LE INTERVISTE DI OVERTHEWALL – MADNESS OF SORROW

Grazie alla reciproca collaborazione con la conduttrice radiofonica Mirella Catena, abbiamo la gradita opportunità di pubblicare la versione scritta delle interviste effettuate nel corso del suo programma Overthewall, in onda ogni domenica alle 21.30 su Witch Web Radio.
Questa volta è il turno di Muriel Saracino, leader dei Madness Of Sorrow.

Mirella Catena: Madness of Sorrow è un progetto del polistrumentista Muriel Saracino che quest’anno mette a segno la pubblicazione del nuovo album, il quinto della band. Su Overthewall abbiamo proprio lui, Muriel Saracino. Partiamo dagli inizi. Com’è nata l’idea dei Madness of Sorrow?

Muriel Saracino: I Madness of Sorrow sono un evoluzione più oscura e metal del mio precedente progetto Filthy Teens. Da adolescente mi preoccupavo di “piacere” ai metallari alternativi, con i Madness il percorso
è stato decisamente “senza compromessi”, diciamo.

MC Parliamo anche di chi fa parte di questo progetto musicale, siete in tre adesso. Come si è stabilizzata durante gli anni la line up?

MS Purtroppo non si e’ mai stabilizzata davvero, ma non per mio volere. I precedenti membri hanno avuto spostamenti per lavoro, problemi di salute o motivazione, ma non si sono mai allontanati per
litigi col sottoscritto. Spero prima o poi di averla davvero una line-up stabile.

MC Le tematiche horror sono una costante della band, oltre a chiari riferimenti contro la religione e i suoi abusi. Qual’è il messaggio che volete trasmettere a chi vi ascolta?

MS Senz’altro l’essere se stessi, condannare le imposizioni di coloro che si mostrano come puri ma che, in realtà, sono più marci di noi. Mi e’ stato chiesto se sono satanista, e la mia risposta e’ stata che, se si intende il satanismo come elevazione dell’IO senz’altro mi ci sento vicino, ma niente a che vedere invece con l’adorazione di qualcosa di ultraterreno.

MC Confessions From The Graveyard è appunto il quinto album della band accolto, come i precedenti, molto bene da pubblico e critica. Ti aspettavi un riscontro così positivo?

MS Stiamo continuando a ricevere apprezzamenti e mi fa davvero piacere; mai come in questo disco c’e’ tutta la mia persona, svelata nei dolori e nelle parti più recondite del subconscio. Non so se toccherò mai, o avrò voglia di toccare ancora punti più profondi.

MC Parliamo appunto dell’album: le tematiche stavolta sono incentrate sulla perdita e su come si reagisce alla mancanza di persone care. Un tema profondo e molto delicato…

MS Un tema vissuto in prima persona: ho perso mio padre due anni fa per cancro, e sono stato con lui negli ultimi giorni di vita. Casualmente, l’ordine delle canzoni riflette proprio il viaggio trascorso in quel periodo: si parte con la rabbia e la frustrazione per la notizia della malattia (The Exiled Man, The Art Of Suffering), allo sbandamento emotivo (Sanity, Reality Scares) alla disperazione (The Path) sino alla rassegnazione per la morte e il destino seguente (Creepy), dove accetto i peccati commessi senza pentirmene poi molto al momento.

MC L’album è stato pubblicato per la AD NOCTEM RECORDS che è la tua casa discografica. Ci parli anche di questa tua nuova attività?

MS Sono felice di aver intrapreso questo nuovo percorso: negli ultimi mesi sono stato al fianco di una realtà discografica assolutamente discontinua che sta raccogliendo ultimamente sempre più dissensi.
Ora posso mettere sul piatto la mia serietà, la mia quasi decennale esperienza nel mercato digitale e nella promozione al servizio di quegli artisti che vogliono affidarsi a qualcuno che creda veramente nella loro arte.

MC So che sei sempre in giro a promuovere il nuovo album. Hai delle date immediate da comunicarci?

MS Dopo Halloween con i bravissimi Sylpheed e la data del 16 novembre al Dedolor, saremo il 24 alle Officine Sonore. Dopodiché si sta lavorando al 2019 con qualcosina ancora sul suolo italico e anche all’estero.

MC Dove i nostri ascoltatori possono trovare tutte le info per seguire i Madness Of Sorrow?

MS Andando sul nostro sito www.madnessofsorrow.com potrete accedere ai nostri canali Facebook, YouTube, Instagram e Bandcamp

LE INTERVISTE DI OVERTHEWALL – EVERSIN

Grazie alla reciproca collaborazione con la conduttrice radiofonica Mirella Catena, abbiamo la gradita opportunità di pubblicare la versione scritta delle interviste effettuate nel corso del suo programma Overthewall, in onda ogni domenica alle 21.00 su Witch Web Radio.
Questa volta è il turno di una band già piuttosto nota come quella dei siciliani Eversin.

Mirella Catena – Gli Eversin si formano nel 2008 in Sicilia. Chi ha fondato la band e quali sono state le caratteristiche che vi hanno accomunato in questo progetto?

Ignazio Nicastro – Gli Eversin nascono verso la fine del 2008 da una idea mia, di Giangabriele Lo Pilato (chitarra) e di Angelo Ferrante (voce). Dopo aver provato diversi batteristi, nel 2013 a noi si è unito in pianta stabile Danilo Ficicchia. Le nostre radici, ciò che ci accomuna, sono saldamente ancorate al Thrash degli anni ’90 con qualche passaggio a Thrash degli anni ’80. E’ la musica che più sentiamo nostra, quella che ci ha spinto a suonare.

MC Vogliamo citare tutti i componenti degli Eversin?

IN Angelo Ferrante alla voce, Ignazio Nicastro al basso, Giangabriele Lo Pilato alla chitarra e Danilo Ficicchia alla batteria.

MC Quali sono state le tappe più importanti della band?

IN Sicuramente la pubblicazione di Trinity: the Annihilation, nostro terzo album. L’album ha portato alla luce in maniera netta e riconoscibile le principali caratteristiche del nostro songwriting cosa che solo parzialmente si era verificato su Tears on the Face of God del 2012. Grazie al successo enorme del disco abbiamo iniziato a calcare palchi internazionali, come il Rock Off ad Istanbul, il Rock Avaria in Germania e molti altri, suonando con mostri sacri come Maiden, Slayer, Megadeth e Destruction.

MC Voi avete condiviso il palco con gruppi di fama mondiale.

IN Come ti dicevo abbiamo avuto queste grandi opportunità grazie al successo di Trinity ma soprattutto grazie ad una persona che ha creduto in noi e che ci ha spinto in maniera assolutamente perfetta. Suonare di fronte a migliaia di persone, dividere il palco con dei mostri sacri e rapportarci con veri professionisti ci ha insegnato moltissimo e ci ha fatto crescere in maniera esponenziale.

MC Qual’è stata la band con cui vi siete trovati più in sintonia?

IN Praticamente tutte, ma ricordo con estremo piacere il rapporto di simpatia che si è creato con i Carcass.

MC Dopo tre full length arriva il vostro nuovo album Armageddon Genesi. Ci parli di questa nuova uscita discografica?

IN Sai, sarebbe stato facile fare un “Trinity parte 2”, non sarebbe stato affatto difficile riciclare qualche idea, invece abbiamo preso Trinity come un piccolo spunto per sviluppare Armageddon Genesi che, seppur presentando le caratteristiche che ci hanno reso un nome molto noto al mondo del Metal, è un disco molto diverso dal suo predecessore. I nuovi brani sono molto più articolati rispetto a quelli contenuti in Trinity, ma allo stesso tempo sono assolutamente violenti, quindi riconosco con piacere che siamo riusciti a creare un qualcosa di elaborato ma non per questo meno dirompente. Oltre che a livello compositivo e stilistico la vera differenza sta nel sound unico che caratterizza Armageddon Genesi. Le tracce che lo compongono sono molto oscure, violente e dannatamente pesanti quindi necessitavano di un sound sì grezzo e dirompente ma allo stesso tempo molto claustrofobico, cosa che mai prima d’ora eravamo riusciti a creare.

MC Come nasce un brano degli Eversin?

IN Scriviamo molto per conto nostro, registriamo le nostre idee e poi le studiamo assieme in sala prove. Le idee del singolo vengono comunque modificate più volte da tutta la band, infatti da sempre siamo soliti arrangiare i brani diverse volte fino a raggiungere la giusta formula. Per Armageddon Genesi il processo compositivo è stato più o meno lo stesso degli altri album, e come sempre non ci siamo fermati a pensare come avrebbe dovuto suonare il nuovo materiale, cosa di cui, in tutta sincerità non ce ne è mai importato nulla. Noi componiamo musica per noi stessi, perché amiamo farlo, perché ci fa star bene, se poi riusciamo a piacere che ben venga.

MC Cosa ne pensate delle organizzazioni dei live in Italia? Vista la vostra esperienza all’estero quali sono le differenze che avete riscontrato suonando nel nostro paese?

IN All’estero è tutta un’altra storia, ahimè. I gruppi vengono trattati benissimo, in maniera professionale e non si ha l’impressione che chi organizza un evento ti stia facendo suonare per farti un favore trattandoti a pesci in faccia. La scena italiana non è coesa, le band si fanno la guerra per nulla e nel 90% dei casi tutto si basa quasi interamente sulla politica del pay to play. E’ una scena che viene supportata solo a parole, da gente che quando va ai concerti snobba i gruppi italiani d’apertura guardando soltanto lo show degli headliner e che non perde occasione per parlar male di tutto e tutti. Ovviamente ci sono le dovute eccezioni, quei 3-4 fest gestiti da gente seria e professionale che si sbatte da mattina a sera per poter realizzare qualcosa di buono.

MC Sono previsti dei live per promuovere il nuovo album?

IN Sono già in programma altre date live per i primi mesi del 2019 e per la successiva estate che però, non essendo state ancora ufficialmente confermate da chi di dovere, non posso anticipare.

MC Quali sono i Vs contatti sul web per seguirvi?

IN Ci avvaliamo come tutti dei social, abbiamo la nostra pagina ufficiale su Facebook, su Istagram e su altri social. I nostri album sono su tutte le piattaforme digitali quindi non è assolutamente difficile entrare in contatto con il mondo Eversin .

LE INTERVISTE DI OVERTHEWALL – THIS VOID INSIDE

Grazie alla reciproca collaborazione con la conduttrice radiofonica Mirella Catena, abbiamo la gradita opportunità di pubblicare la versione scritta delle interviste effettuate nel corso del suo programma Overthewall, in onda ogni domenica alle 21.00 su Witch Web Radio.
Questa volta tocca ai romani This Void Inside.

MC Stasera ospiti i This Void Inside: con noi il portavoce della band, il chitarrista Frank Marrelli.
Partiamo dalla genesi della band. Vi formate nel 2003. Avete iniziato immediatamente a comporre musica originale? Quali sono le vostre precedenti esperienze nellla sfera underground?

FM Sostanzialmente Dave, che cantava nei My Sixth Shadow, ha fondato inizialmente i This Void Inside come un solo project; nel corso degli anni questo progetto si è trasformato in una vera e propria band che nel 2008 ha pubblicato il suo primo album Dust. Della formazione di quel periodo sono rimasti solo Dave e Saji (la bassista); dopo un lungo silenzio Dave ha arruolato me e Alberto alle chitarre e Simone alla batteria e abbiamo pubblicato il nuovo album, My Second Birth/My Only Death, tramite Agoge Records. Tutti noi avevamo esperienze nell’underground in ambiti legati al rock o al metal, ma sarebbe lungo elencarle tutte.

MC Il vostro genere musicale è stato definito gothic rock: ci sono band a cui fate riferimento, rappresentando per voi dei punti fermi?

FM Il compositore della band è Dave, sia a livello di testi che di musica, e posso dirti che ascolta veramente tanti gruppi diversi, da Bon Jovi ai Cradle Of Filth, passando per gli Him e i Depeche Mode, quindi penso che abbia condensato tutte le sue influenze in uno stile personale che poi per qualche motivo suona abbastanza gothic. Attualmente, forse, quello che ascolta più dark wave o gothic in senso stretto sono forse io, ma sostanzialmente tendo a contribuire a livello compositivo più in sede di arrangiamento.

MC Siete già al vostro secondo album: My Second Birth/My Only Death è uscito in digitale a luglio, e a settembre ha raggiunto il 36° posto nella chart italiana di alternative rock su iTunes.
A breve uscirà in formato fisico per la Agoge Records. Ci parlate di questo disco?

FM My Second Birth.. è stato un disco dalla lunga genesi e piuttosto lungo come durata, essendo composto da ben quattordici brani. Dave è uno scrittore molto prolifico, quindi il lavoro più duro è stato scegliere tra oltre quaranta brani per i quali aveva fatto delle demo. A termine delle registrazioni il lavoro ha subito diversi processi di missaggio e mastering. Ritengo sia un disco molto valido, soprattutto nella misura in cui credo che sia fruibile e apprezzabile anche da ascoltatori non avvezzi necessariamente all’ascolto del gothic rock o del gothic metal. Benché mantenga uno stile riconoscibile, My Second Birth… contiene diverse sfaccettature che di volta in volta possono strizzare l’occhio anche al pop e a situazioni più commerciali.

MC Com’è nata l’attuale collaborazione con la Agoge Records?

FM Avevo conosciuto Gianmarco Bellumori (il boss dell’ Agoge Records) tramite alcuni gruppi con i quali aveva lavorato in passato: a seguito di uno scambio di mail e di chiacchiere via telefono si è dimostrato interessato alla band, noi da parte nostra lo abbiamo trovato una persona ottima sia dal punto di vista professionale che umano, quindi eccoci qua.

MC Soprattutto in Italia, ci sono molte difficoltà per le le band underground ed è molto difficile affermarsi. Ci sono stati momenti che vi hanno messo a dura prova e come li avete superati? Che cosa consigliereste alle band che cercano di farsi spazio in questo panorama musicale?

FM Non ho grandi consigli, i problemi ci sono, ci sono stati e probabilmente ci saranno. Personalmente non li abbiamo superati, ma tendo a non lamentarmi in pubblico, potrei raccontare al riguardo talmente tante storie che finirei tra un anno, quindi diciamo che in maniera molto signorile preferisco tacere. Quello che posso dire o consigliare, per quel che vale, è di non accettare qualsiasi tipo di situazione pur di suonare, soprattutto dal vivo. Ritengo che una volta che inizi a suonare a qualsiasi condizione poi sia difficile tornare indietro.

MC Si parla spesso di supporto e molto di questo sostegno è dato dai fans. Che rapporto avete con il pubblico che vi segue?

FM Per fortuna abbiamo dei fans piuttosto affezionati che ci scrivono costantemente, principalmente dall’estero. Da parte nostra cerchiamo di essere sempre disponibili.

MC Quali sono i vostri progetti futuri?

FM Dovremmo partecipare ad una compilation allegata ad un libro sui Kiss di prossima pubblicazione e, a breve, registreremo anche un nuovo singolo principalmente destinato alle radio, anche questa sarà una cover della quale per ora non stiamo dando ulteriori dettagli. Io, personalmente, di recente ho collaborato alla colonna sonora di Go Home – A Casa Loro, un film horror in concorso alla Festa del Cinema di Roma, dove anche Saji recita in una piccola parte.

MC Sono previsti dei live per supportare il nuovo album? Avete delle date da riferire ai nostri ascoltatori?

FM Stiamo valutando alcune opzioni, ma come dicevo sopra, vista la nostra tendenza a non suonare ad alcune condizioni non posso darti purtroppo ulteriori dettagli.

MC Dove i nostri ascoltatori possono seguirvi?

FM La maniera migliore per restare in contatto con noi è seguirci su Facebook o, in alternativa sul nostro sito, che per ovvi motivi però è meno tempestivo di FB nel comunicare eventuali novità, e su Instagram.

LE INTERVISTE DI OVERTHEWALL – VULGAR SPEECH

L’intervista di Mirella agli emergenti Vulgar Speech.

Grazie alla reciproca collaborazione con la conduttrice radiofonica Mirella Catena, abbiamo la gradita opportunità di pubblicare la versione scritta delle interviste effettuate nel corso del suo programma Overthewall, in onda ogni domenica alle 21.30 su Witch Web Radio.
Questa volta tocca ai pordenonesi Vulgar Speech.

MC Partiamo dagli inizi.La band si forma nel 2012 come quartetto. Mi raccontate la genesi di questo progetto musicale?

VS Inizialmente io, Riccardo, e mio cugino Fabio, ci divertivamo a suonare  qualche cover nel giardino di casa sua. Successivamente, decidemmo, quasi per scherzo, di provare a formare una band e con due amici creammo gli Iron Farter ( ovviamente se lo traducete capirete che era un progetto inizialmente fatto per ridere ). Successivamente, dopo aver suonato in qualche localino soprattutto cover, scegliemmo di evolverci come gruppo e creammo pezzi nostri, registrando in casa il primissimo vero progetto. Con il tempo, decidemmo di cambiare nome poiché il progetto stava prendendo una piega più “seria” e cambiammo il nome in Vulgar Speech. Con gli anni i componenti diminuirono a tre, dove il bassista Mirko si aggiunse alla band.
Da quel momento decidemmo di restare un power trio e registrammo, dopo numerosi concerti, il primo vero EP dal titolo Is this Vulgar? presso il Deposito Giordani di Pordenone.

MC Come definireste il vostro genere musicale ?

VS Un misto tra il groove, l’heavy e il melodic metal, con piccole influenze trash.

MC A chi è affidata la composizione memodica e la scrittura dei testi? Ci sono argomenti che trattate più frequentemente?

VS La composizione è affidata a tutti, sia per le canzoni sia per i testi, in modo tale da rendere il risultato qualcosa che viene fatto dal gruppo stesso e non da uno solo. Gli argomenti sono generalmente temi legati all’essere umano: vita, morte, il superamento delle difficoltà ecc.

MC Il vostro primo disco viene pubblicato a giugno del 2015. Com’è stato l’impatto con il pubblico e la critica?

VS Per certi versi molto buono, nonostante avessimo scelto di registrare qualcosa di “grezzo”, non troppo trattato come molti altri progetti, per altri ci venne spesso criticato il fatto di aver fatto dei “collage” di generi. Questa critica però non ci ha fermati, ne abbiamo fatto tesoro e ora abbiamo un materiale molto più amalgamato, orientato sul groove/melodic metal, che si caratterizza da riff forti che si trascinano ed alternano con melodie più lente e melodiche. Speriamo presto di registrare in studio l’album!

MC Quali difficoltà incontra una band come la vostra a trovare una casa discografica? Avete qualche esperienza in merito?

VS Sì, esperienze legate a richieste di denaro elevate solo per una sponsorizzazione che, alla fine, non vale nulla, specialmente se hai solo un EP a disposizione, poiché molti preferiscono investire su un album piuttosto che su un EP. Siamo comunque in cerca di un etichetta e con il prossimo album speriamo di proseguire con nostro progetto.

MC Preferite il rapporto diretto col pubblico, quindi i live o vi trovate più a vostro agio in sala registrazione?

VS Assolutamente live! L’impatto che abbiamo sul pubblico, nonostante il fatto di essere solo in tre, è sempre stato buono ed apprezzato.

MC State lavorando ad un nuovo album? Quali sono i progetti immediati?

VS Come dicevo prima, il materiale per il nuovo album è quasi pronto, appena le finanze lo permetteranno potremmo procedere con le registrazioni. Altri progetti sono l’aver fatto il video ufficiale, disponibile su YouTube, della nostra Can U Really..?, track n° 5 del nostro EP.

MC Dove i nostri ascoltatori possono seguirvi? ( pagina, sito, live…)

VS Facebook: Vulgar Speech Instagram: vulgarspeech  Twitter: vulgarspeechban

Riporto esattamente come cercarci, è più facile!

LE INTERVISTE DI OVERTHEWALL – LA JANARA

Intervista di Mirella alla notevole band irpina La Janara.

Grazie alla reciproca collaborazione con la conduttrice radiofonica Mirella Catena, abbiamo la gradita opportunità di pubblicare la versione scritta delle interviste effettuate nel corso del suo programma Overthewall, in onda ogni mercoledì alle 21.30 ed ogni domenica alle 21.30 su Witch Web Radio.
Questa volta è il turno de La Janara.

(Mirella Catena) Benvenuti su Overthewall e grazie di essere qui con noi. La prima domanda riguarda il nome che avete dato alla band, La Janara: credo sia una strega che, nelle credenze popolari meridionali, si aggirava tra i campi. Mi spiegate perché avete scelto questo nome?

(Raffaella Cangero) La Janara è una creatura misteriosa tipica del folklore popolare sud italiano, concettualmente ricollegabile alla parola latina ianva, indicante la porta: questa etimologia indicherebbe il passaggio verso l’Oltretomba, evidenziando i labili confini tra la vita e la morte. Una seconda esegesi collegherebbe le janare alle “dianare”, ovvero le proselite del culto di Diana, la divinità romana della caccia, custode degli animali e protettrice delle donne, nonché dea dei boschi e della Luna. Figura intermedia tra la mitologia e il folklore, la janara evoca l’immaginario misterioso e affascinante delle credenze popolari ataviche, a cui il nostro progetto musicale de La Janara ha voluto dare voce.

MC Dal 2015 ad oggi come si è definita la line up della band? Diciamo i nomi dei componenti e mi pare ci siano dei soprannomi per ognuno di voi.

RC La line up è stata piuttosto solida fin dall’inizio, con l’unica sostituzione di un componente. I nostri soprannomi sono nati per gioco, ma questa finzione ci ha permesso di legarci alla nostra musica ed immedesimarci nella storia che abbiamo narrato nel nostro album ed alla fine siamo diventati noi stessi i protagonisti del racconto. Come ho detto, c’è stato un piccolo cambio di line up, questo implica l’ingresso di un nuovo personaggio all’interno della vicenda, ma la cui identità verrà svelata solo con l’uscita del nostro secondo album.

MC Il vostro è uno stile che definirei Heavy Doom che ricorda moltissimo i migliori Death SS ma con voce femminile e in italiano. Chi scrive i testi e chi compone le melodie?

RC Solitamente le melodie vengono composte tutte da Nicola Vitale, il Boia, chitarrista ed arrangiatore. Naturalmente le tracce devono essere adattate alla mia voce per cui, prima di proporle agli altri membri, le definiamo e costruiamo insieme. Ciò vale sia per le melodie che per i testi, all’inizio solo abbozzati e poi di volta in volta migliorati, eccetto che per Luce, scritta e composta interamente da Nicola, e per Malombra, i cui versi sono stati scritti da Federica Serra, una nostra amica, occultista e “strega”.

MC Raffaella, mi dici qual è il testo, il brano, che senti più tuo? Che riesce ad emozionarti ogni volta che lo esegui?

RC Posso dirmi affezionata a due canzoni in particolare, Cuore di Terra e Requiem. Oltre che per l’arrangiamento e per i cori, mi emozionano perché raccontano i due momenti più intensi della storia: la prima il dialogo della Janara con la figlia e il secondo che descrive la morte della strega, che paga il fio del suo patto diabolico. In particolare il riff ripetitivo e martellante di Requiem la rende una canzone molto intensa, esaltata dai cori e dal ritornello denso di pathos.

MC Nel 2017 pubblicate “La Janara”, il vostro primo disco distribuito dalla Black Widow Records. Come è iniziata la collaborazione con questa grande etichetta italiana?

RC L’idea di collaborare con la BW ci ha sempre solleticati per più motivi: prima cosa perché il nostro progetto musicale riecheggia le sonorità oscure e magnetiche tipiche della produzione dell’etichetta genovese, in secondo luogo perché ci siamo sempre ispirati agli storici gruppi che hanno collaborato con la BW. All’inizio ci sembrava quasi un miraggio, ma alla fine ci siamo fatti coraggio ed abbiamo cominciato ad approcciare Gasperini inviandogli il nostro primo demo autoprodotto uscito nel 2015, lavoro a tratti ingenuo e dalle sonorità grezze, ma inaspettatamente apprezzato dal mentore dell’etichetta che ha intravisto delle particolarità e dei tratti interessanti, così ci ha dato fiducia ed ha creduto in noi, dandoci la possibilità di promuovere il nostro album distribuendolo.

MC Parliamo appunto dell’album. Ricco di riferimenti alle credenze irpine della cosiddetta strega dei campi. Vi affascina di più la superstizione che suscitava o siete realmente appassionati di occultismo?

RC Entrambe le cose: il sovrannaturale e l’occulto esercitano un fascino magnetico ed anche noi ne siamo stati irretiti. Ciò ci ha portato ad approcciare più da vicino con numerosi aspetti del folklore delle terre irpine oltre ad approfondire le credenze popolari; proprio questo aspetto è il fondamento della nostra musica, la nostra intenzione era di celebrare la nostra terra e dare ad essa maggiore spessore.

MC “La Janara” ha avuto ottime recensioni ed è stato accolto con entusiasmo dal pubblico. Vi aspettavate questi riscontri cosÏ positivi?

RC Decisamente no! Personalmente sono rimasta alquanto sorpresa non solo dall’accoglienza, positiva oltre le aspettative, ma soprattutto dalle numerose, bellissime recensioni di diversi nomi storici del giornalismo musicale italiano. Probabilmente perché ogni musicista tende ad essere ipercritico nei confronti del proprio lavoro senza pensare alla reazione dell’orecchio esterno, per cui l’affetto dimostrati nei nostri confronti e del nostro lavoro mi hanno resa davvero felice e soddisfatta.

MC Quali sono i progetti futuri della band?

RC Già da prima dell’uscita del nostro album La Janara ha continuato a lavorare e a portare avanti numerosi progetti. Non ci siamo mai fermati e siamo sempre alla ricerca della novità e dell’ispirazione. Per ora non posso rivelare di più, ma posso certamente assicurare che nuove, inquietanti e magiche pozioni bollono nel calderone della Strega.

MC Sono previsti dei live in giro per l’italia?

RC Abbiamo suonato numerose volte, questo ci ha dato la possibilità di promuovere e far conoscere la nostra musica e stiamo ancora pubblicizzando il nostro album. Le occasioni per suonare non sono frequentissime, anche a causa degli impegni lavorativi di ognuno di noi, ma ci impegniamo affinché i nostri show migliorino sia dal punto di vista scenico che musicale. In ogni caso, vi aspettiamo il 13 ottobre al Circolo Culturale Happy Days a Pianura (Na), dove suoneremo in compagnia dei Dresda Code, band napoletana con cui abbiamo condiviso diverse volte il palco.

MC Quali sono i vostri contatti sul web per seguirvi?

RC Per ora potete seguirci su Facebook, Instagram e il nostro canale YouTube, ma a breve ci iscriveremo anche a Spotify, in modo da pubblicizzare e divulgare maggiormente il nostro lavoro.
Grazie di essere stati qui con noi!

DEMETRA SINE DIE

La fantascienza oscura dei Demetra Sine Die: nuovo disco e intervista al gruppo

Oltre il black, oltre il kraut, oltre molti limiti o vincoli, sperimentazione, spirito d’avventura nella creazione musicale, superamento dei confini raggiunti: tutto questo è il nuovo Demetra Sine Die, Post Glacial Rebound. Un titolo che indica atmosfere spaziali e fantascientifiche. Ne abbiamo parlato con Marco Paddeu e Adriano Magliocco.

ME Marco, cosa rappresenta per voi questo nuovo capitolo della vostra storia?

In primis è una testimonianza della nostra amicizia. Riuscire ad arrivare al terzo disco attraverso anni complessi e periodi difficili è una grande soddisfazione. In più anche questo capitolo rappresenta una evoluzione del nostro modo di comporre e si stacca per molti versi da quanto fatto in passato.

ME Il vostro suono e la vostra identità artistica paiono in continua evoluzione, in linea del resto con il nome che vi siete dati…

Marco: L’evoluzione artistica è parallela alla nostra come persone. Tutti e tre siamo molto curiosi: ascoltiamo molta musica e non ci piace restare fermi e ripeterci. Una traccia dai tratti puramente kraut rock come Eternal Transmigration è significativa da questo punto di vista. Non avevamo mai fatto nulla del genere ma è nata spontaneamente e penso stia alla perfezione nella scaletta che abbiamo scelto. La circolarità ritmica che trovi nel kraut rock è un elemento che amiamo e che abbiamo interiorizzato… sarebbe bello un giorno fare un disco tutto così… ah ah ah ah.

Adriano: non so dirti da cosa dipenda, sicuramente da quello che ascoltiamo ma anche dalle vicende della vita; come puoi vedere non siamo ragazzini e con l’età via via cose ne capitano, alcune belle, magari hai più soldi a disposizione, ma anche tante brutte e non sono più i drammi esistenziali che ti colpiscono da giovane, sono proprio mazzate che ricevi e spesso non ci puoi fare nulla, e credo che in Post Glacial Rebound si sentano proprio tutte.

ME In questo nuovo disco sono presenti anche elementi post-black…

Si, amiamo un po’ tutti i generi “estremi” e alcune caratteristiche del black e del death metal sono state inglobate nel nostro suono in funzione di una migliore rappresentazione di ciò che sentivamo nel momento in cui stavamo componendo il disco. Gravity in questo senso è black metal calato nello spazio più profondo, con connotati fortemente psichedelici specialmente nella prima parte.Questa traccia, così come Stanislaw Lem, è stata fortemente influenzata dalla lettura di Solaris.

ME Cosa ascoltate ultimamente e quali sono stati, secondo te, i lavori migliori di questi ultimi anni?

Marco: Ultimamente ascolto tanto jazz, in particolare Miles Davis, Herbie Hancock e John McLaughlin. Inutile dire che quando questi tre si ritrovarono a suonare insieme per Miles Davis nacquero dei capolavori senza tempo, come “In a Silent Way”, “Bitches Brew” e “A tribute to Jack Johnson”… Poi continuo sempre ad essere vorace nel “nostro genere”, quindi potrei dirti che apprezzo molto il percorso dei finnici Oranssi Pazuzu e dei loro compagni Dark Buddha Rising. Adoro i God Speed You Black Emperor, Dylan Carlson e i suoi Earth, Neurosis, Converge, Wolves in the Throne Room, Anna Von Hausswolf… Comunque la cosa più bella è continuare a scavare nell’underground, dove si trovano cose stupende e dove la creatività continua ad essere protagonista in antitesi alle proposte di massa propinate dalle major.

Adriano: recentemente ascolto molto rock lento, doom o funeral doom, chiamalo come vuoi, tipo Ahab, Pallebearer, Mournful Congregation, ecc., ma anche un po di black metal “panteista”, come gli ormai ex Agalloch, ora i Pillorian, i Wolves in the Throne Room.

ME In generale, a tuo parere, che cosa fa sì che un album lasci un segno e indichi una strada?

Oggi è sempre più difficile lasciare un segno e tracciare una nuova strada in ambito artistico-musicale. Di sicuro i signori di cui parlavo sopra lo hanno fatto perché erano e sono dei geni dotati però di una personalità volta a mettersi sempre in discussione. Miles Davis avrebbe potuto andare avanti con i suoi standard jazz, senza spostarsi più di tanto dal meraviglioso “A kind of blue”, ma non lo fece e sul finire degli anni ’60 si lasciò influenzare dal rock psichedelico e dai sintetizzatori andando poco a poco a plasmare cose mai sentite prima, che portarono alla fusion e al funky. Lo stesso discorso vale per Herbie Hancock: se ascolti i primi dischi e arrivi a Mwandishi, Crossings, Sextant e Head Hunters non puoi che rimanere stupefatto del talento e della visione globale di un altro artista che ha lasciato il segno e anche qualcosa in più.

ME Come è andato il tuo progetto solista, Morgengruss?

Sono molto soddisfatto del primo disco. Mi ha lasciato tanti ricordi, mi ha fatto crescere sotto molti aspetti e le poche date ma estremamente qualitative: mi hanno dato la possibilità di conoscere artisti stupendi. Il secondo disco è in cantiere e verrà registrato entro il 2018.

ME Sappiamo che suoni anche in un’altra band più prossima al drone-doom, i Sepvlcrvm: quali sono le novità all’orizzonte, se ci puoi anticipare qualcosa?

Sepvlcrvm ha molto materiale pronto per essere pubblicato. Abbiamo almeno un paio di dischi di cui uno doppio. Sarà diviso in un disco di studio e uno live inciso un paio di anni fa qui a Genova. Non posso rivelare molto ma sarà un concept interamente dedicato al cosmo, suona Sepvlcrvm anche se è qualcosa di piuttosto differente rispetto a quanto fatto in passato.

ME Nel vostro approccio – accanto a dark wave, drone doom, post black, noise, sludge e kraut – si possono percepire non pochi echi di matrice progressive: tuttavia, cosa è prog per te?

Ho sempre accostato il termine progressive alla una rottura degli schemi precostituiti sia della musica rock che del pop. Quindi la volontà di andare oltre la classica forma canzone penso sia una caratteristica quasi imprescindibile per questo tipo di approccio.

LE INTERVISTE DI OVERTHEWALL: DITE

Intervista con i Dite, alternative rock band bellunese autrice del recente The Hollow Connection.

Grazie alla reciproca collaborazione con la conduttrice radiofonica Mirella Catena, abbiamo la gradita opportunità di pubblicare la versione scritta delle interviste effettuate nel corso del suo programma Overthewall, in onda ogni mercoledì alle 21.30 ed ogni domenica alle 22.00 su www.energywebradio.it.
Questa volta è il turno dei bellunesi Dite.

MC Con noi Mattia portavoce dei Dite! Benvenuto su Overthewall! Spieghiamo ai nostri ascoltatori le origini della band?

Siamo un gruppo di 4 ragazzi originari di Belluno, in Veneto. Tutti e quattro siamo stati parte di progetti musicali precedenti ai Dite, e abbiamo avuto modo di entrare più volte in contatto gli uni con gli altri. Da lì a decidere di “unire le forze” in un momento in cui l’attività della maggior parte dei rispettivi progetti era al minimo (si parla del settembre 2014), il passo e’ stato breve.

MC Come definiresti il vostro sound e quali sono le radici musicali della band?

Non è sicuramente una domanda a cui sia facile rispondere! Le influenze che ci hanno plasmati come musicisti sono molteplici, e diverse per ognuno di noi. Simone, il bassista, ha un background prevalentemente metal (come testimoniato dai numerosi altri progetti a cui presta le 4, e talvolta 5, corde, Maim e Liquid Fear su tutti), nonostante sia un grande appassionato di southern rock e non disdegni generi come il post rock o il blues. Filippo, chitarra solista, ha studiato al conservatorio jazz di Padova, e la cosa parla da sé. Emil, alla batteria, ascolta Korn, System of a Down, Rammstein, Biffy Clyro e molti altri gruppi. Per quanto mi riguarda, le mie più grandi influenze sono Jeff Buckley, Deftones, Elliott Smith ed Alice in Chains. La risultante di tutte queste influenze potrebbe essere definita come “alternative rock”, essendo però l’ ascoltatore conscio del fatto che questa definizione e’è una semplice etichetta, che comprende influenze progressive, pop e spesso derive metal.

MC Chi scrive musica e testi e quali sono gli argomenti da cui traete maggior ispirazione?

La scrittura dei brani è un processo che si compone sostanzialmente di due fasi: il più delle volte io e Filippo portiamo alle prove delle idee melodiche scritte a casa nel tempo libero, e queste idee vengono elaborate, modificate e spesso totalmente stravolte durante le sessioni. Essendo questo metodo totalmente spontaneo, o quasi, nemmeno noi sappiamo quale potrà essere il risultato di questo lavorare. Ci riserviamo unicamente di darci delle linee guida ideali su come vorremmo suonasse il pezzo. Il resto è rimesso all’ispirazione del momento. Per quanto riguarda i testi, mi occupo io di tutto, anche se in un paio di occasioni la struttura base è stata elaborata dagli altri del gruppo. Mi piace pensare ai miei testi come a delle tele di pittura contemporanea: il più delle volte non cerco di dare un messaggio univoco, ma mi preoccupo solamente di “dipingere” lo spettro delle mie sensazioni e dei miei pensieri nel modo più fedele possibile alla realtà’, anche se ciò spesso comporta una non facile lettura del significato che sta dietro al singolo brano.Riitengo però che sia un lato positivo: ognuno può “fare suo” il testo in questo modo, e leggerci dentro sfumature che solo lui può individuare.

MC Nel 2016 pubblicate il primo EP autoprodotto e nel 2017 inizia la vs collaborazione con la Nadir Music con cui pubblicate un singolo e poi The Hollow Connection, il vostro ultimo album. Ci parli di questa nuova uscita?

Siamo davvero orgogliosi di questo album. E’ il frutto di quattro anni di intenso lavoro, di dedizione e di passione incondizionate. Sono stati dodici giorni in studio di totale immersione, ma il risultato non può che renderci felici. Grazie a Tommy Talamanca (il nostro produttore, nonché chitarrista dei Sadist) siamo riusciti a ottenere un sound molto vicino alle nostre aspettative “ideali”, che riesce a essere aggressivo e delicato allo stesso tempo. Sebbene l’album non sia un concept, e non abbia mai preteso di essere tale, il leitmotiv dell’ opera è l’amara constatazione di come i rapporti interpersonali si stiano pian piano inaridendo. Oggi siamo costantemente bombardati di impulsi, e la cultura consumista ha raggiunto il suo apice. nulla ha più valore, c’è troppo di tutto, ciò che non va lo si rimpiazza immediatamente, non si tenta di recuperarlo. Oltre a questo, il mondo dei social media sta portando a una progressiva deresponsabilizzazione, che potremmo riassumere nella sindrome del “leone da tastiera”. Quest’album non vuole proporre soluzioni a questo problema, per il semplice fatto che non ne esistono. ‘ un processo irreversibile, è come un ciclo economico, per cui quando la curva ascendente arriverà al suo picco massimo (e siamo molto vicini a quel momento), per sua stessa natura si dirigerà verso il basso.

MC Riuscite a trovare spazi, locali per potervi esibire dal vivo? E ci sono date da segnalare ai nostri ascoltatori?

Ahimè, la scena live italiana ha sempre sofferto di un conservatorismo che spesso preclude ghiotte possibilità ai musicisti, e quello che di nuovo sta emergendo lo ritengo un ritorno all’età della pietra. Detto questo, con impegno e costanza, la scena underground può rivelare grosse sorprese. Per quanto ci riguarda direttamente, abbiamo avuto feedback positivi riguardo al nostro ultimo lavoro da artisti del calibro di Omar Pedrini, a cui abbiamo avuto il piacere di fare da band di apertura, e abbiamo avuto modo di far arrivare l’album tra le mani (e che mani!) di Cesareo, storico chitarrista di Elio e le Storie Tese. All’estero la nostra demo An Explanation del 2016 e’ stata elogiata da Garth Richardson, produttore per band come Red Hot Chili Peppers e Rise Against. Tutto questo per dire che il duro lavoro, se costante, viene premiato. Come date live, ci esibiremo al festival “Gods of Mel” in provincia diBelluno il 30 giugno e al Mamy Rock Theatre di Treviso il 14 luglio. All’appello si aggiungeranno presto altre due date importanti che, però, per ora non possiamo annunciare, e un tour che toccherà Repubblica Ceca, Polonia e Slovacchia alla fine del mese di novembre, la cui scaletta riveleremo prossimamente.

MC Progetti futuri?

Per ora, portare in più posti possibili The Hollow Connection e valutare la ricettività del pubblico estero.

MC dove i nostri ascoltatori possono seguirvi?

Su Instagram a “ditebandofficial”, su Facebook a “Dite” e su Bandcamp, dove potrete trovare la nostra demo An explanation  e l’album a breve.

MC Grazie di essere stati su Overthewall! a voi l’ultima parola!

Grazie a voi! Se volete ascoltare qualcosa di nuovo, e avete la pazienza necessaria ad assimilare un prodotto non certo facile, ma appagante, date una possibilità’ a The Hollow Connection!

LE INTERVISTE DI OVERTHEWALL: PARRIS HYDE

Intervista con Parris Hyde, leader e vocalist dell’omonima rock band.

Grazie alla reciproca collaborazione con la conduttrice radiofonica Mirella Catena, abbiamo la gradita opportunità di pubblicare la versione scritta delle interviste effettuate nel corso del suo programma Overthewall, in onda ogni mercoledì alle 21.30 ed ogni domenica alle 22.00 su www.energywebradio.it.
Questa volta è il turno di Parris Hyde, leader dell’omonima rock band.

MC Ciao Parris. Tu hai alle spalle una lunga carriera musicale, sfociata poi in questo progetto che porta il tuo nome e che ti sta regalando tantissime soddifazioni. Ci racconti com’è nato?

Ciao a te e a chi ci sta seguendo.
Tralasciando i miei progetti passati, Parris Hyde è nato ufficialmente nel 2013 e la sua genesi è stata determinata dalla mia decisione di diventare cantante (sono sempre stato principalmente un chitarrista) : ero veramente stanco di dover rincorrere i vari cantanti che si sono avvicendati nelle mie band passate. Inoltre erano ormai anni che nel novero dei miei artisti preferiti figuravano più cantanti che chitarristi. Quindi dopo un paio d’anni di assestamento in questo nuovo ruolo e dopo aver preso un po’ di lezioni di canto, sono partito con questa nuova esperienza .

MC Diciamo i nomi della line up? E’ stato complicato trovare musicisti adatti al tuo progetto?

La line up è attualmente composta da Paul Crow alla chitarra, Max Dean al basso e Karl Teskio alla batteria.
Come detto Parris Hyde era nato come mio progetto solista; nel frattempo stavo suonando delle cover a tempo perso con i ragazzi che poi entreranno a far parte della band : sono stati loro in effetti a credere nella bontà del progetto e a volervi costruire sopra una band vera e propria.

MC Nel giugno 2016 pubblichi “Mors tua vita mea” Il primo album dei Parris Hide che è andato benissimo. Ci parli di quest’album?

Mors Tua Vita Mea è stato ottimamente accolto da pubblico e critica : grande soddisfazione per me che mi nutro famelicamente delle belle recensioni !!!
L’album è vario, vi sono brani più tirati ed altri più melodici, frutto del background che mi sono creato nel corso degli anni, direi un connubio fra Heavy Metal ed Hard Rock. Del resto alcune canzoni erano presenti in altri lavori del mio passato, ma in questa occasione ho voluta dare loro questa veste definitiva. Il tutto poi è tenuto insieme dalla mia voce sempre ben riconoscibile.
Finalmente ora posso ripartire con composizioni completamente nuove.

MC “Mors tua vita mea” è stato seguito quest’anno da un nuovo EP ‘Undercover 1’, rilasciato il 30 marzo, composto da 4 cover e un brano inedito. Tra le cover un omaggio all’indimenticabile Midnight dei Crimson Glory e ad un personaggio inusuale come Lady Gaga. Ci spieghi come mai questa scelta?

Midnight è in assoluto il mio cantante preferito: purtroppo ci ha lasciato troppo presto, a soli 49 anni : di lui apprezzo la sentita interpretazione che fornisce in ogni singola nota, una voce mistica, magica direi, che lasciava trasparire il suo animo tormentato (come il mio, del resto).
Per quanto riguarda Lady Gaga, la sua passione per l’Heavy Metal è stata definitivamente sancita con l’esibizione che ha tenuto insieme ai Metallica.
A parte questo, pur non seguendola particolarmente, apprezzo di lei i suoi video e spettacoli sopra le righe, i suoi abbigliamenti visionari, oltre al fatto che è un autrice davvero valida : la canzone Bad Romance, di cui abbiamo eseguito la cover, credo ne sia la dimostrazione.

MC Quali sono i progetti futuri della band?

I Parris Hyde sono attualmente impegnati su due fronti .
Fra un anno circa speriamo di pubblicare il nuovo album, già completamente da me composto. Ci vorrà un po’ di tempo per le registrazioni e gli arrangiamenti, aspetti in cui sono sempre particolarmente meticoloso.
L’altro progetto che verrà concluso entro l’estate è la realizzazione di un video: non si tratterà però di un classico video musicale, ma piuttosto di una sorta di cortometraggio in cui i Parris Hyde saranno protagonisti in qualità di cacciatori di Zombie; la colonna sonora sarà il mio brano esclusivamente sinfonico Mors Tua Vita Mea, che abbiamo utilizzato come intro dell’album ed anche dei nostri concerti. Il tutto è stato liberamente ispirato alla serie Tv “The Walking Dead”.

MC Sono previsti tour estivi in Italia o all’estero?

Riuscire ad esibirsi ad un certo livello, come richiede il nostro progetto, risulta a volte complicato, quindi non abbiamo al momento in programma un vero e proprio tour; si tenga anche conto del fatto che ho deciso di riprendere a suonare la chitarra dal vivo e quindi stiamo lavorando per rivedere gli arrangiamenti in tale senso

MC Quali sono i contatti sul web dei Parris Hyde per i nostri ascoltatori che volessero seguirvi?

Oltre al sito ufficiale , da me creato (posso dire orgogliosamente che è stata un’altra sfida da me vinta) , siamo molto attivi sui social Facebook e Reverbnation (da quest’ ultimo si possono ascoltare diversi nostri brani): quindi consiglio a tutti di seguirci ed interagire con noi attraverso i suddetti canali.

LE INTERVISTE DI OVERTHEWALL: ELEGY OF MADNESS

L’intervista di Mirella con gli Elegy Of Madness, ottima band italiana dedita al symphonic metal, qui rappresentata dalla vocalist Anja.

Grazie alla reciproca collaborazione con la conduttrice radiofonica Mirella Catena, abbiamo la gradita opportunità di pubblicare la versione scritta delle interviste effettuate nel corso del suo programma Overthewall, in onda ogni mercoledì alle 21.30 ed ogni domenica alle 22.00 su www.energywebradio.it.
Questa volta è il turno degli Elegy Of Madness, ottima band italiana dedita al symphonic metal, qui rappresentata dalla vocalist Anja.

MC Siamo qui con Anja, la voce straordinaria degli Elegy Of Madness! Tu entri a far parte della band in giovanissima età. Com’è stato il tuo approccio iniziale con la band e com’è continuato questo tuo percorso formativo all’interno di essa?

Faccio parte degli Elegy of Madness ormai da 12 anni. Ho iniziato questo percorso da minorenne senza esperienza ma con tanta voglia di fare e adesso riconosco che soprattutto grazie a loro ho iniziato a studiare seriamente e a fare di questo mondo la mia vita.

MC Come si svolge il vostro processo compositivo? Ci sono delle tematiche ricorrenti nei vostri brani o vi affidate all’ispirazione del momento?

La composizione si svolge in questo modo: partendo da una melodia vocale, da un riff di chitarra o da una parte orchestrale si comincia a costruire il brano che viene poi ‘completato’ dagli altri musicisti della band. Per quanto riguarda i testi, molto spesso sono il frutto di un’ispirazione del momento ma in New Era abbiamo voluto fare anche dei riferimenti filosofici (come la caverna di Platone), legati alla necessità di ragionare e di ribellarsi nei confronti di una società che tende sempre più a renderci ignoranti, depressi e spersonalizzati.

MC New Era è il vostro terzo album pubblicato nel 2017 e che avete supportato con un importante Tour che vi ha portato anche all’estero. Pensi che abbia pienamente confermato le vostre aspettative?

Il tour all’estero è stato ed è una delle nostre esperienze più belle. Stiamo in un certo senso raccogliendo i frutti del nostro lavoro perché finalmente abbiamo di fronte un pubblico attento, partecipe e fedele.

MC In cosa pensi che gli Elegy of Madness si differenzino dalle altre band Symphonic Metal e perchè?

Gli Elegy of Madness hanno un proprio carattere musicale che è il frutto di diverse esperienze d’ascolto e di vita. Componiamo mettendo in gioco noi stessi ed è per questo che non riusciremmo ad essere la copia di un’altra band.

MC Venerdì 25 Maggio vi esibirete sul palco del Metal Queens Burning Night, il festival dedicato alle voci femminili del metal organizzato da Raffaella ed Haron dei Wolfsinger e arrivato già alla quinta edizione e, posso confermarlo in prima persona, organizzato nei minimi particolari. Secondo te, eventi di questa portata sono ancora troppo pochi in Italia?

Penso che l’ascoltatore italiano vada educato all’ascolto di musica inedita, e non parlo necessariamente di rock o metal. Festival e concerti dovrebbero essere all’ordine del giorno ma bisogna dire che qualcosa sta cambiando grazie all’impegno di persone come Raffaella o Haron che lavorano con dedizione per realizzare eventi del genere.

MC Quali sono i progetti futuri della band . State lavorando a qualcosa di nuovo?

Stiamo promuovendo New Era in Italia e in Europa e continueremo a farlo per i prossimi mesi. Intanto all’ispirazione non si comanda quindi continuiamo a comporre!

MC Quali sono i contatti sul web per i nostri ascoltatori?

I contatti sono: www.elegyofmadness.com e https://www.facebook.com/elegyofmadness/

LE INTERVISTE DI OVERTHEWALL: PERSEUS

Grazie alla reciproca collaborazione con la conduttrice radiofonica Mirella Catena, abbiamo la gradita opportunità di pubblicare la versione scritta delle interviste effettuate nel corso del suo programma Overthewall, in onda ogni mercoledì alle 21.30 ed ogni domenica alle 22.00 su www.energywebradio.it.
Questa volta tocca ai pugliesi Perseus, ottimi esponenti della scena heavy metal tricolore.

MC Ospite stasera Antonio Abate leader dei Perseus! Benvenuto su Overthewall!

Ciao Mirella è un vero piacere essere qui con voi!

MC Come nasce questo progetto e quali sono le vostre precedenti esperienze musicali?

I Perseus nascono nel 2011, dall’incontro di due band rinomate dell’underground cittadino, i miei Defenders Of the Faith, una tribute band dei Judas Priest, e gli Hastings, band prog metal che fine anni 90 aveva avuto ottime recensioni dalla stampa specializzata.

MC Una delle cose che mi ha più affascinato dei Perseus è la vostra passione per il fantasy. Mi parli di come realizzate i vostri brani e cosa vi ispira maggiormente?

Sia io che Cristian, il nostro chitarrista che è il maggiore compositore del testi dei Perseus, siamo appassionati di fantasy, di recente mi sono avvicinato e appassionato delle saghe di JK Rowling e in passato sono stato e sono ancora oggi amante dell’epica greca; Cristian è un appassionato di cultura medioevale, tra l’altro scrive libri a riguardo, poi i brani maturano da idee che a volte nascono anche per strada e riproponiamo in sala prove, oppure, da altre che vengono mentre proviamo e che poi con varie jam vengono sviluppate.

MC Il vostro ultimo lavoro discografico è stato pubblicato nel 2016 . Ci sono novità che ci attendono?

Guarda, attualmente siamo come una nave che naviga a vista! Sì, abbiamo del nuovo materiale proposto di recente  anche dal vivo nel nostro ultimo tour nei paese dell’est a febbraio, e devo dire che la gente ha gradito. Stiamo aspettando il momento giusto per uscire al momento più opportuno!

MC Che importanza ha, nel mondo underground, essere supportati da una valida etichetta come la Nadir Music?

Sai, spesso molti si lamentano delle etichette, io spezzerei una lancia a favore, in quanto è davvero coraggioso mettere su un’etichetta; nella musica oggi in tutti i campi non ci sono molti soldi, quindi credere in band emergenti è molto coraggioso. Quelli della Nadir con noi sono stati molto onesti e soprattutto professionali.

MC Vi trovate più a vostro agio in studio o su un palco?

Personalmente amo la sede live, posso dire che ho fatto esperienze varie nel campo della musica e in vari generi: pop, pianobar… diciamo che per sopravvivere ho fatto tante cose, quindi, amo molto i live; lo studio è bello ma dipende dei momenti, perché ci sono giorni che si diventa un po’ stressanti, ahahah

MC Quali sono state le vostre più importanti esperienze live ?

Di esperienze live importanti nei abbiamo fatte molte e abbiamo condiviso il palco con parecchie band famose come Vision Divine, Pino Scotto, Dragonhammer, Queensryche, Civil War e Fabio Lione.

MC Secondo te il web può penalizzare un genere di nicchia come l’underground? O pensi che invece serva e sia utile a farsi conoscere dappertutto?

Questa è una risposta che ha tante sfaccettature:  internet di sicuro ha dato opportunità a band minori come la nostra di essere conosciute in paesi impensabili, comunque non ha danneggiato le vendite, perché i cd vengono venduti in sede live; la guerra fatta dalle band grosse secondo me è stupida.

MC Dove i nostri ascoltatori possono seguirvi?

Ci possono seguire sulla nostra pagina di Facebook, su Twitter e sul nostro sito Web

MC Grazie di essere stato su Overthewall! Vuoi dire qualcosa ai nostri ascoltatori?

Grazie per l’opportunità e un grosso abbraccio, STAY HARD!

LE INTERVISTE DI OVERTHEWALL – TRACY GRAVE

Grazie alla reciproca collaborazione con la conduttrice radiofonica Mirella Catena, abbiamo la gradita opportunità di pubblicare la versione scritta delle interviste effettuate nel corso del suo programma Overthewall, in onda ogni mercoledì alle 21.30 ed ogni domenica alle 22.00 su www.energywebradio.it.
Questa volta tocca ai Tracy Grave, band sarda guidata dall’omonimo vocalist dedita ad un ottimo hard/sleze/glam rock

MC Li abbiamo ascoltati qui su Overthewall con il nuovo singolo, Over the top, con noi Tracy Grave!
Tracy, la bio raccontava che la tua carriera musicale inizia dal 2000. Ma altre fonti mi hanno rivelato che ascoltavi glam già dalla tenera età! Quand’è che hai cominciato a comporre e quando hai pensato di metterti finalmente in gioco?

Ciao Mirella, è vero, ho scoperto il rock in tenera età e a 12 anni avevo già la mia prima band!! Ma è solo nel 2000 che ho cominciato a scrivere materiale originale. Prima mi dilettavo solo nella stesura di poesie, ho addirittura ancora valanghe di fogli da qualche parte. Per quanto riguarda la scrittura ho sempre sentito il bisogno di scrivere pensieri, poesie, racconti, ma è solo nel 2000 che ho cominciato ad esprimermi in musica ed e stata una cosa improvvisa senza pensarci su.

MC Nella tua carriera musicale hai condiviso il palco con grossi nomi del metal quali Alice Cooper, Paul di Anno, giusto per citarne alcuni. Ci racconti le tappe più importanti del tuo passato artistico?

Ogni tappa è stata importante, dal più piccolo palco al più grande, ogni percorso fatto mi ha lasciato un segno, non è il grande artista o il poco pubblico, semplicemente il fatto di cantare ed esprimerti è sempre un emozione unica.

MC Come nascono i tuoi brani? Da cosa riesci a trarre ispirazione per i testi e la musica?

In passato, come tanti altri, mi basavo sull’emulazione dei miei idoli, faceva figo fare l’Axl della situazione ecc…
Dopo un po’ di anni mi sono reso conto che non ero io, non era quello che avevo dentro e che volevo trasmettere.
Negli ultimi due album ho trovato la mia dimensione artistica, diciamo, e per quanto riguarda i testi, mi ispiro a persone, cose, momenti, istanti… tutte cose reali, comunque, e non provenienti dagli anni ’80 o rubate ad altre band più gettonate.

MC Il 5 aprile scorso pubblicate il nuovo album ” Sleazy Future” per la Volcano Records. Proprio per questa occasione ti avvali della collaborazione di una band, creata assieme al chitarrista e compositore Mark Shovel. Ci parli di questo nuovo lavoro discografico?

Sleazy Future è una sorta di ribellione contro tutto ciò che viviamo e contro ciò che ci prospetta il futuro, Un calcio in culo a chi ci ha sempre sbattuto le porte in faccia, un vaffanculo all’industria discografica…mi fermo qui per ora eheh.
Abbiamo dovuto scegliere tra una quarantina di brani per arrivare ai 10 dell’album, quindi vi lascio immaginare quanta rabbia c’è in questo disco.

MC Ci saranno spettacoli dal vivo a promuovere la nuova uscita?

Per ora stiamo girando la Sardegna e abbiamo in organizzazione un prossimo tour che ci porterà fuori molto presto.

MC Quali sono i progetti futuri della band?

Continuare a suonare prima di tutto e farci conoscere il più possibile in tutto il mondo, poi si vedrà!! Prendiamo tutto al momento, lavorando giorno dopo giorno!

MC Dove i nostri ascoltatori possono seguirvi?

Siamo presenti in tutti i social (https://www.facebook.com/tracygraveofficialpage/https://twitter.com/tracygraverock) e abbiamo anche il sito web ufficiale (https://www.tracygraveofficial.com).

MC Grazie di essere stato qui con noi!!

Grazie mille a voi per lo spazio concesso!!! A presto e Rock n’ roll!!

LE INTERVISTE DI OVERTHEWALL – CARMONA RETUSA

Grazie alla reciproca collaborazione con la conduttrice radiofonica Mirella Catena, abbiamo la gradita opportunità di pubblicare la versione scritta delle interviste effettuate nel corso del suo programma Overthewall, in onda ogni mercoledì alle 21.30 ed ogni domenica alle 22.00 su www.energywebradio.it.
Questa volta tocca ai torinesi Carmona Retusa, band dedita ad un interessante post hardcore/noise.

MC I Carmona Retusa sono una band di recente formazione, ci parli dei vostri inizi?

Io (Benito, basso) e Fabio (voce) ci siamo conosciuti lavorando in un call center mentre Lorenzo (chitarra) e Luca (batteria) erano amici di vecchia data, avevano avuto anche una band diversi anni fa. Proprio loro due mi proposero un po’ per scherzo di andare in sala prove e così nacque questo progetto, che nel giro di pochi mesi cambiò nome, forma e cantanti sino ad arrivare all’attuale formazione. Io decisi di occuparmi dei testi e così incastrai Fabio costringendolo a venire a provare con noi con la scusa di non precisati problemi di metrica, da quel momento è diventato il nostro insostituibile cantante!

MC La Carmona Retusa, se non mi sbaglio, è la pianta del tè. Mi spieghi l’origine di questo nome così insolito per una band?

All’uscita da un concerto degli Zu a Torino ci interrogavamo su quale nome dare alla band, non cercavamo il solito nome altisonante così cercando parole a caso su google è venuto fuori quello di questo bonsai “carmona retusa”, l’ho ripetuto ad alta voce e ci suonava talmente male che ci è piaciuto subito.

MC Come definiresti il vostro genere musicale? Ci sono band da cui avete tratto ispirazione?

La questione “genere musicale” è veramente annosa! Penso che anche solo definire correttamente cosa rientri o no in un genere sia uno sforzo impossibile e non so quanto utile. In ogni caso ognuno di noi viene da “scuole” musicali differenti. Luca ha avuto una band screamo, Lorenzo ha suonato dieci anni thrash metal mentre Fabio tutt’ora è chitarra e voce in un power-duo blues-stoner (Bettie Blue). Forse ero io l’unico con un certo tipo di ascolti: dai Drive Like Jehu ai Jesus Lizard, fino ai nostrani The Death of Anna Karina e Massimo Volume. Detto questo è stata la “magia” della sala prove a decidere per noi.

MC Solo Un Po’ Di Terra E Un Albero Sopra, questo è il titolo del vostro debut album pubblicato a febbraio di quest’anno. Ci parli di questo disco?

Il filo rosso che collega tutte le tracce dell’album è il concetto di “accettazione”. La prima canzone è una sorta di lettera aperta ai genitori, ripresa da una vignetta di Andrea Pazienza, in cui un figlio ammette i propri errori e tra sogni e ricordi spera di tornare bambino. Nella traccia successiva, questa volta ispirata da un dialogo di Bojack Horseman, la madre ricorda al figlio che non c’è cura per il fatto di essere se stessi ed avere un passato e un marchio anche genetico. Penso che questo botta-risposta racchiuda un po’ le sensazioni, anche e soprattutto musicali, di durezza e amarezza che nei 25 minuti di album abbiamo cercato di esprimere.

MC Sono previsti dei live per promuovere il nuovo album?

Il 13 di questo mese suoneremo al Joe Koala di Bergamo, poi il 21 all’Arci Dallò di Mantova e il 27 a Pistoia per la rassegna le notti della Cachara, nei mesi successivi ne seguiranno ancora.

MC Dove i nostri ascoltatori possono seguirvi?

Abbiamo la pagina facebook (https://www.facebook.com/carmonaretusaband/) dove sono presenti anche tutti gli aggiornamenti in merito all’attività live!

LE INTERVISTE DI OVERTHEWALL: PINO SCOTTO

Grazie alla reciproca collaborazione con la conduttrice radiofonica Mirella Catena, abbiamo la gradita opportunità di pubblicare la versione scritta delle interviste effettuate nel corso del suo programma Overthewall, in onda ogni mercoledì alle 21.30 ed ogni domenica alle 22.00 su www.energywebradio.it.
Oggi è la volta di un monumento del rock/metal italiano, Pino Scotto; per correttezza segnaliamo che, vista la schiettezza del personaggio, il testo è stato leggermente “edulcorato” rispetto alla versione radiofonica …

MC Benvenuto su Overthewall, Pino, e grazie di essere qui con noi.

Ciao a tutti gli ascoltatori e ai ragazzi e alle band che suonano metal , a tutti quelli a cui non sarà mai data visibilità, a tutti quelli che credono in questo genere.

MC Una carriera che dura sin dagli inizi degli anni 80, che il tempo e le mode non sono riusciti a scalfire.In un panorama rock e metal che, specialmente in Italia, sembra sgretolarsi, tu resti un pilastro fondamentale.
Qual’è il segreto del tuo successo?

Una carriera che è iniziata negli anni ‘70, in realtà:, prima dei Vanadium ci sono state tre band, e con una che si chiamava Pulsar dovevano fare un album, ma poi purtroppo il discografico morì in un incidente stradale ed usci così solo un 45 giri.
Non c’è un segreto per il successo, io continuo solo a fare quello che mi piace, ma per conquistarmi questa libertà mi sono sciroppato 35 anni in fabbrica a scaricare camion.
Ormai è da dieci anni che sono in pensione e non dimentichiamo che ad ottobre gli anni che compirò sono un bel numero, 69: quello che non li fa pesare è la forza della passione, è credere in ciò che si fa e non la ricerca dei soldi o del successo.

MC Tu hai sempre fatto della tua sincerità il tuo stile comunicativo. Questo atteggiamento non sempre premia. Se tu dovessi fare un bilancio tuo personale diresti che a volte può servire a scendere a compromessi oppure no?
Come sarebbe Pino Scotto oggi se avesse avuto un approccio meno diretto e sincero?

Quasi mai viene premiato un simile atteggiamento. Tu non hai idea di queste offerte abbia ricevuto nella mia carriera, anche quando ero ancora con i Vanadium e ciò mi faceva litigare anche con loro; dopo di che diverse band italiane mi hanno cercato, in particolare una toscana che mi aveva proposto un pacco di soldi e al chitarrista risposi di andare sull’Arno e ficcarsi la chitarra in quel posto …
Io non se sono bravo a cantare o a scrivere, ma questo il mio sogno e non èin vendita per nessuno.

MC Parliamo delle novità. “Eye for an Eye” è il titolo del tuo nuovo disco pubblicato da Nadir Music, un lavoro discografico interessantissimo che rievoca le sonorità rock ’70/’80 più dure e graffianti.
Come prende vita quest’album e quali tematiche sono contenute nei testi?

Come ben sanno quelli che mi seguono io sono pazzo, dipende da come mi sveglio, per esempio già nel ’90, dopo lo scioglimento dei Vanadium, io avrei potuto fare subito un album a mio nome suonando come con loro, invece sono andati a cercarmi le rogne: prima mi sono messo a cantare in italiano, poi sono tornato al rock’n’roll e al blues, perché io faccio sempre quello che mi piace, e ciò è gratificante per il cuore e per la mente, significa essere liberi.
Questa volta ho voluto fare un album di sano hard rock anni 70-80 in inglese, perché mi sono proposto di scrivere una raccolta di canzoni che la gente possa cantare, quelle con le melodie che oggi non si trovano più: non so se ci sono riuscito, ma mi sono divertito molto.

MC In questo disco ritrovi la tua band originaria (Steve Angarthal alla chitarra, Dario Bucca al basso e Marco Di Salvia alla batteria). Quali novità ci porterà questo ritorno?

Erano dieci anni che non facevo un album con la mia band. Loro sono sempre stati dentro a qualche brano e ho sempre avuto degli ospiti, perché mi piace contaminare i suoni, ma questa volta ho fatto proprio tutto assieme alla mia band, l’unico ospite che c’è sempre stato fin dal primo album dopo i Vanadium e che non poteva mancare è il mio fratellone, “Mr.Blues” Fabio Treves.

MC Negli ultimi anni i media, soprattutto in Italia, hanno marcatamente snobbato il rock e il metal, che stanno diventando così sempre più un genere di nicchia, proponendo altri generi musicali che sono così dilagati tra i giovanissimi.
Secondo te perché si verifica questo fenomeno?

In Italia questo genere ha sempre funzionato poco, e già ce ne lamentavamo in passato senza immaginare cosa sarebbe successo dopo che sono arrivati i cosiddetti talent show; tu hai visto che adesso hanno chiamato Cristina dei Lacuna Coil: così diventerà un fenomeno da baraccone pure il metal, perché lì ci trovi Albano che fa le corna e parla di metal.
Io mi ricordo solo che in un piccolo festival a Cellino San Marco (il paese di Albano, n.d.a.) lui aveva dichiarato che il metal è la musica del demonio e ora ‘sto paraculo fa il metallaro, con Cristina che gli dà pure retta.
La verità è che il rock in generale ha sempre dato fastidio perché fa riflettere, emoziona, fa piangere, fa ridere, fa godere, insomma ti fa stare bene.
Quelli che stano al potere invece ci vogliono tutti depressi, senza lavoro, per poter fare comodamente i cazzi loro.

MC Tu sei un personaggio molto amato e seguito da un pubblico che comprende svariate fasce d’età. Che rapporto hai con i tuoi fans e quanto ti stimolano in tutto ciò che fai?

Io ho visto che già alla prima data sono venuti al concerto molti ragazzi giovanissimi, i quali probabilmente hanno capito, anche grazie a Rock Tv, che io sono una persona sincera, che sta dalla loro parte

MC Moltissime band si lamentano perché non si riescono a trovare spazi per potersi esibire. Com’è cambiata la scena rock dai tempi dei Vanadium e cosa consiglieresti a dei ragazzi che provano a fare musica originale?

Anche in quegli anni era difficilissimo, pensa che io ora in un mese faccio i concerti che con i Vanadium tenevo in un anno, perché a quei tempi non c’erano gli spazi per suonare: per esempio, a Milano c’era il Rolling Stone, o suonavi lì o t’attaccavi al tram.
Adesso ci sono moltissimi locali che fanno suonare solo tribute band, ma il vero problema è che la gente le va vedere e se ne fotte di band brave che fanno musica propria.
Il problema siamo noi, sono gli esseri umani, e non c’è nulla da fare

MC Il 6 Aprile a Pistoia hai presentato in prima nazionale il tuo nuovo show “Eye For An Eye Tour”, che promuove il tuo ultimo lavoro discografico. Quali sono stati i primi riscontri e dove potremo vederti esibire in Italia?

La data di Pistoia è andata sold out, tutti i cd che mi ero portato dietro sono stati comprati e la gente e stata fantastica; comunque le date le trovate sul mio sito (http://www.pinoscotto.it/) e non è detto che non se ne possano aggiungere ancora delle altre.

MC Pino, io ti ringrazio di avermi concesso questa intervista e ti lascio l’ultima parola per gli ascoltatori di Overthewall.

Io vorrei dire intanto ai ragazzi che suonano: non vi aspettate niente dalla musica, godete di quello che cantate, di quello che scrivete e di quello che suonate, tutto ciò che arriva è in più.
Questo è un sogno: trovatevi un lavoretto per sopravvivere, ma non sperate mai di poter campare con il rock perché è un’utopia, a meno che non andiate a fare le marchette dalla De Filippi, ma anche lì, dopo che ne esci, ti ritrovi cornuto e mazziato.
Io tutta quella gente lì, la De Filippi e i giudici dei talent, la manderei in galera per spaccio di demenza. Quindi continuate e credere nei vostri sogni e divertitevi .
A tutti gli altri raccomando: andate nei locali e dite ai proprietari che volete ascoltare band che fanno musica propria, appoggiate la band italiane, le band emergenti, date una possibilità a questi ragazzi perché il rock’n’roll non è solo un modo di vivere, non è solo musica, ma è un mondo fatto di sincerità e di sogni da realizzare.

LE INTERVISTE DI OVERTHEWALL: AIKIRA

Grazie all’avvio della reciproca collaborazione con la conduttrice radiofonica Mirella Catena, abbiamo la gradita opportunità di pubblicare la versione scritta delle interviste effettuate nel corso del suo programma Overthewall, in onda ogni mercoledì alle 21.30 ed ogni domenica alle 22.00 su www.energywebradio.it.
Oggi è il momento dei Aikira, autori con Light Cut di un bellissimo lavoro di post metal strumentale.

MC Ospiti su Overthewall gli Aikira: con noi Danilo, batterista e portavoce della band, a cui diamo il benvenuto!

Ciao Mirella, ciao a tutti gli ascoltatori di Overthewall.

MC Gli Aikira nascono da un’idea tua e di un’altro componente della band già nel 2008. Ci racconti la genesi di questo progetto musicale?

Si, nel 2008 sono uscito dai Vibratacore, band hardcore che avevo fondato insieme a Fango, il chitarrista.
In questo periodo io e Fango ci siamo comunque visti in sala prove per sviluppare alcune idee che avevamo, e che non erano perfettamente in linea col sound dei Vibratacore. In una di queste jam abbiamo coinvolto Andrea Alesi con il quale abbiamo trovato subito grande affiatamento. Gli Aikira sono nati quel giorno!

MC Come definiresti il vostro genere musicale e quali sono le tematiche che affrontate?

Quando ci chiedono del nostro genere musicale, rimaniamo sempre un po’ interdetti hahah! Diciamo che a grandissime linee, rientriamo nei canoni del post-rock / post-metal, con qualche accenno alla psichedelia. Quello che ci interessa è giocare con le dinamiche e con le atmosfere, e farci coinvolgere emotivamente da quello che stiamo suonando.

MC Il vostro primo disco omonimo viene pubblicato nell’estate 2014. Com’è stato l’impatto con il pubblico e la critica? E’ andato tutto secondo le vostre aspettative?

L’impatto col pubblico direi che è stato superiore alle nostre aspettative. Essendo una band strumentale, avevamo il timore che un’ora di concerto senza un cantante potesse in qualche modo annoiare, ma questo problema non si è mai presentato. Con grande piacere poi abbiamo constatato come le varie webzine che hanno recensito il nostro primo album lo descrivessero come un viaggio, in linea con la nostra visione.

MC Nel febbraio del 2018 pubblicate Light Cut, che prende forma tra il 2015 e il 2017, periodo caratterizzato da momenti molto difficili per tutti i membri della band. Ci parli della realizzazione di quest’album e che cosa rappresenta per voi?

Si, diciamo che in questo periodo sia io che Fango che Andrea, abbiamo avuto momenti non facili, sul piano della salute e degli affetti. Abbiamo poi incrociato vari bassisti, e non tutte queste collaborazioni hanno dato un risultato positivo, sia a livello musicale che umano.
La cosa che abbiamo sicuramente notato è che la scrittura dei vari pezzi di Light Cut procedeva in maniera piuttosto fluida, nonostante tutte queste difficoltà, come se il suonare insieme fosse una sorta di energia che riusciva a sfuggire all’attrazione gravitazionale di tutta questa negatività.
Questo concetto è stato un po’ l’input per un brano del disco che si chiama appunto Something Escapes.
Abbiamo registrato con Davide Grotta, che ha lo studio di registrazione a fianco della nostra sala prove. Con Davide ci siamo trovati subito alla grande, tant’è vero che nelle pause tra una take e l’altra, abbiamo jammato assieme (lui suona theremin e pianoforte e un’altra miriade di strumenti), e alcune parti di quelle jam sono poi finite sul disco (parlo dei due Elemental).
Light Cut è stato quindi mixato da Enrico Baraldi: anche con Enrico ci siamo subito intesi, è una persona dalla grande professionalità e pazienza, e con noi ne ha avuta veramente tanta!
Il master è stato fatto da Paso di Studio 73, una vecchia conoscenza. Avevamo precedentemente lavorato con lui per i Vibratacore, e sia in passato che adesso con Light Cut siamo rimasti assolutamente soddisfatti del lavoro eseguito.
Appena terminato Light Cut abbiamo inoltre avuto modo di completare la line up della band: Lorenzo Di Cesare, già bassista dei Vibratacore, è entrato negli Aikira in qualità di bassista.

MC Si parla spesso di supporto alle band underground e molto di questo sostegno è dato dai fans. Che rapporto avete con il pubblico che vi segue?

Sarà una cosa banale da dire, ma per noi suonare live è linfa vitale! Avere un pubblico rapito da ciò che sta ascoltando/osservando ripaga di tutti i km e tutti gli sforzi per riuscire ad organizzare un concerto, cosa quest’ultima sempre più difficoltosa.

MC Ci saranno dei live a supportare il nuovo album?

Si abbiamo dei live in programma tra aprile e maggio a Pescara e Lecce, e siamo sempre in cerca di nuovi posti che possano ospitare un live di Aikira. Sicuramente quest’estate avremo il piacere di suonare a qualche festival.

MC Dove i nostri ascoltatori possono seguirvi?

Il sito: aikiraband.com.
Ci trovate su Facebook, ovviamente, poi su tutte le varie piattaforme musicali quali Spotify, Soundcloud, Bandcamp, eccetera.
Sul nostro canale Youtube abbiamo caricato il videoclip di Etera, il primo brano di Light Cut. E’ un video che abbiamo girato con la preziosa collaborazione di due nostri grandi amici, Nazareno Capitanio, in arte Nazz.Cool, alle riprese, e Lia Cavo, che è scultrice e ceramista, e ci ha messo a disposizione una delle sue più belle realizzazioni, chiamate Pneuma.

LE INTERVISTE DI OVERTHEWALL: THE CRYSTAL FLOWERS

Grazie all’avvio della reciproca collaborazione con la conduttrice radiofonica Mirella Catena, abbiamo la gradita opportunità di pubblicare la versione scritta delle interviste effettuate nel corso del suo programma Overthewall, in onda ogni mercoledì alle 21.30 ed ogni domenica alle 22.00 su www.energywebradio.it.
Oggi è il momento dei The Crystal Flowers, ottima band formata da esperti rockers romani.

MC Benvenuto a Overthewall! Ti chiedo immediatamente la genesi della band: come si formano i Crystal Flowers e quali sono le vostre precedenti esperienze musicali?

The Crystal Flowers è fondamentalmente un progetto esistenziale, risultato dei percorsi individuali di quattro “vecchi ragazzi” che, tuttavia, avevano in comune una inquietudine e insoddisfazione per quello che la proposta musicale contemporanea esprimeva in termini di conformismo musicale e commerciale, per certi versi anche nelle “nuove” tendenze. E’ stato quindi naturale convergere in una dimensione intima, privata… direi clandestina, per ricominciare partendo dal desiderio di ciascuno di scongiurare la “deriva professionale” e ritrovare essenzialità e autenticità delle origini. Tra le quattro mura di un seminterrato, come una società segreta…

MC Il vostro album di debutto è un ritorno alle radici del rock degli anni 60/ 70. Ci parli di questo lavoro?

Ritrovare le radici significa ritrovare, e senza compromessi tecnologici, quell’energia, ispirazione e suono definite dal perimetro chitarre basso batteria voce. Non come codice manieristico, ma come via espressiva fatta di analogico e acustico, di valvole e feedback, aliena a qualsiasi forma di contaminazione iperdigitalizzata. Crystallized suona come un vecchio vinile e parla con un sound e una energia che vengono da lontano. Utilizza un linguaggio evocativo (ma non rievocativo) senza tempo e comprensibile a chiunque. Anche i testi voglio raccontare tematiche riconoscibili e identificative, quali il disagio di un sentimento-prigione, la solitudine nell’epoca dei social, la vita come metafora del viaggio, la rabbia dei sopravvissuti nell’epoca dell’omologazione… Ecco, Crystallized è proprio questo: una chiamata a raccolta, un richiamo primordiale ai sopravvissuti…

MC Come mai “ritorno alle origini”? Secondo voi c’è qualcosa che può ancora insegnarci il movimento ribelle e rivoluzionario di quegli anni?

E’ ormai patrimonio comune la certezza che quel laboratorio trasversale (storico, sociale, culturale, artistico, ecc.) che sono stati gli anni tra la fine dei ’60 e l’inizio dei ’70, sia stato anche un big bang di ispirazione delle mille vie intraprese dal rock, nelle sue diverse declinazioni e direzioni. Allora, se di eredità universale dobbiamo parlare, riconosciamo davvero anche quella ingenua ma potente voglia di intraprendere, di sperimentare, di superamento dei limiti e delle convenzioni precostituite. Diventa perfino una necessità, quasi un obbligo, recuperare questa spinta originaria senza la contaminazione del “troppo già detto” della nostra epoca… quella illuminazione, quella visione che solo l’idea originale può generarti. E se perfino uno come Prince, raro esempio di trasversalità musicale, ha alla fine riconosciuto: “la musica deve tornare indietro”, allora forse la direzione dei The Crystal Flowers è quella giusta. Almeno per noi.

MC Qual è l’elemento ideale per la band? Preferite esibirvi dal vivo o vi sentite più a vostro agio in studio di registrazione?

Sicuramente il live è la nostra dimensione: perché il rock è comunicazione “in diretta”, è energia e empatia, è un circuito emozionale che molto ha a che fare con l’amore/odio e tutto ciò che di positivo e vitale passa tra questi due estremi nell’interazione tra persone. Voglio dire, la fase intimistica di clandestinità serve a strutturare il nucleo delle idee, ma le idee vanno poi raccontate, anzi… rappresentate e urlate. Se sono autentiche, allora il circuito nel live si attiva e tutto prende vita.

MC Cosa è previsto nel futuro della band? Puoi darci qualche anticipazione per i nostri ascoltatori?

Nonostante un mercato non esattamente orientato alle nuove proposte e agli inediti, abbiamo vari progetti diversificati che partiranno dalla primavera, e che invitiamo tutti a seguire sulla nostra pagina FB. Ci siamo inoltre ricavati la fama di “incursori e disturbatori” anche in contesti apparentemente innaturali per il rock ma di grande effetto comunicativo, quale ad esempio la nostra presenza come “guest star” alle finali del Cantagiro 2016, la madre storica di tutti gli eventi pop italiani, con considerevole eco e risalto sulla stampa di settore. Sicuramente proseguiremo anche in questa direzione, nella tradizione di ogni spirito ribelle…

MC Dove i nostri ascoltatori possono seguirvi?

facebook: https://www.facebook.com/thecrystalflowersband/
web: www.thecrystalflowers.com
@ : info@thecrystalflowers.com

LE INTERVISTE DI OVERTHEWALL: SEPTEM

Grazie all’avvio della reciproca collaborazione con la conduttrice radiofonica Mirella Catena, abbiamo la gradita opportunità di pubblicare la versione scritta delle interviste effettuate nel corso del suo programma Overthewall, in onda ogni mercoledì alle 21.30 ed ogni domenica alle 22.00 su www.energywebradio.it.
Questa volta è il turno dei Septem, band spezzina messasi in luce negli anni scorsi.

MC Su Overthewall una straordinaria band di La Spezia, i Septem! Diamo il Benvenuto a Daniele Armanini voce e leader della band! Ciao Daniele!

Ciao Mirella e grazie per lo spazio che mi concedi.

MC Partiamo dalle origini. Come si forma la band?

I Septem si formano a La Spezia nel 2003 e sin da subito l’intenzione dei membri originari era quella di dare vita ad un gruppo che proponesse musica propria ed originale.
Dopo inevitabili e numerosi cambi di line- up nel 2008, col mio ingresso e quello di Enrico Montaperto (chitarra) la band si stabilizza ed inizia un lungo periodo di prove, produzione di brani ed attività live che porteranno ad amalgamare e affiatare tutti i componenti, nonché a fare grande esperienza che servirà di li a poco per la produzione discografica della band.
Nel 2011, infatti i Septem danno alla luce il primo demo registrato ai Nadir Studios di Genova e sempre sotto la sapiente guida di Tommy Talamanca (chitarrista dei Sadist), la band darà alla luce il primo album omonimo nel 2013 e il nuovo Living Storm nel 2016 sempre per Nadir Music.

MC Il vostro sound è un heavy metal che mescola melodie e suoni potenti, quali band sono state per voi fondamentali per creare la vostra musica?

Siamo cinque ragazzi con differenti gusti musicali ed influenze.
Il nosto background comprende davvero di tutto, dalle grandi classiche band (Iron Maiden, Metallica, Deep Purple, Queen, Black Sabbath, Led Zeppelin) a gruppi moderni (Lamb of God, Killswitch Engage ed altri), ma pure ascolti che esulano dal contesto rock/metal, come Lucio Battisti per esempio e molte altre influenze musicali.
Tutto questo si riverbera nella nostra musica trasformato però dalla nostra forte personalità.
I Septem sono solo i Septem.

MC Qual’è il metodo che seguite per la stesura dei pezzi? Chi si occupa di scrivere i testi e chi la melodia?

E’ un gioco di squadra.
Tutti e cinque partecipiamo alla stesura dei brani ed ognuno può portare idee valide che tutti sviluppano insieme e portano a compimento per ricercare la migliore forma possibile e la più grande qualità artistica di ogni singola canzone.

MC Living Storm è il vostro ultimo lavoro discografico targato 2016. Ci parli di quest’album?

Living Storm è un album di cui andiamo orgogliosi, così come lo eravamo di Septem.
In questo album siamo migliorati sotto ogni punto di vista e abbiamo dato alla luce un lavoro che ci soddisfa in pieno.
Potente, veloce, aggressivo, ma anche melodico e coinvolgente come piace a noi.
Ci sono tutti gli ingredienti musicali che volevamo regalare alla gente per divertirsi e godere di buona musica.
Living Storm inoltre è nato in maniera molto veloce e spontanea e senza studiarlo a tavolino ha assunto anche un filo conduttore (non un vero concept) che è quello del viaggio, che può essere inteso come fisico ma anche e soprattutto spirituale e mentale.
Siamo entusiasti del risultato ottenuto.

MC La vostra attività live vi ha portato a calcare palchi sia in Italia che all’estero. Mi dici quali differenze avete riscontrato? Dove vi siete sentiti veramente a vostro agio?

Devo dire che siamo sempre stati molto fortunati nelle nostre uscite live, parlando di audience, perché abbiamo sempre trovato grande calore ed entusiasmo nei nostri confronti, anche grazie alla nostra attitudine in sede live, devo ammettere.
Ricordo bei concerti un pò in tutta Italia e una grandissima accoglienza a Tirana e Londra.
I Septem si sentono sempre a proprio agio sul palco e amano incontrare e stare insieme a fans ed amici ogni volta che c’è la possibilità.
Vogliamo regalare divertimento ed energia a chi ci segue e amiamo ricevere il coinvolgimento e l’entusiasmo del nostro pubblico in modo da creare un circolo virtuoso che possa appagare tutti.

MC Quali sono le difficoltà maggiori che incontra una band che produce musica originale?

Le difficoltà sono tante e non starò qui ad elencarle perchè chi fa musica (o semplicemente la segue) sa benissimo di cosa parlo.
Noi siamo una band che si autogestisce in tutto e per tutto. Facciamo enormi sacrifici a tutti i livelli, anche personali, per andare avanti.
Non abbiamo mai scelto “scorciatoie facili” di vario tipo o mai abbiamo chiesto aiuti economici ad altri.
Ci siamo sempre rimboccati le maniche e conquistato con le unghie e con i denti ogni spazio possibile per divulgare la nostra musica.
Siamo i Septem, abbiamo le palle fumanti e ci mettiamo tutte le nostre forze ed impegno per andare avanti.
Chi verrà ai nostri live potrà rendersene conto

MC Ci sono novità nel futuro della band?

Abbiamo in cantiere nuove idee e nuovi embrioni di canzoni, stiamo anche lavorando per avere nuove date.
Ci stiamo dando da fare come sempre.

MC Dove i nostri ascoltatori possono seguirvi sul web? 

Ovviamente su Fb, Youtube, Spotify, ITunes, attraverso la nostra pagina e il nostro canale di cui vi lascio anche i vari links:

Video:
https://www.youtube.com/watch?v=DAVF0aukpqs
https://www.youtube.com/watch?v=tKacyQTtHXg

Youtube Official:
https://www.youtube.com/channel/UChkISqjdeaT5t8vwYfT-nJw

FB:
https://www.facebook.com/SEPTEMheavymetal/

Spotyfy:
https://open.spotify.com/album/0WqthYvvrYUpHcV4kCC1mR

Ma come sempre vi invito a seguirci dal vivo, perché è li che vedrete il meglio.

MC Grazie di essere stato su Overthewall! A te l’ultima parola!

Grazie a tutta la redazione del supporto e dello spazio concessomi.
Un saluto a tutti in nostri fans, amici e coloro che nel tempo ci hanno supportato e aiutato ad andare avanti; voi sapete chi siete.
Torno ad invitare tutti ad ascoltare il nostro Living Storm (e anche il primo album), comprare i nostri album e venire ai nostri concerti. Ciao a tutti.
Be good, drink beer, fuck and Rock’n’Roll

LE INTERVISTE DI OVERTHEWALL: CLAUDIO SIGNORILE

La versione scritta dell’intervista effettuata su Overthewall da Mirella con Claudio SIgnorile.

Grazie all’avvio della reciproca collaborazione con la conduttrice radiofonica Mirella Catena, abbiamo la gradita opportunità di pubblicare la versione scritta delle interviste effettuate nel corso del suo programma Overthewall, in onda ogni mercoledì alle 21.30 ed ogni domenica alle 22.00 su www.energywebradio.it.
Questa volta è il turno di Claudio Signorile, musicista pugliese autore dell’apprezzato album Groove Experience.

MC Diamo il benvenuto su Overthewall al musicista Claudio Signorile!

Grazie a te Mirella, per ospitarmi durante Overthewall, e grazie naturalmente a tutte le persone che in questo momento seguono il programma… Proveremo a non deludere la loro curiosità !

MC Ciao Claudio! La tua passione per il basso inizia già da giovanissimo. Ci racconti le tappe più importanti della tua formazione musicale?

Ho cominciato a suonare il basso a 17 anni. Ero un grandissimo fan, assieme ad altri cari amici, dei Queen e sognavamo di formare una band e suonare un giorno davanti ad un pubblico. Che poi è il sogno di chiunque inizi a suonare uno strumento! Così ho iniziato e non mi sono più fermato. La mia formazione musicale comincia come autodidatta e resterà tale tranne poche eccezioni per brevi periodi. Ho suonato in tantissime band in cui mi son fatto e mi faccio ancora oggi le ossa, ma ho sempre avuto una passione per i grandi bassisti solisti, i grandi creativi e virtuosi dello strumento. Fondamentalmente, con la dovuta umiltà, è a loro che mi ispiro nel mio modo di suonare. I ricordi più belli del mio percorso in musica sono infatti, proprio quelli in cui ho potuto esprimermi come solista, durante ad es. la finale del concorso per bassisti emergenti, l’EuroBassDay, nel 2009 a Verona, oppure quando ho vinto il Tour Music Fest nella categoria musicisti, esibendomi durante la finale nello storico Piper di Roma. Poi, naturalmente, anche aver dato alle stampe due dischi, sempre come solista.

MC Ci sono artisti che hanno influenzato ed ispirato il tuo modo di suonare?

Sarebbe lungo citare tutti i musicisti che mi hanno influenzato, per cui rimarrò in tema bassistico. I bassisti che ho preferito nel corso degli anni, e che mi hanno marchiato a fuoco, sono stati quegli innovatori che hanno portato il basso ad un livello superiore, sia creativo che tecnico: Larry Graham, Stanley Clarke, Jaco Pastorius, Marcus Miller, Stu Hamm, Victor Wooten, Michael Manring. Ve ne sono molti altri, ma è impossibile citarli tutti.

MC La tua carriera è costellata appunto da importanti traguardi come la partecipazione al prestigioso concorso EuroBassday a Verona e, successivamente la vittoria nel concorso “Tour Music Fest”, giusto per citarne qualcuno. Cosa ti hanno lasciato queste esperienze?

Tantissima soddisfazione. Quando ripenso a quei palchi, che ho calcato proprio come solista, facendo ascoltare al pubblico presente i miei brani – ribadisco… i miei brani – e non standard o reinterpretazioni di successi altrui, in più ricevendo anche complimenti… beh, non c’è nulla di paragonabile. Sono bellissime sensazioni.

MC Nel 2011, pubblichi il tuo primo album come solista, seguito, nel Dicembre 2017, dal tuo secondo lavoro “Groove Experience”. A distanza di 6 anni come vedi il tuo precedente disco? Quali sono le sostanziali differenze tra i due lavori?

Nel 2011 pubblicai A song 4 each day…. La differenza sostanziale con Groove Experience sta nel fatto che quell’Ep era tutto incentrato sul mio strumento. L’arrangiamento dei brani, per quanto ancora oggi continui a piacermi, era un contorno, un pretesto per suonare temi, assoli, etc. Il mio album nuovo invece, per quanto il basso conservi comunque un ruolo predominante, è decisamente più corale, con una partecipazione attiva di altri strumentisti che hanno plasmato con i loro momenti il mio lavoro. Anche lo sforzo produttivo è stato molto più importante e la differenza si sente eccome. In comune i due Ep hanno il fatto di essere entrambi molto melodici, accessibili, a mio avviso, anche ai non esperti di musica. Ma trattandosi comunque di lavori strumentali, il mercato a cui sono destinati resta ugualmente di nicchia.

MC “Groove Experience” è un album melodico che vanta la collaborazione di numerosi musicisti. Ci parli del disco e cosa rappresenta per te?

Per me Groove Experience rappresenta intanto un evoluzione, rispetto al mio Ep precedente, ma anche e soprattutto la sintesi di 22 anni passati in musica. Ho cercato di esprimere tutto me stesso, la mia creatività, la mia tecnica, le mie idee. E proprio allo scopo di raggiungere il mio obiettivo ho chiesto “aiuto” ad amici e colleghi musicisti che apprezzo molto, per creare un album corale, con idee altrui, ma che al contempo fosse quello che volevo io. Faccio un esempio: nei brani Horizon e When love ends non ho esitato a rivolgermi a due colleghi che suonano il mio stesso strumento e cioè i bassisti Vincenzo Maurogiovanni nel primo e Pierluigi Balducci nel secondo. Ho chiesto loro di suonare alcune parti perché avevo delle idee per quelle canzoni per le quali il loro stile, il loro modo di suonare diverso dal mio, mi sembrava più appropriato. Ho pensato quindi a quello che mi sembrava giusto per le mie composizioni e non ho esitato a rivolgermi ad altri due (illustri) bassisti, mettendomi quasi in disparte.

MC Ti senti più a tuo agio in studio o su un palco? Quale ritieni sia la dimensione più adatta per esprimerti al meglio?

Decisamente il palco, la dimensione live. Lo studio è bello per sperimentare, comporre, fare video per youtube, da condividere sul web, etc. Ma l’ emozione del palco, quando si suona in contesti piacevoli e divertenti davanti magari ad un pubblico attento e curioso, non ha paragoni.

MC Cosa c’è nel futuro musicale di Claudio Signorile? Ci dai qualche anticipazione per i nostri ascoltatori?

Al momento mi sto preparando per suonare dal vivo i brani del mio nuovo album. Trattandosi di un lavoro sul quale ho provato a sperimentare, specie in termini di suono ed effetti sul basso, sto dunque lavorando per ricreare le stesse sonorità e poterle utilizzare agevolmente in sede live.

MC Mi dici quali sono i tuoi contatti per seguirti sul web?

Il mio sito Web: www.claudiosignorilebassplayer.com
Oppure tramite social, principalmente su youtube (www.youtube.com/claox77) o Facebook (www.facebook.com/claudiosignorilebasssoloartist)

MC Grazie di essere stato qui con noi!

Grazie a voi di avermi ospitato. E’ stata una chiacchierata piacevole !

LE INTERVISTE DI OVERTHEWALL: BLUE DAWN

La versione scritta dell’intervista effettuata su Ovethewall da Mirella con Enrico Lanciaprima, bassista/cantante dei genovesi Blue Dawn.

Grazie all’avvio della reciproca collaborazione con la conduttrice radiofonica Mirella Catena, abbiamo la gradita opportunità di pubblicare la versione scritta delle interviste effettuate nel corso del suo programma Overthewall, in onda ogni mercoledì alle 21.30 ed ogni domenica alle 22.00 su www.energywebradio.it.
Questa volta è il turno dei Blue Dawn, band genovese autrice lo scorso anno dell’ottimo Edge Of Chaos.

MC Parliamo della genesi della band, come nascono e si formano i Blue Dawn?

I Blue Dawn nascono all’inizio del 2009 dall’incontro fra me, Enrico Lanciaprima (basso e voce) e il batterista Andrea Di Martino, a noi si sono poi aggiunti Monica Santo alla voce e Paolo Cruschelli alla chitarra.
Con questa formazione abbiamo registrato il primo album omonimo del 2011, mentre nel secondo, Cycle Of Pain, alla chitarra Luigi Milanese ha sostituito Cruschelli, trasferitosi in Toscana, ma Milanese non si è unito stabilmente alla band e in seguito è stato sostituito da Andrea “Marty” Martino con cui abbiamo registrato il terzo album, Edge Of Chaos; infine, di recente, si è aggiunto anche Davide Bruzzi, già con Il Segno del comando, alla chitarra solista e alle tastiere.
L’ idea, fin da subito, fu quella di creare un suono che mischiasse l’hard rock degli anni ’70 con l’art rock e il doom Metal, un sound con diverse sfaccettature, insomma.

MC Ci sono band che vi hanno principalmente ispirato?

Sicuramente band degli anni ’70 dove ha origine il nostro suono, come Black Sabbath, Blue Oyster Cult, Led Zeppelin, bans art rock progressive e sperimentali come King Crimson e Roxy Music, ma anche gruppi più moderni come i Celtic Frost e i Type O Negative.

MC Come vengono realizzati i vostri brani? Uno di voi ne è il compositore oppure nascono da un lavoro comune?

Nei primi due dischi il 90% del materiale è stato composto da me, ma nel nuovo album “Marty” ha scritto quasi metà dei brani insieme a me, ci integriamo molto bene e questo ci ha aiutato a migliorare, io credo.

MC Ci parlate del nuovo album? Di cosa tratta e cosa rappresenta per voi?

Il nuovo album si chiama Edge Of Chaos (ai limiti del caos), perché pensiamo che descriva bene il momento storico che stiamo vivendo, nel quale molte persone hanno l’ impressione di vivere costantemente ai limiti del caos da un punto di vista socio-politico ed economico.
Ma si può intendere anche riferito ad un disagio psicologico, a volte legato alle difficoltà economiche che molti stanno vivendo o ai rapporti interpersonali, ormai sempre più complicati.
Da un punto di vista musicale, penso sia il nostro album più maturo e completo, che amalgama bene le diverse caratteristiche del nostro suono, dal dark all’ heavy doom, senza dimenticare il nostro lato più sperimentale. Da rilevare anche la presenza di ospiti prestigiosi come Freddy Delirio dei Death SS, autore dell’ intro elettronico, Matteo Ricci (ex Malombra) sul brano Baal’ s Demise, e Caesar Remain alla chitarra solista, oltre ai due musicisti esterni che ci aiutano sempre in studio, Roberto Trabona al sax e James M. Jason alle tastiere.

MC Quali sono le aspettative legate a questo lavoro?

Crediamo che questo album rappresenti quel salto di qualità che le recensioni finora uscite stanno riflettendo, un passo importante verso la completa maturazione e anche di un maggiore riscontro commerciale.

MC Avete calcato palchi molto importanti sia in Italia che all’estero? Che importanza ha per voi l’attività live?

In Italia abbiamo di recente suonato al primo festival Hard & Heavy mai svoltosi a Genova, con band di caratura internazionale quali Arcturus, Sadist, Mortuary Drape, ecc, nel 2012 abbiamo effettuato un mini tour nel Regno Unito, che è stato molto utile, poi abbiamo perso il primo chitarrista e abbiamo vissuto un periodo di instabilità che ha penalizzato l’ attività live, ora ci siamo rimessi in carreggiata e stiamo preparando un tour.

MC Come vedete l’industria discografica underground in questi tempi?

Noi per fortuna abbiamo alle spalle una delle migliori etichette underground in circolazione, Black Widow Records, il che dimostra che il buon lavoro paga, ma la situazione è indubbiamente difficile, poiché tutto il rock è tornato underground, non solo quello pesante, e vendere e ottenere riconoscimenti è sempre più difficile. La tecnologia è un’arma a doppio taglio.

MC Qual’è il sogno che vorresti realizzare con la musica?

Viaggiare in tutto il mondo suonando.

MC Dove possono seguirvi i nostri ascoltatori?

Questa è la nostra pagina Facebook con tutti gli aggiornamenti:
https://www.facebook.com/BlueDawnItaly/
Questo il canale Youtube:
https://www.youtube.com/user/BlueDawnItaly
E’ inoltre possibile ascoltare i nostri album su Spotify.

MC Grazie di essere stato su Overthewall! A te l’ultima parola!

Grazie a voi per lo spazio dedicatoci e continuate col vostro splendido lavoro per il rock nostrano! Ciao!

LE INTERVISTE DI OVERTHEWALL: ZEPHYR

Grazie all’avvio della reciproca collaborazione con la conduttrice radiofonica Mirella Catena, abbiamo la gradita opportunità di pubblicare la versione scritta delle interviste effettuate nel corso del suo programma Overthewall, in onda ogni mercoledì alle 21.30 ed ogni domenica alle 22.00 su www.energywebradio.it.

Grazie all’avvio della reciproca collaborazione con la conduttrice radiofonica Mirella Catena, abbiamo la gradita opportunità di pubblicare la versione scritta delle interviste effettuate nel corso del suo programma Overthewall, in onda ogni mercoledì alle 21.30 ed ogni domenica alle 22.00 su www.energywebradio.it.
Oggi è il turno degli Zephyr, storica band heavy metal guidata da Alessandro Zazzeri. Buona lettura.

MC Gli Zephyr si formano nel 1979 riscuotendo immediatamente un ottimo successo. Ci parli dell’inizio di quest’avventura?

Il primo nucleo degli Zephyr nacque per caso dalla passione per la musica da parte mia, il tastierista Nicola Castanò, il bassista Marco Capecci e il batterista Fabio Chiarini. Eravamo tre quattordicenni tranne il batterista che era quindicenne. Successivamente Capecci nel 1984 fu sostituito con Paolo Rinaldini al basso. Subito ci mettemmo a fare cover dei Deep Purple, Led Zeppelin, Black Sabbath, Uriah Heep e brani nostri in linea con quel sound, in
quanto erano quelli i nostri gruppi preferiti. Eravamo decisamente fuori moda per i tempi. In particolare in italia in quel periodo la musica mainstream era la disco music e la primissima new wave pop, niente a che fare con l’hard rock. Anzi la musica rock nel vero senso della parola era quasi sparita dai media italiani. Insomma eravamo una delle poche piccole realtà fuori dagli schemi imperanti del periodo. A dir la verità lo siamo sempre stati anche negli anni
a seguire. Questo a creato interesse nei nostri confronti da parte di una fedele, e devo dire, inaspettatamente numerosa nicchia di appassionati. Ovviamente ci ha chiuso anche qualche porta a livello mediatico, ma noi ce ne fregavamo, per noi contava suonare ciò che ci piaceva e facevamo parecchi concerti. Ci siamo molto divertiti. Questa era la nostra filosofia, lo è sempre stata. E ne andavamo fieri.

MC Nel 82 vincete il “Cantagiro Romagnolo” e immediatamente dopo trionfate al festival “Heavy Mass”, primo raduno hard rock/heavy metal per gruppi emergenti. Quali sono i ricordi più significativi di quelle esperienze?

Nel 1982 registrammo il primo nostro demo con pezzi originali e partecipammo al Cantagiro romagnolo, una kermesse molto popolare allora, per cantanti e gruppi emergenti… e lo vincemmo. Madrina delle numerose serate di quel festival era una certa Cicciolina, che poi faceva il suo spettacolo molto, molto osè… incurante dei minorenni (noi compresi). Che dire, altri tempi. Successivamente nel 1985 registrammo il nostro secondo demo e lo spedimmo a Clive Griffith, indimenticato presentatore della fu Video Music, poi diventata MTV, prima emittente di video musicali in Italia. A Clive piacemmo molto e ci intervistò all’interno di un programma della medesima emittente (Heavy con Kleever) primo programma di video heavy metal in Italia. In seguito Clive si ricordò di noi e quando Video Music organizzò il primo raduno di gruppi hard/heavy “Heavy Mass”, ripreso dalla emittente nel palazzetto dello sport di Pistoia, in occasione della uscita del primo numero di “H.M” prima rivista del genere in italia, ci chiamò per partecipare. Il tutto venne trasmesso dalla emittente Video Music e noi risultammo il gruppo più apprezzato, sia dal pubblico in loco sia da quello televisivo che dagli stessi organizzatori della emittente televisiva, tanto che ci
commissionarono la sigla per un programma, “Road show”, andato in onda nel 1987.

MC  Nonostante questi successi la band si scioglie e tu collabori con i Rex Inferi altra band storica dell’heavy metal italiano. Ci parli di questa parentesi della tua attività?

La pubblicità che ci venne dalla esperienza Video Music ci consentì di fare numerosi concerti molto apprezzati; ci sentivamo pronti per il grande salto…. Ma come spesso accade, e allora più di ora, il salto di qualità non avvenne; questo portò allo scioglimento del gruppo. Troppe aspettative tradite. Col senno del poi eravamo solo degli illusi, in quanto in quegli anni avere successo, nel vero senso della parola, per una band italiana hard/metal era praticamente impossibile. Tante le band che avrebbero meritato… In realtà però sempre rimaste un fenomeno di nicchia. Noi poi eravamo una band atipica, in quanto più sul versante hard rock, quindi fuori moda anche per quel movimento. Facevamo parte di una nicchia nella nicchia, e se da un lato questo ci caratterizzava in positivo, dal punto di vista commerciale ci castrava ulteriormente.
L’esperienza con i Rex Inferi è dovuta alla mia amicizia con Maurizio Samorì, grandissimo chitarrista. Cantai su tre brani (uno andò perso) nell’ottimo “Like a hurricane”. I Rex Inferi erano un grande e storico gruppo, sono orgoglioso di avervi partecipato

MC Ma gli Zephyr restano il fulcro della tua creatività musicale e con un provino dove suoni tutti gli strumenti, riesci a convincere la LM Records a mettere la band sotto contratto.
Quanto ti ha aiutato la passione per la musica in tutti questi anni?

La passione per me è tutto. Ho continuato e continuo a scrivere canzoni e ho realizzato due cd a nome Zephyr, a testimonianza di quella esperienza che nel mio piccolo porto nel cuore con grande orgoglio.

MC Nel 91 ti affermi in varie manifestazioni musicali molto importanti anche da solista e con un altro progetto, gli Washing Machine, e nel 97 riformi gli Zephyr e nel 2008 pubblicate finalmente”The Last Dawn”.
Cosa ha rappresentato questo disco per te?

Sì, io ho continuato a suonare e cantare in vari progetti e mi sono tolto anche qualche soddisfazione: come arrivare secondo nel 1991 al “Festival di Ariccia” trasmesso in diretta su Rai 2 e più recentemente, nel 2007, con gli Washing Machine con un nostro brano trasmesso Su Radio Rai 2.
Il mio primo disco The Last Dawn è uscito postumo nel 2008 per problemi (fallimento) della LM Records. In realtà si tratta di una registrazione del 1989. In quel disco suonai tutti gli strumenti e ovviamente cantavo. Sfortuna volle che uscì quasi 20 anni dopo e questo ha sicuramente nuociuto al nome Zephyr e all’esser meno popolari di quello che forse avrebbero meritato. Ma pazienza, sono cose che succedono.

MC  Nel 2015 Taste The Bomb, che contiene ben 18 tracce, conferma il definitivo ritorno della band. Ci parli di quest’album?

Più recentemente  ho realizzato Taste The Bomb … 18 tracce! Contiene numerose ballate, questo ha fatto storcere il naso a qualcuno, ma altri lo hanno apprezzato proprio per questo. Personalmente ne vado fiero. Forse la produzione non è all’altezza del precedente (nel 1989 il nome Zephyr aveva un’altra risonanza) ma i pezzi secondo me sono validi, gli arrangiamenti molto più complessi e maturi e la mia voce si esprime in varie coloriture, era quello che volevo. Anche in questo caso, tranne la batteria (Guido Minguzzi), tutte le voci e strumenti sono suonati da me. Ci sono anche brani in italiano.

MC  La componente live è sempre stata importante per te e per la band. Com’è cambiato il pubblico rispetto gli anni 80/90?

Penso di non sbagliare a dire che gli Zephyr siano state tra le band del genere ad aver all’attivo più live della media. Questo perché il pubblico rispondeva positivamente e semplicemente i gestori di festival e locali ci richiamavano volentieri. Noi ci divertivamo e ci facevamo le ossa. I nostri live duravano all’incirca 2 ore e mezza e davamo tutto noi stessi.
Forse è proprio questo che è cambiato negl’ultimi anni. Ora vedo gruppi tecnicamente molto validi ma freddi, quasi distanti, che si atteggiano molto, e soprattutto sembrano cloni di cloni. Ecco io penso che i gruppi della nostra generazione fossero più sinceri, più veri, anche perché le difficoltà erano talmente grosse che se non eri veramente convinto di quello che facevi non potevi sopravvivere. Al di là della qualità e della serietà (c’erano sfigati e figli di papà anche allora), ora vedo un sacco di gente che nonostante i capelli lunghi, le borchie, gli atteggiamenti e le classiche pose plastiche da rocker, sembrano, e spesso lo sono, degli “impiegati del catasto” che giocano a fare i duri su un palco. Sì, ritengo che il discrimine sia proprio la spontaneità e la credibilità; qualità che mancano a molti musicisti odierni. Il pubblico se ne accorge, secondo me.

MC Cos’è previsto nel futuro degli Zephyr? Ci sono progetti che vorresti realizzare?

Ora sto componendo nuovo materiale che registrerò in un Cd appena posso e ho voglia. Sarà più heavy del precedente anche se non mancherà qualche ballata acustica. Non per scelta “commerciale” ma perché mi va così. Il non dover dipendere dal successo ha almeno questo lato positivo: te ne puoi fregare altamente e fare quel che ti pare. Per me vale solo la testimonianza e il mio divertimento, poi se con la mia musica si diverte anche qualcun’altro, tanto meglio. Se devo essere sincero trovo un po’ patetico chi, come nel mio piccolo, arrivato agli ‘anta pretenda qualcosa di più di questo e si atteggi ancora a essere considerato la miglior rockstar del proprio pianerottolo…

MC Dove i nostri ascoltatori possono seguirvi sul web?

Non sono un cultore del web e non mi interesso più di tanto a questo aspetto, ma comunque sul Web gli Zephyr sono presenti in qualche video su Youtube, oppure su Facebook direttamente come Zephyr dove si troveranno soltanto notizie veramente importanti; non qualsiasi “scorreggia” come fanno certi altri gruppi che pensano di essere i Rolling Stones “de noartri”. Ci tengo a non fare certe figure (da noi si dice: non sono un “pataca”).

MC Ti ringrazio di essere stato con noi. Ti lascio l’ultima parola

Coltivate le vostre passioni fino a che potete, al di là della qualità delle stesse. Non pretendete troppo, non tutti possono fare successo, non tutti se lo meritano, non tutti hanno fortuna e il carattere adatto. Il successo non deve essere il solo traguardo, l’importante è essersi divertiti ed aver espresso sé stessi o comunque una parte importante di sé stessi. Io ho avuto la fortuna di centrare questi obiettivi. Lo auguro a tutti

LE INTERVISTE DI OVERTHEWALL: ROSSOMETILE

Grazie all’avvio della reciproca collaborazione con la conduttrice radiofonica Mirella Catena, abbiamo la gradita opportunità di pubblicare la versione scritta delle interviste effettuate nel corso del suo programma Overthewall, in onda ogni mercoledì alle 21.30 ed ogni domenica alle 22.00 su www.energywebradio.it.
Inauguriamo questa rubrica con i Rossometile. Buona lettura.

Grazie all’avvio della reciproca collaborazione con la conduttrice radiofonica Mirella Catena, abbiamo la gradita opportunità di pubblicare la versione scritta delle interviste effettuate nel corso del suo programma Overthewall, in onda ogni mercoledì alle 21.30 ed ogni domenica alle 22.00 su www.energywebradio.it.
Inauguriamo questa rubrica con i Rossometile. Buona lettura.

Voi siete attivi già dal 1996. Com’è nata l’esigenza di voler proporre musica originale?

È nata dal primo giorno in cui abbiamo imbracciato uno strumento! Abbiamo avuto percorsi diversi e quando ci siamo incontrati per fondare i Rossometile io avevo già suonato e registrato brani con altri progetti, tutti volti alla realizzazione di inediti. Erano gli anni ‘90 e in quegli anni era abbastanza naturale concentrarsi su proposte proprie. Forse oggi lo è un po’ di meno perché, secondo me, con la grandissima diffusione che la musica ha oggi, chi inizia adesso è più propenso ad imitare che a proporre cose nuove.

Ci sono band a cui vi siete inizialmente ispirati?

Sicuramente si, però, per nostra fortuna, credo che queste influenze non si siano mai avvertite nella nostra musica. Il motivo probabilmente sta nel fatto che i membri dei Rossometile hanno avuto storicamente sempre influenze musicali diverse, davvero distanti tra loro, per cui la fusione dei nostri mondi musicali e dei nostri ascolti ha portato, per forza di cose, ad un risultato poco etichettabile, e questo lo consideriamo un elemento positivo.

Le vostre sonorità spaziano in diversi generi rock e metal, passando per il rock, il prog, il gothic e state preparando nuovi brani symphonic metal. Come mai questi cambiamenti da album in album? Un rifiuto ad etichettarsi?

Non si è trattato di qualcosa di studiato ma è capitato naturalmente durante il nostro percorso. La causa principale di ciò sono senz’altro i frequenti cambi di formazione che abbiamo avuto, soprattutto nel ruolo della voce. Questo in qualche modo ha influenzato le nostre scelte e in alcuni casi ha indirizzato la fase compositiva in modo da adeguarsi alle caratteristiche vocali della singer. Per noi infatti la vocalità è sempre al centro della composizione. Siamo consapevoli di aver prodotto una discografia molto eterogenea e del fatto che ciò contribuisca a renderci poco etichettabili, tuttavia è stato un percorso naturale e anche abbastanza inconsapevole.

A chi è affidata la composizione e la stesura dei testi e quali sono le tematiche che trattate nelle vostre canzoni?

Della scrittura dei testi e della composizione dei brani in genere me ne occupo io. Poi con la band si fa una rifinitura dell’arrangiamento. Le tematiche dei testi sono abbastanza varie come lo è la musica, anche se fondamentalmente spaziano nell’introspettivo e a volte dello storico scientifico. Sicuramente per scelta non c’è nulla di politico o sociale. Dietro ogni brano c’è una visione, un immaginario che afferisce a stati d’animo, a situazioni della mente oppure ad episodi storici o aspetti scientifici romanzati.

Quali sono i vostri progetti futuri?

Abbiamo un album in preparazione. Si tratta del quinto album. Per metà attualmente è già registrato. Stiamo sviluppando altre idee per completarlo. Nei prossimi mesi inizieremo già a pubblicarne qualche traccia mediante un video sul nostro canale youtube senza attendere l’ultimazione dell’intero album. Abbiamo di recente pubblicato un video con il rifacimento in chiave sinfonica della prima parte di un brano intitolato Nel Solstizio d’invero parte 1 e 2, incluso nel nostro quarto album Alchemica. Tra poche settimane pubblicheremo anche la seconda parte. Per quanto riguarda il live abbiamo in programma di ripartire in primavera con una serie di date in tutta Italia e in autunno, per la prima volta, anche fuori dai confini nazionali.

Mi dite i vostri contatti sul web per i nostri ascoltatori?

pagina fb: https://www.facebook.com/rossometile/
sito : http://www.rossometile.it/
canale youtube: https://www.youtube.com/user/rossometile/featured?view_as=subscriber
instagram: https://www.instagram.com/rossometile/

Grazie di essere intervenuti. Vi lascio l’ultima parola!

Grazie infinite per averci dedicato un po’ del vostro tempo! Per noi è molto importante! Vi auguriamo di cercare e di trovare sempre la bellezza e di nutrirvi sempre di musica e cultura, le uniche cose in grado di salvare il mondo!