Riah – Autumnalia

Autumnalia è un disco differente, sente le cose in maniera diversa, è una carezza insanguinata, è la calma distillata dalla rabbia, ma soprattutto è un lavoro che scalda il cuore ed il cervello.

The Haunting Green – Natural Extinctions

Cristiano Perin e Chantal Fresco regalano un’opera dalle sfumature grigie, sette brani di musica che spazia e si nutre di quello che la musica rock di un certo livello e dal flavour atmosferico e malinconico ha saputo elargire in tutti questi anni, partendo dagli anni novanta e ai primi lavori di Opeth, Katatonia e il Burzum meno nichilista, elaborandolo in un contesto personale e dall’alto spessore artistico.

Violet Cold – Kosmik

Kosmik si rivela così una buona esibizione in questo specifico ambito musicale e, se vogliamo, il suo problema principale è proprio quello d’essere un po’ dispersivo, nel senso che si fatica ad individuare un nucleo centrale in grado di fungere da elemento compattatore per i diversi ingredienti musicali messi sul piatto.

Atlases – Haar

Gli Atlases trovano la loro personale pietra filosofale unendo come meglio non si sarebbe potuto tutti quegli ingredienti che in mano ad altri divengono solo un coacervo di sonorità messe assieme alla rinfusa: Haar è la dimostrazione pratica di quale risultato possa scaturire quando a maneggiare le sette note troviamo musicisti di talento invece che mediocri assemblatori.

Rebis – Rebis

I Rebis pescano nel passato, usando bene il presente e guardando decisamente al futuro, con le distorsioni sempre accese e una gran voglia di far rumore, senza rinunciare a buone melodie che fanno sognare in tempi certamente non facili.

Déhà – Cruel Words

Cruel Words dimostra quale impatto emotivo devastante possa produrre l’incontro tra il depressive ed il post metal, quando viene composto da quello che non esito a definire uno dei maggiori artefici contemporanei dell’arte musicale nelle sue più dolorose sembianze.

Autism – Have You Found Peace?

Si rimane incollati al disco e non si può fare a meno di restare spesso a bocca aperta e, soprattutto a cervello aperto, per certe soluzioni molto efficaci e di grande bellezza.

Kavod – Wheel Of Time

Wheel Of Time è un disco che, molto semplicemente, è una scintilla che può far scattare molte cose, ma soprattutto è un pezzo di musica unico e bellissimo, puro e da ascoltare assolutamente.

Tronos – Celestial Mechanics

Album da maneggiare con molta cura, questa nuova opera firmata da Embury risulta un lavoro di non facile comprensione al primo approccio: i brani spostano gli equilibri del sound tra metal e rock, death, industrial e hardcore, continuando imperterriti in un’altalena di sonorità cangianti.

John, The Void – III-Adversa

I John, The Void sono uno dei migliori gruppi post metal italiani e lo dimostrano ampiamente con questo nuovo lavoro, III- Adversa.

Fen – Stone & Sea

Venti minuti di musica che rappresentano in maniera breve quanto illuminante la grandezza dei Fen.

Wrong Way To Die – Wild And Lost

Uno degli indicatori della bontà di un album è quello di far premere nuovamente il tasto play alla fine dell’ascolto, e con Wild And Lost lo si fa più e più volte, perché c’è una luce particolare in questo disco, come in certe mattine nelle quali sembra che tutto l’universo possa volerti almeno un po’ di bene.

Il Vuoto – Vastness

Vastness è un lavoro che, per essere apprezzato al meglio, necessità d’essere ascoltato più volte, possibilmente come se fosse un corpo unico senza saltare da un brano all’altro: solo così si potrà godere pienamente della bellezza di quest’opera destinata a divenire un termine di paragone per il genere negli anni a venire, almeno a livello nazionale.

Noyde – Surface

Questi quattro brani mostrano l’intenzione di proporre il genere in una maniera tra il sognante ed il rarefatto e per far ciò il contributo di una componente post metal diviene inevitabile; l’operazione però convince solo a tratti, perché tale connubio unito ad una voce femminile, invero non troppo incisiva, riesce ad evocare sensazioni di malinconico abbandono così come momenti piuttosto tediosi.

Lumbar – The First and Last Days of Unwelcome

Questa ristampa è un’ottima occasione per ritrovare un demone musicale che ci può essere di grande aiuto e conforto, musica che nasce dalla sofferenza e dalla paura, con lo scopo di farci andare più in alto.

Déhà – Blackness in May

Un ep splendido in grado di lenire l’attesa per il prossimo full length che, viste le premesse, ci rende facili profeti nel pronosticarlo quale ennesimo gioiello musicale partorito dalla fervida e geniale mente di Déhà.

Fiend – Seeress

Un concentrato di doom metal fatto in un modo mai ovvio, con canzoni che salgono al cielo come spire di un voluttuoso e lento incendio. Terzo disco per il super gruppo parigino Fiend, che si propone al suo meglio con questo Seeress, un album da ascoltare nota per nota e che rimarrà per molto tempo […]

Forest of Shadows – Among the Dormant Watchers

Among the Dormant Watchers è l’opera di chi conosce alla perfezione la materia ed è in grado di maneggiarla per restituire un prodotto che trasuda depressione e malinconia evocando un senso di ineluttabilità più che di disperazione: un album che in tal senso rasenta la perfezione nel suo rappresentare il lato più “autunnale” dell’esistenza.

Varego – I, Prophetic

Con questo disco si gioca ad un livello superiore, dove risiedono pochi gruppi e ciò per l’intensità e la visione musicale che hanno i Varego.

Viscera/// – City of Dope and Violence

Anche quando sono di durata ridotta, come in questo caso, le uscite dei Viscera/// non si rivelano mai banali; l’evoluzione di questa band è stata costante negli anni ma ogni passo in avanti è la logica conseguenza di quello compiuto in precedenza e non frutto di una sperimentazione priva di una direzione precisa