Them – Manor Of The Se7en Gables

Manor Of The Se7en Gables risulta un ottimo lavoro che questa volta è consigliato non solo agli amanti del re diamante ma più in generale ai fans dell’heavy/power statunitense.

Sulle potenzialità elevate di questa band ci avevamo creduto già dal precedente lavoro, il debutto Sweet Hollow, licenziato un paio di anni fa e che presentava musicisti di provata esperienza alle prese con un sound che risultava un efficace tributo a King Diamond.

D’altronde con un monicker come Them ed un cantante come Troy Norr che viaggia sulle stesse tonalità del leggendario singer danese, era assolutamente in linea con le attese l’ascolto di un album valido ma derivativo.
Sono passati due anni e la band torna con un nuovo lavoro intitolato Manor Of The Se7en Gables, un concept che rivede non poco le carte in tavola, lasciando sorpreso chi credeva in un altro album tributo.
Invece il nuovo lavoro dei Them è uno splendido esempio di power/heavy metal americano, chiaramente ispirato dal mondo musicale e visivo di King Diamond ma molto più personale, tanto che solo al singolo Witchfinder si può attribuire una accentuata somiglianza con la musica di uno dei personaggi più influenti del metal, anche per l’uso del falsetto, mentre il resto dell’opera è frutto di un approccio sicuramente più personale.
I Them suonano horror metal teatrale e dai risvolti inquietanti, quindi rimangono quelle atmosfere oscure e terrificanti ispirate ad album come Them, Abigail e compagnia, ma è innegabile che Troy Norr e compagni si siano superati regalando ai fans del genere un gioiellino metallico, nel quale si passa dal thrash/speed metal al power, alternando canzoni potenti, dirette e trascinanti e dalle linee melodiche esaltanti, a cupi ed oscuri scenari di metallico terrore, il tutto curato in ogni dettaglio.
Quasi un’ora di durata non è certamente poco, eppure i Them riescono a tenere l’ascoltatore inchiodato alla poltrona con una serie di ottimi brani che hanno nelle bellissime Circuitois, Refuge In The Manor, The Secret Stairs e Maleficium i picchi dell’intero lavoro.
Manor Of The Se7en Gables risulta un ottimo lavoro che questa volta è consigliato non solo agli amanti del Re Diamante ma più in generale ai fans dell’heavy/power statunitense.

Tracklist
01. Residuum
02. Circuitous
03. Refuge in the Manor
04. Witchfinder
05. A Scullery Maid
06. Ravna
07. As the Sage Burns
08. The Secret Stairs
09. Peine Forte Et Dure
10. Maleficium
11. Seven Gables to Ash
12. Punishment By Fire

Line-up
Troy “KK Fossor” Norr – Vocals
Markus Johansson – Guitars
Markus Ullrich – Guitars
Richie Seibel – Keyboards
Alexander Palma – Bass
Angel Cotte – Drums

THEM – Facebook

Virgin Steele – Seven Devils Moonshine

Un’opera per fans accaniti che può risultare dispersiva anche per l’ascoltatore più attento: la musica di cui Seven Devils Moonshine si compone è ovviamente di alto livello anche se le cose migliori vengono dalle cover e dai molti brani rifatti per l’occasione.

Da dove cominciare per descrivere un monumentale lavoro come Seven Devils Moonshine, ultima fatica dei Virgin Steele?

Un cofanetto di cinque cd tra inediti, cover e un paio di ristampe non sono cosa da poco in tempi in cui se un album si avvicina ai sessanta minuti di durata viene considerato prolisso, quindi tanto di cappello a David DeFeis per il suo andare contro le logiche di mercato e alla SPV per averlo assecondato, anche se a ben vedere Seven Devils Moonshine, proprio per la sua mole, rimane un’ opera ad uso e consumo dei soli fans dello storico gruppo statunitense.
I cinque cd comprendono le ristampe di Hymns To Victory e The Book Of Burning, lavori usciti rispettivamente nel 2001 e 2002 ed altri tre che vedono la band alle prese con nuove tracce, versioni aggiornate di brani classici ed una serie di cover che potrebbero far storcere il naso a molti epic metallers.
Il primo cd è di fatto un album nuovo di zecca, nel quale l’impronta epico orchestrale del gruppo mantiene una sua forte connotazione riservando momenti di metal melodico sopra le righe, con un DeFeis assolutamente sul pezzo.
Oltre all’epico incedere dell’opener Seven Dead Within ed alla suite Feral, troviamo la versione orchestrale di Bonedust (da Visions Of Eden) e la cover di Wicked Game di Chris Isaak.
Il secondo e terzo cd rappresentano la parte più sperimentale di questa immensa raccolta, con una serie di medley e versioni orchestrali di brani classici.
Le cover sono la parte più interessante, con affascinanti medley di brani pescati dalla storia del rock e non solo, in cui la band intraprende un viaggio temporale che va dagli anni sessanta attraverso i due decenni successivi, fermandosi non poco nei primi anni novanta in quel di Seattle.
The Doors, Led Zeppelin, ZZ Top, Traffic, Alice In Chains, Mother Love Bone, Eddie James ‘Son’ House e Howlin’ Wolf , sono una parte degli artisti citati dalla band, che lascia agli ultimi due cd le ristampe di Hymns To Victory The Book Of Burning.
Qui si conclude questo monumentale lavoro, un’opera per fans accaniti che a mio avviso risulta dispersiva anche per l’ascoltatore più attento: la musica di cui Seven Devils Moonshine si compone è ovviamente di alto livello anche se le cose migliori vengono dalle cover e dai molti brani rifatti per l’occasione.

Tracklist
CD 1 ‘Ghost Harvest (The Spectral Vintage Sessions)’ Vintage 1 – Black Wine For Mourning (new album)
01. Seven Dead Within
02. Green Dusk Blues
03. Psychic Slaughter
04. Bonedust (Orchestral Version)
05. Hearts On Fire
06. Child Of The Morning Star
07. Murder In High-Gloss Relief
08. Feral
09. Justine
10. Princess Amy
11. Wicked Game
Clouds Of Oblivion Medley (Tracks 12 & 13)
12. Little Wing
13. The Gods Don’t Remember…

CD 2 ‘Ghost Harvest (The Spectral Vintage Sessions)’ Vintage 2 – Red Wine For Warning (new album)
01. The Evil In Her Eyes (Piano & Vocal Version)
02. Feelin’ Alright
03. Sister Moon
Summertime Darkness Suite (Tracks 4, 5, & 6)
04. Sweating Into Dawn
05. Summertime
06. Black Leaves Swirl Down My Street
07. Rip Off
The Gods Are Hungry Triptych (Tracks 8, 9, & 10)
08. The Gods Are Hungry Poem
09. The Poisoned Wound
10. The Birth Of Beauty
11. Profession Of Violence…
12. Rock Steady
13. Nutshell
14. Slow & Easy “Intro”
15. Jesus Just Left Chicago

Late Night Barroom Hoodoo Medley (Tracks 16, 17, 18, & 19)
16. Soul Kitchen
17. When The Music’s Over
18. Crawling King Snake
19. When The Music’s Over “Reprise”
20. Imhullu

The Drained White Suite (Tracks 21, 22, & 23)
21. After Dark
22. Wake The Dead
23. The Graveyard Dance
24. The Triple Goddess
25. Twilight Of The Gods (Live Acoustic Rehearsal Version)
26. Transfiguration (Live Acoustic Rehearsal Version)

CD 3 ‘Gothic Voodoo Anthems’ (new album)
01. I Will Come For You (Orchestral Version)
02. Queen Of The Dead (Orchestral Version)
03. The Orpheus Taboo (Orchestral Version)
04. Kingdom Of The Fearless (The Destruction Of Troy) (Orchestral Version)
05. The Black Light Bacchanalia (Orchestral Version)
06. Zeus Ascendant
07. By The Hammer Of Zeus (And The Wrecking Ball Of Thor) (Orchestral Version)

The Gothic Voodoo Suite (Tracks 8, 9 & 10)
08. Rumanian Folk Dance No. 3 “Pe Loc”
09. Delirium “Excerpt”
10. Snakeskin Voodoo Man (Orchestral Version)
11. The Enchanter

The Fire & Ice Medley (Tracks 12, 13 & 14)
12. Bone China
13. No Quarter
14. Bone China “Reprise”

Passion In The French Quarter Medley (Tracks 15 & 16)
15. Chloe Dancer
16. Gentle Groove
17. Darkness-Darkness
18. Death Letter Blues
19. Spoonful

CD 4 ‘Hymns To Victory’ (re-release)
01. Flames Of Thy Power (From Blood They Rise)
02. Through The Ring Of Fire
03. Invictus
04. Crown Of Glory (Unscarred) (In Fury Mix)
05. Kingdom Of The Fearless (The Destruction Of Troy)
06. The Spirit Of Steele (Acoustic Version)
07. A Symphony Of Steele (Battle Mix)
08. The Burning Of Rome (Cry For Pompeii)
09. I Will Come For You
10. Dust From The Burning & Amaranth (Orchestral Versions) (Bonus Tracks)
11. Noble Savage (Long Lost Early Mix)
12. Mists Of Avalon
13. Emalaith

CD 5 “The Book Of Burning” (Re-Release)
01. Conjurtion Of The Watcher
02. Don’t Say Goodbye (Tonight)
03. Rain Of Fire
04. Annihilation
05. Hellfire Woman
06. Children Of The Storm
07. The Chosen Ones
08. The Succubus
09. Minuet In G Minor
10. The Redeemer
11. I Am The One
12. Hot And Wild
13. Birth Through Fire
14. Guardians Of The Flame
15. The Final Days
16. A Cry In The Night
17. Queen Of The Dead (Nordic Twilight Version) (Bonus Track)

Line-up
David DeFeis – Vocals, Keyboards, Orchestration
Edward Pursino – Guitars
Joshua Block – Bass, Guitars
Matt McKasty – Drums

VIRGIN STEELE – Facebook

https://youtu.be/A7l5lkAh-Is

RED B. – Night’s Callin’

Night’s Callin’ è un’opera senza tempo come senza tempo è un genere come l’hard’n’heavy classico quando è composto da belle canzoni suonate e, soprattutto, cantate alla grande da un’artista di spessore come Red Bertoldini.

Torna a ruggire uno dei personaggi storici del metal tricolore, Red Bertoldini, batterista e cantante dei Dark Lord (è dello scorso anno la reunion) e di un’altra manciata di gruppi, con un nuovo album solista sotto il monicker di RED B.

Night’s Callin’ è il suo terzo lavoro, dopo Red Bertoldini, uscito nel 2014 e Just Another Hero dell’anno successivo: qui il vocalist veneto è accompagnato da tre ottimi musicisti come Tony T. alla batteria, Edo alla chitarra e Gilberto Ilardi al basso.
Night’s Callin’ risulta un graffiante esempio di hard & heavy classico, con le sue radici ben piantate tra gli anni ottanta ed il decennio precedente, con il cantante che non accusa minimamente il passare degli anni e ruggisce da par suo su brani potenti ed agguerriti come Fallin’ Through The Sky ed Everybody, avvio esplosivo di questo ottimo lavoro.
Sfumature southern accompagnano il singer sulle ballad I’ve Been Killing e The End, mentre la conclusiva A Man In The Mirror ricorda la Blindman degli Whitesnake del classico Ready An’ Willing.
Il resto dell’album varia tra scelte stilistiche orientate verso l’hard & heavy ottantiano (Into The Street e la title track) ed altre in cui un’anima blues si impadronisce della bellissima Bad Woman, brano che sembra uscito dalla tracklist dell’unico ed irripetibile album frutto della collaborazione tra David Coverdale e Jimmy Page.
Night’s Callin’ è un’opera senza tempo come senza tempo è un genere come l’hard’n’heavy classico quando è composto da belle canzoni suonate e, soprattutto, cantate alla grande da un’artista di spessore come Red Bertoldini.

Tracklist
1.Fallin’ Though The Sky
2.Everybody
3.I’ve Been Killing
4.Into The Street (Intro)
5.Into The Street
6.Night’s Callin’
7.Lookin’ Stars From The Sea
8.The End
9.Bad Woman
10.A Man In The Mirror

Line-up
Red Bertoldini – Lead Vocal
Tony T. – Drums
Edo – Guitars
Gilberto Ilardi – Bass

RED B. – Facebook

Marius Danielsen – Legend Of Valley Doom-Part 2

Settanta minuti immersi nel mondo epico fantasy creato da Danielsen, per quella che ad oggi è una delle più riuscite opere del genere e che, sul finire degli anni novanta avrebbe sicuramente trovato più gloria: una considerazione che non sminuisce certo il valore artistico di Legend Of Valley Doom-Part 2.

L’Oscuro Lord sconfisse Valley Doom e King Thorgan cadde in battaglia. I Doomiani della Valle sono costretti così a fuggire verso i loro alleati ad ovest, nel regno di Eunomia.
Spetta al Re Guerriero guidare il popolo di Valley Doom verso la salvezza e, insieme King Eunotrian e Arigo the Wise hanno bisogno di trovare un modo per sconfiggere il Signore Oscuro.

La Crime Records licenzia il secondo capitolo della saga fantasy Legend Of Valley Doom, creata dal musicista cantante e compositore norvegese Marius Danielsen, un passato nei Darkest Sins ed un presente a giocarsela con Tobias Sammet ed i suoi Avantasia a chi farà sognare di più gli amanti delle power metal opera.
Legend Of Valley Doom-Part 2 non si discosta né dal primo capitolo né dalle tante opere che qualche anno fa invasero il mercato metallico classico sulla scia dei primi bellissimi lavori di Avantasia, Rhapsody e quello che rimane il maggior responsabile di questa invasione, Land Of The Free, capolavoro inarrivabile dei Gamma Ray.
Epico, piacevolmente orchestrale senza essere ridondante e valorizzato da una serie una quantità di ospiti infinita, l’opera non cambierà sicuramente le sorti della musica ma rimane un bellissimo esempio di power metal che prende ispirazione dalle varie scuole europee, legato indissolubilmente a coordinate stilistiche che conosciamo benissimo.
Si diceva degli ospiti: a parte gli amici e colleghi dei Darkest Sins, già presenti nel primo capitolo, c’è veramente di che stropicciarsi occhi e orecchie per la qualità e la quantità di talenti impegnati a valorizzare gli undici brani dell’album (vi rimando quindi ai dettagli in calce all’articolo), un esercito di musicisti e cantanti chiamati a raccontare le vicende di questo secondo capitolo.
Settanta minuti immersi nel mondo epico fantasy creato da Danielsen, per quella che ad oggi è una delle più riuscite opere del genere e che, sul finire degli anni novanta avrebbe sicuramente trovato più gloria: una considerazione che non sminuisce certo il valore artistico di Legend Of Valley Doom-Part 2.

Tracklist
1. King Thorgan’s Hymn
2. Rise of the Dark Empire
3. Gates of Eunomia
4. Tower of Knowledge
5. Visions of the Night
6. Crystal Mountains
7. By the Dragon’s Breath
8. Under the Silver Moon
9. Angel of Light
10. Princess Lariana’s Forest
11. Temple of the Ancient God
12. We Stand Together
13. Tower of Knowledge (Vinny Appice Version / CD-BONUSTRACK)
14. Crystal Mountains (Vinny Appice Version / VINYL-BONUSTRACK)

Line-up
Vocals:
Michael Kiske (Helloween, Avantasia, Unisonic)
Tim Ripper Owens (ex-Judas Priest)
Blaze Bayley (ex-Iron Maiden, Wolvesbane)
Olaf Hayer (ex-Luca Turilli, Symphonity)
Michele Luppi (Whitesnake, ex-Vision Divine)
Daniel Heiman (ex-Lost Horizon, Harmony)
Mark Boals (ex-Yngwie Malmsteen)
Alessio Garavello (ex-Power Quest, A New Tomorrow)
Mathias Blad (Falconer)
Jan Thore Grefstad (Highland Glory, Saint Deamon)
Diego Valdez (Helker, Iron Mask)
Raphael Mendes (Urizen)
Per Johansson (Ureas)
Kai Somby (Intrigue)
Simon Byron (Sunset)
Anniken Rasmussen (Darkest Sins)
Peter Danielsen (Darkest Sins)
Marius Danielsen (Darkest Sins)

Bass:
Jari Kainulainen (ex-Stratovarius, Masterplan)
Magnus Rosén (ex-HammerFall)
Barend Courbois (Blind Guardian)
Jonas Kuhlberg (Cain’s Offering)
Giorgio Novarino (ex-Bejelit)
Rick Martin (Beecake)

Guitars:
Bruce Kulick (ex-KISS)
Matias Kupiainen (Stratovarius)
Jennifer Batten (ex-Michael Jackson)
Tom Naumann (Primal Fear)
Tracy G (ex-Dio)
Jens Ludwig (Edguy)
Jimmy Hedlund (Falconer)
Timo Somers (Delain)
Olivier Lapauze (Heavenly)
Luca Princiotta (Doro)
Andy Midgley (Neonfly)
Mike Campese
Billy Johnston (Beecake)
Sigurd Kårstad (Darkest Sins)
Marius Danielsen (Darkest Sins)

Keyboards:
Peter Danielsen (Darkest Sins)
Steve Williams (Power Quest)

Drums:
Stian Kristoffersen (Pagan’s Mind)
Vinny Appice (ex-Dio, ex-Black Sabbath) – On bonus tracks
Choirs:
Marius Danielsen (Darkest Sins)
Peter Danielsen (Darkest Sins)
Jan Thore Grefstad (Highland Glory, Saint Deamon)
Anniken Rasmussen (Darkest Sins)
Alessio Perardi (Airborn)

MARIUS DANIELSEN – Facebook

Fifth Angel – The Third Secret

Bellissimo e colmo di quel pathos che permea i grandi album, The Third Secret risulta uno dei ritorni più riusciti degli ultimi tempi.

Quando si parla di metal classico di matrice statunitense spesso ci si dimentica dei Fifth Angel, band nata nella prima metà degli anni ottanta nello stato di Washington ed autrice di due pietre miliari dell’heavy metal di quel periodo: il debutto omonimo del 1985 e Time Will Tell, licenziato nel 1989 e fin qui ultimo parto del gruppo.

Parliamo quindi di storia dell’US Metal, con la band che poteva contare su due bellissimi lavori che non avevano nulla da invidiare alle opere dei più famosi Metal Church, Crimson Glory e Queensryche.
Purtroppo la carriera del gruppo si interruppe dopo l’uscita del secondo lavoro e, a parte qualche esibizione dal vivo, la speranza di vedere un album targato Fifth Angel fare bella mostra di sé nelle vetrine dei negozi di settore (ormai pressoché virtuali) era praticamente nulla.
Ed invece, con non poca sorpresa di fans e addetti ai lavori, la Nuclear Blast licenzia The Third Secret, terzo full length del gruppo dopo quasi trent’anni, un album aspettato e desiderato dagli amanti dei suoni classici.
La band che si presenta in questo metallico 2018 è composta per tre quarti da quella che registrò Time Will Tell con Ken Mary alla batteria, John Macko al basso e Kendall Bechtel alla chitarra e voce, visto che lo storico singer Ted Pilot non è più della partita.
Il quinto angelo non fa prigionieri e, spada lucente in pugno, scaglia fendenti di heavy power metal mietendo vittime, una giustizia divinamente metallica che, se risulta ben salda nella tradizione statunitense, ha nell’heavy metal epico e portentoso di Ronnie James Dio una delle sue massime ispirazioni, grazie soprattutto alla straordinaria prestazione di Bechtel dietro al microfono.
Con tali premesse The Third Secret non può che uscire vincitore da questa sfida che vede i Fifth Angel contro il tempo che inesorabilmente passa ma che, questa volta, non inficia la riuscita di un lavoro che risulta fresco ed esaltante, un album classico nella più pura definizione del genere.
La tracklist non lascia scampo con una serie di brani scolpiti nella storia dell’heavy metal, dal piglio epico e drammatico, mid tempo che lasciano a chitarra e voce il palcoscenico tra solos che sono lampi nel cielo e acuti che squarciano montagne come nella spettacolare title track, nella maideniana Queen Of Thieves o nella potentissima This Is War.
Bellissimo e colmo di quel pathos che permea i grandi album, The Third Secret risulta uno dei ritorni più riusciti degli ultimi tempi.

Tracklist
1. Stars Are Falling
2. We Will Rise
3. Queen Of Thieves
4. Dust To Dust
5. Can You Hear Me
6. This Is War
7. Fatima
8. Third Secret
9. Shame On You
10. Hearts Of Stone

Line-up
Kendall Bechtel – Guitar & Lead Vocals
John Macko – Bass
Ken Mary – Drums & Backing Vocals

FIFTH ANGEL – Facebook

The Wizards – Rise Of The Serpent

Lo spirito del rock duro, quello classico ed ispirato dall’occulto e che crebbe nell’underground tra gli anni sessanta e settanta, è ben vivo in questa band proveniente da Bilbao, i The Wizards.

Lo spirito del rock duro, quello classico ed ispirato dall’occulto e che crebbe nell’underground tra gli anni sessanta e settanta, è ben vivo in questa band proveniente da Bilbao, i The Wizards.

Sotto l’etichetta hard rock, infatti, si cela una famigerata congrega di guerrieri/sacerdoti in conflitto contro la modernità a colpi di rock ‘n’ roll, o se preferite di un buon mix tra hard rock, doom rock ed heavy metal.
La band è attiva dal 2013 e questo granitico e tellurico lavoro intitolato Rise Of The Serpent è il terzo su lunga distanza, un altare costruito dal gruppo per i suoi sacrifici al dio del rock, una lastra di marmoreo metallo sulla quale il sangue cola e i rettili sguazzano, mentre Apocalyptic Weapons dà il via al sabba.
Influenze che sono scritte sullo spartito di questa raccolta di brani assolutamente vintage e che attraversano tre decenni e oltre, arrivano sotto forma di hard rock, di questi tempi chiamato old school ma che ha in “classico” l’aggettivo più corretto.
La band opera in un contesto che alterna hard & heavy, doom rock e un accenno a quel psych rock in voga in passato ed ora tornato a ricamare il sound dei gruppi che, di fatto, hanno riportato all’attenzione dei rocker mondiali il genere.
Age Of Man, brano diretto e rock’n’roll, è la classica ciliegina sulla torta confezionata per i rocker con i jeans a zampa di elefante nascosti nell’armadio e gli album di Black Sabbath, Led Zeppelin, Molly Hatchet, Saxon, Iron Maiden e Cathedral in bella mostra vicino al giradischi.
Rise Of The Serpent si fa apprezzare per una carica ed una passione da parte che rapisce, prova ne siano brani trascinanti come Circle Of Time ed Aftermath, nei quali la poca originalità non inficia la voglia di prendere a capocciate il muro di casa, presi dall’entusiasmo contagioso dei The Wizards, possenti e duri come l’acciaio.

Tracklist
1. Apocalyptic Weapons
2. Destiny
3. Circle of Time
4. Distorted Mirrors
5. Age of Man
6. Strings Synchronise
7. Aftermath
8. VOID (Vision of Inner Death)

Line-up
Sir Ian Mason – Vocals
George Dee – Guitar
Phil The Pain – Guitar
Baraka Boy – Bass
Dave O. Spare – Drums

THE WIZARDS – Facebook

Absolva – Defiance

Ristampa in vinile di Definace ultimo lavoro dei Metallers Absolva uscito lo scorso anno e che vede all’opera tre membri della band di Blaze Bayley ed uno degli Iced Earth.

Per gli amanti del vinile, tornato a riempire gli scaffali dei negozi di musica, la Rocksector Records stampa il quarto album dei britannici Absolva, uscito lo scorso anno ed intitolato Defiance.

La band di Manchester, attiva dal 2012, è composta da tre membri del gruppo di Blaze Bayley e uno degli Iced Earth, quindi se non possiamo parlare di super gruppo poco ci manca.
La band ha nei due fratelli Appleton (Luke e Chris) il carburante necessario per far viaggiare spedito il suo heavy metal che se si rispecchia nella tradizione anglosassone, lasciando oscuri spiragli al classico sound statunitense.
Defiance risulta il classico lavoro old school, molto curato in fase di produzione e arrangiamenti, quindi perfettamente calato in questo nuovo secolo, composto da una dozzina di brani potenti e dotati di refrain impeccabili, solos tonanti e vari nell’alternare veloci brani heavy/power e mid tempo oscuri e dal piglio epico.
Ovviamente l’appartenenza a due band importanti come Iced Earth e quella dell’ex Iron Maiden, portano inevitabilmente il sound di Defiance verso queste due direzioni, con l’aggiunta di sfumature derivanti da Iron Maiden e Saxon.
Con tali premesse l’album gira che è una meraviglia, con Chris Appleton che si rivela un buon vocalist di genere e tutta la band che, compatta, ci riserva una prestazione gagliarda.
Ma la cosa più importante è di certo il songwriting e l’album non delude, tenendo botta per tutta la sua durata con un paio di picchi assoluti come Rise Again e Midnight Screams, potenti, veloci e melodiche heavy metal songs che rispecchiano in tutto e per tutto quanto scritto.
L’uscita in vinile rende ancora più appetibile questo ultimo lavoro degli Absolva, una piacevole sorpresa per gli amanti dell’heavy metal classico che si erano persi l’uscita lo scorso anno.

Tracklist
1. Life on the Edge
2. Defiance
3. Rise Again
4. Fistful of Hate
5. Never Be the Same
6. Alarms
7. Connections
8. Midnight Screams
9. Life and Death
10. Eclipse
11. Who Dares Wins
12. Reflection

Line-up
Chris Appleton – Lead vocals and lead guitar
Luke Appleton – Rhythm guitar and backing vocals
Martin McNee – Drums
Karl Schramm – Bass and backing vocals

ABSOLVA – Facebook

L’Ira Del Baccano – Si Non Sedes Is – Live MMVII

Torna in doppio vinile e in cd digipack una delle pietre miliari della psichedelia pesante italiana, un autentico capolavoro di suggestioni e stimoli neuronali.

Torna in doppio vinile e in cd digipack una delle pietre miliari della psichedelia pesante italiana, un autentico capolavoro di suggestioni e stimoli neuronali.

Il disco uscì in origine nel 2007 ed era finora disponibile esclusivamente in download digitale o in copie pirata in rete. Ora è il momento del suo ritorno in uno splendore maggiore rispetto all’originale, dato che il Pisi Mastering Studio ha compiuto un ottimo lavoro sullo spettro sonoro e sul bilanciamento dello stesso. In questa ristampa della Subsound Records si po’ quindi godere maggiormente della bellezza sonora di questo gruppo che è ciò che si avvicina di più in Italia alla mentalità dei Grateful Dead, ovvero suonare in libertà, bellissime jam che fluttuano libere nell’atmosfera. Ciò che è ancora più bello e che è L’Ira del Baccano fa psichedelia pesante. Questo esordio ha inoltre una storia particolare, perché è l’atto di nascita del nome L’Ira Del Baccano (tra l’altro un nome fantastico che avrebbe fatto la felicità degli esoteristi junghiani), dato che il disco fu registrato in due concerti nei quali il gruppo si chiamava ancora Loosin’o’Frequencies che ebbe un mini cd prodotto da Paul Chain come unica uscita. Oltre a sancire il cambio di nome, il disco dal vivo fu anche il decisivo momento di svolta per il gruppo, che divenne da quel momento totalmente strumentale. Inoltre il cambio di ragione sociale fu deciso quando il mix era già pronto. Questa è la storia per i posteri, ma la cosa più importante è che ci hanno dato questo disco che è un autentico capolavoro di libertà musicale, di psichedelia che si congiunge carnalmente con il metal, riuscendo a rimanere eterea e a far sognare l’ascoltatore. Infatti il disco all’epoca dell’uscita e negli anni successivi si fece una solida e molto meritata fama nel sottobosco musicale, e molti lo indicano come uno dei dischi fondamentali dell’ambito. Ascoltandolo ci si perde catturati dalla bellezza di queste note libere, suonate con uno spirito che si rifà agli anni settanta, ma che è anche proiettato anche nel futuro, perché infatti nei due ottimi dischi successivi, Terra 41 del 2014 e Paradox Hourglass del 2017, il discorso cominciato nel 2007 continua ulteriormente. Questo disco è bellissimo da ascoltare senza mai staccare le cuffie dalla testa, in un continuum spazio temporale appartenente ad una dimensione diversa dalla nostra.
Un’importante ristampa di un disco fondamentale per la musica pesante italiana e non solo.

Tracklist
1.Doomdance
2.Sussurri Di Nascita Celeste/Grateful to Jerry
3.875
4.Don Bastiano
5.Tempus Inane Flago Requiem Spatiumque Furori
6.Live Jam on Sussurri Theme (INEDIT VINYL ONLY bonus track)
7.Doomdance Apocalypse ’80 mix(VINYL ONLY bonus track;from ” Split 2010 ” digital ep)

Line-up
Alessandro “Drughito” Santori – guitar/direction and architecture of Baccano
Roberto Malerba – guitar/synth
Sandro “fred” Salvi – drums
Ivan Contini Bacchisio – bass

L’IRA DEL BACCANO – Facebook

Winterdream – Inner Lands

Bellissimo debutto per i Winterdream, duo nostrano al debutto con Inner Lands, convincente lavoro composto all’insegna di un valido symphonic/power/folk metal.

Per suonare dell’ottimo symphonic metal non è necessario avere la carta d’identità scandinava o olandese, anche nel nostro paese non mancano band dalle indubbie capacità nell’affrontare l’anima sinfonica del metal con il talento ed una innata predisposizione nel creare ambientazioni in musica che richiamano tempi andati e leggende di cui il nostro paese è ricco, essendo dal punto di vista storico il fulcro dell’intero pianeta.

Da nord a sud dello stivale ottime realtà sinfoniche si sono create il proprio spazio in un mondo come quello del metal, purtroppo ancora lontano dalla tradizione consolidata di altri paesi, ai quali musicalmente si ispirano questi due artisti campani.
Christian Di Benedetto, autore di musica e testi e alle prese con orchestrazioni, chitarra, tastiere, mix e mastering, e Margherita Palladino, splendida interprete canora, hanno dato vita con questo primo lavoro intitolato Inner Lands, ad un bellissimo affresco di metal sinfonico targato Winterdream.
L’album è composto da sei brani che si nutrono dell’epico ed evocativo incedere delle migliori proposte del genere, lo valorizzano con note folkeggianti, lo potenziano con ritmiche power e lasciano che l’eterea voce della cantante si posi come candida neve sulla radura sul tappeto musicale creato dal polistrumentista nostrano.
Broken Sword Of Isidur è il piccolo capolavoro che funge da sunto di questo primo album del duo, un brano dalle sognati basi folk con break centrale ed ultima parte in un crescendo sinfonico davvero suggestivo.
Ovviamente anche gli altri brani funzionano benissimo, da Escape From The Nightmare a Telling Tales To The Stars, tracce prettamente symphonic metal, fino alla conclusiva ed atmosferica Our Truth.
Inner Lands risulta così una piacevole sorpresa, da consigliare senza indugi agli amanti del genere.

Tracklist
1.In the Reigning Obscurity
2.Escape from the Nightmare
3.Telling Tales to the Stars
4.Winterdream
5.Broken Sword of Isildur
6.Our Truth

Line-up
Margoth (Margherita Palladino) – Vocals
Christian Di Benedetto – Keyboards, Guitars

WINTERDREAM – Facebook

Athrox – Through The Mirror

La band, dotata di una personalità debordante, ci travolge con la sua raffinata e drammatica potenza, i brani si susseguono, storie e problematiche di tutti i giorni vengono raccontate attraverso uno specchio, mentre la musica segue la narrazione tra spettacolari e cangianti momenti di metal dall’alta potenze espressiva.

Dopo due anni dal bellissimo esordio Are You Alive?, puntualmente recensito da MetalEyes, tornano tramite Revalve Records gli Athrox, band toscana che suona heavy/thrash metal dai molti ricami progressivi e dalle ispirazioni che trovano le proprie radici nel nobile e raffinato metallo statunitense.

La band, fondata dal chitarrista Sandro Seravalle e del batterista Alessandro Brandi quattro anni fa, alza il tiro con questo secondo lavoro dal titolo Through the Mirror, registrato, mixato e masterizzato presso gli studio Outer Sound Studio di Giuseppe Orlando, presentandoci dieci perle metalliche che alternano atmosfere drammatiche, sferzate di rabbioso thrash metal e splendidi momenti di raffinata musica dure progressiva.
Assolutamente all’altezza è la prova dei musicisti su cui si staglia la voce del cantante Giancarlo Picchianti, migliorato in modo esponenziale rispetto alla comunque ottima performance sul primo lavoro, che risultava più classicamente heavy rispetto a questo secondo gioiellino heavy/thrash/prog metal.
La band, dotata di una personalità debordante, ci travolge con la sua raffinata e drammatica potenza, i brani si susseguono, storie e problematiche di tutti i giorni vengono raccontate attraverso uno specchio, mentre la musica segue la narrazione tra spettacolari e cangianti momenti di metal dall’alta potenze espressiva.
Gli Athrox si fanno preferire quando l’irruenza thrash prende il comando delle operazioni, mantenendo comunque un tocco progressivo che non inficia l’ascolto anche di chi, senza tanti fronzoli, preferisce in impatto diretto (Ashes Of Warsaw, Decide Or Die), anche se l’album risulta vario ed assolutamente difficile da catalogare in un solo genere.
Meritano una menzione la progressiva opener Waters Of The Acheron, la potente Sadness n’ Tears e la conclusiva Fallen Apart, ma è l’ascolto in toto di questo lavoro che vi porterà a segnarvi la band toscana come uno dei gruppi più convincenti di questo ultimo periodo dell’anno in corso.

Tracklist
1.Waters of the Acheron
2.Ashes of Warsaw
3.Empty Soul
4.Through the Mirror
5.Imagine the Day
6.Decide or Die
7.Sadness n’ Tears
8.Fragments
9.Dreams of Freedom
10.Fallen Apart

Line-up
Giancarlo “IAN” Picchianti – Lead Vocals
Sandro “SYRO” Seravalle – Guitars
Francesco “FRANK” Capitoni – Guitars
Andrea “LOBO” Capitani – Bass Guitars
Alessandro “AROON” Brandi – Drums

ATHROV – Facebook

Northward – Northward

Northward è un progetto che merita un futuro alla luce dell’eccellente qualità messa in mostra in ogni dettaglio: questo lavoro sarà sicuramente apprezzato dagli amanti dell’hard & heavy, grazie al suo piglio energico, graffiante e splendidamente melodico.

Nel mondo del metal e del rock è accaduto spesso: due talenti si incontrano, magari ad un festival, e scoprono di avere delle affinità, specialmente nei gusti musicali, e così decidere di provare a scrivere qualcosa è un attimo, mentre è molto più difficile trovare il tempo di concretizzare progetti e idee.

E’ quello che è successo una decina di anni fa, quando Floor Jansen, attuale sirena dei Nightwish, e Jorn Viggo Lofstad dei Pagan’s Mind e songwriter di spessore (Jorn), conosciutisi all’epoca dietro le quinte del Progpower USA Festival, decisero di avviare una collaborazione che ha dato vita solo oggi a questo bellissimo lavoro che prende il nome del progetto, Northward.
Ben dieci anni sono passati prima che queste undici canzoni fossero imprigionate sul dischetto ottico, undici tributi all’hard rock classico che, se vede le sue radici ben piantate nella tradizione settantiana, non dimentica il terremoto alternative statunitense né l’approccio al rock duro tipico delle fredde terre del nord.
Ne esce un album che alterna potenza e melodia, leggermente più moderno ma non lontano dal sound del re scandinavo (per quanto riguarda il genere) Jorn Lande: d’altronde Lofstad ha collaborato non poco con il cantante norvegese, e il tutto si rivela un bene visto che tra le varie ispirazioni il Lande solista è quella che più marchia a fuoco il sound di Northward.
Morty Black (TNT), Stian Kristoffersen, Django Nilsen, Ronnie Tegner (Pagan’s Mind) e la sorella della Jansen, Irene, sono gli ospiti che aiutano il duo a rendere questo progetto un album per cui vale la pena spaccare il salvadanaio e correre al negozio di fiducia, pregno di potenza melodica come pochi, a tratti pervaso da un groove micidiale e cantato da Floor come se il suo passato e presente nel metal sinfonico (oltre ai Nightwish non dimentichiamoci i notevoli e ormai defunti After Forever) non esistesse, risultando una vera tigre e dimostrando un eclettismo straordinario.
I brani da annotare sul taccuino corrispondono di fatto all’intera tracklist, ma è pur vero che il singolo While Love Died, la bellissima e accattivante Storm In Glass, la seguente Driftings Islands, l’esaltante Big Boy e la potentissima Let Me Out fanno ancor più la differenza.
Northward è un progetto che merita un futuro alla luce dell’eccellente qualità messa in mostra in ogni dettaglio: questo lavoro sarà sicuramente apprezzato dagli amanti dell’hard & heavy, grazie al suo piglio energico, graffiante e splendidamente melodico.

Tracklist
1. While Love Died
2. Get What You Give
3. Storm In A Glass
4. Drifting Islands
5. Paragon
6. Let Me Out
7. Big Boy
8. Timebomb
9. Bridle Passion
10. I Need
11. Northward

Line-up
Floor Jansen – Vocals
Jorn Viggo Lofstad – Guitars

NORTHWARD – Facebook

Terror Tales – A Tribute To Death SS

Trentacinque band, ognuna alle prese con un pezzo di storia dell’heavy metal dalle tinte horror, ognuna mettendo a disposizione la propria visione al servizio di brani che non avrebbero bisogno di presentazione per qualità e valore, anche simbolico.

A poca distanza dall’uscita di Rock’n’Roll Armageddon, ultimo e bellissimo lavoro della più importante e leggendaria metal band italiana, si torna a parlare di Steve Sylvester e dei suoi Death SS con questo mastodontico tributo organizzato e voluto dalla Black Widow Records, label genovese che già aveva fatto gli onori al gruppo diciotto anni fa con Beyond The Realm Of Death SS, licenziato in cd e in doppio vinile.

Questa volta la storica etichetta, in accordo con Sylvester, è andata oltre coinvolgendo trentacinque band, ognuna alle prese con un pezzo di storia dell’heavy metal dalle tinte horror, ognuna mettendo a disposizione la propria visione al servizio di brani che non avrebbero bisogno di presentazione per qualità e valore, anche simbolico.
La Black Widow ha fatto le cose in grande, mantenendo fede alla sua reputazione di label dalle uscite di altissimo livello, licenziando Terror Tales – A Tribute To Death SS in tre diverse versioni: una in triplo cd, un’altra in quadruplo vinile, oltre a un’edizione limitata a 66 copie con copertina di velluto.
La storia di questo mito musicale viene raccontata attraverso trentacinque ottime cover, suonate per l’occasione da band nazionali ed internazionali: un buon numero di artisti da anni sulla scena underground metal/rock, ma anche giovani e talentuosi gruppi che negli ultimi tempi si sono fatti conoscere con ottimi lavori.
I Death SS sono rispettati ed amati aldilà del genere suonato, essendo una band che ha fatto proprie tendenze classiche e nuovi suoni che nel corso degli anni hanno contribuito ad arricchire la musica rock, ed è per questo che in Terror Tales troverete realtà anche distanti tra loro come concezione musicale.
L’opera, monumentale per dimensioni, non ha oggettivamente punti deboli, con le band che a loro modo hanno tutte eseguito uno splendido lavoro, meritando un plauso, da quelle internazionali come Watain, Mortiis (in compagnia dei nostrani Mugshots), Slap Guru e Vampyromorpha, a quelle italiane, con la partecipazione di Dark Quarterer, Doomraiser, Trevor And The Wolves, Il Segno Del Comando, Nibiru, Shadow Of Steel, Varego e Witches Of Doom (tanto per ribadire la varietà di band e di stili che troverete in questo tributo).
Per gli amanti dei Death SS, ma non solo, Terror Tales si rivela la riuscita glorificazione di un gruppo leggendario nonché un modo per tastare il polso ad una scena decisamente in salute come quella del metal/rock odierno.

Tracklist
CD 1
1- SIGH feat. STEVE SYLVESTER – Violet Ouverture
2- DENIAL OF GOD – Terror
3- WATAIN – Chains of Death
4- EVIL SPIRIT – Horrible Eyes
5- ANAEL – Black Mummy
6- DARK QUARTERER- Scarlet Woman
7- VAREGO – Cursed Mama
8- DOOMRAISER – The Night of the Witch
9- THE MUGSHOTS feat. MORTIIS – In the Darkness
10- BULLDOZER – Murder Angel
11- BLEEDING FIST – Black and Violet
12- DEATHLESS LEGACY – Baphomet

CD 2
13- L’IMPERO DELLE OMBRE – Vampire
14- BLACK OATH – The Seventh Seal
15- ALBERT BELL’S SACRO SANCTUS – The Shrine in the Gloom
16- FORGOTTEN TOMB – Where Have You Gone?
17- NOKTURNAL MORTUM – Family Vault
18- NORTHWINDS – Lilith
19- HELL OBELISCO – Death
20- TREVOR AND THE WOLVES – Panic
21- IL SEGNO DEL COMANDO – Another Life
22- VAMPYROMORPHA- Agreement With the Devil
23- BLUE DAWN – Zombie

CD 3
24- HALL OF GLASS – Devil’s Graal
25- NIBIRU – Schizophrenic
26- KALEDON – Let the Sabbath Begin
27- SHADOWS OF STEEL – Heavy Demons
28- PROCESSION – The Darkest Night
29- DAMNATION GALLERY – Cannibal Queen
30- EPITAPH – The Bones and The Grave
31- VOID MOON – Dionysus
32- WITCHES OF DOOM – Kings of Evil
33- MEGATHERIUM – Ogre’s Lullaby
34- SLAP GURU – Profanation
35- SPACE GOD RITUAL – Black Mummy

BLACK WIDOW – Facebook

Edward De Rosa – Zeitgeist

Edward De Rosa dimostra non solo la sua bravura ma anche un talento compositivo di qualità e l’album non tradisce le aspettative, con le sue molteplici sfaccettature ed ispirazioni che vanno dal neoclassicismo malmsteeniano alla tradizione prog/power tricolore.

Anche per il funambolico chitarrista Edward De Rosa è arrivato il momento di pubblicare, tramite l’attivissima Revalve il suo primo album solista.

Il musicista nostrano, già membro dei Soul of Steel e session per i symphonic metallers Elegy Of Madness, accompagnato dal talento di Giacomo Voli al microfono (Teodasia, Rhapsody Of Fire) e dai bravissimi Luca Basile alle tastiere e Francesco Paolo Caputo alla batteria (Elegy Of Madness), ha dato vita ad un ottimo esempio di power metal progressivo e neoclassico, specialmente per quanto riguarda il suono che esce come una cascata di note dalla sua sei corde richiamando a più riprese il sovrano del genere, Yngwie Malmsteen.
Scordatevi però il classico lavoro solista tutto virtuosismo e privo delle emozioni di una forma canzone che, invece, in Zeitgest è ai massimi livelli grazie ad un ottimo songwriting e al valore dei musicisti coinvolti che si ritagliano tutti il loro meritato spazio.
Ovviamente l’attenzione è tutta per quelli che, di fatto, sono i protagonisti indiscussi di questo lavoro, De Rosa e Voli, impegnati in performance sopra le righe in una raccolta di brani che hanno nella varietà di sfumature e generi il loro punto di forza.
Si passa quindi da canzoni più power oriented come The Sleep Of Reason, all’epico incedere di Ghost Of The Ruins, brano più lungo e suggestivo del lotto, dai virtuosismi strumentali di Replicants alle atmosfere folk di Tywysoges, fino alla bellissima Fight For Life, un power/folk/metal che richiama i Rhapsody Of Fire del talentuoso Giacomo Voli.
Impegnato anche al basso, Edward De Rosa dimostra non solo la sua bravura ma anche un talento compositivo di qualità e l’album non tradisce le aspettative, con le sue molteplici sfaccettature ed ispirazioni che vanno dal neoclassicismo malmsteeniano alla tradizione prog/power tricolore (Labyrinth, Vision Divine).
In conclusione, un primo lavoro assolutamente riuscito e consigliato agli amanti del genere, suonato e cantato ad alto livello e formato da un lotto di bellissime canzoni.

Tracklist
1.Tempus Fugit
2.Legend The Omega Man
3.The Sleep Of Reason
4.Replicants
5.Ghost Of The Ruins
6.Burning Skies
7.Tywysoges
8.Rebellion
9.Fight For Life
10.Cybersteria

Line-up
Giacomo Voli – Vocals
Edward De Rosa – Lead Guitar, Bass
Luca Basile – Keyboard
Francesco Paolo Caputo – Drums

EDWARD DE ROSA – Facebook

Slaegt – The Wheel

Un disco ispirato e oscuro ma oltremodo pervaso da melodie classiche, con un gran lavoro chitarristico (l’anima heavy) e ritmico (quella black), The Wheel è sicuramente influenzato dalla scena ottantiana ma risulta abbastanza personale per non sprofondare nelle sabbie mobili del già sentito.

Gli Slaegt propongono un buon ibrido composto da sonorità heavy ed impatto black metal, creando un sound in cui le due anime si scontrano per la supremazia di una sull’altra senza che però ci sia realmente un vincitore.

L’idea è buona, ovviamente il sound appartiene a quel filone old school che si rifà al metal anni ottanta, anche se la band danese lascia ad altri il thrash alla Slayer di tanti colleghi e ci investe con il suo black metal valorizzato da chitarre heavy classiche.
Gli Slaegt sono attivi dal 2011 e questo The Wheel è il terzo lavoro sulla lunga distanza, successore di Domus Mysterium, licenziato lo scorso anno, quindi la band è in una buona fase creativa confermata da questi sette lunghi brani.
Ritmiche black, scream cattivo e chitarre disegnano solos metallici di buona fattura, tracce medio lunghe si rivelano cavalcate epiche come da tradizione hard & heavy, ispirate alla new wave of british heavy metal, mentre il demone black si impossessa dell’anima travagliata del sound di brani come Masician, Citrina e la conclusiva title track.
Un disco ispirato e oscuro ma oltremodo pervaso da melodie classiche, con un gran lavoro chitarristico (l’anima heavy) e ritmico (quella black), The Wheel è sicuramente influenzato dalla scena ottantiana ma risulta abbastanza personale per non sprofondare nelle sabbie mobili del già sentito.

Tracklist
1. Being Born (Is Going Blind)
2. Masician
3. Perfume and Steel
4. Citrinitas
5. V.W.A.
6. Gauntlet of Lovers
7. The Wheel

Line-up
Oskar J. Frederiksen: Lead vocals and rhythm guitar
Anders M. Jørgensen: Lead guitar
Olle Bergholz: Bass guitar and backing vocals
Adam ‘CC’ Nielsen: Drums

SLAEGT – Facebook

Red Riot – Seek! Kill! Burn!

Seek! Kill! Burn! è una raccolta di brani travolgenti, grazie ad una forza senza pari in un genere che nell’underground trova in questi anni nuova e potente linfa e in cui i Red Riot, assieme ai finlandesi Tornado, si dimostrano una delle più convincenti realtà.

Il primo ep Fight, uscito un paio di anni fa, la diceva lunga sull’attitudine dei Red Riot e sull’impatto del loro sound, con tre brani di esplosivo street metal dalla forte connotazione glam e dall’impatto di un thrash/punk scagliato sulla scena metal underground.

Il tutto viene confermato da Seek! Kill! Burn!, debutto sulla lunga distanza che miete vittime come un mitragliatore sul campo di battaglia, una raccolta di brani senza respiro, sguaiati come d’ordinanza nel genere, diretti e con quell’anima rock ‘n’ roll che è il motore di ogni band sleazy/street metal che si rispetti.
Se poi, come nel caso di J.J. Riot, Lexy Riot e compagni, aggiungiamo scariche thrash/punk a ribadire che con i Red Riot non si scherza e ci si può fare male, allora va da se che Seek! Kill! Burn! risulta un deflagrante esempio di Thrashin’ Sleaze Metal (come lo chiamano loro).
Attitude, oltre che l’opener, è una convincente dichiarazione d’intenti, una partenza che avviene sgommando sullo spartito toccando picchi di indiavolato rock ‘n’ roll che, se continua ad ispirarsi a ormai vecchi capolavori persi nella storia del genere (il primo L.A.Guns su tutti), non manca di quella attuale predisposizione al genere che lascia aperte finestre dalle quali entrano note di Beautiful Creatures e Backyard Babies, il tutto in salsa thrash/punk.
Squealers e Who We Are sono i due brani già apparsi sul primo ep e formano con tutti gli altri una raccolta di brani travolgenti, grazie ad una forza senza pari in un genere che nell’underground trova in questi anni nuova e potente linfa e in cui i Red Riot, assieme ai finlandesi Tornado, si dimostrano una delle più convincenti realtà.

Tracklist
1. Attitude
2. H.I.P.S.T.E.R.
3. Rise Or Fall
4. Rippin’ Money
5. Child Of Steel
6. Bang Your Head
7. Squealers
8. BlowTill’ You Drop
9. Sleazy Life
10. Who We Are

Line-up
Fred Riot – Vocals
Max Power – Guitars
J.J. Riot – Guitars
Lexy Riot – Bass
ScaR – Drums

RED RIOT – Facebook

Overruled – Hybris

L’anello mancante, nell’Olanda odierna, fra il thrash e l’heavy classico: un gran bel disco di speed metal tradizionale.

Dopo un EP nel 2013 (ad un anno dalla nascita), gli olandesi Overruled esordiscono ora sulla lunga distanza per Punishment 18 Records, con le nove tracce di questo ottimo Hybris.

Il loro è un thrash, energico e brillante, che bada decisamente al sodo, molto vicino al più tradizionale heavy metal anni Ottanta, quindi diretto e con pochi fronzoli, duro e violento. Sistemata la formazione, il quartetto di Drenthe riesce ad essere diretto e melodico, stile Megadeth per capirci. Il vocalist è davvero bravo e gli assoli si segnalano positivamente per la loro tessitura, mentre la sezione ritmica pare più cupa. Il suono è comunque abbastanza moderno in termini di produzione, pulita ed incisiva. Dopo la bella e deflagrante Pawns of War, la seguente Burning Bridges è un determinato speed metal vecchia scuola nella vena degli Accept del sommo Restless and Wild. La title-track è emozionante e coinvolge non poco, con molta qualità nel lavoro di riffing. Una sfavillante doppia cassa illumina She-Devil. Assai costruita la successiva Purgatory, una vera narrazione musicale elettro-acustica, alla Running Wild, tra dark ed epic metal. Follow His Order è un omaggio alla NWOBHM, mentre i rimanenti pezzi di Hybris tornano con efficacia alla tradizione speed più classica. Veramente un bel cd.

Tracklist
1- Pawns of War
2- Burning Bridges
3- Hybris
4- She-Devil
5- Purgatory
6- Follow His Order
7- Lust For Power
8- Run For Your Life
9- Losing Sanity

Line-up
Remco Smit – Vocals / Guitars
Ronald Reinders – Guitars
Joeri Klaassens – Bass
Gerald Warta – Drums

OVERRULED – Facebook

Fantasy Opus – The Last Dream

Album lunghissimo, ma che sicuramente merita tutta l’attenzione ed il tempo necessario per farlo proprio, The Last Dream a tratti sa regalare emozioni, quindi è assolutamente consigliato ai fans dei suoni power e progressivi.

Un colosso power progressivo è questo ultimo lavoro dei portoghesi Fantasy Opus, band attiva dal 1999 con il monicker Black Thunder, poi cambiato in quello attuale, prima di iniziare una carriera che purtroppo li ha visti sul mercato solo con un demo uscito nel 2001 ed il full length Beyond Eternity, debutto targato 2009.

Nove anni sono passati prima che i Fantasy Opus tornassero con quest’opera studiata in ogni dettaglio, prodotta con cura certosina e concettualmente divisa in due parti: la prima che ha come tema principale il mare e la seconda composta dalle ultime sei tracce che formano una suite, un viaggio romantico e surreale attraverso l’universo generato all’interno dei sogni e della psiche di un vecchio morente.
Musicalmente l’album segue le coordinate del classico power metal con inserti progressivi, quindi aspettatevi lunghe cavalcate dove la band spara ritmiche in doppia cassa, cambi di tempo e crescendo epico progressivi, valorizzati da parti orchestrali e cori magniloquenti.
Settanta minuti di musica pesante non sono pochi, la band si avvale comunque di un buon songwriting che le permette di uscire vincitrice da questa estenuante sfida metallica.
Symphony X e Angra sono le band che più hanno ispirato i portoghesi: da una parte il progressive dal piglio drammatico ed oscuro classico della band di Russell Allen e Michael Romeo, dall’altra i ricami orchestrali del gruppo brasiliano valorizzano l’anima power metal dalle reminiscenze tedesche (Gamma Ray) innate nei Fantasy Opus, per un risultato convincente, specialmente in brani come Chosen Ones, l’epica Conquer The Seas e i tredici minuti della monumentale Perfect Storm.
Album lunghissimo, ma che sicuramente merita tutta l’attenzione ed il tempo necessario per farlo proprio, The Last Dream a tratti sa regalare emozioni, quindi è assolutamente consigliato ai fans dei suoni power e progressivi.

Tracklist
1. Ritual Of Blood
2. Heaven Denied
3. Chosen Ones
4. Lust
5. Conquer The Seas
6. Black Angels
7. Every Scar Tells A Story
8. Perfect Storm
9. Oceans
10. Realm Of The Mighty Gods
11. King Of The Dead

Line-up
Leonel Silva – Vocals
Nilson Santágueda – Bass
Marcos Carvalho – Lead guitars
Ruben Reis – Rhythm guitars
Ricardo Allonzo – Drums

FANTASY OPUS – Facebook

Massimo Canfora – Create Your Own Show

Non ci si stanca mai con la raccolta di brani che compongono Create Own Your Show, la chitarra “parla” così, oltre ad un solo brano cantato, tutte le tracce si distinguono per un loro andamento senza che Canfora soffochi il sound sotto una valanga di note.

Nell’underground metal/rock tricolore non sono pochi i chitarristi di talento che si cimentano nella non facile impresa di scrivere album strumentali, molti fin dall’inizio della loro carriera, altri invece a suggellare anni di esperienze e nel mondo musicale.

Massimo Canfora è un chitarrista romano e Create Your Own Show è la sua prima uscita solista, scelta dovuta all’esigenza di riassumere in un album una parte della sua vita artistica.
Aiutato da musicisti e amici della scena capitolina, Canfora dà vita d un album molto interessante, nel quale le doti tecniche sono messe al servizio di una raccolta di brani che fluiscono in note melodiche, mantenendo in alcuni casi una forte impronta heavy e spaziando con disinvoltura tra una manciata di generi che compongono il vasto universo del metal/rock.
Hard rock, rock ‘n’ roll, metal, progressive e poi un’infinità di piccoli camei compositivi spostano gli equilibri su altrettanti generi, usati dal musicista romano per creare un lavoro interessante e dall’ascolto piacevole.
Non ci si stanca mai con la raccolta di brani che compongono Create Your Own Show, la chitarra “parla” così, oltre ad un solo brano cantato (No Right), tutte le tracce si distinguono per un loro andamento senza che Canfora soffochi il sound sotto sotto una valanga di note.
Create Your Own Show e Crysis aprono l’album con un hard & heavy robusto, a seguire si susseguono piccole gemme come Fake Papyrus (psichedelica e settantiana), Sun In The Box (dall’iniziale atmosfera che ricorda il pop anni cinquanta) e le due parti di Screamers.
Un album molto interessante, consigliato agli amanti del metal/rock strumentale e dell’hard & heavy progressivo, vario e melodico quanto basta per tenere inchiodati alle cuffie godendo del talento di questo ottimo musicista e compositore nostrano.

Tracklist
01 – Create Your Own Show
02 – Crysis
03 – Transmission
04 – Fake Papyrus
05 – Sun In The Box
06 – Blue Snow On The Beach
07 – Valiant & Valiant
08 – CR7
09 – Screamers Part 1
10 – Screamers Part 2
11 – Zubrowska Republic
12 – No Right
13 – Pay The Ticket

Line-up
Massimo Canfora

MASSIMO CANFORA – Facebook

Warrel Dane – Shadow Work

Shadow Work è un testamento ed un tributo con il quale i fans del grande artista e cantante americano non possono mancare l’appuntamento; il voto in calce all’articolo non è solo dovuto alla comunque alta qualità della musica qui presente ma, mai come in questo caso, vale per un’intera carriera.

Warrel Dane è stato uno dei personaggi più importanti che il mondo metal abbia potuto annoverare negli ultimi trent’anni.

Prima con i seminali Sanctuary e poi con gli straordinari Nevermore ha regalato una manciata di capolavori, partendo dall’accoppiata Refuge Denied/Into The Mirror Black che ha segnato il metal classico delle fine degli anni ottanta, poi con gli immensi Dreaming Neon Black e Dead Heart In A Dead World che, dieci anni, dopo accompagnarono il metal nel nuovo millennio aprendo porte artistiche e stilistiche ancora oggi da attraversare completamente.
Il suo intuito come songwriter, unito ad un modo di cantare unico e teatrale che ha fatto scuola, hanno commosso ed esaltato migliaia di fans in tutto il mondo, dal 13 dicembre dello scorso anno orfani di questo straordinario protagonista della nostra musica.
Si dice di lui che fosse soprattutto un grande uomo, come tutte le anime sensibili sempre in lotta con i suoi demoni e che il fato abbia voluto portarselo via in modo improvviso, tanto che c’è voluta più di una conferma dal mondo del web prima di rendersi conto che la notizia della sua morte era da aggiungere alla lunga lista di scomparse illustri di questi ultimi anni.
Dane è morto in Brasile dove, insieme alla sua band composta da Johnny Moraes (chitarra), Thiago Oliveira (chitarra), Fabio Carito (basso) e Marcus Dotta (batteria), stava registrando il suo nuovo album solista, dieci anni dopo Praises to the War Machine e la reunion con i Sanctuary: un lavoro che, con il titolo Shadow Work, vuole essere il giusto tributo a questo straordinario artista scomparso proprio mentre lavorava a quest’opera che esce incompleta ma offrendo ugualmente l’idea della bontà del materiale composto per l’occasione.
Il sound di questa raccolta di brani, composta da sei inediti più intro e la cover di The Hanging Garden dei Cure (devastante esperimento già apprezzato con The Sound Of Silence nel capolavoro Dead Heart In A Dead World), risulta in tutto e per tutto il classico thrash metal progressivo di scuola Nevermore, con Dane che sfoggia una buona forma e i soliti saliscendi sulle scale di una emotività viscerale e profonda, tra toccanti trame melodiche e tragici salti in un baratro che l’uomo descrive con una disperazione da belva ferita da anni di eccessi.
Shadow Work è un testamento ed un tributo con il quale i fans del grande artista e cantante americano non possono mancare l’appuntamento; il voto in calce all’articolo non è solo dovuto alla comunque alta qualità della musica qui presente ma, mai come in questo caso, vale per un’intera carriera.

Tracklist
01. Ethereal Blessing
02. Madame Satan
03. Disconnection System
04. As Fast As The Others
05. Shadow Work
06. The Hanging Garden (The Cure cover)
07. Rain
08. Mother Is The Word For God

Line-up
Warrel Dane – Vocals
Fabio Carito – Bass
Marcus Dotta – Drums
Johnny Moraes – Guitars
Thiago Oliveira – Guitars

Rawfoil – Evolution in Action

Eccellente esordio per questa promettente band lombarda, titolare di un debutto sulla distanza che è un vero omaggio alla grande tradizione dello speed metal anni Ottanta.

Dopo aver firmato per la Punishment 18 Records, la formazione italiana di speed metal dei Rawfoil si presenta ora al debutto, con Evolution in Action, album la cui bellissima grafica si deve a Roberto Toderico (Pestilence, Tygers of Pan Tang, Athlantis, Sadistic Intent e Sinister, tra gli altri).

Il gruppo è nato a Monza, nel 2009 ed in quasi dieci anni ha potuto maturare e perfezionarsi sempre di più, la ragione per la quale questo compact di esordio si presenta già come un prodotto decisamente valido e all’altezza. Il quintetto brianzolo, fondato da ex membri di Ignorance Flows e Theory of Chaos, ci propone otto canzoni veloci ed entusiasmanti, che colmano l’attuale vuoto in Italia tra il più classico heavy anglo-europeo e il thrash metal americano meno radicale. Gli appassionati di Anvil, Raven e Liege Lord sono quindi avvisati.

Tracklist
1- Evolution in Action
2- Josey Wales
3- Broken Black Stone
4- Fail
5- Demons Inside
6- Reflect the Death
7- Circle of Hate
8- Wrath of War Mankind

Line-up
Lorenzo Riboldi – Bass
Francesco Ruvolo – Vocals
Giacomo Cappellin – Guitars
Ruben Crispino – Guitars
Sborradamatti – Drums

RAWFOIL – Facebook