DEGREDO – A NOITE DOS TEMPOS

Ancestrali arcaici infernali suoni e rumori, per un esordio che, se musicalmente poco Black Metal, rimane comunque profondamente nero nell’anima, nel corpo e nell’infernale alone Dark Ambient che circonderà qualsiasi ascoltatore che ne tenterà il coraggioso approccio.

Eye of Nix – Black Somnia

Black Somnia è un album che mette in luce una band dall’enorme spessore qualitativo, con tanto di bollino apposto dalla Prophecy Productions.

Imber Luminis & Eyelessight – As The Sun In Your Eyes

As The Sun In Your Eyes è una mirabile sintesi tra quanto ha saputo fare Déhà con il suo progetto più vicino al depressive, Imber Luminis, e il più diretto e straziante approccio alla materia di Kjiel, accompagnata anche dal sempre presente HK alla batteria e, per l’occasione, anche alla voce.

SJUKDOM – Stridshymner Og Dodssalmer

Decisamente senza infamia e con qualche lode, Stridshymner Og Dodssalmer è destinato suo malgrado ad un tiepido apprezzamento destinato, poi, a trasformarsi un inevitabile oblio: un peccato, perché i Sjukdom parrebbero avere nelle corde qualcosa di più ficcante e personale anche se è molto probabile che, alla fin fine, la cosa non interessi loro neppure troppo.

Tragacanth – The Journey Of A Man

Death metal feroce e tecnico, a tratti assolutamente progressivo ed attraversato da mood atmosferici, mentre un’anima black è foriera di cavalcate sferzate da gelidi venti nordici.

Damnatus – Un Niente

Quello di Damnatus è un depressive black cadenzato e melodico, basato soprattutto su un lavoro chitarristico lineare ma efficace nel generare melodie dolenti sulle quali, poi, si poggia lo screaming disperato che declama testi in italiano molto diretti ma non banali.

Selvans – Faunalia

Tutte le canzoni sono magnifici affreschi tutti diversi fra loro, attraverso i quali si viene trasportati in una dimensione dove le nostre tradizioni sono ancora vive, anche quelle più crudeli e demoniache, perché noi siamo degli animali.

Pa Vesh En – Church of Bones

Il black metal in origine era incontaminato, incompromissorio, ancestrale e primitivo: Pa Vesh En ci riporta a quell’ epoca sommergendoci con suoni fuori dal tempo.

Neos Gheron – Potius Nihil, Potius Deseltus

Le parti strumentali vanno anche oltre il dungeon synth per rientrare a tutti gli effetti nel metal sinfonico, mentre quando si fondono voce e organo si raggiunge la vera nera maledizione. Un ottimo recupero per un disco davvero estremo ed underground.

Sarinvomit – Malignant Thermonuclear Supremacy

Chi ama il metal più genuino e diretto non dovrebbe farsi sfuggire l’occasione di farsi maltrattare da questi tre quarti d’ora di black thrash impetuoso, suonato bene, prodotto discretamente e dotato di quella percentuale di freschezza in più che spesso hanno in dotazione le band che provengono da scene, per così dire, non convenzionali.

Sargeist – Unbound

Oltre agli stilemi del black qui ci sono persone che vogliono fare musica e non solo scioccare l’ascoltatore o rinchiuderlo nelle prigioni della bassa fedeltà. Ci sono molte cose da scoprire in questo disco, e Unbound garantisce molti ascolti, tutti piacevoli.

Seventh Genocide – Svnth

Nonostante le sue caratteristiche Svnth può essere considerato alla stregua di un lavoro di inediti, tale è stato il percorso evolutivo dei Seventh Genocide rispetto agli esordi: l’ep ha la funzione non da poco di consolidare lo status prestigioso acquisito dalla band romana con pochi ma mirati lavori.

LIFELOST – Dialogues From Beyond

Phlegeton dimostra d’essere un ottimo musicista e Dialogues From Beyond rappresenta il miglior esordio possibile per il suo nuovo progetto, non a caso finito nelle grinfie di una delle etichette mondiali più attente all’underground estremo come l’indiana Transcending Obscurity.

Tezcatlipoca – Tlayohualtlapelani

Se prendiamo Tlayohualtlapelani per quello che è, all’interno di un genere come il black metal, non è che resti molto per produzione ed esecuzione; se, invece, mettiamo sul piatto l’utilizzo di strumenti tradizionali in uso in epoca preispanica il tutto assume un altro aspetto, acquisendo un suo fascino ancestrale.

Bâ’a / Verfallen / Hyrgal – Bâ’a / Verfallen / Hyrgal

Un altro spilt album riuscito e ricco di numerosi spunti di interesse e non si può fare a meno di notare che la cosa sta diventando una piacevole abitudine, segno che le label coinvolte non si limitano solo ad assemblare in qualche modo band diverse puntando, invece, all’offerta di un prodotto che mantenga una propria impronta stilistica pur nella peculiarità delle singole realtà proposte.

Haiduk – Exomancer

Haiduk offre un lavoro decisamente interessante e che non è rivolto esclusivamente a chi apprezza i virtuosi delle sei corde: qui alla base c’è una solida matrice estrema che conferisce al tutto un peso specifico in grado di trasportare Exomancer al di là di una semplice esibizione di tecnica strumentale.

VV.AA. – A TRIBUTE TO BURZUM

La Compilation di cover della band di Vikernes – in uscita il 21 Novembre per il noto Antichrist Magazine – contiene ben 17 band provenienti da tutto il mondo (compresa una special guest d’eccezione: la bellissima e misteriosamente gotica pianista e compositrice berlinese, Katarina Gubanova). Ce n’è per tutti i gusti. Dai Burzum elementali e primevi dell’Omonimo e di Aske, passando poi per tutte le fasi di ispirazione Ambient, sino ad arrivare al periodo Folk/Viking dei giorni nostri.

Slaegt – The Wheel

Un disco ispirato e oscuro ma oltremodo pervaso da melodie classiche, con un gran lavoro chitarristico (l’anima heavy) e ritmico (quella black), The Wheel è sicuramente influenzato dalla scena ottantiana ma risulta abbastanza personale per non sprofondare nelle sabbie mobili del già sentito.

Malepeste/Dysylumn – Ce qui fut, ce qui est, ce qui sera

Ce qui fut, ce qui est, ce qui sera non solo mette in mostra due ottime band ma regala cinquanta minuti di materia estrema interpretata in maniera intensa e creativa, due attributi che rendono il lavoro degno della massima attenzione.