E’ perfetto il connubio tra musica e testi di questo lavoro che, fin dal titolo, rievoca l’opera più nota di Sartre, e la caratteristica impronta depressive viene per un verso esasperata mentre, dall’altro, si sublima tramite splendide aperture melodiche di matrice post metal, senza tralasciare quell’aura funesta derivante dalle pulsioni doom.
Se mi chiedessero oggi quale sia il migliore tra tutti i progetti musicali che vedono coinvolto il poliedrico Déhà avrei non poche difficoltà nel rispondere, visto che almeno quattro o cinque di questi esprimono livelli qualitativi spesso irraggiungibili per molti.
Imber Luminis è, tra tutti, anche uno di quelli che riscuotono più attenzione da parte delle label maggiormente intraprendenti: in questo caso è la Naturmacht di Robert Brockmann ad assicurarsi i servizi del geniale musicista belga.
Nausea rappresenta il terzo full length per il marchio Imber Luminis in una discografia che annovera anche diverse uscite dal mjnutaggio ridotto, cime il precedente Veiled, dove Déhà si era avvalso dell’aiuto alla voce del suo storico sodale Daniel Neagoe (Eye Of Solitude, Clouds), mentre qui invece torna ad operare in perfetta solitudine, salvo contributi a livello lirico tra cui quello dello stesso musicista rumeno, di Benjamin Schmälzlein (Todesstoss) e Pim Van Dijk (Façade).
E’ perfetto il connubio tra musica e testi di questo lavoro che, fin dal titolo, rievoca l’opera più nota di Sartre, e la caratteristica impronta depressive viene per un verso esasperata mentre, dall’altro, si sublima tramite splendide aperture melodiche di matrice post metal, senza tralasciare quell’aura funesta derivante dalle pulsioni doom.
Ne scaturisce così l’opera capace di lasciare un segno indelebile, nella quale il male di vivere e il dolore si fanno quasi fisici senza però che i suoni si spingano su derive eccessivamente estreme; in qualche modo, infatti, Nausea è l’opera più accessibile tra quelle uscite a nome Imber Luminis, specialmente nelle sue fasi finali più orientate al post metal (Nothing Matters e ancor più I Resign).
Nausea si apre subito con l’irresitibile crescendo melodico di Starting with the End, il brano che senza mediazioni spalanca le porte che conducono alle voragini esistenziali scavate in un animo dalla sensibilità superiore: una traccia che porta a scuola decenni di depressive black, laddove lo screaming di Déhà è disperato ma non sgraziato, sposandosi alla perfezione con le atmosfere dolenti esaltate da una produzione che ne agevola del tutto l’assimilazione.
Ma il prodigio avviene, forse, proprio perché il genere di fatto viene trasfigurato dallo sterminato background del musicista belga, e chi ne conosce bene l’instancabile operato potrà rinvenire frammenti che riportano a ciascuno dei suoi progetti, il tutto asservito alla creazione di un monumento musicale eretto alla presa di consapevolezza della futilità dell’esistenza.
L’album scorre senza interruzioni, visto che ogni brano risulta legato all’altro e questo aumenta, se possibile, il coinvolgimento dell’ascoltatore, che in questi cinquanta minuti viene realmente immerso nell’ideale trasposizione musicale del pensiero filosofico di Sartre.
Il lavoro è un susseguirsi di momenti in cui il parossismo del black si fonde con linee melodiche struggenti (magnifici i dieci minuti di The Withering/Meningless) che rendono al perfezione il concetto di “melancolia” (non a caso questo era titolo scelto inizialmente da Sartre per il suo romanzo).
Immergersi nell’opera di Déhà è doveroso e necessario per chiunque ascolti generi che sono all’antitesi di tutto quanto venga definito divertente (nella sua accezione più futile): la costante ricerca di note profonde ed emozionanti qui trova il suoi naturale approdo, fornendo il giusto nutrimento alle anime inquiete che si aggirano fameliche tra i meandri dell’underground metal alla ricerca di qualcosa in grado di saziarle.
Del resto, questo è il tipo di musica che può esser apprezzato solo da chi possiede una profondità che, talvolta, rende la vita più difficile, spingendo a porsi quelle domande alle quali spesso non c’è una risposta o che, qualora ci sia, forse sarebbe stato meglio non conoscere.
La Nausea è l’Esistenza che si svela – e non è bella a vedersi, l’Esistenza …
Tracklist:
1. Starting with the End
2. The ‘I’ has faded
3. Introspection
4. Mensch – Stern – Asche
5. We are not Free
6. The Withering and the Wake
7. Meaninglessness
8. Migraine
9. Nothing Matters
10. I Resign
Line-up:
D – All instruments, all vocals
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