Horrid – Beyond The Dark Border

Rispetto alla maggioranza dei dischi death metal che stanno uscendo ultimamente, Beyond The Dark Border ha davvero molte cose in più, soprattutto il grande pregio di farsi ascoltare dall’inizio alla fine, senza mai avere il dubbio di lasciarlo in sospeso.

Gli Horrid sono dei veterani della scena death metal italiana, essendo attivi dal 1989, arrivano da Varese e migliorano ad ogni uscita.

Esce per Dunkelheit Produktionen questo Beyond The Dark Border che è una mazzata non indifferente, e che rende noto a giovani e meno giovani che gli Horrid sono tra i migliori Beyond The Dark Border gruppi in Europa. Il loro stile è un misto di scuola scandinava ed americana, dove però vince sulla distanza quest’ultima. Ascoltando il disco si viene calati con prepotenza in un oscuro reame, in cui stalattiti di ghiaccio e polvere sfiorano la nostra faccia e dove il freddo è l’unico dio. Gli Horrid possiedono quel passo superiore nel fare death metal che hanno solo i grandi gruppi, e che fa produrre dischi di grande potenza e pathos. Il massacro non viene mai meno per tutta la durata del disco, ed è davvero piacevole farsi massacrare dalla band lombarda, con la produzione ad assistere validamente il progetto di conquista del vostro stereo, che non ha molta scelta. Rispetto alla maggioranza dei dischi death metal che stanno uscendo ultimamente, Beyond The Dark Border ha davvero molte cose in più, soprattutto il grande pregio di farsi ascoltare dall’inizio alla fine, senza mai avere il dubbio di lasciarlo in sospeso. Questo perché il death degli Horrid è davvero eccellente, cantato e suonato come dovrebbe essere suonato ogni disco del genere. L’esperienza non sarebbe nulla se non venisse supportata da una passione e da una voglia ancora superiori: Beyond The Dark Border è semplicemente un grande disco di death metal senza se e senza ma.

TRACKLIST
1.The Black March
2.Cursed Dunes
3.Blood Painted Walls
4.The Eyes Of Terror
5.The Statement
6.Sacrilegious Fornication
7.Missing End
8.Demonic Challenge
9.Beyond The Black Border

LINE-UP
Belfagor – guitar
Dagon – bass/vocals
Eligor – drums

HORRID – Facebook

Jumpscare – Sowing Storm

EP di debutto per i napoletani Jumpscare, gruppo modern metal che si muove tra furia thrash e muri sonori di stampo metalcore.

I modern thrashers napoletani Jumpscare debuttano per Volcano Records & Promotions con Sowing Storm, ep di tre brani che mette in luce il buon impatto del quintetto.

Attiva da un paio d’anni ma con una buona presenza live, la band dimostra la sua notevole carica metallica, a tratti estrema ma talvolta tenuta al guinzaglio da un approccio alternative metalcore con cui  prova a rendere più cool la proposta, riuscendoci solo in parte.
Infatti i Jumpscare offrono il meglio quando la parte selvaggia del vecchio e mai domo thrash metal prende il sopravvento, risultando invece leggermente forzati nelle parti in cui i ritmi si fanno più marziali e di tendenza.
The Climb è un brano che colpisce nel segno, riuscito nelle melodie senza perdere la carica estrema, segue il brano più thrash dei tre, l’opener My Purifyng Day, mentre con la title track le caratteristiche del sound utilizzato dal gruppo sono ben bilanciate tra furia metallica thrash oriented ed atmosfere core.
Si viaggia nei territori del metal moderno, i brani sono aggressivi e dall’impatto prevalentemente live, un muro sonoro che troverà la sua dimensione sopra un palco ma che ancora deve essere meglio focalizzato in fase di registrazione.
Aspettiamo buone nuove da un eventuale full length, consigliando l’ascolto ai fans accaniti del genere.

TRACKLIST
1.My Purifying Day
2.The Climb
3.Sowing Storm (The day of your dark decay)

LINE UP
Lorenzo Gallo  – Vocals
Salvatore Andrea Ciccarelli – Bass Guitar
Vincenzo Mussolino- Guitar
Graziano Ciccarelli – Drums

JUMPSCARE – Facebook

Thunder Godzilla – Thunder Godzilla

Discone pesante e potente, un macigno stoner che non fa prigionieri, per gli amanti del genere una gradita sorpresa tutta made in Italy.

Andromeda Relix ci stupisce ancora una volta con l’esordio dei Thunder Godzilla, gruppo stoner metal in arrivo da una Padova trasformata nel deserto della Sky Valley.

Il gruppo che accompagna le scorribande del famoso lucertolone in copertina è formato da Marco al basso ed alla voce, da Jonny alle pelli e da Espo alla sei corde, il suo sound è stoner metal doc, potente, devastante e pregno di quell’attitudine desertica dei primi Kyuss,
E sono proprio i Kyuss il gruppo a cui il trio fa riferimento, mantenendo comunque un’ottima personalità che affiora tra le trame fumose di questo pezzo di granito stonerizzato.
L’opener Tokio Avenger, le bordate stonate di Goliath, gli echi doom di Mammoth King fanno da colonna sonora alla distruzione che il rettile gigante perpetra in giro per lo spazio, ancora più profondo se accompagnato dal pesantissimo sound del trio padovano, assolutamente a suo agio nel portare ad un livello più estremo l’approccio di matrice desertica.
Qui si suona il genere senza compromessi, sguaiato, devastante e distruttivo, come lo scodinzolio dell’enorme coda dil Godzilla, mentre paesi e città vengono distrutti da questa apocalisse stoner.
Il sole cuoce crani e carni, la distruzione è computa e mentre la band ci lascia con il massacro beatlesiano di una Day Tripper sconvolta da sostanze illegali, il mostro si allontana, un pesante ammasso di artigli e ruvida pelle che neppure i missili dell’ormai decimata difesa terrestre riescono a scalfire.
Discone pesante e potente, un macigno stoner che non fa prigionieri, per gli amanti del genere una gradita sorpresa tutta made in Italy.

01. Tokyo Avenger
02. Lie to Me
03. Goliath
04. Fears
05. Get Away
06. Psycho
07. Mammoth King
08. Pressure
09. Yoga Fire
10. Black Hammer
11. Day Tripper

Line up:
Thunder Jonny – Drums
Thunder Espo – Guitars
Thunder Hiyuga – bass, vocals

THUNDER GODZILLA – Facebook

Anamnesi – La Proiezione Del Fuoco

Parlando del livello di lettura musicale il disco è di immenso valore, ma ancora più grande è il valore storico, e superiore ad esso si trova il livello spirituale, chiudete gli occhi mettete le cuffie e ascoltate cosa ha da dirvi la vostra vera anima.

Certe opere vanno ben oltre la musica, poiché sono dei paradigmi, dei momenti di vera comprensione di quello che siamo, o di ciò che siamo stati.

La Proiezione Del Fuoco è uno di questi momenti, un ricordarci ciò che siamo stati e ciò che siamo veramente, nonostante duemila e più anni di menzogne. Anamnesi è la creazione di Emanuele Prandoni, un nome che possiamo trovare dietro a grandi nomi dell’underground metal italiano, tanto per citarne alcuni Simulacro, Absentia Lunae e Progenie Terrestre Pura. Questo suo progetto è ora giunto al terzo disco edito da Dusktone, mentre i precedenti sono stati pubblicati da Naturmacht Productions. La Proiezione Del Fuoco è un disco incentrato sul culto mitraico, un’antica religione che era in voga nell’antica Roma, e che viene quindi da molto lontano. Purtroppo, a causa della scarsità di fonti non si sa molto su questa religione salvifica e piena di misteri, a cui si veniva iniziati attraverso sette gradi. Molto devoti a Mitra erano i legionari romani, ma Mitra viene dall’India e forse ancora da più lontano, ed era un culto legato al Sole, vero e forse unico dio di noi umani. In questo disco risuona fortissimo questo spirito antico, legato ad un percorso iniziatico molto difficile e preciso, per scoprire sé stessi e la verità su ciò che ci circonda. Anamnesi ci accompagna nel sotterraneo del nostro inconscio con un black death di ottima fattura, debitore alla scena svedese ma molto originale anche grazie al cantato in italiano, che si comprende bene e che è davvero una lezione di storia all’ennesima potenza. Vi sono momenti del disco nei quali si percepisce la forza e la profondità di questo culto che portiamo dentro, grazie all’immenso lavoro di ricerca di Emanuele, e soprattutto grazie alla sua altrettanto grande capacità di rendere musica le sue sensazioni. Parlando del livello di lettura musicale il disco è di immenso valore, ma ancora più grande è il valore storico, e superiore ad esso si trova il livello spirituale, chiudete gli occhi mettete le cuffie e ascoltate cosa ha da dirvi la vostra vera anima. La sesta traccia Apathanatismos è la resa musicale dell’unico culto mitraico a noi pervenutoci in una redazione successiva del quarto secolo; ascoltare queste parole suscita sensazioni davvero forti e dimenticate, ma non siamo quello che vogliono farci credere, siamo molto di più, fuoco e sole.
Un’opera immensa, testimonianza di ciò che può essere il metal, un veicolo per farci tornare a casa.

TRACKLIST
1.Origine Prima
2.Fautor Imperii
3.La Proiezione Del Fuoco
4.La Precessione Degli Equinozi
5.Lo Ierofante Dei Misteri
6.Apathanatismos
7.I Sette Raggi Del Myste

ANAMNESI – Facebook

Mesembria Magog – Ultra-Mk

Il fatto di essere un gruppo con una certa esperienza, sia in studio che dal vivo, porta i Mesmebria Magog ad offrire un’opera di buon livello, con un immaginario cyber elettro punk che spicca molto.

I foggiani Mesembria Magog sono attivi dal 2002, nati dagli sforzi dei fratelli Claudio e Stefano D’ Onofrio.

Il nome è una contrapposizione fra Mesmebria, una mitica regione fra Grecia e Turchia molto vicina al paradiso in terra, e il demone Magog citato nell’apocalisse. E tutta la loro musica segue questa atavica contrapposizione fra bene e male, fra luce e tenebra. Il genere proposto è un’interessante commistione fra metal, elettronica ed un ebm geneticamente modificata. Come risultato i Mesembria Magog raggiungono un buon livello, dato che rielaborano la lezione di vari gruppi creando un clima denso e che fa venire voglia all’ascoltatore di seguire lo sviluppo del disco. Il fatto di essere una band con una certa esperienza, sia in studio che dal vivo, porta i Mesmebria Magog ad offrire un’opera di buon livello, con un immaginario cyber elettro punk che spicca molto. Assai azzeccata in tale senso la scelta di rielaborare la canzone Rebel Yell di Billy Idol, compagna fedele di quel clima ottantiano tra tecnologia e Blade Runner. L’ep seppur breve è un ottimo assaggio di cosa sia questo gruppo, e delle sue potenzialità. Mk Ultra parla della nostra società e delle enormi difficoltà che ci pone, e della sua missione di distruzione e di autodistruzione. Le poche voci critiche rimaste provengono da gruppi della provincia come i Mesembria Magog, che con passione e sudore dipingono il decadente ritratto di una tecno società subliminale e subdola.

TRACKLIST
1. Against Everything
2. Hey Baby
3. Jump It
4. Rebel Yell (Mk Mix)

LINE-UP
Claudio d’Onofrio – Voice
Stefano d’Onofrio – Keyboards
Angelo Annicchiarico – Guitar
Gianluca Maffei – Drums
Manuele Soldano – Bass

MESEMBRIA MAGOG – Facebook

Vetriolica – Dichiarazione D’Odio

Ci mettono tanto impatto ed attitudine i Vetriolica, il loro lavoro risulta caratterizzato da una forza che vi travolgerà in tutta la sua insana potenza nella sua dimensione più consona, quella dal vivo.

E’ dagli inizi degli anni novanta che i Vetriolica da Verona hanno fatto la loro comparsa sulla scena estrema nazionale, prima con una formazione a tre che li ha visti protagonisti di infuocati live per supportare i due demo (Vetriolica e Bambini Epilettici) ed il primo full length Ferocia, prodotto da Paul Chain.

Nel 2013 il ritorno con una formazione a quattro ed una sezione ritmica nuova di zecca (Jack Tusk al basso e Hubert Fast alle pelli) che si aggiunge ai due musicisti storici, Henry Ford (chitarra e voce) e Marious Kalash (voce e chitarra).
Per Andromeda Relix esce questo nuovo lavoro intitolato Dichiarazione D’Odio, un belligerante esempio di metal estremo di matrice moderna, groovy e che unisce thrash, metalcore e qualche spunto hardcore per un devastante e quanto mai esplosivo risultato d’insieme.
Testi in italiano, urlati ma non sguaiati, una potenza senza freni e una devozione per i fratelli Cavalera fanno di Dichiarazione D’Odio il classico lavoro diretto e senza filtri, un muro sonoro violento che si avvale di qualche spunto melodico, ma non perde un grammo di pesantezza per tutta la sua durata.
La sensazione è di essere al cospetto di una band vera, lontana da certa aggressività di facciata o da ruffianerie volte a fare breccia nei giovani utenti di canali satellitari: con i Vetriolica ci si fa male, molto male, presi a pugni dall’immane violenza di Impatto Zero, Vuoto a Perdere o Psicotropazione.
Ci mettono tanto impatto ed attitudine i Vetriolica, il loro lavoro risulta caratterizzato da una forza che vi travolgerà in tutta la sua insana potenza nella sua dimensione più consona, quella dal vivo.
Un buon ritorno, consigliato agli amanti dei suoni estremi di matrice thrash core.

TRACKLIST
1.      Melma
2.      Vetriolica
3.      Impatto Zero
4.      Malata
5.      Exxon Valdez
6.      Vuoto a Perdere
7.      Senza Appello
8.      2473
9.      Psicotropazione
10.  Discesa agli Inferi

LINE UP
Marious Kalashnikov – Vocals, guitars
Henry Ford – Guitars, vocals
Jack Tusk – Bass
Hubert Taba – Drums

VETRIOLICA – Facebook

Monnalisa – In Principio

In Principio è un ottimo lavoro di prog rock/metal cantato in italiano, nel quale i testi sono perfettamente inglobati in un personale ed elegante, in grado di soddisfare gli amanti del progressive e quelli del metal.

L’heavy metal classico e di matrice ottantiana si allea con il progressive, conquistando i cuori di entrambe le sponde con l’aiuto dei Monnalisa.

Il quartetto veneto, attivo dal 2009 e con un passato nelle vesti di cover band dei grandi classici da cui traggono ispirazione per comporre il loro materiale, ha raggiunto una stabilità nella line up nel 2013 ed il primo frutto è questo album, licenziato dalla Andromeda Relix,  label  che di buona musica se ne intende.
In Principio è un ottimo lavoro di prog rock/metal cantato in italiano, nel quale i testi sono perfettamente inglobati in un personale ed elegante, in grado di soddisfare gli amanti del progressive e quelli del metal.
Fin dall”opener Specchio si nota subito come il gruppo si affida ai tasti d’avorio di Giovanni Olivieri (anche cantante) per ricamare arabeschi di musica con raffinati scambi tra le tastiere e la chitarra di Filippo Romeo, accompagnati da una sezione ritmica efficace ma mai invadente composta da Manuele ed Edoardo Pavoni (rispettivamente basso e batteria).
La cosa straordinaria di questo lavoro è che, chiunque abbia un minimo di cultura musicale, potrà trovare una nota o una sfumatura che lo portera a riconoscere non solo le influenze del gruppo, ma le proprie preferenze tra il rock progressivo settantiano , l’hard rock ed il metal del decennio successivo, tutti elementi perfettamente inseriti nello spartito sontuoso di In Principio.
L’intro purpleiano di Il segreto dell’alchimista, la metallica epicità di Infinite Possibilità, il prog metal della spettacolare Oltre e la raffinate melodie di Viaggio Di Un Sognatore vanno a comporre la gran parte di questo bellissimo debutto, prodotto negli Opal Arts di Fabio Serra, leader dei Røsenkreütz.
Un album che sembra arrivare da un’altra epoca, ma che per magia è perfettamente a suo agio in questo inizio millennio, con le sue ispirazioni e la voglia di far sognare almeno per una quarantina di minuti, giusto il tempo per vivere le atmosfere di questa bellissima raccolta di canzoni che smette di regalare emozioni solo alla fine della splendida Ricordi.

TRACKLIST
1.Specchio
2.Il Segreto Dell’Alchimista
3.Catene Invisibili
4.Infinite Possibilità
5.Oltre
6.Viaggio Di Un Sognatore
7.Ricordi

LINE UP
Manuele Pavoni – Bass
Edoardo Pavoni – Drums
Filippo Romeo – Guitars
Giò Olivieri – Vocals, Keys

MONNALISA – Facebook

Outrider – Foundations

Quarantadue minuti persi nel sound che, partendo dagli anni del rock di Seattle, si avvicina al nuovo millennio passando per il post grunge, raccogliendo nel suo peregrinare un tocco di southern metal, e giuntovi, si trasforma in un’oliata macchina hard rock.

Ennesimo ottimo esempio di hard rock moderno, tra citazione novantiane e retaggi dagli anni settanta, il tutto inglobato in un sound hard & heavy perfetto per chi stravede per i gruppi statunitensi usciti negli ultimi vent’anni o giù di lì.

In Italia la scena hard rock non manca certo di gruppi sul pezzo, tutti con una forte personalità e che spaziano tra l’hard rock più classico e melodico o quello più aggressivo, groovy ed oscuro, cool in questi primi decenni del nuovo millennio.
Gli Outrider sono un gruppo proveniente da Monza e dintorni, nascono nel 2008 e con solo un ep alle spalle si presentano in questa seconda parte dell’anno sotto i tentacoli della piovra Sleaszy Rider  con questo riuscito debutto dal titolo Foundations, prodotto ai Magnitude Recording Studio di Seregno da Marco D’Andrea, chitarrista dei magnifici Planethard.
E allora ecco che la musica del gruppo può finalmente colpire nel segno, con questi quarantadue minuti persi nel sound che, partendo dagli anni del rock di Seattle, si avvicina al nuovo millennio passando per il post grunge, raccogliendo nel suo peregrinare un tocco di southern metal, e giuntovi, si trasforma in un’oliata macchina hard rock., di quello senza fronzoli con dosi misurate alla perfezione di groove, essenziale per far breccia nei rocker moderni.
Foundations non ha un brano trainante, risulta più un insieme di umori che la band ci scarica sotto forma di watt e ritmiche grasse, mentre Alberto Zampolli interpreta con tono aggressivo ma senza tralasciare parti melodiche l’ottimo hard rock suonato dai suoi compagni d’avventura.
Le due chitarre (Roberto Gatti e Andrea Fossati), il basso corposo di Davide Rovelli e le pelli torturate da Federico Sala formano un muro sonoro di hard rock, con qualche rara ruvidezza metallica, ma sempre intriso dell’attitudine i estrazione statunitense.
I gruppi che hanno ispirato il sound di Foundations vanno ricercati proprio aldilà dell’oceano, mentre The Void apre le danze, A Tale From The Land la segue, così come le altre canzoni, rivelandosi tutte di ottima fattura tra grinta e melodia, e consigliate agli amanti del genere che apprezzano Alter Bridge, Soundgarden e Black Stone Cherry.

TRACKLIST
01 – The Void
02 – Sideways
03 – A Tale From The Land
04 – Get Out
05 – Stronger Than Before
06 – Down
07 – Empty Shell Of Me
08 – Kimberly
09 – Brutal Games
10 – Raindrops

LINE-UP
Alberto Zampolli – Vocals
Roberto Gatti – Guitars
Andrea Fossati – Guitars
Davide Rovelli – Bass, Backing Vocals
Federico Sala – Drums

OUTRIDER – Facebook

Prison Of Mirrors – Unstinted, Delirious, Convulsive Oaths

Magia nera medievale, satanismo e un grandissimo black metal per i Prison Of Mirrors, uno dei gruppi italiani da tenere d’occhio nel genere.

I Prison Of Mirrors sono italiani e fanno un black metal underground che è un muro di suono invalicabile, con un cantato growl, e che lascia le stesse sensazioni di dischi di tempi che si pensavano ormai passati.

Questo ep in cassetta è composto da due canzoni, ed è una chiarissima dichiarazione di intenti. Tutto nacque come progetto solista di L.S. nei primi mesi del 2011, a cui poi si unirono le altre due entità Nocturnal Silence e Anubis, e il loro primo ep Nothing vide la luce nel 2014. Dopo tre anni di prove, composizione e dedizione a Satana e al cammino della mano sinistra ecco arrivare questo ep in cassetta. Il suono è al mille per cento black metal underground, l’essenza stessa di questo genere, che può essere mille cose diverse, ma che qui è ortodossia fortissima. La voce è un growl non accentuato e molto adatto, la chitarra è una distorta litania di dolore e il basso disegna passaggi fra le varie dimensioni. Il risultato è un gran disco di black metal, fedele alla linea, ma soprattutto molto ben fatto, dove una produzione accurata riesce a far risaltare tutto al meglio. Magia nera medievale, satanismo e un grandissimo black metal per i Prison Of Mirrors, uno dei gruppi italiani da tenere d’occhio nel genere.

TRACKLIST
A. Litany of Consecration
B. Wounds of Radical Abnegation

LINE-UP
Lord Svart – Guitar, Vocals, Composition
Nocturnal Silence – Bass
Anubis – Lead Guitar

PRISON OF MIRRORS – Facebook

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White Skull – Will Of The Strong

Gli White Skull continuano la loro missione metallica con maestria, ed arrivati al decimo album possono sicuramente essere soddisfatti del cammino intrapreso, non perdetevi dunque un altro splendido esempio di power metal made in Italy, c’è da esserne fieri.

Sotto il simbolo del teschio bianco agisce una delle più importanti metal band italiane, magari leggermente sottovalutata per importanza rispetto ad altre, ma sicuramente tra le migliori a livello qualitativo nell’ambito della propria proposta.

I vicentini White Skull arrivano alle soglie del ventesimo anni di attività con un nuovo album di power metal, appunto alla “White Skull”, il che tradotto significa ritmiche potenti, un’attenzione maniacale per le melodie, ottime orchestrazioni e brani vincenti, epici e metallici.
Il decimo lavoro è un traguardo di tutto rispetto, specialmente in Italia, dove sono tante ed anche valide le band che mollano, magari per attendere tempi migliori, mentre il gruppo veneto ha mantenuto una costanza commovente, anche in periodi in cui il genere era praticamente ignorato dagli addetti ai lavori.
Will Of The Strong arriva dunque a festeggiare la doppia cifra, in un periodo buono per i suoni classici, quando anche nella scena tricolore veniamo travolti da reunion più o meno azzeccate e non mancano nuove leve a rimpolpare le truppe dell’esercito metallico.
Con un Alexandros Muscio in più ai tasti d’avorio (Highlord ed Opera IX), bravissimo nell’orchestrare i brani di questo Will Of The Strong lasciando la componente power ben in evidenza, ed una raccolta di brani che si mantiene su ottimi livelli per tutta la durata, gli White Skull ci regalano l’ennesimo ottimo lavoro, maturo e curato in ogni dettaglio, nel quale sette delle dodici canzoni parlano di donne che hanno avuto un peso nella storia tra cui Evita Peron, Giovanna d’Arco, l’apache Lozen, la ribelle cinese Wang Cong’er e Matilda di Canossa, ed in generale un tributo al coraggio ed al sacrificio.
Musicalmente parlando, Will Of The Strong non deluderà sicuramente i fans del gruppo e del genere: epicità, melodie, cori, fughe ritmiche, intricate parti chitarristiche ed un gran lavoro nelle orchestrazioni ci parlano di un album riuscito, intrigante, da far proprio godendo del talento di questi musicisti nostrani, garanzia di ottimo metal.
Detto di una prestazione sugli scudi della storica cantante Federica “Sister” De Boni, Will Of The Strong ha in Holy Warrior, nella doppietta composta dalla title track e Lady Of Hope, nella splendida ballata Sacrifice e nell’epica Lay Over i brani che fanno la differenza in un contesto che non mostra cadute di tono o riempitivi.
Gli White Skull continuano la loro missione metallica con maestria, ed arrivati al decimo album possono sicuramente essere soddisfatti del cammino intrapreso, non perdetevi dunque un altro splendido esempio di power metal made in Italy, c’è da esserne fieri.

TRACKLIST
1.Endless Rage
2.Holy Warrior
3.Grace O’ Malley
4.Will of the Strong
5.Lady of Hope
6.I Am Your Queen
7.Hope Has Wings
8.Metal Indian
9.Shieldmaiden
10.Sacrifice
11.Lay Over
12.Warrior Spirit

LINE UP
Alexandros Muscio – Keyboards
Alex Mantiero – Drums
Tony “Mad” Fontò – Guitars
Federica “Sister” De Boni – Vocals
Danilo “Man” Bar – Guitars
Jo Raddi – Bass

WHITE SKULL -Facebook

Progenie Terrestre Pura – oltreLuna

I Progenie Terrestre Pura fanno davvero un genere a sé stante, non valgono i parametri con altri gruppi, perché è tutto speciale.

I Progenie Terrestre Pura non sono umani, vengono dalla nostra vera casa, che è persa lontano nelle stelle.

La Terra è solo un luogo dove soffriamo immensamente, non è il nostro luogo, e lo sentiamo chiaramente quando avvertiamo continuamene che c’è qualcosa che non va. Il gruppo italiano ci conduce in un immenso viaggio interstellare, dove il black e il death metal sono i propulsori per raccontare una storia mai sentita prima. Il suono di oltreLuna è ancora più potente e magnifico di quello dei dischi precedenti, La bravura tecnica e compositiva del gruppo è seconda solo alle sensazioni che suscitano. OltreLuna come e più degli altri dischi è un qualcosa di coinvolgente, come uno sguardo gettato su di un presente futuro che non riusciamo a cogliere imprigionati nelle nostre veste attuali. I Progenie Terrestre Pura con il loro suono monolitico, con sprazzi di black metal atmosferico molto potente ed evocativo, e persino con frequenti intarsi di voce lirica e strumenti antichi, tracciano una traiettoria che non può essere descritta se non tramite l’ascolto. E oltreLuna non è solo un disco ma è molto di più. Le immagini evocate con il cantato in italiano, lo splendido lavoro grafico di Alexander Preuss, e soprattutto la loro musica sono un film, è il racconto di un viaggio che forse l’uomo ha già compiuto ma del quale se n’è persa la memoria. I Progenie Terrestre Pura fanno davvero un genere a sé stante, non valgono i parametri con altri gruppi, perché è tutto speciale. I brani sono composti in maniera progressiva, non esiste la stantia forma canzone, perché questo è un viaggio verso le stelle più lontane. Le esperienze musicali sono molteplici e si basano soprattutto sui gusti dell’ascoltatore, ma oltreLuna è un vissuto musicale e poetico che è vivamente consigliato a chi ha una mente aperta e vuole continuare il viaggio. Forse all’estero hanno capito che questo gruppo è davvero una cosa incredibile e forse irripetibile. Oltre la Luna, perché noi siamo ben più di questo.

TRACKLIST
01 [.Pianeta.Zero.]
02 [.subLuce.]
04 [.Deus.Est.Machina.]
05 [.Proxima-B.]
03 [.oltreLuna.]

LINE-UP
Davide Colladon – Guitars/Composition
Emanuele Prandoni – Vocals/Lyrics
Fabrizio Sanna – Bass/Production

PROGENIE TERRESTRE PURA – Facebook

Perpetual Fire – Bleeding Hands

Hard rock, progressive metal, power e tanta raffinata attitudine neoclassica fanno di Bleeding Hands un album perfettamente in grado di ritagliarsi il proprio spazio tra le migliori uscite di questo periodo.

Di questi tempi, se nel power metal cercate qualche spunto più personale rispetto al “palla lunga e pedalare” di molte realtà d’oltreconfine, la scena nostrana regala piccoli gioiellini classici, magari poco considerati dal solito fan noiosamente esterofilo, anche se negli ultimi tempi sembra che il vento piano piano stia cambiando direzione.

Andiamo prima in terra greca, perché è qui che la Sleaszy Rider Records ha la sua base, una label che sta riscuotendo sempre più consensi licenziando album uno più bello dell’altro e molti di questi cercandoli nella nostra penisola.
Torniamo da noi, in quel di Milano per presentarvi i Perpetual Fire, quintetto capitanato da Steve Volta, chitarrista bravissimo e per molti anni al servizio di Pino Scotto, ed il loro terzo album Bleeding Hands, un lavoro italiano al 100% per bravura strumentale ed eleganza nel songwriting, un talento innato per le melodie e quel tocco progressivo diventato marchio di fabbrica della scuola nazionale.
Diciamolo una volta per tutte, ormai Vision Divine, Labyrinth e Secret Sphere sono a capo di una scena che nell’hard & heavy non ha nulla da invidiare a quelle straniere, con i loro emuli a sfornare opere di spessore ed affiancando i maggiori act che fanno faville nei generi che compongono l’universo metallico.
Tutto questo ben di Dio non sarà supportato dai numeri per quanto riguarda il versante live, ma rimane indubbio che in Italia si fa da anni grande musica metal, ed ogni uscita conferma questa tendenza con buona pace dei detrattori.
Hard rock, progressive metal, power e tanta raffinata attitudine neoclassica fanno di Bleeding Hands un album perfettamente in grado di ritagliarsi il proprio spazio tra le migliori uscite di questo periodo: Volta ha fatto tesoro delle sue esperienze e i brani escono vari, travolgenti, mai banali nelle ritmiche o nei solos, con un singer (Roby Beccalli) che adatta la sua voce alle varie atmosfere, passando da tonalità rock a quelle power per sfornare un’aggressività da leone in passaggi che si fanno estremi, con una sezione ritmica da infarto (Mark Zampetti al basso e Cisco Lombardi alle pelli) e le tastiere che ricamano tappeti di metal neoclassico o sanguigni passaggi rock blues (Tush, splendida cover degli ZZ Top).
Volta è fenomenale pur senza dare l’impressione di esagerare e rimanendo saldo nella forma canzone, con solos dinamitardi e vari, così come varie sono le sfumature di questo lavoro che non ha battute d’arresto ma almeno un trittico di brani a fare traino e differenza: Queen Of Honor, Bloody Apple e Crimson Twilight, le più progressive del lotto e vicine al sound dei gruppi citati in precedenza.
Bleeding Hands risulta così un album riuscito ed appagante per ogni fans del genere, giocando le sue carte alla pari con le ultime notevoli uscite in campo power/prog metal, non perdetevelo.

TRACKLIST
01 – Psycho Cancer
02 – Scrambled
03 – Queen Of Honor
04 – Bloody Apple
05 – Tush
06 – Look Beyond The Night
07 – When You’re Dead
08 – Crimson Twilight
09 – Let The Snow
10 – A New World Begins

LINE-UP
Roby Beccalli – Vocals
Steve Volta – Guitars
Mark Zampetti – Bass
Mauro Maffioli – Keyboards
Cisco Lombardi – Drums

PERPETUAL FIRE – Facebook

Giöbia – Magnifier

Un album che è un’immersione in un liquido profondo che respira forte e rende questo viaggio un momento spirituale, come solo i grandi dischi tout court sanno fare.

Seconda ristampa per un disco che è un’ autentica gemma del sottobosco italiano.

Magnifier è come una costruzione medievale araba, tende all’ infinito per vie diverse, armoniose e bellissime. Fondamentalmente è un disco di musica psichedelica declinato in moltissime forme, dall’heavy psych allo stoner in quota desert, fino al fuzz più distorto. Sembra di sentire i Blue Cheer con droga più buona e con idee più chiare, e con un ottimo tiro. La band milanese possiede le stigmate del grande gruppo, e in questo disco mostra tutte le sue capacità e le sue future potenzialità. Space rock sia come sottogenere ma anche e soprattutto per indicare quanto che questo rock altri occupa uno spazio ben preciso, con confini mutevoli e contenuti distorti. Poche volte il passato è stato rielaborato così bene ed in maniera talmente calzante da diventare fulgido futuro. Questa seconda ristampa contiene un inedito e ha una.nuova masterizzazione assai valida, come l’ artwork inedito di Laura Giardino. Un album che è un’immersione in un liquido profondo che respira forte e rende questo viaggio un momento spirituale, come solo i grandi dischi tout court sanno fare.

TRACKLIST
01 This world was being watched closely
02 The Pond
03 The Stain
04 Lentamente la luce svanirà
05 Devil’s Howl
06 Magic Potion
07 Sun Spectre
08 The Magnifier

GIOBIA – Facebook

DESCRIZIONE SEO / RIASSUNTO

MalClango – MalClango

L’impianto delle canzoni è free jazz, nel senso che non sia ha struttura, ma si tratta di jams solidificate, e in questi gironi di note possiamo trovare noise, math, e nervosità varie con uno stile fortemente americano anni novanta e duemila, ma anche debitore di molte bellissime esperienze italiane, come ad esempio i Fluxus.

Il rumore è un piacere che ha molte forme, declinazioni, e strutture, il tutto figlio del caos. I MalClango fanno uno splendido rumore.

Lasciate a casa la canzonetta, la stofa e pure il ritornello e immergetevi in acque che non conoscete ancora. Certo queste acque sono mosse, ma il piacere è figlio del pericolo. I MalClango sono un gruppo romano formato da membri di Juggernaut, Inferno e Donkey Breeder. Chi conosce la scena sotto la superficie italiana ha già forse intuito dove andremo a parare, E invece no, perché qui tutto muta in un continuum che esce fuori dallo spazio tempo per diventare lineare come la carta moschicida. Le composizioni sono progressive, ovvero vanno avanti e non hanno ritorni, mentre gli strumenti suonano al loro massimo. L’impianto delle canzoni è free jazz, nel senso che non sia ha struttura, ma si tratta di jams solidificate, e in questi gironi di note possiamo trovare noise, math, e nervosità varie con uno stile fortemente americano anni novanta e duemila, ma anche debitore di molte bellissime esperienze italiane, come ad esempio i Fluxus. In realtà è tutta nouvelle vague, ma è una fortuna che lo sia, perché sinceramente di proclami e sicurezze nella musica sono pieni i cimiteri, qui bisogna fidarsi di tre oranghi che improvvisano e tutto passa più veloce, perché alla fine è tutta una lotta contro l’ansia ed il ritmo circadiano. Un disco da esplorare in gioco libero, perché la mappa è davvero estesissima. Molto rumore per molto.

TRACKLIST
1.Patatrac
2.Nimbus
3.Ostro
4.Petricore
5.Anatomia Di Un battibecco
6.GranBurrasca
7.Sant’Elmo

MALCLANGO – Facebook

Voodoo Highway – The Ordeal

Il sound di The Ordeal, nella sua classicità, risulta originale, mescolando in un pentolone con tanto di strega ai fornelli Led Zeppelin, Deep Purple e Black Sabbath con il rock di matrice novantiana.

Sembra cosa facile scrivere di un album hard rock, eppure il finire nei soliti cliché è facilissimo, specialmente se l’opera risulta ottima o quanto meno interessante.

A mggior ragione, poi, se ci si trova al cospetto di lavori di caratura sopra la media come questo nuovo lavoro dei Voodoo Highway (alzi la mano chi ha pensato al capolavoro dei Badlands), intitolato The Ordeal, in uscita tramite Sleaszy Rider (ormai diventata un punto di riferimento riguardevole per l’hard & heavy Europeo) e che dimostra ancora una volta l’ottima salute della scena nostrana e l’elevata qualità e che ha raggiunto in tre album la musica del gruppo ferrarese.
Arrivato dunque al terzo lavoro, dopo i già ottimi Broken Uncle’s Inn del 2011 e Showdown, uscito ormai quattro anni fa , il quintetto ci delizia con otto brani per mezz’ora di immersione nel suono che ha fatto risplendere gli anni settanta, tra citazioni e tributi alle band più note, ma con una personalità debordante ed un tocco moderno che risulta un’overdose di adrenalina per noi mortali ascoltatori di musica del diavolo.
Non credo di dire eresie se affermo che il sound di The Ordeal, nella sua classicità, risulta originale, mescolando in un pentolone con tanto di strega ai fornelli, Led Zeppelin, Deep Purple (lo spirito di Lord sguazza tra i tasti d’avorio senza freni), Black Sabbath  e il rock di matrice novantiana, erede di quello suonato vent’anni prima e spettacolarmente impresso nelle note dell’opener The Deal o della seguente Litha.
Ecco, nominando Led Zeppelin, Deep Purple e Black Sabbath sono anch’io caduto nel più mero semplicismo, ma è indubbio che la band parta da queste sue tre certezze per poi inventarsi un sound fatto di atmosfere cangianti, mentre il blues c’è ma rimane nascosto da un tappeto di suoni tastieristici purpleiani e ritmiche sabbathiane.
The Rule fa due passi negli anni ottanta, metallica e dura quanto basta, mentre Blue Ride corre sulle strade dell’hard blues, questa volta uscito allo scoperto per rivendicare la sua impronta indelebile sulla musica del gruppo.
Unico difetto dell’album è che la bellezza dei brani, unita alla mezz’ora scarsa di durata complessiva, ci fa arrivare in un attimo alla fine: To Ride The Tide, che chiude questo bellissimo lavoro, dura e calda, delicata e sanguigna ci dà l’arrivederci sui palchi nelle serate di questa estate da vivere in rock’n’roll style.

TRACKLIST
01 – The Deal
02 – Litha
03 – NY Dancer
04 – Quietude
05 – The Rule
06 – Blue Ride
07 – Grace Of The Lord
08 – To Ride The Tide

LINE-UP
Filippo Cavallini – bass
Federico Di Marco – vocals
Vincenzo Zairo – drums
Massimiliano Sabbadini – hammond and keyboards
Filippo Romeo – guitars

VOODOO HIGHWAY – Facebook

Deflore – Spectrum Decentre Epicentre

La spina dorsale del progetto è il ritmo, soprattutto l’esplorazione e la manipolazione di quest’ultimo, la costante ricerca sonica più che sonora e l’incredibile varietà di vedute, e qui il pensiero laterale musicale diventa dominante.

Seppure uscito a marzo non è mai troppo tardi per parlare di questo disco.

I Deflore hanno pubblicato un disco totale, pieno di suoni e stili, ma soprattutto fedele alla linea del rumore. Spectrum Epicentre è un disco che affronta una tempesta durissima e duratura nell’oceano della musica di avanguardia, nel senso che questo gruppo sta proprio davanti. Industrial, techno, elettronica, accenni di metal, reminiscenze di Narcolexia e come substrato dei Cccp, i Deflore portano avanti un discorso musicale splendido e davvero unico. La spina dorsale del progetto è il ritmo, soprattutto l’esplorazione e la manipolazione di quest’ultimo, la costante ricerca sonica più che sonora, e la incredibile varietà di vedute, e qui il pensiero laterale musicale diventa dominante. Loro stessi definiscono la loro musica psichedelia industriale, ma è una definizione per difetto, perché qui c’è tantissimo d’altro. Nella stessa canzone ci sono Godflesh, una colonna sonora in stile Wipeout, e poi un’atmosfera da convento maledetto. L’elettronica rimbalza tra muri di chitarre, e i sintetizzatori si fanno un giro su autostrade desertiche, con i Kraftwerk dentro l’autoradio per poi esplodere gioiosamente. Sinceramente è un disco che è davvero difficile da descrivere, perché ha mille spigoli, angoli ciechi dove le sorprese sono sempre dietro l’angolo.
Continua l’avventura rumorista e avanguardistica di Christian Ceccarelli e Emiliano Di Lodovico.

TRACKLIST
1. MASTICA / ME
2.BETONIERA
3.APOLLO
4.RARE / FRACTO Phase I
5.KING DEAF
6.TREESONG

LINE-UP
Christian Ceccarelli – Bass, Grooves, Samples and Snyths.
Emiliano Di Lodovico – Guitar, Synths and Radio.

DEFLORE – Facebook

Black Wings Of Destiny – The Storyteller Part Two

La musica è uno scattante e groovoso metal con molte influenze, dal southern al groove, da accenti stoner a parti metal tout court.

I Black Wings Of Destiny sono di Torino e mettono storie in musica, donandogli la vita con una buona dose di metal, declinato in vari sottogeneri, dallo stoner al southern, dal grove a qualche momento metal più ortodosso.

Il disco è la seconda parte di The Storyteller Part One uscito nel 2014, e che ha avuto una buona accoglienza di pubblico e critica. Il concetto che sta dietro questi lavori è quello di narrare storie usando il metal, o più largamente la musica per portare l’ascoltatore dentro le vicende raccontate. Lo stile è uno scattante e groovoso metal con molte influenze, dal southern al groove, da accenti stoner a parti metal tout court. Nessun sottogenere predomina sull’altro, ma tutti contribuiscono a fare un suono bene definito e abbastanza riconoscibile. La forza del gruppo risiede nel far scorrere piacevolmente il disco, tendendo sempre alto il livello del piacere per l’ascoltatore. Il groove è la spina dorsale del lavoro, ed è quello che porta avanti il tutto, rendendolo assai interessante. Una pecca è che la produzione è forse troppo edulcorata, e sarebbe bello sentire il gruppo a briglie maggiormente sciolte, perché le potenzialità ci sono. La melodia è un’altra protagonista del disco, ed è presente in un modo intelligente, accompagnandosi bene con questo concetto di metal moderno che hanno i Black Wings Of Destiny.
Un disco che ha dentro di sé ottime potenzialità che a volte sono portate a compimento, mentre in altri momenti rimangono solo nelle intenzioni.

TRACKLIST
1. Black Knife
2. Jane the Hunter
3. Venom
4. Dillinger Is Dead
5. Dust
6. From Day One
7. Masquerade

LINE-UP
Luca Catapano – guitars/vocals
Marco Mallamo – guitars
Emanuele Cacchioni – drums
Daniele Cogo – bass

BLACK WINGS OF DESTINY – Facebook

Virtual Symmetry – X-Gate

Nuovo Ep per i Virtual Symmetry, creatura dalle intricate ragnatele melodiche e dai raffinati passaggi progressivi.

Il progressive metal sa sempre regalare sorprese, ovviamente il genere è di quelli che o lo si ama o lo si odia, ma è indubbio che al fan delle intricate ragnatele musicali dei gruppi che, al progressive tradizionale aggiungono dosi di potenza metallica, non manca certo di che crogiolarsi.

Marco Pastorino, talento musicale nostrano e songwriter sopraffino, aggiunge alle fatiche con i Secret Sphere (fino a poco tempo fa) ed i Temperance questa ottima band, che del progressive metal si nutre, lontana dal power hard rock progressivo dei primi, così come dalle sinfonie metalliche dei secondi.
I Virtual Symmetry sono attivi dal 2009, fondati dal chitarrista Valerio Æsir Villa, e hanno debuttato lo scorso anno con Message From Eternity, full length che vedeva come ospiti, oltre ad Alessandro Del Vecchio, Jordan Rudess, tastierista di quella che è la massima influenza del gruppo, i Dream Theater.
Ovviamente la band parte da questa famosa ispirazione per poi prendere una propria strada fatta di intricati passaggi strumentali, ma anche di ottime e raffinate melodie, sviluppate in tre brani lunghi, tre suite che tornano all’antico, considerato il trend tra le band odierne del genere nel concentrare in pochi minuti i viaggi progressivi sul proprio spartito.
Pastorino canta, personale e melodico, e senza strafare lascia che le sensazioni prodotte dalla musica e dalla sua voce entrino nell’ascoltatore, mentre i compagni di questa avventura sfoggiano una padronanza dei mezzi oltre la media, con la musica dei Virtual Symmetry che cattura, rapisce, ipnotizza come nella migliore tradizione progressiva.
Eyes Of Salvation, Alchymera (con bellissime sfumature riconducibili alle opere di Ayreon) ed Elevate, dove Pastorino è affiancato da una bellissima voce femminile, compongono questo notevole lavoro, un ep da gustare come un succulento antipasto a quello che probabilmente sarà il prossimo album, mentre recuperare Message From Eternity diventa obbligatorio se non si conosceva la band in precedenza.

TRACKLIST
1.Eyes of Salvation
2.Alchymera
3.Elevate

LINE-UP
Valerio Æsir Villa – Guitars
Mark Bravi – Keyboards
Alessandro Poppale – Bass Guitar
Davide Perpignano – Drums
Marco Pastorino – Vocals

VIRTUAL SYMMETRY – Facebook

Starsick System – Lies, Hope & Other Stories

Niente di più e niente di meno che belle canzoni di quel rock dato per morto troppe volte, ma assolutamente in buona salute ed in formissima è quello che troviamo tra i solchi di questo nuovo lavoro targato Starsick System.

Questo è il rock’n’roll del nuovo millennio, che si nutre del meglio che la musica alternative ha regalato in questi anni e l’accompagna con un buon bicchiere di hard rock, come un Chianti d’annata …

Questo scrivevo un paio d’anni fa, quando feci la conoscenza dei nostrani Starsick System in occasione dell’uscita del loro bellissimo debutto, Daydreamin’.
Sono passati due anni, nel frattempo il quartetto di Pordenone ha calcato instancabilmente i palchi di mezza nazione ,con la chicca di aprire per i Black Label Society di Zakk Wilde, facendo sbattere teste e natiche a colpi di rock’n’roll moderno, alternativo ma legato con un filo invisibile alla tradizione a stelle e strisce.
Lies, Hope & Other Stories conferma e valorizza gli sforzi di questa macchina da guerra rock tutta italiana e chi, incuriosito dal primo lavoro si avvicinerà a questa nuova raccolta di brani, troverà una band sul pezzo, matura, perfetta in ogni sua componente e soprattutto in grado di competere con act più famosi ma non per questo migliori dei quattro moschettieri dell’alternative rock tricolore.
Hard rock, post grunge e street metal, la ricetta è sempre la stessa per un piatto di leccornie musicali di cui abbuffarsi ancora una volta, con i quattro musicisti al loro posto (Sandron, Donati, Bidin, Battain) per una formazione vincente che non si cambia ma risulta ancora più legata e coesa.
Moderno rock’n’roll, niente di più e niente di meno che belle canzoni di quel rock dato per morto troppe volte, ma assolutamente in buona salute ed in formissima è quello che troviamo tra i solchi di questo nuovo lavoro targato Starsick System., con Sandron vocalist dall’appeal straordinario, una perturbazione rock che fa danni su una serie di brani irresistibili come I’m Hurricane, che dopo l’intro apre le danze a suon di hard rock dal riff sudista, mentre Bulletproof e Sinner completano il trittico iniziale, un temporale estivo, fulmineo e devastante che si abbatte sulle nostre teste.
Lampi e tuoni, ritmiche al limite del metal, chitarre torturate, melodie che entrano in testa al primo ascolto e chorus da cantare, saltando nelle pozzanghere lasciate dall’improvvisa tempesta, mentre Scars e Perfect Lies rompono l’atmosfera rilassata delle super ballatone post, southern grunge come Everything And More e Hope.
Questa estate guardatevi in giro, i quattro rockers non mancheranno di portare il loro nuovo lavoro in una dimensione live che risulta la vera casa per la band e per la sua musica … e ci sarà da divertirsi, parola di MetalEyes.

TRACKLIST
1.Nebulus
2.I’M the Hurricane
3.Bulletproof
4.Sinner
5.The Promise
6.Scars
7.Everything and More
8.Come one, Come All
9.Perfect Lie
10.Hope
11.You Know My Name

LINE-UP
Marco Sandron – Vocals, Guitars
David Donati – Guitars
Ivan Moni Bidin – Drums
Valeria Battain – Bass

STARSICK SYSTEM – Facebook