Ravensire – A Stone Engraved in Red

I Ravensire regalano un altro buon esempio di heavy metal old school, epico ed incentrato su riff scolpiti nella roccia, cavalcate dai natali maideniani ed impatto hard & heavy che richiama il sound di Heavy Load e Slough Feg.

Dei Ravensire vi avevamo parlato tre anni fa in occasione dell’uscita di The Cycle Never Ends, secondo lavoro su lunga distanza dopo il debutto rilasciato nel 2013 ed intitolato We March Forward.

Il quartetto proveniente da Lisbona, ora formato da Nuno (chitarra), Rick (basso e voce), Mário (chitarra) e Alex (batteria), regala un altro buon esempio di heavy metal old school, epico ed incentrato su riff scolpiti nella roccia, cavalcate dai natali maideniani ed impatto hard & heavy che richiama il sound di Heavy Load e Slough Feg.
Come nell’album precedente sono le atmosfere epiche a farla da padrone, in brani che alternano cavalcate di heavy metal classico e mid tempo epic metal, dove il gran lavoro delle due chitarre si staglia su otto brani che fin dall’opener Carnage at Karnag sono pregne di atmosfere fiere ed evocative.
Licenziato dalla Cruz del Sur Music, A Stone Engraved in Red risulta un’opera suggestiva, tra inni alla gloria metallica, solos che illuminano il campo di battaglia, ritmiche che danno il tempo a marce ed assalti verso la gloria o la morte, mentre tutto si colora di rosso del sangue di chi soccombe al suo nemico.
I Ravensire hanno trovato la loro definitiva strada: il loro sound, pur derivativo. non manca di potenza e forza metallica e le atmosfere epiche che incontrano il classico heavy metal anni ottanta sono racchiuse in una serie di brani in cui l’acciaio diventa rosso per la potenza di fuoco espressa da tracce come la splendida After The Battle, brano che riassume il credo musicale di questi portoghesi.

Tracklist
1. Carnage at Karnag
2. Thieves of Pleasure
3. Gabriel Lies Sleeping
4. Dawning in Darkness
5. Bloodsoaked Fields
6. After the Battle
7. The Smiting God
8. The Games of Titus

Line-up
Nuno – Guitars
Rick – Bass / Vocals
Mário – Guitars
Alex – Drums

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Demons & Wizards – Demons & Wizards

In versione rimasterizzata, il debutto omonimo dei Demons & Wizards, pur non raggiungendo l’altissimo livello degli album delle band di Schaffer e Kursch si conferma un buon lavoro di power metal che guarda più al nuovo continente che alla vecchia Europa

Nella seconda metà degli anni novanta il clamoroso ritorno in auge del metal di stampo classico avvenne grazie anche due gruppi lontani geograficamente e musicalmente tra loro, ma uniti dai due carismatici leader e da una manciata di lavori che ne decretarono l’immortalità.

Iced Earth e Blind Guardian, Stati Uniti e Germania, power/thrash americano e power metal tedesco, più semplicemente Jon Schaffer ed Hansi Kursch, due dei musicisti e compositori più importanti di tutto il mondo del metal classico, autori con le loro band di autentici classici come The Dark Saga e Something Wicked This Way Comes o Imaginations from the Other Side e Nightfall in Middle-Earth.
I due, amici da tempo, decisero verso il finire del decennio che li vide protagonisti del mercato metallico internazionale di unire le forze in un progetto chiamato Demons & Wizards e che portò in dote due lavori: questo esordio omonimo licenziato nel 1999 e Touched By The Crimson King stampato nel 2005.
Questa nuova ristampa targata Century Media arriva in occasione di un tour estivo che il duo affronterà prima di rilasciare il nuovo album previsto nel 2020 e prevede artwork rinnovato, Limited Edition Digipak e limited Deluxe 2LP.
Rimasterizzato da Zeuss (Iced Earth, Queensrÿche, Sanctuary), il debutto omonimo dei Demons & Wizards, pur non raggiungendo l’altissimo livello degli album delle band madri, risulta un buon lavoro di power metal che guarda più al nuovo continente che alla vecchia Europa: i brani scritti da Schaffer in passato mantengono un taglio Iced Earth nei quali la voce di Kursch non sfigura di certo, anche se è l’oscurità ed il classico taglio drammatico del musicista statunitense a prevalere.
Chiunque si consideri un fan del genere e delle band in questione conoscerà perfettamente questo storico lavoro, in questa versione ricco di alcune bonus track (tra cui la famosa White Room dei Cream), quindi il consiglio è di non perdersi le date live del duo, raggiunto per l’occasione da Jake Dreyer (Iced Earth, Witherfall) alla chitarra, Frederik Ehmke (Blind Guardian) alla batteria, Marcus Siepen (Blind Guardian) al basso e Joost Van Den Broek (Ayreon) alle tastiere a formare un vero e proprio super gruppo power/thrash/heavy metal.

Tracklist
1. Rites of Passage
2. Heaven Denies
3. Poor Man’s Crusade
4. Fiddler on the Green
5. Blood On My Hands
6. Path of Glory
7. Winter of Souls
8. The Whistler
9. Tear Down the Wall
10. Gallows Pole
11. My Last Sunrise
12. Chant
13. White Room
14. The Whistler
15. Heaven Denies

Line-up
Hansi Kürsch – vocals
Jon Schaffer – guitars

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This Gift Is A Curse – A Throne Of Ash

I The Gift Is A Curse sono una band che ha creato una propria linea sonora che qui tocca il suo apice, ma è fantastico il tutto, la totalità di un disco superiore che è un vero e proprio rito per aprire porte per altre dimensioni, ma che su questa terra è un magnifico disco di black metal.

I This Gift Is A Curse sono semplicemente uno dei migliori gruppi europei di black metal, e questo album ne è la nera testimonianza.

Dal 2012 questi svedesi di Stoccolma hanno pubblicato tre dischi incluso questo, la loro maturazione è stata costante e li ha portati ad altri livelli. La loro proposta è un black metal che ha un incedere maestoso, con moltissimi riff delle due chitarre che si incrociano e con un andamento che ricorda quello dell’hardcore caotico, un magma che porta tenebre e pesca moltissimo nella sapienza occulta. Fin dalla copertina di Throne Of Ash si può capire che il gruppo svedese, soprattutto il cantante e fondatore Jonas A. Holmberg, possiede profonde conoscenze occulte e che le riversa tutte nella musica. Nessuna canzone dei loro tre dischi nasce per caso e questa intervista al cantante è illuminante in proposito : https://distortedsoundmag.com/interview-jonas-a-holmberg-this-gift-is-a-curse
Come al solito è la musica a spiegare meglio di tutto ciò che si intende fare, e il loro progetto è assai maestoso, essendo un black metal che va oltre gli steccati del genere per arrivare ad un sound che non comprende solo questa dimensione. Fino ad ora questo ultimo lavoro è la loro frontiera, ma il gruppo della capitale svedese andrà ben oltre. Fra le tante peculiarità c’è quella di sviluppare un’intensità inusitata e molto alta, con canzoni che avviluppano l’ascoltatore e non lo lasciano, grazie anche ad un impasto melodico molto ben costruito. Questo disco è un viaggio nell’oscurità a vari livelli e chi ha una certa conoscenza esoterica coglierà molte cose, ma anche chi è digiuno di occultismo avrà un bel quadro nero da gustarsi. Inoltre il gruppo ha questo approccio hardcore che rende il tutto ancora più violento ed intenso. I This Gift Is A Curse hanno anche il dono della chiarezza, ovvero la musica è prodotta benissimo, il cantato è molto chiaro e ci si gusta ogni singola cosa. A Throne Of Ash cresce ad ogni ascolto, a mano a mano che si sentono le canzoni acquisisce maggior peso e il risultato è che questa opera di splendido black metal non ci lascia le orecchie. I The Gift Is A Curse sono una band che ha creato una propria linea sonora che qui tocca il suo apice, ma è fantastico il tutto, la totalità di un disco superiore che è un vero e proprio rito per aprire porte per altre dimensioni, ma che su questa terra è un magnifico disco di black metal.

Tracklist
1.Haema
2.Blood is my Harvest
3.Thresholds
4.Gate Dweller
5.Monuments for Dead Gods
6.Wolvking
7.I Am Katharsis
8.In Your Black Halo
9.Wormwood Star

Line-up
P. Andersson – guitar, vocals
D. Deravian: guitar, vocals
L. Gunnarsson: bass, vocals
J. A. Holmberg: vocals
J. Nordlund: drums

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Spirit Adrift – Divided By Darkness

Gli Spirit Adrift hanno scritto un album molto ispirato e convincente, un passo avanti deciso per conquistare i cuori degli appassionati.

Se il precedente lavoro (Curse Of Conception), uscito un paio d’anni fa aveva lasciato buone sensazioni, nonostante non fossero ancora del tutto sfruttate le potenzialità in mano al gruppo Dell’Arizona, questo nuovo album registra un notevole passo avanti compiuto dagli Spirit Adrift.

Giunto al terzo album, la band statunitense mette in campo tutta la sua forza d’urto e Divided By Darkness può sicuramente rivelarsi un’ottima sorpresa per gli amanti dell’heavy doom di matrice sabbathiana.
Oltra alla leggendaria band di Birmingham, il gruppo mette in campo tutte le sue maggiori influenze creando un sound roccioso e imprreziosito da uno stato di grazia compositivo che fa brillare queste otto nuove tracce.
Anche Iron Maiden, Cathedral, Pentagram e Trouble confluiscono nel sound di Nathan Garrett e soci in quello che è sicuramente il picco qualitativo da quando ha avuto inizio la parabola degli Spirit Adrift.
Brani potenti, con cascate di riff e solos che portano l’acciaio a temperature altissime, mid tempo e cavalcate si alternano ad atmosferiche parti rallentate (bellissima Angel & Abyss), con un’epicità di fondo sempre presente, collocando Divided By Darkness tra le opere più interessanti degli ultimi tempi in ambito underground nel genere, grazie a bordate metalliche come l’opener We Will Not Die, Tortured By Time e la conclusiva The Way Of Return.
Gli Spirit Adrift hanno scritto un album molto ispirato e convincente, un passo avanti deciso per conquistare i cuori degli appassionati.

Tracklist
1.We Will Not Die
2.Divided by Darkness
3.Born into Fire
4.Angel and Abyss
5.Tortured by Time
6.Hear Her
7.Living Light
8.The Way of Return

Line-up
Divided By Darkness Recording Credits:
Nathan Garrett – Lead and Harmony Vocals / Guitar / Bass
Marcus Bryant – Drums
Synth & Wurlitzer – Preston Bryant
Choral Vocals on ‘Living Light’ – Kayla Dixon

SPIRIT ADRIFT – Facebook

Albez Duz – Enigmatic Rites

Decisamente consigliato agli amanti del doom, l’album allontana gli Albez Duz dalla scena puramente gotica, anche se non mancano al suo interno dettagli ed atmosfere che richiamano uno dei generi più popolari nella scena underground tedesca.

Abbandonate in parte le atmosfere puramente gotiche per abbracciare un heavy doom che a tratti si rifà alla tradizione settantiana, i tedeschi Albez Duz sfornano un lavoro decisamente convincente.

La storia del gruppo, iniziata nel 2006 come progetto solista del batterista Impurus (Eugen Herbst), conta quattro full length compreso questo Enigmatic Rites, mixato e masterizzato da V. Santura (Triptykon) nei Woodshed Studios.
Il disco offre un heavy doom che molto deve alla tradizione, anche se il gruppo è riuscito a trovare un giusto compromesso con la parte gotica del sound che li ha visti protagonisti nei lavori precedenti.
Ne esce un album vario, ben suonato e cantato da Alfonso Brito Lopez, teatrale e profondo quanto basta per valorizzare tanto le monolitiche parti rallentate che i passaggi più heavy.
Enigmatic Rites è composto da sei brani (nella versione in cd troviamo la bonus track, Only Lies) in cui il piglio drammatico di Participation Mystique Totalitaire e l’approccio heavy metal della conclusiva Emperor Is Blind riassumono perfettamente le due anime che vivono nel sound del gruppo berlinese.
Decisamente consigliato agli amanti del doom, l’album allontana gli Albez Duz dalla scena puramente gotica, anche se non mancano al suo interno dettagli ed atmosfere che richiamano uno dei generi più popolari nella scena underground tedesca.

Tracklist
01. Rites of hidden souls
02. Wandering soul
03. Participation mystique totalitaire
04. When the bird fledges
05. Surrender
06. Emperor is blind

Exclusive CD Bonus track:
07. Only lies

Line-up
Julian Müsseler – Vocals (backing), Guitars
David P. – Bass
Eugen Herbst – Drums, Vocals (backing)
Alfonso Brito – Vocals, Guitars

https://www.facebook.com/albezduz

Systemhouse 33 – End Of Days

End Of Days conferma la band indiana come una delle realtà più convincenti in ambito estremo di matrice moderna, con ancora Lamb Of God, Machine Head e DevilDriver ad ispirare Samron Jude e soci.

Si torna a parlare di metal estremo in arrivo dalla lontana India con l’ultimo lavoro dei modern Thrashers Systemhouse 33, band capitanata dal cantante Samron Jude e di cui abbiamo parlato già in passato, all’epoca delle uscite di Depths of Despair (2013) e Regression (2016).

Incentrato sulle tematiche del Libro dell’Apocalisse, questo nuovo lavoro intitolato End Of Days cambia ancora una volta le carte in tavola per quanto riguarda il sound, che se nei due album precedenti passava dal metal panterizzato del primo all’impatto più core del secondo, qui si trasforma in un thrash metal progressivo ed assolutamente distruttivo, sempre dall’anima moderna, ma con un lavoro ritmico fantasioso e sopra le righe.
Il leader al microfono ci racconta dell’apocalisse a cui va incontro l’umanità con una carica violentissima, passando dal growl allo scream con buona padronanza del mestiere, mentre il gruppo crea muri sonori intricati che a tratti esplodono in violente ripartenze thrash metal.
L’opener Apocalypse, la devastante Great Tribulation e la death/thrash Rapture sono i brani top di questo ennesimo macello sonoro firmato dai Systemhouse 33
End Of Days conferma la band indiana come una delle realtà più convincenti in ambito estremo di matrice moderna, con ancora Lamb Of God, Machine Head e DevilDriver ad ispirare Samron Jude e soci.

Tracklist
1.Day Of Reckoning
2.Rapture
3.End Of Days
4.Lake Of Sorrow
5.Stand Up
6.Apocalypse
7.Prophesied 03:16
8.Great Tribulation
9.Cry Of Anguish

Line-up
Samron Jude – Vocals,
Leon Quadros – Bass
Mayank Sharma – Drums
Vignesh V – Guitars

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Bewitcher – Under the Witching Cross

Under the Witching Cross segue di tre anni il debutto omonimo e propone un travolgente esempio di metal ottantiano, ben prodotto e con una serie di devastanti, crudeli e piacevolmente vecchia scuola

Quando alla qualità si abbina un minimo di talento, anche un genere come lo speed/black metal old school può regalare grandi lavori come questo secondo album dei Bewitcher, trio proveniente da Portland.

Under the Witching Cross segue di tre anni il debutto omonimo e propone un travolgente esempio di metal ottantiano, ben prodotto e con una serie di devastanti, crudeli e piacevolmente vecchia scuola: otto deraglianti tracce che non trovano ostacoli, una serie di cavalcate speed/thrash black metal ignoranti, rocciose ma valorizzate da un lavoro ritmico eccellente, colme di riferimenti alle band storiche del genere, ed in grado di far saltare il banco.
Siamo in territori infernali e i Bewitcher si aggirano tra in cerca di anime a colpi di Venom, Sodom, Motorhead ed attitudine black metal, con un sound che non manca di chiari riferimenti alla new wave of british heavy metal, nei solos e nei mid tempo che si alternano a bolidi musicali che risultano distruttivi come venti atomici.
Savage Lands Of Satan e la seguente Hexenkrieg formano un avvio sfolgorante, la title track e In The Sign Of The Goat e la spettacolare e blasfema Rome Is On Fire sono invece il picco qualitativo di questo gran bel lavoro firmato Bewitcher: quando il genere viene proposto a questi livelli riesce ancora ad avere un suo perché.

Tracklist
1. Savage Lands Of Satan
2. Hexenkrieg
3. Under The Witching Cross
4. Heathen Women
5. Too Fast For The Flames
6. In The Sign Of The Goat
7. Rome Is On Fire
8. Frost Moon Ritual

Line-up
Mateo Von Bewitcher – Guitars, Lead Vocals
Andreas Magus – Bass, Vocals
Rand Crusher – Drums

https://www.facebook.com/BewitcherOfficial

Aegonia – The Forgotten Song

Gothic/folk/doom metal è quello che si trova tra lo spartito di questa dozzina di perle ammantate dai tenui colori della foresta, una magia raccontata tramite un suggestivo concept fantasy.

Metal dalle atmosfere fantasy, folk e gothic è quello che ci propongono i bulgari Aegonia, band nata per volere della cantante Elitsa Stoyanova e del polistrumentista Nikolay Nikolov.

Attiva dal 2011 la band arriva solo oggi al debutto con The Forgotten Song, opera molto suggestiva che raccoglie umori e suoni della tradizione popolare di quella nazione.
Nikolov, oltra a cantare e suonare la chitarra, si diletta con il kaval, flauto tradizionale, mentre il violino accompagna magicamente il sound di brani dalle atmosfere fuori dal tempo.
Gothic/folk/doom metal è quello che si trova tra lo spartito di questa dozzina di perle ammantate dai tenui colori della foresta, una magia raccontata tramite un suggestivo concept fantasy creato dal chitarrista con lo pseudonimo di Nea Stand.
The Forgotten Song ammalia, trasportando l’ascoltatore in un’altra epoca ed in luoghi leggendari grazie alle atmosfere create da bellissimi brani come Rain Of Tears, l’epica grazia di Battles Lost And Won, il folk gotico di The Stolen Song e l’incedere potente della monumentale The Severe Mountain.
Opera affascinante, intensa e suggestiva, The Forgotten Song non mancherà di stupire positivamente gli amanti di queste sonorità.

Tracklist
1.In the Lands of Aegonia
2.Rain of Tears
3.With the Mists She Came
4.Restless Mind
5.Dreams Come to Me
6.Battles Lost and Won
7.The Offer
8.The Stolen Song
9.Gone
10.The Severe Mountain
11.A Bitter Fate
12.The Ruins of Aegonia

Line-up
Nikolay Nikolov – vocals, guitar, kaval
Elitsa Stoyanova – vocals, violin
Atanas Georgiev – bass
Ivan Kolev – drums

https://www.facebook.com/aegonia

Undead Prophecies – Sempiternal Void

Sempiternal Void è l’altare musicale in una cattedrale oscura pronto ad accogliere sacrifici al dio malvagio del metal estremo all’insegna dei vari Morbid Angel, Possessed, Morgoth e Death.

Tornano con un nuovo full length, successore del primo massacro sonoro intitolato False Prophecies, i misteriosi Undead Prophecies, band estrema di cui non si conosce nulla se non gli pseudonimi usati dai cinque musicisti e il fatto che incide per la label francese Listenable Records.

Il sound proposto dal gruppo è un potentissimo esempio di death metal di primi anni novanta, accompagnato da passaggi rallentati di matrice doom death ed accelerazioni di stampo thrash old school.
Prodotto benissimo, Sempiternal Void è uno schiacciasassi estremo di notevole portata, l’atmosfera che regna sui brani è maligna e l’impatto potentissimo e apocalittico rende il tutto dannatamente coinvolgente.
Gli Undead Prophecies provano a diventare una band di culto nel panorama estremo e dimostrano quindi una certa convinzione nei propri mezzi, sparando una serie di brani mozzafiato come I Summon Demons, The Souls I Haunt, Devoured e Throne Of Void. Sempiternal Void è l’altare musicale in una cattedrale oscura pronto ad accogliere sacrifici al dio malvagio del metal estremo all’insegna dei vari Morbid Angel, Possessed, Morgoth e Death.

Tracklist
01. I Summon Demons
02. Suffocated Vanity
03. Insidious Manipulators
04. The Souls I Haunt
05. Unholy Entity
06. Devoured
07. Circle of Conspiracy
08. Above the Claws of Doom
09. Throne of Void
10. Warhead (Venom cover)

Line-up
King Oscuro – Vocals
Necros – Guitars
Noctidiurnal – Guitars
Angelus – Bass
Drauhr – Drums

https://www.facebook.com/Undeadprophecies

Swamp Witch – Dead Rituals

Dead Rituals è la summa dello sludge migliore, quello che abbatte tutto e riesce anche ad aprire la via per le melodie migliori.

Gli Swamp Witch vengono da Oakland e fanno, come da loro stessa definizione, del cosmic sludge, ovvero dello sludge con connotazioni psych.

Il loro suono è molto ben strutturato e granitico, contiene tutti gli elementi del migliore sludge. Non ci sono fraintendimenti ascoltando questo disco, è un concentrato di emozioni date da una musica pesante che come lava cerca il percorso migliore, e dove passa distrugge tutto ciò che incontra. Questo è il loro secondo disco e perfeziona il discorso iniziato con il primo lavoro. Il suono non è velocissimo, la pesantezza fa parte della loro poetica, dato che trascina l’ascoltatore con sé, portandolo in un abisso di nera disperazione, dove numerosi demoni tormentano senza tregua. Le costruzioni delle canzoni sono fatte in maniera che integra molto bene la voce con il resto del gruppo, arrivando ad un risultato chiaro e fruibile. Lo sludge ultimamente è un genere meno frequentato rispetto al passato e rimangono le band migliori, quelle che hanno più idee, come mostrano gli Swamp Witch. Nel loro suono si può anche cogliere un qualcosa che assomiglia alla psichedelia anni 70, soprattutto nei passaggi di tono e nelle costruzione maggiormente acide. Le tracce sono quattro, tutte abbastanza lunghe, perché come un serpente la musica si snoda sinuosa, ed un qualcosa di più breve sarebbe stato meno adeguato: d’altro canto il gruppo di Oakland non si perde in elucubrazioni che non porterebbero a nulla, infatti la concretezza è una dello loro armi maggiori. Dead Rituals è la summa dello sludge migliore, quello che abbatte tutto e riesce anche ad aprire la via per le melodie migliori.

Tracklist
1.Petrified in Sewage
2.Serpent Drug Cult Mythology
3.Catacomb Saint
4.Dead Rituals

Line-up
Jimmy – Vocals
Phil – Guitar
Zack – Guitar
Jacob – Bass
Zak – Drums

https://www.facebook.com/CosmicSludge/

Rendezvous Point – Universal Chaos

Universal Chaos è un lavoro in piena sintonia con la terra di origine del gruppo, che mette comunque in primo piano la capacità tecnica, specialmente nelle molte ritmiche classicamente prog metal.

Dalla notevole scena progressive scandinava arrivano i Rendezvous Point, band formata da musicisti che gravitano o hanno gravitato intorno a realtà importanti come Borknagar, Leprous, Solefald, ICS Vortex e Ihsahn.

Universal Chaos è il loro secondo lavoro sulla lunga distanza, successore del debutto Solar Storm uscito quattro anni fa, ed è un maturo e personale esempio di progressive metal dalle sfumature post rock, meno introspettivo di quello dei Leprous, ma pregno di quegli umori e sensazioni musicali tipiche del sound scandinavo.
Si tratta di un gruppo di musicisti nati e cresciuti nel panorama estremo che hanno evoluto la propria idea di musica tracciando una strada progressiva ben delineata, mostrando capacità tecniche ed un talento smisurato per suoni ed atmosfere che emozionano, introspettive ma legate tanto al metal quanto al rock.
Universal Chaos risulta dunque un lavoro in piena sintonia con la terra di origine del gruppo, che mette comunque in primo piano la capacità tecnica, specialmente nelle molte ritmiche classicamente prog metal.
Tre quarti d’ora di musica dalla naturale emozionalità, una raccolta di brani che ha nell’opener Apollo, nella superba The Takedown e nelle armonie post rock di Resurrection i brani più rappresentativi, anche se si tratta del tipico album da far proprio nella sua interezza e con il dovuto tempo.
I Rendezvous Point confermano con questo nuovo lavoro la qualità altissima delle opere progressive della scena scandinava, fucina di talenti musicali fuori dal comune.

Tracklist
1.Apollo
2.Digital Waste
3.Universal Chaos
4.Pressure
5.The Fall
6.The Takedown
7.Unfaithful
8.Resurrection
9.Undefeated

Line-up
Geirmund Hansen – Vocal
Nicolay Tangen Svennæs – Keys
Petter Hallaråker – Guitar
Gunn-Hilde Erstad – Bass
Baard Kolstad – Drums

https://www.facebook.com/RendezvousPointOfficial

The Wandering Ascetic – Crimson

Crimson è un lavoro interessante e ricco di atmosfere nere molto affascinanti che rende i The Wandering Ascetic una band da non perdere di vista.

Realtà estrema proveniente da Singapore, località abitualmente fuori dalla mappa metallica mondiale, i The Wandering Ascetic debuttano con un lavoro di tutto rispetto incentrato su un death/black metal pregno di maligni mid tempo ed atmosfere che passano agevolmente da ispirazioni old school di stampo heavy/thrash ad altre care ai primi Samael.

Il quartetto asiatico, nato per volere di due membri dei Rudra (il vocalist Kathir ed il chitarrista Vinod) risulta attivo dal 2011, ha già dato alle stampe un ep e con in tasca la firma per la tentacolare Transcending Obscurity sforna un’opera estrema convincente, valorizzata dall’artwork creato da Mark Riddick (Fetid Zombie).
Dieci brani lineari, potenti e cattivi formano un muro sonoro dove lo scream alla Satyr del vocalist riempie l’album di diaboliche atmosfere black metal, mentre l’anima death/thrash risulta cemento armato metallico.
Crimson vive di questa dissacrante alleanza tra generi che forma il personale sound di questo quartetto estremo, con una manciata di brani di ottimo livello, dall’opener Eva Braun, alla coppia di perle nere formata da The Gods Bleed! e Beast Of Burden, praticamente un’oscura e devastante jam tra Sodom, Samel e Satyricon.
Crimson è un lavoro interessante e ricco di atmosfere nere molto affascinanti che rende i The Wandering Ascetic una band da non perdere di vista.

Tracklist
1.Eva Braun
2.I Sing The Body Electric
3.The Exorcism Of Mrs Doe
4.The Gods Bleed!
5.Beast Of Burden
6.The Will To Live
7.To Hell back, And To Hell Again
8.Here For The Good Things
9.Assassins
10.Orang laut

Line-up
Kathir – Voclas, Guitars
V.Vinz Vinod – Lead Guitars
Jay – Bass
Kannan K. – Drums

https://www.facebook.com/wanderingascetic/

Carmilla – Deflector

Deflector, pur offrendo poco in termini di personalità, lascia che sia qualche buon spunto compositivo a fare in modo che non passi inosservato agli amanti al death metal venato di melodie di ispirazione classica

Senza far gridare al miracolo, il debutto dei Carmilla risulta un lavoro soddisfacente per gli amanti del death metal melodico ispirato (anche per la presenza di una cantante al microfono) agli Arch Enemy.

La band proveniente da Stoccolma è di recente formazione, ha dato alle stampe un ep di rodaggio ed ora si autoproduce il primo full length, intitolato Deflector e composto da dieci brani più intro dove la singer Oksana Blohm Hedlund fa il bello e cattivo tempo sia con la voce pulita che con i toni estremi.
L’alternanza delle voci è quindi l’arma migliore in possesso dei Carmilla, unica differenza con i loro più popolari conterranei capitanati oggi dalla colorata pantera Alissa White-Gluz.
Un limite forse, ma dalla sua Deflector, offrendo poco in termini di personalità, lascia che sia qualche buon spunto compositivo a fare in modo che non passi inosservato agli amanti del genere, risultando un’opera dedicata esclusivamente ad orecchie allenate al death metal venato di melodie di ispirazione classica.
Una serie di discreti passaggi chitarristici fanno di Kings Of Religion, della title track e di Devils Feast i brani più riusciti dell’album, il resto delle tracce fila liscio senza grossi picchi, ma neanche brutte cadute, attestandosi su di un livello più che sufficiente.

Tracklist
1.Avvia e Inizia
2.Kings of Religion
3.Stained Scars
4.Deflector
5.Blinders
6.Devils Feast
7.The Accuser
8.Lizzy Borden
9.A Hundred Years of Failure
10.What We Deserve
11.Lightbringer

Line-up
Felix Björklund – Bass
Dennis Blohm Hedlund – Drums
Håkan Ålander – Guitars
Daniel Karlsson – Guitars
Oksana Blohm Hedlund – Vocals

https://www.facebook.com/carmilla.theband/

https://youtu.be/yRiPl2d_xr4

Avatar – The King Live In Paris

The King Live In Paris è un live appagante per una delle band più personali del panorama metal europeo, ovviamente imperdibile per gli amanti degli Avatar che, dal vivo, riescono a coinvolgere maggiormente in virtù di un approccio più diretto.

Gli Avatar pubblicano il loro primo live album, registrato il quel di Parigi sul palco del Download Festival 2018.

La band mette in mostra anche dal vivo le proprie potenzialità, risultando come sempre una realtà che non lascia punti di riferimento e gioca con il metal degli ultimi tren’tanni a suo piacimento.
Capitanato da Johannes Eckerström, uno dei vocalist più personali e debordanti della scena, il gruppo svedese è protagonista di uno show adrenalinico nel quale un numero spropositato di generi e ed atmosfere travolgono gli astanti.
Il sound dei nostri è una tempesta di note, dal vivo perfettamente interpretate e per nulla dispersive, anche se ovviamente il palco enfatizza la parte più diretta e potente con un Eckerström che passa da un tono all’altro, interpretando i brani con una facilità disarmante.
Dopo l’intro è A Statue Of The King, brano tratto dall’ultimo album ( Avatar Country), ad aprire le ostilità, poi è un susseguirsi di passaggi dal metal classico al power, dal metal estremo a mitragliate industrial, con la band a dare spettacolo con una prova senza sbavature.
Bloody Angel ricorda i Rammstein, Tower è una semi ballad dal crescendo epico, Smells Like a Freekshow torna su territori industrial, risultando il momento più esaltante del live, mentre la title track dell’ultimo lavoro è un brano dalle reminiscenze musical, un metal rock assolutamente coinvolgente.
The King Live In Paris è un live appagante per una delle band più personali del panorama metal europeo, ovviamente imperdibile per gli amanti degli Avatar che, dal vivo, riescono a coinvolgere maggiormente in virtù di un approccio più diretto.

Tracklist
01. Intro
02. Statue Of The King
03. Let It Burn
04. Paint Me Red
05. Bloody Angel
06. For The Swarm
07. Tower
08. The Eagle Has Landed
09. Smells Like A Freakshow
10. Avatar Country
11. Hail The Apocalypse

Line-up
Johannes Eckerström – Vocals
John Alfredsson – Drums
Henrik Sandelin – Bass
The King – Guitars
Tim Öhrström – Guitars

www.facebook.com/avatarmetal

Sinners Bleed – Absolution

Un lavoro distruttivo, tecnicamente ineccepibile ma consigliato solo ai fans del metal estremo di stampo death/thrash.

Il 2019 segna il ritorno dei deathsters tedeschi Sinners Bleed, quintetto nato nella seconda metà degli anni novanta ma con un solo album alle spalle, From Womb To Tomb, licenziato nel 2003.

Purtroppo i molti problemi legati alla line up, hanno fermato a lungo il cammino del gruppo nella scena death metal europea, un silenzio durato sedici anni che si interrompe grazie ad Absolution, di fatto la rinascita per i Sinners Bleed.
Absolution, disco di death metal potenziato da feroci accelerazioni thrash ed ispirato alla scena statunitense, non dà tregua, ci prende per il colletto e ci sbatte al muro, mentre una serie di ganci al basso ventre ci lasciano inermi a terra.
Dieci brani tra Obituary e Machine Head, una prova di forza che non lascia dubbi sulla voglia di rifarsi del quintetto berlinese, grazie ad un sound che nel genere risulta un muro sonoro invalicabile.
Tempo per scaldare i motori con l’intro e Age Of The Crow inizia a martellare i padiglioni auricolari senza pietà, la tecnica non manca di certo al combo che si inerpica per spartiti intricati dando sfoggio di bravura oltre che d’impatto.
Solos che si avvolgono come serpenti tra le ritmiche telluriche di brani portentosi come The Second Being o Behind The Veil, l’album vive di scossoni estremi, concedendo poco alla melodia che rimane travolta dall’impatto violento e senza compromessi.
Un lavoro distruttivo, tecnicamente ineccepibile ma consigliato solo ai fans del metal estremo di stampo death/thrash.

Tracklist
1. Intro
2. Age Of The Crow
3. Gleaming Black
4. The Second Being
5. Devouring Hatred
6. Behind The Veil
7. Dawn Of Infinity
8. Absolution
9. Obedience
10. Jesus’ Delusion Army

Line-up
Jan Geidner – Vocals
Sebastian Ankert – Guitar
Arne Maneke – Guitar
Henrik Fuchs – Bass
Eric Wenzel – Drums

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Weightless World – The End Of Beginning

Attivi dal 2011 finlandesi Weightless World licenziano questa botta di vita melodic death/metal core intitolata The End Of Beginning, un appassionante viaggio nei suoni moderni di matrice estrema, dalle melodie vincenti ma dalla grinta notevole.

Quello che toccano le band scandinave diventa oro, se non commercialmente, sicuramente a livello qualitativo.

Attivi dal 2011 finlandesi Weightless World licenziano questa botta di vita melodic death/metal core intitolata The End Of Beginning, un appassionante viaggio nei suoni moderni di matrice estrema, dalle melodie vincenti ma dalla grinta notevole.
Il giovane quintetto nordico spara nove brani dall’appeal esagerato senza perdere un’oncia di quella aggressività melodic death che fa dell’album un piccolo gioiellino moderno e melodico, attraente ma allo stesso tempo duro come l’acciaio.
Come spesso accade quando si ha a che fare con proposte in arrivo dalle fredde lande del nord, il gruppo non scherza in quanto a tecnica, amalgama per benino i generi accennati e ci aggiunge solos taglienti come rasoi e di matrice heavy metal, ed il risultato non si fa fatica a promuovere.
Già da Savior e dalle seguenti Dragon’s Fire e Guillotine la band fa le presentazioni con l’aiuto di un sound dove la componete melodica fa il bello e cattivo tempo, senza snaturare troppo l’anima aggressiva che pervade le varie tracce, unendo forza bruta e melodia, splendidi chorus e scream brutali in un calderone metallico alimentato da un fuoco estremo.
L’album si chiude con i dieci minuti abbondanti della title track, un brano dalle suggestive atmosfere elettroniche, che si alterna tra new wave, impulsi progressive moderni, metal e core e mette l’ombrellino ad un cocktail da assaggiare senza alcun dubbio.

Tracklist
1. 59
2. Savior
3. Dragon’s Fire
4. Guillotine
5. Fat Lady
6. The Pair
7. Colors
8. Tides
9. The End of Beginning

Line-up
Tino Kantoluoto – Bass
Juuso Oinonen – Guitars & backing vocals
Perttu Korhonen – Lead vocals
Kari Rannila – Drums
Valtteri Viinikka – Guitars, growls & backing vocals

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The Negative Bias – Narcissus Rising (A Metamorphosis In three acts)

Non ci sono mai passaggi ovvi, riempitivi o momenti di stanca, il viaggio nelle tenebre non conosce sosta, tutto cambia e noi non siano più al centro, siamo spettatori di qualcosa di immensamente più grande di noi che non riusciamo né a vedere né a comprendere ma che i The Negative Bias mettono benissimo in musica.

I The Negative Bias sono una nemesi musicale che si abbatterà su di voi attraverso uno dei migliori black metal europei.

Gli austriaci sono qui alla loro seconda prova, dopo il primo Lamentations Of The Chaos Omega. In questo ultimo lavoro troviamo due pezzi di oltre venti minuti dagli svariati contenuti. L’assalto black è quello tipico anni novanta, con momenti moderni ed innovativi, ma il tiro è quello. La forza dei The Negative Bias è di mutare sempre il flusso musicale, ci si immerge in un nero universo senza lasciare tempo all’ascoltatore di abituarsi, si viene rivoltati, la prospettiva muta in continuazione. Ad un certo punto il vortice, la parola inglese void è maggiormente adeguata, ti prende e ti conquista, ed è bellissimo lasciarsi portare in giro da questo black metal mai uguale a sè stesso. Per poter compiere un’operazione del genere bisogna avere un talento musicale ed in particolare compositivo fuori dal comune, e qui ne troviamo in abbondanza. Non ci sono mai passaggi ovvi, riempitivi o momenti di stanca, il viaggio nelle tenebre non conosce sosta, tutto cambia e noi non siano più al centro, siamo spettatori di qualcosa di immensamente più grande di noi che non riusciamo né a vedere né a comprendere ma che i The Negative Bias mettono benissimo in musica. Persino i momenti più lenti hanno un senso, non sono calme parentesi ma è assenza di respiro. Un disco che porta molto avanti il discorso cominciato dal primo lavoro e mette il gruppo austriaco sotto i riflettori di chi ama il black metal più vero, viscerale e anche innovativo. Il disco esce per la triestina ATMF, una delle etichette guida per chi ama il nero metallo che raramente sbaglia disco, ma cosa ancora più importante sta sviluppando una propria particolare poetica che la porta a pubblicare album di mortale bellezza che toccano direttamente i nostri cuori.

Tracklist
1.Narcissus Rising
2.Insomnic Sermons of Narcistic Afterbirth (At the Threshold where Chaos Turns into Salvation)

Line-up
I.F.S – Songwriting, Vocals, Lyrics, Concept
S.T – Songwriting, Guitars/Bass, Production
Athtarion – Songwriting, Guitars/Bass
Florian Musil – Drums

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Crepuscolo – You Tomb

I Crepuscolo, forti di tanti anni di esperienza non inciampano nemmeno una volta, il loro death metal centra il bersaglio ad ogni passaggio e sembra veramente di tornare nel negozio di fiducia ad ascoltare quello che arrivava dal nord Europa nei primi anni novanta.

Torna una delle band più longeve del metal estremo di matrice death metal nostrane, i Crepuscolo, trio proveniente da Macerata attivo dal 1995, ma arrivato al traguardo del secondo full length solo oggi.

Eppure la band il suo mestiere lo sa fare eccome, devastando i padiglioni auricolari degli amanti del death metal old school con questa raccolta di brani dal titolo You Tomb.
Licenziato dalla Metal Scrap, l’album segue di cinque anni il precedente Revolution Evilution, successore di tre ep usciti tra il 2009 ed il 2012, tutti nel segno di un death metal scandinavo assolutamente convincente.
Macerata come Goteborg?
A sentire bene anche l’ultimo marcissimo parto firmato Crepuscolo, direi di si, il trio di deathsters nostrani non cambia di una virgola la propria proposta e ci massacra con questa bomba sonora senza compromessi, un tributo di altissimo livello alle gesta di chi la storia del genere l’ha fatta quasi trent’anni fa.
Lo spirito indomabile di Lars Goran Petrov (oggi orco dietro al microfono dei Firespawn) vive nelle urla animalesche di Franz Minnozzi e la band conquista da subito l’amante del genere, orfano delle gesta musicali di Entombed, Dismember ed Unleashed arrivati a noi come tempeste glaciali all’epoca delle uscite dei vari Left Hand Path, Clandestine, Like An Ever Flowing Stream e Shadows In The Deep.
You Tomb è quindi un lavoro che segue i canoni del genere, forte di un impatto potentissimo, un gran lavoro strumentale ed una serie di brani esplosivi, ovviamente devoti al genere ma non per questo meno coinvolgenti, anzi.
Da non perdere in versione live, i Crepuscolo forti di tanti anni di esperienza non inciampano nemmeno una volta, il loro death metal centra il bersaglio ad ogni passaggio e sembra veramente di tornare nel negozio di fiducia ad ascoltare quello che arrivava dal nord Europa nei primi anni novanta (abitudine ormai persa nei ricordi di chi di anni sul groppone ne comincia a contare tanti).
Dall’opener My Scars Tell A Story, fino alla conclusiva Memento, l’album risulta un pericolosissimo saliscendi sulle montagne russe del true scandinavian death metal, la band nostrana rifila una serie di mitragliate estreme devastanti prendendo a spallate l’underground estremo anche fuori dai confini nazionali.

Tracklist
1.My Scars Tell a Story
2.Unzen
3.Under the Oak’s Shadow
4.You Tomb
5.The Fate That Life Gives
6.Not for the Mass
7.Shock
8.Monomania
9.Reflected Soul
10.Memento

Line-up
Franz Minnozzi – Bass & Vocals
Vun Speranza Perticarini – Guitar
Bill Ambrogi – Drums

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Riot City – Burn The Night

Nel suo genere Burn The Night risulta un album senza pecche, ma è chiaro che si tratta di un lavoro consigliato ai fans dell’heavy metal tutto borchie e chiodo d’ordinanza, ignorante il giusto per chiudere gli occhi e convincersi d’essere ancora negli anni ottanta.

Il primo lavoro su lunga distanza dei Riot City è in linea con la tradizione per il metallo tutto acciaio, fuoco e fiamme nord americano.

Burn The Night, benedetto dai Judas Priest, conserva intatte le caratteristiche peculiari dell’heavy metal anni ottanta, tra cascate di ritmiche e solos, taglienti come rasoi, voce in linea con il genere e produzione che segue l’atmosfera ottantiana dell’opera.
Si viaggia veloci su e giù per lo spartito, con in bella mostra la devozione che la band ha per tutto il movimento metallico di scuola classica e le otto tracce che formano la tracklist ne sono la conferma.
Nel suo genere Burn The Night risulta un album senza pecche, ma è chiaro che si tratta di un lavoro consigliato ai fans dell’heavy metal tutto borchie e chiodo d’ordinanza, ignorante il giusto per chiudere gli occhi e convincersi d’essere ancora negli anni ottanta.

Tracklist
1. Warrior Of Time
2. Burn The Night
3. In The Dark
4. Livin’ Fast
5. The Hunter
6. Steel Rider
7. 329
8. Halloween At Midnight

Line-up
Cale Savy – Guitars & Vocals
Roldan Reimer – Guitars
Dustin Smith – Bass
Chad Vallier – Drums

https://www.facebook.com/RIOTCITYOFFICIAL

Slow Order – Eternal Fire

Il re incontrastato di Eternal Fire è il groove, che gli Slow Order sanno creare molto bene portandolo a spasso lungo un disco piacevole, più complesso e corposo di tanti altri all’interno di questo genere.

Nuovo lavoro per questo gruppo bolognese di stoner e doom, nato per esprimere l’amore verso i suoni ribassati e i giri di chitarra che si fondono con la sezione ritmica.

Gli Slow Order fanno ottima musica strumentale, sciogliendo una forte dose di psichedelia nel pastiche stoner doom. Eternal Fire è un disco strutturato molto bene, con una composizione che spazia in molti campi diversi, non c’è mai uno schema fisso e di ciò il disco si giova enormemente, lasciando molti motivi per muovere la testa durante l’ascolto. Giustamente si potrebbe chiedere cosa hanno di più questi bolognesi rispetto al resto di gruppi stoner doom strumentali? Ascoltando Eternal Fire lo si potrà capire subito, mentre per invitare all’ascolto si potrebbe dire che ci sono molti mondi qui dentro, dallo stoner strumentale alla Karma To Burn, a riff in stile southern metal, a momenti di psichedelia pesante, per un lavoro molto forte e con i piedi bene piantati nel pantano. Ogni cosa qui è funzionale allo svolgimento generale, non ci sono orpelli o cose fittizie, tutto è consequenziale e opera per un fine più alto. Il trio è molto affiatato e ciò lo si sente dalle prime note, perché gli Slow Order sono uno di quei gruppi che trascinano l’ascoltatore indicandogli la via, anche se fosse in mezzo alle tenebre. Eternal Fire è un ottimo esempio di come possa essere la musica pesante declinata in una certa maniera, con un codice nato in giro per il mondo e che tanti gruppi stanno usando nel migliore dei modi. Il re incontrastato di Eternal Fire è il groove, che gli Slow Order sanno creare molto bene portandolo a spasso lungo un disco piacevole, più complesso e corposo di tanti altri all’interno di questo genere.

Tracklist
01. Eternal Fire
02. Obsessive Tale
03. Serpent’s Son
04. Eclipse
05. Kanavar
06. The Hunter
07. Starweed
08. Black Mass

Line-up
minoz
robby
ale

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