Isenblåst – Altars Of Blood

Due tracce promo di black metal senza compromessi, in attesa del primo full lenght di prossima uscita.

Gli Isenblåst, black metallers provenienti dal Michigan, hanno rilasciato queste due tracce promo, in attesa del primo full lenght di prossima uscita.

Il gruppo attivo dal 2010 è gia al quarto demo in sei anni a far compagnia ad un ep uscito nel 2014 dal titolo Unleashing the Demon Scourge di oltranzista black metal old school.
Ed è proprio la scuola norvegese dei primi anni novanta ad essere la massima ispirazione per il gruppo statunitense, lo conferma questi due brani feroci ed estremamente evil, dai testi satanici e dalla produzione vecchia scuola.
Altars Of Blood e I; Lucifer ci presentano un quartetto di demoni completamente votati alla nera fiamma che bruciava, maligna e diabolica tra le fredde lande scandinave, ritmiche che alternano sfuriate devastanti a marce cadenzate verso l’inferno, uno scream di genere efferato e indemoniato il giusto, più una totale devozione per le opere di Mayhem, Marduk, Ragnarok e Setherial.
Black metal senza compromessi dunque, due fieri inni malefici suonati con la convinzione di essere davvero tornati alle battaglie tra le truppe dell’inferno nei primi anni novanta, questo risultano le due tracce presentate da Chronolith (basso e voce), Lord Kaiser ( chitarra), Walshpurgisnacht (basso) e Abominater alle pelli.
Il gruppo di Detroit ci dà appuntamento al debutto sulla lunga distanza, nel frattempo i due brani sono disponibili in free download sul bandcamp del gruppo e verrà pure realizzata una versione limitata in cd a cento copie; se siete amanti del black metal old school dategli un ascolto ed aspettate con noi il fatidico full length.

TRACKLIST
01. Altars of Blood
02. I; Lucifer

LINE-UP
Walshpurgisnacht – Bass
Abominater – Drums
Lord Kaiser – Guitars
Chronolith – Vocals, Guitars

 

Bloody Invasion – Bloody Invasion

Buon debutto per i Bloody Invasion con un mini cd che ha nella compattezza e l’alternanza tra tiro possente e rallentamenti, composti da buoni spunti melodici, il proprio punto di forza.

I Bloody Invasion sono una death metal band tedesca, nata nel 2012, dedita a sonorità classiche e arrivata finalmente al debutto con questo ep omonimo tramite la sempre attenta WormHoleDeath, sinonimo di qualità nel metal estremo underground.

Il quintetto originario di Neuruppin si presenta al mondo metallico estremo con cinque brani di death metal old school, guerresco, ed a tratti pregno di un’epicità nascosta dalla valanga di riff pesanti come incudini che ricadono sull’ascoltatore, mortali nel loro colpire il bersaglio con mitragliate ritmiche, ed interpretate da un growl cattivissimo, come un capo tribù che arringa i suoi fedeli guerrieri sul campo di battaglia.
Si combatte in territori cari a band storiche come Bolt Thrower e primi Kataklysm, puro e quadrato death metal che non disdegna accelerazioni devastanti e monolitici ritmi cadenzati che spronano a marciare i soldati in avvicinamento sul luogo di quella che diventerà la strada per la gloria o l’eroico passaggio all’aldilà.
Matter Of Time risulta una death metal song lineare, robusta e compatta, mentre con Hangman trovano spazio arpeggi dal tono drammatico e ritmiche che variano tra velocità e marzialità.
Il growl alterna toni cavernosi ad urla animalesche, sotto le armature si nascondono orchi famelici, mentre la title track si abbatte sul luogo dello scontro come una tempesta di acqua e sangue, mentre Act Of Justice risulta la traccia più diretta dell’opera.
Altro macigno sonoro, la conclusiva The Mischief, torna ad alternare devastanti partenze a razzo, care agli headbanger più incalliti, a rallentamenti melodici, per poi tornare su velocità sostenute e cattiveria a iosa.
Buon debutto, quindi, con un mini cd che ha nella compattezza e l’alternanza tra tiro possente e rallentamenti, composti da buoni spunti melodici, il proprio punto di forza, per un sound sicuramente da sviluppare in un futuro full length, nel frattempo si consiglia l’ascolto agli amanti del genere.

TRACKLIST
1. A Matter of Time
2. Hangman
3. Bloody Invasion
4. Act of Justice
5. The Mischief

LINE-UP
Didi – Drums
Marek – Guitars
Christian – Guitars
Max – Vocals
Martin – Bass

BLOODY INVASION – Facebook

Seriously Mentally Damaged – Enlightened By Obscurity Ep

I Seriously Mentally Damaged possono andare oltre, perchè hanno orizzonti metal molto vasti.

Dei ragazzi seppur non professionisti possono fare ottime cose, e i genovesi Seriously Mentally Damaged ne sono la dimostrazione.

Ciò che colpisce di più ascoltando questo ep è la rabbia pura, l’incazzatura distillata in note precise, violente ed incombenti, che sono metal ma ne vengono dalle calche umane dell’hardcore. Loro fanno un death molto tecnico, che cangia a seconda del momento, ora death, ora quasi vicino al nu metal in certi momenti, soprattutto per il cantato, arrivando a lambire territori post metal, anche se per una breve durata.
Questo è il loro terzo ep e sono uno dei più gruppi più interessanti che abbia ascoltato ultimamente. La doppia voce mi fa ricordare, anche per la rabbia espressa, un gruppo che era meno metal ma molto simile, i Raging Speedhorn che tante gioie mi hanno regalato, ma i Seriously Mentally Damaged possono andare oltre, perché hanno orizzonti metal molto vasti. Rabbia, velocità, precisione aumentati dall’ottima produzione di Fabio Palombi al Blackwave Studio.
Devastazione sonica ed è subito amore.

TRACKLIST
1. Kill The King
2.The Plague of Unreason
3.Strength To Fight Back

LINE-UP
Betsy – Vocals
Bory – Guitar, Bass and Drum Programming
Bruce – Vocals
Ste – Vocal

SERIOUSLY MENTALLY DAMAGED – Facebook

War Atrocities – Necromantical Legions Ep

Questo disco è molto divertente, ci porta in un incrocio e si sa, gli incroci sono luoghi satanici dove si incontrano punk, metal e trash, con una spruzzata di black metal

Il bello del metal, oltre ad essere metal, è che può essere declinato in molti modi, essere suonato da gruppi o anche da singoli.

Il metal suonato da una sola persona è praticamente un genere a sé stante e vi sono molti ottimi esempi di ciò. In questo caso troviamo la creatura del croato di Spalato Wastelander, War Atrocities, un coagulo di black, trash e scorie radioattive di Venom, Hellhammer, Celtic Frost e di velocità ed attitudine metalpunk. Ma ciò che ricorda maggiormente sono i Bathory dei primi dischi, anche se il croato è più veloce e punk. Il risultato è un disco incalzante e debitore di più di una bevuta a quel signore che è appena venuto a mancare, Lemmy, che con i suoi Motorhead ha anfetaminizzato il rock, spingendolo in territori metal. Infatti l’ultima canzone è il rifacimento di Armageddon dei Bathory, tratto dall’omonimo album del 1984. Questo disco è molto divertente, ci porta in un incrocio e si sa, gli incroci sono luoghi satanici dove si incontrano punk, metal e trash, con una spruzzata di black metal, anche perchè il black deriva da quei generi di cui sopra.
Necromantical Legions raggiunge in pieno lo scopo di dare nero piacere metallico, portandoci fra schiere di demoni che schizzano veloci verso i loro supplizi. Qui si può trovare quello spirito che animò il giovane Quorthon per cambiare le carte in tavola, più dei Venom e di tanti altri gruppi. Un disco notevole per pura e semplice devastazione.

TRACKLIST
1.Screams From The Pits
2.Destruktor of Eternal
3.Mayhem Mongers
4.Cryptic Calls
5.Storm of The Tyrants
6.Ripper Lust
7.Armageddon (Bathory)

LINE-UP
Wastelander : Everything.

WAR ATROCITIES – Facebook

Excruciation – Twenty Four Hours

Ep che sembra segnare una svolta dark per gli esperti elvetici Excruciation, in attesa di verificarne l’impatto con l’album di prossima uscita.

Twenty Four Hours è un breve ep che segna, almeno in apparenza, una svolta importante nel sound di un band dalla storia ormai trentennale come gli svizzeri Excruciation.

Nati come fautori di un thrash piuttosto canonico proposto nella prima parte della loro carriera (dal 1985 al 1991), dopo una lunga pausa durata quasi tre lustri gli elvetici si sono ripresentati spostandosi in maniera decisa verso il death doom piuttosto plumbeo che ha contraddistinto i tre full length finora incisi (“Angels to Some, Demons to Others”, “[t]horns” e “[g]host”); quest’ultima uscita, invece, farebbe presupporre un ulteriore cambio di direzione stilistica facendoli approdare su lidi più dark, con sconfinamenti frequenti in un gothic/post punk reso robusto dal persistente scheletro metallico.
Non a caso, l’ep prende il titolo dal singolo omonimo pubblicato poco prima che altro non è se non la cover del capolavoro targato Joy Division. Ovviamente, riuscire a trasmettere lo stesso senso di dolente alienazione provocato dalla voce di Ian Curtis era impensabile, per cui i nostri, avvalendosi invece del gotico vocalismo di Eugenio Meccariello, irrobustiscono non poco le trame fornendo una versione decisamente condivisibile di un brano-monumento della storia della musica (almeno per quanto mi concerne).
Le altre due tracce ci mostrano gli Excruciation alle prese con questa commistione di doom e darkwave abbastanza convincente: il sound è decadente e, come accadeva alla band ottantiane, bada molto di più alla sostanza che non alla forma: quello che ne scaturisce ha così sembianze meno artefatte, consentendo al gruppo zurighese di sfuggire al rischio di apparire eccessivamente fuori tempo massimo.
L’attesa è quindi per la prossima prova su lunga distanza, che ha già un titolo (“[c]rust”) ed una label pronta a pubblicarlo (la nostrana WormHoleDeath), con la curiosità di osservare se questa variazione rappresenti solo un fatto occasionale legato alla coverizzazione dei Joy Division oppure, al contrario, costituisca la nuova via maestra seguita dagli Excruciation.

Tracklist
1.Twenty Four Hours
2.Olympus Mons
3.Borderline (extended)

Line-up:
Eugenio Meccariello – vocals
HNS Reitze – guitars
Marcel Bosshart – guitars
D.D. Lowinger – bass
Andy Renggli – drums

EXCRUCIATION – Facebook

Fungi From Yoggoth / Liturgia Maleficarum

Split in cassetta di altissima qualità, direttamente dagli abissi di un inferno che striscia nel sottobosco musicale, e che fortunatamente non ci lascia mai, grazie ad etichette come la Diazepam.

Split in cassetta da sessanta minuti per la Diazepam, etichetta che continua a popolare i nostri incubi.

Il lato a è territorio dei Fungi From Yoggoth con un suono dark ambient rituale vecchio stile, che ci da la possibilità di ascoltare qualcosa che non gira molto negli ultimi tempi. Fungi From Yoggoth più che musica fa ambientazioni sonore, come un gas che passa da sotto una porta chiusa ed invade il nostro ambiente in silenzio. Il darkambient è un genere particolare, e caricato di ritualità come in questo caso è ancora più particolare. I cinque pezzi sono malati ed insani, prodotti molto bene con passione e dedizione, ed ululano come si deve.
L’altro lato della cassetta contiene qualcosa che non ti aspetteresti solo se non conosci la Diazepam, ecco quindi il nerissimo doom ambient con tocchi black metal dei Liturgia Maleficarum. Il gruppo proviene da Dunwich e fa una musica morbosa e quasi fastidiosa nella sua tenebrosa bellezza, e le tastiere sullo sfondo danno una pennellata particolare, quasi che una primitiva elettronica contaminasse la tavolozza di un pittore già morto.
Split in cassetta di altissima qualità, direttamente dagli abissi di un inferno che striscia nel sottobosco musicale, e che fortunatamente non ci lascia mai, grazie ad etichette come la Diazepam.
Edizione limitta in quarantasette copie ordinabile su http://dzpm.blogspot.it/p/store.html

TRACKLIST
01 Fungi From Yuggoth : I
02 Fungi From Yoggoth : II
03 Fungi From Yoggoth : III
04 Fungi From Yoggoth : IV
05 Fungi From Yoggoth : V
06 Liturgia Maleficarum : Ex Divina Luce Repulsus Sum
07 Liturgia Maleficarum : Humanae Vitae Taedemus
08 Liturgia Maleficarum : Mater Abominationum, Ante Te Genuflecto
09 Liturgia Maleficarum : In All His Fathomless Glory, He Appears
10 Liturgia Maleficarum : In Perpetua Obscuritas Iacebo

DIAZEPAM – Facebook

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Instigator – Bad Future

La prova sulla lunga distanza potrebbe essere un passo più deciso, per ora questo 7′ rimane ad esclusiva dei soli fans del metal old school e delle band da cui gli Instigator traggono ispirazione.

Si aprono le porte dell’inferno e dalle viscere del girone più lontano e buio spuntano gli Instigator, autori di questi quattro brani licenziati, appunto, dalla Gates Of Hell records in edizione limitata in vinile.

La band svedese autrice di un solo demo nell’ormai lontano 2010, ci scaraventa nel suo mondo, tra horror e sci-fi, ed il 7′ in questione, dall’assoluto impatto old school, lascia intravedere buone potenzialità, anche se la produzione è un po troppo vintage.
Old school senza compromessi, un heavy metal dai tratti speed tra voci cartavetrate, falsetti che richiamano il re diamante e tutto il metal horror/satanico direttamente dagli anni ottanta.
Il gruppo sa creare atmosfere soffocanti e i brani, dall’opener Anabolic, sono circondati da un’aurea diabolica e blasfema che a tratti risulta suggestiva, manca però un riff che entri in testa, una linea melodica che faccia alzare l’orecchio, specialmente nelle prime due songs, la già citata Anabolic e Inseminoid.
Le cose migliorano con la seconda parte, che vede il gruppo alle prese con Black Magic e Undetectable, la prima vede un metal veloce, alla primi Slayer/Venom, con uno stacco a metà brano ed una voce teatrale dal buon effetto, che da varietà alla song, mentre la seconda è il classico brano tra Venom e new wave of british heavy metal, questa volta con un ottimo riff portante e dal mood che torna su argomenti fanta/horror.
Dopo cinque anni dal primo demo, direi che la band non ha lasciato intravedere grossi passi avanti, le influenze sono tutte nell’old school di matrice ottantiana, anche se qualche spunto lascia intravedere buone discrete potenzialità.
La prova sulla lunga distanza potrebbe essere un passo più deciso, per ora questo 7′ rimane ad esclusiva dei soli fans del metal old school e delle band da cui gli Instigator traggono ispirazione.

TRACKLIST
Side A
1. Anabolic
2. Inseminoid
Side B
3. Black Magic
4. Undetectable

LINE-UP
Persecutioner – Bass
Transgressor – Drums
D. Retaliator – Guitars
D. Slaughter – Guitars
Hiroshima – Vocals

GATES OF HELL – Facebook

Affliction Gate – Dying Alone

Gli Affliction Gate fanno più danni con quattro brani che molti gruppi con una discografia intera e questo ep conferma l’enorme potenziale estremo del gruppo transalpino.

Gli Affliction Gate fanno più danni con quattro brani che molti gruppi con una discografia intera e questo ep conferma l’enorme potenziale estremo del gruppo transalpino.

Ho iniziato dalla fine, vero, ma solo per sottolineare e mettere subito in chiaro di che pasta sono fatti gli Affliction Gate, una banda di deathsters con in testa solo ed esclusivamente l’intenzione di farvi male a suon di schiaffoni death metal.
Il gruppo nasce nel 2006 e Dying Alone è il terzo mini cd della loro discografia, a cui si aggiunge il full length Aeon of Nox (From Darkness Comes Liberation) del 2009.
Tornano tramite la Transcending Obscurity dopo quasi quattro anni dall’ultimo ep Shattered Ante Mortem Illusions, purtroppo solo con questi quattro brani, ma la forza e la potenza old school che emanano, bastano e avanzano per farne una delle uscite più rilevanti in ambito death vecchia scuola degli ultimi tempi.
Un uragano sonoro a metà strada tra il death metal scandinavo (Unleashed e Grave) e quello di Asphyx e Bolt Thrower per un risultato devastante.
Animati da un songwriting in stato di grazia, la band spacca che è un piacere e le prime due songs sono un massacro composto da velocità e brutalità, riff e solos spettacolari ed irresistibili ed un growl che è scuola per chiunque voglia mettersi dietro ad un microfono e cantare in una death metal band.
La title track, leggermente più cadenzata non mostra cedimenti e quando gli Affliction Gate decidono di rallentare, il sound diventa un mostro death/doom pesantissimo violentato da solos di lancinante e urlante metallo.
Manicheism Inertia torna a correre al limite della velocità, un bolide impazzito dove alla guida, il vocalist Herostratos, schiva e svernicia un bel po’ di tipacci con la vocazione per il canto brutale, mentre gli addetti a tormentare padiglioni auricolari con i propri strumenti, prendono l’ordine alla lettera e ci investono con una tempesta di fuochi d’artificio death metal.
Due ep in quattro anni sono un po pochini per un gruppo del genere, urge un nuovo full length per sedersi vicino alle band top del genere.

TRACKLIST
1. Negative Lucidity
2. Devising Our Own Chains
3. Dying Alone
4. Manicheism Inertia

LINE-UP
Herostratos vocals
Grief rhythm guitar
Bobby lead guitar
Nico bass
Laurent M. drums

AFFLICTION GATE – Facebook

The Crawling – In Light of Dark Days

Attivi da un anno nella scena estrema, i nord irlandesi The Crawling licenziano il primo lavoro, questo ottimo ep di tre brani che farà lacrimare sangue ai deathsters old school

Attivi da un anno nella scena estrema, i nord irlandesi The Crawling licenziano il primo lavoro, questo ottimo ep di tre brani, che farà lacrimare sangue ai deathsters old school, specialmente chi predilige ritmi cadenzati e slow al limite del doom.

Il trio composto da Andy Clarke (chitarra e voce), Stuart Rainey (basso e voce ) e Gary Beattie alle pelli, in una ventina di minuti ci presenta il suo sound, molto coinvolgente e dalle sfumature dark, drammatico ed evocativo, un lento incedere che non disdegna bellissimi intermezzi acustici, monolitiche parti death in un’atmosfera oscura e melanconica molto suggestiva.
L’opener The Right To Crawl entra subito nel vivo della proposta del gruppo, metallo estremo darkeggiante che non disdegna brevi accelerazioni e troncato in due da un bellissimo intermezzo acustico.
Le due voci , un growl cavernoso, ed uno scream abrasivo, ci accompagnano nel paesaggio spettrale disegnato dalla musica del gruppo, mentre End Of The Rope sa tanto di Katatonia, e il freddo inverno ci abbraccia, tra l’incedere elegante dell’inizio semiacustico e la rabbia espressa in attimi di violenta elettricità.
L’ultimo brano è il più vario del terzetto di brani proposti, una lenta marcia funerea scandita dai lenti colpi che Beattie infligge sul drumkit, prima che si torni a metallizzare il tutto con l’entrata in campo della sei corde.
Catatonic è composta da riff monolitici, l’atmosfera si fa funesta e la suggestiva altalena tra momenti intimisti e sfuriate death, imprime al brano un alone tetro reso ancora più oscuro dal sopraggiungere di un temporale.
Katatonia, My Dying Bride e primi Paradise Lost sono le band di riferimento per il sound dei The Crawling che comunque si fa apprezzare per le ottime atmosfere sofferte e la buona personalità, assolutamente da ascoltare se siete amanti di tali sonorità, promossi.

TRACKLIST
1. The Right to Crawl
2. End of the Rope
3. Catatonic

LINE-UP
Andy Clarke – Guitar Vocals
Stuart Rainey – Bass Vocals
Gary Beattie – Drums

THE CRAWLING – Facebook

Ēōs – Ēōs

Per i neofiti questo lavoro degli Ēōs potrebbe risultare decisamente indigesto, mentre chi conosce in maniera più approfondita il genere trattato troverà probabilmente più di un motivo di interesse.

Seconda prova per gli statunitensi Ēōs, dopo un demo di assaggio uscito l’anno scorso.

La band di Olympia propone un funeral doom piuttosto ortodosso e privo di particolari orpelli ma, rispetto ad uscite trattate di recente l’esito appare più organico e meno minimale, anche perché, per una volta, l’esecuzione non è appannaggio di un solo elemento ma avviene per mano di un gruppo vero e proprio.
Il sound deglj Ēōs prende spunto dalle radici del genere, partendo dai Thergothon e passando per gli act più estremi, nel senso del rallentamento dei ritmi, sulla scia degli Worship; il tutto viene eseguito senza esaltare ma facendo intravedere una buona padronanza della materia ed offrendo due brani ampiamente nella media per la loro capacita di evocare sofferenze assortite.
Per i neofiti questo lavoro degli Ēōs potrebbe risultare decisamente indigesto, mentre chi conosce in maniera più approfondita il genere trattato troverà probabilmente più di un motivo di interesse.
Chiaramente, poco più di venti minuti non possono essere esaustivi riguardo alle alle caratteristiche di una band, ma sono sicuramente indicativi di potenzialità non trascurabili.
Gli Ēōs sono quindi da attendere alla riprova su più lunga distanza.

Tracklist:
1. Umwelt
2. Pain Came Before and Will Never End

Line-up:
S. Laughton – Bass
Alex Mody – Drums, Vocals
A. Doherty – Guitars
E. Camp – Guitars
S. Radovsky – Keyboards

CORPORATION OF CONSUMPTION / CxOxSx – Eat My Tail

Split di furioso fastcore, musica violenta per gente pensante.

Split di furioso fastcore, musica violenta per gente pensante. L’incontro tra Corporation of ConsumptionCxOxSx dà vita a questo bel lp split di musica cattiva, thrash death metal geneticamente mutato.

I Corporation Of Consumption sono veneti e suonano un bel grind veloce dal 2009. Il loro suono non è contraddistinto solo dalla velocità ma anche da un suono potente e maturo molto simile agli ultimi Napalm Death. Nella loro discografia c’è un demo del 2012, la partecipazione alla raccolta Italia Violenta a.k.a. Crash Mandolino 2.0 e questo bel split. Il cantato rende ancora più potente il loro suono, di stampo cara vecchia scuola.
Dall’altra parte del vinile troviamo i CxOxSx storica band in attività dal 1995, che partendo dai capisaldi del genere rimasta vecchia scuola e sforna un grind in stile Cripple Bastards con grossi riferimenti al thrash anni ottanta e novanta. Il loro suono e i loro testi sono una radicalizzazione dell’hc, ed hanno ragione quando essi stessi affermano che non amano le classificazioni, ed in effetti alla fine fanno ottima musica violenta.
I due gruppi ci regalano un ottimo split, divertente come musica ma descrivere il nostro mondo non è divertentissimo, anche se il fastcore è un ottimo modo per sdrammatizzare. Questo sottogenere è per fortuna praticamente non commerciabile e rimane fortemente di nicchia, anche se davvero valido e il perchè lo si può ascoltare in questo split.

TRACKLIST
1.C.O.C. – le cose che vedo dall’alto
2.C.O.C. – out of control
3.C.O.C. – frail
4.C.O.C. – nails feed
5.C.O.C. – parhiadise
6.C.O.C – along + tv whore
7.CxOxSx – birdbrains
8.CxOxSx – troppe volte
9.CxOxSx – ???
10.CxOxSx – California fodder’s leader
11.CxOxSx – real lies (realize)
12.CxOxSx – power’ass kickin’violence
13.CxOxSx – who wanna be a star
14.CxOxSx – no chop (monitorati)

LINE-UP
Corporation Of Consumption
Cesare – Guitar
Baietto – Drums
Borni – Vocals
Barney – Guitar

CxOxSx
Il Mugnaio Falloppi – Drums
Albi – Throat
Jabba – Growls
Bari – Bass
Massi – Guitars

CORPORATION OF CONSUMPTION – Facebook

CxOxSx – Facebook

http://hereandnowrecords.bandcamp.com/album/corporation-of-consumption-cxoxsx

Поезд Родина / Funeral Tears – Frozen Tranquility

Buon split album proveniente dalla sempre attiva scena dell’est europeo, con protagoniste due realtà del funeral doom minori, ma non per questo trascurabili come Поезд Родина e Funeral Tears.

Buon split album proveniente dalla sempre attiva scena dell’est europeo, con protagoniste due realtà del funeral doom minori, ma non per questo trascurabili come Поезд Родина e Funeral Tears.

La prima band (la cui traslitterazione nel nostro alfabeto diventa Poezd Rodina) è un duo formato dal russo Andrey T., che si occupa di tutti gli strumenti, e dall’ucraino Eugene, che presta il proprio aspro screaming; nel caso dei Поезд Родина parlare di funeral doom è forse un po’ forzato, visto che nel loro sound affiorano non pochi elementi che riportano direttamente al depressive più malato e melanconico.
Un discorso che tutto sommato si può fare in parte anche per la one man band Funeral Tears del russo Nikolay Seredov che, sebbene si muova su territori più propriamente doom, mantiene comunque quei tratti disperati tipici del DSBM
Detto questo, per amor di precisione e per non ingenerare equivoci di sorta in chi si apprestasse all’ascolto, Frozen Tranquillity si rivela un lavoro ispirato, capace di esibire un mood doloroso, spesso in maniera lancinante e sempre con una certa continuità; mediamente più lunghi, i brani dei Поезд Родина sono più atmosferici e dall’impatto maggiormente drammatico, mentre quelli dei Funeral Tears sfruttano frequentemente il contributo della chitarra solista per spingere sul lato malinconico del genere proposto, con una prestazione vocale da parte di Seredov che si fa preferire rispetto a quella del suo dirimpettaio.
Nel complesso, i brani migliori di ciascuna band sono forse i primi in scaletta, Ледяная Голгофа e Разливая по венам усталость, ma se non vengono raggiunti picchi memorabili va detto che il livello medio si mantiene sempre su standard piuttosto buoni, facendo sì che entrambi i nomi entrino di diritto tra quelli da tenere sotto stretta osservazione in occasione di un prossimo full length.

Tracklist:
1.Поезд Родина – Ледяная Голгофа
2.Funeral Tears – Разливая по венам усталость
3.Поезд Родина – Всего лишь смерть
4.Funeral Tears – Eternal Tranquility
5.Поезд Родина – Мертві квіти
6.Funeral Tears – Hope

Line-up:
Поезд Родина
Andrey T. – All instruments, Lyrics
Eugene – Vocals

Funeral Tears
Nikolay Seredov – Everything

FUNERAL TEARS – Facebook

Eye Of Solitude – Lugubrious Valedictory (Charity Single)

Questa non è una recensione, bensì un tentativo di sensibilizzare i nostri lettori affinchè contribuiscano alla raccolta fondi attivata dagli Eye Of Solitude e dalla Kaotoxin Records per aiutare le famiglie delle vittime della disgrazia avvenuta a Bucarest nella notte tra il 30 e 31 ottobre.

Questa non è una recensione, bensì un tentativo di sensibilizzare i nostri lettori affinchè contribuiscano alla raccolta fondi, promossa dagli Eye Of Solitude e dalla Kaotoxin Records, per aiutare le famiglie delle vittime della disgrazia avvenuta a Bucarest nella notte tra il 30 e 31 ottobre; infatti, durante il concerto dei Goodbye to Gravity in programma al Colectiv Club, 32 persone hanno perso la vita e 179 sono rimaste ferite a causa di un incendio provocato da alcuni fuochi artificiali e propagatosi rapidamente all’interno del locale.

Le sostanze tossiche rilasciate dai rivestimenti in poliuretano e l’impossibilità per gran parte dei convenuti (circa 400 persone, visto che l’evento era oltretutto gratuito) di abbandonare rapidamente la sala a causa della presenza di una sola uscita di sicurezza, hanno provocato questa terribile tragedia che ha scosso tutti gli appassionati di metal in ogni parte del mondo.
Ha colpito e commosso, inoltre, la sorte di questi due autentici eroi, Adrian Rugina (batterista dei Bucium) e Claudiu Petre (fotografo e blogger), che hanno perso la loro vita dopo averne salvate molte altre; non a caso il Presidente della Repubblica li ha insigniti alla memoria del grado di Cavalieri dell’Ordine Nazionale (messaggio ai benpensanti: quando pensate con disprezzo ai “metallari”, accomunandoli per comodità o ignoranza a quelle masse di decerebrati che si autodistruggono ogni fine settimana a forza di droghe sintetiche, tenete ben impressa l’immagine di questi magnifici ragazzi …)

Claudiu Petre e Adrian Rugina
Claudiu Petre e Adrian Rugina


La mobilitazione da parte della label di Lille e della doom band inglese, guidata dal musicista rumeno Daniel Neagoe, è stata immediata e ha fornito come frutto questo (manco a dirlo) splendido brano inedito che è disponibile per il download sul bandcamp della Kaotoxin (http://listen.kaotoxin.com/album/lugubrious-valedictory-charity-single): i proventi ottenuti tramite le offerte libere, rilasciate per l’acquisto, verranno interamente devoluti alle famiglie delle vittime della tragedia.
Per quel che vale, garantisco personalmente sulla trasparenza e sulla sincerità dell’operazione, avendo avuto la possibilità di apprezzare in questi anni la serietà e la sensibilità di ottime persone quali Nicolas Williart e Daniel Neagoe.
Di seguito trovate il comunicato della Kaotoxin e degli Eye Of Solitude: appassionati di doom, e non solo, fate la vostra parte !

Non è un segreto che sia Kaotoxin che Eye Of Solitude abbiano forti legami con la Romania: un membro dello staff Kaotoxin, Radu C., è nato in Romania e abbiamo avuto modo di visitare il paese con lui due volte, e stringere nuove amicizie ogni volta, mentre l’anima musicale degli Eye Of Solitude, Daniel N., anche se vive da tempo nel Regno Unito, è nato anch’egli in Romania e ha forti legami con la scena locale, avendo fatto parte di diverse band del suo paese d’origine, e cerca di suonarvi il più spesso possibile , come accaduto nel 2013 al Ghost Gathering con gli Eye OF Solitude o, più recentemente, la scorsa estate come session drummer dei Shape of Despair al Dark Bombastic Evening.

Subito dopo la tragedia, Daniel N. ha deciso che gli Eye Of Solitude avrebbero rilasciato un singolo in formato solo digitale per raccogliere fondi per le famiglie di quelli che, purtroppo, sono morti in questo tragico evento.

Ecco un messaggio da Daniel N.:
“A tutti gli appassionati di metal in circolazione: noi, come Eye Of Solitude, vogliamo mostrare il nostro sostegno e la solidarietà alle vittime dell’incendio al Colectiv Club e alle loro famiglie. Tra di loro vi erano vecchi amici, tra i quali le persone che hanno lottato per salvare quelli intrappolati dentro quell’inferno ardente, eroi che ora hanno lasciato nello sgomento famiglie, mogli, mariti, figli e figlie.
Questo non è un supporto da prendere alla leggera, si tratta di una sveglia e di un invito alla solidarietà. Questo è un momento in cui tutti dovrebbero fare mente locale cercando di immaginare l’inferno che questi eroi hanno attraversato per salvare gli altri. Vorremmo fare appello a tutti voi per contribuire ad aiutare le famiglie e chi ne ha bisogno in questo momento.

Con questa operazione benefica speriamo di raccogliere il più possibile ed inviare il denaro direttamente alle famiglie di coloro che perirono nella notte di venerdì 30 Ottobre 2015. Ricordatevi, fratelli e sorelle, siamo tutti nella stessa comunità, ed abbiamo il dovere di essere uniti e solidali. Ricordatevi di queste persone, che sono state mogli, mariti, padri, madri, figli, figlie; amici … per favore, facciamo qualcosa!
Grazie.”

La totalità dei fondi raccolti da Kaotoxin attraverso le vendite digitali del singolo Lugubrious Valedictory, un brano inedito di oltre 13 minuti appositamente composto e registrato per questa iniziativa di beneficenza, andrà direttamente agli Eye Of Solitude i quali rassicurano i fan sul fatto che il denaro verrà consegnato direttamente a quelli che ne hanno bisogno.

1. Lugubrious Valedictory

Music & lyrics by EYE OF SOLITUDE
Produced by EYE OF SOLITUDE
Executive Producer: Nicolas Williart for Kaotoxin Records
Reproduced with kind permission of Kaotoxin Publishing

EYE OF SOLITUDE
Daniel N. – vocals
Mark A. – guitars
Steffan G. – guitars
Chris D. – bass
Adriano F. – drums

www.eyeofsolitude.com

Idolatry / Unrest – Infection Born of Ending

Uno split riservato agli amanti del true black metal, Infection Born of Ending è da evitare se non avete confidenza con il genere proposto.

L’etichetta Appalachian Noise Records ci presenta, in questo Split in edizione limitata a cento copie, due realtà oscure e misantropiche con base aldilà dell’oceano: i canadesi Idolatry e gli statunitensi Unrest.

La black metal band canadese è attiva da solo un anno e formata da ex membri di svariati gruppi della scena di Edmonton come: Ides of Winter, Helgrind, Dead Jesus e Spawned by Rot, ed hanno licenziato un ep omonimo di quattro brani nell’autunno dello scorso anno.
Il brano che presentano su questo split, dal titolo Clefs au Chambre de Tristêsse / …Once Thought of Webs è un buon esempio di black metal dal sound cadenzato, accelerazioni improvvise e claustrofobiche atmosfere oscure, vario nei suoi sette minuti di durata, mantiene alta l’atmosfera di decadente black metal, insano e satanico fino al midollo.
Il gruppo ha, dalla sua, l’esperienza underground dei protagonisti che, senza clamorose prestazioni fa capire l’ottima amalgama tra i musicisti e le buone potenzialità, che potrebbero regalare soddisfazioni nei prossimi sviluppi futuri.
Gli statunitensi Unrest provengono dall’Ohio e sono la one man band del polistrumentista Destroyer, risultano attivi dal 2004, ed hanno esordito lo scorso anno con il primo full length Isolation.
Odio, rabbia e distruzione per un brano (On Filth) di black metal scarno, corrosivo ed assolutamente Only For Fans, devastante nel suo approccio old school, ed alimentato da uno spirito hardcore che rende la proposta ancor più minimale.
Uno split riservato agli amanti del true black metal, Infection Born of Ending è da evitare se non avete confidenza con il genere proposto.

Tracklist:
Side A
1. Unrest – Of Filth
Side B
2. Idolatry – Clefs au Chambre de Tristêsse / …Once Thought of Webs

Line-up:
Idolatry
Lycaon Vollmond – Guitars
Daemonikus Abominor – Drums
Nox Invictus – Guitars
Lörd Matzigkeitus – Vocals

Unrest
Destroyer – Everything

Eye Of Solitude & Faal / Eye Of Solitude & Faal

Magnifico questo split album pubblicato dalla solita Kaotoxin, che riunisce due delle migliori band europee dedite al funeral death doom, ovvero gli olandesi Faal e gli inglesi Eye Of Solitude.

Magnifico questo split album pubblicato dalla solita Kaotoxin, che riunisce due delle migliori band europee dedite al funeral death doom, ovvero gli olandesi Faal e gli inglesi Eye Of Solitude.

Oddio, per questi ultimi dovrei correggere il tiro visto che non sono una delle migliori, bensì la migliore in assoluto oggi: uno status, questo, conquistato con due capolavori come “Canto III” e “Dear Insanity” e che, per chi non ne fosse ancora del tutto convinto, viene rafforzato grazie a questa decina di minuti drammaticamente intensi, capaci di far piombare chiunque nella più cupa disperazione prima che l’effetto catartico e terapeutico del doom lasci in dote solo un senso di benefico stupore.
Obsequies, fin dal titolo, non lascia spazio ad equivoci di sorta, trattandosi della trasposizione musicale di un rito funebre, con tanto di dolenti e stonate sonorità bandistiche ad introdurre quello che è ormai un marchio di fabbrica vincente: melodie struggenti violentate dal terrificante growl di Daniel Neagoe. Un solo piccolo appunto rispetto alle uscite precedenti va fatto ad una produzione che non valorizza come al solito proprio la prestazione del vocalist rumeno.
Dopo una simile esibizione di dolore, il compito degli olandesi Faal si rivela, sulla carta, piuttosto arduo: la band di Breda è attiva da circa un decennio nel corso del quale ha rilasciato due ottimi album. Questa uscita giunge molto gradita a tre anni di distanza da “The Clouds Are Burning” e un brano come Shattered Hope ci dimostra che l’ispirazione è sempre al massimo, consentendo ai nostri di non sfigurare affatto dinnanzi ai propri compagni di split (con i quali peraltro hanno condiviso il palco più di una volta in tempi recenti).
Certo, i picchi emotivi toccati dagli Eye Of Solitude non sono facilmente raggiungibili, ma il funeral death doom dei Faal è di ottima qualità e rischia di non risplendere come meriterebbe esclusivamente  a causa del confronto ravvicinato con una band che, più di ogni altra oggi (ad esclusione dei Saturnus che si muovono però su un piano meno estremo), è capace di di provocare emozioni a profusione con la propria musica.
Detto ciò, lo split album in questione per gli amanti del funeral death doom è senz’altro un oggetto da accaparrarsi senza alcun indugio.

Tracklist:
1. Eye of Solitude – Obsequies
2. Faal – Shattered Hope

Line-up:
Eye of Solitude
Daniel Neagoe – Vocals
Chris Davies – Bass
Adriano Ferraro – Drums
Mark Antoniades – Guitars
Steffan Gough – Guitars

Faal
Gerben van der Aa – Guitars
Marcelo – Synthesizer
Pascal – Guitars
William – Vocals
Sarban Grimminck – Drums
Vic van der Steen – Bass

EYE OF SOLITUDE – Facebook

FAAL – Facebook

Psychophobia – The Fall

Una quindicina di minuti di musica che costituiscono un’importante conferma delle qualità del gruppo.

Certo che gli In Flames di band ne hanno influenzate molte: più passa il tempo e più il gruppo di Anders Friden si rivela un importante modello, sia per i gruppi orientati al death melodico, sia per quelli che si ispirano alla band svedese dopo la svolta dall’impronta americana che avvenne da “Reroute to Remain” in poi.

Gli Psychophobia fanno man bassa del sound di album storici come “Whoracle” e “The Jester Race” e lo arricchiscono di ritmiche power: il risultato è una buona amalgama, che stordisce ed a tratti esalta; derivativo certo, ma i tre brani proposti in questo ep sono manna per gli amanti del genere, che vogliono tornare alle origini del death melodico senza perdersi in soluzioni core e godendo degli elementi classici del genere, con solos melodici e voce cattiva oltre alle suddette ritmiche.
La band, non è proprio di primo pelo, e la sua discografia si avvale di un demo del 2003, di un mini cd e di un full length risalente a tre anni, il tutto in oltre un decennio di carriera nel mondo metallico underground.
L’esperienza si sente tutta e pur senza apparire troppo personale, il gruppo il proprio mestiere lo sa fare bene, confezionando tre brani feroci, scorrevoli e melodici, pur picchiando da par loro.
The Fall, se concepito per sondare il terreno per un futuro album, la sua missione la porta a casa con dignità: Servants Of Deception, la title track e The Code piacciono, colme di riferimenti al genere ed ottime soluzioni ritmiche, solos che strappano qualche convinto applauso e growl che impazza, finalmente anche nei ritornelli, aggressivo e sul pezzo.
Una quindicina di minuti di musica che costituiscono un’importante conferma delle qualità del gruppo, sono quello che avrete da quest’opera, datele un ascolto e mettetevi in attesa del prossimo lavoro sulla lunga distanza.

Tracklist:
1.Servants of Deception
2.The Fall
3.The Code

Line-up:
Pater – guitar
Maryjan – guitar
Maly – drums
Stygmat – vocal
Kom – bass

PSYCHOPHOBIA – Facebook

Black Capricorn / Bretus – 7″ Split

Un sette pollici che regala enorme piacere e che fa vedere la bontà della scena italiana in quanto a musica oscura e pesante.

Semplicemente due tra le migliori band di musica pesante in Italia uniscono le loro forze e ci presentano una coppia di inediti davvero ottimi.

Sul lato A di questo sette pollici, stampato in trecento copie dalla The Arcane Tapes, ci sono i Bretus, macchine calabresi di sonorità doom classiche, con grandi composizioni che arieggiano la disperazione e il cantato davvero fuori dal comune dei Candlemass, ma oggi sono meglio di questi ultimi. La canzone si ispira ad un racconto dalle stesso titolo molto importante nella produzione lovecraftiana, ed è un ulteriore invito a leggere il Maestro.
Sul lato B le bestie di Satana sarde Black Capricorn, che si sono rivelati nel 2014 con “The Cult of Balck Friars” come uno dei migliori gruppi nel genere doom versante occulto. Le loro abrasioni sonore sono fuori dal comune e questo inedito li conferma come un gruppo che può suonare quello che vuole. The Hound of Harbinger God  è un pezzo di quasi nove minuti ipnotico ed iniziatore, basta seguirlo ed andarci dietro, non cercando la luce in questa bellissima oscurità.
Un sette pollici che regala enorme piacere e che fa vedere la bontà della scena italiana in quanto a musica oscura e pesante.
Una chicca.

Tracklist:
Lato A Bretus – The Haunter Of The Dark
Lato B Black Capricorn – The Hound of Harbinger God

Line-up:
Bretus
Zagarus – vocals
Ghenes – bass
Faunus – guitars
Striges – drums

Black Capricorn
Fabrizio “kjxu” Monni – guitars, vocals, 2nd guitar solo
Daniele Manca – guitars, 1st guitar solo
Virginia Piras – bass
Rachela Piras: drums

BRETUS – Facebook

BLACK CAPRICORN – Facebook

Celeb Car Crash – ¡Mucha Lucha!

Singolo apripista del nuovo album per i Celeb Car Crash.

Singolo apripista del futuro secondo album per l’alternative rock band nostrana Celeb Car Crash, segnalatasi nel 2013 con il debutto “Ambush!”, uscito nel 2013 e che molto bene fu accolto dagli addetti ai lavori.

Fresco di firma per la Sliptrick Records e reduce da un tour che li ha visti di spalla ai grandi Lacuna Coil, il quartetto sforna tre brani rock molto belli, che pescano tanto dal post grunge quanto dal rock alternativo di questi ultimi anni, rendendo così l’attesa per il nuovo parto ancora più interessante.
L’America è al centro del songwriting ed uno squisito gusto per ritmiche mai scontate porta il gruppo ad uscire prepotentemente dall’affollato mondo dell’underground rock grazie ad un sound ispirato, impreziosito dalla performance dell’ottimo cantante Nicola Briganti e ad un rock che graffia pur conservando un’eleganza di fondo.
Because I’m Sad è il singolo, una rock song che parte semiacustica per poi esplodere in elettricità , dall’ottimo appeal e costruita per piacere senza scendere nel patetico rock da classifica.
Segue Next Summer, trascinata da un riff hard rock e molto Alter Bridge nel refrain anche se la mia preferita resta ¡Adiós Talossa! (tututu) , ottima canzone aperta dal suono delle trombe, che si trasforma in un brano tra Nirvana e Foo Fighters, con le ritmiche e le atmosfere che cambiano tra elettricità ed una tristezza di fondo, solo stemperata dai cori ariosi e dall’ottimo ritornello.
Band interessante, i Celeb Car Crash mostrano un songwriting davvero ispirato, anche se tre tracce sono ancora poche per trarre conclusioni definitive;, non ci resta che aspettare l’arrivo del nuovo lavoro che, viste le premesse, non dovrebbe deludere gli appassionati dell’alternative rock.

Tracklist:
1.Because I’m sad
2.Next Summer
3.¡Adiós Talossa! (tututu)

Line-up:
Nicola Briganti – Voce, Chitarra
Carlo Alberto Morini – Chitarra
Simone Benati – Basso
Michelangelo Naldini – Batteria

CELEB CAR CRASH – Facebook

Feign – Into The Void

Secondo ep per la one man band statunitense Feign, a conferma del buon potenziale già espresso nel precedente lavoro.

Secondo ep per la one man band statunitense Feign, già trattata su queste pagine in occasione dell’esordio Lost to Eternity.

Il giovane Jacob Lizotte conferma agevolmente le buone impressioni destate in quell’occasione, proseguendo sulla strada di un black metal atmosferico piuttosto debitore di Agalloch e Wolves In The Throne Room.
La prima traccia si snoda attorno ad un tema portante dai toni epici sui quali la chitarra solista compie un buon lavoro elevandone il potenziale evocativo e, tutto sommato, la seconda ne ricalca in positivo l’andamento, mentre la terza è una breve chiusura di stampo ambient.
Come detto in fase di recensione del precedente demo, appare notevole il potenziale di questo musicista del Maine, ma potrà essere solo l’uscita di un più probante full length a definire in maniera compiuta il valore effettivo del progetto Feign.

Tracklist:
1. Deathwisher
2. Soulcrusher
3. Stargazer

Line-up:
Jacob Lizotte All instruments, Vocals

https://www.facebook.com/feignband

Abysmal Grief / Runes Order – Hymn of the Afterlife / Snuff the Nun

Uno split album di qualità non comune grazie alla presenza di due realtà che non deludono mai, dall’alto delle capacità compositive e della personalità dei musicisti coinvolti.

Split album che vede all’opera due nomi pesanti, questo pubblicato dalla Italian Doom Metal Records.

In realtà solo uno di questi parrebbe compatibile con la ragione sociale della label, e parliamo dei genovesi Abysmal Grief, mentre i Runes Order appartengono, di fatto, al mondo degli sperimentatori elettro-ambient.
La band ligure, che apre il lavoro con Hymn of the Afterlife, conosciuta e venerata come formidabile interprete di un horror doom dai tratti unici, per l’occasione si avvicina alle sonorità degli altri ospiti di questo 12”, proponendosi in una veste dark ambient, già esibita qualche anno fa nell’ep “Foetor Funereus Mortuorum” .
Gli Abysmal Grief non evocano semplicemente il dolore lancinante della perdita ma sono essi stessi gli officianti del rito, i necrofori che si incaricano di portare la bara all’esterno della chiesa, coloro che scavano la fossa e che, infine, gettano le ultime manciate di terra sul feretro, prima che il suo dimorante venga inghiottito per sempre nell’oblio della morte.
Personalmente prediligo la band allorché Labes C. Necrothytus ringhia dall’alto della sua tastiera- pulpito su un tessuto musicale più canonico, anche se, pure in questa veste, l’effetto macabro è ugualmente garantito e di indubbia qualità.
Peraltro, come detto, tale scelta contribuisce a rendere la proposta non troppo dissimile, non solo negli intenti, rispetto a quella dei Runes Order di Claudio Dondo.
Il brano Snuff The Nun è una magistrale summa (suddivisa in cinque parti) del background musicale dell’artista: il dark ambient dell’avvio sfocia progressivamente nell’ipotetica soundtrack di un horror psicologico, prima con il contributo vocale di Alex De Siena, poi con il manifestarsi del retaggio elettronico di Dondo, naturale continuatore dei suoni provenienti dalla seminale scena teutonica degli anni ’70.
Inquietante e perfettamente complementare, nonostante le diverse basi di partenza delle due band, alla traccia degli Abysmal Grief, Snuff The Nun termina come come Hymn of the Afterlife era iniziata, ovvero con la recitazione di un Pater Noster qui del tutto spogliato da ogni suo paramento sacro.
Pubblicato in 500 copie, di cui 300 in vinile nero e 200 in grigio, lo split album si rivela di qualità non comune, grazie alla presenza di due realtà che non deludono mai, dall’alto delle capacità compositive e della personalità dei musicisti coinvolti.

Tracklist:
Side A
Abysmal Grief – Hymn Of The Afterlife
Side B
Runes Order – Snuff The Nun

Line-up:
Abysmal Grief
Lord Alastair – Bass
Fog – Drums
Regen Graves – Guitars, Synths
Labes C. Necrothytus – Keyboards, Vocals

Runes Order
Claudio Dondo – All instruments
Alex De Siena – Vocals

ABYSMAL GRIEF – Official Website

RUNES ORDER – Facebook