Carnal Tomb – Abhorrent Veneration

I Carnal Tomb danno un seguito all’altezza del buon esordio di tre anni fa e come allora noi di Metaleyes ve ne consigliamo l’ascolto, sempre che i vostri gusti in fatto di death metal siano rivolti alla frangia tradizionale del genere.

Apparsi sulle pagine di Metaleyes nel 2016, all’indomani dell’uscita del debutto sulla lunga distanza intitolato Rotten Remains, tornano i Carnal Tomb realtà death metal devota ai suoni old school.

Il quartetto proveniente da Berlino, ritorna sul luogo del delitto e sforna sette brani racchiusi in Abhorrent Veneration, album che conferma le buone impressioni scaturite dall’ascolto del precedente lavoro.
I Carnal Tomb continuano infatti la loro missione nel panorama underground estremo, il loro sound si nutre di quelle caratteristiche che fecero la storia del death metal nord europeo agli inizi dell’ultimo decennio del secolo scorso.
La mano schiaccia sulle ferite imputridite, l’urlo disumano che ne scaturisce è un growl sofferto e rabbioso su di un sound che come da tradizione alterna ripartenze, mid tempo e brusche frenate doom/death, questa volta più marcate rispetto al passato.
Sette brani medio lunghi, dove impera il death metal classico, duro e marcio come da tradizione, rimembrando opere considerati classici di Entombed, Dismember e compagnia famelica.
Abhorrent Veneration risulta quindi un lavoro convincente, la band sforna una serie di tracce che seguono le regole del genere senza sgarrare di una virgola dando vita ad una tracklist che ha nell’opener Putrid Fumes, nel lento discendere nei meandri dell’inferno delle doom/death Dissonant Incubation e Sepulchral Descent le sue armi più micidiali.
I Carnal Tomb danno un seguito all’altezza del buon esordio di tre anni fa e come allora noi di Metaleyes ve ne consigliamo l’ascolto, sempre che i vostri gusti in fatto di death metal siano rivolti alla frangia tradizionale del genere.

Tracklist
1. Putrid Fumes
2. Abhorrent Veneration
3. Cryptic Nebula
4. Amid the Graves
5. Dissonant Incubation
6. Feeding Mold
7. Sepulchral Descent

Line-up
Corpse Ripper – Bass, Vocals
Goat Eviscerator – Guitars
Cryptic Tormentor – Vocals, Guitars
Vomitchrist – Drums

https://www.facebook.com/CarnalTombDeathMetal

Desecresy – Towards Nebulae

Un album legato alla tradizione classica, ma con un’anima underground che lo posiziona tra le uscite dedicate a chi dal genere cerca un sound davvero ostico, psicotico ed influenzato da band come Grave, Immolation ed Incantation.

Tornano i finlandesi Desecresy, formatisi inizialmente come un duo ma ora, di fatto, diventati una one man band guidata dal solo Tommi Grönqvist.

Il nuovo lavoro, intitolato Towards Nebulae, continua il viaggio dei Desecresy nel death metal dalle atmosfere abissali, dalla produzione sporca e da un impatto che accentua la vena brutale del suo ormai solitario creatore.
Il nuovo album, il sesto in dieci anni di vita del progetto, non cambia di una virgola il sound, salvo il ritornare parzialmente un approccio assolutamente underground alla materia.
Il suono sporco e nebbioso, le ritmiche caotiche che rallentano a tratti fino ai limiti del doom, racchiude un’attitudine old school che ci riporta ai primi anni novanta; i Desecresy, malgrado la loro nazionalità, non sono la classica band scandinava, ma lasciano che le maggiori scuole del genere ispirino questi nuovi undici brani.
Un album legato alla tradizione classica, ma con un’anima underground che lo posiziona tra le uscite dedicate a chi dal genere cerca un sound davvero ostico, psicotico ed influenzato da band come Grave, Immolation ed Incantation.

Tracklist
1.The Gate
2.Trophies of Death
3.Only Mist Drifts
4.Fringes of Existence
5.Endless Swamp
6.Sediments of Blood
7.The Dead Language
8.The Damned Expedition
9.Transfiguration March
10.Unbeknownst to Mortals
11.Forms in Echos

Line-up
Tommi Grönqvist – Guitars, Bass, Drums, Vocals

https://www.facebook.com/Desecresy-244902242257521/

Tomb Mold – Planetary Clairvoyance

L’album si avvale di strutture sonore ispirate da Cannibal Corpse, Blood Incantation e Abhorrence, confermando i Tomb Mold come gruppo assolutamente a suo agio nel panorama estremo underground di matrice death metal.

Nuovo lavoro per i canadesi Tomb Mold, band canadese che iniziò la sua avventura nel mondo del metal estremo come duo e col tempo diventata un quartetto.

Con questo devastante lavoro licenziato dalla 20 Buck Spin, siamo giunti al terzo album, confermando le buone cose fatte sul precedente Manor Of Infinite Forms licenziato lo scorso anno.
Planetary Clairvoyance continua l’opera di annientamento a colpi di death metal classico e brutale, una tempesta di suoni estremi dalla forza di cento asteroidi in picchiata sulla terra.
Sette brani per quaranta minuti scarsi in cui il gruppo canadese non lesina mitragliate death potentissime, alternate ai classici rallentamenti vecchia scuola e a tratti valorizzati da ricami progressivi.
Il growl di ispirazione brutal, si unisce ad un sound feroce e senza compromessi, votato all’impatto pur mantenendo una buona dose di elasticità che fa di Planetary Clairvoyance un muro sonoro indistruttibile.
Niente di originale dunque, solo death metal di origine controllata e che amalgama tradizione statunitense ed europea, in un clima da tregenda che trova attimi di quiete in oscuri ricami chitarristici, tra l’armageddon sonoro di brani feroci come l’opener Beg For Life, Planetary Clairvoyance (They Grow Inside Pt 2) e Heat Death.
L’album si avvale di strutture sonore ispirate da Cannibal Corpse, Blood Incantation e Abhorrence, confermando i Tomb Mold come gruppo assolutamente a suo agio nel panorama estremo underground di matrice death metal.

Tracklist
1. Beg For Life
2. Planetary Clairvoyance (They Grow Inside Pt 2)
3. Phosphorene Ultimate
4. Infinite Resurrection
5. Accelerative Phenomenae
6. Cerulean Salvation
7. Heat Death

Line-up
Derrick vella – Guitars
Max Klebanoff – Vocals
Steve Musgrave – Bass
Payson Power – Guitars

https://www.facebook.com/tombmold

Aether – In Embers

In Embers si rivela un album piacevole, di maniera per molti, ma molto interessante per chi ama queste sonorità e le band di riferimento degli Aether.

L’underground metallico è sempre ricco di sorprese e quando meno te lo aspetti riesce ancora a sorprendere con inaspettati doni musicali come questo bellissimo lavoro intitolato In Embers, dei polacchi Aether.

Il giovane gruppo proveniente da Łódź, attivo dal 2015, dà alle stampe il suo primo lavoro su lunga distanza dopo l’ep Tale Of Fire uscito tre anni fa, accolto molto bene dagli addetti ai lavori.
L’album si destreggia tra i cliché di un genere che poco ha da dire in termini di originalità ma che, in mano ad un gruppo come quello polacco riesce ancora a dire la sua, tra ritmiche death/power, tappeti di tastiere a donare un tocco symphonic e tanta metallica epicità.
Con la prima traccia veniamo trasportati nelle fredde lande dell’est, tra venti scandinavi che scendono a diminuire ulteriormente la temperatura, la successiva Wildfire Within risulta la classica power metal song che solo l’uso del growl avvicina al death metal melodico, mentre Tale Of Fire alza l’atmosfera epica, seguita da Valhalla.
L’atmosfera maestosa di Last Battle macchia di sangue il manto nevoso tra non pochi riferimenti ai vari Wintersun, Insomnium, Omnium Gatherum e Stratovarius, con l’aggiunta dei nostri Rhapsody Of Fire a portare fiera la bandiera del symphonic power.
In conclusione In Embers si rivela un album piacevole, di maniera per molti, ma molto interessante per chi ama queste sonorità e le band di riferimento degli Aether.

Tracklist
1.Golden Eyed Fox
2.Wildfire Within
3.Elements
4.Tale of Fire
5.Valhalla
6.Last Battle
7.Forest
8.Insomnia
9.Dream

Line-up
All guitars and vocals by Michał Miluśki
Bass by Michał Górski
Keyboards by Krzysztof Wiedeński

Drums performed by Rolf Pilve (Stratovarius, Wintersun, Solution 0.45)
Guest vocals by Vincent Jackson Jones (Aether Realm)
Choirs/backing clean vocals by Artur Rosa Rosiński (Lux Perpetua)
Orchestrations by Topias Kupiainen (Arion)
Female vocals by Aneta Sikorska

Michał Miluśki – guitars and vocals
Michał Górski – bass
Krzysztof Wiedeński – keyboards
Krzysztof Grochowski – guitars
Maksym Steć – drums

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Havamal – Tales From Yggdrasil

Un buon lavoro che sicuramente troverà spazio nei cuori degli amanti del death metal melodico epico e battagliero e che ha negli Amon Amarth la fonte di ispirazione indiscussa.

Giunge fino a noi la parola di Odino (il monicker Havamal è ispirato proprio dal poema che secondo la tradizione nordica fu composta da Odino in persona) con il primo lavoro sulla lunga distanza degli Havamal intitolato Tales from Yggdrasil.

Niente di nuovo quello portato dai venti gelidi che si rinforzano in terra scandinava, il sound del quintetto poggia su un melodic death metal epico e di matrice viking.
In breve gli Hamaval accentuano la componente melodica in un sound debitore nei confronti degli Amon Amarth et similia, strutturato sulla presenza fissa delle tastiere a fare da tappeto epico ad un melodic death dai solos ispirati all’heavy classico. Nella sua semplicità Tales From Yggdrasil si ascolta che è un piacere, composto da una raccolta di brani, talvolta infiorettati da arrangiamenti orchestrali, mentre la chitarra come un’infallibile ascia squarcia il cielo illuminato dalle saette, come avviene nella potente Berserker, nel mid tempo mid tempo power epico di Death Of Balder e nell’inno Hail Havamal.
Un buon lavoro che sicuramente troverà spazio nei cuori degli amanti del death metal melodico epico e battagliero e che ha negli Amon Amarth la fonte di ispirazione indiscussa.

Tracklist
1.Harken the Shadows
2.Draugers March
3.Berserker
4.Dawn of the Frost Giants
5.Blood Oath
6.Net of Rain
7.Death of Balder
8.Hail Havamal
9.Ginnungagap

Line-up
Björn – Vocals
Lennie – Guitar
Kjell – Guitar
Sandra – Bass
Andreas – Drums

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Ascend The Hollow – Echoes Of Existence

Un disco che ridarà entusiasmo agli amanti del cyber metal più tecnico, quella cascata di note che ti colpisce e che ha un cuore elettronico e non umano.

Gli Ascend The Hollow sono un gruppo di cyber metal, una botta di metal moderno che nasce dalla congiunzione di silicio ed emozioni umane.

Il loro suono è dominato dalla chitarra a nove corde, dal basso a sei corde, da una potente batteria e da una voce femminile che gioca con quella maschile, per un affresco molto moderno ma che poggia sulle coordinate classiche del metal, ovvero la congiunzione di melodia e potenza, con inclusa una dose di brutalità. Il loro suono è molto poderoso, ed il gruppi attinge dalla tradizione dell’industrial metal con tastiere incluse ed inserti di elettronica, per un lavoro che spinge in una direzione ben precisa e riesce ad essere anche innovativo. Stupisce la grande capacità di coniugare una grande potenza con momenti maggiormente melodici che sono sottolineati dalla splendida voce di M – Noise. Inoltre il gruppo si divide fra Berlino, Dublino ed Amsterdam, e riesce a fare un disco come questo. Uno dei maggiori punti di forza del disco è la sua grande intensità, rafforzata da una grande produzione che fa risaltare tutto al meglio. In alcuni punti si sfiora il death metal e anche il brutal death metal, ma è la melodia a dominare il tutto. Un debutto molto convincente per un gruppo che prende le mosse da una scena molto codificata e derivativa, ma che riesce a fare un discorso musicale e stilistico originale e molto piacevole, anche perché di questo genere spesso l’ascoltatore non ascolta tutte le canzoni, mentre qui ogni traccia possiede un buon livello medio. Gli Ascend The Hollow sono un gruppo che ha anche una levatura tecnica molto al di sopra della media e la mette al servizio del collettivo, per un risultato notevole. Un disco che ridarà entusiasmo agli amanti del cyber metal più tecnico, quella cascata di note che ti colpisce e che ha un cuore elettronico e non umano.

Tracklist:
1. Polaris Calling | 2. Vessels | 3. Mother Of Morality | 4. Sea Of Crises | 5. Into The Black Eye | 6. This Dark Rage | 7. Swarms Within | 8. Prisoners Of The Storm | 9. Repent Rewind Reset | 10. C3lls

Line-up
M-NOISE: Vocals.
RAVEN: Guitars, Programming.
GEF: Guitars, Programming.
DAVEC: Bass.

https://www.facebook.com/ascendthehollow/

Ares Kingdom – By the Light of Their Destruction

Grezzi, indiavolati e cattivissimi gli Ares Kingdom non tradiscono, continuano il loro discendere negli abissi paludosi del death metal fregandosene altamente di quello che la tecnologia ha regalato in tutti questi anni, confezionando un album malvagio, brutale e rivolto agli appassionati più incalliti.

Il sound degli Ares Kingdom è un death/thrash metal old school, devastante e senza compromessi, legato a doppia mandata alla scuola estrema a cavallo tra gli anni ottanta (thrash) ed il decennio successivo (death).

La band nasce a metà anni novanta, la sua discografia vanta tre full length e numerosi ep, arrivando a questo nuovo quarto lavoro su lunga distanza dopo che tra il 2018 e quest’anno ha rilasciato la bellezza di quattro ep.
Death/thrash old school, dove anche la produzione segue il sound nel ricordare i pionieri del metal estremo, tra Slayer, Possessed e primi Obituary.
By the Light of Their Destruction è composto da otto brani che non trovano sbocchi se non nei gusti degli affezionati, di quei fans duri e puri che disprezzano tutto quello che viene prodotto oggigiorno, a meno che non risultino tributi alla scena metallica estrema di trent’anni fa, tra Slayer, Possessed e primi Obituary.
Grezzi, indiavolati e cattivissimi gli Ares Kingdom non tradiscono, continuano il loro discendere negli abissi paludosi del death metal fregandosene altamente di quello che la tecnologia ha regalato in tutti questi anni, confezionando un album malvagio, brutale e rivolto agli appassionati più incalliti.
Tracklist
01. The Hydra Void
02. Burn, Antares (Scorpius Diadem)
03. Dark Waters Eridanus
04. Eighteen Degrees Beneath
05. Allegory
06. The Bones Of All Men
07. Iconologia
08. Talis Chimera Est

Line-up
Alex Blume – Vocals/Bass
Chuck Keller – Lead Guitar
Mike Miller – Drums

https://www.facebook.com/Ares-Kingdom-97935152280/

https://youtu.be/NBbT6LJtwhs

Trench Warfare – Hatred Prayer

Il suono grezzo e senza compromessi pone i Trench Warfare come realtà di matrice old school e senza ombra di dubbio imprigionata nella melma infernale dell’underground più estremo e violento. L’attitudine evil fa il resto e l’album, composto da una dozzina di esplosioni metalliche si carica di atmosfere di morte, guerra e perversione.

La Transcending Obscurity è ormai da anni un punto di riferimento per gli amanti del metal estremo in tutte le sue oscure anime.

Dall’Asia agli stati Uniti, passando per l’Europa, i suoi tentacoli sono arrivati fino ai più neri abissi dell’underground mondiale con sempre più band ed artisti a valorizzare un roster impressionante.
I Trench Warfare per esempio sono un gruppo texano che licenzia il primo album su lunga distanza intitolato Hatred Prayer, una mezz’ora circa di violentissimo death metal pregno di attitudine black.
Il suono grezzo e senza compromessi pone i Trench Warfare come realtà di matrice old school e senza ombra di dubbio imprigionata nella melma infernale dell’underground più estremo e violento.
L’attitudine fa il resto e l’album, composto da una dozzina di esplosioni metalliche, si carica di atmosfere di morte, guerra e perversione.
Rallentamenti doom/death creano un alone morboso vecchia scuola, così che brani pachidermici come Astral Projection o New Lord risultano vere e proprie colate di lava proveniente dall’inferno.
Accelerazioni al limite del brutal, attitudine black metal e potenza death sono il mortale mix proposto dai Trench Warfare, consigliato agli amanti dei vari Morbid Angel, Deicide e Sarcofago.

Tracklist
1. Decimate Legions
2. Spare No Wrath
3. Axioms of Prevarication
4. Barbarous Temperment
5. Astral Projection into the Shapeless Abysmal Void
6. Evil Shall Triumph
7. Behead Muhammad
8. Young Lord (Poison Idea cover)
9. The New Lord
10. Blood Cleaning
11. Sate Thy Lust
12. Hatred Prayer

Line-up
Tony Goyang Jr – Guitars, Bass
Jay Gorania – Vocals
Lee Fisher – Drums

https://www.facebook.com/trenchwarfaretexas/

Birdflesh – Extreme Graveyard Tornado

Mezzora passata con i Birdflesh è sinonimo di ottima musica metal, il genere non offre grossi spunti innovativi ma il divertimento è assicurato da un impatto ed un’attitudine che fanno di Extreme Graveyard Tornado uno degli album più convincenti ascoltati ultimamente nel genere.

Come una tempesta improvvisa e devastante arriva, tramite la Everlasting Spew, la nuova fatica del trio svedese chiamato Birdflesh, da venticinque anni nella scena underground estrema.

Era il 1994, infatti, quando la band diede alle stampe il primo demo e oggi siamo arrivati al quarto full length di una discografia che, come da tradizione nel genere, è ricca di split, ep e compilation.
L’ultimo lavoro, intitolato Extreme Graveyard Tornado, vede il trio composto da Smattro Ansjovis (batteria e voce), Count Crocodelis (chitarra e voce) e Willy Whiplash alle prese con ventiquattro brani di cui ben pochi superano a malapena il minuto di durata, ma che formano un muro sonoro thrash/grind potentissimo.
Ed il sound di questi ormai veterani della scena estrema di stampo grindcore riesce a coinvolgere grazie ad un songwriting ispirato e ad una raccolta di brani brevi, distruttivi ma assolutamente coinvolgenti.
Il gruppo alterna feroce grind core a spettacolari sferzate thrash metal, oppure li mixa creando tempeste e tsunami estremi senza soluzione di continuità.
Mezzora passata con i Birdflesh è sinonimo di ottima musica metal, il genere non offre grossi spunti innovativi ma il divertimento è assicurato da un impatto ed un’attitudine che fanno di Extreme Graveyard Tornado uno degli album più convincenti ascoltati ultimamente nel genere.

Tracklist
1.Towards Insanity
2.Are We Great Again?
3.Crazy Train Decapitation
4.Grind Band
5.Home of the Grave
6.Milkshake is Nice
7.Another Pig
8.Guacamolestation of the Tacorpse
9.Crazyful Face
10.Thank You for the Hostility
11.Crazy Nights
12.Botox Buttocks
13.House Guest
14.Accused of Suicide
15.Black Hole Jaw
16.Amish Girl
17.The Rise of Stupidity
18.Pub Night
19.Pyromaniacs
20.Bite the Mullet
21.Almost Aggression
22.Garlic Man
23.Mouth for Gore
24.Land of the Forgotten Riffs

Line-up
Smattro Ansjovis – Drums & vocals
Count Crocodelis – Guitars & vocals
Willy Whiplash – Bass & vocals

https://www.facebook.com/birdfleshgrind

Cipher – Réminiscences

Réminiscences è una raccolta di brani tratti dai tre album del gruppo e che ne evidenziano la compattezza, l’impatto devastante ed il buon approccio melodico.

I Cipher riassumono i primi vent’anni di carriera nella scena estrema transalpina con questa raccolta di brani intitolata Réminiscences.

La band è nata a Limoges nel 1998 e il suo death metal feroce e violento si è sviluppato nel corso di tre full length, con l’ultimo Deviance datato 2017.
Non molto a dire il vero, e in effetti da un album all’altro sono passati molti anni, ma è indubbio che la qualità delle composizioni fa sì che la raccolta in questione diventi un nuovo punto di partenza perfetto per il quartetto.
Dieci brani più una cover degli A-Ha, racchiusi nello scrigno ben in mostra sull’artwork, pescati dai tre album del gruppo, evidenziano una band compatta, dall’impatto devastante e dalle buone trame melodiche.
Il sound è quello classico statunitense di fine anni novanta, il growl efferato supporta una tempesta di note metalliche estreme valorizzate da una connotazione melodica più accentuata nei brani recenti.
L’opener Corps Et Ame ed In Flames, dal primo full lenght Epidemia, la violentissima Nomad dal secondo Chaos Sign e La Porte Des Larmes, song di matrice scandinava estratta dall’ultimo lavoro intitolato Deviance, sono perfette nel sottolineare l’evoluzione dei Cipher in questi vent’anni, facendone una realtà da scoprire nel panorama estremo transalpino.

Tracklist
1. Corps et Ame
2. Quest
3. Invidia
4. In Flames
5. The Lethargic Demon
6. Nomad
7. Anonymous
8. Miscellaneous Grievances
9. Le Point Emergent
10. La Porte Des Larmes
11. Land of Fire

Line-up
Vince – lead Guitar / Vocals
François – Rythm Guitar
Flo – Drum
David – Bass / Vocals

https://www.facebook.com/cipher.metal

Winterwolf – Lycanthropic Metal of Death

I Winterwolf danno vita ad un lavoro che tiene incollati alle cuffie, legati ad esse da questa raccolta di brani perfetti nelle loro atmosfere horror, estremi e vari nell’alternare scudisciate death metal e frenate doom/death, spettacolari e godibili, pur rimanendo confinati in un genere estremo.

Tornano più famelici che mai i licantropi finlandesi Winterwolf, dieci anni dopo la pubblicazione di Cycle of the Werewolf, primo pasto sanguinolento uscito nel 2009.

La banda di uomini lupo capitanata da Corpse (Jess and the Ancient Ones e Deathchain) e Abomanitor (frontman dei Demilich), continua a uccidere nelle notti di luna piena con questo nuovo massacro sonoro intitolato Lycanthropic Metal of Death, licenziato dalla Svart Records.
I Winterwolf danno vita ad un lavoro che tiene incollati alle cuffie, legati ad esse da questa raccolta di brani perfetti nelle loro atmosfere horror, estremi e vari nell’alternare scudisciate death metal e frenate doom/death, spettacolari e godibili, pur rimanendo confinati in un genere estremo.
Non ci sono brani che si stringano al collo come le fauci di un lupo mannaro, non c’è una sola nota o un’atmosfera che non sia al posto giusto: Lycanthropic Metal of Death risulta un’opera oscura e terrorizzante che va ascoltata nella sua interezza, senza interruzione prima che il massacro ricominci davanti ai nostri occhi.
Difficile trovare un brano più bello degli altri, anche se la devastante Brujo, i riff doom/death di Devouring Entities Devour e Kadathian Doom e I Am The Beast Of Death vi porteranno nella foresta immersa nel silenzio e nel suo raggelante terrore.

Tracklist
1. The Crypt of the Werewolves
2. At Dawn They Eat
3. Brujo
4. Devouring Entities Devour
5. Wolf Finder General
6. Kadathian Doom
7. Thisishispit
8. I Am The Beasts Of Death
9. Primal Life Code

Line-up
Corpse
M÷rbidus
Abomanitor
Abductor

https://www.facebook.com/winterwolfofficial?fref=ts

Flub – Flub 2019

I Flub non inventano nulla, ma dimostrano grande perizia e attenzione per una forma canzone molte volte dimenticata dagli artisti dediti al versante più tecnico dell genere.

Ennesimo progetto di death metal tecnico e sperimentale, i Flub nascono nel 2013 ed in sei anni rilasciano un paio di lavori, Purpose ed Advent usciti nei primi due anni di attività.

Cinque anni dunque separano questo nuovo album omonimo dai suoi predecessori, composto da sette brani in cui il trio di Sacramento dà sfoggio di tecnica sopraffina e buon songwriting, anche se ormai il death metal contaminato da soluzioni progressive, jazz e fusion non è certo una novità.
La band, composta dal cantante Michael Alvarez (Alterbeast), dal chitarrista e addetto al programming Eloy Montes (ex-Vale of Pnath) e dal bassista Matthew Mudd (ex-The User Lives), in meno di mezzora dà vita ad un uragano di metal estremo progressivo, sul quale regna l’abilità strumentale dei protagonisti, davvero bravi nelle tante parti intricate in cui la chitarra si erge ad assoluta regina dell’intero lavoro.
Growl e scream accompagnano questo viaggio nel classico technical death metal targato 2019, con Flub che si fa onore tra le uscite del genere con una serie di composizioni che mantengono una buona fruibilità.
I Flub non inventano nulla, ma dimostrano grande perizia e attenzione per una forma canzone molte volte dimenticata dagli artisti dediti al versante più tecnico dell genere.

Tracklist
1. Last Breath
2. Blossom
3. Umbra Mortis
4. Dream
5. Rise From Your Grave
6. Rebirth
7. Wild Smoke

Line-up
Flub – Flub Line-up
Michael Alvarez – Vocals
Eloy Montes – Guitars/Programming
Matthew Mudd – Bass

https://www.facebook.com/flubmetal/

Rogga Johansson – Entrance to the Otherwhere

Un quadro di emozionante metal estremo che riporta il death metal scandinavo alle glorie dei primi anni novanta grazie a questo immenso personaggio, uno che la storia del genere continua a scriverla imperterrito, anche grazie a lavori come Entrance to the Otherwhere.

Non contento di regnare sul mercato underground del metal estremo di matrice death metal con le sue numerosissime uscite di band e progetti che lo vedono prortagonista ( Dead Sun, Down Among the Dead Men, Johansson & Speckmann, Megascavenger, Necrogod, Paganizer, Putrevore, Ribspreader, Grotesquery, tra le altre), Rogga Johansson torna con un nuovo album a suo nome, un altro bellissimo esempio di swedish death metal potentissimo e melodico.

L’album si intitola Entrance to the Otherwhere, segue di due anni il precedente Garpedans, e vede il musicista scandinavo alle prese con tutti gli strumenti, lasciando la sola batteria a Brynjar Helgetun dei Grotesquery.
Licenziato dalla Transcending Obscurity Records, il nuovo album conferma il talento compositivo di Johansson, non solo a livello quantitativo (vista la quantità di uscite che ogni anno lo riguardano), ma soprattutto per la qualità elevata che si evince da questa nuova raccolta di brani.
Pur mantenendo ben saldo il suo legame con il death classico, Entrance to the Otherwhere riesce nell’impresa di risultare un lavoro fresco, dalla forza espressiva dirompente e dalle melodie incastonate nel sound terremotante che ricordano non poco i primi Edge Of Sanity.
I riff dark/metal su cui sono strutturati gran parte dei brani di questo bellissimo lavoro, fanno da colonna sonora al magnifico artwork creato da Mariusz Lewandowski, un quadro di emozionante metal estremo che riporta il death metal scandinavo alle glorie dei primi anni novanta grazie a questo immenso personaggio, uno che la storia del genere continua a scriverla imperterrito, anche grazie a lavori come Entrance to the Otherwhere.
Anche se non c’è un solo un brano che scenda al di sotto dell’eccellenza, tracce come Tills Bergets Pulls, When The Otherwhere Open e la title track, sono una sorta di una lezione pratica di come si debba suonare il death metal scandinavo di stampo melodico.
Uno dei lavori più belli firmati da Rogga Johansson negli ultimi anni, e con questo ho detto tutto.

Tracklist
1.The Re-Emergers
2.Till bergets puls
3.When the Otherwhere Opens
4.Giants Walking at Night
5.As Evil Seeps Out
6.Berget vaknar
7.Entrance to the Otherwhere
8.A Journey into Fear
9.In the Grip of Garpedans

Line-up
Rogga Johansson – All music and lyrics
Session drums – Brynjar Helgetun (THE GROTESQUERY)

https://www.facebook.com/roggaofficial

Steignyr – Myths Through The Shadows Of Freedom

Un disco importante per il genere, decisamente dentro all’alveo celtico del folk metal, e una buona prova da parte di un gruppo che è una sicurezza e che è destinato a crescere ulteriormente.

Gruppo folk metal da Barcellona con grande esperienza alle spalle, gli Steignyr pubblicano l’ultima fatica su Art Gates Records.

Nata nel 2012, la band propone un folk metal molto influenzato dal mondo celtico, vicino al power metal e al thrash, con forti innesti di tastiere. La capacità compositiva porta a scrivere vere e proprie storie, canzoni che diventano fiabe e ci permettono di immergerci totalmente in un’epoca che non è la nostra. Myths Through The Shadows Of Freedom è un disco molto fedele al titolo, nel senso che racconta miti o meglio archetipi, persi nelle ombre della storia, ombre che confondono ciò che è mito e ciò che è invece reale e questo è il bello delle storie, la loro possibilità. Qui è bella anche la musica, un folk metal melodico e molto piacevole, che ti cattura dalle prime note e porta avanti un discorso stilistico certamente non inedito ma di indubbia efficacia. Il loro incedere piacerà sia a chi è un ortodosso del genere, e anche a chi si avvicina per la prima volta ad un genere come il folk metal che vi regalerà molte gioie se seguite i gruppi giusti, e gli Steignyr sono sicuramente fra loro. Il loro impasto sonoro è al servizio della narrazione, con momenti molto epici e di grande presa, con un gran lavoro delle tastiere di Hyrtharia che danno un tocco speciale al tutto. Il disco è da ascoltare tutto, come se fosse la lettura di un poema epico, un ricordare qualcosa che ha sempre fatto parte di noi e che questa maledetta modernità ha sopito per troppo tempo, soprattutto quel senso di meraviglia di fronte alle cose belle che l’uomo ha sempre avuto. Un disco importante per il genere, decisamente dentro all’alveo celtico del folk metal, e una buona prova da parte di un gruppo che è una sicurezza e che è destinato a crescere ulteriormente.

Tracklist
1. Salvation Through Divinity
2. Those Who Lie
3. Black Rain
4. Calling The Immortals
5. Frost Wolf
6. Moonlight Forest
7. Arrows Of Time
8. You’ll Never Be Forgotten
9. Light Beast
10. Whisper Calling
11. Frozen In Time
12. Myths Through The Shadows Of Freedom
13. The Seven Eyes Of God

Line-up
Jön thorgrimr – Vocals and guitar
Seimdar Fjolnir – Guitars
Lena – Keyboard and vocals
Hyrtharia – Bass and vocals
Zelther – Drums

https://www.facebook.com/Steignyr

Memoriam – Requiem For Mankind

Requiem For Mankind continua nella sua totale devozione al death metal di scuola britannica, ma l’album riesce a convincere grazie ad una freschezza che era mancata in passato.

Tornano Karl Willets ed i suoi Memoriam con il terzo lavoro in tre anni, sempre con i Bolt Thrower a fare da padrini, ma questa volta con molta più birra in corpo rispetto agli album precedenti (For The Fallen e The Silent Vigil, usciti rispettivamente nel 2016 e 2018).

Requiem For Mankind continua nella sua totale devozione al death metal di scuola britannica, ma l’album riesce a convincere grazie ad una freschezza che era mancata in passato.
Non solo una riproposizione stantia dei dettami dettati da Bolt Thrower e Benediction, ma la track list di quest’ultimo lavoro vive di puntate estreme di ottimo livello, tra rallentamenti, mid tempo e accelerazioni improvvise, dettate da un buon lavoro compositivo ed una ritrovata forma.
E non a caso si parla di Bolt Thrower e Benediction, le due band che, oltre a essere insieme ai Napalm death le colonne portanti del death metal anglosassone, sono la casa dei membri del gruppo dalla provenienza divisa tra la coppia di micidiali schiacciasassi inglesi.
Requiem For Mankind non deluderà i fans del death old school grazie ad una raccolta di brani dove terremoti ritmici e melodie metalliche si scagliano contro l’ascoltatore a colpi di cannonate estreme, le dieci tracce in programma non scherzano ad efficia e scorrevolezza, lasciando senza fiato per impatto, e non stancando neanche dopo ripetuti ascolti.
I musicisti, che di esperienza ne hanno da vendere, mostrano muscoli ed un’innata rabbia che si trasforma in violenza musicale tra le trame di brutali canzoni come l’opener Shell Shock, Never The Victim, il groove di The Veteran e la spettacolare title track.
Questa volta Karl Willets (Bolt Thrower), Scott Fairfax (Benediction), Frank Healey (Benediction) e Andy Whale (Bolt Thrower) hanno fatto le cose per benino e Requiem For Mankind, non deluderà gli amanti del death metal classico, potentissimo, terremotante e pericoloso come un cingolato impazzito.

Tracklist
1.Shell Shock
2.Undefeated
3.Never The Victim
4.Austerity Kills
5.In The Midst Of Desolation
6.Refuse To Be Led
7.The Veteran
8.Requiem For Mankind
9.Fixed Bayonets
10.Interment

Line-up
Karl Willets – Vocals
Scott Fairfax – Guitars
Frank Healey – Bass
Andy Whale – Drums

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Immortal Bird – Thrive On Neglect

Il quartetto è protagonista di un sound articolato, il metal estremo suonato su Thrive On Neglect risulta un mix di death, black e dissonanze sludge che formano una roboante ed intricata ragnatela metallica a cui si unisce un’anima progressiva.

Dall’underground estremo statunitense, tramite la 20 Buck Spin, arriva il secondo full lenght degli Immortal Bird, gruppo di Chicago attivo dal 2013 e con alle spalle il debutto Empress/Abscess, stampato cinque anni fa.

Il quartetto è protagonista di un sound articolato, il metal estremo suonato su Thrive On Neglect risulta un mix di death, black e dissonanze sludge che formano una roboante ed intricata ragnatela metallica a cui si unisce un’anima progressiva.
Sicuramente un lavoro non facile da assimilare, Thrive On Neglet, ha la virtù essenziale di non essere un’opera prolissa, in quanto gli Immortal Bird maneggiano la materia con cura e non perdono il filo strutturale dei brani risultando convincenti ad ogni passaggio.
Il sound passa da parti intricate ad altre dirette tra crescendo dissonanti e sludge, qualche accelerazione death/black e sfumature progressive, grazie ad un songwriting maturo e lontano dai soliti cliché estremi.
Aiutata da una buona tecnica la band statunitense da vita ad un lavoro coinvolgente, dove le ispirazioni e le influenze rimangono all’ombra di un sound che non lascia spazio a facili soluzioni, specie in brani di difficile lettura come Avolition e la conclusiva Stumbling Toward Catharsis.

Tracklist
1. Anger Breeds Contempt
2. House Of Anhedonia
3. Vestigial Warnings
4. Avolition
5. Solace In Dead Structures
6. Quisquilian Company
7. Stumbling Toward Catharsis

Line-up
Rae – Vocals
Nate – Guitar
Matt – Drums
John – Bass

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Undead Prophecies – Sempiternal Void

Sempiternal Void è l’altare musicale in una cattedrale oscura pronto ad accogliere sacrifici al dio malvagio del metal estremo all’insegna dei vari Morbid Angel, Possessed, Morgoth e Death.

Tornano con un nuovo full length, successore del primo massacro sonoro intitolato False Prophecies, i misteriosi Undead Prophecies, band estrema di cui non si conosce nulla se non gli pseudonimi usati dai cinque musicisti e il fatto che incide per la label francese Listenable Records.

Il sound proposto dal gruppo è un potentissimo esempio di death metal di primi anni novanta, accompagnato da passaggi rallentati di matrice doom death ed accelerazioni di stampo thrash old school.
Prodotto benissimo, Sempiternal Void è uno schiacciasassi estremo di notevole portata, l’atmosfera che regna sui brani è maligna e l’impatto potentissimo e apocalittico rende il tutto dannatamente coinvolgente.
Gli Undead Prophecies provano a diventare una band di culto nel panorama estremo e dimostrano quindi una certa convinzione nei propri mezzi, sparando una serie di brani mozzafiato come I Summon Demons, The Souls I Haunt, Devoured e Throne Of Void. Sempiternal Void è l’altare musicale in una cattedrale oscura pronto ad accogliere sacrifici al dio malvagio del metal estremo all’insegna dei vari Morbid Angel, Possessed, Morgoth e Death.

Tracklist
01. I Summon Demons
02. Suffocated Vanity
03. Insidious Manipulators
04. The Souls I Haunt
05. Unholy Entity
06. Devoured
07. Circle of Conspiracy
08. Above the Claws of Doom
09. Throne of Void
10. Warhead (Venom cover)

Line-up
King Oscuro – Vocals
Necros – Guitars
Noctidiurnal – Guitars
Angelus – Bass
Drauhr – Drums

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The Wandering Ascetic – Crimson

Crimson è un lavoro interessante e ricco di atmosfere nere molto affascinanti che rende i The Wandering Ascetic una band da non perdere di vista.

Realtà estrema proveniente da Singapore, località abitualmente fuori dalla mappa metallica mondiale, i The Wandering Ascetic debuttano con un lavoro di tutto rispetto incentrato su un death/black metal pregno di maligni mid tempo ed atmosfere che passano agevolmente da ispirazioni old school di stampo heavy/thrash ad altre care ai primi Samael.

Il quartetto asiatico, nato per volere di due membri dei Rudra (il vocalist Kathir ed il chitarrista Vinod) risulta attivo dal 2011, ha già dato alle stampe un ep e con in tasca la firma per la tentacolare Transcending Obscurity sforna un’opera estrema convincente, valorizzata dall’artwork creato da Mark Riddick (Fetid Zombie).
Dieci brani lineari, potenti e cattivi formano un muro sonoro dove lo scream alla Satyr del vocalist riempie l’album di diaboliche atmosfere black metal, mentre l’anima death/thrash risulta cemento armato metallico.
Crimson vive di questa dissacrante alleanza tra generi che forma il personale sound di questo quartetto estremo, con una manciata di brani di ottimo livello, dall’opener Eva Braun, alla coppia di perle nere formata da The Gods Bleed! e Beast Of Burden, praticamente un’oscura e devastante jam tra Sodom, Samel e Satyricon.
Crimson è un lavoro interessante e ricco di atmosfere nere molto affascinanti che rende i The Wandering Ascetic una band da non perdere di vista.

Tracklist
1.Eva Braun
2.I Sing The Body Electric
3.The Exorcism Of Mrs Doe
4.The Gods Bleed!
5.Beast Of Burden
6.The Will To Live
7.To Hell back, And To Hell Again
8.Here For The Good Things
9.Assassins
10.Orang laut

Line-up
Kathir – Voclas, Guitars
V.Vinz Vinod – Lead Guitars
Jay – Bass
Kannan K. – Drums

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Carmilla – Deflector

Deflector, pur offrendo poco in termini di personalità, lascia che sia qualche buon spunto compositivo a fare in modo che non passi inosservato agli amanti al death metal venato di melodie di ispirazione classica

Senza far gridare al miracolo, il debutto dei Carmilla risulta un lavoro soddisfacente per gli amanti del death metal melodico ispirato (anche per la presenza di una cantante al microfono) agli Arch Enemy.

La band proveniente da Stoccolma è di recente formazione, ha dato alle stampe un ep di rodaggio ed ora si autoproduce il primo full length, intitolato Deflector e composto da dieci brani più intro dove la singer Oksana Blohm Hedlund fa il bello e cattivo tempo sia con la voce pulita che con i toni estremi.
L’alternanza delle voci è quindi l’arma migliore in possesso dei Carmilla, unica differenza con i loro più popolari conterranei capitanati oggi dalla colorata pantera Alissa White-Gluz.
Un limite forse, ma dalla sua Deflector, offrendo poco in termini di personalità, lascia che sia qualche buon spunto compositivo a fare in modo che non passi inosservato agli amanti del genere, risultando un’opera dedicata esclusivamente ad orecchie allenate al death metal venato di melodie di ispirazione classica.
Una serie di discreti passaggi chitarristici fanno di Kings Of Religion, della title track e di Devils Feast i brani più riusciti dell’album, il resto delle tracce fila liscio senza grossi picchi, ma neanche brutte cadute, attestandosi su di un livello più che sufficiente.

Tracklist
1.Avvia e Inizia
2.Kings of Religion
3.Stained Scars
4.Deflector
5.Blinders
6.Devils Feast
7.The Accuser
8.Lizzy Borden
9.A Hundred Years of Failure
10.What We Deserve
11.Lightbringer

Line-up
Felix Björklund – Bass
Dennis Blohm Hedlund – Drums
Håkan Ålander – Guitars
Daniel Karlsson – Guitars
Oksana Blohm Hedlund – Vocals

https://www.facebook.com/carmilla.theband/

https://youtu.be/yRiPl2d_xr4

Sinners Bleed – Absolution

Un lavoro distruttivo, tecnicamente ineccepibile ma consigliato solo ai fans del metal estremo di stampo death/thrash.

Il 2019 segna il ritorno dei deathsters tedeschi Sinners Bleed, quintetto nato nella seconda metà degli anni novanta ma con un solo album alle spalle, From Womb To Tomb, licenziato nel 2003.

Purtroppo i molti problemi legati alla line up, hanno fermato a lungo il cammino del gruppo nella scena death metal europea, un silenzio durato sedici anni che si interrompe grazie ad Absolution, di fatto la rinascita per i Sinners Bleed.
Absolution, disco di death metal potenziato da feroci accelerazioni thrash ed ispirato alla scena statunitense, non dà tregua, ci prende per il colletto e ci sbatte al muro, mentre una serie di ganci al basso ventre ci lasciano inermi a terra.
Dieci brani tra Obituary e Machine Head, una prova di forza che non lascia dubbi sulla voglia di rifarsi del quintetto berlinese, grazie ad un sound che nel genere risulta un muro sonoro invalicabile.
Tempo per scaldare i motori con l’intro e Age Of The Crow inizia a martellare i padiglioni auricolari senza pietà, la tecnica non manca di certo al combo che si inerpica per spartiti intricati dando sfoggio di bravura oltre che d’impatto.
Solos che si avvolgono come serpenti tra le ritmiche telluriche di brani portentosi come The Second Being o Behind The Veil, l’album vive di scossoni estremi, concedendo poco alla melodia che rimane travolta dall’impatto violento e senza compromessi.
Un lavoro distruttivo, tecnicamente ineccepibile ma consigliato solo ai fans del metal estremo di stampo death/thrash.

Tracklist
1. Intro
2. Age Of The Crow
3. Gleaming Black
4. The Second Being
5. Devouring Hatred
6. Behind The Veil
7. Dawn Of Infinity
8. Absolution
9. Obedience
10. Jesus’ Delusion Army

Line-up
Jan Geidner – Vocals
Sebastian Ankert – Guitar
Arne Maneke – Guitar
Henrik Fuchs – Bass
Eric Wenzel – Drums

https://www.facebook.com/SinnersBleedBand