HELL’S GUARDIAN – Intervista

Proseguiamo con la serie delle interviste alle band che sono state incluse nella compilation UMA 2015: oggi è il turno dei lombardi Hell’s Guardian

Proseguiamo con la serie delle interviste alle band che sono state incluse nella compilation UMA 2015: oggi è il turno dei lombardi Hell’s Guardian (risponde il batterista Dylan).

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iye Intanto congratulazioni per l’avvenuto accesso alla compilation: ci raccontate in breve la storia della band?

Ciao a tutti, gli Hell’s Guardian nacquero a Berzo Demo in provincia di Brescia nel 2009 da un idea mia e di Freddie (chitarrista), alla quale poi si sono aggiunti Cesare (cantante growl/chitarrista) e Pietro (cantante clean/bassista). All’inizio ci presentammo come cover band di gruppi come Ensiferum, Amorphis, Amon Amarth, In Flames, per poi proporre brani inediti, con influenze delle band sopracitate. Nel 2010 uscì il nostro primo demo Hell’s Guardian, dopo quattro anni con vari concerti nel lombardo, nel 2014 uscì il nostro primo album in studio Follow Your Fate che ricevette un buon riscontro positivo con il pubblico e con la critica. A metà 2014 il nostro bassista Pietro decise di lasciare il gruppo per concentrarsi sulle proprie passioni e nel frattempo decidemmo di suonare dal vivo con alcuni nostri amici al basso. A fine Luglio uscirà un nuovo EP che si intitolerà Ex Adversis Resurgo.

iye Cosa vi ha spinto a partecipare al contest indetto dalla Underground Metal Alliance?

Ci ha colpito la professionalità da parte degli ideatori del contest, ma soprattutto la possibilità di far conoscere maggiormente la band ad un nuovo pubblico sia sui social network, sia concretamente per chi scaricherà la compilation.

iye Oltre a quelli più immediati, legati alla partecipazione a questa iniziativa, quali sono gli obiettivi che vi siete prefissati nell’immediato futuro?

Il 30 giugno pubblicheremo due nuove canzoni in formato digitale su tutti i music network e social network, invece esattamente il mese dopo uscirà l’EP Ex Adversis Resurgo con i due brani inediti, due brani live registrati al Circolo Colony (BS) per l’occasione del Brixia Metal Fest ed un brano del primo album riarrangiato con il pianoforte. Inoltre stiamo già pensando ad un secondo album.

iye Quali sono per voi le band ed i musicisti di riferimento e per quali nomi, attualmente, varrebbe la pena oggi di fare un sacrificio per assistere ad un concerto?

Ovviamente siamo stati influenzati da numerose band, tra cui Amon Amarth, Ensiferum, Amorphis, In Flames; infine da un gruppo che ho visto di recente e che consiglio a tutti di vedere se si ha la possibilità, gli Insomnium.

iye Suonare metal in Italia è un’impresa che porta con sé il suo bel coefficiente di difficoltà; tracciando un consuntivo di quanto fatto finora, siete soddisfatti dei riscontri ottenuti dalla band?

Noi siamo più che soddisfatti, il nostro primo album è stato recensito e accolto molto positivamente dalle varie webzine e riviste. Allo stesso tempo abbiamo suonato anche con gruppi italiani come Vision Divine, In.Si.Dia, EndlessPain, Spellblast, Furor Gallico, Evenoire etc. Quindi possiamo dire che pian piano i fan aumentano.

iye Per quanto riguarda invece l’attività dal vivo, anche voi avete incontrato le stesse difficoltà nel trovare date e location disponibili che molti evidenziano? Ci sarà, comunque, la possibilità di vedervi all’opera su qualche palco nel corso dell’estate?

Purtroppo è un problema che conosciamo benissimo ma in Italia si sa, sarà sempre così. Quest’estate saremo al Legend Club di Milano il 21 giugno per il Rockshots Festival, il 12 Luglio a Gaggiano (MI) per il Grave Party e il 25 Luglio al Pirates Of Rock a Malesco in provincia di Verbania; quest’ultima data sarà per noi la prima volta in Piemonte.

iye Per finire, vi lasciamo lo spazio per fornire ai nostri lettori almeno un buon motivo per avvicinarsi alla vostra musica.

Ovviamente invito tutti a seguirci sui vari social network e se vi capita di venirci a vedere dal vivo perché è li che diamo il 100 % di noi stessi! Ci teniamo a creare un buon spettacolo e a trasmettervi tutto ciò che proviamo.
Ringraziamo In Your Eyes Zine per questa intervista, l’Underground Metal Alliance per questo servizio che ha offerto e per tutto l’impegno che ci sta mettendo! Ringraziamo tutto il pubblico che ci segue sui nostri canali web e ai concerti … a tutti voi consigliamo di scaricare la compilation dell’ U.M.A. perché sono presenti numerose band che meritano davvero tanto!
Seguiteci sui nostri social network e sul nostro sito per varie news future … a presto!

HELL’S GUARDIAN – Facebook

FAKE HEROES – Intervista

Proseguiamo con la serie delle interviste alle band che sono state incluse nella compilation UMA 2015: oggi è il turno dei pescaresi Fake Heroes.

Proseguiamo con la serie delle interviste alle band che sono state incluse nella compilation UMA 2015: oggi è il turno dei pescaresi Fake Heroes.

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iye Intanto congratulazioni per l’avvenuto accesso alla compilation: ci raccontate in breve la storia della band?

La band nasce nel 2012 come naturale evoluzione di una “vecchia” band postgrunge: alla stessa formazione strumentale si è aggiunta una nuova voce e da lì, sulla base delle forti influenze hard rock/alternative di stampo americano, abbiamo prodotto il nostro primo EP Beyond This Glass (aprile 2012) e meno di un anno dopo il nostro primo album Divide And Rule (marzo 2013 per la tedesca Antstreet Records).
All’inizio dell’anno scorso c’è stato un cambio di line up alla batteria e i due lavori successivi (l’EP Bridge Of Leaves e l’album di prossima uscita Clouds) si sono spostati su territori piuttosto progressive/alternative con influenze djent, senza mai perdere d’occhio la base melodica che ci portiamo dietro dall’inizio.

iye Cosa vi ha spinto a partecipare al contest indetto dalla Underground Metal Alliance?

La necessità, in qualche modo, di far sentire la propria voce senza necessariamente dover investire ogni volta molti soldi. L’UMA rappresenta per noi una realtà da sostenere in un sistema in cui il normale concetto di investimento si è trasformato in un marasma in cui tutti, dal più professionale al più incapace, chiedono soldi per realizzare qualsiasi cosa/servizio.

iye Oltre a quelli più immediati, legati alla partecipazione a questa iniziativa, quali sono gli obiettivi che vi siete prefissati nell’immediato futuro?

Per quella che è la situazione odierna, soprattutto in Italia, vorremmo semplicemente avere la possibilità di farci ascoltare, davvero. Crediamo molto nel nostro album di prossima uscita e nel nostro piccolo crediamo anche di aver creato qualcosa di “diverso”, almeno per la proposta rock/metal italiana.

iye Quali sono per voi le band ed i musicisti di riferimento e per quali nomi, attualmente, varrebbe la pena oggi di fare un sacrificio per assistere ad un concerto?

All’interno della band abbiamo gusti e background parecchio diversi (come spesso accade). Diciamo che il collante che ci spinge oggi a fare musica affonda le sue giovani radici nella scena progressive metal moderna, nel djent e nel metalcore: Periphery, Tesseract, Skyharbor, Circles, Intervals. Tutti questi spunti sono stati mescolati ad altro: Dead Letter Circus, Twelve Foot Ninija … Difficile dare pochi nomi ed è forse quello che in realtà ci ha permesso di fare un primo vero lavoro personale. Per quanto riguarda i concerti ognuno ha i suoi punti di vista, ma di certo in Italia è difficilissimo poter assistere ad un concerto di molte delle band citate.

iye Suonare metal in Italia è un’impresa che porta con sé il suo bel coefficiente di difficoltà; tracciando un consuntivo di quanto fatto finora, siete soddisfatti dei riscontri ottenuti dalla band?

Possiamo dire di avere una discreta esperienza maturata live e in studio e da diverso tempo abbiamo capito che in realtà in ambito underground c’è una certa meritocrazia. Partendo da questo concetto sicuramente non ci riteniamo soddisfatti dei riscontri ottenuti ma ci rendiamo conto che gran parte della colpa è nostra. Nella vita di tutti i giorni si è presi da molte cose e se perdi di vista l’obiettivo che ti sei prefissato, qualsiasi esso sia, non arriverà mai. In Italia ci sono band che a nostro parere propongono prodotti di profilo a volte anche molto basso ma riescono a farsi sentire, a suonare live e a far girare il proprio nome perché spingono e credono molto nel progetto, facendone una priorità.

iye Per quanto riguarda invece l’attività dal vivo, anche voi avete incontrato le stesse difficoltà nel trovare date e location disponibili che molti evidenziano? Ci sarà, comunque, la possibilità di vedervi all’opera su qualche palco nel corso dell’estate?

Nel corso dell’estate sarà molto complicato. Abbiamo preso contatti con diversi festival in giro per l’Italia, ma molti quest’anno non si organizzeranno per mancanza di fondi. Con l’uscita del disco speriamo di riuscire a trovare locali disposti a condividere con noi la propria location.

iye Per finire, vi lasciamo lo spazio per fornire ai nostri lettori almeno un buon motivo per avvicinarsi alla vostra musica.

Nel nostro prossimo lavoro non c’è nulla di scontato, nulla di buttato lì al caso. Sarà come leggere dentro uno di noi, anche se in realtà siamo in 5.

FAKE HEROES – Facebook

AVORAL – Intervista

Iniziamo la serie delle interviste alle band che sono state incluse nella compilation UMA 2015: oggi è il turno dei milanesi Avoral.

Iniziamo la serie delle interviste alle band che sono state incluse nella compilation UMA 2015: oggi è il turno dei milanesi Avoral.

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iye Intanto congratulazioni per l’avvenuto accesso alla compilation: ci raccontate in breve la storia della band?

Ciao a tutti e grazie mille! Gli Avoral nascono a Milano nel 2012 dall’ incontro di Ged, Legion e Frank con Bolthorn e Nurgan, provenienti rispettivamente da esperienze power – heavy e symphonic black. Passando tra varie vicissitudini e cambi di line up siamo giunti alla formazione ufficiale solo nel 2014, anno in cui abbiamo rilasciato il nostro debut album War Is Not Over, fatto il nostro primo tour in Europa suonando in vari palchi di Slovacchia e Repubblica Ceca e firmato con Club Inferno, divisione della storica My Kingdom Music.

iye Cosa vi ha spinto a partecipare al contest indetto dalla Underground Metal Alliance?

Ci fa davvero molto piacere aver ottenuto la partecipazione con una presenza così calorosa da parte dei nostri seguaci insieme con pareri molto positivi da parte dei selezionatori, la compilation è sicuramente un’ ottima vetrina per farci conoscere da nuove persone e diffondere la nostra musica il più possibile, cosa che per noi su internet o con i live è molto importante. Tra l’ altro conosciamo anche alcune delle band presenti insieme a noi, siamo contenti di far parte dello stesso progetto!

iye Oltre a quelli più immediati, legati alla partecipazione a questa iniziativa, quali sono gli obiettivi che vi siete prefissati nell’immediato futuro?

Attualmente stiamo portando avanti la composizione delle nuove canzoni, accentuando le componenti più cupe e prog, sempre sotto la nostra atmosfera di stampo epic. Sicuramente tra gli obiettivi ci sono un altro album che continui il nostro concept e un nuovo tour all’estero, più altre attività particolari che vi sveleremo a tempo debito!

iye Quali sono per voi le band ed i musicisti di riferimento e per quali nomi, attualmente, varrebbe la pena oggi di fare un sacrificio per assistere ad un concerto?

Non abbiamo un vero e proprio riferimento per la nostra musica, chiaramente siamo tutti amanti del filone Blind Guardian, ma non ci imponiamo limiti o obiettivi di emulazione, lasciamo che le nostre idee scorrano liberamente e senza vincoli dati dall’appartenenza a un genere o un altro. Riguardo ai concerti, sono il punto di incontro più bello tra un musicista e il suo pubblico così come un modo interessantissimo di scoprire nuove band, quindi siamo frequentatori molto assidui, dai mostri sacri ancora in attività così come (soprattutto) alle band di nicchia e quelle emergenti.

iye Suonare metal in Italia è un’impresa che porta con sé il suo bel coefficiente di difficoltà; tracciando un consuntivo di quanto fatto finora, siete soddisfatti dei riscontri ottenuti dalla band?

Abbiamo calcato ormai molti palchi in contesti da festival emergente o come supporto a grandi band: ogni live e pubblico che incontri lascia qualcosa dentro di te che sicuramente ti arricchisce e ti rende più consapevole dei tuoi mezzi e obiettivi, quindi siamo molto soddisfatti di tutto il percorso che abbiamo svolto fin qui. Chiaramente ci sono alcuni meravigliosi show che abbiamo fatto che sono ancora impressi nella memoria di tutti noi, così come altri in cui l’organizzazione era pressoché catastrofica … ma tutte le soddisfazioni e difficoltà ci hanno dato forza ed entusiasmo di proseguire sempre ambiziosi. E poi il palco è il nostro habitat ideale, in cui sfogare tutta l’ adrenalina e creare un bellissimo legame con gli ascoltatori, che hanno sempre accolto molto positivamente la nostra proposta!

iye Per quanto riguarda invece l’attività dal vivo, anche voi avete incontrato le stesse difficoltà nel trovare date e location disponibili che molti evidenziano? Ci sarà, comunque, la possibilità di vedervi all’opera su qualche palco nel corso dell’estate?

Dipende tutto dall’ottica con cui una band o un’ agenzia si approccia al mondo dei live: credo che al giorno d’ oggi, vista la grande numerosità di band attive a fronte di un’offerta innegabilmente minore rispetto a qualche anno fa, la soluzione più giusta sia una consapevole via di mezzo tra il voler suonare sempre e ovunque e l’essere selettivi. Purtroppo anche il mondo della musica sta vivendo una fase di crisi e bisogna comprendere i difficili equilibri necessari a garantire che non vadano in perdita né le band né i locali, ma al tempo stesso penso sia giusto ricordare i propri diritti e indirizzare i propri sforzi verso quegli eventi e contesti che bene sappiano valorizzare la propria proposta. Noi abbiamo sempre lavorato in quest’ottica, e devo ammettere che ci siamo tolti molte soddisfazioni. Al momento ci stiamo concentrando sulla composizione del nuovo materiale, ma sicuramente in questi mesi estivi avrete modo di vederci all’opera sul palco!

iye Per finire, vi lasciamo lo spazio per fornire ai nostri lettori almeno un buon motivo per avvicinarsi alla vostra musica.

Noi per primi amiamo i nomi che hanno reso grande la musica che tutti seguiamo e al contempo apprezziamo nella musica di una band elementi di ricerca in grado di portare originalità e sperimentazione, che sia attraverso l’ utilizzo di tematiche, leggende o strumenti particolari o introducendo caratteristiche tipiche di altri generi. Questo si traspone ovviamente in ciò che suoniamo, se anche voi vi riconoscete in tutto questo, ci potete trovare nei nostri canali ufficiali e soprattutto vi aspettiamo sotto il palco per una birra tutti insieme! Hailz m/

AVORAL – Facebook

TEMPERANCE – Intervista

Ad un anno esatto dal bellissimo esordio,i Temperance sono tornati a deliziare con l’altrettanto stupefacente “Limitless”: ne abbiamo nuovamente parlato con il chitarrista e cantante Marco Pastorino.

Ad un anno esatto dal bellissimo esordio, i Temperance sono tornati a deliziare con l’altrettanto stupefacente Limitless.
Dopo averli visti dal vivo all’Angelo Azzurro di Genova, abbiamo posto qualche domanda a Marco Pastorino, come sempre gentilissimo e disponibile: la parola al talentuoso musicista.

iye Ciao Marco, è passato un anno dall’ultima intervista con cui ci presentavi la tua nuova band, fresca del bellissimo esordio, ed eccoci oggi a parlare del nuovo lavoro; in effetti siete stati velocissimi nel dare un successore al vostro album omonimo: una scelta pianificata oppure la volontà di sfruttare un momento di particolare ispirazione ?

Ciao ! E’ un piacere ritrovarci qui dopo un anno esatto. Nessuna pianificazione, non siamo mai stati bravi ma anche interessati a costruire un prodotto a tavolino. Invece ti dirò che dopo essere rientrati dal minitour in America, siamo tutti tornati in patria con una gran voglia di fare, spronati proprio da quel viaggio; così mi sono trovato con Giulio per vedere qualche idea che avevamo abbozzato proprio in quei giorni. Da lì il discorso secondo album ha preso vita velocissimamente; in pochi giorni avevamo in mano quasi metà lavoro completo e da lì le idee hanno continuato a scorrere. Qui mi fermo per sottolineare che in Limitless sono contenute ben 13 canzoni, un po’ tante a mio parere, ma ci sentivamo in dovere di dare tutto quello che avevamo, personalmente anche una maniera carina per ringraziare chi nel 2014 ci ha seguito e ci ha permesso di suonare molto. Mettendomi nei panni di chi compra un disco, io sarei entusiasta all’idea di avere un nuovo album di Nightwish, Edguy o quant’altri, con un numero alto di ottime composizioni. Naturalmente il fatto che siano buone le nostre, non sta a me giudicarlo, ah ah

iye “Limitless” mi ha sorpreso per la qualità altissima del songwriting e per una maggiore componente elettronica, che gli fa prendere ancor più le distanze dal classico symphonicpower, ancora presente nel primo album specialmente in brani come “The Fourth Seasons” e “Lotus”.

Come il titolo fa intendere, non ci siamo posti limiti, andando anche oltre al concetto di symphonic, electronic, teutonic e cosi via ah ah. Abbiamo cercato di scrivere canzoni che ci coinvolgessero totalmente; che siano più o meno verso un tipo di sound è dovuto solo alla richiesta che la canzone stessa chiedeva. Per esempio Oblivion è un brano che io vedo come un mix tra parti più symphonic, grazie alla voce di Chiara nel chorus, il finale col solo molto melodico, mescolato a parti di voce tipicamente pop ma anche ad una delle parti di chitarra più violente dell’intero disco. Abbiamo davvero voluto dare spazio a tutto quello che ogni singola parte di canzone richiedeva, senza forzarci all’inserimento di una determinata cosa.

iye “Limitless” doma la sua parte estrema lasciandola sfogare piano piano ed uscendo prepotente dalla metà della scaletta in poi, quasi voleste preparare l’ascoltatore alla vostra furia, giocando tra bellissime melodie, un appeal irresistibile e tanto metal elegante: sei d’accordo?

La verità credo stia nel mezzo; abbiamo voluto iniziare l’album con un brano totalmente nuovo per il sound del primo album, ma allo stesso tempo, abbiamo deciso di chiudere Limitless con un brano, la titletrack stessa, che potesse aprirci le porte verso il futuro. In quel brano ci vedo moltissime cose che non abbiamo mai inserito prima; il finale apocalittico , che strizza l’occhio ad alcune cose vicine al power, ma anche quell’orchestrazione iniziale un po’ epica e teatrale alla Savatage e l’utilizzo di 3 voci in una determinata maniera, oltre ad uno dei testi più decisi dell’intero disco; il non amalgamarsi al sistema, essendo se stessi in ogni momento, muovendosi con le proprie forze , vivendo la vita giorno per giorno , con una spiccata personalità.

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iye Squadra che vince non si cambia, con la band confermata in tutti i suoi effettivi, segno di un’amalgama perfetta anche dal punto di vista umano, con Chiara a donare al pubblico performance di assoluto livello; quanto ha influito la vostra singer sul processo compositivo di “Limitless”?

I brani di Limitless, come quelli del primo album, sono firmati in duo da me e Giulio interamente, ma è naturale che il sound Temperance è frutto di un lavoro collettivo; se non ci fosse Chiara, come non ci fossero Luca o Sandro, il risultato finale sarebbe completamente diverso. Non è solo il songwriting a fare una band, ma è lo spirito di unione che si crea quando si vive insieme per giorni, weekend, settimane in un van, aereo, studio . La forza dei Temperance sta proprio in tutti questi particolari. Non intraprenderei questo bellissimo viaggio se ci fossero altri compagni d’avventura.

iye Avete portato il vostro esordio on stage, ed ora siete tornati nuovamente a calcare i palchi promuovendo il nuovo album: che impatto pensi abbia avuto la tua nuova band sui fan del metal?

Di base cerchiamo di offrire un prodotto di alto livello soprattutto dal punto di vista live. Credo che il fatto di stare bene sul palco, dia al pubblico una serenità che propende facilmente al divertimento, che è quello che la musica dovrebbe sempre dare. E’ una gioia infinita sentire la felicità nelle persone , chiaro sintomo di quanto una serata possa essere andata bene.

iye Il primo album è stato una sorpresa, il secondo una gradita conferma, si dice sempre che il terzo sia quello della consacrazione; indubbiamente gli ottimi risultati portano anche molte aspettative nel pubblico: cominci a sentire un po’ di peso in tal senso ?

Sai, non sentiamo nessun peso. Ma tutto molto tranquillamente perché il nostro obiettivo primario non è quello di arrivare lì o la oppure costruire un album che vada in una determinata direzione e così via. In quel caso probabilmente sentiremmo la totale pressione addosso, per fare un lavoro che possa mettere d’accordo tutti, ma non è questo il nostro obiettivo. I primi due lavori sono nati belli decisi come sono venuti fuori, senza pressioni, voglia di arrivare ecc.e nessuno può sapere cosa ci porterà il futuro. E’ un po’ il lato bello della musica e dell’arte stessa; io vedo noi 5 come anime in continua evoluzione alla ricerca di emozioni di un certo tipo , ma nemmeno noi sappiamo con che cosa ci emozioneremo tra 1-2 anni.

iye Ho avuto il piacere di incontrarti in occasione del concerto all’Angelo Azzurro di Genova (show bellissimo, nonostante lo stato di salute di Chiara, debilitata dall’influenza e comunque grande esempio di professionalità) e come sempre mi hai dato l’impressione d’essere un ragazzo umile e disponibile, a dispetto dell’enorme talento che hai a disposizione: come descrive se stesso Marco Pastorino?

Ti ringrazio molto per le belle parole. Personalmente mi reputo la stessa identica persona sopra un palco, sotto di esso, e così via. E’ talmente bello incontrare buoni amici e belle persone in ogni viaggio che intraprendiamo che sarebbe un peccato sprecare l’occasione. La vita stessa è un’esperienza unica che vale la pena vivere appieno. Quest’intervista mi sta facendo diventare più filosofo del solito, ah ah.

iye Parlando dei Temperance è inevitabile che i riflettori ricadano fondamentalmente su te e Chiara, ma non vanno dimenticati gli altri tre talentuosi musicisti che sono parte integrante di questa avventura …

Forse da fuori per chi non ci conosce, può sembrare che i riflettori siano puntati verso una o l’altra persona ma, ricollegandomi al discorso di prima, i Temperance sono quello che sono grazie a tutti i membri del gruppo stesso. Ognuno è il 20% di questo sistema.
Personalmente reputo ad esempio Luca uno dei bassisti più talentuosi della scena, con un accattivante gusto rock mescolato alle sperimentazioni più moderne.

iye La scena metal continua a faticare, le band italiane sono mediamente ottime ma sempre poco considerate dagli addetti ai lavori; gli appassionati riempiono i palazzetti solo per i grandi nomi snobbando e supportando pochissimo le realtà minori. Munisciti di una sfera di cristallo per immaginare come si potrà evolvere nel futuro questa situazione …

E’ naturale che tutto continuerà a cambiare; è sempre stato così e lo sarà sempre, ma la qualità delle band viene sempre fuori e, soprattutto oggi, se una band scrive ottimi album, offre spettacoli di livello , otterrà sicuramente qualcosa di buono dall’industria musicale. Forse da questo punto di vista, la nostra generazione è avvantaggiata rispetto a quelle di 20-30 anni. Ora ognuno ha davvero la possibilità di arrivare ovunque coi propri lavori. Diciamo che sono una persona che vede sempre il bicchiere mezzo pieno e quindi lasciamo perdere i problemi che la tecnologia stessa ha portato alla musica, ah ah

iye Quando sei partito con l’idea di formare i Temperance, avresti mai pensato di riuscire in così poco tempo ad avere due bellissimi album all’attivo ed il consenso unanime di critica e pubblico?

Assolutamente no. Temperance è davvero un’esperienza nata nel giro di pochi giorni, dal nulla, senza pretese e obiettivi di sorta. Il fatto che siamo qui dopo un anno e mezzo a parlare di due album pubblicati e buoni riscontri, stupisce pure me. Se me l’avessero chiesto a settembre 2013 quando abbiamo fatto la prima prova per vedere come si poteva sviluppare un certo tipo di sound con voce femminile, non ci avrei creduto. Ma ripeto, siamo davvero felici di tutto quello che c’è attorno a questa band; si respira un’aria splendida e questo è solo l’inizio del viaggio.

iye Usciamo per un attimo un attimo dai Temperance per chiederti notizie sulla situazione in casa Secret Sphere.

Coi Secret usciremo nei prossimi giorni con la riedizione di “A Time Never Come”, completamente ri-registrato dall’attuale lineup. Ma intanto siamo proprio in questi giorni alle prese con i preparativi per il nuovo album in studio che sta prendendo vita piano piano. Diciamo pure che non ci annoiamo 🙂

iye Una domanda d’obbligo per chiudere: quali sono i progetti per la prossima estate, soprattutto per quanto riguarda la tua attività dal vivo con entrambe la band?

Progetti? Spiaggia, piscina e via ah ah. Con Secret Sphere quest’estate saremo fermi a comporre, anche un po’ per ricaricare le pile dopo aver passato più di due anni a promuovere “Portrait Of A DyingHeart”. Mentre naturalmente continueremo il supporto a Limitless con una buonissima serie di date.

Un saluto e un abbraccio a tutti!!!

OvO

Come sanno i nostri lettori più affezionati, gli OvO sono un gruppo che ci sta molto a cuore e qui di seguito vi proponiamo una veloce chiacchierata con il sempre interessante Bruno Dorella

Gli OvO porteranno il loro rito al Raindogs di Savona, dove faranno un live molto caldo e pagano.
Bruno Dorella e Stefania Pedretti rappresentano una delle migliori esperienze musicali in Italia, riuscendo da anni a coniugare inquietudine e ricerca sonora, e accompagnando il tutto con idee sceniche e live di grande spessore.
Come sanno i nostri lettori più affezionati, gli OvO sono un gruppo che ci sta molto a cuore e qui di seguito vi proponiamo una veloce chiacchierata con il sempre interessante Bruno Dorella, in partenza con i Ronin per un tour europeo.

iye Ciao Bruno, attualmente in quale progetto sei impegnato fra i mille che hai?

Attualmente sono impegnato nel tour europeo dei Ronin per presentare “Adagio Furioso”.

iye Gli OvO possiedono una parabola musicale e semantica unica: quali saranno i prossimo sviluppi?

Difficile dirlo con esattezza, direi che esploreremo ancora un po’ la commistione tra noise rock, sludge ed elettronica, ma non escludo che in futuro l’elettronica prenda il sopravvento.

iye I Ronin sono un gruppo molto apprezzato all’estero, ce ne puoi parlare?

I Ronin sono piuttosto apprezzati anche in Italia, il mio gruppo più apprezzato all’estero é OvO. Ma “estero” è un concetto abbastanza ampio …

iye Scenograficamente come sarà il concerto di Savona?

Come forse saprete abbiamo tolto le maschere in questo tour di Abisso, ci presentiamo coi nostri volti solcati solo da un segno voodoo. Manteniamo comunque un approccio rituale.

iye A tuo avviso ha ancora senso parlare di musica alternativa?

Avrà sempre senso parlare di musica alternativa. Bisogna per° avere sempre il polso della situazione e sapere di cosa si sta parlando: la categoria che oggi viene chiamata “alternative” non ha nulla di alternativo.

iye L’autoproduzione può essere un modo per supplire alla mancanza di etichette?

Decisamente, ormai la musica underground è a tutti gli effetti autoproduzione, anche quando esce per un’etichetta. Praticamente tutti i gruppi giovani o non strafamosi si pagano le registrazioni e in molti casi anche la stampa dei dischi.

iye Dato che sei uno dei metallari con i gusti migliori al mondo ci dai qualche consiglio?

Dark Castle, YOB, Terra Tenebrosa, ma credo siano tutti nomi che conoscete già.

iye Ci sono gruppi italiani che ti hanno impressionato ultimamente?

I nomi caldi li conoscete già, ma vorrei invece citare alcuni gruppi nuovi che stanno veramente creando un ricambio generazionale rispetto a noi: Les Spritz e La Confraternita Del Purgatorio. E poi una menzione ai giovanissimi (meno di 20 anni) Lago Vostock e, nel black metal, ai Sedna.

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ECNEPHIAS

Gli Ecnephias, con il loro disco autointitolato di recente pubblicazione, stanno ottenendo unanimi riscontri non solo all’interno dei nostri confini, a conferma dell’innegabile livello qualitativo raggiunto in quest’ultima occasione, ed inevitabilmente sono stati molti gli aspetti ed i retroscena sviscerati nel corso di quest’intervista.
Il nostro interlocutore però, contrariamente al solito, non è stato Mancan bensì il tastierista Sicarius, altra figura chiave nell’economia del combo lucano, in virtù del suo ormai lungo sodalizio con il leader e fondatore di questa magnifica realtà del metal tricolore.
Non per questo la lunga chiacchierata è stata meno interessante, anzi, si è rivelata una ghiotta opportunità per osservare il pianeta  Ecnephias da un’angolazione diversa dal solito …

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ME Il nuovo disco è arrivato in tempi relativamente brevi rispetto a quello precedente.
Forse “Necrogod” non vi aveva del tutto soddisfatti oppure state vivendo una fase creativa molto prolifica?

Siamo molto soddisfatti di “Necrogod”, è stato un album importante, direi di passaggio in un certo senso, perché ci ha dato ulteriore conferma del fatto che la strada intrapresa con il sound di “Inferno” era quella giusta.
In seguito abbiamo deciso di lasciarci andare ed osare ancora di più, di abbandonarci totalmente alla nostra ispirazione ed assecondare quel naturale istinto di evoluzione musicale alla base delle nostre personalità; ci siamo ritrovati, quindi, a scrivere ed arrangiare tanto materiale in poco tempo con grande naturalezza, e non ti nego che sono rimasti fuori dall’album almeno tre o quattro brani che non si amalgamavano del tutto con gli altri, questo a prova del fatto che abbiamo cercato di comporre senza forzare o programmare niente.

ME La scelta di autointitolare l’album ha un significato preciso?

“Ecnephias” è sicuramente il nostro album più maturo, più lungo di durata, più vario, un album in cui abbiamo cercato di fondere tutti gli elementi caratterizzanti dei nostri lavori precedenti con qualcosa di nuovo, soprattutto per quanto riguarda i suoni e gli arrangiamenti; con questo titolo abbiamo voluto marchiare il nostro cammino fino ad ora, come per dire: “questi sono gli Ecnephias, una band in continua evoluzione, dalla quale potete aspettarvi tutto e il contrario di tutto”.
Il titolo omonimo ci sembrava perfetto anche per chiudere nel modo più giusto un capitolo importante della nostra storia, rappresentato dagli ultimi tre album (“Inferno”, “Necrogod” ed “Ecnephias”, ndr) che costituiscono liricamente e musicalmente quella che noi chiamiamo “Trilogia di Thelema”.

ME C’è, quindi, un filo conduttore a livello lirico nel nuovo disco, così come accadeva in “Necrogod”?

Il filo conduttore a livello lirico è una nostra caratteristica fin dai tempi di “Ways of Descention”.
L’argomento cardine è sempre l’occultismo: “Ways of Descention” era un concept più che altro narrativo, per certi aspetti quasi cinematografico, ispirato ad una vicenda storica; “Inferno” era invece un concept poetico sul demoniaco, inteso sia in senso letterale che simbolico; “Necrogod” possiamo definirlo un concept descrittivo, per certi versi anche geografico, sugli elementi oscuri degli antichi culti pagani.
Il nuovo album è un concept psicologico, un percorso filosofico e onirico sulla Via della Mano Sinistra, che a tratti può ricordare alcune atmosfere Lynchiane.

ME Come e quando è nata la decisione di smorzare le asperità presenti in “Necrogod” per approdare ad una forma espressiva più elegante ma altrettanto convincente?

Come ti dicevo non credo si possa parlare di una decisione vera e propria, è stata un’evoluzione del tutto naturale, dettata dall’ispirazione del momento.

ME In sede di recensione ho scritto che “Ecnephias” volge più lo sguardo ai Moonspell che non ai Rotting Christ, band che costituiscono senza dubbio due tra i vostri maggiori punti di riferimento.
Personalmente vedo in quest’album un parallelismo con la svolta che fecero all’epoca i Moonspell pubblicando “Darkness and Hope”, disco che a me piacque molto anche se diversi lo ritengono un lavoro minore: sei d’accordo?

Con questa domanda sfondi una porta aperta, perché personalmente adoro quell’album ed è forse quello dei Moonspell al quale sono più legato in assoluto, in quanto mi ricorda un periodo molto particolare della mia vita.
Credo che il parallelismo da te notato sia giusto, nel senso che in entrambi i casi la svolta è scaturita da un’attitudine, come dire, più “rockeggiante”; le atmosfere più sinistre del Black-Death delle origini si sono tramutate in sonorità più malinconiche, per molti aspetti ancora oscure (anche per via delle liriche), ma molto più vicine al Gothic Rock, alla Darkwave e al Metal classico: proprio per questo motivo la definizione più adatta per la nostra musica attualmente è “Dark Metal”.

ME La matrice mediterranea è sempre ben presente nel vostro sound, questa volta però avete “esagerato” inserendo un brano cantato in dialetto e dagli evidenti influssi folk.
Detto che “Nia Nia Nia” è un esperimento riuscitissimo, ci racconti la genesi di questa canzone?

E’ venuta fuori da un’idea di Mancan; l’intenzione originaria credo fosse quella di una ninna nanna sinistra, malsana: il risultato è un brano “sperimentale”, per via del contrasto tra le atmosfere folk della strofa e quelle black del refrain.
Ti racconto un simpatico aneddoto su questo pezzo: una notte, molto tardi, sono andato a trovare Mancan in sala prove, ero abbastanza ubriaco e lui, che non lo era meno di me, stava appunto lavorando a questo pezzo.
Quando l’ho ascoltato ho subito pensato che sarebbe stato uno dei migliori brani dell’album; abbiamo continuato a lavorarci insieme per un paio d’ore bevendo e fumando, e siccome non avevo con me il synth, ho provato a cazzeggiare una possibile melodia con la voce, una melodia che si incastrasse con le chitarre e il growl del refrain.
Il risultato ci ha convinti a tal punto che in seguito mi sono limitato semplicemente a riregistrare quella stessa melodia con il mio strumento; tipico esempio di arrangiamento di un brano degli Ecnephias.

ME A livello vocale, secondo me, Mancan ha raggiunto il picco della sua carriera.
Ormai il suo timbro vocale è un marchio di fabbrica pari a quello di Fernando Ribeiro e Peter Steele.
Non avete mai pensato, però, alla luce della struttura più melodica del nuovo album, di rinunciare all’utilizzo del growl?

Ci abbiamo pensato qualche volta, però devi sapere che, essendo noi molto eclettici, nel nostro futuro potrebbe succedere di tutto; potremmo mantenerci su questo equilibrio attuale (cosa molto probabile), oppure fare un album tutto cantato, molto soft, o magari uno ultra-tirato, tutto in growl.

ME Quale è, invece, il vostro orientamento per il futuro riguardo all’uso o meno della lingua italiana all’interno dei vostri lavori? 

Credo che continueremo sempre ad utilizzare l’italiano, essendo ormai la mescolanza d’idiomi uno dei nostri marchi di fabbrica.

ME I vostri ultimi album hanno goduto complessivamente di una buona accoglienza da parte degli addetti i lavori.
Come sono andate invece le cose a livello di riscontri di vendita?

Considerando i tempi veramente neri per l’industria musicale, a causa della pirateria dilagante negli ultimi dieci anni, non possiamo certo lamentarci, abbiamo degli ottimi riscontri; non ti nego però che se tutti i downloads dei nostri album (più di 10.000 per “Inferno”, ad esempio) fossero stati acquisti legali, avremmo potuto avere il giusto e meritato riscontro anche economico per il nostro lavoro.
A questo proposito mi permetto di lanciare un messaggio a tutte le persone per le quali “scaricare” è routine: con le vostre manine sulla tastiera del pc, sempre pronte a scaricare intere discografie al giorno, state uccidendo la musica (e tutte le persone che lavorano nell’industria musicale) e porterete prima o poi ad un mondo totalmente privo di quell’atmosfera magica dei decenni passati (quella dei vinili, delle musicassette e dei cd); comprate i dischi, respiratene l’odore, comprateli esattamente come comprate il pane, l’acqua o la birra.

ME Sono solo io a pensare che “Nyctophilia” sia un brano eccezionale, che potrebbe fare sfracelli se adeguatamente promosso (in un paese normale, purtroppo)?

Ti preannuncio che sarà il prossimo brano ad essere diffuso sul web ufficialmente, proprio perché lo riteniamo uno dei pezzi migliori dell’album; speriamo che trascini ulteriormente la promozione, soprattutto per quanto riguarda le vendite, che ad oggi stanno andando già abbastanza bene.

ME La vostra attività live, al di là degli impegni professionali di ciascuno di voi, probabilmente è meno intensa di quanto vorreste.
Quanto pesa questo aspetto secondo te nella crescita di una band a livello di mera popolarità?

L’attività live è fondamentale, perché una band dimostra la sua validità soprattutto lasciando il segno dal vivo; certo è che oggi, tra promoters mafiosetti e “tangenti” richieste all’ordine del giorno, non è affatto facile avere un’attività live dignitosa.
Noi in questi anni abbiamo avuto la fortuna di suonare, almeno in Italia, un po’ dappertutto, spesso in contesti prestigiosi e quasi sempre come headliner o co-headliner.
Ora ce la stiamo mettendo tutta per intraprendere al più presto un tour europeo, con lo scopo di farci conoscere ulteriormente oltre i confini italiani.

sicarius

ME Riallacciandomi al contenuto lirico di “Necrogod” e di diversi brani all’interno della vostra discografia, non posso fare a meno di chiederti quale sia il tuo rapporto con la religione e con il soprannaturale in genere.

Personalmente mi definisco un agnostico, con dei momenti di ateismo e altri di spiritualità.
Vivo molto male il mio agnosticismo, nel senso che sono tormentato dal dubbio e non riesco a credere né nella mera materialità dell’esistenza, né nella presenza di un piano sovrannaturale.
Tralasciando i miei dubbi esistenziali, c’è solo una cosa di cui sono veramente certo: la mia estrema opposizione ideologica verso tutte le religioni organizzate.
Sono però profondamente affascinato da tutto ciò che riguarda il mondo dell’occulto, sia artisticamente che filosoficamente.

ME Ormai il tuo sodalizio con Mancan dura da diversi anni, assieme avete visto gli Ecnephias crescere fino a diventare una delle realtà più importanti del metal italiano: com’è lavorare con un musicista dalla personalità decisamente spiccata come la sua?

Tra me e Mancan c’è una grandissima affinità artistica, oltre che un’amicizia fraterna.
Questo credo sia il motivo principale per cui il nostro sodalizio ha varcato la soglia dei dieci anni.
Per me lavorare con lui è abbastanza semplice e piacevole, in quanto abbiamo lo stesso modo di vedere le cose, sia da un punto di vista compositivo che organizzativo.
Parliamo molto e ci confrontiamo dettagliatamente sulle rispettive idee, spesso litighiamo, ma litighiamo sempre nel rispetto reciproco e dai nostri litigi nascono i pezzi e le decisioni migliori.
Lui è molto lunatico, a volte sfiora la follia, e per questo motivo alcuni ex-componenti non sono riusciti a durare a lungo; non erano in sintonia con il suo carattere.
Per me è stato diverso, in quanto pur essendo meno lunatico, sono altrettanto folle.

ME Com’è distribuito il lavoro compositivo all’interno della band?

Il lavoro compositivo è distribuito ogni volta in maniera diversa, in base anche al livello d’ispirazione di ognuno di noi al momento della realizzazione di un album.
Gli ultimi due album, fatta eccezione per qualche cosa scritta da me e Nikko, sono stati composti interamente da Mancan, proprio perché negli ultimi due anni lui è stato particolarmente ispirato.
Io invece ultimamente ho vissuto un periodo di scarsissima ispirazione e ho cercato di dare un apporto significativo solo per quanto riguarda gli arrangiamenti e alcune soluzioni armoniche o strutturali.
In passato invece ho scritto diversi brani da solo ed altri a quattro mani con Mancan, sia per quanto riguarda le musiche che le liriche.
Molto importante è poi il lavoro in sala prove, dove ognuno cerca di dire la propria e si giunge all’arrangiamento definitivo di ogni brano prima di entrare in studio.

ME Non c’è dubbio che gran parte degli appassionati identifichino gli Ecnephias con la figura di Mancan.
Ci racconti qualcosa sugli altri vostri compagni d’avventura?

Posso dirti che Miguel è un campione olimpionico di bevute, che io e Nikko gli stiamo dietro alla grande e che Demil, essendo un po’ più responsabile, a volte si sacrifica ed è costretto a guidare.
Scherzi a parte, Demil, Nikko e Miguel sono tre grandi musicisti che, con il loro modo di suonare, hanno contribuito enormemente a delineare le coordinate stilistiche del nostro sound da “Inferno” in poi.

ME Dove affondano le tue radici musicali e quali sono i tastieristi che maggiormente ti hanno influenzato?

Il mio battesimo di fuoco con il mondo del Rock e del Metal è avvenuto quasi vent’anni fa con 5 nomi in particolare, ai quali poi ne sono seguiti tanti altri: Litfiba, Goblin, Iron Maiden, Black Sabbath e Ozzy Osbourne.
Sono invece due i tastieristi ad aver influito maggiormente sulla mia formazione musicale: Antonio Aiazzi dei Litfiba e Claudio Simonetti dei Goblin.

ME A mio avviso, oggi, la salute del metal italiano è inversamente proporzionale al degrado progressivo della nazione: a livello underground nascono ogni anno decine di band competitive, preparate e dai grandi margini di crescita.
Le beghe di cortile ed i provincialismi però impediscono di fare fronte comune per creare un movimento forte e coeso: tu come la pensi al riguardo?

Io credo che in Italia ci siano due grandi problemi: il primo è l’esterofilia del pubblico, unica spiegazione al fatto che band straniere, spesso neanche tanto valide, vendano molto di più di quelle italiane e raccolgano maggiori consensi anche in sede live.
Gli italiani (non tutti per fortuna) non sostengono le band italiane, anzi, se una di queste ha successo, sono i primi a criticarla, anche pesantemente; qui giungiamo al secondo grande problema, rappresentato appunto da queste critiche, che sono spesso causate da una grande invidia di fondo: quasi tutti gli ascoltatori di questo genere musicale hanno delle band, alcune sono valide, altre no, e i personaggi che suonano nelle band poco valide (e i loro amici), quando si accorgono che altre ottengono dei risultati mentre le loro restano nell’anonimato, iniziano a boicottarle, facendolo soprattutto in sede live o insultandole sul web.
Tutto ciò, moltiplicato per ogni città e ogni regione, porta a quelle beghe di cortile di cui parlavi.
C’è insomma un particolarismo regionale pressoché identico a quello del Medioevo: Nord contro Sud, isole contro terraferma, “guelfi e ghibellini” nella stessa città o regione.

ME Il 22 marzo si esibirà in quel di Romagnano Sesia, per l’unica data prevista in Italia, un’accoppiata storica come quella formata da Moonspell e Septic Flesh.
Quanto di grande hanno fatto in passato queste due band lo conosciamo tutti, ma cosa ne pensi del loro stato di salute attuale?

Le ritengo due band davvero grandiose, che ad oggi hanno ancora molto da dire.
I Moonspell in particolare sono uno dei miei gruppi preferiti da molti anni; della loro musica ho sempre apprezzato la sincerità, la capacità di stupire ad ogni lavoro: non hanno mai avuto paura di sperimentare e non si sono mai limitati a riprodurre semplicemente, di album in album, la stessa formula consolidata, come invece fanno da più di vent’anni altre band, spesso per non deludere le aspettative di un pubblico poco incline all’evoluzione.
Quest’attitudine dei Moonspell è molto simile alla nostra.

ME Per finire, dopo questi ultimi anni di intensa attività compositiva, cosa ci dobbiamo attendere dagli Ecnephias nel prossimo futuro?

Nel prossimo futuro ci sarà sicuramente un nuovo videoclip entro la tarda primavera, che scriverò e dirigerò personalmente come ho fatto in passato per “A Satana”; poi cercheremo di dare priorità all’attività live.
A tal fine stiamo valutando diverse proposte che, se tutto va per il verso giusto, dovrebbero permetterci di fare almeno due tour europei entro la fine dell’anno.
Inizieremo a pensare seriamente ad un nuovo album il prossimo anno, anche se nel frattempo ci stiamo portando avanti con il lavoro componendo già del nuovo materiale.

VAPORTEPPA – Intervista (Parte Seconda)

Seconda ed ultima parte dell’interessantissima intervista ad una persona che dice le cose in maniera molto chiara : il Duca di Vaporteppa !!!

Seconda ed ultima parte dell’interessantissima intervista ad una persona che dice le cose in maniera molto chiara : il Duca di Vaporteppa !!!

iye Ci puoi spiegare la genesi e l’importanza di una copertina?

Le copertine sono molto importanti e hanno due obiettivi principali.
Il primo è di attirare l’attenzione del lettore evocando qualcosa, possibilmente che riguardi in qualche modo l’opera. Il secondo è di identificare in modo chiaro una collana, in modo che un lettore che ha già apprezzato altri libri, e quindi è più predisposto a comprarne ancora, a colpo d’occhio riconosca l’appartenenza.

Come cerchiamo di ottenere questi due obiettivi?
Per cominciare con uno stile fumettoso, decisamente non convenzionale per la narrativa in Italia. Poi c’è la palette di colori studiata dal nostro illustratore di fiducia, Manuel Preitano, da cui si capisce che siamo noi. A contraddistinguere la collana da subito, per chi la conosce, c’è anche la scelta grafica, un po’ scomoda ma funzionante, del “bigliettone” retrò con il nostro logo e il titolo.

Vogliamo che l’illustrazione di copertina dia un affresco complessivo di ciò che nell’opera si può trovare, che sia più evocativo e più ricco possibile di suggestioni. Nelle opere brevi usiamo di norma una singola immagine che raffigura uno dei protagonisti, possibilmente nel contesto di una scena presente nel testo: pensiamo alla copertina de “La Gatta degli Haiku”.

Però più una storia è complessa e ricca di elementi, più è difficile che un singolo “fotogramma” basti a rappresentarla nella sua complessità.
Nelle opere lunghe nessuna singola scena rappresenterebbe o evocherebbe sufficienti elementi. Ognuna sarebbe troppo poco, non sarebbe una sintesi visiva dell’opera. Ecco come mai abbiamo scelto di unire al protagonista, rappresentato dalle ginocchia o dall’inguine in su, uno sfondo di “vignette” (come se venissero da un fumetto) con altri elementi della storia. Quindi abbiamo in primo piano un elemento protagonista, graficamente staccato, e sullo sfondo un contesto di elementi tratti dal testo che dà un’idea “fumettosa”.

Le illustrazioni le realizziamo a stretto contatto, in scambio mail, tra l’illustratore, l’autore e me, più magari un parere extra da un altro nostro autore, Alessandro Scalzo (“Caligo”) che ha un buon occhio per queste cose. Passo dopo passo analizziamo e commentiamo bozzetto, matite, colori flat e infine colorazione completa.

iye A tuo avviso come è la condizione dello scrittore in Italia?

Pessima.
Manca l’autentico supporto delle case editrici, possibile solo se queste si occupano di formare gli autori. Sfortunatamente non hanno né le competenze né la cultura aziendale per farlo. Gli autori non sono incentivati a studiare e a impegnarsi, spesso rinnegano il concetto stesso di studio, e questo è colpa anche della mancanza di cultura aziendale degli editori riguardo la formazione degli autori.

Gli scrittori, anche quando hanno un successo adeguato e pubblicano il loro libro puntuale ogni anno, devono necessariamente avere un “lavoro vero” per sopravvivere. Avere un lavoro, oltre a scrivere, non è in sé una cattiva cosa: il lavoro, di solito, fornisce spunti, suggestioni, idee… può aiutare un autore. Però all’estero, negli USA, gli autori di fascia media riescono a vivere delle loro opere. Magari vivacchiano, ma comunque ce la fanno.
Da noi metti che sei fortunato e ricevi un anticipo di 6mila euro su una tua opera da un grosso editore. Uno all’anno. E le tue royalties molto difficilmente lo supereranno. E come ci vivi? Ora poi, con la crisi editoriale, gli anticipi sono sempre più magri. Anche negli USA sono più magri, ma penso che nessuno mi contesterà che la metà di 30-40mila dollari sia comunque di più della metà di 6mila euro. E chi ancora prende 3mila euro, pur essendo uno dei tanti autori di fascia media di una grossa casa editrice, e non un nome di punta, può considerarsi fortunato!

Sul piano soddisfazioni personali… senza una cultura aziendale che promuova una cultura dello studio, dell’analisi oggettiva ecc. agli scrittori non restano che due scenari:
1. se sanno scrivere e sanno come si scrive, sanno che la massa degli altri interlocutori (autori e aspiranti tali: l’Italia ha più aspiranti scrittori che lettori, si dice) rifiuta a priori la discussione tecnica e che è inutile anche solo affrontare l’argomento, per non venire dileggiati dalla “grida dei beoti” (citando Gauss, che così definì l’opposizione che si aspettava al superamento della geometria euclidea);
2. se invece non sanno scrivere la situazione non è poi molto migliore, visto che non potendo affidarsi alla qualità delle loro opere per farsi strada dovranno basarsi su amicizie, lecchinaggio, vivendo una vita pubblica spesso completamente scissa da ciò che in privato credono, costretti per tenere in piedi il proprio sogno di autori a coprire di lodi opere di cui vedono perfino loro la pochezza, per ricevere così pari lodi da quegli autori.

Il secondo scenario è molto meno stressante rispetto a una variante del primo di chi, sapendo scrivere, fa l’errore di pensare agli altri come autori professionali e ragionevoli e, nell’instaurare normali discorsi tecnici come si fa d’abitudine negli USA, si trova contro un muro di gomma di ignoranza, dileggio e rifiuto… ma non poi così migliore, secondo me.
Meglio sapere di essere in mezzo a un gruppo di gente che non sa niente di narrativa e tacere delle atrocità sentite, camuffandosi tra loro, o meglio farseli nemici osando dire che due più due fa quattro? Sta alla dignità di ciascuno decidere se sia meglio la compagnia degli sciocchi o la solitudine dei giusti. Solitudine per modo di dire: tra gli autori che tacciono e non vengono pubblicati non mancano quelli che studiano e vorrebbero discutere su solide basi teoriche… solo che non sanno di esserci, e di non essere pochi, e quindi tacciono perché sono gli stolti a far gruppo e a vociare di più (la cura delle relazioni e della presenza è tutto, per loro, non potendo appoggiarsi sulla qualità delle opere) fino a sembrare gli unici presenti.

Abbiamo dedicato due articoli su Vaporteppa all’arte “senza regole” e al presunto “talento”:
http://www.vaporteppa.it/approfondimenti/la-qualita-e-lunica-realta-che-abbiamo/
http://www.vaporteppa.it/approfondimenti/nascita-o-addestramento/

Lo scenario non è bello? No.
È quindi? Quindi niente, la vita non deve essere giusta né facile se si vuole percorrere la via della rettitudine. Per chi vuole facili scorciatoie e vita semplice, conviene evitare di studiare, per non cominciare a pensare ancora peggio delle altrui opere, e unirsi ai cori di autori vecchio stile: ci si faranno tanti amici e si vivrà senza rodersi il fegato. Ma non sarà la via della vera professionalità seria e della rettitudine verso sé stessi e la propria arte.

iye Quale è lo stato della letteratura underground in Italia?

Ho già risposto in parte nella domanda precedente.
Se quelle sono le premesse, fate due più due ed ecco la risposta. Parlando di Fantasy e Fantascienza, basta vedere com’è andata: autopubblicati che spesso sono peggio del peggio portato in libreria dai grossi editori, rarissime opere decenti che si perdono nel mare di immondizia (perché magari l’autore non è di quelli del primo scenario visti prima, capaci di fare gruppo tra amichetti e spingersi a vicenda ingoiando il conato quando deve lodare opere che trova orribili), immondizia che ha invaso le librerie.
E lettori in forte calo, anche nel fantasy (e sempre stati pochi nella fantascienza), perché dopo gli anni del boom ciò che è rimasto, a furia di leggere schifezze, è stato questo: “Aveva ragione la mia prof del liceo che questo fantasy alla fine sono scemenze che non val la pena leggere! Basta, da oggi solo un libro all’anno e solo Fabio Volo.”
Eh, proprio roba che fa bene al settore…

iye Che consigli puoi dare ad uno giovane scrittore?

Se vuoi diventare un autore pubblicato “costi quel che costi” in ambito fantasy o fantascienza, ti consiglio di seguire questa guida nelle parti rivolte a chi ha questo specifico obiettivo:
http://fantasy.gamberi.org/2010/10/28/editoria-fantasy-in-italia/

Se vuoi diventare prima di tutto un autore competente, che sa quello che fa e che lo fa dando il massimo, allora hai un mantra solo: studia-studia-studia. Studia la tecnica narrativa per rendere concreta, sensoriale e avvolgente l’esperienza narrativa. Studia come si ragionano le sceneggiature, per dare strutture solide alle opere. Studia qualsiasi argomento connesso a ciò di cui parlerai nella tua storia, e quasi sempre questo significa aver letto anche un paio di manuali facili e spendibili a tema psicologico (Eric Berne e/o un saggio introduttivo alla psicologia sociale), possibilmente anche qualcosa di specifico scritto per gli sceneggiatori (c’è un bel manuale sulla psicologia dei personaggi del grande maestro Lajos Egri, semplice e profondo assieme) e se vuoi impegnarti al meglio valuta pure un testo introduttivo che parli del cervello umano (io sto leggendo al momento “Neuroscienze” di Mark Bear, un affascinante mattone universitario di oltre 800 pagine), visto che se vorrai parlare di “persone” e renderle credibili avrai bisogno di qualcosa in più dell’esperienza diretta, spesso piena di errori e pregiudizi. Se vuoi scrivere degli altri, impara a dubitare di te stesso e di ciò che pensavi di sapere. Male non fa, anche senza pensare alla scrittura.

Studia il genere che vuoi scrivere. In teoria se vuoi scriverlo è perché lo ami e lo frequenti, per cui non servirebbe dirtelo, ma magari è un interesse nuovo per cui meglio essere chiari: leggi decine e centinaia di opere fantasy e di fantascienza, se vuoi scrivere uno dei due (i confini sono spesso così labili che un po’ di entrambi fa sempre comodo), e leggi thriller, leggi autobiografie di veterani di guerra, leggi storie di operai cinesi maltrattati, leggi saggistica, leggi qualsiasi cosa che possa arricchirti di informazioni e stimoli. Questo include film, serie tv, fumetti, anime giapponesi, videogiochi. Ogni cosa può contenere stimoli. Snobbare qualcosa a priori è il primo passo verso il fallimento: impara a imparare, senza pregiudizi legati al mezzo.

Impara a fare di ogni esperienza di vita un elemento per le tue storie, a rendere “scrivi ciò che sai” un modo di vivere alla ricerca del dettaglio che ti permetterà di scrivere qualcosa. Sei un operaio edile, sei uno spazzino, sei uno psicologo che lavora nelle scuole, sei un sommelier, sei un imprenditore con tre operai e una piccola fabbrica di bulloneria? Hai l’hobby della storia egizia, della scherma di bastone, della produzione artigianale di salami o di geopolitica mediorientale? Usali, impara a rendere importante nelle tue storie ciò che hai da dire, ciò che sai.
C’è chi ha fatto fantascienza perfino usando la matematica! Non c’è qualcosa che sia del tutto inutile, se sai rifletterci e se davvero conosci quell’argomento a fondo.

iye Progetti futuri dell’ardita Vaporteppa?

Continueremo con le traduzioni in italiano della Bizarro Fiction di Carlton Mellick III e con le nuove opere di autori italiani. Saltuariamente un po’ di vekkiume d’epoca. Sul piano social e blog ho in mente alcuni cambiamenti, dando più importanza al blog e al coinvolgimento dei lettori. Negli ultimi mesi ho ragionato su cosa fare del blog di Vaporteppa, troppo poco curato fino ad adesso, e ora penso di aver capito. Se ho capito per davvero e se funzionerà, lo vedrete nel corso dell’anno: già dai prossimi mesi inizierà il nuovo approccio basato su più contenuti e più dietro le quinte su come ragioniamo, sulla scrittura e sulle opere.

 

Duca-di-Baionette-e-Vaporteppa-un-cretino-senza-fosforescenza

SIRGAUS

Abbiamo avuto la gradita opportunità di porre qualche domanda a Mattia Gosetti, chitarrista e leader dei Sirgaus, protagonisti lo scorso anno con il bellissimo Sofia’s Forgotten Violin, un concept capace di unire gothic metal e rock con risultati notevoli, tanto da risultare, a mio avviso, uno dei migliori album del 2013.
A distanza di un anno Mattia fa il punto sulla sua band e ci illumina sul suo nuovo lavoro solista, l’opera teatrale “Il Bianco Sospiro Della Montagna”, senza farci mancare una serie di osservazioni e riflessioni sicuramente interessanti.

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MetalEyes Ciao Mattia, è passato più di un anno dall’uscita di Sofia’s Forgotten Violin, lo splendido esordio dei tuoi Sirgaus; quali riscontri ha ottenuto tra pubblico e addetti ai lavori?

Mattia Gosetti “Sofia’s Forgotten Violin” è un disco che mi ha regalato molte soddisfazioni, ha raccolto molti pareri positivi e mi ha dato la possibilità di conoscere meglio il “sottomondo” del rock-metal italiano ,sia per quanto riguarda gli ascoltatori che i “colleghi”. Tutto questo mi ha permesso per la prima volta di ascoltare il mio lavoro con orecchie esterne e poter capire altri punti di vista, quindi crescere e delineare meglio il mio percorso per un’ulteriore crescita artistica come autore. I miei obiettivi rimangono sempre gli stessi e, nonostante talvolta abbia trovato delle vere e proprie barriere, non cambierò il mio approccio con la musica; tuttavia dietro questi blocchi (così come fra i consensi) si nascondevano spunti per nuove idee che forse svilupperò nei miei prossimi lavori..

ME Come scrissi nella recensione, l’album ha la particolarità di unire nello stesso spartito i classici suoni gothic con una spiccata propensione al rock americano: come siete arrivati a tale alchimia?

MG Il nostro sound nasce per accompagnare la trama e i concept sviluppati nei vari brani, credo che sia questo che sta alla base delle nostre scelte stilistiche, in ogni caso ognuno di noi mette nei nostri pezzi il suo gusto personale e per questo forse il mix è cosi particolare. “Sofia’s Forgotten Violin” era una storia tetra e oscura che avevo iniziato a scrivere molto tempo fa, questo ha reso la musica così gotica, il resto siamo noi che ne suoniamo la colonna sonora.
Non ne sono ancora sicuro, ma il mio legame con la musica gotica si sta lentamente sciogliendo, ultimamente grazie ad i miei figli ho riscoperto una nuova gioia di vivere e siccome le mie storie nascono per l’appunto da esperienze personali, credo che la mia musica sarà influenzata da ciò..

ME I suoni del vostro lavoro fanno pensare a molteplici ascolti e influenze, quali sono i vostri generi preferiti e le band di riferimento?

MG Abbiamo moltissime influenze, siamo tutti appassionati di musica da molti anni ed è difficile definirci all’interno di un determinato genere: a Sonja piace ogni genere di ascolto dal punk al grunge e dal rock al metal, Valerio è un grande appassionato di hard rock, Massimo era sicuramente influenzato dal blues e dal progressive rock-metal ed io … faccio veramente fatica a scegliere; sicuramente se c’è una cosa che mi ha portato verso questo mondo sono le colonne sonore del cinema, ma è indubbio affermare che i miei ascolti power-rock-metal influenzano certamente le mie composizioni.

ME Nel frattempo c’è stato un avvicendamento all’interno della band, ce ne vuoi parlare?

MG Certo, abbiamo cambiato il nostro chitarrista. La separazione con Massimo è avvenuta nel momento nel quale dovevamo portare il nostro progetto dal vivo, avevamo idee diverse su come proporre la nostra musica e questo inevitabilmente ha portato ad un contrasto che abbiamo pacificamente risolto con una divisione. Il tutto è finito nel migliore dei modi, siamo ancora in contatto e non nego che in futuro mi piacerebbe ancora collaborare saltuariamente con lui per qualche piccola esperienza, è un musicista davvero molto valido, preciso e dal gusto raffinato. Questa scelta ci ha portato a dover cercare un nuovo chitarrista che ci potesse inizialmente aiutare per i concerti dal vivo e in seguito che volesse collaborare con noi per la preparazione di nuova musica: abbiamo cosi trovato Valerio, un musicista davvero in gamba, molto rapido nell’assimilare i nostri pezzi (che conosceva a memoria già dopo poche settimane) e molto disponibile. Il suo gusto decisamente più hard-rock ha anche dato un aspetto ancor più particolare alla nostra musica.

ME In pratica il fulcro della band siete tu e tua moglie Sonja, splendida interprete dietro al microfono: il vostro lavoro avviene del tutto in coppia oppure i vostri ruoli sono ben definiti ai fini della stesura della musica dei Sirgaus?

MG Esattamente come hai detto tu Sonja è la mia interprete (oltre che la mia musa..), i nostri ruoli sono assolutamente definiti: io scrivo la trama dei racconti, la musica, le parole e creo tutto il contorno, lei interpreta la sua parte, come fosse la mia attrice protagonista. Durante la fase di creazione del progetto e di successiva composizione della musica, mi isolo quasi completamente dal mondo circostante, così facendo riesco ad immedesimarmi nella storia ed a viverne le emozioni che poi, nello stadio successivo, diventano musica ed infine parole. Faccio sentire tutto a Sonja man mano che scrivo i pezzi, lei se li ascolta in separata sede e grazie a questo passaggio mi può aiutare a capire se la trama è coerente e comprensibile. Quindi interpreta la sua parte sulle mie linee vocali che il più delle volte sono già state scritte in fase di composizione. Il suo approccio stilistico mi stupisce ogni volta, riesce a dare un anima ad i miei brani e a renderli emotivamente molto coinvolgenti.

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ME Siete riusciti nel frattempo a portare la vostra musica in sede live?

MG Si, abbiamo fatto qualche concerto quest’estate in piccoli festival locali. Una bella esperienza per cercare di capire quando la nostra musica (così particolare e sicuramente meno diretta rispetto ad altre realtà) possa arrivare al pubblico. C’è ancora molto lavoro da fare in questo settore, le esibizioni sono andate bene, ma il mio obiettivo è decisamente molto più ambizioso ed esula un pochino dal comune concetto di concerto live. In futuro lavorerò per poter offrire al pubblico un vero e proprio spettacolo che riassuma tutto quello che è la musica dei Sirgaus e cercherò di evitare situazioni nelle quali la mia creatura cerca timidamente di somigliare ad un “complesso da sagre campagnole”..

ME Ho avuto modo di ascoltare “Lo Straniero Silenzioso”, brano tratto dalla tua opera teatrale “Il Bianco Sospiro Della Montagna”, di imminente uscita: da dove nasce l’idea per un’opera del genere?

MG Qui devo fare un importante precisazione: l’esperienza in teatro per me è iniziata molti anni fa, molto prima della creazione dei Sirgaus, questa per l’esattezza sarà la mia quarta operetta teatrale; la prima “The Golden Lyre Opera” la scrissi nel 2006 e riempì la maggior parte dei teatri della mia provincia nel 2007, fu un vero e proprio piccolo successo. La mia band è nata per dare un ulteriore crescita alla mia esperienza come autore musicale e per permettermi di sviluppare quella passione per la musica rock-metal che ho sempre avuto fin da ragazzo. Oggi condivido due realtà, una delle due mi permette di farmi conoscere anche all’estero e di avvicinare le mie composizioni ad una grande fetta di pubblico grazie alla “commercialità” del genere che sta alla base, l’altra invece è la vera espressione di me stesso e di tutta la mia essenza artistica, anche se purtroppo decisamente meno commerciale per via della complessità del progetto e della lingua scelta per i testi (l’italiano) che, per quanto sia più calzato e poetico in questo contesto (considerando soprattutto che mi permette di esprimermi in un modo più convincente), taglia tutta una serie di ascoltatori, sia all’estero che in casa (dato che molti puristi della musica sono convinti che il solo inglese sia la lingua adatta a determinati “generi musicali”).

ME Quali sono le difficoltà che si incontrano successivamente nel riuscire poi ad arrivare alla finalizzazione di una simile operazione , ovvero alla sua rappresentazione teatrale?

MG Uno spettacolo teatrale in genere è molto ricco di elementi: ci sono attori, cantanti, ballerini, musicisti, costumisti, truccatori, tecnici del suono e delle luci e fortunatamente amici aiutanti
… Nonostante le molte persone coinvolte non ci sono tante problematiche.
Così come per tutto quello che rientra nel campo della musica (e non solo) le difficoltà sono laddove noi stessi ce le creiamo: oggi esistono molti stereotipi che i piccoli artisti vogliono emulare a tutti i costi e nel momento in cui si presentano gli ostacoli che si frappongono tra loro ed i loro obiettivi, nascono quelle stesse “difficoltà”: gli esempi classici sono “la crisi del mondo discografico” (cioè la gente che non acquista più i cd), l’assenza di pubblico ai concerti (a meno che non si proponga musica di un certo spessore storico) ed il territorio (cosi limitato e “retrò” il più delle volte), in poche parole il problema sono sempre gli altri che invece che ascoltare ciò che piace dovrebbero ascoltare noi e supportarci dal vivo (indipendentemente dall’originalità e dalla qualità della nostra proposta).
“Opera Teatrale” è un nome, una definizione come tante e, secondo me, le definizioni (ed i conseguenti stereotipi) non sono importanti, è fondamentale invece fare ciò che si vuole realmente e se, alla fine, si dovesse riassumere il tuo lavoro con una parola si potrà … ma solo alla fine.
Non ho mai avuto difficoltà a creare le mie operette, ne ho avute sicuramente molte meno che con la band, gli artisti coinvolti hanno lavorato con passione e si sono molto divertiti, molte associazioni hanno supportato e finanziato il nostro lavoro, il pubblico ha sempre risposto con gradimento davanti ad un esperienza nuova ed appassionante ed io ho conosciuto molte persone, molti amici e perfino mia moglie!

ME A livello di metodo compositivo sono molte le differenze tra il dover creare musica per un contesto come l’opera teatrale piuttosto che per una rock band?

MG Sinceramente non so rispondere a questa domanda, ma per quanto mi riguarda per me il processo compositivo è lo stesso per entrambi i miei progetti: prima scrivo la trama del racconto, poi lo divido in capitoli (praticamente in brani), scrivo testi e linee vocali e infine arrangio il pezzo perché suoni nel migliore dei modi, allo scopo di rievocare nell’ascoltatore (o nello spettatore) le emozioni che ho provato mentre componevo l’opera. Credo che per quante differenze si possano trovare tra queste due realtà, alla fine dei conti per me sono forse la stessa cosa, cioè il mio modo di fare e di vivere la musica.

ME La scena italiana a mio avviso non è mai stata così florida, regalando ottimi artisti un po’ in tutti i generi del rock e del metal: qual è la tua impressione al riguardo?

MG Oggi abbiamo una scena davvero molto ricca di artisti validi, musicisti eccellenti, dalla tecnica spaventosa e talvolta anche dalle eccellenti idee a livello di composizione. Tutto ciò è decisamente un bene per gli appassionati del genere rock-metal, quando ero adolescente non c’era di sicuro tutta questa proposta e ricordo che era facile annoiarsi aspettando che quelle band scrivessero qualche cosa di nuovo.
In ogni caso, secondo me oggi manca la voglia di voler uscire dai nostri stereotipi, molti giovani artisti vivono con l’intento di cavalcare i miti del passato, cercando quindi di fare lo stesso percorso (disco, casa discografica, concerti promozionali, tour.. ecc..) e cosi facendo non si rendono conto di somigliare talvolta troppo alle band dei “mitici” 80′ (ed è questo credo che sia alla base della crisi discografica). Se c’è una cosa veramente importante che ho imparato nel piccolo della mia esperienza è che le idee, quelle vere che accendono la passione in noi e in chi ci ascolta, stanno molto spesso al di la delle barriere imposte da tutta questo voler appartenere ad un “genere musicale”.

ME Quando pensate di dare un seguito al vostro bellissimo esordio? Hai già scritto qualcosa per i Sirgaus?

MG Sicuro, al momento siamo in pausa per permettermi di ultimare la creazione dello spettacolo teatrale “Il Bianco Sospiro della Montagna”, comunque abbiamo molto materiale già pronto e inciso; il nuovo disco dei Sirgaus promette veramente molto bene, sia la storia che la musica sono un ulteriore crescita verso il futuro della nostra band! Vorrei ancora una volta chiedere l’aiuto di un grande artista di fama internazionale e ancor più del precedente sarà ricco di elementi ambientali e narrativi. Queste due esperienze musicali che sto vivendo si arricchiscono fra loro a vicenda e questo mi permetterà di proporre un lavoro sicuramente più maturo. Fra l’altro abbiamo anche una sorprendente novità dietro le pelli che siamo ansiosi di annunciare..

ME In conclusione ti lascio la parola per fornire un buon motivo ai nostri lettori per ascoltare la musica dei Sirgaus …

MG La nostra musica nasce per sognare, vi avvolgerà in un atmosfera coinvolgente e carica di sentimento.. Se anche voi come me credete che accendere lo stereo e infilarsi le cuffie sia un modo per mettersi in comunicazione con se stessi, per scavare fra le sensazioni più interiori della nostra anima e vivere così esperienze uniche, che vibrano dentro di noi in comunicazione con il nostro spirito, allora credo che la musica dei Sirgaus sia in grado di darvi ciò che state cercando.

EYE OF SOLITUDE – Intervista

Intervista con Daniel Neagoe, vocalist e principale compositore degli Eye Of Solitude, la band funeral-death doom che ha chiuso al primo posto nella mia personale classifica del 2014.

Gli Eye Of Solitude sono da almeno due anni la migliore doom band del pianeta, capace di coniugare una qualità stupefacente ad una frequenza di uscite elevata, almeno se rapportata agli standard del genere in questione: l’Ep Dear Insanity si è rivelato, infatti, un altro capolavoro giunto a bissare dopo circa un anno quell’altra pietra miliare intitolata Canto III.
Non a caso quindi, nell’anno solare che sta volgendo al termine, per quanto mi riguarda Dear Insanity è stato per distacco il miglior lavoro pubblicato tra tutti quelli che ho avuto modo di ascoltare, come testimonia il best of … pubblicato nei giorni scorsi.
Grazie all’intercessione di una label che non sbaglia un colpo da diverso tempo come la francese Kaotoxin Records, nella persona di Nico, ho avuto la possibilità di porre una serie di domande all’uomo che, di fatto, è il motore della band, ovvero il vocalist Daniel Neagoe.
Pur senza conoscerlo personalmente, mi sono da subito fatto l’idea che, contrariamente a quanto farebbe pensare il genere proposto dagli EOS, Daniel potesse essere una persona dotata di grande senso dell’humour, e questo mi ha spinto a porgli anche dei quesiti piuttosto originali che, per fortuna, paiono aver riscosso un certo successo nei confronti del mio interlocutore.
Ne è venuta fuori, così, una chiacchierata davvero interessante per il cui esito devo ringraziare doppiamente il mio grande amico Alberto Carmine: infatti, è grazie alla sua smisurata competenza che ho potuto scoprire gli Eye Of Solitude in occasione della pubblicazione di Canto III; inoltre, sfruttando la sua conoscenza della lingua inglese sicuramente meno scolastica della mia, gli ho chiesto di ritoccare le domande in modo che Daniel fosse indotto a ridere solo per i loro contenuti e non per la forma con la quale venivano poste …
L’operazione pare essere riuscita in pieno; buona lettura, quindi.

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da sinistra : Steffan Gough, Chris Davies, Daniel Neagoe, Mark Antoniades, Adriano Ferraro

 

iye Ciao Daniel, grazie per la tua disponibilità. Comincio con una domanda che ti potrà apparire strana: se ti dicessi che tu sei la persona che più mi ha fatto piangere gli ultimi dodici mesi, come ti sentiresti?

Sarei onorato e felice che la musica possa aver avuto per te una funzione catartica, come è destinata ad avere. Vivrei con grande soddisfazione il fatto che qualcuno ascolti e capisca la nostra musica con la massima intensità e viva quel momento attraverso il dolore.

iye Quelli che non sanno cosa sia il doom pensano che sia chi lo suona sia chi lo ascolta siano un’accozzaglia di depressi con spiccate tendenze suicide. A giudicare da quanto si può intuire dal tuo profilo Facebook fornisci l’impressione d’essere agli antipodi rispetto a questa immagine e io stesso, che del genere ne sono un fruitore compulsivo, sono ritenuto da chi mi conosce bene una persona piuttosto divertente. Allora ti chiedo: secondo te, da dove scaturisce l’urgenza di esprimere tutto questo dolore in chi suona e il desiderio di immergervisi da parte di chi lo ascolta?

Questa è la vita, in ogni suo momento, e spetta a ogni individuo esprimere la propria sofferenza interiore.
Ciò che siamo nella vita reale non ha nulla a che fare con la musica che creiamo, anche se purtroppo potrebbe sembrare così.
Alcuni sono davvero depressi ed antisociali, distanti e solitari, ma questo è nella loro natura e nessuno può farci nulla.
Tutta la musica, di qualsivoglia natura, è destinata ad essere catartica, indipendentemente da quello che è il proprio stato emotivo; il doom, tuttavia, è quello che mi permette di liberarmi di tutta la negatività, è il mio modo di sfuggire allo stato di depressione e mi permette di essere normale nella mia vita quotidiana.

iye Parliamo degli Eye Of Solitude: avevo definito “Canto III” un capolavoro inarrivabile, poi però avete pensato bene di smentirmi pubblicando un’altra pietra miliare come “DearInsanity”. Ci racconti come si sviluppa un disco degli EOS e come è distribuito il lavoro compositivo?

La musica arriva in maniera spontanea, questo è più o meno tutto ciò che potrei dire per quanto riguarda la domanda.
Il flusso deve essere mantenuto costante ed è qualcosa che va a mio sfavore, visto che significa essere costretto a dedicare alla musica anche il tempo che dovrei utilizzare per dormire o fare qualcos’altro.
Tuttavia, questa è stata una mia scelta e ci convivo benissimo. Non scrivo perché devo, bensì perché ne ho bisogno e lo voglio.

iye L’uscita dalla band di Indee Rehal-Sagoo e di Pedro Caballero ha influito sulla direzione più orientata al funeral intrapresa con “Dear Insanity”? Apparentemente parrebbe così, alla luce di una decisa riduzione delle parti soliste di chitarra e dell’accompagnamento atmosferico delle tastiere.

Non necessariamente, anche se un cambiamento doveva verificarsi, date le circostanze.
Noi consideriamo Eye Of Solitude come un’entità che ha bisogno di sperimentare e di progredire, piuttosto che seguire ancora e ancora le proprie orme.
“Dear Insanity” era già programmato, questo è sicuro, e Indee e Pedro hanno portato il loro contributo alle composizioni, naturalmente; tuttavia, dal momento che non eravamo più insieme, la musica stessa avrebbe potuto prendere una piega più o meno differente, non necessariamente in senso peggiorativo.
Il lato funeral della nostra musica deriva da una maggiore inclinazione e un diverso orientamento, e sarebbe emerso con o senza Indee e Pedro.

iye Il tuo growl è oggettivamente qualcosa di realmente impressionante : esiste una tecnica particolare per raggiungere simili risultati oppure è tutto frutto di una tua naturale predisposizione?

Haha, sei troppo gentile nelle tue affermazioni … Comunque, ti ringrazio, è una bella iniezione di fiducia, questo è sicuro.
La tecnica è qualcosa che ho acquisito in diversi anni di pratica e di sviluppo professionale come cantante; ho voluto questo e per farcela ho dovuto lavorare duramente.
E poiché la musica è così per sua natura, la necessità di aggiungere la voce come se fosse un altro strumento era di vitale importanza.

iye È bizzarro, però, che in “Dear Insanity” abbiate affidato una breve parte ad un altro che in quanto a growl non scherza affatto, come Evander Sinque (Who Dies In Siberian Slush). Se non fosse stato lo stesso vocalist russo ad indicarmi quale parte aveva interpretato, avrei faticato non poco a distinguere i vostri timbri vocali.
Come mai la scelta è ricaduta proprio su di lui e non su qualcun altro dalla tonalità più lontana dalla tua?

La risposta potrebbe apparire sorprendente, ma l’unico motivo è la continuità: penso che Evander sia un grande cantante non solo nel doom, ma in molti altri generi, e la mia ammirazione per lui cresce continuamente.
Era la soluzione perfetta per questo materiale e quando ha mi ha mandato il suo demo sono rimasto particolarmente colpito. E’ avvenuto così, in maniera naturale.

iye Anche l’aiuto di quell’altro genio del tuo amico Déhà è stato importante nell’ultima parte del lavoro, o sbaglio?

Vero, Déhà è uno dei miei migliori amici e lavorare con lui è stato più o meno come mettere assieme i piselli e le carote. Io e lui la pensiamo più o meno allo stesso modo quando si tratta di musica, e se le idee sono grandi, perché non usarle in modo creativo e costruttivo?

iye Deos, Slow, Eye Of Solitude, Clouds, Imber Luminis, Sidious, We All Die (Laughing) e mi fermo qui: tutte band o progetti eccezionali che vedono impegnati tu o Déhà e, in alcuni di questi (Deos e Clouds) assieme.
So che tra l’altro è alle porte un vostro nuovo progetto black metal denominato Vær: mi chiedo dove troviate l’ispirazione e, soprattutto, il tempo per riuscire ad operare contemporaneamente si tutti questi fronti.

Come ho detto prima, dedico la maggior parte del mio tempo per scrivere e registrare musica. Questo è un qualcosa che io e Déhà facciamo entrambi, da qui nasce anche lo stretto rapporto di amicizia e collaborazione che abbiamo.
Comunque vorrei precisare che Vær è un progetto creato esclusivamente da Déhà, io ho avuto solo l’onore di contribuirvi con la voce.
Per quanto riguarda l’ispirazione, questa proviene da molte cose, buone o cattive, positive o negative che siano, non fa differenza. E’ una maniera per esprimere se stessi e praticamente potrei definirlo un modo di vivere.

iye In “Canto III” vi eravate misurati, correndo anche qualche rischio, con l’opera del nostro sommo poeta, in “Dear Insanity”, invece, qual è il tema portante?

Con “Dear Insanity” abbiamo cercato di creare un semplice sequel di “Canto III”, che ci crediate o no. “Canto III” è incentrato del tutto sulla discesa agli inferi, come il poema racconta. Con “Dear Insanity” abbiamo voluto tratteggiare, invece, lo scenario di follia nei momenti che precedono la discesa.
E ‘introspettivo e personale, ovviamente, ma ciò che personalmente volevo descrivere era la calma prima della tempesta, il diluvio dolente e il dolore che lascia senza respiro prima della morte: quindi la pazzia, la perdita del controllo mentale e lo sperimentare la tortura fisica e psichica prima della fine.
Potrei andare avanti su questo argomento per tre giorni e non sarebbe sufficiente per descrivere quello che avevo in mente come concetto …

iye Tu sei rumeno, Adriano Ferraro è italiano, Mark Antoniades dal cognome direi che ha origini greche, Indee Rehal-Sagoo era chiaramente asiatico e Pedro Caballero ispanico. L’unico inglese “vero” parrebbe Chris Davies. Io vi ho definiti, ai tempi di “Canto III”, “un’internazionale del dolore”: ti piace questa definizione e inoltre, ritieni che questo mix culturale contribuisca in qualche modo al processo creativo?

Haaha, in realtà mi è piaciuto molto! E’ certamente qualcosa di diverso quando hai diverse nazionalità all’interno di una band. Ci sono cinque differenti input dei quali possiamo approfittare quando si tratta di musica, quindi credo che la cosa funzioni perfettamente.

iye Quando si parla di metal e Romania l’associazione di idee porta inevitabilmente a pensare ai Negură Bunget e alla diaspora che ha portato poi alla nascita dei DorDeDuh.
Conosci personalmente qualcuno di questi musicisti e, nel caso, che idea ti sei fatto della vicenda?

Conosco i ragazzi dei DorDeDuh personalmente, così come ciò che resta dei Negură Bunget. Comunque mi scuso in anticipo se sarò laconico al riguardo, ma mi piace solo la musica e preferisco tenere fuori il gossip.
Tutto quello che so è che ognuno di loro si trova molto più a proprio agio nella situazione attuale.

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iye Fermo restando che, dipendesse da me, vorrei che uscisse un nuovo lavoro degli Eye Of Solitude ogni settimana, ho visto che per l’anno prossimo avete già programmato uno split ed un altro album. Rispetto alla maggior parte delle band funeral-death doom siete decisamente prolifici, non avete pura, per assurdo, di pubblicare troppo materiale in tempi ravvicinati?

Sì, rilasceremo uno split album con i nostri buoni amici Faal e stiamo ri-registrando il nostro album di debutto “The Ghost”, il che ci terrà occupati per un bel po’.
Stiamo anche lavorando su un altro full length, tuttavia, con l’ingresso di Steffan (Gough, ndr) alle chitarre, vorremmo prenderci il tempo necessario per esplorare maggiormente le sue idee ed il suo apporto alla band.
Posso però dire che abbiamo pronto un set di otto nuove canzoni davvero bello e ragguardevole, ma stiamo scrivendo sempre di più e presto inizieremo ad selezionare il materiale.
Vogliamo fortemente che il prossimo nuovo album sia qualcosa di speciale, quindi l’impegno sarà raddoppiato.
Mi piacerebbe anche pubblicare un nuovo lavoro ogni settimana, davvero, e me non me ne può importare di meno di quello che qualcuno potrebbe avere da dire al riguardo. Noi non stiamo seguendo un insieme specifico di regole o di una tendenza, o cercando di diventare una cult band con idee cult e tutte quelle stronzate. Noi siamo musicisti e stiamo facendo ciò che conosciamo meglio: la musica; se si ha la fortuna di poter scrivere più del solito, allora perché non rilasciare un album ogni anno?
Quindi credo che la risposta alla tua domanda potrebbe essere: noi in effetti scriviamo “troppa musica” e ci piace che i nostri fan la sentano. E ciò non la rende mediocre, meno interessante o poco rifinita.

iye Avete mai pensato di fare un concerto suonando prima come Sidious (eccellente progetto black metal che coinvolge quasi tutti i membri della band, ndr) e poi come Eos, o viceversa, potrebbe essere un’idea originale …

No. Sidious e Eos sono due entità diverse che suonano due generi diversi; abbiamo differenti identità e vorremmo rispettare una certa privacy nella pianificazione quando si tratta delle due band.

iye A proposito di concerti, se io fossi un condannato a morte, come ultimo desiderio chiederei di vedervi suonare dal vivo in Italia: per, esempio c’è qualche possibilità di vedere gli EOS dividere il palco con gli Esoteric il prossimo 31 marzo al Colony di Brescia ?. Ho qualche speranza prima che mi venga fatta l’iniezione letale?
(l’intervista è stata fatta prima che fosse ufficializzato il bill del concerto in questione che, purtroppo, nonostante sia comunque di altissimo livello, probabilmente non comprenderà gli Eye Of Solitude, ndr)

Hahahaha. questa sì che è una domanda !!!! E’ meglio sperare che il concerto di cui sopra si svolga al di fuori delle circostanze citate 🙂
Ci piacerebbe davvero suonare in Italia, finora non abbiamo mai visitato la vostra bella patria.

iye Mi dici quali sono i tre dischi funeral-death doom che hanno maggiormente influenzato la tua formazione come musicista e, in generale, quali sono le band che ritieni determinanti nell’averti spinto a diventare un musicista?

Il primo album doom che ho ascoltato è stato “Serenades” degli Anathema.
Questo è ciò che ha dato inizio a tutto: con il passare degli anni sono sempre stato più attratto dal doom e dai suoi sottogeneri.
Ci sono stati gruppi come Esoteric, Skepticism, Pantheist e così via, che hanno influenzato il mio range musicale. Ma, pur essendo un appassionato di doom metal, ho anche avuto un interesse verso il death ed il black metal. La musica è la mia passione da quando avevo 11 anni.

iye So che hai un bimbo piccolo: io sono un po’ più vecchio di te, mia figlia ha quasi vent’anni e ancora oggi mi accusa scherzosamente di averle creato delle turbe psichiche facendole ascoltare mentre era in culla i My Dyng Bride …
Dall’alto della mia “esperienza” ti consiglierei quindi di non fare altrettanto e soprattutto di non cantargli la ninna-nanna in growl …

Questo è davvero cool haha … Mio figlio è abbastanza freddo quando ascolta la musica.
Finora non è stato distrutto dal growl di papà, al contrario, sembra solo interessato e probabilmente si chiede perché papà stia urlando come un pazzo a volte.
Io, naturalmente, cerco di fare il meglio per lui ascoltando musica metal, ma alla fine la scelta sarà sua; potrò essere solo d’accordo e rispettare ogni sua scelta nella vita.

iye Ti ringrazio per aver risposto a tutte le domande, anche a quelle più scherzose.
Nel congedarci puoi dirci quali sono i programmi imminenti degli Eye Of Solitude e, in subordine, i tuoi?

Grazie per l’intervista così interessante: onestamente, è stato un vero piacere rispondere alle tue domande, seriamente non ricordo quando è stata l’ultima volta che ho mi sono divertito così tanto rispondendo ad un’intervista, quindi ti ringrazio per questo.
Come Eye Of Solitude, come detto, pubblicheremo lo split con i Faal, e ri-registreremo l’album di debutto “The Ghost”, quindi ci lanceremo in un mini-tour con i Saturnus ed i nostri buoni amici Marche Funebre, e terremo qualche concerto qui e là oltre a partecipare ad un grande festival dal nome prestigioso nel Regno Unito.
Personalmente, continuerò a scrivere musica per un paio di miei progetti ed aiuterò un buon amico a portare avanti il proprio personale progetto di vita, quindi sarà un anno molto impegnativo per me.
Ancora una volta, grazie per le tue gentili parole e la possibilità di far sentire la nostra voce in Italia! Grazie Mille!

BLACK THERAPY

I romani Black Therapy, dopo l’ottimo album d’esordio hanno pubblicato di recente l’Ep The Final Outcome, contenente quattro brani di death metal melodico di livello straordinario.
A questo punto il prossimo disco su lunga distanza diventa una tappa fondamentale per la band: ne abbiamo parlato con il chitarrista e fondatore Lorenzo Carlini.

iye Ciao Lorenzo, vuoi raccontare ai lettori di Iyezine come è nato il progetto Black Therapy ?

Ciao! E’ nato tutto dalla lunga amicizia che lega me all’altro chitarrista Daniele: avevamo deciso di suonare la nostra prima cover, ma lo stesso giorno in cui l’abbiamo provata per la prima volta abbiamo subito capito che non era cosa per noi (era pessima!).
Abbiamo visto che suonando cose nostre funzionavamo molto di più, così abbiamo composto 4 brani da inserire in una demo. La ricerca degli altri musicisti non so per quale assurdo motivo è stata rapida e fortunata! 4/5 di quella band sono ancora membri attivi dei Black Therapy e ne siamo più che soddisfatti!

iye Il vostro primo full-length, “Symptoms Of A Common Sickness”, era già di ottimo livello ma nonostante
ciò siete riusciti a compiere un ulteriore passo avanti; siete soddisfatti del lavoro svolto oppure appartenete alla categoria degli incontentabili e pensate che avreste potuto fare ancora meglio ?

Secondo me “Symptoms of a Common Sickness” è un ottimo album di esordio, racchiude i nostro sogni di adolescenti e molti altri valori classici di quell’età, “The Final Outcome” invece, lo trovo più maturo e più “nostro”, diciamo che è la svolta verso il consolidarsi del nostro stile, anche la produzione è esattamente quello che avevamo in mente.

iye La cover del brano “Mad World” (che, ricordo, fa parte della colonna sonora del film Donnie Darko), è un
brano eccezionale, molto vicino alle sonorità dei Dark Tranquillity epoca “Projector”. Da dove è scaturita
una scelta così atipica?

Molte band inseriscono nei loro repertori delle cover, sia dal vivo che in studio, ma personalmente ho capito col tempo che non sono un ottimo esecutore di cose altrui, motivo per il quale non ho mai avuto una cover band, ho sempre pensato che arrangiare metal un brano di tutt’altro genere sarebbe stata l’unica scelta funzionale.
La ricerca è stata una cosa strana, avevo chiaro in mente come sarebbe stato il risultato finale prima ancora di scegliere il pezzo, per cui dovevo trovare un brano che avesse i requisiti giusti per portarmi a quelle sonorità. Questo mi ha estremamente ridimensionato le alternative, mi ha reso la scelta più lunga e complicata ma contemporaneamente non avrei avuto modo di sbagliare, era solo questione di tempo e il pezzo prima o poi sarebbe passato davanti alle mie orecchie che l’avrebbero sicuramente riconosciuto, ed ho avuto ragione!

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iye L’impressione che fornite è di una band matura e dalle potenzialità enormi, ma devo dire che mi ha
colpito molto il lavoro delle due chitarre affidate a te a Daniele Rizzo: ci spieghi quali sono le vostre
modalità di lavoro in studio?

Oggi non è più come un tempo, quando si entrava in studio, si componeva e si incideva lì. Per quella che è la nostra esperienza è necessario entrare in studio con il 99% del disco già pronto.
Prima registriamo il tutto a casa per sentire con calma se suona bene o c’è qualche modifica da fare, poi proviamo in sala e infine siamo pronti per entrare in studio.
Nella fase di registrazione ci limitiamo a riprodurre le parti nel miglior modo possibile seguendo i consigli del nostro fonico Stefano Morabito (Eyeconoclast), poi durante il mix ci divertiamo a scegliere i suoni e i vari effetti, questa è l’unica parte artistica del lavoro!

iye Chi è di voi è il maggior responsabile della scrittura dei brani?

La stesura dei brani è una fase a cui pensiamo esclusivamente io e Daniele, ognuno per conto suo compone dei riff, poi ci incontriamo e amalgamiamo il tutto completando prima le due tracce di chitarra e poi gli altri strumenti. A questo punto Alessandro (basso) e Luca (batteria) aggiungono le ultime sfumature alle loro linee e infine Giuseppe (voce) crea le linee vocali e aggiunge le liriche.

iye Il death metal melodico ha perso molta della sua popolarità anche perché le band più famose (a parte i
Dark Tranquillity) hanno virato su sonorità più mainstream, ma è vivo e vegeto nell’underground: che idea
ti sei fatto di questo tipo di svolte, In flames e Soilwork su tutte?

Io penso che ci siano due tipi di band: quelle geniali che hanno la fantasia di inventare qualcosa di nuovo e le altre che poi, alcune differenziando un po’, altre diventando la loro brutta copia, li seguono o si evolvono proseguendo da dove hanno lasciato i primi.
Ultimamente vedo una nuova scintilla all’interno del death metal melodico, è il filone che include Insomnium, Omnium Gatherum, ecc., che, a mio parere, hanno attinto dalle classiche band del ‘95 ma hanno saputo diversificarsi, raccogliere il testimone e portarlo altrove.
Rispetto molto le svolte di In Flames e Soilwork, questi sono due esempi di band geniali che non si sono limitate ad inventare un genere (il melodic death metal), ma anni dopo ne hanno inventato un secondo che non sarà prediletto dagli amanti del primo, me compreso, ma non si può di certo mettere in discussione il loro valore e percorso musicale.

iye Quali sono le tue band preferite? E cosa ascoltate abitualmente in seno ai Black Therapy?

Sono partito dall’heavy e dal thrash (Iron Maiden, Megadeth, Metallica, Testament), poi sono passato al power (Stratovarius, Sonata Arctica, Nightwish), i Children of Bodom sono stati il mio collegamento con il melodic death (Dark Tranquillity, In Flames, Soilwork, At The Gates) e al death classico con i Death su tutti. Ascolto anche molto black, soprattutto quello melodico (Dimmu Borgir, Dissection), ma anche non (Belphegor, Dark Funeral). Ultimamente mi sono appassionato al nuovo filone del melodic death (Insomnium, Omnium Gatherum, Ne Obliviscaris, Flashgod Apocalypse) e al post-depressive-black. Mi piace ascoltare anche la musica classica, il rock’n’roll e il rock settantiano.

iye La scena della capitale è ricca di band di livello assoluto un po’ in tutti i generi del metal estremo, avete
contatti con altri gruppi romani?

E’ ovvio che frequentando la scena abbiamo avuto diversi contatti e scoperto tante band valide, citerei Shores of Null, Eyeconoclast, Lahmia, Ade, Lykaion, Southern Drinkstruction, Lunarsea, Stormlord, Nerodia, Black Motel Six e tante altre!

iye Domanda d’obbligo: cosa ne pensi della scena metal italiana in generale e come vanno per voi le cose in
sede live?

Sappiamo tutti che culturalmente il genere non è molto diffuso rispetto ad altri paesi, oggi viviamo una vita frenetica e purtroppo c’è poco spazio per l’arte e gli hobby in generale, le proposte e le distrazioni sono molteplici e solo chi ha una forte passione riesce a partecipare attivamente alla scena.
Nonostante questo panorama generale, in Italia si sono creati diversi centri in cui spesso passano grandi tour e altri dove si possono fare date più piccole ma sempre piacevoli.

iye Chiaramente dopo un ep di questo livello, le aspettative per il nuovo album salgono vertiginosamente,
avete già programmato il successore di “Symptoms …” ?

Sì, abbiamo già del materiale pronto anche se non vogliamo fare cose affrettate e preferiamo curarlo nei minimi dettagli per evitare passi falsi. La linea generale sarà proprio quella sentita nel nuovo EP, ma per ora dobbiamo concentrarci a promuovere questo lavoro in tour, poi ci chiuderemo ad ultimare il nuovo disco. Per ora ci si vede on stage!

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WITCHES OF DOOM

Abbiamo cercato di carpire i segreti contenuti in Obey, bellissimo lavoro d’esordio dei romani Witches of Doom a base di un dark/stoner molto original; per farlo è stato sottoposto ad interrogatorio da parte del sottoscritto, nelle inedite vesti di inquisitore, il bassista delle “streghe” Jacopo.

ME Ciao Jacopo, presentaci la band e raccontaci come si è formata.

Ciao, la band si è formata verso la fine del 2012, quando Federico ha deciso di dar vita ad una nuova formazione. Io mi sono unito a Federico (chitarra) e ad Andrea (batteria), e infine, dopo una lunga ricerca, abbiamo avuto la fortuna di incontrare Danilo (voce). Eric (tastiere) si è unito alla band in fase di registrazione del disco, ma è subito diventato un elemento fisso del gruppo

ME Il lavoro compositivo è distribuito su tutti i membri della band oppure c’è qualcuno tra di voi che ha scritto la maggior parte del materiale?

Generalmente i pezzi nascono da un’idea di un singolo, per lo più di Federico, ma poi vengono rielaborati e riarrangiati da tutti, e ognuno di noi da il proprio contributo alla stesura del brano.
Discorso diverso ,invece, per i testi che sono tutti scritti da Danilo.

ME Ho trovato “Obey” un lavoro straordinario, uno splendido mix di sonorità dark /rock e stoner/doom: siete soddisfatti comunque al 100% del risultato finale o cambiereste qualcosa col classico senno di poi?

Direi che siamo soddisfatti, il disco sta ricevendo ottime recensioni e un buonissimo riscontro, e noi ci divertiamo tantissimo a suonare i brani dell’album live

ME Come sono andate le cose in studio? Eravate consci, man mano che Obey prendeva forma, di aver scritto un grande album?

Noi siamo partiti con un’idea, che poi come spesso succede in studio , grazie anche ai preziosissimi consigli di Fabio Recchia, ha preso una direzione diversa. Devo dire che man mano che registravamo aumentava sempre di più l’entusiasmo per le varie tracce del disco, e quando siamo arrivati alla fase del missaggio eravamo più che eccitati.

ME Il valore della parte musicale rischia di far passare in secondo piano i testi delle canzoni: di cosa trattano ?

I testi sono tutti opera di Danilo, in generale parlano di abuso di droghe, di relazioni sbagliate, di “disincanto”.

ME Sisters of Mercy, Fields of the Nephilim, ma anche Type 0 Negative e The 69 Eyes, senza dimenticare i maestri del doom settantiano, queste sono le band che paiono aver influito maggiormente sul vostro sobgwriting, sei d’accordo su questa valutazione e, in generale, quali sono gli ascolt abituali all’interno dei Witches Of Doom ?

Sicuramente i gruppi da te citati hanno un’importante influenza nel nostro songwriting, a questi aggiungerei sicuramente i Black Sabbath, ma anche The Cult, Danzig, Down, The Doors.
Per quanto riguarda i nostri ascolti abituali,devo dire che ognuno di noi ha i propri gusti personali; io sono cresciuto con il trash metal, ma ora ascolto di tutto, dal rock classico alla new wave, passando per il blues e il jazz, e, da bassista ,adoro anche il funk

ME Nonostante quanto detto a livello di influenze, resta il vostro un un approccio molto personale e alquanto originale alla materia; non avete timore di risultare troppo dark per i fan del metal e viceversa ?

Sinceramente non ci pensiamo, quello che a noi interessa è il divertimento che abbiamo nel comporre e poi nel suonare dal vivo i nostri brani. “Obey” per alcuni può risultare un po’ eterogeneo, ma è proprio quello che volevamo, fare un disco con canzoni tutte simili tra loro non fa proprio per noi, e posso anticiparti che questo aspetto sarà ancora più tangibile nelle nuove canzoni su cui stiamo lavorando

ME Quali sono gli interpreti del tuo strumento che maggiormente prediligi e quelli che hanno costituito un punto di riferimento per la tua formazione come bassista?

Sicuramente quello che svetta su tutti è Jaco Pastorius. Poi altri bassisti fondamentali nella mia crescita sono Geezer Butler, John Paul Jones, Marcus Miller, Paul McCartney, Paul Simonon, Les Claypool

ME Ho avuto modo di apprezzare il video di “Rotten to the Core”, in particolare mi ha colpito la scelta di colorare di rosso le ombre in un modo tale da richiamare il sangue; perché la scelta è ricaduta su questo brano e non su altri ?

A “Rotten to the Core” siamo molto legati, in quanto è stato il primo brano che abbiamo composto. Questo, associato al fatto che molte delle persone che ci seguono ci indicavano “Rotten” come il loro brano preferito, ci ha portato a sceglierlo per il nostro primo video. Non è stata comunque una scelta facile, e in cantiere abbiamo l’idea di far uscire un secondo videoclip tratto da “Obey”.

ME Roma sta mostrando una scena doom piuttosto vivace, e lo stesso avviene anche per quanto riguarda il metal estremo: conoscete le band che operano in questo settore e magari vi capita talvolta di suonare assieme ?

Band che noi stimiamo molto e con le quali abbiamo condiviso il palco più volte sono i Made In Luna, i Funeral Mantra e gli Acid Muffin. Oltre a loro comunque ci sono tante altre band validissime, personalmente adoro gli Utopia e i Southern Drinkstruction

ME Riallacciandomi alla domanda precedente, a giudicare anche da quanto emerge dalle interviste, la nota dolente pare essere per tutti l’attività’ live, a causa della ridotta disponibilità di locali e della scarsa affluenza ai concerti; ,voi come ve la passate da questo punto di vista ?

Purtroppo a Roma, ma anche un po’ in tutta Italia, se vuoi suonare tanto dal vivo, devi far parte di una tribute band, cosa che io non farei neanche se mi ci costringessero con la tortura. I locali che danno spazio alle band con il proprio repertorio sono veramente pochi, e in più c’è anche un appiattimento culturale e di stimoli enorme; sono sempre di meno le persone che vanno alla ricerca della buona musica dal vivo e che hanno voglia di scoprire e supportare le nuove band e i nuovi artisti.

witches

ME Quali sono le prossime tappe per le “streghe”? Avete già in cantiere un nuovo lavoro ?

Stiamo lavorando a nuovi brani, e questa volta abbiamo la fortuna di avere le tastiere già nella fase compositiva iniziale, e non in quella di arrangiamento finale, e devo dire che questo fatto ci sta stimolando e divertendo molto.
Abbiamo anche delle date dal vivo in programma, il 7 novembre a Marino (Roma), il 15 novembre a Verona, il 20 novembre al Jailbreak di Roma, e a fine gennaio un mini tour in Lettonia.

Fabrizio Giosuè

Qui di seguito una bella chiacchierata con Fabrizio Giosuè, l’autore di Folk Metal e maggiore esperto di folk metal in Italia, ma soprattutto persona molto intelligente ed interessante.
Folk On !

Qui di seguito una bella chiacchierata con Fabrizio Giosuè, l’autore di Folk Metal (leggi qui la recensione) e maggiore esperto di folk metal in Italia, ma soprattutto persona molto intelligente ed interessante.
Folk On !

iye Puoi raccontare di come sia nata la tua grande passione per il folk metal?

Tutto iniziò nel 1998 quando, attraverso il tape trading, ascoltai Once Sent From The Golden Hall, debutto degli Amon Amarth. Mi innamorai immediatamente di quella musica così potente e pregna di sentimento e onore, dove i testi parlavano di epiche epoche lontane. Iniziai quindi a leggere dei libri sui vichinghi, sul medioevo e sulle varie mitologie, procurandomi al contempo alcuni dischi importanti per la scena come Eld degli Enslaved, Hammerheart dei Bathory e così via. Con gli anni mi sono sempre più appassionato a questo filone musicale fino ad arrivare, nell’ultimo periodo, a scriverci un libro e ad aprire il primo sito internet in Italia a trattare unicamente folk e viking metal.

iye Secondo te, oltre a leggere il tuo libro, una persona interessata cosa può fare per cominciare a muoversi nel mondo folk \ viking?

Sicuramente i concerti sono il modo migliore per capire che cosa vuol dire folk metal. Solitamente è una grande festa dove gente in kilt brinda con corni colmi di birra e si balla e si poga in allegria finché si ha la forza. È un ambiente che spiazza le persone che non lo conoscono in quanto è meno serioso rispetto a quello del metal estremo o degli altri stili. Inoltre ai concerti si possono incontrare i musicisti e scambiarci qualche battuta o vedersi offrire una birra come è accaduto a me con Trollmannen dei Trollfest per il semplice motivo che indossavo una maglia di suo gradimento!

iye Folk e viking si compenetrano o sono due generi ben divisi?

Sicuramente sono generi divisi e diversi, ma che nel corso degli anni si sono avvicinati e a volte uniti. Il folk vede l’utilizzo di alcuni strumenti che nel viking (che spesso deriva dal black metal) difficilmente vengono impiegati se non per brevi momenti, mentre a livello lirico sono mondi molto vicini. Probabilmente il ponte tra questi due stili è stato Till Fjälls di Vintersorg (1998).

iye È possibile che il successo del folk metal sia la necessità di riscoprire l’antico folclore usando un linguaggio moderno come il metal?

Sicuramente potrebbe essere una chiave di lettura. Originariamente i musicisti parlavano nei testi degli argomenti a loro cari anche al di fuori del contesto musicale. Valfar dei Windir era realmente interessato alla storia della sua zona e per questo ne ha parlato nei dischi, così come gli ZZ Top parlavano nei primi album di auto veloci e donne sexy perché quelli erano i loro interessi di tutti i giorni. Sicuramente negli ultimi anni parlare di storia e folclore (a volte in maniera alquanto banale) è diventato un po’ una moda che tutte le band devono seguire. Ma è un bellissimo modo per (ri)scoprire le proprie origini, venire a conoscenza di racconti che solo gli anziani del paese conoscono, imparare tante piccole cose che possono riavvicinare l’uomo alla natura. Ci sono diversi gruppi che stanno facendo questo percorso secondo me molto bello, i primi che mi vengono in mente sono i Kanseil, giovane band che ha pubblicato un bellissimo demo nel 2013.

iye È anche curioso notare come il folk metal e l’immaginario nordico abbiano fatto moltissima strada, arrivando agli antipodi…

È vero, con gli anni l’immaginario nordico ha conquistato tutto il mondo: possiamo trovare gruppi con temi nordici in Sud Africa, Australia e Messico, così come in tutta Italia. Le band sono libere di trattare le tematiche che più gli sono care nei testi, ma personalmente trovo decisamente più interessante un gruppo che si rifà alla storia della propria zona, magari dopo aver speso mesi o anni in ricerche al fine di creare un lavoro “serio” e interessante anche sotto l’aspetto lirico/musicale. I toscani Wolfingar, ad esempio, introdurranno nel prossimo lavoro un particolare strumento creato da Francesco Landucci seguendo l’iconografia e le testimonianze dell’antica Etruria.

iye Quali sono i possibili scenari futuri per una musica che sta raccogliendo sempre più adepti?

Come scrivo nel libro, credo che assisteremo presto a un’implosione del genere: troppi gruppi, troppe etichette, troppi soldi che girano. Un po’ come è successo con il power metal sul finire degli anni ’90 e per il new metal più avanti. Rimarranno solo quelli che hanno realmente qualcosa da dire e chi ha questo genere nel cuore.

iye Come va il sito misterfolk.wordpress.com? Per la cronaca concordo pienamente sul fatto che “Eld” degli Enslaved sia un capolavoro…

Sono molto soddisfatto di come va il sito! Misterfolk (che nel frattempo è diventato misterfolk.com) è online da circa un anno e conta già più di 30000 pagine visitate, un ottimo risultato considerando che viene dato ampio spazio alle realtà underground con recensioni e interviste. Inoltre ho realizzato la Mister Folk Compilation vol. I con 19 gruppi italiani ed europei, cd scaricabile gratuitamente e che vede l’artwork realizzato dalla brava Elisa Urbinati. Ho inoltre reso disponibile in formato .pdf i primi 6 mesi di lavoro della webzine, in modo che chi ha la passione della carta può liberamente stampare Mister Folk magazine n.0. Nel mio piccolo cerco di dare una mano alla scena, in maniera concreta, le centinaia di dwl provenienti da tutto il mondo testimoniano la bontà delle mie idee.
Per quel che riguarda Eld, cosa dire? È uno dei lavori più importanti per l’affermazione e sviluppo del viking metal, la base – insieme a una manciata di altri dischi – per capire cosa vuol dire la parola “viking”.

iye I gruppi italiani come Folkstone e Furor Gallico mi sembrano molto interessanti, e a mio avviso hanno delle caratteristiche che divergono dagli altri gruppi stranieri. Ad esempio i Folkstone hanno testi molto guerrieri, ma non tanto sulla guerra quanto proprio sul vivere barbaro. E i Furor Gallico hanno tirato fuori un disco clamoroso…

Stiamo parlando di due gruppi dalle grandi qualità e dalla spiccata personalità. Adoro il lavoro dei bergamaschi e trovo che l’ultimo Il Confine abbia i testi di una profondità che non tutti sono in grado di cogliere. Anche io, quando lo recensii nel 2012, non mi resi conto della delicatezza e intensità dei versi scritti da Lore e Roberta. I Furor Gallico hanno pubblicato un full length veramente bello, sono quindi molto curioso di ascoltare il prossimo cd, hanno le carte in regola per sfondare anche a livello europeo. In Italia, comunque, ci sono diversi gruppi veramente di alta qualità, e dopo il clamoroso De Ferro Italico dei Draugr lo testimonia anche il recente Gloria Et Morte dei Gotland.

iye A tuo avviso quali sono le ragioni del successo planetario del folk metal, che veicola argomenti perlopiù scandinavi?

Credo che siano due i fattori principali: la mitologia è fantastica, gli dei sono “umani” e le loro storie sono incredibili, tragiche, piene di passione, furbizia e coraggio, sono bellissime da leggere e da raccontare. Inoltre i vichinghi rappresentano la mascolinità e la forza che ogni uomo vorrebbe avere, io per primo vorrei essere alto, muscoloso, biondo e senza paura ahahah!!! La storia dei popoli del nord è assolutamente interessante: tutti questi “argomenti” si prestano benissimo per testi e immagini dei gruppi folk/viking.
Credo che buona parte del successo del folk metal sia dovuto alle sonorità spesso allegre e danzerecce delle canzoni, in contrasto con tutto il resto dell’universo metal. Le case discografiche captando questo interesse ci stanno giocando sopra con una marea di dischi pubblicati ed eventi più o meno grandi: diciamolo chiaramente, il folk metal in questi anni è anche una moda.

iye Non vedi confusione nella ricezione dei temi del folk metal?

Bisogna prima stabilire quali sono i temi del folk metal e le modalità di ricezione. Può essere tutto un gioco, una sorta di carnevalata con musica metal e una sorta di occasione per ubriacarsi e fare casino o un qualcosa che nasce dal cuore e viene messo in note dai musicisti, i quali desiderano raccontare e trasmettere delle emozioni. Il che, comunque, non vuol dire non divertirsi, bere e ballare, anzi! Ma è innegabile che a 18 anni si vede e si vive la musica in un modo, a 34 in un altro, come è normale che sia. Sta all’ascoltatore e alla sua maturità capire determinate situazioni, la profondità o meno dei testi, la ricercatezza di un’antica melodia.

iye Quanto può pesare la matrice politica all’interno di questa musica?

La maggior parte dei gruppi è fuori da questi discorsi, ma molte realtà, soprattutto dell’est Europa, sono molto legate al fattore politico. Ma è un “politico” diverso da come lo intendiamo noi, il loro nazionalismo è quasi sempre positivo, amano le proprie tradizioni, i propri costumi e le storie che hanno ascoltato da bambini. Chiaramente non mancano estremismi, ma i casi si contano sulle dita di una mano.

iye Come è stata la stesura del libro, ovvero la documentazione, le fonti, i dischi…

Per scrivere il libro ci sono voluti undici intensi mesi, lavorando spesso anche fino a notte tarda. La documentazione, invece, va avanti da quando ero un ragazzo e correvo in edicola per acquistare i vari Metal Hammer, Grind Zone, Psycho! e Flash. Riviste che per il libro mi sono servite per ricostruire la storia del folk metal in Italia: come è stato accolto dagli addetti ai lavori, le strane definizioni dell’epoca e altro ancora. Molto hanno fatto le interviste (sia su carta che su web) per aggiungere curiosità alle biografie (esempio: come si sono “conosciuti” gli Enslaved, fatto raccontato solamente in un’intervista del ’98). Un grandissimo e meticoloso lavoro che ha dato i propri frutti.
I dischi sono una mia passione, mi piace sfogliare i booklet e leggere fino all’ultima riga dei ringraziamenti, gli mp3 sono comodissimi ma freddi. Appena posso compro qualcosa, ma le finanze non sono felicissime e devo sempre aspettare le offerte!

iye Ti sei mai cimentato in un gruppo musicale?

Ho fondato un gruppo thrash metal nel 1998 e per dieci anni ci siamo divertiti registrando due demo, due EP e un album e suonando in giro per l’Italia. Anni piacevoli e spensierati, in perenne conflitto con locali che non volevano pagare e gruppi che si fingevano amici solo quando facevi comodo loro. Dopo tanti anni ho voglia di tornare a suonare: al momento non ho nulla di concreto, ma conto di registrare un disco come one man band e pubblicarlo nel 2015. Il palco mi manca, vorrei suonare musica leggera e divertente, qualcosa tipo Sir Reg, Stramash e Flogging Molly… ma ci vuole tempo e in questo momento proprio non ne ho.

iye Qual è stata la risposta al tuo libro?

Per il momento molto buona! Le recensioni sono tutte positive e alcune addirittura entusiastiche, mi arrivano spesso dei messaggi con i complimenti, i ragazzi si portano il libro ai concerti dove vado per farmelo autografare, sono belle soddisfazioni! Fatto molto importante è che in qualunque libreria metta piede trovo almeno una copia di Folk Metal. Dalle Origini Al Ragnarök e devo ammettere che ogni volta mi emoziono! Il mio libro è a pochi passi dai capolavori della letteratura mondiale, incredibile!

iye Invece di chiederti i tuoi gruppi preferiti, dimmi quali proprio non sopporti…

Credimi, se te li dicessi mi rovinerei la carriera ahahah! Diciamo che non apprezzo le band con poca personalità, chi si accoda alla moda o tenta di emulare le gesta e il sound di qualche nome importante senza cercare di dire qualcosa di proprio.

iye I tuoi prossimi progetti?

Sarei felicissimo e orgoglioso di vedere il mio libro tradotto in inglese, tanto più considerando il fatto che è il primo libro al mondo a trattare folk/viking metal e potrebbe avere una grande visibilità in tutto il globo. Mi piacerebbe scrivere ancora qualcosa di musicale (a giugno è uscito un mio articolo sul viking per la rivista Metal Maniac!) e soprattutto avere la possibilità di pubblicare una serie di racconti per ragazzi ai quali lavoro da tempo.

iye Grazie mille per la gentilezza.

Grazie a te Massimo per l’intervista e complimenti per le domande interessanti e per niente banali. Un saluto ai lettori che sono arrivati fino alla fine, folk on!

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TEMPERANCE – Intervista

Quattro chiacchiere con Marco Pastorino, chitarrista e compositore dei Temperance, band rivelazione dei primi mesi del 2014 con l’omonimo album d’esordio, nonchè pilastro dei Secret Sphere.

I Temperance hanno tutte le carte in regola per diventare la new sensation del metal tricolore: il loro disco di esordio omonimo stupisce per freschezza compositiva ed un appeal commerciale elevatissimo. fornendo al symphonic power metal un approccio moderno che si discosta dalle uscite classiche del genere, andando a competere sullo stesso piano delle top band internazionali.
Ne abbiamo parlato con Marco Pastorino compositore, chitarrista e cantante, conosciuto anche per la sua militanza nei grandi Secret Sphere, disponibilissimo nel raccontarci nascita e sviluppo del progetto Temperance.

IYE Ciao Marco, quando nasce il progetto Temperance?

Ciao Alberto! I Temperance nascono verso agosto 2013. Ci siamo ritrovati in sala prove per cercare di sviluppare un certo tipo di sound che nessuno di noi cinque aveva mai avuto la possibilità di approfondire. Dopo pochi istanti , ci siamo resi conto di avere in mano un’ottima band; mi preme poi sottolineare quanto in brevissimo tempo tutti noi siamo riusciti a legare umanamente. Una cosa scontata ma che molti sottovalutano sempre.

IYE Al di là della provenienza di 4/5 dei musicisti dai Bejelit, esiste una sorta di continuità musicale tra le due band oppure i Temperance vanno considerati una realtà del tutto a sè stante?

Le due band sono assolutamente due cose completamente diverse. Contrariamente al passato, Temperance è un nome nato prima di tutto da una forte passione, una band che dal primo momento ha visto un mood di lavoro completamente diverso. Ma non ci fermiamo qui; in tutti noi c’è la gioia di suonare, confrontarsi e prima di tutto, divertirsi.

IYE Ho trovato entusiasmante la prova di Chiara Tricarico, quali sono state le modalità del suo coinvolgimento?

Chiara è stata la prima persona a cui personalmente ho pensato quando stava venendo fuori la possibilità di provare, come ti dicevo, a sviluppare un certo tipo di sound. Ricordo benissimo quando mi ha mandato i primi provini di qualche pezzo e siamo rimasti folgorati. Alla prima prova in sala , ha portato una prima bozza di quella che è diventata Lotus, e non abbiamo fatto altro che innamorarci della sua voce. Con il passare delle settimane poi, ci siamo resi conto di aver trovato la persona giusta non solo dal lato musicale, ma soprattutto quello umano.

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IYE Come si è sviluppato il lavoro di composizione?

Io e Giulio abbiamo scritto interamente tutte le musiche nel giro di poche settimane. L’ispirazione del momento era tale da averci permesso tutto ciò, diciamo. Poi noi due, insieme al grande apporto di Chiara, abbiamo dato vita a tutti i testi del disco; mi preme sottolineare questo lavoro, perché forse per la prima volta ho avuto la possibilità di entrare totalmente nella stesura di essi e devo ammettere che molte parti che Chiara e Giulio hanno scritto, mi emozionano come non mai.

IYE Simone Mularoni alla produzione è ormai una garanzia di qualità. Il fatto che anch’egli sia un rinomato chitarrista, che genere di valore aggiunto può portare?

Simone per me ormai è il numero uno assoluto delle produzioni, non ha nulla da invidiare a tanti producer più celebrati, a mio parere. Il suo essere un ottimo chitarrista, nonché un grande compositore, non fa che alzare il livello sonoro finale; vuoi per piccoli consigli su arrangiamenti, alcuni lavori di post produzione, nonché nel consigliare alcune scelte a livello di mix naturalmente.

IYE L’album è un eccellente mix di brani con un feeling moderno e altri più in linea con il symphonic power tradizionale: quali sono le band della scena che preferisci e che, magari, possono rappresentare per voi un eventuale punto di riferimento?

Ti ringrazio molto per le belle parole. Personalmente rimango legatissimo a Nightwish e Within Temptation, parlando di symphonic metal, ma potrei citarti decine e decine di band. Il fatto che tutti noi abbiamo vastissimi ascolti penso che possa solo portare una ventata di freschezza al sound in generale.

IYE “Temperance” possiede un appeal davvero elevato grazie ad una vena melodica straordinaria: quali aspettative avete dal punto di vista commerciale?

Noi mettiamo al primo posto le melodie forti, che possano coinvolgere appieno l’ascoltatore; da fan assoluto di tantissimi cantanti pop, non posso far altro che scrivere una buona melodia e costruirci sopra una canzone. Le nostre aspettative sono quelle di portare avanti e in giro per il mondo la nostra musica, quello che poi ne arriverà sarà la semplice conseguenza di ciò. Suonare è la cosa che amiamo di più nella vita; prenderemo quello che arriverà con il massimo dell’entusiasmo.

IYE Ormai da diversi anni sei uno dei protagonisti della scena italiana: quale opinione hai dello stato di salute del metal nostrano in questa prima parte del nuovo millennio?

Il metal e il rock italiano godono di ottima saluta, come non mai a mio parere, grazie anche al lavoro incessante di tantissime band , che siano i più conosciuti Lacuna Coil, Elvenking o Fleshgod Apocalypse, piuttosto che Ready Set Fall, Overtures, Hell In The Club o quant’altri. Sta crescendo piano piano il supporto per le band della nostra penisola ma, purtroppo, siamo ancora lontani anni luce da quello che succede in Scandinavia, Germania, ecc. . Però sicuramente il livello qualitativo si è alzato in maniera pazzesca.

IYE Spesso le band tricolori hanno la possibilità di suonare all’estero di fronte a platee numericamente importanti, mentre ciò non accade, se non di rado, dalle nostre parti: secondo te questo accade per un problema culturale che mette ai margini la musica metal, per la congiuntura economica sfavorevole o, ancora, per quella deprecabile forma mentale che privilegia l’attenzione solo nei confronti di quei pochi, soliti, grandi nomi?

Purtroppo sono poche le band, italiane e non, che hanno un budget per cui i locali possano fare investimenti. Lo stesso discorso a mio parere vale anche per le band più undeground. Come fa un locale a pagare 2-3 band a sera se sa per certo che non avrà ingressi? La crisi c’è per tutti, dal localino italiano, fino all’arena europea. Il problema sta a mio parere nel fatto che il supporto per la musica live è molto sceso negli ultimi anni e parecchia gente predilige magari supportare pochi eventi o festival, piuttosto che delle piccole date durante l’anno. Naturalmente ci sono alcune eccezioni, per fortuna; le band che lavorano in una certa maniera, ti porto l’esempio dei Destrage, ancora nel 2014 riescono a suscitare una grande attenzione e un grande interesse nei confronti del pubblico. Il lavoro paga sempre a mio parere.

IYE Quello che vi porta a dare sempre il 100%di fronte a 50 persone come dinnanzi a 2000 deriva più dalla passione o dalla professionalità?

Si ricollega totalmente al discorso di prima; non dovrebbe mai cambiare nulla nel suonare di fronte a 10 o 50.000 persone. Quelle 10 persone hanno pagato un biglietto e sono venute per vedere la tua band, è giusto mostrargli uno spettacolo al top, come se ci fossero appunto 50.000 spettatori. Anche questo dà i suoi frutti; negli anni ho visto band suonare di fronte ad una manciata di persone per poi passare in pochi anni a farlo di fronte a platee immense. Penso che tanti si ricordino, per esempio, molti vecchi show dei Gotthard che 15 anni suonavano di fronte a 50 persone mentre ora, non così tanto tempo dopo, si esibiscono davanti a platee composte da migliaia di spettatori.

IYE L’estate è ormai alle porte, avete già programmato delle date dal vivo o la partecipazione a qualche festival?

Certo, suoneremo in diversi festival italiani che annunceremo a breve, tra cui Il Metal Camp Sicily ad agosto in compagnia di Korpiklaani, Marduk ecc. Siamo appena entrati in campo, ma non vediamo l’ora di calcare più palchi possibili.

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IYE Oltre ad essere un ottimo chitarrista sei anche un cantante decisamente dotato: nei Temperance e nei Secret Sphere ti ritrovi a fianco di due grandi vocalist come Chiara (per noi una piacevole novità) e Michele Luppi (che invece non ha certo bisogno di presentazioni). Quali differenze ci sono nell’accompagnare una voce femminile rispetto ad una maschile?

Ti ringrazio per le belle parole. Lavorare con Chiara e Michele è naturalmente un qualcosa di diverso a livello totale. Li lega però la passione nel canto e nella musica che, personalmente, è quello che cerco di più nelle persone con cui suono o collaboro. Michele era uno dei miei cantanti preferiti da quando avevo 16 anni, ho sempre ammirato la sua completa dedizione al canto, e quando abbiamo iniziato a suonare insieme è stato come un sogno che si trasforma in realtà; al suo fianco ho potuto imparare un sacco di cose, e molte altre ne imparerò ancora.
Chiara è giovanissima ma possiede un grande talento pronto ad esplodere; negli anni ha avuto la possibilità di confrontarsi con diverse situazioni e penso che i Temperance gli abbiamo dato l’opportunità di maturare ulteriormente e di aprire la sua voce a nuove influenze e prospettive.

IYE Per finire una domanda doverosa: ci sono novità in casa Secret Sphere?

Attualmente stiamo definendo gli ultimi dettagli per “A Time Never Come”, il nostro secondo album, che uscirà nei prossimi mesi completamente risuonato dalla nuova line-up con Michele alla voce, naturalmente. Ma oltre a questo stiamo lavorando a molte cose, tra cui la stesura del successore di “Portrait Of A Dying Heart” che vedrà la luce prossimamente.

VAREGO

Se vi piace la musica cerebrale, ma siete metallari dentro, se gli Alice in Chains vi hanno scavato un solco dentro, i liguri Varego sono il gruppo giusto per voi. Di seguito trovate la piacevole chiacchierata con Gero, chitarrista dei suddetti Varego, un gruppo che va sicuramente oltre la musica e che ci stupirà nel futuro.

iye Potete spiegarci la storia dietro al disco ? Sembra un concept album …

Ciao Massimo, sì, è un vero e proprio concept album, anzi, a dirla tutta, sono i Varego stessi ad essere una “concept band”, se mi passi l’espressione. “Tvmvltvm” è, infatti, una prima parte di una lunga storia che esploreremo con successivi lavori e che si ramificherà in diverse direzioni. A livello generico, per non entrare troppo nel dettaglio, qui si affronta l’incipit di un lungo percorso che ha come fine ultimo l’interfacciarsi dell’Uomo con l’infinità dell’Universo. Tutto ruota attorno alla figura di un negromante, che svela un percorso mistico di trasmutazione.

iye A mio avviso avete una grande influenza dal grunge anni ’90, quali sono i vostri punti di riferimento del genere ?

Per noi è un grande complimento, abbiamo vissuto in pieno l’età d’oro del grunge, la sua esplosione negli anni’90, quando c’erano band selvagge e cariche di belle speranze. La grandiosità della scena grunge era nella differenziazione della proposta, al tempo stesso però riconducibile a determinate caratteristiche di base come la genuinità e la freschezza delle varie band. La nostra formazione musicale viene anche da qui e per la precisione posso citare due band in particolare, ossia gli Alice in Chains, per la loro carica emotiva, e i Soundgarden, per l’impatto sonoro.

iye Raccontateci il vostro lavoro con Billy Anderson, uno che ne ha fatta musica …

Sì, ed è stata una grande soddisfazione a livello professionale, sapere di lavorare con una persona che nei suoi studi ha ospitato leggende viventi come Cathedral, Brutal Truth, Fantomas (tra le altre decine che potrei citare) è una cosa che ti riempie di orgoglio. Nello specifico sono stati due mesi di collaborazione intensa, in cui le nostre anime si sono alimentate vicendevolmente con opinioni, idee e consigli di ogni tipo, per poter generare al meglio il mostro che avevamo in mente. Billy Anderson si è dimostrato da subito empatico con le nostre richieste, dando poi il suo fondamentale tocco, unico e professionale, all’album.

iye Lovecraft e i suoi miti maledetti risuonano molto nella vostra musica, come potete descrivere il vostro rapporto con il grande misantropo ?

Lovecraft ha avuto un’importanza formativa a livello di gusti e preferenze non solo letterarie, ma anche musicali appunto. Essendo un autore che si scopre in gioventù, per forza di cose non riesci più a liberartene, i suoi scritti ti catturano e ti avvolgono e sei quasi costretto ad estrapolare un valore ulteriore, dai tratti universali, che va oltre al semplice significato letterario dei racconti. Nello specifico, nel nostro album Lovecraft è un pretesto per ambientare la narrazione in un mondo al tramonto, cosparso di insidie e di terribili verità provenienti da altre dimensioni e pronte a travolgerci.

iye Cosa vi aspettate da questo disco ?

Riteniamo che la realizzazione di un album non sia un punto di arrivo, ma un punto di partenza, un mattone importante su cui costruire i passi successivi, a maggior ragione nel nostro caso, visto che si tratta del primo lavoro. Stiamo lavorando per poter diffondere il più possibile “Tvmvltvm” presso i tradizionali canali di vendita, abbiamo ottenuto la collaborazione di prestigiosi partner di caratura internazionale e da qui vogliamo partire per avere solide basi nel futuro più prossimo. Stiamo inoltre portando avanti la nostra label www.argonautarecords.com, con l’intento di farla diventare un polo per le sonorità Post Metal e derivati.

iye I vostri testi sottintendono molto di più di quello che dicono, vi definireste esoterici nel vero senso della parola ?

Direi di sì, intendendo il termine “esoterico” nella sua accezione più radicale e pura, nulla a che vedere con le baggianate dei nostri giorni quali cartomanzia o astrologia, con i cosiddetti “maghi da tv”. L’uomo per sua natura tende al soprannaturale e alla ricerca della divinità. Questi aspetti non sono intuibili grazie ai soli sensi fisici, ma devono esser ricercati nella parte più profonda e autentica di noi stessi e non all’esterno.

iye Se ne aveste la possibilità con chi vorreste suonare dal vivo ?

Siamo autentici divoratori di musica e potrei citarti decine di band che stimiamo e con cui vorremmo condividere il palco. Per cui, evitando così un elenco infinito, esagero e vado dritto al sodo: Tool, Kyuss, Neurosis, Mastodon, Pink Floyd e Doors.

iye Le vostre ultime delusioni musicali ?

Generalmente ci avviciniamo alle band che ci incuriosiscono praticamente conoscendo già tutto di loro, per cui ci è difficile esprimere giudizi negativi su questo e quell’album di cui a grandi linee sapevamo già cosa aspettarci. Rovescio però la tua domanda e ti cito invece un lavoro che ci ha sorpreso molto positivamente, avendo comunque sempre apprezzato la band, ossia il recentissimo OM, in cui la violinista Jackie Perez Gratz degli Amber Asylum ha fatto un lavoro da lacrime agli occhi tanta è la sua eleganza.

iye E’ pronto il vostro primo video ?

Ci stiamo lavorando, non è semplice, in quanto anche qui come per l’album stiamo impostando tutto in base alla logica del “do it yourself”, abbiamo molte idee e molte energie, aspettiamo il momento opportuno per canalizzarle al meglio. Siamo decisamente molto più avanti invece con i brani nuovi, che andranno a costituire un cd dalla media durata e per il quale ci avvarremo nuovamente della collaborazione di Billy Anderson. In più vedrà la presenza di uno special guest d’eccezione con cui abbiamo avuto il piacere di entrare in contatto grazie proprio al nostro album, ma di cui al momento non possiamo anticipare nulla, ma solo per ragioni scaramantiche, sia chiaro.

iye Grazie per la pazienza, ciao Gero e ciao Varego !!!

Figurati, è sempre un piacere avere la possibilità di entrare nel dettaglio della nostra musica, grazie piuttosto a te per la splendida recensione al nostro album Tvmvltvm e a IYEzine per l’opportunità concessaci con questa intervista.

In Loving Memory

Gli In Loving Memory sono una band spagnola che ha esordito quest’anno con un ottimo disco di death-doom.
Grazie alla loro disponibilità abbiamo avuto l’occasione di di approfondire la conoscenza della scena iberica oltre a fare qualche inevitabile raffronto con ciò che accade nel nostro paese.

ME Ciao ragazzi, grazie per la vostra disponibilità! Il vostro album è stato una piacevole sorpresa, per questo motivo vorremmo sapere qualcosa di più sulla storia della band.

Ciao, come va ? La storia degli In Loving Memory è iniziata nel 2005, quando Raúl (basso) e Juanma (voce e chitarra) hanno lasciato i Forensick, la band nella quale stavano suonando in quel momento, e dopo un paio di mesi hanno cominciato a cercare nuovi membri per una band doom metal. Hanno contattato Aitor (ora non più nella band) e Jorge (chitarra), entrambi componenti della band Lost Emotions. Alcuni mesi più tardi, dopo aver provato diversi cantanti, abbiamo contattato Alaitz (anch’essa non più nella line-up) per diventare la voce femminile della band e con quella line-up abbiamo iniziato a suonare dal vivo e abbiamo registrato il nostro primo demo.

ME Qual è la situazione attuale della scena doom in Spagna?

Beh, il doom metal non è uno stile musicale popolare anche tra chi ascolta metal. Death metal, metalcore e djent (sonorità tipo Meshuggah – nda) sono oggi gli stili estremi più diffusi nel nostro paese, ma per fortuna c’è ancora spazio per noi e per alcune altre ottime band.

ME Penso che fare musica sia soprattutto un piacere, ma quanto può essere difficile farlo sapendo in partenza che il prodotto sarà ascoltato da un numero limitato di persone?
Forse, se foste nati in Finlandia o in Norvegia, con un album come questo, avreste potuto trovare posto nelle classifiche di vendita … 

Forse, se fossimo nati in quei paesi non saremmo stati in grado di suonare a causa delle dita congelate … 😉  Parlando seriamente nelle nazioni del nord-europa la cultura, in particolare quella musicale, è sviluppata in modo diverso rispetto ai paesi mediterranei come Spagna, Italia e Grecia per citarne qualcuno. Là tutti i tipi di musica sono supportati mentre nel nostro paese la musica metal non ha alcun tipo riscontro da parte dei media, ad eccezione di alcuni appassionati di metal che ancora si prodigano per la musica che amano e la diffondono tramite le radio e le fanzine, e men che meno da parte delle istituzioni.

IN LOVING MEMORY

ME Parlando del vostro disco, ho trovato davvero ottimi i testi, in particolare “November Cries”, per la sua toccante drammaticità e “Negation Of Life”: a tale proposito potreste spiegarci il significato racchiuso nel brano che, credo, rappresenta il tema principale dell’album ?

Il vero significato di Negation Of Life parla di come Juanma si senta a volte incompreso dalle altre persone, facendolo sentire come intrappolato in una bolla di plastica e isolato dai rapporti umani. In una simile situazione qual è il significato delle parole “essere vivi”? Sappiamo che ci sono persone che vivono quotidianamente questo tipo di realtà, i senzatetto, gli orfani e tutti coloro che non fanno parte della società “fashion” nella quale siamo immersi.

ME In Italia la religione cattolica ha sempre influenzato la vita politica e sociale del paese, le cose vanno diversamente in Spagna?

No, qui avviene la stessa cosa, l’attuale governo è di orientamento cattolico. Noi non siamo contrari a ciò che la religione rappresenta per le persone ma siamo contro ciò che la religione provoca nelle loro vite: guerra e menzogna. Se vuoi credere in qualcosa, che si chiami Dio, Jahvé, Allah, Buddha non c’è problema; ma quando si tenta di imporre la propria religione ad altri, allora non è più così …. Nei nostri testi troverete diverse critiche corrosive riguardanti ciò che significa per noi la religione.

ME Passando a esaminare l’aspetto commerciale, perché per produrre un video avete scelto “Even a God Can Die”, una canzone che è sicuramente meno immediata, per esempio, di “Skilled Nichilism” o “Adversus Pugna Tenebras” ?

Abbiamo scelto quella canzone anche per aprire l’album. Certamente non è quella più orecchiabile, né la più commerciale o più elaborata del disco, ma pensiamo che abbia qualcosa di speciale. Abbiamo voluto piazzare all’inizio un classico brano lento, pesante e doomy, per poi passare a un altro più veloce, poi uno più melodico, poi uno più complesso, e così via.
Così abbiamo deciso che il primo video dovesse essere il brano di apertura, con l’intento di fare uscire un prodotto”home-made”. Ne abbiamo in programma un altro che pensiamo dovrebbe essere visivamente più complesso, vedrete …. (speriamo tra breve !)

ME  Anche se fino ad ora avete prodotto solo due album, apprezzo la vostra integrità nel proporre una death doom classico, senza troppe concessioni alla parte commerciale, differenziandovi da molti gruppi che, pur avendo segnato il passato e il presente, hanno ceduto alla tentazione di snaturare parzialmente il loro stile. Cosa ne pensate? Ritenete che sia questa un’evoluzione in qualche modo inevitabile?

Beh, a giudicare da quanto si legge in alcuni siti web siamo considerati leggeri dai puristi del doom metal, perché usiamo molte melodie nelle nostre composizioni; per contro, non essendo neppure sbilanciati sulle sonorità più estreme, non siamo nemmeno così adatti agli gli appassionati di brutal o death, mentre possiamo costituire una valida opzione per chi ama trovare il giusto equilibrio tra melodia e brutalità. Potremmo comporre musica più commerciale, come già fanno molte band, ma alla fine suoniamo quello che dà più soddisfazione, poi se piace anche agli altri, meglio. In caso contrario noi trascorriamo il tempo facendo ciò che amiamo, che è suonare, quindi non c’è alcun problema.
Di certo non abbiamo intenzione e neppure ci interessa cambiare il nostro stile preoccupandoci se quello che suoniamo sia commerciale o meno.

ME Sicuramente oggi la Solitude Productions e la sua sub-label BadMoonMad sono sinonimo di produzioni di alta qualità, ma vi chiedo: quali sono le difficoltà che dovete affrontare trattando con persone che vivono dalla parte opposta del continente ?

Il primo problema è la lingua: per entrambi l’inglese non è la lingua madre e a volte ci sono cose che potrebbero essere espresse meglio.
Un altro è la distanza: mandiamo tutto il nostro materiale musicale via internet, ma per tutti gli altri aspetti, dalla firma dei contratti alla consegna delle copie dei cd, bisogna avvalersi forzatamente della posta aerea, con tutto ciò ne consegue a livello di tempistica; chiaramente tutto si svolge in maniera più lenta di quanto accadrebbe se vivessimo nella stessa nazione.
Ma a parte questo, siamo soddisfatti del lavoro della Solitude Productions e della BadMoonMad, perché grazie a loro stiamo raggiungendo sempre più persone con Negation Of Life rispetto a quanto successo con il nostro precedente Tragedy & Moon; questo non è certo un sintomo di maggiore commercialità, come abbiamo detto in precedenza, ma lo scopo è quello di riuscire a valicare i confini nazionali, cosa che è molto difficile senza il supporto di una buona etichetta discografica. In questo modo ora altre persone possono ascoltare la nostra musica, e decidere se apprezzarla oppure no.

IN LOVING MEMORY

ME Quale band e quali dischi hanno orientato il vostro background musicale?

Ahi, troppi da citare qui, he he … Noi ascoltiamo tutti i tipi di musica, dal jazz al metal estremo, ma quelli che ci hanno spinto realmente verso questo tipo di musica sono da individuare tra My Dying Bride, Anathema, Paradise Lost, Swallow The Sun, In Flames, Evoken, In Mourning, Saturnus, Moonspell, Opeth, Amorphis e Evereve.

ME Una band che ha modificato nel tempo il proprio sound sono gli Swallow The Sun, ai quali vi ho accostato nella mia recensione, che hanno esordito con un capolavoro come “The Morning Never Came” ma gradualmente hanno ammorbidito il loro suono, rimanendo comunque ad alto livello. Sono stati davvero un’influenza per voi e avete avuto l’opportunità di ascoltare il loro album appena uscito?

Sì, abbiamo proprio tutti gli album che questa grande band ha rilasciato e consideriamo la loro evoluzione simile a quella avuta da Anathema, Paradise Lost o Amorphis anni fa. Certe volte si desidera “ammorbidire” il suono perché si ha acquisito una maggiore esperienza come musicisti e quindi si riesce più efficacemente a fornire questa impronta alla musica. In altre parole, si stratta solo di ascoltare la musica in maniera diversa.
Noi rispettiamo molto gli Swallow The Sun e ci piace ancora la loro musica, anche se preferiamo i primi due album.

ME Per finire, avete in programma un tour o qualche data per proporre dal vivo i brani di “Negation Of Life” ?

Vorremmo fare diversi concerti nel nostro paese per promuovere l’album e al momento stiamo organizzando alcuni spettacoli. Certo, suoneremo più che potremo, ma vogliamo anche trovare il tempo per produrre e scrivere, nel prossimo futuro, musiche e testi sempre migliori.

YOUR TOMORROW ALONE

Gli Your Tomorrow Alone sono una band salernitana all’esordio su lunga distanza che perpetua la recente tradizione gothic/doom italiana grazie ad un album riuscito come Ordinary Lives .
Abbiamo cercato di saperne di più sulla loro storia, sulla composizione del disco ed altro ancora ….

ME Ragazzi, vi rinnovo i complimenti per il bellissimo album. La vostra band è di formazione recente, mi vorreste raccontare come vi siete incontrati e in quale modo siete approdati alle sonorità che avete proposto in “Ordinary Lives” ?

Grazie per i complimenti, graditissimi! “Ordinary Lives” è il frutto di un lavoro complesso, maturato nell’arco di circa due anni (2010-2012), iniziato con l’uscita del primo demo nel Dicembre 2010. I fondatori del gruppo, Marco Priore (chitarra solista) ed Eugenio Mucio (chitarra e growl) sono amici di lunga data, e già in passato avevano provato più volte a mettere su un progetto solido, tentando diverse soluzioni con Giovanni Sorgente alla voce, Daniele Ippolito alla batteria e Gianpiero Sica al basso. Poi con l’ingresso in pianta stabile di Giovanni Costabile alle tastiere si è assestata sia la line-up che l’intenzione sonora del gruppo, nata dalla comune passione di tutta la band per il gothic/doom di matrice inglese dei primi anni ’90.

ME A vostro parere qual è la strada da percorrere per evitare che l’esistenza di ciascuno di noi sia archiviata come una “ordinary life” ? Forse la copertina, con i suoi molteplici simbolismi, racchiude già in sé qualche risposta ?

Innanzitutto c’è da precisare che il titolo “Ordinary li(v)es” punta sull’assonanza tra le parole inglesi lives (vite) e lies (bugie). Questo per sottolineare come molto spesso l’esistenza di ognuno di noi possa essere piena di bugie, e finire col somigliare essa stessa ad una grossa menzogna. L’artwork, curato con sapienza e maestria da Sergio Monfrinotti (Adhiira Art) nasce proprio da questa idea di fondo. Ognuno sceglie, ogni giorno, una maschera da indossare, trovandosi a sua volta di fronte a tante maschere. Difficile quindi discernere il confine tra la realtà e la menzogna, il mescolarsi di finzione e vero sentimento. Riscoprire e dare importanza ai moti dell’animo, alla genuinità dei sentimenti, positivi o negativi che siano, contrapposti al formalismo fittizio della moderna realtà, è il modo suggerito dai nostri brani per evitare questa commistione sistematica tra vita e bugia e non condurre una “ordinary life”.

intervista Your Tomorrow Alone

ME Il disco in pratica è appena uscito ma, nonostante questo, se poteste rientrare in studio cambiereste qualcosa o siete totalmente soddisfatti della resa finale ?

Per noi tutti era la prima esperienza di registrazione vera e propria, e a dire il vero ci riteniamo decisamente soddisfatti. Il lavoro è stato duro e meticoloso, curato con grande attenzione e professionalità da Fabio Calluori ai Sonic Temple Studios di Salerno e concluso poi con il master a cura di Luca Martello (H-Sound Mastering).

ME Come nascono i vostri brani ? Le musiche e le liriche sono a cura di qualcuno in particolare oppure sono frutto di un lavoro di gruppo ?

I testi sono a cura di Daniele Ippolito ed Eugenio Mucio mentre per quanto riguarda la composizione, i brani nascono da una struttura chitarristica impostata da Marco Priore e successivamente elaborata e completata dal lavoro di gruppo. Fa eccezione il brano “Agony (Praeludium)”, che è stato concepito da Giovanni Sorgente e arrangiato poi con basso, tastiere e batteria.

ME “The Essence of Gloom”, secondo me, costituisce il top del vostro album e, così come per “In Silence”, trovo molto efficaci anche le parti in italiano : siete d’accordo con la mia valutazione e ritenete possibile, in futuro, l’eventualità di ricorrere integralmente alla nostra lingua per uno o più brani?

L’utilizzo della lingua madre è stato un nostro obiettivo fin da subito, sia per creare un’alternanza all’interno dei brani, sia per la poesia e la teatralità che può generare una strofa in lingua italiana. Tuttavia ci siamo preoccupati di non strafare, cercando un utilizzo sapiente e parsimonioso. In questo ci siamo ispirati molto ai Novembre, e per quanto nella composizione di “Ordinary Lives” non ci sia stata l’intenzione di proporre un brano interamente in italiano, è un’opzione da non escludere per il futuro.

intervista Your Tomorrow Alone

ME In “Agony” ho riscontrato un’atmosfera che ricorda i migliori Depeche Mode. E’ solo una mia impressione o anche loro rientrano tra le vostre preferenze musicali ?

“Agony” nasce come brano d’atmosfera, ed era un’altra delle nostre intenzioni originarie. Quanto alle influenze, sono da ricercare maggiormente nel progressive italiano anni ’70 o nei lavori acustici degli ultimi Opeth, per quanto i Depeche Mode rappresentino un’influenza importante soprattutto per il lavoro di Giovanni Costabile alle tastiere.

iye Per stile musicale e in qualche modo anche per collocazione geografica siete contigui alla scena gothic-doom romana che annovera band quali Novembre, En Declin e The Foreshadowing, solo per citare le più note. Siete in contatto con queste band oppure vi considerate appartenenti ad una realtà a sé stante ?

Il contatto, se inteso a livello di influenze e di vicinanza a un certo filone musicale, c’è senz’altro. Anche perché sarebbe alquanto pretestuoso pensare di appartenere a una realtà a sé stante. Gli Your Tomorrow Alone sono una band italiana, innanzitutto, per cui non si può negare che le altre band italiane gothic/doom siano state una fonte di ispirazione, soprattutto per quel che riguarda i Novembre. L’importante per noi era creare un sound diverso, personale, pur partendo da ispirazioni e influenze inevitabili (ma anzi, volute) per il genere che proponiamo.

ME Negli ultimi tempi ho recensito band norvegesi che registrano per etichette italiane così come band nostrane che incidono per label polacche, svedesi o russe; rispetto a simili contesti come vi sentite pensando che la My Kingdom, praticamente, ce l’avete sotto casa ?

Poter lavorare in prima persona con la propria label è un qualcosa di essenziale. La vicinanza favorisce i rapporti umani, che sono fondamentali per poter svolgere un ottimo lavoro e mantenere un contatto costante. Con la My Kingdom Music si è da subito instaurato un rapporto solido, e noi siamo grati a Francesco Palumbo per aver creduto nel progetto Your Tomorrow Alone, e speriamo che la collaborazione porti ottimi frutti.

ME In considerazione delle band che vi hanno fornito l’ispirazione, sarei curioso di conoscere la vostra top five dei migliori album gothic-doom di sempre .

Precisando che non vanno sicuramente letti in ordine di “classifica”, possiamo citare “Icon” dei Paradise Lost ; “The Angel And The Dark River” dei My Dying Bride; “The Silent Enigma” degli Anathema; “Novembrine Waltz” dei Novembre e “Solar Lovers” dei Celestial Season.

ME Noto con piacere che per quanto riguarda i migliori album della “sacra triade britannica” siamo in perfetta sintonia… Un’ultima domanda : profezia dei Maya permettendo, quali sono i progetti futuri degli Your Tomorrow Alone ?

Attualmente siamo concentrati sulla promozione di “Ordinary Lives” attraverso il maggior numero di serate possibili. L’obiettivo principale in questo momento è far conoscere la nostra musica e la nostra band, anche grazie alla visibilità concessa da interviste e recensioni. Dopodichè siamo già concentrati su quelli che saranno i nuovi brani ed eventualmente le nuove idee e sonorità da ricercare per i prossimi lavori … insomma, siamo carichi e intenzionati a proseguire su questa strada e fare di tutto per migliorarci ulteriormente!

NECRODEATH

Per chi ascolta metal, presentare i Necrodeath può apparire un esercizio superfluo ma pensiamo che sia comunque utile ricordare che la band genovese è stata tra le prime ad ibridare la componente thrash con partiture vicine a quello che oggi conosciamo come black metal e non è un caso, del resto, che gran parte delle band nord-europee citino i nostri come veri e propri punti di riferimento.

Scioltisi nel 1989 dopo due album (“Into The Macabre” e “Fragments of Infinity”) che hanno fatto, come detto, la storia del metal italiano, i Necrodeath si sono ripresentati sulla scena dieci anni dopo per volere del batterista Peso, unico membro originario della band attualmente in line-up, e da allora hanno sfornato una serie di lavori di elevata qualità a partire da “Mater Of All Evil” per arrivare a giorni nostri con l’ottimo Idiosyncrasy
La formazione è composta da : Flegias – vocals , Pier Gonella – chitarra, GL – basso e Peso – batteria.
I primi tre hanno risposto ai nostri quesiti riguardanti l’ultimo album e non solo…

ME Abbiamo iniziato la nostra recensione di “Idiosyncrasy” rimarcando la chiusura mentale che continua a persistere nell’ambiente e che le vostre scelte fuori dai normali canoni del metal estremo hanno fatto emergere nuovamente.
C’è speranza che un giorno molti personaggi che gravitano attorno all’ambiente del metal italiano riescano a togliersi paraocchi e paraorecchi ?

FLEGIAS: La cultura italiana con tutti i suoi pregi e difetti è da prendere come tale. Pochi filosofi o pensatori hanno fatto breccia nel modificare il nostro modo di pensare o di vedere le cose, figuriamoci se riusciamo a farlo con un album dei Necrodeath.
Ma alla fine va bene così, non è che facciano piacere commenti prevenuti, ma ciò significa che sei una band che riesce a far parlare di se prima ancora di far uscire l’album, e questo non è da tutti.

ME Certo che, vedendola dall’esterno , la scena metal italiana non dà l’idea di d’essere molto coesa. E’ veramente così come sembra ?

FLEGIAS: Non godiamo di certo della fama di “fucina metal”. All’estero siamo conosciuti per la Pausini e Ramazzotti, nel metal le porte del grande pubblico si sono aperte grazie ai Lacuna Coil, ma pochi come loro possono vantare una tale professionalità e un supporto di marketing così ampio.
Nel settore underground invece, grande stima la ricevono i gruppi più credibili, ovvero quelli che da anni si sbattono e persistono sulla loro proposta musicale. Quando giro il mondo con i Necrodeath e i Cadaveria, rimango sempre stupito nel momento in cui la gente ti riconosce per strada e ti ferma per una foto o un autografo.

ME Parliamo di “Idiosyncrasy”. E’ evidente che la vostra idea di presentare un unico brano di 40 minuti, per quanto non inedita in campo estremo, è stata certamente inconsueta. E’ nata prima l’idea del concept e contestualmente quella della suite oppure il progetto ha preso corpo durante la fase compositiva ?

GL: E’ nata prima l’idea, dopodiché ci siamo concentrati sulla fase compositiva che doveva sempre mantenere l’impostazione di fondo senza risultare banale. Non è stato semplice comporre “Idiosyncrasy”, anche perché un unico brano di 40 minuti ha strutture e andamenti completamente diversi rispetto a un classico brano di 3 o 4 minuti. Invece l’idea di suddividerlo in 7 parti, che comunque lasciano integra la canzone, è nata in fase di mixaggio, per poter dare all’ascoltatore la possibilità di ascoltarlo tutto d’un fiato oppure in diversi episodi.

ME Queste sono le differenze che avete riscontrato per quanto riguarda l’aspetto compositivo. Invece, a livello promozionale, quanto può pesare la mancanza del classico brano trainante e di un’eventuale video ad esso correlato ?

GL: Certo, essendo un disco così particolare viene da sé che anche tutto il discorso promozionale che ne ruota attorno sia completamente diverso, infatti è molto difficile trarne un singolo, come fare un videoclip che non risulti poi adattato alla base musicale.
Infatti non intendiamo fare né video né altro ma confidiamo nell’ascoltatore che, incuriosito da “Idiosyncrasy”, abbia intenzione di avventurarsi in questo viaggio musicale.

iye Qual è la storia che c’è dietro al concept ? E’ maturato attraverso esperienze personali, eventi specifici o magari dalla lettura di qualche buon libro ?

FLEGIAS: Quando scrivo qualcosa faccio sempre riferimento ad esperienze personali e mi piace tradurle in chiave allegorica sotto forma di incubi malsani.
In questo caso ho voluto esaltare la personalità e forza di volontà dimostrate nell’affrontare situazioni particolarmente avverse e la capacità di venirne fuori a testa alta lottando con le unghie e l’intelletto.

ME  Nella seconda parte della vostra storia, ovvero quella successiva al 1999, con Idiosyncrasy siete giunti al settimo album. Secondo voi quale è stato quello più importante o che, comunque, vi ha dato le maggiori soddisfazioni e, viceversa, ce n’è uno in particolare che vi ha lasciato qualche rimpianto per la sua riuscita ?

PIER: “Idiosyncrasy” è quello che mi ha soddisfatto di più perché mi ha consentito di partecipare attivamente anche dal punto di vista solista, facendo trasparire il mio modo di suonare ma sempre nel giusto contesto del trademark Necrodeath, grazie anche al lavoro di arrangiamento di tutta la band.
“Draculea” è quello che mi ha soddisfatto di meno dal punto di vista del feedback, essendo stato considerato troppo sperimentale quando, a mio parere ovviamente, si trattava già di un piccolo “Idiosyncrasy”.

ME Grazie a quanto fatto negli anni ’80 ma anche nelle produzioni successive, avete raggiunto lo status di band di culto; ma i componenti di una realtà come i Necrodeath riescono a vivere di sola musica (giuriamo di non essere delle spie al soldo dell’agenzia delle entrate …), oppure questa eventualità per chi suona metal in Italia è una sorta di chimera ?

FLEGIAS: Come ti accennavo prima, ho idea che a malapena possano vantare questo primato solo i Lacuna Coil. Metà di noi vivono di musica ma non di Necrodeath, l’altra metà ha un lavoro fuori da questo ambito.
Anzi, il più delle volte la musica ti porta fuori budget e non sarà mai ripagato adeguatamente l’impegno e il tempo che dedichi ad essa. Meno male che siamo motivati da una sana passione, altrimenti ci sarebbe da attaccare lo strumento al chiodo.

ME  Ci agganciamo in qualche modo a quest’ultima domanda per chiedervi se avete già avuto qualche riscontro tangibile a livello commerciale a pochi mesi dall’uscita dell’album.

PIER: I primi riscontri commerciali si possono avere solo un po’ di mesi dopo l’uscita del disco, però fin da subito si ha un’idea di come vanno le cose in base a recensioni, interviste e movimento che si crea attorno al disco. E data la gran quantità di interviste e concerti che stiamo programmando possiamo già ritenerci soddisfatti.

ME  Abbiamo notato , tra le date previste nel vostro prossimo tour, l’assenza di una tappa a Genova: tale scelta è ascrivibile al famoso detto “nemo propheta in patria” oppure la vostra (e nostra) città è prossima al coma irreversibile anche in campo artistico, dopo i noti problemi di carattere geologico-ambientali ed occupazionali ?

PIER: Genova è sempre stata una tappa impegnativa da gestire perché dietro a locali, gestori, permessi, spazi, ecc. ci sono sempre tanti problemini. Le poche date fatte in zona sono sempre andate alla grande per cui confidiamo sempre in qualche promoter volenteroso …

ME Chiudiamo con una domanda classica per ciascuno di voi : quali band e musicisti hanno costituito fonte di ispirazione all’inizio della vostra carriera ?

FLEGIAS: I Kiss sono stati il gruppo che mi ha fatto venire la voglia di diventare musicista, i Venom quello che mi ha dato l’ispirazione, gli S.O.D. quello che mi ha fatto dire: “ma si… buttiamoci!”

GL: Sono cresciuto a pane e death metal anni ’90 … quindi direi Death, At the Gates, Sepultura e tutto quello che ruotava intorno a quegli anni.