E’ da diversi anni che trattiamo con una certa regolarità le uscite provenienti dalla Apathia Records, label francese che ben difficilmente propone band banali banali o dalle sonorità scontate.
Il merito del buon Jehan Fillat è quello di spingermi ad ascoltare anche generi che normalmente rifuggo come la peste, tanta è la certezza di trovarmi al cospetto di qualcosa ugualmente appagante e capace di stimolare anche propensioni che ignoravo d’avere.
Tutto ciò accade puntualmente anche con questo terzo full length dei Gravity, band di Montpellier che si rifà viva dopo cinque anni di silenzio nel corso dei quali ha avuto il tempo di lavorare sulla propria idea di metalcore, facendolo diventare qualcosa di ben diverso dalla stucchevole e scontata alternanza tra furia belluina e chorus zuccherosi che, nel 90% dei casi, risulta lo schema precostituito del genere.
E’ innegabile, d’altronde, che in questo nuovo secolo le band francesi si stiano segnalando per il lor approccio obliquo al metal, ed ovviamente gli ottimi Gravity non fanno eccezione, ampliando il loro raggio d’azione al prog metal/djent, al thrash e al post hardcore, e quando la brava vocalist Emilie decide di dare requie alle proprie corde vocali, i passagi in clean brillano per ricercatezza ed incisività senza trasformarsi nel deprecabile “ritornello che piace tanto ai giovani”.
La title track è un brano emblematico del modus operandi dei Gravity, i quali imprimo al loro sound un’intensità spasmodica che si traduce in una tensione costante mantenuta anche nel corso delle frequenti variazioni ritmiche; chiaramente questo si rivela il brano trainante, ma non per questo significa che il resto dell’opera sia di livello inferiore: per esempio si rivela distruttiva la serie di brani intitolati Noctifer (magnifiche Demonarque ed Ogres , mentre Hyperion nel chorus mostra qualche sentore degli In Flames post-Clayman ma pre-rincoglionimento.
Come preannunciato dal titolo, l’album è intriso di quell’oscurità che è forse l’elemento decisivo capace di renderlo ancor più peculiare ed appetibile anche a chi non appartene alla cerchia degli estimatori del metalcore: il cantato in francese, peraltro, qui ci sta alla perfezione, anche perché Emilie è credibile in ogni sua sfumatura vocale, mentre il metronomico incedere dei suoi compagni va a costituire un’impalcatura sonora di rara solidità.
La Dernière Empreinte lascia appunto un marchio indelebile su un lavoro davvero efficace e brillante dal primo all’ultimo minuto, anche se metter giù un’ora di musica così piena ed intensa nascondeva più di un rischio: personalmente consiglio a chi ama sonorità moderne di lasciar perdere le plastificate ed innocue realtà anglo-americane proposte dalle etichette di grido e spostare la propria attenzione sui Gravity: la gratificazione è garantita.
Tracklist:
1. Ouverture
2. Noir
3. Le Premier Éclat
4. Noctifer – De l’Homme au Loup
5. Noctifer – Le Porteur de Nuit
6. Noctifer – Démonarque I
7. Noctifer – Démonarque II
8. Noctifer – Ogres
9. Dune
10. Hypérion
11. Indigence I
12. Indigence II
13. La Dernière Empreinte
Line-up
Emilie – Vocals
Sébastien – Drums
Timothé – Bass
Alexandre – Guitars