Un album come Our Season Draws Near colloca di diritto i 1476 tra le migliori espressioni musicali del nostro tempo.
Se in occasione di Wildwood, la Prophecy aveva presentato i 1476 come il segreto meglio conservato dell’atmospheric/dark rock americano, oggi Robb Kavjian e Neil Derosa non possono più nascondersi, perché un album come Our Season Draws Near li colloca di diritto tra le migliori espressioni musicali del nostro tempo.
Il nuovo lavoro dovrebbe infatti raccogliere consensi unanimi sia da chi ascolta il folk più intimista, sia da chi ancora oggi riesca a stupirsi ed emozionarsi di fronte alle pulsioni gothic/post punk che, purtroppo, le grandi band del passato non sono più in grado di evocare.
E’ anche vero che, se in precedenza i riferimenti ai protagonisti dell’epopea ottantiana (tra tutti The Mission, in primis) erano abbastanza scoperti, oggi questi appaiono più sfumati e finiscono per costituire, soprattutto, un solido background sul quale erigere un sound dai tratti alquanto personali e compositi.
Infatti, assieme a carezzevoli momenti di matrice folk si possono rinvenire travolgenti cavalcate, oppure ancora pacati spunti di rock cantautorale, spesso inseriti all’interno dello stesso brano così da sfuggire in qualche modo all’adozione di soluzioni schematiche o prevedibili.
L’aspetto fondamentale è che, comunque, la musica dei 1476 tocca le giuste corde con il proprio incedere sicuramente retrò per ispirazione ma per nulla obsolescente: credo che fossero in molti ad attendere qualcuno finalmente in grado di riproporre, con maestria ed una cifra stilistica propria, una forma di poesia musicale così potentemente oscura e malinconica.
La sensazione complessiva e che Kavjian e Derosa abbiano ulteriormente focalizzato il sound, rendendolo più accattivante nei passaggi acustici e più robusto e ficcante allorché è il rock a salire sul proscenio: proprio questo saliscendi emozionale è la chiave di lettura ideale per penetrare nelle pieghe più intime di un’opera come Our Season Draws Near.
Né va dimenticato, comunque, che Wildwood, di fatto, conteneva composizioni risalenti a circa cinque anni fa, e indubbiamente la differenza tra il vecchio ed il nuovo materiale è lampante, senza che ciò vada a minimamente sminuire di un’oncia il valore di quello più datato.
Bastano dieci minuti, costituiti dalle due prime canzoni, Our Silver Age ed Ettins, per acquisire la consapevolezza di quello che sarà un ascolto fresco e gratificante, partendo dagli arpeggi sostenuti dalla voce sussurrata di Rob fino alla splendida apertura chitarristica nel finale dell’opener, o proseguendo con la successiva e travolgente cavalcata che offre la misura della capacità dei nostri, quando decidono di sciogliere le briglie al proprio sound.
Se non bastano questi due mirabili esempi, ecco il neo folk che si va a stemperare in passaggi post metal di Solitude (Interior), o l’incipit vicino al country rock di Odessa, che poi, quando si rinvigorisce, muta pelle con Kavijan ad urlare il proprio rammarico in maniera mai così convincente, tra accelerazioni repentine e sussulti melodici talmente luminosi da squarciare la fitta nebbia aleggiante su buona parte del disco.
La suadente Sorgen è l’istantanea di una sensibilità poetica che si esalta ancora nella stupenda Solitude (Exterior), nella quale affiora persino un accenno di growl ad ammantare di un’aura più oscura il tutto, fino al malinconico e carezzevole incedere di Our Ice Age, prima che gli scricchiolii di una chiglia abbandonata tra le onde ci accomiatino da questo stupendo album.
I dieci brani si susseguono senza far mai rimpiangere per qualità quanto sentito in precedenza e neppure bruciano il terreno a ciò che arriverà dopo, stupefacenti per equilibrio, intensità e per la capacità dei 1476 di passare dal folk più intimista a brevi sfuriate prossime al punk o al black metal senza che, alla fine, chi ascolta sia spinto a chiedersi quale sia il genere suonato; comunque, qualora lo facesse, la risposta sarebbe solo una: musica per il cuore e per l’anima.
Tracklist:
1.Our Silver Age
2.Ettins
3.Winter Of Winds
4.Solitude (Exterior)
5.Odessa
6.Sorgen (Sunwheels)
7.Solitude (Interior)
8.By Torchlight
9.Winter Of Wolves
10.Our Ice Age
Line up:
Robb Kavjian
Neil Derosa
1476 – Facebook