Slaughtbbath / Grave Desecrator – Musica De Nuestra Muerte

Un ottimo split che ha lo scopo di promuovere due ottime realtà sudamericane di rumore e satanismo.

Sette pollici split fra due grandi band sudamericane, i cileni Slaughtbbath e i brasiliani Grave Descrator.

I primi usciranno preso sempre su Hellheadbangers, e i secondi sono già usciti per questa etichetta che tiene alto il nome delle vere produzioni metal. Gli Sl1aughtbbath fanno un black metal fortemente influenzato dal death, con molti richiami sia ai classici del black sia al death metal della Florida degli anni novanta. Cattiveria ed oscurità vi porteranno in catacombe lo fi da dove non ne uscirete più. Nelle note di questi cileni possiamo anche ascoltare gli echi di una fiera tradizione black metal sudamericana che non molla mai, ma che anzi continua. Se andate sul loro bandcamp troverete molti dei loro ottimi album in download libero, e ne vale davvero la pena. In questo split hanno una traccia sola ma che rende molto bene l’idea.
I brasiliani Grave Desecrator fanno invece un speed metal molto sporco e molto devoto agli anni ottanta, con della cattiveria in più. Hanno pubblicato da poco anche il nuovo disco Dust To Lust. Le loro composizioni sono stratificate e notevoli, e questo brano gli rende molta giustizia.
In definitiva un ottimo split che ha lo scopo di promuovere due ottime realtà sudamericane di rumore e satanismo.

TRACKLIST
1. SLAUGHTBBATH: Nefast Fireground / Tyranny From Sodom
2. GRAVE DESECRATOR: The Fallen (Intro)
3. GRAVE DESECRATOR: SxSxSx (Sex, Sin and Satanism)

Demonomancy / Witchcraft – Archaic Remnants of the Numinous / At the Diabolus Hour

La qualità è molto alta, con una capacita di muoversi lungo tutto il black metal per questi due gruppi che sono giovani e avranno una notevole carriera, se lo vorranno.

Grande split album per gli italiani Demonomancy e i finlandesi Witchcraft, per una delle uscite migliori dell’anno in campo primitive black metal.

I Demonomancy fanno un black metal molto vicino a quello delle origini, senza però cantare in growl, con un piglio a volte thrash, a volte doom, o addirittura vicino all’hardcore punk, e sono davvero bravi. Hanno esordito, dopo un demo, su Nuclear War Now nel 2013 con il disco Throne Of Demonic Proselytism. Il pezzo dei Demonomancy che apre il disco è la prima incisione ufficiale dopo l’esordio, ed è una nera cavalcata di quasi nove minuti, dove ogni secondo è estremamente ben composto e suonato con classe superiore, in una discesa verso il sud del paradiso. Il loro black metal è chiaro e ben delineato, a mio modesto avviso sono uno dei gruppi migliori  che ci sono in giro adesso. Il loro secondo pezzo dello split è una cover dei Goatlord, suonata più veloce, testimonianza del fatto che anche nel black metal il talento è molto importante.
Le altre tre tracce dello split sono dei Witchcraft, gruppo di black metal che si inserisce nella tradizione ortodossa finlandese del genere, dalle parti dei Beherit tanto per intenderci. Il loro black metal, è grezzo, potente e non vuole fare vittime, differiscono molto dai loro compagni di split, ma il loro è comunque un black metal molto forte, con una produzione che sembra di un altro mondo, senza essere troppo lo fi. I Withcraft dimostrano con l’ultima traccia dello split di essere capaci anche ad andare più lenti, quasi una sorta di black doom molto efficace.
Questo split album sarà forse il migliore dell’anno in ambito black metal, perché la qualità è molto alta, con una capacita di muoversi lungo tutto il black metal per questi due gruppi che sono giovani e avranno una notevole carriera, se lo vorranno.
Satana può dormire sonni tranquilli.

TRACKLIST
1. Demonomancy – Archaic Remnants of the Numinous
2. Demonomancy – Underground Church
3. Witchcraft – At the Diabolus Hour
4. Witchcraft – Grave Immolation
5. Witchcraft – Perverted Temple of Goatsodomy

LINE-UP
Demonomancy
Witches Whipping – Guitars, Vocals
Herald of the Outer Realm – Drums, Vocals (backing)
A. Cutthroat – Bass

Witchcraft
Goat Prayer of Black Baptism – Bass, Vocals
Grotesque Demon of Darkness & Bloodiabolus – Drums
Black Moon Necromancer of Funeral Fornication – Guitars, Vocals

NUCLEAR WAR NOW – Facebook

Assailant / Ubiquitous Realities – Bringers of Delusion

Uno dei migliori split album usciti negli ultimi tempi in campo estremo

Symbol of Domination Prod. ci presenta, con questo split album, due gruppi provenienti dal Costarica, lembo di terra che divide il continente americano e che si affaccia sul mercato metallico con sempre più convinzione.

La prima band in questione sono i prog/thrashers Assailant, quartetto che arriva con Bringers Of Delusion alla seconda uscita sul mercato, che segue di ben quattro anni il primo demo, licenziato nel 2012.
Tanto tempo è passato, un peccato perché il gruppo merita oltremodo con il suo thrash metal ultra tecnico e progressivo che non lascia sicuramente indifferente chi ha modo di ascoltarne la proposta.
Amalgamando la vecchia scuola nata nella Bay Area con quella europea dai rimandi progressivi, i quattro musicisti centro americani stupiscono per l’alta qualità tecnica ed un’arguzia compositiva sopra le righe, lasciando un’ottima impressione e molta aspettativa (almeno nel sottoscritto).
I quattro brani presentati oltre ad esssre suonati molto bene, fanno rizzare le orecchie ai fans del thrash più evoluto, presentandosi come una perfetta amalgama tra Voivod, Death Angel ed i tedeschi Mekong Delta, peccando solo per una produzione che, con maggiore cura, avrebbe ancor più valorizzato le traccie proposte.
Una band da seguire, così come gli Ubiquitous Realities, duo che fa del technical death metal dai rimandi brutal il suo credo e che con lo split in questione da il via alla sua carriera nel mondo del metal estremo.
Prodotte meglio rispetto ai brani dei loro connazionali, le quattro canzoni presentate convincono presentandoci una band pronta per un eventuale full lenght, specialmente se manterrà le caratteristiche qui riscontrate: buona tecnica, ed un talento per miscelare a dovere metal estremo e sfumature progressive con maturità e freschezza compositiva.
Bringers Of Delusion risulta uno dei migliori split usciti negli ultimi tempi in campo estremo, poiché dà spazio a due realtà che, pur provenendo da un paese fuori dai circuiti abituali, hanno le carte in regola per crearsi il proprio spazio nel vasto mondo del metal underground.

TRACKLIST
1. Assailant – The Leading Spectre
2. Assailant – Hands of the Saints
3. Assailant – Suspension of Disbelief
4. Assailant – Delusions
5. Ubiquitous Realities – Bringers of Malevolence
6. Ubiquitous Realities – Biological Demise
7. Ubiquitous Realities – Alterated Perception I
8. Ubiquitous Realities – Alterated Perception II

LINE-UP
Assailant:
Daniel Murillo – Bass, Vocals (backing)
José Del Valle – Guitars, Vocals
Ricardo Arce – Guitars, Vocals (backing)
Andrés Guillén – Drums

Ubiquitous Realities :
Sebastian Sanchez – Drums
Hamid Rojas – Guitars, Vocals

 

UBIQUITOUS REALITIES – Facebook

Orobas – Arise In Impurity

Tre brani (se escludiamo intro e cover) sono pochi per dare un giudizio, ma l’ep può rivelarsi una partenza sufficiente se verrà seguito da lavori più personali.

Debuttano con l’Ep Arise In Impurity i death metallers Orobas , maligna creatura attiva da appena un anno e cresciuta nei meandri della scena di Dhaka, in Bangladesh.

Il quartetto capitanato dal batterista e fondatore Hephaestus, paga dazio al blackened death metal di scuola est europea, con le proprie influenze che non si scostano dalle solite band storiche (Behemoth).
Con impatto e discreta determinazione, la giovane band asiatica rilascia il suo primo lavoro, Arise In Impurity, un ep composto da quattro songs più intro, oscure e basate su testi occulti e mitologici.
Senza lasciare nulla per quanto riguarda cattiveria ed attitudine, il gruppo spara quattro cartucce devastanti, colme di blast beat e di tutti i cliché che il genere impone, inserendosi nelle nuovissime proposte del metal estremo underground provenienti dal continente asiatico in seconda fila rispetto ad altre realtà con più esperienza e più personalità.
Bad Blood Hunter risulta il migliore episodio, oscura e malvagia quanto basta per convincere, mentre nel finale troviamo la buona cover del classico dei Venom, Black Metal.
La strada per il gruppo è lunga e tortuosa, Arise In Impurity può diventare un sufficiente inizio di carriera, se seguito da lavori più personali, tre brani (se escludiamo intro e cover) sono pochi per dare un giudizio definitivo, ma per ora il rischio è che gli Orobas finiscano nel calderone dei gruppi dimenticati o addirittura ignorati, anche se un ascolto potrebbe rivelarsi gradito per chi è un fan accanito del genere.

TRACKLIST
1. Ode to Impurity (Intro)
2. The Ravana
3. Lord Ramesses
4. Bad Blood Hunter
5. Black Metal (Venom cover)

LINE-UP
Puppeteer – Bass
Hephaestus – Drums
Kraken – Guitars
Sammael – Vocals

OROBAS – Facebook

Abysmal Grief / Epitaph – Dies Funeris / Farewell to Blind Men

Uno split album prezioso, in particolare per i nostalgici del vinile i quali avranno di che crogiolarsi con l’edizione limitata a 500 copie a cura della Horror Records.

Ennesimo split album che ci consente di riascoltare gli Abysmal Grief, questa volta assieme ai veronesi Epitaph.

Della band genovese ho già parlato ampiamente nel recente passato, e sicuramente non posso negare la mia adorazione confronti di questo gruppo ormai assurto ad uno status di culto che continua ad essere rafforzato ad ogni uscita, split, ep o full length che sia.
Il brano presentato per l’occasione, Dies Funeris, dal titolo ben più che programmatico, non fa eccezione con i suoi undici minuti di doom liturgico in cui l’odore mefitico della morte si mescola a quello dell’incenso; il sound degli Abysmal Grief riesce a mantenere le sue caratteristiche funeree anche quando è accompagnato da ritmiche incalzanti, dove il basso di Lord Alastair detta i tempi all’organo di Labes C. Necrothytus ed al suo caratteristico ringhio. Una traccia eccezionale, abbondantemente all’altezza degli episodi migliori presenti in Feretri e Strange Rites Of Evil.
Come sempre le band che condividono gli split album con i maestri incontrastati del doom orrorifico hanno, in primis, il non facile compito di reggere il confronto: gli Epitaph provano a superare l’ardua prova con un brano ancora più lungo rispetto a quello dei dirimpettai, una scelta coraggiosa che trova come sua unica controindicazione l’esibizione di un sound più schematico, in ossequio alla tradizione del genere.
La band veneta, che dopo un silenzio durato un ventennio è tornata sulla scena con la pubblicazione nel 2014 del suo primo full length, non sfigura in virtù dell’indubbia esperienza e della competenza nel maneggiare la materia, ma è evidente che rispetto agli Abysmal Grief la proposta manca di una sua peculiarità, in quanto viene fatto in maniera ottimale qualcosa che però è nelle corde di decine di gruppi. Farewell to Blind Men resta comunque un brano valido per potenzialità evocative, ben enfatizzate dall’interpretazione del vocalist Emiliano Cioffi, e va a mostrare un’altra faccia, pur sempre efficace, del doom metal.
Uno split album prezioso, in buona sostanza, in particolare per i nostalgici del vinile i quali avranno di che crogiolarsi con l’edizione limitata a 500 copie a cura di Terror from Hell, Horror Records e High Roller Records.

Tracklist:
Side A
Dies Funeris
Side B
Farewell to Blind Men

Line-up:
Abysmal Grief
Lord Alastair – Bass
Lord of Fog – Drums
Regen Graves – Guitars, Songwriting
Labes C. Necrothytus – Organ, Vocals

Epitaph
Nicola Murari – Bass
Mauro Tollini – Drums, Vocals (backing)
Emiliano Cioffi – Vocals
Lorenzo Loatelli – Guitars

EPITAPH – Facebook

In Cauda Venenum / Heir / Spectrale – In Cauda Venenum / Heir / Spectrale

Tre entità transalpine dalle sonorità oniriche, post metal e black.

Bellissimo ed affascinante split licenziato dalla label francese Emanations, in collaborazione con Les Acteurs De L’ombre, etichetta specializzata in sonorità estreme e d’avanguardia, che ci presenta queste tre entità transalpine dalle sonorità oniriche, post metal e black.

La prima band in scaletta sono gli Spectrale, duo di Bordeaux composto da Jeff Grimal e Jean-Baptiste Poujol che, armati di sole due chitarre acustiche, eseguono tre brani strumentali dalla forte impronta psichedelica, eterea e dai tenui colori sulle tonalità del grigio.
L’atmosfera creata da Sagittarius A, Al Ashfar e Crepuscole invita ad entrare nell’universo del duo, composto da musica ipnotica, trascendentale, le sei corde si intrecciano in trame acustiche oniriche, mentre in sottofondo richiami psichedelici creano un’aurea di viaggio, una liquida passeggiata dentro di noi accompagnati dai suoni acustici in un crescendo atmosferico tra sonorità pink floydiane e post metal alla Ulver.
Clamorosa la prova degli In Cauda Venenum, gruppo di Lione con un full length omonimo alle spalle uscito lo scorso anno, autore di un interessante post black metal e qui alle prese con un brano originariamente composto da Angelo Badalamenti per la colonna sonora di Twin Peaks.
Laura Palmer, Agonie à Twin Peaks è un brano di quindici minuti dove il gruppo descrive l’agonia della protagonista, una ragazzina votata all’autodistruzione, amalgamando disperate e drammatiche parti black con atmosferiche e quanto mai oscure sonorità post dark, valorizzate dal cello di Raphaël Verguin, in un’escalation di sofferenza e distruzione mentale e corporale.
Un piccolo capolavoro, angosciante e quanto mai terrorizzante, una discesa nel più profondo disagio accentuato dalle criptiche sonorità che la band con maestria fonde con il metal estremo, in un delirio di dolore che porta inevitabilmente alla morte.
La terza band chiamata in causa sono i black metallers Heir, giovane gruppo di Tolosa attivo dallo scorso anno con il debutto in formato ep dal titolo Asservi.
Tre brani per il quintetto che svariano tra il black metal old school e sonorità rock, atmosferico quanto basta per considerare il gruppo come parte del movimento post black e bravo nel saper condurre il songwriting tra i meandri del metal estremo, rallentando i ritmi e regalando ottime parti molto vicine al confine con lo sludge.
Delle tre songs, i nove minuti di Upon The Masses sono il perfetto sunto del sound degli Heir, in quanto racchiudono furia black, rallentamenti ed atmosfere post rock.
Ne esce uno split esaustivo sul lavoro di queste label transalpine, specializzate nei generi più vari della musica estrema e che ci presentano altre tre realtà del loro roster dall’alto tasso qualitativo.
Musica non per tutti ma tremendamente affascinante, specie per chi vuole sperimentare nuovi ascolti.

TRACKLIST
1. Spectrale – Sagitarrius A
2. Heir – Descent
3. In Cauda Venenum – Laura Palmer, agonie à Twin Peaks
4. Spectrale – Al Ashfar
5. Heir – Upon the Masses
6. Spectrale – Crépuscule
7. Heir – Sectarism

LINE-UP
Spectrale :
Jeff Grimal – Guitars
Jean-Baptiste Poujo – Guitars

In Cauda Venenum :
Ictus – Guitars, Vocals
N.K.L.S. – Drums, Guitars
Raphaël Verguin – Cello

Heir :
F.D – Bass
D.D – Drums
M.S – Guitars
M.D – Guitars
L.H – Vocals

IN CAUDA VENENUM – Facebook
HEIR – Facebook

Blood Chalice – Demo 2016

Se i Blood Chalice manterranno le aspettative nate dopo aver ascoltato questi cinque pezzi del demo, il disco che dovrà uscire l’anno prossimo sarà un bel sentire.

Terza parte del trittico in cassetta estivo della portoghese Signal Rex, questo Demo 2016 è il debutto per il quartetto finlandese formato da veterani della scena estrema.

I Blood Chalice fanno black metal senza compromessi e lo fanno per glorificare Satana.Il loro suono è un omaggio alla prima scena, registrato con la giusta dose di lo fi, per emozionare ancora di più chi vive in buie caverne mentali, dove soffia solo un gelido vento. Ascoltando i Blood Chalice si comprende come il metal anni ottanta e l’hardcore punk siano stati importanti per la nascita del black metal. Un certa costruzione musicale ottantiana e la furia iconoclasta e nichilista sono due profonde radici del metallo nero, e i Blood Chalice ce lo dimostrano in pieno. Se i Blood Chalice manterranno le aspettative nate dopo aver ascoltato questi cinque pezzi del demo, il disco che dovrà uscire l’anno prossimo sarà un bel sentire, anche perché il curriculum dei quattro componenti è importante, in una terra che è essa stessa già un calice di sangue.

TRACKLIST
01. Desecration Of The Inri
02.The Descent
03. Necromancy
04. Saint Fornicator
05.Unholy Glorification

BLOOD CHALICE – Facebook

Somnium Nox – Apocrypha

Con coraggio e personalità i due musicisti di Sydney/Canberra incorporano in un’unica opera quello che è stata l’evoluzione del genere dagli ormai lontani primi anni novanta

Dalle terre australiane arriva questo nuovo duo di black metallers con il debutto fatto di una sola traccia di sedici lunghi minuti, che ripercorre la storia del black metal, dal più puro e raw, passando per il sinfonico fino a sfiorare lidi post black.

I Somnium Nox sono il chitarrista Nocturnal ed il vocalist Ashahalasin, e Apopcrypha è il primo vagito, un urlo che tocca vertici di geniale metallica, caratterizzata da una varietà stilistica sorprendente, colma di parti estreme, elementi sinfonici ed atmosfere post black che ne fanno un sunto degli ultimi venticinque anni.
Con coraggio e personalità i due musicisti di Sydney/Canberra incorporano in un’unica opera quello che è stata l’evoluzione del genere dagli ormai lontani primi anni novanta, e lo fanno con una facilità disarmante rendendo l’ascolto scorrevole per nulla forzato ed assolutamente affascinante.
Si parte in quarta ed i primi minuti sono estremismo black allo stato puro, poi i venti cambiano, delicate sinfonie fanno capolino fino all’arrivo di una parte atmosferica rock oriented e dai rimandi pinkfloydiani, a metà brano la furia si abbatte ancora una volta su di noi, estrema e cattivissima, per poi cadere in un abisso metallico che sfocia al centro della terra dove ad aspettarci ci sono note di liquido incedere black/psichedelico.
Il viaggio finisce qui, il ritorno sarà un’odissea, dispersi nei meandri di musica senza tempo che coglie elementi già usati in precedenza ma dona loro un’anima propria e li fa convivere in questo bellissimo brano.
Non perdeteli di vista ed aspettate con noi il prossimo passo di questa intrigante creatura estrema.

TRACKLIST
Apocrypha

LINE-UP
Nocturnal – Guitars
Ashahalasin – Vocals

SOMNIUM NOX – Facebook

The Eyes Of Desolation – Awake In Dead

Derivativi ma talentuosi, i The Eyes Of Desolation convincono e sorprendono per la qualità esibita in questo ep.

Se, all’ascolto delle prime note di Awake in Dead, viene da pensare istintivamente all’operato di una band nordeuropea, alle prese con un gothic rock/metal d’autore, è notevole la sorpresa nel constatare che gli autori del lavoro, i The Eyes Of Desolation, provengono dalle ben più assolate lande costaricensi.

Di certo gli influssi centroamericani non fanno mai capolino in questo breve lavoro, che segue l’esordio sulla lunga distanza del 2013, Songs for Desolated Hearts: i quattro brani proposti, infatti, si muovono nel solco della tradizione europea del genere, tra rimandi a Sentenced e NFD, oltre ad attingere agli imprescindibili Type O Negative.
Se il sound sviluppato dai The Eyes Of Desolation non apporta certo chissà quali novità ad un genere che, in fondo, neppure ne ha bisogno, potendo vivere tranquillamente di schemi ben definiti e sempre graditi agli appassionati, convince e sorprende non poco, invece, la qualità esibita in questi venticinque minuti scarsi offerti dall’ep.
Le quattro tracce sono tutte ugualmente godibili (con preferenza personale per la conclusiva Fighting for Your Cause), sufficientemente diversificate tra loro, e si fissano nella mente con un certo agio, riportandoci alla mente i ben tempi andati, quando alcune delle band citate erano ancora attive e capaci di dare alla luce grandi album. Il vocalist Carlomagno Varela prende le mosse da una timbrica alla McCoy/White, arricchendola con un utilizzo vario e sapiente delle sue sfumature più estreme, ben assecondato da una band preparata e conscia del proprio notevole potenziale.
Derivativi ma talentuosi, i costaricensi meritano il massimo supporto da parte di chi ama questo genere, attendendoli alla prova di un nuovo full length che, dopo aver posto queste solide basi, potrebbe espandere la loro fama al di là dell’Atlantico.

Tracklist:
1. Waking Death
2. Crimson Sky
3. I Found My Place
4. Fighting for Your Cause

Line-up:
Javier Murillo – Bass
Chus Mora – Guitars
Carlomagno Varela – Vocals
Mario Vega – Drums
Carlos Carazo – Keyboards

THE EYES OF DESOLATION – Facebook

Vemod – Venter På Stormene

Venter På Stormene è un album assolutamente da riscoprire in attesa che i Vemod si riaffaccino sul mercato, questa volta però con alle spalle un etichetta in grado valorizzarne al massimo il notevole potenziale.

Sempre alla costante ricerca di musica capace di colpire ed emozionare, la Prophecy attira nel proprio variegato e qualitativo roster i norvegesi Vemod e ne ripropone in un nuovo formato il full length d’esordio Venter På Stormene.

Il duo formato da Jan Even Åsli e Eskil Blix (divenuto nel frattempo un terzetto con l’ingresso del bassista Espen Kalstad) ha mosso i primi passi nel 2004 (quando uscì il demo Kringom fjell og skog) ma è rimasto silente per diverso tempo finché, nel 2011, uno split album con i tedeschi Klage ed un nuovo demo (Vinterilden) hanno preparato il terreno all’uscita di Venter På Stormene l’anno successivo.
Un album, questo, che all’epoca passò inosservato ai più, anche se ben accolto da chi ebbe occasione di parlarne, schiacciato tra la miriade di uscite ed l’incasellamento della band nel calderone black metal, scelta per certi versi obbligata ma per altri piuttosto fuorviante.
Se di black si tratta senza ombra di dubbio, infatti, quello dei Vemod è contraddistinto da caratteri molto eterei ed atmosferici e con una non trascurabile componente ambient e, per di più, racchiude ed amalgama efficacemente diverse fonti di ispirazione, che comprendono ovviamente la matrice di base norvegese, con rimandi alla scuola tedesca ed anche qualche accenno cascadiano proveniente da oltreoceano.
La title track e la successiva Ikledd Evighetens Kappe sono due ottimi brani, contigui nel loro sviluppo, atmosferici ed evocativi ma senza contraddistinti da una gelida asprezza di fondo, mentre Altets Temple è una lunga traccia ambient e Å Stige Blant Stjerner, posta in chiusura, si rivela una magnifica progressione strumentale.
Venter På Stormene (in attesa della tempesta) è un album assolutamente da riscoprire in attesa che i Vemod si riaffaccino sul mercato, questa volta però con alle spalle un etichetta in grado valorizzarne al massimo il notevole potenziale.

Tracklist:
1.Venter på stormene
2.Ikledd evighetens kappe
3.Altets tempel
4.Å stige blant stjerner

Line-up:
E. Blix – Drums, Vocals
J.E. Åsli – Guitars, Bass, Compositions, Lyrics

VEMOD – Facebook

Carnage Inc – Fury Incarnate

Fury Incarnate è un ottimo compromesso tra il thrash metal old school ed il sound più modernista e marziale delle nuove generazioni.

Thrash metal senza compromessi ci propongono gli indiani Carnage Inc, giovane band di Mumbai che va ad infoltire la scena estrema sempre più pressante sul mercato europeo grazie alla Trascending Obscurity, label che negli ultimi anni ha avuto il merito di portare a conoscenza degli appassionati molte delle realtà presenti in quel lontano e per noi ancora misterioso paese.

Il debutto del gruppo si riassume in questi cinque brani che vanno a comporre Fury Incarnate, ep dall’alto tasso adrenalinico e buon esempio di thrash metal tra tradizione e soluzioni moderne.
Un pugno nello stomaco ben calibrato ed orchestrato con ottima padronanza di mezzi dal quartetto, un’alternanza di atmosfere che riprendono in toto il genere suonato nella storica Bay Area e lo imbastardiscono, a tratti con ritmiche colme di groove ed un approccio moderno che lascia aperte al gruppo più soluzioni nel prossimo futuro.
Storceranno il naso i puristi ma per suonare thrash metal la tecnica è più importante di quello che si possa pensare, ed il gruppo indiano non difetta certo in qualità, sia nella sezione ritmica che nel lavoro delle due asce che non risparmiano solos taglienti e riff veloci e nelle parti moderne massicci e saturi il giusto.
Ne escono cinque brani carichi a palla, due davvero ben fatti (il singolo Defiled e Day Of Delirium), la prima chiaramente ispirata agli eroi del thrash americano, la seconda strutturata su di un riff orientaleggiante e da rallentamenti atmosferici di drammatica tensione.
Fury Incarnate è un ottimo compromesso tra il thrash metal old school (primi Metallica, Anthrax) ed il sound più modernista e marziale delle nuove generazioni (Lamb Of God, Shadows Fall), perciò in grado di accontentare più palati abituati a succulenti piatti metallici. Consigliato.

TRACKLIST
1.Dawn
2.Defiled
3.Fury Incarnate
4.Day Of Delirium
5.Ungod

LINE-UP
Varun Panchal – Rhythm Guitar/Vocals
Navin Mudaliyar – Lead Guitar
Jason Dias – Bass/Backing vocals
Moinuddin Farooqui – Drums

CARNAGE INC. – Facebook

Wired Anxiety – The Delirium Of Negation

Il gruppo vale assolutamente l’ascolto e l’ep è di quelli che creano aspettative in chi impegna i propri ascolti nel metal estremo underground.

Band che si aggira per i vicoli di Mumbai dal 2009, i Wired Anxiety, dopo aver esordito con l’ep The Eternal Maze nel 2012, tornano tramite la Transcending Obscurity con questo nuovo lavoro, un ep di quattro brani dal titolo The Delirium Of Negation.

Bene ha fatto la label nel supportare il gruppo, visto il buon potenziale del quartetto e l’ottimo lavoro che, se pur di breve durata, lascia presagire un futuro più che roseo per il combo indiano.
Dall’opener Test Subject: Human, infatti, la band non lascia scampo puntando sulla potenza e l’abbondare di ritmiche colma di groove, una tecnica più che buona e monolitici mid tempo che si alternano ad atmosfere al limite del brutal.
Dalla voce brutale, alle spaventose accelerazioni è tutto un susseguirsi di frenate e ripartenze, sorrette da un songwriting elevato che permette ai brani di differenziarsi uno dall’altro ed alla band di lasciare un’ottima impressione su chi ascolta.
Si passa così da momenti ragionati che richiamano il death old school, a devastanti performance che del brutal tecnico prendono l’attacco frontale di squisite performance esecutive.
Heavily Sedated risulta un brano clamoroso in questo senso, ma non sfigurano neanche gli altri, purtroppo per noi, pochi brani in scaletta come Severe Comorbidity e la conclusiva Focus 22.
Poco altro da aggiungere se non che il gruppo vale assolutamente l’ascolto e l’ep è di quelli che creano aspettative in chi impegna i propri ascolti nel metal estremo underground.
Altra ottima scoperta da parte della Transcending Obscurity e ascolto obbligato peri i fans del genere.

TRACKLIST
1. Test Subject: Human
2. Heavily Sedated
3. Severe Comorbidity
4. Focus 22

LINE-UP
Sumeet Ninawe – Drums
Adwait Jadhav – Bass
Dheeraj Govindraju – Vocals
Naval Katoch – Guitars

WIRED ANXIETY – Facebook

Gandalf’s Owl – Winterfell

Decisamente apprezzabile questo esperimento, proprio perché Gandolfo Ferro, rivolgendosi ad una fascia di ascoltatori sostanzialmente diversa da quella degli Heimdall, si mette coraggiosamente a nudo rinunciando alle sue più riconosciute peculiarità,

In ambito metal, i musicisti provenienti dal power o dall’heavy metal più classico non sono certo noti per le loro propensioni sperimentali, che spesso si ritrovano maggiormente nei colleghi dediti ai generi più estremi.

Sorprende piacevolmente, quindi, ritrovare Gandolfo Ferro, vocalist degli Heimdall nel loro ultimo lavoro Eneid, alle prese con un ep di musica strumentale di matrice dark ambient.
Parafrasando il nome di battesimo del musicista siciliano, Gandalf’s Owl è un progetto che si mette in luce presentando un quarto d’ora di musica davvero interessante e per nulla tediosa; l’impressione è che Ferro, con questo primo assaggio, intenda esplorare varie sfaccettature della musica ambient, quasi a voler trovare una direzione ideale in occasione di un possibile lavoro su lunga distanza.
Così, ci imbattiamo nell’accattivante e ritmata The Wall, pervasa da pulsioni elettroniche che ritroviamo in maniera più soffusa anche in Winterfell, il brano a mio avviso meglio riuscito del trittico, in virtù anche del prezioso lavoro chitarristico offerto da Gaetano Fontanazza. Chiude questo quarto d’ora di pregevole fattura una White Arbour (…The North Remembers) che, tra passaggi recitati ed campionamenti a sfondo naturalistico, fa approdare l’ascoltatore in un più avvolgente e confortevole sound ambient dai tratti evocativi e paesaggistici.
Decisamente apprezzabile, in definitiva, questo esperimento, proprio perché Gandolfo Ferro, rivolgendosi ad una fascia di ascoltatori sostanzialmente diversa da quella degli Heimdall, si mette coraggiosamente a nudo rinunciando alle sue più riconosciute peculiarità, dimostrandosi raffinato compositore a 360 gradi. Restiamo quindi in curiosa attesa del prossimo volo del gufo di Gandalf …

Tracklist:
1. The Wall
2. Winterfell
3. White Arbour (…The North Remembers)

Line-up:
Gandolfo Ferro: all instruments

Guitar ambient on “Winterfell” by Gaetano Fontanazza

GANDALF’S OWL – Facebook

Bells Of Ramon – Jamie Lee

I Bells Of Ramon rialsciano un sette raffinato, ben suonato e ben prodotto che lascia ben sperare per il futuro disco.

Dopo un po’ di attesa e vari concerti positivi, ecco uscire il 7″ che precede il debutto dei Bells Of Ramon previsto per l’autunno del 2016.

I Bells Of Ramon sono un gruppo genovese che suona uno stoner molto influenzato dall’hard rock, ma anche viceversa va bene, ovvero hard rock influenzato dallo stoner. Il loro suono è composto molto attentamente e nulla viene lasciato al caso. Il primo pezzo, Jamie Lee, ha un incedere elegante e sinuoso, con un suono molto stelle e strisce, riuscendo ad essere originale e particolare anche in un ambito dove non è facile. Ascoltando questi due pezzi si può sentire anche un forte sapore di grunge, perché a noi di una certa età è rimasto in testa, e non c’è nulla da fare. I Bells Of Ramon rilasciano un sette raffinato, ben suonato e ben prodotto che lascia sperare il meglio per il futuro disco.

TRACKLIST
Side A – Jamie Lee
Side B – Smoke Stung

LINE-UP
Luca Baldini- Voice, Guitar
Fabio Leonelli – Guitar
Sandro Carraro – Bass
Martino Sarolli – Drums

BELLS OF RAMON – Facebook

A Silent Noise – ZeitMaschine / The Wake

Nuovo singolo, che funge da apripista per il prossimo album, per i A Silent Noise, realtà nostrana che fonde con eleganza new wave ottantiana, musica elettronica di ispirazione tedesca e colonne sonore sci-fi.

La band nasce per volere del tastierista e cantante Libero Volpe, ideata come solo project, poi trasformata in una band a tutti gli effetti con l’entrata in pianta stabile di Lorenzo Ceccarelli al basso e Stefano Esposito alla chitarra.
Il primo lavoro del gruppo, intitolato Kaleidoscope, esce nel 2014 e permette alla band di iniziare un’intensa attività live, mentre a marzo di quest’anno è il video di ZeitMaschine, girato come un cortometraggio, che irrompe sui canali di competenza, con la musica del gruppo diventa la suggestiva colonna sonora per le immagini che scorrono sul video.
La firma con Agoge porta la band al singolo in questione, formato dal brano che dà il titolo al video con in più la bellissima The Wake.
Musica onirica che richiama la new wave più matura, basi elettroniche di suggestivo kraut rock in una struttura di liquido incedere dalle reminiscenze sci-fi, la proposta del terzetto si muove misteriosa e dark su queste coordinate, lasciando intravedere una maturità artistica sorprendente.
La moltitudine di ispirazioni dalle quali la band attinge lascia spazio al talento compositivo che in questi due brani viene espresso galleggiando mellifluo tra i generi di cui si compone il sound, tra una ZeitMaschine, che ricorda un trip alla Odissea nello Spazio ed una The Wake, semplicemente straordinaria nel richiamare diverse realtà oscure del periodo ottantiano (Ultravox, Joy Division e Tangerine Dream).
In sintesi, due brani che esprimono appieno il valore artistico degli A Silent Noise, andando a creare una certa aspettativa per il prossimo album.

TRACKLIST
Side A: ZeitMaschine
Side B: The Wake

LINE-UP
Libero Volpe – voice, synthesizers, bass/baritone guitar
Lorenzo Ceccarelli – Bass guitar
Stefano Esposito – Guitars

A SILENT NOISE – Facebook

DunkelNacht – Ritualz Of The Occult

Ritualz Of The Occult conferma in pieno quanto scritto due anni fa al riguardo dei DunkelNacht, con la speranza che, comunque, questa breve opera non resti fine a sé stessa ma costituisca piuttosto l’antipasto ad un prossimo album su lunga distanza.

I francesi DunkelNacht, in poco più di un decennio d’attività, si sono segnalati per una produzione piuttosto ricca di uscite (anche se i full-length pubblicati sono solo due) e, soprattutto, per una certa irrequietezza stilistica che sembra essere marchiata a fuoco nel dna delle band transalpine dedite a forme musicali prossime al black metal.

Avevamo già parlato di questo combo di Lille in occasione del loro precedente album, Revelatio, che aveva convinto proprio per una versatilità di fondo che non sconfinava in una resa frammentaria od eccessivamente cervellotica.
La dote principale dei DunkelNacht che emergeva in tale frangente era, in effetti, quella di tenere sempre ben presente quanto la melodia abbia un suo peso anche in una proposta dai tratti estremi, e non fa difetto in tal senso neppure questo breve Ep con il quale i nostri, in meno di venti minuti, ci investono con il consueto approccio caleidoscopico.
Rispetto a Revelatio sembrerebbe che la barra si sia spostata verso un black death che non rinuncia comunque a stupire con qualche colpo ad effetto, come l’incedere catchy dell’intro Unchained o l’approccio tra il teatrale ed il grottesco della conclusiva God to Gold (Gold to God).
La title track è una notevole mazzata nella quale il nuovo vocalist, l’olandese M.C. Abagor, si esprime in maniera convincente sia con il growl che con lo scream, e non da meno è la successiva Pretty Lovesick Funeral, nella quale si fanno apprezzare diversi passaggi rallentati, mentre il delicato arpeggio che inaugura Emblem of a Diluted Deism si rivela quanto mai ingannatorio, vista la piega che prenderà un brano per lo più spigoloso e squadrato, ma capace ugualmente di aprirsi in maniera imprevedibilmente ariosa nella sua parte finale.
Un tratto comune e determinante per la riuscita dell’Ep è, comunque, l’ottimo lavoro alla chitarra solista del leader Heimdall, il quale infarcisce i diversi brani di assoli di ottimo gusto e, soprattutto, mai banali.
Ritualz Of The Occult conferma in pieno quanto scritto due anni fa al riguardo dei DunkelNacht, con la speranza che, comunque, questa breve opera non resti fine a sé stessa ma costituisca piuttosto l’antipasto ad un prossimo album su lunga distanza.

Tracklist:
1. Unchained
2. Ritualz of the Occult
3. Pretty Lovesick Funeral
4. Emblem of a Diluted Deism
5. God to Gold (Gold to God)

Line-up:
Heimdall – Guitars (lead), Programmings
Alkhemohr – Bass, Vocals (backing)
Max Goemaere – Drums
M.C. Abagor – Vocals (lead)

DUNKELNACHT – Facebook

Delirant Chaotic Sound – The Ride Of Thanatos Ep

Interessante debutto su ep per questo gruppo milanese, dopo il demo Madness Under Skin.

Ad un primo distratto ascolto la loro proposta potrebbe sembrare metalcore, mentre invece andando avanti nell’ascolto ed eventualmente ripetendolo, si sentono molte cose dentro questo ep che stimola non poco la curiosità. La struttura delle canzoni dei Delirant Chaotic Sound è complessa e presenta vari livelli e diverse interpretazioni. Giova molto a questi ragazzi il fatto di aver trovato una valida voce femminile che risponde al nome di Margherita Andreolli, che ha spiccate doti, e forse in questo disco si contiene ancora un po’, mentre dovrebbe straripare. In gran forma è anche Marco Boccotti, voce maschile, che non fa da contrasto a Margherita, poiché ogni voce vive di vita propria e contribuisce a creare linee sinuose. Il gruppo crea ampie melodie e pezzi più serrati, lasciando un’ottima impressione, facendo capire quanta cura e preparazione vi sia dietro questi pezzi molto curati. Un debutto notevole, che lascia a questi ragazzi molte vie aperte, dato che nulla a livello compositivo è loro precluso, anche se sono un band metal e lo rimarranno sempre. Grande curiosità e voglia di mettersi in gioco per un gruppo che ha ottime potenzialità, ma soprattutto ha voglia di sperimentare e di spiazzare.

LINE-UP
Marco Boccotti – Voice
Margherita Andreolli – Voice
Daniel Tanzer – Guitar
Stefano D’Ambra – Guitar
Federico Medana – Bass
Davide Silva – Drums

DELIRANT CHAOTIC SOUND – Facebook

Vulture – Victim to the Blade

Primo demo di quattro brani per i tedeschi Vulture, votati al più puro spirito underground di matrice ottantiana.

I Vulture sono un giovane gruppo tedesco, attivo dallo scorso anno, del quale la label High Roller licenzia il primo demo di quattro brani (rigorosamente in musicassetta), per una quindicina di minuti di speed/thrash old school, debitore della scuola ottantiana.

E all’ascolto di Victime To The Blade sembra davvero di tornare ai gloriosi anni delle musicassette e delle ‘zine cartacee, produzione ed impatto sono infatti  in puro stile anni ottanta, cosi come il cantato che non fa mancare qualche sguaiato urlo in falsetto.
Ritmiche velocissime, accompagnano un’aggressione thrash senza compromessi, l’aria che si respira è di pura nostalgica riesumazione delle sonorità care ai pionieri dei generi descritti, ed un alone di stantio prevale sul sound dei nostri baldi thrashers tedeschi.
La cover di Rapid Fire dei Judas Priest chiude il lavoro, non prima di averci fatto scendere qualche lacrimuccia nostalgica con l’impatto a tutta velocità delle varie Vulture, Delivered to Die e la titletrack.
Poco per esprimere un giudizio sulla prova del gruppo, ma abbastanza per consigliare un ascolto solo a chi è un vero fan dello speed metal di matrice ottantiana, nonché assoluto cultore delle opere in musicassetta.
La domanda che mi pongo al riguardo è: ma ne esistono ancora? …

TRACKLIST

Side A
1. Vulture
2. Delivered to Die
3. Victim to the Blade
4. Rapid Fire (Judas Priest cover)

Side B
1. Vulture
2. Delivered to Die
3. Victim to the Blade
4. Rapid Fire (Judas Priest cover)

LINE-UP
M. Outlaw – Guitars
S. Genözider – Guitars, Drums
L. Steeler – Vocals
A. Axetinctör – Bass

VULTURE – Facebook

Surtur – Descendant of Time

Riff secchi e precisi e tanta ferocia, sommata all’entusiasmo che una giovane band al primo lavoro mette alla grande sul piatto, fanno pari e patta con i piccoli difetti del caso: i ragazzi sono giovani ed hanno ampi margini di miglioramento

Che i paesi asiatici siano ormai una culla per il movimento estremo mondiale non è certo una novità, almeno per chi è abituato a spulciare le ‘zine di riferimento, attente a quello che succede in quei lontani paesi dal punto di vista musicale.

Iyezine in questi anni ha dato molto spazio alla scena, confrontandosi con realtà metalliche che nulla hanno da invidiare a quelle europee e statunitensi, in tutti i generi e sottogeneri di cui può vantare la nostra musica preferita.
Oltre all’immensa India anche gli altri paesi non mancano di gruppi di una certa importanza, specialmente a livello qualitativo, ed uno di questi è sicuramente il Bangladesh.
Thrash metal, per molti un genere obsoleto, che nell’underground però regala piccoli gioiellini di metallo incendiario, trovando appunto nel continente asiatico terreno fertile per far crescere nuove e buone realtà che al genere si ispirano.
A Dhaka, città del Bangladesh nascono nel 2012 i Surtur giovane quartetto di thrashers che debuttano lo scorso anno con Descendant of Time, ristampato quest’anno dalla Witches Brew, un ep di quattro brani ispirato al thrash metal old school di scuola tedesca ma che non rinuncia a devastare con letali dosi di death metal.
Ne esce un sound violento e senza compromessi, dato anche dal growl cattivissimo e dalle atmosfere da battaglia negli inferi che oscurano il sound dei brani.
Intro acustica, che sfocia in un mid tempo, è un attimo perché si parte a velocità furibonde con doppia cassa sparata al limite ed una tregenda metallica dall’impatto furibondo.
La titletrack risulta una tempesta estrema, ma dall’ottima Maggot Filled Brain e Demolisher, qualche rallentamento ed un minimo di melodia in più danno al sound della band una leggera varietà nel suo assalto sonoro senza compromessi.
Riff secchi e precisi e tanta fer28ocia sommata all’entusiasmo che una giovane band al primo lavoro mette alla grande sul piatto, fanno pari e patta con i piccoli difetti del caso, i ragazzi sono giovani ed hanno ampi margini di miglioramento, il genere suonato è del più classico perciò l’originalità la lasciamo in altre sedi, aspettiamo il prossimo passo per una più accurata esamina, anche per il minutaggio ridotto del lavoro in questione.

TRACKLIST
1.Prologue to Chaos
2.Descendant of Time
3.Maggot Filled Brain
4.Demolisher

LINE-UP
Riasat Azmi – Vocals
Shadman Omee -Guitars
Masnun Efaz -Bass
Rifat Rafi – Drums

SURTUR – Facebook