Grazie alla reciproca collaborazione con la conduttrice radiofonica Mirella Catena, abbiamo la gradita opportunità di pubblicare le interviste effettuate nel corso del suo programma Overthewall, in onda ogni domenica alle 21.30 su Witch Web Radio.
Questa volta vi diamo la possibilità di ascoltare l’audio intervista di Mirella con un altri dei nomi di culto della scena metal italiana, Freddy Delirio, da oltre vent’anni tastierista degli storici Death SS e reduce da un magnifico album con il monicker Freddy Delirio and The Phantoms.
Avem – Meridiem
Meridiem dei progsters austriaci Avem è un lavoro collocabile tra quelli di matrice progressiva, moderna e pregna di umori che alternano sfumature alternative, metal e dark.
I viennesi Avem firmano per Wormholedeath che licenzia il loro primo album sulla lunga distanza intitolato Meridiem, un lavoro collocabile tra quelli di matrice progressiva, moderna e pregna di umori che alternano sfumature alternative, metal e dark.
Dietro al microfono la voce grintosa della singer Nora Bendzko a cui alle sue spalle agiscono quattro musicisti che sanno unire una buona tecnica strumentale, obbligatoria se si suona il genere e feeling di stampo rock, per un risultato che in generale soddisfa.
Potrebbero storcere il naso gli ormai obsoleti puristi del genere, fuorviati dall’atmosfera alternative di molti dei brani presenti, ma è un dettaglio che non inficia le buone sensazioni che lasciano brani come l’opener Sun-Chaser, Bermuda o Whispers On The Wind.
Progressive metal moderno dunque, un ramo dell’immenso albero progressivo che sta regalando ottimi lavori in questi ultimi anni e che viene alimentato da band come gli Avem, andando oltre ai soliti schemi e confezionando lavori di grande respiro, freschi, metallici e maturi.
Il piglio aggressivo e drammatico di Lost Cosmonaut si scontra con il rock progressivo attraversato da ritmiche sapientemente congegnate di Earth-Shaker o le sfumature tooliane di Sonder in un’alternanza di suoni ed atmosfere che rendono questa ora di musica un ascolto ampiamente soddisfacente per chi ama il genere.
Gli Avem risultano una band dalle potenzialità enormi, vedremo in futuro la direzione che prenderà la loro musica, aperta a qualsiasi tipo di evoluzione, per ora promossi senza riserve.
Tracklist
01.Sun Chaser
02.How I Got My Wings
03.Bermuda
04.Star Gazer
05.Lost Cosmonaut
06.Phantoms
07.Earth Shaker
08.Whispers On The Wind Feat. Andreas Gammauf
09.Chernobyl
10.Storm Facer Feat. Alexander Hirschmann
11.Sonder
12.LDV
Line-up
Reece Tyrrell – Guitars
Florian Uhl – Bass
Seppo Uhari – Drums
Nora Bendzko – Vocals
Manu Sharma – Keyboards
The Magic Door – The Magic Door
Difficile segnalare una canzone rispetto ad un’altra, in un’opera come The Magic Door che va ascoltata nella sua interezza per cogliere al meglio significati e dettagli musicali che ne fanno un lavoro originale ed assolutamente da approfondire per apprezzarne ancor più l’essenza.
La Black Widow Records, storica label genovese conosciuta in tutto il mondo per la qualità artistica delle proprie proposte, licenzia questo bellissimo lavoro intitolato The Magic Door, dietro il quale si cela un profondo concept dai rimandi esoterici e con connotazioni alchemiche, astronomiche ed astrologiche.
La copertina raffigura i sette epigrafi della porta corrispondenti a Saturno, Giove, Marte, Venere, Mercurio, il Sole e V.I.T.R.I.O.L., mentre la porta magica si riferisce alla storia di Villa Palombara, residenza del marchese Massimiliano Palombara e dell’alchimista Francesco Giuseppe Borri
Un viaggio musicale dai tratti folk, intriso di magia e leggende, cultura e studi su argomenti fuori dai soliti schemi che la musica moderna ci offre, accompagnato dalla voce della cantante Giada Colagrande: dieci brani colmi di eleganza e magia, da ascoltare nella penombra, lasciandosi trasportare da note celtiche, arpeggi fuori dal tempo che riempiono lo spazio di note che strumenti come arpa, chitarra classica, viola ricamano nel tempo e nella nostra mente.
Difficile segnalare una canzone rispetto ad un’altra, in un’opera come The Magic Door che va ascoltata nella sua interezza per cogliere al meglio significati e dettagli musicali che ne fanno un lavoro originale ed assolutamente da approfondire per apprezzarne ancor più l’essenza.
Tracklist
1.Intro
2.Saturnine Night
3.Jupiter’s Dew
4.Water Of Mars
5.Venus The Bride
6.Ancient Portal
7.Marcury Unveiled
8.Sun In A Flame
9.Vitriol
10.Epilogue
Line-up
Giada Colagrande – Voce
Arthuan Rebis – Voce, chitarra, nyckelharpa, esraj, hulusi, sequencer
Vincenzo Zitello – Arpa celtica, viola, lama sonora
Glen Velez – Percussioni
Marco Cavanna – Basso
BRVMAK
Il lyric video ufficiale del brano ‘Omnipotence’, dall’album ‘In Nomine Patris’ (Sleaszy Rider Records).
Il lyric video ufficiale del brano ‘Omnipotence’, dall’album ‘In Nomine Patris’ (Sleaszy Rider Records).
I Progressive Death Metallers BRVMAK rivelano il lyric video ufficiale del brano ‘Omnipotence’, che vede la partecipazione del leggendario Paul Masvidal (CYNIC) come special guest in una parte vocale. Il brano è estratto dal loro nuovo album ‘In Nomine Patris’ pubblicato da Sleaszy Rider Records.
‘Omnipotence’ si inspira alla storia mitologica della Torre di Babele, costruita dagli uomini nel tentativo di raggiungere i cieli e di ottenere l’elevazione spirituale sfidando Dio, come il figlio che tenta di elevarsi verso il proprio padre. La disapprovazione di Dio verso l’operato dell’uomo si manifesta in tutta la sua forza quando egli decide di portare il caos sulla terra mescolando le lingue utilizzate dagli uomoni per comunicare, cosi che essi non potessero beneficiare di un linguaggio comune.
Il co-fondatore e frontman dei CYNIC Paul Masvidal ha impreziosito il brano “Omnipotence” registrando una parte vocale come special guest.
Serj dei BRVMAK ha commentato : “Avere l’onore di lavorare con un artista straordinario del calibro di Paul è grandioso.
Tutti noi nella band ascoltiamo la sua musica da sempre, e poter averlo come ospite speciale sul nostro prossimo disco è un vero privilegio.
Non potremmo essere più contenti della sua performance vocale, un qualcosa di davvero speciale che finalmente siamo orgogliosi di farvi ascoltare…”
Anche Paul Masvidal ha commentato :”Quando Serj dei BRVMAK mi ha mandato il loro brano “Omnipotence”, sono rimasto colpito dalla brutale immediatezza
del pezzo e del loro lavoro in generale. Ho pensato che le mie vocals avrebbero potuto aggiungere un elemento interessante ed unico, e poi non potevo rifiutare l’opportunità di cantare per la prima volta su di un blast beat! Questa band diventerà grande, dategli un’occhiata!”
Il nuovo album dei BRVMAK ‘In Nomine Patris’ e’ un concept album incentrato sulla mitologia biblica. Ciascun brano descrive noi stessi come esseri umani, attraverso l’essenza metaforica degli eventi della bibbia.
‘In Nomine Patris’ e’ stato registrato, mixato e masterizzato da Alessio Cattaneo e Riccardo Studer al Time Collapse Recording Studio di Roma (Novembre, Ade, Scuorn).
Official Lyric video prodotto da Stefano Mastronicola.
Out via Sleaszy Rider Records.
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Thamiel – Sator
Sator funzione bene dall’inizio alla fine, ha un bella carica e un bel suono che arrivano molto diretti all’ascoltatore.
Da Brindisi arriva il debutto sulla lunga distanza per i Thamiel, ex Merkavah, fondati dal chitarrista Gianluigi Papadia e dal batterista Antonio Greco.
Totalmente autoprodotto, il loro disco è una proposta sonora incentrata sul black death degli anni novanta, dalla forte connotazione mediterranea. I Thamiel hanno un incedere notevole, il suono è un black death molto peculiare, che si rifà certamente alla tradizione scandinava, ma che guarda molto anche ai paesi bagnati dal mar Mediterraneo, come la stessa Italia e la Grecia. Infatti il loro suono possiede certe caratteristiche altresì irrintracciabili nei gruppi nordici. Il tutto è strutturato molto bene, il disco ha una sua organicità ben precisa, e si sente che questi musicisti hanno sia passione che competenza, cose mai scontate, specialmente nelle epoche attuali. Con una forte componente esoterica, il disco sembra scaturire direttamente da una lettura di opere maledette, con un’atmosfera molto intima e diabolica. Lungo tutto il percorso del lavoro si dipana anche una precisa ricerca musicale, con al centro la produzione di un suono originale, personale ed immediatamente riconoscibile, intendimento che riesce perfettamente. Il debutto dei Thamiel è convincente e molto godibile, un canto di amore verso il black ed il death metal, e quale omaggio migliore se non creare qualcosa di personale e bello in quel campo? Sator funziona bene dall’inizio alla fine, ha un grande carica e un bel suono che arriva molto diretto all’ascoltatore. Il sommerso musicale racchiude gruppi molto validi come i Thamiel, che facendo molti sforzi e sacrifici riescono a produrre cose che altri nomi più blasonati non sono più in grado di fare.
Tracklist
1 Intro
2 Sol Invictus
3 Kathaar
4 Darkened Centuries
5 Sator
6 Bloodshed In The North
7 Desecrate Ritual
8 Ex Comunicatio
Line-up
Mino Mingolla – Vocals
Gianluigi Papadia – Guitar
Andrea Caiulo – Bass
Antonio Cape Greco – Drums
Blood Thirsty Demons – …In Death We Trust
L’opera non cala di tensione in tutta la sua durata: atmosfere macabre e cavalcate heavy si inseguono in brani perfettamente strutturati nei quali l’influenza primaria rimane Steve Sylvester e la sua leggendaria creatura, a cui Cristian Mustaine rende il doveroso tributo.
Realtà consolidata nella scena metal nostrana da anni di attività e sette full length, tornano i Blood Thirsty Demons, one man band dalle sonorità horror metal creata dal polistrumentista e songwriter Cristian Mustaine.
….In Death We Trust è il nuovo ed ottavo lavoro su lunga distanza per la band lombarda, licenziato dalla The Triad Rec in co-produzione con la C.M. Releases e composto da nove brani per cinquanta minuti di horror metal old school, ispirato dai gruppi che hanno fatto la storia del genere, italiani ed internazionali come Death SS, King Diamond e Mercyful Fate e con quell’attitudine tutta italiana ispirata alla tradizione dark e occulta che fa della nostra nazione una vera scuola per chi suona il genere.
….In Death We Trust continua sulla falsariga dei lavori precedente che hanno portato i Blood Thirsty Demons all’attenzione dei fans dell’horror metal, con lugubri tastiere che creano la giusta atmosfera e l’heavy metal di matrice old school a dominare la scena.
In generale l’opera non cala di tensione in tutta la sua durata, atmosfere macabre e cavalcate heavy si inseguono in brani perfettamente strutturati, l’influenza primaria rimangono Steve Sylvester e la sua leggendaria creatura, a cui Cristian Mustaine rende il doveroso tributo in tracce come la title track, Message From The Dead o Killed By The Priest.
Una menzione particolare vanno anche ai suoni di ispirazione doom/dark della bellissima My Last Minute e la conclusiva …My Soul To Take, quattordici minuti di sunto compositivo della musica creata dal mastermind.
I Blood Thirsty Demons si confermano con questo nuovo lavoro si confermano come buon punto di riferimento per gli amanti dell’horror metal di scuola Death SS.
Tracklist
1. AL II,63
2. I’m Dead!!
3. My Last Minute
4. …In Death We Trust
5. Message From The Dead
6. The Only Road
7. Cry On My Tomb
8. Killed By The Priest
9. …My Soul To Take
Line-up
Cristian Mustaine – all the instruments and vocals
None – Damp Chill of Life
L’opera di None è di assoluto rilievo per l’abilità nell’unire in maniera ottimale le componenti più cupe e al contempo più atmosferiche del black metal, al cui interno la tendenza di matrice depressive viene infatti stemperata da aperture melodiche.
None è il nome di un progetto atmospheric black del quale poco si sa, se non il fatto che la sua provenienza è la sempre fertile per queste sonorità terra statunitense.
Damp Chill of Life è il terzo full length che, come quelli usciti nel 2017 e nel 2018, è stato pubblicato puntualmente l’11 aprile, data che evidentemente riveste un significato preciso per questo musicista (probabile infatti che si tratti di un solo project).
L’opera di None è di assoluto rilievo per l’abilità nell’unire in maniera ottimale le componenti più cupe e al contempo più atmosferiche del black metal, al cui interno la tendenza di matrice depressive viene infatti stemperata da aperture melodiche che rimandano alle band cascadiane, ma il tutto viene poi rafforzato da una scrittura non banale e sempre carica di tensione emotiva.
Damp Chill of Life si snida per circa tre quarti d’ora, tra brani molto lunghi come la title track, dal drammatico incedere punteggiato dal tipico screaming disperato, o Cease, dall’incipit ambient che si apre nella seconda parte in un dolente e cristallino afflato melodico.
La componente ambient è comunque sempre piuttosto presente, così come sprazzi di folk regalati da un notevole lavoro di chitarra acustica: Damp Chill of Life è un album in cui vengono alternati con maestria passaggi dall’enorme impatto emotivo ad altri più rarefatti e riflessivi, senza il tutto appaia mai frammentato e qui risalta la bravura, anche esecutiva, del nostro anonimo quanto ottimo protagonista.
Una produzione al di sopra della media per gli standard del genere chiude alla perfezione un cerchio all’interno del quale è possibile conservare con cura questo album, chiuso da un altro splendido e sofferto monumento alla disperazione come A Chance I’d Never Have.
Per fortuna, contraddicendo il titolo di quest’ultima traccia, un progetto come None ha avuto invece la possibilità di emergere in tutta la sua bellezza in questi ultimi anni, grazie al supporto di un etichetta come la Hypnotic Dirge, come sempre capace di portare alla luce magnifiche realtà altrimenti destinate a languire nei meandri dell’underground più nascosto e inaccessibile.
Tracklist:
1.Fade
2.The Damp Chill of Life
3.Cease
4.You Did a Good Thing
5.It’s Painless to Let Go
6.I Yearn to Feel
7.A Chance I’d Never Have
Gran Bal Dub – Benvenguts a Bòrd
La qualità è molto alta e ci sono momenti bellissimi, durante i quali il cuore ti si riempe con qualcosa di antico che sa parlare con vecchi e nuovi linguaggi.
Ritorna l’incontro fa due culture in apparenza differenti, la musica elettronica soprattutto nella sua forma dub e il mondo occitano, con la seconda opera a firma Gran Bal Dub, il nome della collaborazione fra Madaski degli Africa Unite e Sergio Berardo dei Lou Dalfin.
Il primo episodio uscito nel 2017 in download gratis era stato un successo sia di pubblico che di critica. La formula alla base di questo incontro di culture diverse è molto semplice ma assai profonda: da una parte la musica dub reggae, con la sua forma essenziale e minimale eppure molto potente, dall’altra la gioia, la vitalità della cultura musicale e non solo dell’Occitania, quella terra che va dalla montagne piemontesi ai Pirenei, dove è nata e prospera la lingua d’oc, e tutta l’affascinante cultura che vi sta dietro, della quale il gruppo dei Lou Dalfin che vede fra i suoi membri Sergio Berardo fa grande diffusione da molti anni. Benvenguts A Bòrd è una festa popolare, un allacciare fili fra sensibilità e stili diversi, ma che stanno davvero molto bene assieme. Il dub si sposa perfettamente con la musica occitana, con i suoi strumenti di festa e di raccoglimento, il dub insieme all’elettronica dilata i tempi o li esalta, grazie alla grande sapienza di Madaski che taglia e cuce molto bene. L’omone piemontese da oltre trent’anni è uno dei migliori sperimentatori della musica elettronica underground italiana, basti ricordare nella sua sterminata discografia un album come Distortica Diagnostica, elettronica ai massimi livelli sulla vicenda del suo tumore al cervello. Madaski prepara un abito perfettamente su misura per Sergio Berardo, trabalhador provenzale fra gli ultimi di una lunghissima tradizione di cantori popolari, perché è la vita del popolo al centro di tutto. Il disco è una bella festa, un momento per celebrare la vita anche nei suoi risvolti meno piacevoli, tutto da parte del tutto, e c’è anche un profondo senso di umanità: la modernità esiste nella sua accezione migliore, ovvero quella di megafono dei sentimenti e delle possibilità umane. La qualità è molto alta e ci sono momenti bellissimi, durante i quali il cuore ti si riempe con qualcosa di antico che sa parlare con vecchi e nuovi linguaggi. Il cammino di questo fecondo incontro va avanti, fatto di cuore, cultura e bellezza, grazie anche ad un Occitania tutta da scoprire. Il tutto è in nuovamente in download libero sul loro sito, diffondete.
Tracklist
01 Al Belcaire
02 Al Festin
03 Nòstra Mar
04 Lo Vespre de la Nòça
05 Bachasset
06 Es Pas Tard
07 La Sanha/ La Sanha RXM
08 Jordi Do Bandolim
09 Pònt de la Sal
10 L’Aglàs
11 Correnta
12 The Job
Line-up
Sergio Berardo – Ghironde, fifre, clarin, bodega, arebeba, saz, dulcimer, archi a bocca, corni naturali, flauto armonico, banjo, ukulele, percussioni e voce
Madaski – Programmazioni, pianoforte e voce
Robi Avena – Fisarmonica cromatica a bottoni
Chiara Cesano – Violino
Carlo Revello – Basso in “Jordi Do Bandolim”
Dario Avena – Clarinetto in “La Sanha e Correnta”
Rosella Pellerino – Hostess in “A Belcaire”
Matteo Mammoliti – Batteria in “The Job”
Philadelphia – Search And Destroy Deluxe
Versione rimasterizzata e deluxe ad opera della Roxx records per Search And Destroy, secondo album dei Philadelphia, storica band cristiana attiva nella prima metà degli anni ottanta.
Torniamo a parlare di rock cristiano d’annata grazie ad una nuova uscita targata Roxx Records:
trattasi di Search And Destroy, secondo lavoro dei Philadelphia, attivi dall’alba degli anni ottanta in quel di Shreveport, Louisiana.
Il gruppo cristiano infatti nacque nel 1981 per arrivare all’esordio tre anni dopo con Tell the Truth… pubblicando in seguito questo lavoro, uscito originariamente nel 1985, creandosi così un buon seguito, specialmente nei tanti concerti che lo vide impegnato in quel periodo.
Poi un lungo silenzio fino al 2015 ed all’uscita del singolo No Compromise che anticipava il nuovo album, licenziato tre anni fa ed intitolato Warlord.
L’impegno nella scena cristiana ha caratterizzato la storia dei Philadelphia, ora un trio composto dallo storico chitarrista Phil Scholling, dal batterista Brian Martini e dal bassista cantante Brian Clark ex Survivor come il batterista.
Il sound di Search And Destroy si colloca perfettamente nell’hard & heavy dell’epoca, brani più hard rock oriented si alternano con rocciosi anthem metallici, i Philadelphia molto attenti alle melodie, raggiungevano un buon livello qualitativo grazie ad un egregio lavoro sui solos, molto ispirati e sempre graffianti, mentre brani di classic rock più radiofonico lasciavano spazio ad ispirate tracce heavy che strizzavano l’occhio al Regno Unito.
Una buona dose di grinta si evince nella title track posta come opener, in Judgement Day e nell’esplosiva Fastrack, ma è comunque tutto l’album che gira a pieno regime anche se l’età è avanzata e Search And Destroy come suoni e approccio al genere rimane confinato nella prima metà degli anni ottanta.
Una riedizione assolutamente gradita per gli amanti del decennio ottantiano e del classic metal statunitense.
Tracklist
1.Search and Destroy
2.Bobby’s Song
3.Oh My Boy
4.Judgement Day
5.Mirror Man
6.Fastrack
7.Showdown
8.Decision Time
Line-up
Brian Clark – Bass, Vocals
Brian Martini – Drums, Percussion
Phil Scholling – Guitars
SKANNERS
Il video di “In Flammen 666”, dall’album “Temptation”.
Il video di “In Flammen 666”, dall’album “Temptation”.
Italian Legendary Heavy Metallers SKANNERS have unleashed a new video for the song “In Flammen 666”, taken from the band’s upcoming album “Temptation”, coming out April 26th in Europe via Self Distribuzione Milano and CODE 7 /Plastic Head UK for ALPHA OMEGA Records!
The album is available for streaming and pre-orders at the band’s bandcamp page and on Spotify!
Bandcamp: https://skanners.bandcamp.com/releases or on Spotify here: https://open.spotify.com/album/2No1bt9aP1PD9tsK0cNBY8
Next SKANNERS shows:
April 27th – Rockhouse, Salzburg – Austria w/ NECRONOMICON
May 11th – Isola Rock Festival (headliner) – Isola Della Scala (VR), Italy
July 11th-13th – In Flammen Open Air – Germany
More dates TBA.
Bolzano, Italy based heavy metal legends SKANNERS were formed in 1982. In 1986 they released the debut LP “Dirty Armada”, in Germany the band won widespread public approval and critical acclaim, becoming pioneers in the New Wave of Italian heavy metal. SKANNERS have shared stages with legends as DEEP PURPLE, IN FLAMES, SAVAGE, DARK FUNERAL, VADER, METAL CHURCH, GIRLSCHOOL, MOTORHEAD, HALLOWEEN, SAXON, MANOWAR, DIO, TWISTED SISTER and many other. SKANNERS’ latest, eighth album (CD/DVD) “Eins Zwei Drei Metal Party Live” came out in 2015 (dedicated to their former guitarist and founding member, Max Quinzio, who died in February of 2014). The band’s new album “Temptation” is set to be released in Europe on April 26th via Self Distribuzione Milano and CODE 7 /Plastic Head UK for ALPHA OMEGA Records!
MORTAL INFINITY
Il video di ‘Misanthropic Collapse’, dall’album “In Cold Blood” in uscita a settembre.
Il video di ‘Misanthropic Collapse’, dall’album “In Cold Blood” in uscita a settembre.
Fast, nasty and direct – that’s the relentless bludgeon-dance sound of this German anger souls!
The THRASH METAL alarm by the heavy-workers, which is not over-modern and fabulously grooving, comes into its own on the new and third album in all its intense splendor – brute proclaimed by exceptional vocalist Marc Doblinger.
On April 16th, MORTAL INFINITY presented their new, official music video for the song “Misanthropic Collapse”.
The new single “Misanthropic Collapse” is available on all streaming service providers. The song is from the third album “In Cold Blood”, which will be released in September 2019.
The music video was produced by Schrankenstein Media. The Bavarian band itself presents the thematic background to “Misanthropic Collapse” as follows:
“Where this passionate and intimate hatred of the self stirs, the urge to self-destruct that rages in some beings, may have different reasons for each person. The result is always the same: if one declares oneself an enemy, one often only has to flee from the environment, away from society, values and morals and into a self-created, gloomy, sad parallel world. As the saving window slowly closes out of eternal black and threatens to collapse, the battle rages against one’s own, inner demons.”
MORTAL INFINITY definitely stand out from the mass of today’s Thrashers with “In Cold Blood” – and they do it without cramping. After all, who has such a huge heart for the underground and the original rebellion of this musical branch can also do a lot with it.
▶ Official release of “In Cold Blood”: September 06th, 2019 ◀
LINE-UP:
Marc Doblinger • Vocals
Sebastian Unrath • Guitar
Sebastian Brunner • Guitar
Alex Glaser • Bass
Adrian Müller • Drums
Founded in 2009, MORTAL INFINITY underwent an equally constant and interesting maturing process in which the band incorporated elements from the last Thrash decade before the turn of the millennium.
And the fact that diverse, up-to-date Extreme Metal influences are allowed to let off steam unhindered lends the efficient dynamics of the five-piece a remarkably jagged note.
One of MORTAL INFINITY’s other specialties are well-dosed, skillfully sophisticated melodies that can make true genre hits out of some tracks through the catchiness that is achieved.
Discography:
2010 Eternal War (EP)
2012 District Destruction (Full-length)
2015 Final Death Denied (Full-length)
2019 In Cold Blood (Full-length)
Tense Up! – Tense Up!
Un viaggio senza freni in film che parlano di crimine e sesso, di morte e di vita, di grida lancinanti, il tutto per mezzo di una chitarra che viaggia velocissima e di una batteria che le copre le spalle con un corposo fuoco di copertura: non ci rimane che metterci all’inseguimento.
Direttamente dalle nebbie della pianura reggiana arriva questo fulmineo debutto di surf e psych rock and roll.
Questi due ragazzi riuniti sotto il nome Tense Up! hanno una grande urgenza di esprimere il loro amore per la musica veloce e coinvolgente, per i film di serie b e per tutto un immaginario che Quentin Tarantino amerebbe alla follia. Tutto nasce agli inizi del 2015 nella mente del chitarrista Vincenzo Melita, che si mette alla ricerca di qualcuno che possa aiutarlo a mettere in musica ciò che vorrebbe. Trova così un complice nel batterista Luca Bajardi, con il quale comincia a porre le basi del presente disco. Eccoci quindi a questo debutto, un viaggio senza freni in film che parlano di crimine e sesso, di morte e di vita, di grida lancinanti, il tutto per mezzo di una chitarra che viaggia velocissima e di una batteria che le copre le spalle con un corposo fuoco di copertura: non ci rimane che metterci all’inseguimento. Di coppie musicali in Italia ve ne sono molte, quasi tutte composte da un chitarrista e da un batterista, ma poche hanno l’efficacia e l’appassionante velocità dei Tense Up!. Il disco comincia con un vetro rotto e non si ferma più, per sei tracce vertiginose e coinvolgenti come un b movie anni sessanta o settanta. I Tense Up! riportano l’attenzione su un immaginario molto vivido e assolutamente non conforme come quello delle produzioni underground americane ed italiane degli anni sessanta e settanta, la cui vitalità ed originalità era pari alla musica di questo duo, per una stagione creativa forse irripetibile. Gli spezzoni sonori di questi film, i dialoghi e vere proprie scene, sono parte integrante di questo disco come se fossero il terzo componente del gruppo e sono assai efficaci, diventando anzi la spina dorsale del disco. Importante e molto funzionale è anche il lavoro dell’organo, che sottolinea in maniera importante certi momenti ed è un ottimo contrappunto. Un disco assi godibile e molto attraente, per un debutto notevole da parte un duo tra i migliori in Italia.
Tracklist
1 MR.MEMORY
2 CARRUSEL
3 I KILLED HIM
4 ASTRAPHOBIA
5 THE KEY
6 PRIVATE TRAPS
Line-up
Vins – Guitars –
BJ – drums –
Accursed Spawn – The Virulent Host
Tra le trame sonore dell’album si riconosce più di una influenza di matrice death/thrash/brutal, e se gli Accursed Spawn non inventano nulla si rivelano una macchina da guerra da non sottovalutare.
In Canada il metal estremo di matrice death/thrash lo sanno suonare davvero bene, a testimonianza di una scuola ben delineata e che riserva sempre gradite sorprese per gli amanti dell’headbanging.
Gli Accursed Spawn trovano la loro strada musicale attraverso un death metal feroce e senza compromessi, potenziato da accelerazioni thrash e da un sound che dal groove necessario per fare la differenza oggigiorno.
Attivo dal 2010, il gruppo di Ottawa arriva al primo full length tramite la PRC Music, e questo assalto sonoro intitolato The Virulent Host non fa prigionieri, intenso e devastante come deve essere un’opera del genere.
Palla lunga e pedalare quanto si vuole, ma Interrogated Bludgeonment o Cesium 137 sono bombardamenti sonori che non mancano di freschezza ed una dose insana di violenza brutale che colpisce nel segno.
Tra le trame sonore dell’album si riconosce più di una influenza di matrice death/thrash/brutal, e se gli Accursed Spawn non inventano nulla si rivelano una macchina da guerra da non sottovalutare.
Tracklist
1.Bhopal ‘84
2.Bloodforged
3.Interrogated Bludgeonment
4.The Virulent Host
5.Cesium 137
6.The Ageless Curse
7.Shotgun Facelift
8.Mass Glossectomy
9.Dogmatic Affliction
Line-up
Jay Cross – Drums
Adam Pell – Guitars (lead)
Weiyun Lu – Bass
Paul Kelly – Guitars (lead)
Luke Wargasm – Vocals
Mortado – Rupert The King
Ascoltando Rupert The King ci si mette di fronte a quel mostro musicale che è il metal in una delle sue più potenti e riuscite versioni, un esempio di heavy/thrash che sgorga dagli altoparlanti come sangue da un arto tagliato.
L’uscita di GL Perotti dagli Extrema dopo trent’anni di storia del metal tricolore è notizia ormai archiviata da tempo, ma lo storico cantante non ha perso troppo tempo e, chiamati a raccolta tre musicisti dal curriculum “importante” come il batterista Manuel Togni (Aleph, Soulphureus, Spellblast, Uli Jon Roth, Blaze Bayley, Kee Marcello e Doogie White) e i due Franzè, Simone al basso e Stefano alla chitarra solista (Dennis Stratton, Blaze Bayley e Will Hunt), ha dato vita ai Mortado, praticamente un’esplosione di sonorità metalliche di matrice heavy/thrash che sarebbe riduttivo definire old school, anche se la tradizione e la classicità del sound sono fuor di dubbio ed alimentano l’atmosfera generale di Rupert The King.
Una varietà di stili, impatto ed attitudine impressionante animano questa prima opera targata Mortado che, se in un primo momento attira l’attenzione per l’importanza del tipo dietro al microfono, con il passare del tempo non fa prigionieri, travolgendo con un songwriting ed una prova strumentale di altissimo livello.
Perotti canta con l’entusiasmo di un leone da troppo tempo ingabbiato , la sezione ritmica potente e chirurgica asseconda una chitarra solista che regala attimi di grande ispirazione heavy metal, chiamando in causa nomi altisonanti come Iron Maiden, Megadeth, Death Angel, ma che, proprio per la sua varietà, lascia spazio a soluzioni che pescano dagli Alice in Chains come dai fondamentali (per il background dello storico singer) Suicidal Tendencies.
Ascoltando Rupert The King ci si mette di fronte a quel mostro musicale che è il metal in una delle sue più potenti e riuscite versioni, un esempio di heavy/thrash che sgorga dagli altoparlanti come sangue da un arto tagliato.
La title track posta in apertura, Babylon’s Flag, la maideniana Venom, le devastanti Double Face e Secret Society, il canto sciamanico The Great Spirit, sono insieme alle altre adrenaliniche tracce quello che riesce a regalare GL Perotti con i suoi Mortado ed è decisamente tanta roba…
Tracklist
1.Rupert The King
2.In The Middle Of The Night
3.Babylon’s Flag
4.No Escape
5.Double Face
6.Dangerous Deal
7.The Great Spirit
8.Venom
9.The Art Of Soul
10.Secret Society
11.Blood Shover
Line-up
Gianluca GL Perotti – Vocals
Manuel Togni – Drums
Simone Franzè – Bass
Stefano Franzè – Guitars
Vultures Vengeance – The Knightlore
Un songwriting di livello e il gran lavoro strumentale non fanno che confermare le ottime sensazioni che avevano destato i lavori precedenti e i Vultures Vengeance ne escono alla grande anche dalla prova su lunga distanza.
Anche per i romani Vultures Vengeance è arrivato il momento del debutto su lunga distanza dopo il primo demo ed un paio di ep (Where The Time Dwelt It uscito nel 2016 e Lyrids: Warning From The Reign Of The Untold pubblicato lo scorso anno) che ne avevano caratterizzato la discografia in questi primi dieci anni di attività.
Il quartetto capitanato dal leader e fondatore Tony T. Steele, impegnato in veste di chitarrista e cantante, lancia il suo grido di guerra tramite otto canzoni pregne di atmosfere epiche che si rifanno alla tradizione metallica anni ottanta, tramite un epic metal duro e puro, una manna per i defenders legati al genere.
Dimenticate quindi soluzioni care al power metal, The Knightlore ci presenta un sound ispirato dalla new wave of british heavy metal e dall’epic di Citith Ungol e Manilla Road, convincente ed orgogliosamente old school.
Fin dall’opener A Great Spark from the Dark la band ci scaraventa in un mondo parallelo, dove onore, sangue ed eroi trovano la loro ideale dimensione, raccontati per mezzo di un sound classico che non farà prigionieri tra gli amanti del genere e dei gruppi citati.
Un songwriting di livello e il gran lavoro strumentale non fanno che confermare le ottime sensazioni che avevano destato i lavori precedenti e i Vultures Vengeance ne escono alla grande anche dalla prova sulla lunga distanza, mentre le chitarre continuano a sanguinare come spade estratte dai corpi dei guerrieri nemici.
Pathfinder’s Call, la title track, la furiosa Dead Men and Blind Fates riecheggiano epiche e metalliche contribuendo a rendere The Knightlore un’opera consigliata a tutti gli amanti del genere.
Tracklist
1. A Great Spark from the Dark
2. Fates Weaver
3. Pathfinder’s Call
4. The Knightlore
5. Lord of the Key
6. Dead Men and Blind Fates
7. Eye of a Stranger
8. Chained by the Night
Line-up
Tony T. Steele – Vocals / Guitars
Matt Savage – Bass
Tony L.A. Scelzi – Guitars
Matt Serafini – Drums
Pristine – Road Back To Ruin
I Pristine hanno scritto il loro capolavoro, una nuova splendida opera che consacra la band norvegese come massima esponente del rock classico, con buona pace dei pur ottimi gruppi apparsi sulla scena negli ultimi vent’anni.
La sensazione che i Pristine non fossero una band comune era già forte all’indomani dell’uscita del terzo lavoro, Reboot, album che ha permesso alla musica del gruppo della monumentale cantante e songwriter Heidi Solheim di oltrepassare i confini della Norvegia e dare inizio alla conquista del mondo del rock di matrice hard blues o vintage (come si usa definirlo oggigiorno).
I primi due lavori, bellissimi ma poco conosciuti (Detoxing del 2012 e No Regret dell’anno successivo), hanno dato il via ad un crescendo qualitativo che ha portato i quattro rockers scandinavi (oltre alla Solheim la band è formata da Espen Elverum Jacobsen alla chitarra, Gustav Eidsvik al basso e Ottar Tøllefsen alla batteria) alla pubblicazione dello splendido Ninja un paio di anni fa, primo lavoro per il colosso Nuclear Blast, ed ora a superrsi con Road Back To Ruin, straordinaria raccolta di brani che, se porta qualche novità in seno ad un sound collaudatissimo, accomoda per un bel po’ la band sul trono del genere.
I Pristine non sono più il gruppo di una ragazza con un talento fuori dal comune nello scrivere e cantare canzoni rock, ma un gruppo di musicisti che dopo quattro ottimi album hanno prodotto il loro capolavoro, ovvero uno dei dischi più belli degli ultimi dieci anni di rock blues.
Una band moderna, senza paura di mettersi in gioco, capace di emozionare tanto quanto divertire, ora non solo in mano alla sua musa, ma animata da un gioco di squadra che mette in evidenza il gran lavoro di un chitarrista capace di far sanguinare la sua chitarra con una prestazione sontuosa, tra riff zeppeliniani e groove a potenziare brani mai così pregni di forza hard rock.
Sono l’opener Sinnerman, irresistibile brano rock’n’roll, la possente title track dai rimandi sabbathiani, la splendida Bluebird, l’emozionante ballad Aurora Sky, il capolavoro Blind Spot fino a Cause And Effect, blues da pellicole noir con l’orchestra d’archi The Arctic Philharmonic, ad accompagnare la Solheim verso l’immortalità.
I Pristine hanno scritto una nuova splendida opera potente, graffiante, sanguigna, raffinata ed elegante, che consacra la band norvegese come massima esponente del rock classico, con buona pace dei pur ottimi gruppi apparsi sulla scena negli ultimi vent’anni.
Tracklist
1. Sinnerman
2. Road Back To Ruin
3. Bluebird
4. Landslide
5. Aurora Skies
6. Pioneer
7. Blind Spot
8. The Sober
9. Cause and Effect
10. Your Song
11. Dead End
Line-up
Heidi Solheim – Vocals
Espen Elverum Jacobsen – Guitar
Gustav Eidsvik – Bass
Ottar Tøllefsen – Drums
Origin – Abiogenesis – A Coming into Existence
Più diretto rispetto alle più intricate ultime prove, il sound degli Origin era comunque valorizzato dalla tecnica stupefacente che ha reso il gruppo statunitense è diventato un punto di riferimento per gli amanti del genere.
Abiogenesis – A Coming into Existence è una sorta di prequel (come nella migliore tradizione delle saghe cinematografiche) della storia discografica degli Origin, una delle band più conosciute ed apprezzate nel technical death.
La band statunitense infatti tornata sul mercato dopo lo sfavillante ultimo lavoro (Unparalleled Universe) uscito lo scorso anno, mette mani su del materiale inciso prima della nascita del gruppo, ovviamente mai pubblicato e con l’aggiunta del primo ep uscito nel 1998 (A Coming into Existence) dando vita ad un nuovo album che, se non arriva al livello compositivo del disco uscito un paio di anni fa, poco ci manca.
Le tracce che compongono il primo cd intitolato Abiogenesis sono state scritte tra il 1990 ed il 1993, quindi siamo agli albori del genere, il sound alterna molti elementi grind ad un brutal death che già faceva intuire la grande tecnica in possesso degli Origin, un massacro sonoro senza soluzione di continuità che trova poi in A Coming Into Existence (posta nel secondo cd) la sua prima esplosione di furia iconoclasta data in pasto ai fans del genere.
Più diretto rispetto alle più intricate ultime prove, il sound degli Origin era comunque valorizzato dalla tecnica stupefacente che ha reso il gruppo statunitense è diventato un punto di riferimento per gli amanti del genere.
L’opera è sicuramente consigliata ai fans della band e del genere, risultando un buon modo per completare la collezione di cd targati Origin.
Tracklist
Disc 1 – Abiogenesis
1.Insanity
2.Mauled
3.Autopsied Alive
4.Spastic Regurgitation
5.Bleed as Me
6.Mind Asylum
7.Infestation
8.Murderer
Disc 2 – A Coming into Existence
1.Lethal Mainpulation the Bone Crusher Chronicles
2.Sociocide
3.Manimal Instincts
4.Inner Reflections the Pain from Within
Line-up
Paul Ryan – Guitars, Vocals (additional)
Clint Appelhanz – Bass, Guitars, Vocals (additional)
George Fluke – Drums
Jeremy Turner – Guitars, Vocals
Mark Manning – Vocals
Hanormale – Reborn In Butterfly
Hanormale è una concezione superiore e altera del black metal e più in esteso della visione musicale nel suo insieme.
Hanormale è, in breve, una concezione superiore e altera del black metal, e più in esteso della visione musicale nel suo insieme.
Se si cerca un lavoro musicale totale, senza barriere e nemmeno riferimenti conosciuti, l’universo è quello sterminato del black metal, ma il resto è totalmente sconosciuto e molto prezioso. Questa avventura sonora nasce nel 2009 per mano di Arcanus Incubus, e fin da subito la conduce per vie inesplorate, usando il black come se fosse l’Arcadia di Capitan Harlock, e anche noi se vogliamo possiamo far parte dell’equipaggio. Non ci sono limiti o regole, ci si spinge oltre sempre e comunque. Un pezzo comincia in una maniera, poi al terzo minuto siamo già a due o tre stili musicali diversi che vi possiamo trovare dentro. E non è nemmeno tutto, poiché vi sono progressioni musicali totalmente inaspettate e di grande spessore. Descrivere un disco come Reborn In Butterfly è impossibile, ci vorrebbe un libro o una tesi universitaria, sicuramente bisogna sentirlo e risentirlo ancora, affinché la meraviglia che genera arrivi bene dentro di noi. Il titolo dice molto di quello che sarà poi la musica, qui c’è una morte ed una rinascita come farfalla, con tutti gli stadi intermedi. Musica che proviene dal caos, caos che diventa ordine e tutto si concatena perfettamente, perché l’ordine non appartiene né alla vita né alla morte. Dalla prima all’ultima nota, non necessariamente in ordine, tutto è concatenato e i sentimenti sono l’unica guida. Hanormale copre un’estesa porzione dello scibile umano, vengono qui coinvolte tantissime tradizione e molti possibili futuri, e questa grandiosità si traduce in musica. Quello che questo disco vuole comunicarci, anche se ognuno troverà giustamente un messaggio diverso, è che ci sono cose che possiamo compenetrare solo diventando qualcosa di altro e di diverso da noi, ed in questo senso il black metal è il veicolo perfetto. Molti altri stili fanno qui la loro comparsa, e sono tutti al servizio della narrazione che Hanormale concepisce e mette in musica. Un disco di caratura superiore e da ascoltare in ordine naturale o sparso, ma per farlo bisogna diventare noi stessi medium di questa splendida musica.
Tracklist
1.It Is Happening Again
2.Like A Hug, Darkness Embrace Us All
3.Human
4.Satan Is a Status Symbol
5.Ghettoblaster BlackMetal
6.Hakuzosu
7.Candentibus Organis
8.Rare Green Areas
9.Al Tanoura
10.Iperrealismo
11.The Search For The Zone
12.Requiem For Our Dead Brothers
SANGREAL
Il lyric video di “Vision and Life”, dall’album “Sangreal” in uscita a maggio (Underground Symphony Records).
Il lyric video di “Vision and Life”, dall’album “Sangreal” in uscita a maggio (Underground Symphony Records).
Underground Symphony è orgogliosa di presentare il primo singolo del disco d’esordio dei Sangreal, un progetto internazionale che unisce l’epic metal ad argomenti tratti da antichi testi, tematiche religiose, leggende, misticismo e esoterismo.
Nato da un’idea di Jahn Carlini, chitarrista dei Great Master e composto da Gabriele Grilli alla voce (ex-Doomsword), Alessandro Battini (Dark Horizon, Ghost City) alle tastiere, Francesco Russo (ex-Shadows Of Steel) alla chitarra, Paris Lambrou (ex-Arrayan Path, Astronomikon) al basso e Matti Auerkallio (Ultimatium, Katra) alla batteria.
Sangreal uscrirà sotto Underground Symphony Records il 23 maggio in digipak ed in limited edition in vinile numerata a mano.
Beneath The Hollow – Nihilist
Nihilist è composto da sei brani che nulla aggiungono e nulla tolgono al metal moderno, un modo per spaccarsi il testone in headbanging sfrenati se si è fans del genere, da ignorare se questo modo di fare metal non raggiunge corde scaldate dai suoni classici e old school.
Quello che alcuni anni fa veniva descritto come alternative metal, definizione generica e non propriamente esatta per certe realtà, si è trasformato in groove metal, etichetta molto più modaiola ed ancora più astratta.
Alla fine anche i Beneath The Hollow, band in arrivo da Chicago, suonano metal moderno diviso tra un’anima thrash ed un altra core ed il loro ep, intitolato Nihilist, non fa altro che seguire i soliti cliché del genere, un metal estremo che non manca di melodie, sia in qualche passaggio strumentale che nell’alternanza tra scream/growl e voce pulita.
Nihilist è composto da sei brani che nulla aggiungono e nulla tolgono al metal moderno, un modo per spaccarsi il testone in headbanging sfrenati se si è fans del genere, da ignorare se questo modo di fare metal non raggiunge corde scaldate dai suoni classici e old school.
Il groove ovviamente non manca in brani come Killing Floor e Our Own Hell, con il quintetto statunitense che raggiunge lidi nu metal con Omens.
I Machine Head del controverso The Burning Red e i Pantera sono i gruppi che più ispirano i Beneath The Hollow, mentre le parti propriamente alternative ricordano note fuoriuscite nell’ultimo decennio del secolo scorso in quel di Seattle.
Tracklist
1.Killing Floor
2.Our Own Hell
3.Spineless
4.Nihilist
5.Omens
6.Doom
Line-up
Aaron Revels- Vocals
Jesse DeGroot- Guitar
Tyler Williams- Bass
Matt DeGroot- Drums
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