Sabaton – Carolus Rex Platinum Edition

Un lavoro ispirato e bellissimo, heavy power metal orchestrale ed epico alla sua massima potenza, questo è Carolus Rex, sesto album dei Sabaton uscito nel 2012 e ristampato per l’occasione.

La storia della Svezia ha toccato il suo massimo splendore storico tra il XVII e il XVIII secolo, periodo che vide la nazione scandinava trasformarsi in una potenza imperante nelle coste del mar Baltico, dalla Finlandia fino all’Estonia e alla Livonia.

I Sabaton nel 2012 licenziarono questo bellissimo lavoro, che è stato quello di maggior successo del gruppo, alle prese con una fetta importante della storia del proprio paese.
Carolus Rex, infatti, è un lavoro incentrato sull’intervento della Svezia nella guerra dei trent’anni (1618-1648) e sul regno di re Carlo XII (1697-1718) del quale si commemorano i trecento anni dalla morte.
Un lavoro ispirato e bellissimo, heavy power metal orchestrale ed epico alla sua massima potenza, questo è Carolus Rex, di fatto il sesto album dei Sabaton ed apice di una discografia che ha regalato altri due full length dopo questo notevole lavoro, Heroes e The Last Stand, licenziati rispettivamente nel 2014 e nel 2016.
Senza entrare troppo dentro alle vicende storiche, c’è un grande album di power heavy metal da godersi con il pugno alzato e lo scudo a proteggere i colpi che i Sabaton senza pietà scaricano sull’ascoltatore, immerso in questa raccolta di racconti storici accompagnati da uno degli esempi più fulgidi di metallo glorioso, epico, orchestrale e potente.
Mid tempo e debordanti orchestrazioni ci avvolgono come in una colonna sonora di una pellicola che sulla parete fa scorrere immagini di battaglie, eroi, vincitori e vinti in un delirio epico davvero entusiasmante, con la chicca della versione svedese ad accentuare l’atmosfera di celebrazione di uno dei personaggi più importanti della storia della nazione.
Questa spettacolare versione Platinum Edition si arricchisce di quattro bonus track e viene licenziata dalla Nuclear Blast in ben cinque versioni: 2cd digi, 2LP, 3cd+2blu-ray-earbook, award edition e digital, a seconda dei gusti tutte imperdibili.

Tracklist
1. Dominium Maris Baltici
2. The Lion From the North
3. Gott Mit Uns
4. A Lifetime of War
5. 1 6 4 8
6. The Carolean’s Prayer
7. Carolus Rex
8. Killing Ground
9. Poltava
10. Long Live the King
11. Ruina Imperii
12. Twilight Of The Thundergod
13. In The Army Now
14. Feuer Frei
15. Harley From Hell

Line-up
Joakim Brodén – Vocals, Keyboard
Pär Sundström – Bass
Chris Rörland – Guitars
Tommy Johansson – Guitars
Hannes Van Dahl – Drums

SABATON – Facebook

Accept – Symphonic Terror

Anche gli inossidabili Accept hanno ceduto alle lusinghe del supporto orchestrale: l’esperimento è senz’altro riuscito, con gli strumenti classici a donare quel tocco di raffinata epicità al sound di una delle più importanti metal band nate nel vecchio continente.

Negli anni settanta le grandi band, dal successo dei Deep Purple con Made in Japan in poi, presero l’abitudine di immortalare il loro album di maggior successo o un’intera carriera con l’uscita di un live nella terra del Sol Levante, moda che fecero propria i anche gruppi metal degli anni ottanta.

Di questi tempi è il Wacken Open Air il festival in cui le band fotografano il loro momento magico o l’evento, se possibile con il supporto dell’orchestra.
Tanti ormai sono i gruppi che hanno sfruttato l’immensa distesa di appassionati che, ogni agosto, si danno appuntamento vicino al paesino più famoso della storia del metal, nel 2017 è stata la volta degli storici ed arcigni Accept, dieci anni dopo la reunion.
Symphonic Terror – Live At Wacken 2017 vede il gruppo di Wolf Hoffmann alle prese con i suoi maggiori successi con un concerto che suddiviso in tre parti.
Nella prima la band esegue una manciata di brani tratti da due classici intramontabili come Restless And Wild e Final Journey, accompagnati da altri presi dall’ultimo lavoro intitolato The Rise Of Chaos.
Nella seconda parte il palco è tutto per Wolf Hoffman che, accompagnato dalla sola chitarra e dall’orchestra filarmonica esegue dei brani presi dal suo lavoro solista (Headbangers Symphony), sicuramente affascinante nel contesto di Wacken, ma è con la terza parte che i cuori dei fans si incendiano.
La band torna al completo ed uno dopo l’altro dà in pasto al pubblico quegli inni che hanno fatto la storia della band e del metal, da Princess Of The Dawn a Fast As The Shark, passando per le leggendarie Metal Heart e Balls To The Walls.
E così anche gli inossidabili Accept hanno ceduto alle lusinghe del supporto orchestrale: l’esperimento è senz’altro riuscito, con gli strumenti classici a donare quel tocco di raffinata epicità al sound di una delle più importanti metal band nate nel vecchio continente.
Licenziato dalla Nuclear Blast in vari supporti, Symphonic Terror si rivela quindi la celebrazione di uno dei gruppi più amati nella sempre suggestiva atmosfera del Wacken Open Air.

Tracklist
Part 1: Accept
01. Die By The Sword
02. Restless And Wild
03. Koolaid
04. Pandemic
05. Final Journey

Part 2: Headbanger’s Symphony
06. Night On Bald Mountain
07. Scherzo
08. Romeo And Juliet
09. Pathétique
10. Double Cello Concerto in G Minor
11. Symphony No. 40 in G Minor

Part 3: Accept with Orchestra
12. Princess Of The Dawn
13. Stalingrad
14. Dark Side Of My Heart
15. Breaker
16. Shadow Soldiers
17. Dying Breed
18. Fast As A Shark
19. Metal Heart
20. Teutonic Terror
21. Balls To The Wall

Line-up
Mark Tornillo – Vocals
Wolf Hoffmann – Guitar
Peter Baltes – Bass
Uwe Lulis – Guitar
Christopher Williams – Drums

ACCEPT – Facebook

Infinita Symphonia – Liberation

Liberation è uno splendido esempio di musica metal a cavallo tra tradizione e modernità, quello che deve essere il genere nel nuovo millennio, un compendio di potenza e melodia, con arrangiamenti attuali ad arricchire un sound che guarda al passato con i piedi ben saldi nel presente.

La terza opera dei romani Infinita Symphonia, Liberation è l’ennesimo ottimo lavoro in arrivo dalla scena power metal tricolore, un’ora di metal dalle atmosfere classiche valorizzato da ritmiche di trascinante power, ed una vena epico progressiva dall’alto tasso melodico.

Licenziato dalla My Kingdom Music, l’album vede la partecipazione di una manciata di ospiti nazionali ed internazionali come le due “star” Ralph Scheepers e Blaze Bayley, Alessandro Conti, Julia Elenoir, Daniela Gualano, Gaetano Amodio e Alberto De Felice.
Ma il sound di Liberation non si ferma al solito power metal suonato a meraviglia, perché il gruppo raccoglie ispirazioni anche dalla frangia più moderna del metal e lascia che l’anima classica venga contaminata da queste pulsioni, rendendo l’ascolto altamente vario e particolarmente interessante proprio quando queste si fanno più sentire (splendida in questo senso la potentissima Coma).
E’ un susseguirsi di sorprese questo lavoro che passa dal metal classico al power valorizzato da spunti ritmici e refrain prog metal di scuola italiana (Labyrinth, Vision Divine), fino a soluzioni moderne che rasentano il thrash/groove (Be Wise Or Be Fool).
Tecnicamente ineccepibile e con il solito gran lavoro di Simone Mularoni che mette la sua firma su registrazione e masterizzazione (il mix è stato lasciato nelle mani di Claudio e Flavio Zampa), Liberation è uno splendido esempio di musica metal a cavallo tra tradizione e modernità, quello che deve essere il genere nel nuovo millennio, un compendio di potenza e melodia, con arrangiamenti attuali ad arricchire un sound che guarda al passato con i piedi ben saldi nel presente.
Lo spettacolare strumentale che conclude l’album (Q&A), un saliscendi tra le due anime del sound in un’atmosfera altamente progressiva, è la perfetta sintesi del credo musicale degli Infinita Symphonia, con i suoi undici minuti di metallo potente e nobile da non perdere.

Tracklist
1. Hope
2. The Time Has Come
3. Never Forget (feat. Ralf Sheepers)
4. How Do You Feel?
5. Coma
6. A Silent Hero (feat. Blaze Bayley)
7. Be Wise Or Be Fool (feat. Alessandro Conti)
8. A New One
9. Don’t Fall Asleep Again
10. Liberation
11. Q & A

Line-up
Luca Micioni – Lead and backing vocals
Gianmarco Ricasoli – Guitars, bass, backing vocals & orchestral arrangements
Ivan Daniele – Drums

Guests:
Blaze Bayley: vocals on song 6 *
Ralf Sheepers: vocals on song 3
Julia Elenoir and Daniela Gualano: vocals on song 8
Alessandro Conti: vocals on song 7
Gaetano Amodio: bass on song 3 *
Alberto De Felice: bass on song 7

INFINITA SYMPHONIA – Facebook

Them – Manor Of The Se7en Gables

Manor Of The Se7en Gables risulta un ottimo lavoro che questa volta è consigliato non solo agli amanti del re diamante ma più in generale ai fans dell’heavy/power statunitense.

Sulle potenzialità elevate di questa band ci avevamo creduto già dal precedente lavoro, il debutto Sweet Hollow, licenziato un paio di anni fa e che presentava musicisti di provata esperienza alle prese con un sound che risultava un efficace tributo a King Diamond.

D’altronde con un monicker come Them ed un cantante come Troy Norr che viaggia sulle stesse tonalità del leggendario singer danese, era assolutamente in linea con le attese l’ascolto di un album valido ma derivativo.
Sono passati due anni e la band torna con un nuovo lavoro intitolato Manor Of The Se7en Gables, un concept che rivede non poco le carte in tavola, lasciando sorpreso chi credeva in un altro album tributo.
Invece il nuovo lavoro dei Them è uno splendido esempio di power/heavy metal americano, chiaramente ispirato dal mondo musicale e visivo di King Diamond ma molto più personale, tanto che solo al singolo Witchfinder si può attribuire una accentuata somiglianza con la musica di uno dei personaggi più influenti del metal, anche per l’uso del falsetto, mentre il resto dell’opera è frutto di un approccio sicuramente più personale.
I Them suonano horror metal teatrale e dai risvolti inquietanti, quindi rimangono quelle atmosfere oscure e terrificanti ispirate ad album come Them, Abigail e compagnia, ma è innegabile che Troy Norr e compagni si siano superati regalando ai fans del genere un gioiellino metallico, nel quale si passa dal thrash/speed metal al power, alternando canzoni potenti, dirette e trascinanti e dalle linee melodiche esaltanti, a cupi ed oscuri scenari di metallico terrore, il tutto curato in ogni dettaglio.
Quasi un’ora di durata non è certamente poco, eppure i Them riescono a tenere l’ascoltatore inchiodato alla poltrona con una serie di ottimi brani che hanno nelle bellissime Circuitois, Refuge In The Manor, The Secret Stairs e Maleficium i picchi dell’intero lavoro.
Manor Of The Se7en Gables risulta un ottimo lavoro che questa volta è consigliato non solo agli amanti del Re Diamante ma più in generale ai fans dell’heavy/power statunitense.

Tracklist
01. Residuum
02. Circuitous
03. Refuge in the Manor
04. Witchfinder
05. A Scullery Maid
06. Ravna
07. As the Sage Burns
08. The Secret Stairs
09. Peine Forte Et Dure
10. Maleficium
11. Seven Gables to Ash
12. Punishment By Fire

Line-up
Troy “KK Fossor” Norr – Vocals
Markus Johansson – Guitars
Markus Ullrich – Guitars
Richie Seibel – Keyboards
Alexander Palma – Bass
Angel Cotte – Drums

THEM – Facebook

Edward De Rosa – Zeitgeist

Edward De Rosa dimostra non solo la sua bravura ma anche un talento compositivo di qualità e l’album non tradisce le aspettative, con le sue molteplici sfaccettature ed ispirazioni che vanno dal neoclassicismo malmsteeniano alla tradizione prog/power tricolore.

Anche per il funambolico chitarrista Edward De Rosa è arrivato il momento di pubblicare, tramite l’attivissima Revalve il suo primo album solista.

Il musicista nostrano, già membro dei Soul of Steel e session per i symphonic metallers Elegy Of Madness, accompagnato dal talento di Giacomo Voli al microfono (Teodasia, Rhapsody Of Fire) e dai bravissimi Luca Basile alle tastiere e Francesco Paolo Caputo alla batteria (Elegy Of Madness), ha dato vita ad un ottimo esempio di power metal progressivo e neoclassico, specialmente per quanto riguarda il suono che esce come una cascata di note dalla sua sei corde richiamando a più riprese il sovrano del genere, Yngwie Malmsteen.
Scordatevi però il classico lavoro solista tutto virtuosismo e privo delle emozioni di una forma canzone che, invece, in Zeitgest è ai massimi livelli grazie ad un ottimo songwriting e al valore dei musicisti coinvolti che si ritagliano tutti il loro meritato spazio.
Ovviamente l’attenzione è tutta per quelli che, di fatto, sono i protagonisti indiscussi di questo lavoro, De Rosa e Voli, impegnati in performance sopra le righe in una raccolta di brani che hanno nella varietà di sfumature e generi il loro punto di forza.
Si passa quindi da canzoni più power oriented come The Sleep Of Reason, all’epico incedere di Ghost Of The Ruins, brano più lungo e suggestivo del lotto, dai virtuosismi strumentali di Replicants alle atmosfere folk di Tywysoges, fino alla bellissima Fight For Life, un power/folk/metal che richiama i Rhapsody Of Fire del talentuoso Giacomo Voli.
Impegnato anche al basso, Edward De Rosa dimostra non solo la sua bravura ma anche un talento compositivo di qualità e l’album non tradisce le aspettative, con le sue molteplici sfaccettature ed ispirazioni che vanno dal neoclassicismo malmsteeniano alla tradizione prog/power tricolore (Labyrinth, Vision Divine).
In conclusione, un primo lavoro assolutamente riuscito e consigliato agli amanti del genere, suonato e cantato ad alto livello e formato da un lotto di bellissime canzoni.

Tracklist
1.Tempus Fugit
2.Legend The Omega Man
3.The Sleep Of Reason
4.Replicants
5.Ghost Of The Ruins
6.Burning Skies
7.Tywysoges
8.Rebellion
9.Fight For Life
10.Cybersteria

Line-up
Giacomo Voli – Vocals
Edward De Rosa – Lead Guitar, Bass
Luca Basile – Keyboard
Francesco Paolo Caputo – Drums

EDWARD DE ROSA – Facebook

Fantasy Opus – The Last Dream

Album lunghissimo, ma che sicuramente merita tutta l’attenzione ed il tempo necessario per farlo proprio, The Last Dream a tratti sa regalare emozioni, quindi è assolutamente consigliato ai fans dei suoni power e progressivi.

Un colosso power progressivo è questo ultimo lavoro dei portoghesi Fantasy Opus, band attiva dal 1999 con il monicker Black Thunder, poi cambiato in quello attuale, prima di iniziare una carriera che purtroppo li ha visti sul mercato solo con un demo uscito nel 2001 ed il full length Beyond Eternity, debutto targato 2009.

Nove anni sono passati prima che i Fantasy Opus tornassero con quest’opera studiata in ogni dettaglio, prodotta con cura certosina e concettualmente divisa in due parti: la prima che ha come tema principale il mare e la seconda composta dalle ultime sei tracce che formano una suite, un viaggio romantico e surreale attraverso l’universo generato all’interno dei sogni e della psiche di un vecchio morente.
Musicalmente l’album segue le coordinate del classico power metal con inserti progressivi, quindi aspettatevi lunghe cavalcate dove la band spara ritmiche in doppia cassa, cambi di tempo e crescendo epico progressivi, valorizzati da parti orchestrali e cori magniloquenti.
Settanta minuti di musica pesante non sono pochi, la band si avvale comunque di un buon songwriting che le permette di uscire vincitrice da questa estenuante sfida metallica.
Symphony X e Angra sono le band che più hanno ispirato i portoghesi: da una parte il progressive dal piglio drammatico ed oscuro classico della band di Russell Allen e Michael Romeo, dall’altra i ricami orchestrali del gruppo brasiliano valorizzano l’anima power metal dalle reminiscenze tedesche (Gamma Ray) innate nei Fantasy Opus, per un risultato convincente, specialmente in brani come Chosen Ones, l’epica Conquer The Seas e i tredici minuti della monumentale Perfect Storm.
Album lunghissimo, ma che sicuramente merita tutta l’attenzione ed il tempo necessario per farlo proprio, The Last Dream a tratti sa regalare emozioni, quindi è assolutamente consigliato ai fans dei suoni power e progressivi.

Tracklist
1. Ritual Of Blood
2. Heaven Denied
3. Chosen Ones
4. Lust
5. Conquer The Seas
6. Black Angels
7. Every Scar Tells A Story
8. Perfect Storm
9. Oceans
10. Realm Of The Mighty Gods
11. King Of The Dead

Line-up
Leonel Silva – Vocals
Nilson Santágueda – Bass
Marcos Carvalho – Lead guitars
Ruben Reis – Rhythm guitars
Ricardo Allonzo – Drums

FANTASY OPUS – Facebook

Sage – Anno Domini 1573

Anno Domini 1573 è un album che può farsi valere nel mondo del metal classico ed un ottimo debutto per un gruppo che non sciorina i soliti cliché sinfonici, ma esibisce sonorità epiche che evocano alzate di scudi e spade verso il cielo minaccioso.

La Croazia e la vicina Slovenia sono terre in cui la natura lascia senza fiato, sia sulla costa che nell’interno, dove splendide foreste secolari fanno parte del territorio di feudi medievali su cui si ergono castelli e roccaforti.

E’ da qui che probabilmente i Sage prendono spunto per la propria musica e le atmosfere che si respirano in Anno Domini 1573, ottimo primo lavoro del sestetto proveniente da Zagabria.
La band è attiva da cinque anni, ma solo ora arriva al debutto discografico, licenziato dalla Rockshots Records in questo autunno che si tinge di rosso, come il sangue dei cavalieri, trafitti dalle spade e le lance sul campo di battaglia testimone dello scontro feroce di cui l’album è colonna sonora.
Power metal, dunque ma non solo, nella musica dei Sage, dove si aggirano spiriti epic ed heavy metal di tradizione ottantiana che, con il power, formano un potente esempio di musica metal da dare in pasto ai tanti defenders sparsi per il mondo.
Anno Domini 1573 parte con la progressiva Rivers Will Be Full of Blood, che in parte dà l’idea di quello che andremo ad ascoltare nel corso dell’album ma che non è diretta come ci si attenderebbe in apertura di un lavoro del genere.
La band si rifà subito con Rebellion e da qui in poi è un susseguirsi di brani più immediati (Dragon Heart) ed altri più epici e lasciati scorrere su mid tempo heavy (Two Souls, Man Of Sorrow).
Con Join Us i Sage giocano con l’epico incedere alla Dio, influenza importante nell’economia del sound così come gli Stormwitch, il power metal tedesco e gli Astral Doors.
Anno Domini 1573 è un album che può farsi valere nel mondo del metal classico ed un ottimo debutto per un gruppo che non sciorina i soliti cliché sinfonici, ma esibisce sonorità epiche che evocano alzate di scudi e spade verso il cielo minaccioso.

Tracklist
01. Rivers Will Be Full Of Blood
02. Rebellion
03. Wolf Priest
04. Dragon Heart
05. Two Souls
06. Blacksmith’s Tale
07. Man Of Sorrow
08. Join Us
09. Treason
10. Battle
11. Heaven Open Your Gates

Line-up
Marko Karačić – Bass
Branimir Habek – Guitars, Vocals (backing)
Enio Vučeta – Guitars, Vocals (backing)
Andrej Božić – Keyboards, Vocals (backing)
Davor Bušljeta – Vocals
Goran Mikulek – Drums

SAGE – Facebook

Through The Clouds – Blinded Minds

Un album nato sotto la bandiera della varietà stilistica, passando agevolmente dal metal più classico, al power, all’ hard rock melodico, fino a sonorità riconducibili al Seattle sound.

La Roxx Records licenzia il debutto del duo brasiliano Through The Clouds, formato da Tiago De Souza (Hand Of Fire, Perpetual Paranoia) e Paulo Lima (Vintage Machine, Rockclass).

Divisi tra la California ed il Brasile, i due musicisti rilasciano questo ottimo lavoro dal titolo Blinded Minds, un album nato sotto la bandiera della varietà stilistica, passando agevolmente dal metal più classico, al power, all’ hard rock melodico, fino a sonorità riconducibili al Seattle sound.
Blinded Minds funziona molto bene, con i due musicisti a loro agio con ogni stile usato per comporre brani interessanti, assolutamente imprevedibili, specialmente ad un primo ascolto nel corso del quale veniamo sballottati dal power dell’opener Crossfire all’hard & heavy di scuola Jorn della title track.
Make You Choice è un massiccio brano hard rock valorizzato da tastiere che riportano all’aor di scuola ottantiana, così come la ballad Lost, mentre Unforgiven è un classico brano metallico di scuola Dio, attraversato da ritmiche thrash nel refrain e, infine, Wondering risulta una ballad di frontiera, tra Bon Jovi e Pearl Jam.
Gli Alice In Chains appaiono e scompaiono tra le armonie chitarristiche dei vari brani, valorizzando un lavoro libero di attraversare decenni di musica metal/rock senza barriere, uno sconfinato spartito musicale dagli anni ottanta ai giorni nostri.
I Through The Clouds hanno dato vita ad un lavoro molto coinvolgente, composto da belle canzoni e ovviamente consigliato a chi apprezza i generi citati senza pregiudizio alcuno.

Tracklist
1. Crossfire
2. Blinded Minds
3. Make Your Choice
4. Better Way
5. Lost
6. Unforgiven
7. Hard Times
8. Wondering
9. Blinded Minds (Reprise)

Line-up
Tiago De Souza
Paulo Lima

THROUGH THE CLOUDS – Facebook

Arcane Tales – Legacy Of The Gods

Gli Arcane Tales sono la versione musicale dei racconti scritti di Luigi Soranno, scrittore e polistrumentista veronese giunto al quarto full length della sua one man band.

Gli Arcane Tales sono la versione musicale dei racconti scritti di Luigi Soranno, scrittore e polistrumentista veronese giunto al quarto full length della sua one man band.

Soranno costruisce la degna colonna sonora ai suoi racconti fantasy, suonando tutti gli strumenti e dedicandosi con ottimi risultati al microfono, creando una serie di brani di epico e sinfonico power metal.
Un altro bellissimo concept conferma il talento di questo artista nostrano, che tutto solo come un guerriero errante dà vita ad un’opera che poco ha da invidiare ai nomi che più riecheggiano nella nostra mente all’ascolto di Legacy Of The Gods.
Rhapsody e compagnia di cavalieri senza macchia e paura sono ovviamente le ispirazioni primarie per la musica degli Arcane Tales, anche se le atmosfere sono più oscure ed il symphonic power metal di brani come la title track o il piccolo devastante capolavoro The Angel Of Death è più estremo, specialmente nelle ritmiche che risultano veloci e potenti come un attacco a sorpresa di un gruppo guerriero ad un sperduto villaggio.
Soranno dimostra di possedere più di un talento oltre alla bravura come quale di opere di genere e scrittore, alzando la qualità di un songwriting che non trova ostacoli o cedimenti.
Se proprio si vuol trovare un difetto, la produzione non risulta all’altezza della musica composta, dettaglio perdonabile e superato dalla di gran lunga dalla bellezza di queste nove composizioni.
Chi non conosce gli Arcane Tales si avvicini senza timore a quest’opera di power metal sinfonico che, se risulta debitrice nei confronti dei Rhapsody, riesce a coinvolgere non poco.

Tracklist
1. Divine Fire Burns Within
2. Breaking The Hard Chains Of Destiny
3. Legacy Of The Gods
4. Pathway To A Forbidden Place
5. Inside The Arcane Reign
6. The Angel Of Death
7. Between These Silent Shores
8. Axes And Hammers
9. Magic Horizons At Nightfall

Line-up
Luigi Soranno – Voice, guitars, ritmic & orchestral section programming

ARCANE TALES – Facebook

Immortal Guardian – Age Of Revolution

Age Of Revolution è un lavoro spettacolare, assolutamente da non perdere se siete amanti di queste sonorità, che eleva gli Immortal Guardian al ruolo di una delle migliori realtà nel panorama power metal odierno.

Qualche anno fa il power metal melodico, progressivo e di ispirazione neoclassica era materia proveniente dal centro e dal nord Europa, terre che avevano dato i natali ai maestri del genere.

Con il passare del tempo anche gli altri paesi hanno visto nascere band di un certo spessore, con il genere diventato uno dei più seguiti nella terra del sol levante, mentre negli States il metal classico è sempre stato sinonimo di U.S. power, molto più oscuro e thrash oriented.
Il ritorno sul mercato degli Immortal Guardian è la classica eccezione che conferma la regola, visto che il quartetto di texano è una delle più convincenti realtà del genere che non giunga dal Sud America.
Nata nel 2008, la band ha inciso due demo e due ep, Super Metal del 2011 e Revolution Part I, bombe speed/ power dai tratti progressivi, epici, magniloquenti, veloci e impeccabilmente suonati dai quattro superheroes degli strumenti, ora alle prese con il primo full length, licenziato a tre anni dall’ultimo ep, che conferma l’altissima qualità della loro proposta.
Age Of Revolution è un album splendidamente progressivo nei suoi accenni al jazz e alla fusion, in un contesto power che ricorda la scena melodica tedesca e quella neoclassica scandinava, unite in un susseguirsi di colpi di scena e valorizzate da un songwriting davvero originale per il genere proposto.
Carlos Zema, vocalist già alla corte dell’ex Manowar David Shankle, e la sezione ritmica protagonista di cambi di tempo al limite dell’umano composta dal tentacolare Cody Gilliland alle pelli e Thad Stevens al basso, sono capitanati dal talentuoso chitarrista e tastierista Gabriel Guardiola, soprattutto songwriter di un’altra categoria, almeno per quello che si può ascoltare nei brani che compongono Age of Revolution.
Malmsteen, Gamma Ray, Stratovarius, Dream Theater, Angra e Dragonforce vengono uniti sotto lo stesso tetto e spettacolarizzati da un sound che corre veloce tra devastanti canzoni power metal, progressive ed illuminate da trovate compositive straordinarie come Zephon, la splendida Never To Return, Hunters o la violentissima State Of Emergency.
Age Of Revolution è un lavoro spettacolare, assolutamente da non perdere se siete amanti di queste sonorità, che eleva gli Immortal Guardian al ruolo di una delle migliori realtà nel panorama power metal odierno.

Tracklist
1. Excitare
2. Zephon
3. Aeolian
4. Trail of Tears
5. Never to Return
6. Stardust
7. Hunters
8. Fall
9. State of Emergency
10. Awake

Line-up
Carlos Zema – Vocals
Thad Stevens – Bass
Gabriel Guardian – Guitars & Keyboards
Cody Gilliland – Drums/Vocals

IMMORTAL GUARDIAN – Facebook

Stratovarius – Enigma: Intermission II

Enigma: Intermission 2 è un’ottima compilation di inediti, B-side, canzoni rare e versioni orchestrali prese dalla seconda parte della discografia del gruppo finlandese.

Partiamo da questa inconfutabile verità: gli Stratovarius di Episode, Visions e dei sottovalutati Destiny e Infinite non esistono più, quindi diventa antipatico scrivere delle opere del gruppo continuando a fare paragoni scomodi che lasciano il tempo che trovano.

Se prendiamo per buona questa affermazione allora possiamo sicuramente giudicare un’opera come Enigma: Intermission 2 come un’ottima compilation di inediti, B-side, canzoni rare e versioni orchestrali, prese dalla seconda parte della discografia del gruppo finlandese, utile per chi ha seguito con meno interesse le sorti di Timo Kotipelto e soci negli ultimi anni e per chi invece è fan accanito di uno dei più grandi gruppo di power metal neoclassico che la storia del metal ricordi.
Si perché non dimentichiamoci che, se siamo ancora qui a scrivere di un certo tipo di sonorità, il merito è anche degli Stratovarius, nell’ultimo decennio del secolo scorso sovrani incontrastati del power metal melodico di matrice scandinava.
Tolkki non c’è più da un pezzo, fatevene una ragione e prendete la band per quello che è, ovvero una grande realtà capitanata da due artisti di livello assoluto come Kotipelto e il tastierista Jens Johansson, accompagnati da tre gregari di lusso per quello che rimane uno dei migliori gruppi del genere.
Power metal melodico, suonato e cantato divinamente , sagacemente orchestrato è quanto si trova ovviamente in quei brani rielaborati per l’occasione, negli ottimi inediti che purtroppo non sono più di tre (Enigma, Burn Me Down e Oblivion) e nelle golosamente imperdibili tracce mai pubblicate.
Tutto si può dire degli Stratovarius odierni meno che la loro classe rende arduo il confronto con molte realtà odierne: probabilmente i fasti degli anni d’oro non torneranno più, ma anche questo prodotto risulta professionalmente ineccepibile, con la band che sa emozionare quando lascia i territori prevalentemente power per viaggiare sulle ali di un metal melodico ed epico debordante, ma che sa anche colpire quando decide di premere il pedale dell’acceleratore.
Settantacinque minuti del nostro tempo agli Stratovarius si regalano volentieri, aspettando un nuovo album che sembra possa arrivare il prossimo anno.

Tracklist
1. Enigma
2. Hunter
3. Hallowed
4. Burn Me Down
5. Last Shore
6. Kill It with Fire
7. Oblivion
8. Second Sight
9. Fireborn
10. Giants
11. Castaway
12. Old Man and the Sea
13. Fantasy (new orchestral version)
14. Shine in the Dark (new orchestral version)
15. Unbreakable (new orchestral version)
16. Winter Skies (new orchestral version)

Line-up
Matias Kupiainen – Guitars
Timo Kotipelto – Vocals
Lauri Porra – Bass
Rolf Pilve – Dums
Jens Johansson – Keyboards

STRATOVARIUS – Facebooks

Heavy Generation – The Spirit Lives On

The Spirit Lives On si rivela uno dei dischi più belli usciti quest’anno nel genere, oltre che il miglior debutto possibile per gli Heavy Generation.

Si affacciano sulla scena classica tricolore gli Heavy Generation, band dal sound heavy/power duro come l’acciaio, potente come un tuono e perfettamente bilanciato con quel tocco melodico che fa la differenza.

La band è composta dai fondatori Marco Stefani (Motorhell) alla batteria e Marco Marchioni al basso, a formare una sezione ritmica potentissima, dal chitarrista Fabio Cavestro (Gunjack, Motorhell, The Silence) e dal talentuoso cantante Ivan Giannini che, chi segue il metal targato Italia, avrà già potuto apprezzare nei Derdian e negli Elegacy, tra gli altri.
Con queste ottime premesse a livello di line up l’album non poteva che risultare all’altezza della situazione, ed infatti The Spirit Lives On non deluderà sicuramente le aspettative dei defenders, grazie ad un lotto di brani entusiasmanti, che travolgono l’ascoltatore grazie alla potenza di un heavy/power tellurico ed al notevole impatto epico melodico.
Giannini si trasforma dal vocalist potente ed elegante che abbiamo ammirato in passato in un animale metallico feroce e famelico, in possesso di un timbro che in questo caso ricorda il miglior Halford e aggiungendovi grandi doti interpretative (immenso nel mid tempo Path Of Denial).
In uno scenario post apocalittico i quattro guerrieri metallici ci consegnano un lavoro riuscito, formato da una raccolta di brani che non inciampano, ma marciano in direzione dell’epico scontro nelle strade di metropoli in disfacimento, al suono delle varie Fire Steel Metal, Heavy Generation, The Spirit Lives On e Warriors, tracce che dell’heavy/power epico si nutrono per soddisfare la voglia di metal classico di tutti i suoi seguaci pronti ad alzare il pugno verso il cielo.
The Spirit Lives On si rivela uno dei dischi più belli usciti quest’anno nel genere, oltre che il miglior debutto possibile per gli Heavy Generation.

Tracklist
01. Born To Rock
02. Fire Steel Metal
03. No Control
04. Blood And Sand
05. Heavy Generation
06. Path Of Denial
07. My Spirit Lives On
08. Odin
09. Warriors
10. March Until The Grave
11. No More Mercy

Line-up
Ivan Giannini – Vocals
Fabio Cavestro – Guitars
Marco Marchioni – Bass
Marco Stefani – Drums

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HEAVY GENERATION – Facebook

Halcyon Way – Bloody But Unbowed

Bloody But Unbowed deflagra in tutta la sua potenza espressiva, unendo come da tradizione power metal statunitense, thrash, metal estremo e progressive, non rinunciando ad input moderni.

Tornano con questo monumentale lavoro gli statunitensi Halcyon Way, gruppo da considerare ormai storico nella scena metallica del nuovo continente, essendo attivi dall’alba del nuovo millennio ed arrivati oggial quarto full length, successore del notevole Conquer licenziato quattro anni fa.

Bloody But Unbowed conferma il quintetto di Atlanta come una delle massime espressioni del power/progressive metal americano, ambito nel quale non si rinuncia a contaminazioni estreme e moderne per un susseguirsi di sorprese a livello compositivo e meraviglie tecniche, a cominciare dalla prestazione del singer Steve Braun.
Ovviamente i complimenti non si fermano al solo vocalist, perché la band in toto sprigiona una potenza di fuoco esagerata e, con l’aiuto di una serie di prestigiosi ospiti, dà vita ad un’opera di notevole metallo potente e progressivo.
Registrato, mixato e masterizzato da Mark Lewis (Whitechapel, Trivium, Bad Wolves, Death Angel) ed accompagnato dall’artwork creato da Travis Smith (Opeth, Overkill, Death, Iced Earth), Bloody But Unbowed deflagra in tutta la sua potenza espressiva, unendo come da tradizione power metal statunitense, thrash, metal estremo e progressive, non rinunciando ad input moderni.
Sull’album è presente il The Nailhead Choir, composto come scritto da diversi ospiti come Todd LaTorre (Queensryche), Matt Barlow (Iced Earth/Ashes Of Ares), Ben Huggins (Galactic Cowboys), Sean Peck (Cage/Denner-Shermann), Troy Norr (THEM), Norm Skinner (Niviane), Sean Shields (ex-Halcyon Way) e lo stesso Steve Braun.
Pronti e via, si comincia a salire sulle montagne russe marchiate Halcyon Way per poi scendere in picchiata, con il fiato che già dalla title track manca, spezzato dal continuo saliscendi emozionale tra ripartenze power classiche, evoluzioni progressive e bordate metalliche potentissime.
Il gruppo è in forma smagliante, i brani risultano uno più bello dell’altro, da Blame a Superpredator, passando per Then Thousand Ways e la conclusiva spettacolare Desolate.
Nella versione europea, alla tracklist si aggiungono altre due tracce, per quello che risulta uno dei migliori album usciti negli ultimi tempi nel genere proposto.
Nevermore, Iced Earth, Pyramaze (il cui tastierista Jonah Weingarten dà il suo contributo nell’intro Devolutionize e nel brano The Church Of Me), Testament e Dream Theater, il tutto viene rivisto, corretto e trasformato nell’imperdibile sound degli Halcyon Way.

Tracklist
1. Devolutionize
2. Bloody But Unbowed
3. Blame
4. Slaves To Silicon
5. Superpredator
6. Primal Scream
7. Ten Thousand Ways
8. The Church Of Me
9. Cast Another Stone
10. Crowned In Violence
11. Burning The Summit
12. Desolate +
European edition bonus tracks:
13. Insufferable
14. Stand For Something

Line-up
Steve Braun – Vocals
Jon Bodan – Lead Guitars, Backing Vocals, Death Vocals
Max Eve – Guitars, Backing Vocals
Skyler Moore – Bass, Death Vocals
Aaron Baumoel – Drums

HALCYON WAY – Facebook

Anguish Force – Chapter 7

Gli Anguish Force pescano a piene mani dalla tradizione metallica erigendo muri sonori potentissimi e dando vita ad un lavoro imperdibile per gli amanti del genere.

Settimo capitolo per gli Anguish Force, storica metal band proveniente bolzanina che ci investe con tutta la sua potenza heavy/power/thrash metal vecchia scuola, ma supportata da una produzione al passo con i tempi.

La band torna dunque con Chapter 7, a quattro anni dal precedente full length (Sea Eternally Infested), ennesimo sigillo di una onorata carriera nell’underground metallico segnata da una serie di ottimi lavori che, per tradizione, uniscono in un unico sound quella manciata di generi che formano il mondo dell’heavy metal classico.
Come scritto in precedenza, anche le sonorità di questo ultimo lavoro degli Anguish Force segue le caratteristiche consolidate da oltre quindici anni, e fin dall’intro strumentale Chapter 7, l’album è un vulcano che erutta metallo incandescente, puro hard’n’heavy potenziato da bordate power/thrash metal.
Karma’s Revenge esplode in tutta la sua potenza metallica, i riff sono comandamenti scritti sulla tavole della legge del genere, velocità ed impatto vanno di pari passo per darvi il benvenuto in casa Anguish Force, laddove spiccano il grande lavoro delle chitarre, una sezione ritmica tellurica ed una voce rocciosa: la formula è semplice, ma per farla funzionare ci vogliono impatto ed attitudine.
Don’t Lose the War è un brano trascinante, probabilmente irresistibile se suonato su un palco, ma non sono da meno pezzi da novanta come Planned Earthquake, The Punishment e la top song The Book Of The Devil.
Gli Anguish Force pescano a piene mani dalla tradizione metallica erigendo muri sonori potentissimi e dando vita ad un lavoro imperdibile per gli amanti del genere.

Tracklist
1. Chapter 7
2. Karma’s Revenge
3. Don’t Lose the War
4. The Other 11 September
5. Planned Earthquake
6. Under the Streets
7. Waiting For the Call
8. The Punishment
9. The Book Of the Devil
10.So It Was
11.Thunder in The Thundra (THOR cover)

Line-up
KINNALL – vocals
LGD – guitar
LUCK AZ – guitar
TUMBLER – bass
PEMMEL – drums

ANGUISH FORCE – Facebook

Lords Of The Trident – Shadows From The Past

Una raccolta di brani che riesce a mantenere alta l’attenzione dell’ascoltatore grazie ai tanti momenti melodici in un contesto metallico supportato da un buon songwriting, anche se l’album precedente era baciato da un maggiore stato di grazia che influisce sul giudizio comunque positivo di questa nuova prova.

L’ultimo lavoro uscito tre anni fa, era un autentico gioiellino metallico, duro, melodico, a metà strada tra il power metal e le più tradizionali sonorità heavy classiche.

Sto parlando di Frostburn, bellissimo lavoro dei Lords of The Trident, simpatica e bravissima band del Wisconsin, dal sound che di americano ha poco o nulla ed invece ha molto dell’heavy europeo.
Mai troppo power, il metal del quintetto guidato dal vocalist Fang VonWrathenstein si rivela una bella sorpresa per i fans dei suoni classici di scuola tedesco/britannica, con una band che non prendendosi troppo sul serio diverte tra citazioni ed ispirazioni che non possono non far saltare sulla poltrona i defenders incalliti.
Shadows From The Past è il quarto lavoro sulla lunga distanza per gli statunitensi: niente di nuovo ma convincente sotto il cielo di un Wisconsin illuminato da lampi e tuoni metallici e riflessi accecanti di lucide spade.
Una raccolta di brani che riesce a mantenere alta l’attenzione dell’ascoltatore grazie ai tanti momenti melodici in un contesto metallico supportato da un buon songwriting, anche se l’album precedente era baciato da un maggiore stato di grazia che influisce sul giudizio comunque positivo di questa nuova prova.
Chitarre che si incendiano in solos e passaggi heavy metal lasciano spazio a cavalcate power di scuola Helloween; ottimo è l’uso dei chorus dal flavour epico e dal buon appeal, mentre il singer conferma di essere cantante perfetto per la musica suonata e la sezione ritmica fa il suo sporco lavoro al meglio, alternando parti telluriche ad accelerazioni che trovano le loro origini tra le vie di Amburgo a metà degli anni ottanta.
L’opener Death Dealer parte come un treno e deraglia nella tellurica e melodica Zero Hour, la bellissima Figaro porta con sé sfumature progressive, mentre The Party Has Arrived fa da preludio alla più moderna Reaper’s Hourglass.
Sono questi i pezzi forti che i Lords Of The Trident mettono in campo per uscire vincitori da questa ennesima prova, che non deluderà sicuramente gli amanti del genere, anche se Frostburn, come scritto, rimane il loro album migliore.

Tracklist
1.Death Dealer
2.Zero Hour
3.Tormentor
4.Burn It Down (With Fire)
5.Figaro
6.The Party Has Arrived
7.Brothers of Cain
8.Reaper’s Hourglass
9.Chasing Shadows
10.The Nameless Tomb
11.The Gatekeeper
12.Cross the Line
13.Desolation (Haze of the Battlefield Pt. 2)
14.Fire and Sand

Line-up
Fang VonWrathenstein – Lead Vocals
Baron Taurean Helleshaar – Lead Guitar
Asian Metal – Lead Guitar
Pontifex Mortis – Lead Bass
Master “Herc” Hercule Schlagzeuger – Lead Drums

LORDS OF THE TRIDENT – Facebook

Eufory – Higher And Higher

Gli Eufory fanno di tutto per non deludere i fedelissimi del genere, ma a meno che non viviate a pane e power metal classico, lasciate Higher and Higher dove sta.

Avete presente quando non vi ricordate di aver visto un film e, alle prime immagini che scorrono sul video, tutto torna perfettamente impresso nella mente fotogramma per fotogramma?

A sentire il secondo album degli Eufory, la sensazione viene amplificata a dismisura, trovandosi al cospetto di un album di discreto power metal che rispecchia il sound teutonico in toto, così da risultare un sunto di quello che Gamma Ray, Iron Savior e soprattutto Edguy hanno fatto anni fa.
Il quintetto slovacco licenziaper Sliptrick Records Higher and Higher, secondo album e successore del debutto Flying Island Eufory, e sembra di essere ripiombati nella seconda metà degli anni novanta, quando in Europa il ritorno dei suoni classici si dividevano il mercato con il sound moderno in arrivo in massa dagli States.
Dragon Hearts, Karmic Eyes, Dancing Star, fino alla cover della motorheadiana One More Fucking Time, risulta uno sprofondare nelle sabbie mobili del power metal classico, melodico e potente tanto basta da battere il piedino alla seconda nota, ma talmente scolastico da non riuscire ad andare oltre ad un compitino fin troppo facile.
Questo è il classico esempio di un album che purtroppo sarà ignorato o valutato solo dai fans più sfegatati di un genere che, in questi anni, pare aver esaurito ogni tipo di velleità artistica, specie se non viene supportato da un talento superiore alla media o da qualche ottima idea compositiva che possa dare un minimo appiglio per restare a galla.
Gli Eufory fanno di tutto per non deludere i fedelissimi del genere, ma a meno che non viviate a pane e power metal classico, lasciate Higher and Higher dove sta.

Tracklist
1.Dragon Hearts
2.Louder
3.Karmic Eyes
4.What a Shame!
5.On a Pyre
6.Dancing Star
7.Soldier from Beyond
8.I Want Out
9.One More Fucking Time (Motörhead cover)

Line-up
Ľuboš Senko – Main vocals
Števo Hodoň – Guitar/Backing Vocals
Peter Drábik – Guitar/Backing Vocals
Miriama “Mima” Hodoňova – Drums
Aďo Benca – Bass

EUFORY – Facebook

Blind Saviour – The Master Plan

Si trascorre oltre un’ora piacevolmente con le atmosfere di questo lavoro, tra solos veloci e melodici, inserti tastieristici che rendono a sinfonicamente eleganti certi momenti di un concept che si concede poche pause e punta tutto su impatto e la melodia.

In ritardo di un paio d’anni dalla pubblicazione vi presentiamo l’esodio dei maltesi Blind Saviour, gruppo salito sul palco del Metal Queen’s Burning Night, festival svoltosi a Torino lo scorso maggio e che nel bill vedeva appunto un buon numero di band dedite ai più svariati generi, con la prerogativa di una gentil donzella dietro al microfono.

The Master Plan è un ambizioso concept album il linea con le produzioni classiche del power metal, quindi accostabile a quello già espresso a suo tempo da Gamma Ray, Freedom Call e Scanner.
Il gruppo, sebbene nato nel mezzo del Mediterraneo, è influenzato dal sound inventato e portato al successo dai colleghi tedeschi, con un’anima maideniana che aleggia nei passaggi in cui la doppia cassa, sparata a mille, lascia spazio a ritmiche più consone al metal classico.
L’eroe cieco, che tanto sa dei quattro bardi di Krefeld, ha il compito di salvare l’umanità dalla tirannia dei robot in un futuro post/apocalittico, tra cavalcate pregne di epicità, battaglie ed eroi, mentre la voce, forse un tantino troppo morbida della singer, cerca di ergersi sopra la potenza che sprigionano i musicisti in brani assolutamente perfetti per il genere come Reign Of The Robot Clans e le due perle dell’album, The Episode e Dawn Of Victory, più varia e progressiva la prima, epica, veloce e travolgente la seconda.
Si trascorre oltre un’ora piacevolmente con le atmosfere di questo lavoro, tra solos veloci e melodici, inserti tastieristici che rendono a sinfonicamente eleganti certi momenti di un concept che si concede poche pause e punta tutto su impatto e la melodia.
The Master Plan è un buon esordio, ambizioso il giusto per non passare inosservato pur portandosi dietro qualche difetto assolutamente rimediabile, rivelandosi un ascolto consigliato per gli amanti del power metal.

Tracklist
1. Beyond The Portals
2. Reign Of The Robot Clans
3. Brink Of Destruction
4. The Episode
5. The Day After
6. Dawn Of Victory
7. Quest Of Blue Light
8. Warrior Of Fire
9. Blind Saviour
10. Freedom Call
11. Revolution

Line-up
Karl Friggieri – Bass
Robert Friggieri – Drums
Aldo Chircop – Guitars
Campos Gellel – Guitars
Rachel Grech – Vocals

BLIND SAVIOUR – Facebook

Valyria – Into The Dying Of Time

Into The Dying Of Time risulta una buona partenza per la band canadese, arrivata sul mercato underground metallico con leggero ritardo rispetto all’inizio attività ma finalmente pronta a soddisfare le voglie musicali dei fans di Children Of Bodom, Stratovarius, Kalmah e Wintersun.

Nuova realtà dedita ai suoni power metal contaminato con il melodic death in arrivo dal Canada.

Loro sono i Valyria e debuttano con Into the Dying of Time, album che segue un ep ed un singolo anche se la band è attiva da quasi dieci anni.
Con riferimenti che vanno dai gruppi storici del power metal fino agli dei del metal estremo melodico, ovviamente di estrazione scandinava, la formula dei Valyria è semplice, abusata, ma sempre convincente, almeno per chi di queste sonorità si nutre.
Atmosfere classiche ed estreme danno vita ad un album potente, melodico ed epico, con synth e tastiere protagoniste (come nei brasiliani D.A.M.), anche se le progressioni sonore sono limitate a qualche cambio di tempo, con i Valyria che preferiscono correre verso la gloria metallica senza fermarsi.
Cori, voce pulita e growl, doppia cassa a manetta e solos dallo spirito neoclassico fanno il resto, con Of Sky And Sea a risultare il brano top di questo lavoro, seguito a ruota dalla splendida The Crossing.
Come scritto la formula è ben nota, ma i Valyria sanno intrattenere con un buon songwriting per una mezz’ora di metallo spumeggiante.
Into The Dying Of Time risulta quindi una buona partenza per la band canadese, arrivata sul mercato underground metallico con leggero ritardo rispetto all’inizio attività ma finalmente pronta a soddisfare le voglie musicali dei fans di Children Of Bodom, Stratovarius, Kalmah e Wintersun.

Tracklist
1.The Final Empire
2.Steel Inquisition
3.Tome of Shattered Vessels
4.Of Sky and Sea
5.The Crossing
6.Floating World
7.Into the Dying of Time

Line-up
Cam Dakus – Bass, Vocals
Mitchell Stykalo – Drums, Vocals
Andrew Traynor – Guitars, Vocals
Jeremy Puffer – Guitars, Vocals

VALYRIA – Facebook

Nergard – Memorial For A Wish

Se cinque anni fa non vi siete imbattuti in Andreas Nergård e la sua opera, questa riedizione vi permette di rimediare e fare la conoscenza di un ottimo album.

Memorial For A Wish uscì nel 2013 e fu ennesima metal opera in un periodo in cui album di questo genere spuntavano come funghi dopo le piogge di fine agosto.

Andreas Nergård, musicista e compositore norvegese, ha ripreso in mano l’opera riscrivendo e ri-registrando la maggior parte delle tracce, e tramite la Battlegod Productions ne licenzia questa nuova versione.
Memorial For A Wish racconta tramite un raffinato esempio di power metal progressivo ed altamente melodico del giovane Peter O’Donnel che, nella Dublino del 1890, viene ingiustamente condannato a vent’anni di prigione lasciando la moglie incinta che morirà di parto durante la prigionia.
Come in tutte le metal opere che si rispettino anche Nergard si circonda di ospiti, specialmente per quanto riguarda il canto, con una serie di singer di cui la metà fanno parte della crema del metal classico internazionale come Ralph Scheepers, Michele Luppi, Nils K. Rue dei Pagan’s Mind, Goran Edman, Mike Vescera e Tony Mills.
Power metal, sprazzi di hard rock melodico e progressive sono gli ingredienti per esaltare il sound di cui è composto Memorial For A Wish e le sue nove composizioni che, se non raggiungono le vette di opere più famose come quelle dei vari Avantasia, Ayreon, Trans Siberian Orchestra e Genius (ma potrei citarne all’infinito), non manca di momenti atmosfericamente intensi e drammatici, raccontati con un metal che, anche nei momenti più duri, non manca di un tocco raffinato valorizzato da bellissimi duetti tra gli assi dietro al microfono.
Ottimo il lavoro sui solos chitarristici, affidato a Helge Engelke dei Fair Warning e Stig Nergard dei Tellus Requiem, e di buona qualità il songwriting che lascia trasparire qualche ingenuità ma che tiene botta per quasi un’ora di melodie e graffianti momenti heavy.
Se cinque anni fa non vi siete imbattuti in Andreas Nergård e la sua opera, questa riedizione vi permette di rimediare e fare la conoscenza di un ottimo album.

Tracklist
CD 1: “Memorial for a Wish” 2018 version
1. Angels
2. The Haunted
3. Hell On Earth
4. Stay
5. A Question Of God
6. An Everlasting Dreamscape
7. Nightfall
8. Requiem
9. Inside Memories

CD 2: “Memorial for a Wish” 2013 version
1. Twenty Years In Hell
2. A Question Of God
3. Is This Our Last Goodbye
4. Hell On Earth
5. An Everlasting Dreamscape
6. Nightfall
7. Angels
8. Requiem

Line-up
Andreas Nergård – Composer, Drums, Bass, Keyboards
Age Sten Nilsen – Vocals
Ralf Scheepers – Vocals
Goran Edman – Vocals
Mike Vescera – Vocals
Nils K. Rue – Vocals
Michele Luppi – Vocals
Andi Kravljaca – Vocals
David Reece – Vocals
Tony Mills – Vocals
Ole Martin Moe Thornes – Vocals
Sunniva Unsgard – Vocals
Helge Engelke – Guitar Solos
Stig Nergard – Guitar Solos

NERGARD – Facebook

Kronomatopea – Time It’s Time

Time It’s Time è un’opera impegnativa che per oltre un’ora vi terrà incollati alle cuffie, tra raffinati passaggi di musica classica, cavalcate metalliche, solos neoclassici e quell’epicità che affiora quando i due stili musicali si incontrano.

Kronomatopea è il progetto symphonic power metal del musicista e compositore classico Francesco Sammartano, appassionato di metal tanto da coniugare in maniera efficace le due anime musicali in questo bellissimo primo album, aiutato dal cantante Marco Scorletti (ex Astral Domine) e da altri importanti ospiti.

Time It’s Time è un’opera impegnativa che per oltre un’ora vi terrà incollati alle cuffie, tra raffinati passaggi di musica classica, cavalcate metalliche, solos neoclassici e quell’epicità che affiora quando i due stili musicali si incontrano.
Non si può non rimanere affascinati da un lavoro come Time It’s Time , sicuramente un must per gli amanti del genere, qui davvero coccolati dalle composizioni di Sammartano.
Le influenze che affiorano all’ascolto delle perle sinfoniche chiuse nello scrigno dal compositore nostrano vanno ricercate tra le icone del metal più nobile come Malmsteen (primo amore metallico di Sammartano), Angra, Stratovarius e i nostri Rhapsody, quindi non è l’originalità che troverete tra le note di Time It’s Time, ma musica fuori dal tempo, spettacolare, a tratti dal taglio cinematografico quando le orchestrazioni rimangono le uniche protagoniste dello spartito, prima che deliziose note classiche o ripartenze metalliche aggiungano eleganza o verve al sound.
A Way To Follow, The Song Of Light, Not For Glory e l’apoteosi neoclassic/power/symphonic/epic metal di Valkyrie’s Land portano l’opera dei Kronomatopea a livelli altissimi per un debutto, una vera sorpresa per chi ama gli effetti della sacra alleanza tra musica classica ed heavy metal.
Sembra che i Kronomatopea siano già al lavoro sulla seconda opera, nel frattempo godetevi questo bellissimo quadro musicale dal titolo Time It’s Time.

Tracklist
1.Overture
2.Time, It’s Time
3.A Way To Follow
4.A Break From The Line
5.The Song Of Light
6.Not For Glory
7.The Cycle Of The Life
8.Lighting
9.Valkyrie’s Land
10.Vissi D’arte
11.Tears And Memories

Line-up
Francesco Sammartano – All instruments
Marco Scorletti – Vocals

Riccardo Barbiera – Drums (on tracks: 1,2,3,5,6,8,11)
Gianluca Labella – Drums (on tracks: 8,9)
Simona Guaiana – vocals on tracks: 5,10)
Alessandro Flores – vocals (on track: 6)
Marco Scorletti – vocals (on tracks: 2,8,9)
Raffaele Albanese – vocals (on tracks: 3,8)
Mirko La Porta – lead violin (on tracks: 2,3)
Andrea De Paoli – Harpsichord (on track: 5)

https://www.facebook.com/sammartanoskronomatopea/?ref=br_rs