mostrarsi agli appassionati di black metal gli Eïs, per quanto mi riguarda una delle migliori band dedite al genere, tenendo conto anche di quanto fatto in passato con il monicker Geïst.

Stillstand und Heimkehr è un ep che ,con i suoi venti minuti di durata, è il giusto contentino per chi attendeva nuovo materiale da parte di Alboin, che oggi si fa accompagnare dal chitarrista Abarus, suo compare anche nei Frendal.
Gli Eïs appartengono alla categoria delle band che non tradiscono e non deludono mai, e se in An den schwarz besandeten Gestaden lo sciabordio delle onde che fa da sottofondo a rarefatte note pianistiche crea il giusto pathos, prima che il brano esploda e ci mostri il volto evocativo e drammatico del duo, la title track, ispirata al dipinto Il Viandante sul Mare di Nebbia di Caspar David Friedrich, regala ispirati passaggi di chitarra solista che si appoggiano su ritmi più cadenzati, prima delle ulteriori variazioni ritmiche propedeutiche ad un nuovo inarrestabile crescendo conclusivo, una sorta di opprimente parossismo che ben si attaglia alle tematiche introspettive esibite ancor più in questo frangente.
Unico motivo di recriminazione è, quindi, il fatto che Stillstand und Heimkehr offra solo due brani, per quanto splendidi, perché questa è un band di livello assolutamente superiore alla media, della quale si vorrebbe ascoltare con più frequenza nuove composizioni che spesso rasentano lo stato dell’arte nell’interpretazione del black metal.

Tracklist:
1. An den schwarz besandeten Gestaden
2. Stillstand und Heimkehr

Line-up:
Alboîn – Bass, Vocals, Guitars, Keyboards
Abarus – Guitars (lead)

EIS – Facebook

Myrholt – Vinter

Il black metal offerto da Myrholt è senz’altro apprezzabile e, se questi sono i frutti tangibili di una nuova fase compositiva, ci sono tutti i presupposti per seguire anche in futuro le mosse del musicista scandinavo.

Questo breve ep targato Myrholt arriva dopo un 2017 molto intenso, nel corso del quale l’omonimo musicista norvegese, dopo un lungo silenzio, ha rimesso mano al materiale composto sotto altri monicker (l’ultimo dei quali Tremor) tra la metà degli anni novanta e la fine dello scorso decennio, pubblicando una serie piuttosto corposa di singoli, un Ep e due full length.

Vinter, se non ho inteso male, presenta invece due tracce inedite che vedono il nostro alle prese con un black metal piuttosto legato alla tradizione ma piacevolmente atmosferico, attestato su ritmi ragionati e in definitiva di buona fattura per scrittura e produzione.
Heimdall è un brano molto bello che cresce in intensità nei minuti finali, mentre Hieros Gamos presenta maggiori variazioni ritmiche, per poi stemperarsi in una elegante chiusura pianistica che offre la misura della buona sensibilità artistica di Ole Alexander.
Il black metal offerto da Myrholt è senz’altro apprezzabile e, se questi sono i frutti tangibili di una nuova fase compositiva, ci sono tutti i presupposti per seguire anche in futuro le mosse del musicista scandinavo.

Tracklist:
1. Heimdall
2. Hieros Gamos

Line-up:
Ole Alexander Myrholt – All instruments

MYRHOLT – Facebook

Helel – A Sigil Burnt Deep into the Flesh

La durata ridotta inferiore alla mezz’ora sicuramente agevola la digestione di un piatto altrimenti indigesto se ingerito in dosi più massicce: l’industrial black degli Helel, benché sia passato quasi un decennio, si dimostra ancor oggi molto efficace, rifuggendo soluzioni ammiccanti o più attente alla forma che alla sostanza.

Dopo diverse riproposizioni arriva anche quella in vinile per quest’album dei francesi Helel, band davvero interessante ma che non ha poi dato seguito, se non con una raccolta, al lavoro in questione risalente ormai al 2009.

Il fatto stesso che l’album sia stato riedito in diversi formati e da diverse etichette (ultime delle quali la Dead Seed e la Necrocosm) depone a favore delle potenzialità di una band capace di imprimere una ferocia non comune al proprio sound, tramite un impalcatura fondata su un estremismo dai ritmi incessanti e a tratti quasi parossistici.
Non è solo brutalità quella che si rinviene tra le note degli Helel: le aperture melodiche sono inesistenti ma il fragoroso incedere degli strumenti è placato di tanto in tanto da rallentamenti nei quali è possibile scorgere ancora meglio le dissonanze, per il resto imprigionate nelle fitte maglie di un sound che non prevede compromessi.
La durata ridotta inferiore alla mezz’ora sicuramente agevola la digestione di un piatto altrimenti indigesto se ingerito in dosi più massicce: l’industrial black degli Helel, benché sia passato quasi un decennio, si dimostra ancor oggi molto efficace, rifuggendo soluzioni ammiccanti o più attente alla forma che alla sostanza.
Perché l’operazione possa assumere maggiormente un senso compiuto, sarebbe ovviamente necessario che gli Helel fornissero un segno sul loro status attuale, perché l’eventuale notizia di un nuovo lavoro in preparazione potrebbe far aumentare l’interesse anche per questa uscita, destinata altrimenti a rimanere appannaggio di pochi estimatori fedeli del genere.

Tracklist:
1.Mass Destruction / Mass Alienation
2.A Sigil Burnt Deep into the Flesh
3.This Is Hel(e)l
4.Cosmos Is Out of Order

Line-up:
Zaal – Bass, Vocals (backing)
Skvm – Guitars (lead), Vocals (backing)
Mz. – Guitars, Drums, Samples, Keyboards, Vocals (backing), Lyrics, Songwriting

HELEL – Facebook

Special Ops – Baby Take It All

Ep di tre brani per gli alternative rockers canadesi Special Ops, band consigliata agli amanti dell’alternative metal e del crossover.

Gli Special Ops sono una band alternative metal canadese, nata all’inizio del nuovo millennio e con una discografia abbastanza nutrita, tra full length e lavori minori.

In passato il quartetto suonava una miscela originale di metal classico, digressioni jazz e musica tradizionale orientale, trovando un discreto successo per via di un brano utilizzato in uno spot pubblicitario.
Baby take It All è un mini cd di tre brani che segue di pochi mesi l’ultimo album (Tangents), il quarto della storia del gruppo di Montreal.
La title track è il classico brano alternative, un hard rock moderno dal metallico riff iniziale che sterza il tiro del sound verso un rock più radiofonico e mainstream, così come la seguente Dead Are Calling, traccia oscura e melodica che lascia spazio alla notevole Salt, un ritorno a quelle sonorità che che si riassumono in un unico termine: crossover.
Rock, jazz, sezioni di fiati che impreziosiscono ritmiche funky, fanno di quest’ultimo brano il motivo per dare un ascolto a questo ep e fare la conoscenza dei rockers canadesi.

Tracklist
1.Baby take It All
2.Dead Are Calling
3.Salt

Line-up
AK Johnson – Guitar/Vocals,
Weka BW – Lead Guitar,
Waldo Thornhill – Bass,
Clarence Mcgillucutty – Drums & Percussion

SPECIAL OPS – Facebook

Bloodland/Necrosi – Death Metal Attack Split

Buona iniziativa della Unholy Fire Records che unisce in uno split i tedeschi Bloodland ed i nostri Necrosi.

Buona iniziativa della Unholy Fire Records che unisce in uno split i tedeschi Bloodland ed i nostri Necrosi.

La prima parte vede quindi i Bloodland alle prese con una mezzora scarsa di death metal old school, feroce e battagliero accostabile ai Bolt Thrower e alla scena olandese.
Una lunga intro ci prepara all’esplosione di Into Sect, brano che rispecchia quanto scritto, mentre Disingrate è leggermente più elaborata nelle ritmiche, con un inizio in mid tempo ed una oscura potenza guerriera che si trasforma in una cavalcata veloce e devastante.
Le coordinate del gruppo tedesco sono mantenute intatte anche negli altri brani, con Disconnected By Humanity a risultare la traccia più convincente di questo breve lotto di  bombe atomiche musicali.
I Necrosi sono invece una band siciliana e nelle sue fila si muovono personaggi di spicco dell’underground estremo come Giuseppe Peri e Tony “Grave”, coppia d’assi dei Thrash Bombz, già recensiti più volte sulle nostre pagine; ad aiutare i due musicisti agrigentini troviamo altri due musicisti appartenenti alla stessa cerchia, Angelo Bissanti al basso e Totò alla batteria.
I tre brani presentati dal gruppo fanno riferimento al death metal tradizionale, producendo una scarica estrema riconducibile alle gesta dei gruppi storici nei primi anni novanta e di palese ispirazione americana.
Ritmiche varie, mid tempo che si trasformano in pesantissime cavalcate estreme, growl feroce e chitarre torturate, fanno di questi tre brani un ottimo antipasto per quello che si potrebbe trasformare in qualcosa di più che non un progetto limitato ad un ep.
Fire In Carnage, la progressiva Nocturnus Trauma e l’ottima Haunted By Fear, dall’inizio doom/death per poi trasformarsi in un crescendo death entusiasmante, sono un biglietto da visita niente male per il gruppo siciliano.
In complesso un ottimo split , che ci presenta due gruppi separati da migliaia di km, ma uniti nel diffondere il verbo del genere.

Tracklist
1.Bloodland-Intro Apocalyptic Visions
2.Bloodland-Into Sect
3.Bloodland-Disingrate
4.Bloodland-Invasion Of Bacteria
5.Bloodland-Disconnected By Humanity
6.Bloodland-The Usual Mortality
7.Necrosi-Fire In Carnage
8.Necrosi-Nocturnus Trauma
9.Necrosi-Haunted By Fear

NECROSI – Facebook

Sotz’ – Tsak’ Sotz’

La band portoghese si destreggia con maestria tra le intricate ispirazioni che il death metal melodico ha prodotto in questi ultimi anni, lasciando intravedere un buon talento e confermando così il valore delle nuova generazione dei musicisti metal nati all’estremo ovest della penisola iberica.

Ci hanno messo praticamente dieci anni i portoghesi Sotz’ prima di dare alle stampe Tsak’ Sotz’, primo ep sotto l’ala della Raising Legends Records, label già apparsa sulle pagine di MetalEyes in occasione dell’uscita dell’ultimo splendido parto dei thrashers Wrath Sins.

Il quintetto proveniente da Oporto suona un metal estremo che tanto deve al death metal e al thrash moderno in parti uguali, creando un muro sonoro di notevole potenza.
Cinque brani oggi bastano ai Sotz’ per convincere gli amanti del genere, anche se così tanti anni hanno inciso negativamente su un minimo di notorietà per un gruppo meritevole d’attenzione, per l’impatto di cui si fregiano i brani, la buona alternanza di melodie e devastanti partenze di death/thrash duro come l’acciaio.
Scream e growl si danno il cambio in questo esempio di estremismo sonoro che difficilmente troverà un’etichetta adatta per spiegare i continui passaggi tra i vari generi da cui è ispirato.
La band schiaccia il piede sull’acceleratore e solo a tratti lo alza: tra le trame chitarristiche delle varie Apocalyptic Machine e The End Of Civilization troverete suoni già adottati dalle maggiori band del genere (Lamb Of God e Soilwork), quindi assolutamente nulla di nuovo ma bilanciato quel tanto che basta per ben figurare.
La band portoghese si destreggia con maestria tra le intricate ispirazioni che il death metal melodico ha fatto suo in questi ultimi anni, lasciando intravedere un buon talento e confermando così il valore delle nuova generazione dei musicisti metal nati all’estremo ovest della penisola iberica.

Tracklist
1.Apocalyptic Machine
2.Within the Evil Empire
3.The End of Civilization
4.Reborn
5.Tzak’ Sotz’

Line-up
João “Jisus” Rocha – Guitar
Pedro Magalhães – Guitar
Emanuel Ribeiro – Bass
Dan Vesca – Vocals
Tiago Silva – Drum

SOTZ’ – Facebook

Wolfhorde – The Great Old Ones

Gradevole ep offerto dai Wolfhorde, i quali omaggiano con un brano ciascuno Finntroll, Moonsorrow ed Amorphis, ovvero le più importanti tra le band che ne hanno influenzato il sound.

Anche se un ep contenente tre cover di norma non dovrebbe trovare cittadinanza su queste pagine, facciamo un eccezione visto l’ambito abbracciato  da questo lavoro.

La band che si cimenta con la riproposizione di un brano ciascuno di Finntroll, Moonsorrow e Amorphis si chiama Wolfhorde, è ovviamente finlandese e si lancia un questa operazione per omaggiare fin dal titolo  (The Great Old Ones)  quelli che sono stati i gruppi che hanno fornito un impronta al loro sound.
Indubbiamente qui troviamo tre maniere ben diverse nel maneggiare la materia folk all’interno del metal estremo, a partire dagli Amorphis per i quali tale elemento è sicuramente parte integrante del loro stile, ma certo in maniera meno esplicita di quanto non lo sia per i Moonsorrow e tanto meno per i Finntroll.
Il trio di Keuruu va comunque a pescare giustamente nelle prime opere dei propri numi tutelari offrendoci la loro versione della title track di Jaktens Tid dei campioni dell’humppa metal, Kylän Päässä da Voimasta ja kunniasta, secondo album di una delle più grandi band contemporanee (almeno per quanto mi riguarda ) e Sign from the North Side, tratta addirittura da The Karelian Isthmus, full length d’esordio per quello che diverrà poi una dei nomi di punta in assoluto nella terra dei “thousand lakes”.
Le versioni sono interessanti in quanto ben eseguite e comunque non risultano insipide fotocopie degli originali, nel senso che i Wolfhorde hanno cercato per quanto possibile di conferire una loro impronta a ciascun brano; ovviamente, al di là di questo gradevole passaggio interlocutorio, per la band non resta che trarre il meglio dalla lezione dei “great old ones” per cercare, nel prossimo futuro, se non di raggiungerne  il livello (molto difficile) almeno di avvicinarlo, e noi non possiamo che augurarcelo con loro.

Tracklist:
1. Jaktens Tid (Finntroll cover)
2. Kylän Päässä (Moonsorrow cover)
3. Sign from the North Side (Amorphis cover)

Line-up:
Nuoskajalka – Bass
Hukkapätkä – Vocals, Drums, Percussion
Werihukka – Guitar, Traditional instruments, Keyboards

WOLFHORDE – Facebook

Sâmbăta Morților – Sâmbăta Morților II

Complessivamente l’opera non è male e mette in mostra una buon dinamismo compositivo volto a ricercare sonorità che coniughino melodie ed asprezze con buona fluidità, ma per ora quello che manca è proprio un indirizzo più preciso.

Sâmbăta Morților è il nome di questa one man band di Ploiesti, città che non è nota per produrre un numero considerevole di band metal, pur essendo la scena rumena piuttosto fiorente in tal senso negli ultimi tempi.

Il monicker prende spunto dall’omonima ricorrenza della religione cristiano ortodossa che, in qualche modo, è l’equivalente del 2 novembre cattolico (Sâmbăta Morților significa infatti “il sabato dei morti”).
Nonostante questa lugubre premessa il sound del progetto creato da Mihai Iorgu non è poi così catacombale, piazzandosi a metà strada tra death e black con pulsioni sinfonico progressive: Sâmbăta Morților II è il secondo ep uscito alla fine dello scorso anno nel quale, per l’occasione, sono stati inseriti come bonus track i tre brani che facevano parte dell’omonimo ep di esordio.
Complessivamente l’opera non è male e mette in mostra una buon dinamismo compositivo volto a ricercare sonorità che coniughino melodie ed asprezze con buona fluidità, ma per ora quello che manca è proprio un indirizzo più preciso, anche se il buon Mihai sembrerebbe essere sulla giusta strada visto che i brani nuovi appaiono leggermente superiori rispetto a quelli più datati, con l’attenzione da puntare sull’ottima Endless Seeking, dai ritmi intensi e coinvolgenti ben condotti da chitarra e tastiere.
Bello anche lo strumentale Mortal Thoughts, che suggerirebbe forse una maggiore propensione in futuro per il lato atmosferico del black death, anche perché, almeno per ora, quella dei Sâmbăta Morților sembra essere un’idea stilistica ancora in divenire e della quale sarà possibile ottenere qualche coordinata più precisa allorché verrà pubblicato il primo full length attualmente in lavorazione.

Tracklist:
1. Pendulum of Madnes
2. Lost” –
3. Endless Seeking
4. Mortal Thoughts
5. Demon of Depression
6. Apocryphal Reality
7. Immortal Thoughts

Line-up:
Mihai Iorgu – composer, lyricist, vocals, bass, guitars, programming
Ionuț Nedelcu – guitars (recording session)
Marcel Coman – guitars (recording session)

Sâmbăta Morților – Facebook